(S. Valdarchi) – Prosegue il nostro viaggio attraverso i migliori talenti cresciuti nel vivaio romanista. Oggi è il turno di Daniele De Rossi, centrocampista nato nel 1983 ed approdato alla Roma nel 2000. Raccontare De Rossi in poche righe è un compito fin troppo complicato. Come si raccontano 18 anni d’amore in un breve testo? Come si spiegano le emozioni che un ragazzo divenuto uomo può suscitare nei cuori di così tante persone, sapendo che per lui, come per Totti, sono già state utilizzate tutte le parole possibili? La risposta è semplice, non si può. Per questo cercheremo di raccontare la storia del numero 16, solo attraverso due momenti ed alcune dichiarazioni, in attesa che lui scriva il suo futuro da allenatore.
Romanismo incarnato
Oltre alle straordinarie qualità in campo, a Daniele De Rossi è sempre stata riconosciuta una certa abilità nel parlare, nel saper toccare le corde giuste. Non sono mancate negli anni dichiarazioni dirette, esplicite, anche contro arbitraggi o parte della stampa romana, senza troppi peli sulla lingua. Ci sono state poi, una serie infinita di parole d’amore nei confronti della Roma e dei suoi tifosi. Parole a cui il ragazzo di Ostia però ha sempre dato un seguito sul campo, risultando genuino e non un personaggio costruito come tanti altri che popolano il calcio d’oggi. La vena al collo, le corse sotto al settore, i baci alla maglia, la decisione di rifiutare contratti faraonici per rimanere nella Capitale, questi sono soltanto alcuni dei gesti, quotidiani o straordinari, che testimoniano la sincerità di De Rossi nel rilasciare alcune dichiarazioni. Appurata la veridicità delle sue parole, ripercorriamo i 18 anni di Roma attraverso le sue frasi più belle e simboliche:
“Il mio unico rimpianto è quello di poter dare alla Roma una sola carriera”.
“Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare il gesto dell’orecchio alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma”.
“Questa è casa mia, vivo per la Roma. Amo questa città e questo club, tutto ciò che amo è qui, sarebbe difficile per me cambiare”.
“Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti sempre, anche dopo i 7-1, non solo dopo le belle serate, sempre”.
“Io sono di proprietà dei tifosi della Roma”.
“La Roma va avanti, è andata avanti dopo Di Bartolomei, dopo Bruno Conti, dopo Giannini, dopo Falcao, dopo le peggiori partite perse e le peggiori delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto”.
“Da ex calciatore mi troverete nel settore ospiti, col panino e la birra, per tifare i miei amici”.
Il cielo è azzurro sopra a Berlino
Nel percorso di maturazione di Daniele De Rossi, una svolta fondamentale è rappresentata dal Mondiale vinto nel 2006 in Germania. Viene convocato per la massima competizione calcistica a 23 anni ancora non compiuti da Marcello Lippi ed alla seconda giornata del girone, nella gara contro gli Stati Uniti d’America, si fa espellere per una gomitata a McBride, che riempe di sangue il volto dell’americano. La Fifa lo squalifica per ben 4 turni, dunque il centrocampista ostiense può tornare a disposizione solo per un’eventuale finale. I suoi compagni però, gli fanno e si fanno il regalo più bello e raggiungono l’obiettivo, guadagnandosi la possibilità di giocarsi la coppa contro la Francia il 9 luglio. Dall’esterno, sono tutto convinti del fatto che Lippi non darà una seconda chance a De Rossi e lo terrà in panchina per tutta la gara, ma i fatti smentiscono l’opinione generale. Nel corso del secondo tempo infatti, sul risultato di 1 a 1, il 16 giallorosso sostituisce Francesco Totti. Lui non ha intenzione di passare inosservato e, involontariamente, due minuti dopo essere entrato in campo, parte in posizione irregolare in una punizione battuta da sinistra, togliendo al futuro compagno di squadra Toni la gioia di segnare il 2 a 1. Il tempo scorre, la Francia domina, ma si va ai rigori. Gli azzurri siglano i primi due, con Pirlo e Materazzi, mentre Trezeguet, il secondo tiratore francese, viene fermato dalla traversa. Tocca a Daniele De Rossi, il classe ’83, come già detto ancora molto giovane, calcia ad incrociare e batte Barthez con un tiro sotto l’incrocio. Il resto è storia. L’Italia è Campione del Mondo per la quarta volta e la carriera di DDR passa dall’incoscienza dei primi anni all’autorevolezza dei successivi.
Il tramonto di una carriera, l’alba di un nuovo percorso
Il 26 maggio del 2019, in occasione di Roma-Parma, Daniele De Rossi dà il suo addio, o arrivederci, ai tifosi romanisti. Con un contratto in scadenza al 30 giugno, la società sceglie di non offrirgli un rinnovo, proponendogli un futuro da dirigente, che per il momento Daniele non sente suo. Per questo, dopo 616 presenze con la maglia della Roma, secondo soltanto a Francesco Totti (786), il numero 16 lascia la Capitale e qualche mese più tardi vola in Argentina per giocare con il Boca Juniors. Una scelta coerente con l’uomo ed il calciatore. Le cose in Sud America non vanno come sperava, almeno per quanto riguarda l’aspetto calcistico, De Rossi gioca 6 partite ed a gennaio 2020 lascia il calcio giocato, per tornare in Italia e stare vicino alla sua famiglia. Chiuso questo capitolo, ora si attende la nascita di un nuovo percorso, quello da tecnico, con una speranza nel cuore: “Mi piacerebbe un giorno allenare la Roma”.
(S. Valdarchi)