(Keivan Karimi) – Le prime parole di Claudio Ranieri come nuovo allenatore della Roma, in conferenza stampa prima del match contro l’Empoli di domani:
Come sono le sue emozioni e sensazioni oggi, rapportate a quelle di 10 anni fa?
“Le emozioni sono sempre belle, continuo a fare questo lavoro perché mi dà emozione. Quando si cambia società è sempre un qualcosa in più per capire, il ritorno a Roma è sempre qualcosa di speciale, per noi tifosi romani. L’emozione è massima, così come l’ambizione e il sapere che è un momento difficile. Ma sono pronto a lottare”.
Finora ha diretto solo due allenamenti. Che indicazioni ha ricavato? Ha capito dove bisogna intervenire?
“Di allenamento vero ne ho fatto uno soltanto. Eravamo dodici, gli altri stavano recuperando dalle fatiche di Oporto. Oggi sarà un primo allenamento con più giocatori. Parlerò con ognuno di loro, le cose più importanti sono le motivazioni. Io arrivo da fuori, dico che la Champions League è molto vicina. Saranno importantissime le prossime due partite e sarà importantissimo il pubblico, che deve capire che i ragazzi sono in difficoltà e devono sentirsi ben voluti. Da solo non ce la faccio a portare la squadra in Champions League, col pubblico sono più sicuro, con loro tutto può accadere. Da tifoso romanista, chiedo aiuto a me stesso, visto che sono tifoso”.
Come valori tecnici, cosa l’ha colpita di questa squadra? Ritiene che con 55 gol subiti in 32 partite la fase difensiva sia la priorità?
“Mi sembra che abbiamo fatto 49 gol, per cui questa squadra vuoi o non vuoi riesce a segnare. Dobbiamo essere tutti propensi a rientrare velocemente. Ho dato un’occhiata, non l’ho seguita molto perché spesso giocavo in contemporanea. Molti gol sono arrivati con palla persa in fase di costruzione, dobbiamo stare attenti a questo. Se perdi palla e sulla palla che perdi ti fanno gol, il giocatore si sente colpevole. Non va bene, perdi fiducia in te stesso e perdi un tassello della difesa. É importante non perdere palla. Parlerò con i ragazzi e studierò la situazione più idonea”.
Nel secondo anno a Roma si è dimesso. Per crederci, a cosa si può aggrappare?
“Mi aggrappo ai tifosi. La voglia, la motivazione che hanno i giocatori, devono saper reagire e per farlo devono sentirsi amati. È brutto avere paura di giocare in casa, chiedo ai tifosi questo lasciapassare. Stateci vicino”.
C’è una frase con cui riassumere il momento?
“Se me le chiede così, non mi vengono. Sono un istintivo. Quello che sento, dico. Forse sono credibile per questo, esterno quello che penso senza timore. Noi vogliamo vedere la squadra arare il campo, vogliamo vedere gente che sprizza rabbia e determinazione. Questo noi vogliamo noi tifosi, mi devi far vedere che muori sul campo”.
Quando avrà la fortuna di avere tutti i giocatori sarà meglio, ma ci sono tre situazioni particolari. Florenzi è un terzino o un giocatore d’attacco? Zaniolo può giocare sull’esterno? Schick e Dzeko possono convivere?
“Florenzi è un giocatore universale, che può giocare sia dietro che davanti, con caratteristiche uguali. Dipende dalla partita, dall’avversario e dalla situazione tattica. Essendo romano, so quello che sta passando, ogni errore pesa più a lui che ad altri. Deve tirare fuori la romanità, stare petto in fuori, si sbaglia ma c’è un’altra palla da giocare. Zaniolo: so che il vostro rebus è dove deve giocare lui, Schick e Dzeko. Sappiamo bene che il suo ruolo è al centro, deve entrare in possesso di palla. Dipende però, se ho tre Zaniolo al centro devo vedere chi può giocare aperto. A quel giocatore tolgo il 20% a un altro lascio il 100%, scioglierò il dubbio solo parlando con loro e capendo chi può darmi di più sull’esterno. Altrimenti avrò un giocatore al 100% e uno al 50%, se ne ho uno al 100% e uno all’80%, gioco con lui. Dzeko e Schick devono giocare assieme. Ho visto Schick a Oporto con una rabbia… ha una qualità incredibile, è fortissimo, velocissimo, tecnico. Se si sblocca, ed è vicino a farlo, i tifosi si innamoreranno di lui”.
In passato ha rigenerato tanti giocatori, qui c’è Pastore che vive una stagione di grande difficoltà. Che idea ha di lui? Come si può rilanciare?
“Io non l’ho visto, le poche partite che ha giocato non le ho viste. Lo conosco, è un giocatore di una classe sublime. Io ho bisogno di gente che dimostri che vuol fare la differenza, non guardo nome o altro. Devo vedere chi corre, chi lotta e chi si aiuta. Dobbiamo essere squadra, aiutarci tutti. Chi fa questo, ha più probabilità di giocare. Chi si impegna dall’inizio alla fine ha più probabilità di giocare. Parlo di tutti. Devono dare di più, se stiamo in questa situazione è perché non hanno dato quello che hanno dentro. Il perché non mi interessa. Ha pagato Eusebio, ora loro devono rispondere. Io li aiuterò, loro devono aiutare me e ci devono far vedere quello che sanno fare”.
Ha firmato un contratto per 12 partite. Dove si vede lei dal 1° luglio?
“Io mi vedo adesso qui con voi e mi vedo domani sera in panchina. Non vado oltre. Sono abituato a fare passo dopo passo. Un’altra società non l’avrei presa a queste condizioni, se la Roma chiama devo rispondere sì”.
I cambiamenti a Trigoria hanno avuto un impatto sull’umore?
“Non conosco il prima e ora il nuovo. A me tutte queste cose non interessano, non sono bambini. Sono uomini, devono dare il meglio. Con me, con un altro, con tutti. Scuse non ce ne devono essere più, il calcio lo conoscono, se sono stati acquistati e guadagnano quel che guadagnano è perché lo meritano. Voglio una squadra allegra, sorridente, che lotta e non si arrende mai. I problemi restino a casa, li abbiamo tutti”.
Quando ha visto sul display la chiamata qual è stata la prima battuta? Ha sentito Di Francesco? È vero che non ha voluto trattare il contratto?
“Non ricordo cosa mi ha detto Francesco. Mi ha chiesto cosa facessi e dove fossi. E abbiamo continuato a parlare. Non ho sentito Eusebio, capisco l’amarezza, ma ho fatto un tifo spaventoso per lui. Il primo anno e anche adesso, e mi dispiace tantissimo. È un gran professionista e lavoratore, non c’è un allenatore esente da errori. Non ho trattato il contratto, ho perso rispetto a quando sono andato via. Non sono qui per soldi, ma per la maglia”.
Le sembra più difficile rimettere a posto questa squadra o quella che trovò allora?
“Quella di tanti anni fa era una squadra importante, magari che stava sul viale del tramonto, c’erano diversi giocatori che avevano dato tantissimo, sono riuscito a motivarli il primo anno, meno il secondo. Per quello andai via, se non riesco a motivare i miei giocatori me ne vado via. Fatemi sentire la squadra e poi saprò rispondere. Ci vuole l’aiuto del pubblico, ma soprattutto dei giocatori. Chiederò loro tantissimo, sono esigente con me stesso e voglio il massimo da loro”.
Lei non ha posto condizioni, ha detto sì a prescindere. Molti allenatori però escono da questa piazza con le ossa rotte. Come si spiega questa contraddizione? Su cosa bisogna intervenire di più, l’aspetto mentale o tecnico?
“La scelgo per un fatto che tutti sapete. Perché la scelgano gli altri non lo so, posso immaginare che Roma dà emozioni che in altri posti non sono così speciali. A Roma si vive 25 ore al giorno di calcio, ne parlate in tutte le sedi. È una squadra che fa notizia. Negli ultimi anni sta lottando sempre per la Champions League, quindi è una delle migliori. C’è una nuova proprietà che fa del suo meglio, investe un sacco di soldi. Chiaro che a fine stagione debba far quadrare il bilancio. Questo è tutto. L’aspetto mentale è la prima cosa. Ho parlato solo di aspetto mentale, non di caratteristiche tecniche. L’aspetto mentale è la cosa più importante, di volere fortemente un obiettivo. Voglio gente ambiziosa, so che entrare in Champions League non sarà facile, ma non mi arrenderò mai. Incontrerò tante difficoltà, se sono un negativo mi arrendo, se sono un caparbio cerco di aumentare e capire perché, scavalco il problema. Voglio giocatori che non si arrendono”.
Dzeko sta segnando meno rispetto agli ultimi anni. Come se lo spiega? Domani Olsen o Mirante?
“È normale che i bomber abbiano un anno no. Quando facciamo le squadre, andiamo a vedere chi sono i giocatori che fanno gol e che media gol hanno. Anche Batistuta e Pruzzo hanno avuto il loro momento no. Può essere un momento no, ci sono ancora 12 partite. Per il portiere, fatemi vedere l’allenamento”.
Lei più volte ha fatto appello ai tifosi. Una vicinanza maggiore dei tifosi, con l’apertura dei cancelli, potrebbe essere d’aiuto? Dall’Inghilterra ha portato la famosa campanella?
“Qui ci vuole la campana di San Pietro (ride, ndr). Non mi chiedete cose alle quali non so rispondere, ora dobbiamo trovare serenità, rabbia e determinazione”.