Roma dalle due facce: cuore Rosso, ma il gioco è un Giallo

Fabrizio Castellucci –  In questa stagione il copione della Roma sembra scritto: una squadra aggressiva, forte fisicamente e brava a tenere salde le linee difensive, ma priva di quel cambio passo che risulta determinante in competizioni lunghe come il campionato di Serie A.

I giallorossi sembrano aver ben appreso la mentalità dello Special One, ovvero rimanere in gara e non mollare fino al fischio finale, peró molte volte la Roma appare spenta, troppo statica e incapace di creare superiorità numerica nella metà campo avversaria. La luce della squadra si riscontra in Paulo Dybala, mentre l’arma migliore sono i calci piazzati, grazie anche al capitano Lorenzo Pellegrini.

Ma escludendo il brio del numero 21, a volte sembra regnare la voglia di mantenere il match in stato di equilibrio nella speranza che venga rotto dall’episodio. Rimanendo in questa staticità, si ha la sensazione che vengano meno le sovrapposizioni, le corse per scalare in aiuto dei compagni, o dei movimenti che non vengono letti in maniera naturale. Diventa come giocare col fuoco se la partita non prende la piega desiderata.

D’altro canto, la Roma messa in campo da José Mourinho ha un cuore, non molla, lotta e si prende (alle volte) delle soddisfazioni. A questa squadra inoltre, non manca mai la spinta, in casa o in trasferta, i tifosi la sostengono sempre ed alcuni giocatori ne traggono benefici. Il cambio di marcia, almeno sul piano del gioco, non può venir meno.

Modulo o i giocatori che scendono in campo non sono in discussione, ma affidati a mani esperte come quelle dell’allenatore portoghese. Non dimenticando che Mou ha riportato un trofeo nella Capitale solo la scorsa stagione, dopo oltre 10 anni di astinenza. Resta di fatto che la doppia faccia della Roma fa storcere il naso per lunghi tratti di gara: cuore e grinta sono quelli giusti, mentre voglia di osare e imporre le proprie idee di gioco, potrebbero essere la soluzione all’altra faccia della medaglia giallo-rossa.

Per la Roma sta per arrivare un mese importante, da bivio della stagione: ottavi di Coppa Italia con il Genova, sedicesimi di Europa League con il Salisburgo e la sfida al Napoli in Campionato, sempre più prossima. I presupposti per rendere importante la stagione ci sono tutti, per questa Roma, che per i più annoia, ma non smette di dare emozioni.

Per Mourinho arriva già Primavera, la Roma si riscopre giovane

Fabrizio Castellucci – Una costante nella carriera di Jose Mourinho allenatore, è stata la capacità di saper introdurre e valorizzare i talenti frutto del proprio vivaio. Partendo da Ricardo Costa, campione del Mondo col Porto, a Nacho Fernandez e Casemiro protagonisti del Real Madrid dominatore europeo, in cui concesse di fare il proprio esordio ad altri campioni come Fabinho e Alvaro Morata. Durante la sua avventura al Chelsea sono sbocciati talenti come Ruben Loftus-Cheek e Andreas Christensen, mentre ad Old Trafford lanciò Scott McTominay, mai più uscito da giro della prima squadra.

Lo “Special One” sta confermando questo trend anche nella Roma.

Nei 18 mesi dall’arrivo a Trigoria di Mourinho sono stati lanciati molti giovani interessanti, in grado di dare pepe e vivacità alla squadra, Nicola Zalewski, vincitore del Golden Boy Web 2022Edoardo Bove, Cristian Volpato ed il greco Dimtrios Keramitsis già nella scorsa stagione sono stati lanciati dall’allenatore portoghese, precedendo Filippo Missori, Filippo Tripi, Giacomo Faticanti e Benjamin Tahirovic già scesi in campo con la maglia della Roma. Negli ultimi giorni anche il giovane attaccante polacco 2004, Jordan Majchrzak ha suscitato l’interesse di Mourinho, aggiunto alla preparazione della prima squadra in vista del match delle 16:30 del prossimo 4 gennaio contro il Bologna, in un Olimpico prossimo al sold out. Freschezza, talento, imprevedibilità e spensieratezza sono armi importanti per una squadra di calcio, infatti molti assi vincenti sono stati pescati proprio dalla primavera giallorossa, che tradizionalmente ha forgiato tanti calciatori importanti. L’occhio esperto di Jose Mourinho è vigile sui giovani, anche i ragazzi della primavera iniziano a capire che possono trovare spazio, forse i prossimi saranno Luigi Cherubini e Claudio Cassano, due tra i “bambini” terribili, molto cari allo “Special One“.

Non tutte le scommesse sono state vincenti

Negli anni passati, sono state mosse anche diverse critiche nei confronti del tecnico portoghese, in quanto accusato di non aver valorizzato altri giovani campioni, su tutti Kevin De Bruyne e l’ex 11 giallorosso, Mohamed Salah. La gestione di questi due talenti non fu facile per il tecnico, forse troppo frettoloso nel valutare due dei top giocatori a livello mondiale, ma va considerata anche l’eccellente gestione e valorizzazione di giocatori come Didier Drogba, che divenne uno dei bomber più prolifici in Europa dal suo approdo al Chelsea.

Mourinho, la Roma e le pareti sottili. Chi se non lui ha il diritto di inca**arsi?

Jose Mourinho (Lapresse)

(K.Karimi) – Il rumore dei nemici. Quello che eccitava mister José Mourinho ai tempi della sua Inter. Splendida, invincibile, costruita da gente competente su gente gloriosa e di carattere. Oggi il vero rumore è all’interno del suo spogliatoio, che rimbomba di lamentele ampiamente giustificabili.

La sua Roma è di nuovo in un tunnel. Tra vizi arbitrali indecenti e prestazioni opache, i giallorossi rischiano di gettare nell’umido due obiettivi stagionali già a febbraio: la lotta al piazzamento Champions (difficilissimo) e la Coppa Italia, già sfuggita definitivamente dopo lo 0-2 di San Siro.

Proprio quest’ultima prestazione ha fatto infuriare Mourinho. Quei primi 90 secondi di gioco, con tanto di gol di Dzeko su dormita generale della difesa, sono la sintesi di una squadra che non riesce a giocare con facilità e naturalezza. Compassata, ingiustificatamente in modalità relax, quando invece ci sarebbe da combattere col coltello tra i denti per recuperare ciò che è stato perduto per strada.

Lo sfogo di Mou è uscito sui giornali. Talpe? Cimici? O addirittura micro-chip elettronici sotto le panche degli spogliatoi? Nessuno lo sa, ma non è questo il punto. Le pareti sottili a Roma sono una costante, mentre un allenatore che realmente ha il diritto di sfogarsi e puntare il dito contro i suoi uomini non lo si vedeva da anni.

Chi se non José da Setubal ha il diritto (ed il dovere) di incazzarsi dopo una prestazione così passiva? Non tanto per il suo palmarès clamoroso, bensì per i suoi straordinari precedenti da motivatore. Un uomo che ha convinto nel 2010 due fuoriclasse tutta qualità ed estro come Eto’o e Pandev a fare i terzini. Un personaggio che ha costretto gente del calibro di Massimo Moratti, Florentino Perez e Roman Abramovich a comprargli i migliori in circolazione.

Mourinho deve arrabbiarsi, deve a tutti i costi far comprendere ai suoi di dare qualcosa in più. Gente abituata ai quinti e sesti posti in classifica, non a competere per il titolo o per giocare i match che contano. Il carattere si infonde anche così, con tanto bastone e poca carota. Ma c’è chi non farà mai il salto di qualità ed è spacciato verso l’anonimato. Qui spunta l’esigenza di una società forte, capace di investire e di dirigenti che conoscano il calcio ed il valore degli interpreti. Dando la certezza che Roma in estate diventerà una piazza più ambiziosa, tramite i giusti innesti. Ma Mou deve resistere, tapparsi gli occhi ed aprire la bocca. E’ il momento di seguirlo; chi non ci riesce faccia le valigie senza alcun rancore.