Ci prova il Milan, ma la Roma recupera

Alice Dionisi – Il Milan va in vantaggio tre volte nello scontro diretto contro la Roma a San Siro, ma i giallorossi riescono sempre a pareggiare il risultato. Rossoneri in vantaggio dopo soli due minuti grazie ad un gol di Ibrahimovic, ma al 14’ risponde Dzeko e ristabilisce la parità, in un botta e risposta tra bomber. Nella ripresa Milan di nuovo in vantaggio dopo due minuti, con Saelemaekers che firma il 2-1. Disastrosa la gestione dalla gara da parte dell’arbitro Giacomelli, che prima concede un rigore generoso ai giallorossi, trasformato da Veretout al 71’, poi compensa 8 minuti dopo, concedendo il penalty (inesistente) anche agli uomini di Pioli. L’assistente Nasca al VAR non pervenuto. Va Ibrahimovic dagli 11 metri e mette a segno la rete del 3-2, che decreta la doppietta dello svedese. La Roma però non si lascia abbattere e all’84’ trova nuovamente il pareggio grazie al gol di Kumbulla, attento sul corner di Veretout. Male anche la gestione dei cartellini da parte dell’arbitro: nessuna sanzione nel primo tempo, abbondano nel secondo. Incredulo Dzeko che al secondo rigore si lamenta con l’arbitro, “Ma che siamo venuti a fare?!”. Anche il difensore rossonero Kjaer non le manda a dire: “Il gol del 2-2 è meglio che non lo commenti. L’altro rigore secondo me lo hanno dato perché l’arbitro sapeva di aver sbagliato. Noi lavoriamo ogni giorno, poi durante la partita succede questo: è difficile accettarlo”. Alla fine, i giallorossi fermano sul pareggio la capolista e confermano la striscia di risultati utili ottenuti sul campo (esclusa la sconfitta a tavolino contro il Verona). Il Milan rimane primo in classifica, ma interrompe la striscia di vittorie consecutive. Un pareggio equo, che lascia la sensazione di una Roma in crescita e, a gara conclusa, Fonseca non può che ritenersi soddisfatto della prestazione dei suoi: “Siamo stati bravi a reagire sempre, purtroppo abbiamo commesso molti errori, soprattutto nelle scelte offensive. Avrei voluto vincere questa partita, ma dato che eravamo sempre di rincorsa, il pareggio va letto come un buon risultato. È stata una partita equilibrata”.

Alice Dionisi

La meglio gioventù – Alberto Aquilani: il talento romano frenato dai troppi infortuni

(S. Valdarchi) – In questo nostro viaggio a ritroso nel tempo, attraverso i migliori frutti del settore giovanile della Roma, incontriamo per la prima volta un giocatore che ha appeso gli scarpini al chiodo. Si tratta di Alberto Aquilani, nato nel luglio del 1984 e che l’estate scorsa, a 35 anni ancora da compiere si è ritirato dal calcio giocato. La sua carriera, comunque degna di nota e ricca di esperienze in club di livello, è stata probabilmente frenata da una certa attitudine ad infortunarsi negli anni decisivi della sua maturazione.

Il cammino a Roma

Cresciuto nella Spes Montesacro, si afferma fin da piccolo e viene portato a Trigoria, dove percorre tutto il percorso delle giovanili, fino all’approdo in prima squadra. Debutta in Serie A il 10 maggio del 2003, in un Roma-Torino 3-1 che verrà ricordato anche per il primo gol di Daniele De Rossi con la maglia romanista. Gioca anche un’altra gara in quell’annata, in Coppa Italia contro la Triestina, club nel quale gioca in prestito nella stagione 2003/04.
In Serie B Aquilani si afferma senza troppa difficoltà, arrivando a collezionare 41 presenze e 4 gol nel campionato cadetto.
Una volta tornato alla Roma, ancora ventenne, riesce a ritagliarsi un ruolo importante, fino a diventare, negli anni successivi, uno dei pilastri della formazione Spallettiana. Veste la maglia giallorossa fino al 2009, raggiungendo quota 149 gare disputate. Rimane comunque il rimpianto di aver solo intravisto il miglior Aquilani, quello della rabona di San Siro e delle grandi conclusioni dalla distanza, per colpa di diversi guai fisici – tra cui la lesione al collaterale mediale del ginocchio destro e innumerevoli stop muscolari – che ne hanno minato la continuità.
Nell’agosto del 2009, a 25 anni, viene ceduto al Liverpool per 20 milioni di euro, cifra molto importante per un mercato ancora non drogato” come quello di oggi.

Le rivali della ex

Partito dalla Capitale, Alberto Aquilani, da sempre dichiaratamente tifoso romanista, nel giro di 6 anni veste le maglie di quattro dei club storicamente poco affini al popolo giallorosso: il già citato Liverpool, Juventus, Milan e Fiorentina. Manca soltanto la Lazio per l’en plein.
Scherzi a parte, il centrocampista classe ’84 firma un contratto quadriennale con i Reds, ma in Inghilterra non riesce mai ad affermarsi fino in fondo. Dopo una prima stagione trascorsa per la maggior parte in panchina, 18 presenze in Premier di cui la metà da subentrato, il Liverpool decide di cederlo in prestito alla Juventus, alla fine del mercato estivo del 2010.
A Torino, nell’ultima Juve pre-dominio – dalla stagione successiva è partita la duratura ed ancora attuale egemonia bianconera – Aquilani ritrova la titolarità, disputando 33 gare. Questi numeri però, non spingono la società di Agnelli a riscattare il romano, che tornato oltremanica si prepara ad un ulteriore prestito. La direzione questa volta è Milano, sponda rossonera. Anche al Milan, l’ex Roma si afferma senza troppe difficoltà nello scacchiere tattico di Allegri e sfiora lo Scudetto, arrivando pochi punti dietro proprio alla Juventus.
Terminato quel campionato, il Liverpool decide per la terza cessione consecutiva, sempre in Italia, ma questa volta a titolo definitivo. Il 3 agosto del 2012 viene ufficializzato il suo passaggio alla Fiorentina. In viola rimane per 3 anni, accompagnato durante questo tempo da Vincenzo Montella in panchina, che gli mette sulle spalle la numero 10 e ne fa un cardine della sua squadra.

Le ultime esperienze ed il ritiro

Dopo il suo addio a Firenze, Alberto Aquilani gioca soltanto altre tre stagioni, prima di svincolarsi per poi lasciare definitivamente il calcio giocato. Nel 2015 tenta fortuna all’estero, in Portogallo, con la maglia dello Sporting Lisbona. Nonostante un anno piuttosto positivo, i lusitani lo cedono al Pescara, neopromossa in Serie A. Aquilani trascorre soltanto i primi 6 mesi del campionato 2016/17 in Abruzzo, scendendo in campo per 9 volte, prima di essere girato in prestito al Sassuolo. A fine stagione, anche il Delfino decide di venderlo ed il classe ’84, dopo Inghilterra e Portogallo, va a giocare in Spagna, tra le fila del Las Palmas. Quella nelle Canarie rappresenta la sua ultima esperienza da giocatore. Nell’estate del 2018, con ancora un anno di contratto, rescinde con gli spagnoli. Passato un anno da svincolato, all’età di 34 anni si ritira dal calcio.
Attualmente è il presidente della Spes Montesacro, scuola-calcio nella quale è cresciuto e dallo scorso luglio è tornato a lavorare, in una nuova veste, nella Fiorentina. Nei viola ha iniziato come tecnico dell’Under 18, ma a dicembre 2019 Giuseppe Iachini, subentrato a Vincenzo Montella, lo assume come collaboratore tecnico nel suo staff.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Milan-Roma 2-0: Veretout e compagni corrono di più, ma a vuoto. Mirante non basta

(S. Valdarchi) – Luci soffuse a San Siro per la Roma. I capitolini sul campo del Milan abbandonano forse definitivamente le speranze per il quarto posto. Con il successo in esterna dell’Atalanta infatti, i bergamaschi allungano a +9 e agli uomini di Fonseca non resta che difendere la quinta posizione, puntando tutto poi sull’Europa League che si disputerà ad agosto. In una gara dai ritmi lenti, colpa del grande caldo di fine giugno e della forma fisica non eccezionale delle due squadre, i rossoneri si impongono nell’ultimo quarto d’ora grazie alle reti di Rebic e Calhanoglu, entrambe viziate da errori individuali dei giocatori in maglia blu.

I numeri

Stare fermi per mesi e ripartire giocando ogni tre giorni non è facile, in queste prime gare del post Covid-19 i ritmi sono stati quasi sempre lenti ed il caldo del pomeriggio milanese non ha aiutato lo spettacolo. Come sottolineato da Veretout all’intervallo però, queste condizioni erano comuni ad entrambe le squadre, quindi la forma fisica non può essere un alibi per la squadra di FonsecaLa Roma infatti ha corso più del Milan106,423 km a 106,168 km, con una velocità maggiore6,7 km/h di media, contro i 6,4 km/h dei milanisti. Il problema dunque non è da ricercare in questo, ma nella qualità della corsa. Quella dei romanisti è stata più che altro una corsa passiva, per portare una pressione, minima e non efficace, ai portatori di palla avversari.

Il pallino del gioco, fatta eccezione per il primo quarto di gara, è stato in mano ai padroni di casa. I dati finali non lasciano spazio ad interpretazioni: la vittoria del Milan è stata meritata. Gli uomini di Pioli hanno raccolto il 56% del possesso palla, riuscendo ad andare al tiro in 11 occasioni, contro le 3 conclusioni della Roma7 a 2 i tiri in porta. Dato analogo per le occasioni da gol7 a 1 in favore di Rebic e compagni.

passaggi riusciti del Milan sono 485, molti di più rispetto ai 345 della Roma. Gli interpreti giallorossi hanno faticato a costruire dal basso, affidando spesso la loro manovra a lanci lunghi alla ricerca di Edin Dzeko prima e Nikola Kalinic poi. I lanci lunghi effettuati dai romanisti sono stati 42, 12 in più rispetto ai colleghi rossoneri.

A differenza del primo tempo, in cui la Roma ha sfiorato anche il gol del vantaggio con Dzeko, nella ripresa la gara è stata a senso unico e per la maggior parte del tempo il pallone è transitato nella metà campo romanista. Questo anche per il posizionamento della squadra di Fonseca in campo, che durante la seconda frazione si è abbassata di qualche metro, con un baricentro di 47,93 metri.

Le prestazioni individuali

Cercare delle note positive in casa Roma non è semplice, ma la gara di Antonio Mirante va sottolineata. L’estremo difensore si dimostra ancora una volta affidabile e, con un Pau Lopez in fase di recupero, un’ottima carta a disposizione per mister Fonseca. Il campano effettua 5 parate, 4 delle quali decisive. Sembra cresciuto anche con la palla tra i piedi, visto il suo dribbling su Rebic nel corso del primo tempo. Spesso è chiamato ad uscire dalla sua area di rigore, su lanci lunghi del Milan e lo fa sempre con ottimo tempismo. Sul primo gol effettua due salvataggi miracolosi prima di arrendersi all’ennesimo tentativo di Rebic, mentre va vicino a respingere il tiro dal dischetto di Calhanoglu in occasione del 2-0.

L’altra sufficienza, probabilmente, se la merita Jordan Veretout. Con un Diawara in confusione e Cristante ancora troppo macchinoso, il francese è forse l’unico titolare fisso in mediana al momento. Palla alla Roma, Fonseca gli chiede di abbassarsi sulla linea dei difensori, andando a posizionarsi largo a sinistra per aiutare la squadra nell’impostazione. Come contro la Sampdoria è lui il romanista con più palloni giocati (65) e passaggi riusciti (51). È il secondo della Roma per chilometri percorsi10,396, dietro soltanto a Zappacosta. Recupera 3 palloni ed un suo break nella ripresa rappresenta uno dei pochi lampi giallorossi in un timido secondo tempo.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alessio Romagnoli: 11 anni a Trigoria, ma il cuore è biancoceleste

(S. Valdarchi) – Alessio Romagnoli è al momento uno dei più forti difensori centrali italiani. Paragonato spesso a Nesta per qualità fisiche e tecniche, a 25 anni è il capitano del Milan ed ormai da qualche tempo nel giro della Nazionale. Nato nel 1995 ad Anzio, Romagnoli è cresciuto nelle giovanili della Roma, squadra con la quale ha esordito nel calcio professionistico. Sul suo futuro ci sono alcuni dubbi: società come Barcellona ed Inter hanno manifestato il loro interesse per il centrale, che ha un contratto in scadenza a giugno 2022. Prima di scoprire i prossimi passi della sua carriera però, concentriamoci sul suo passato, partendo proprio dagli anni a Trigoria.

Gli undici anni di Roma

Nato e cresciuto ad Anzio, sul litorale romano, Alessio Romagnoli viene notato dagli osservatori giallorossi molto presto e portato al Fulvio Bernardini nel 2003, a soli 8 anni. Con il club capitolino, il centrale compie tutta la trafila del calcio giovanile, arrivando in Primavera a 16 anni. Tuttavia, le presenze con la squadra di De Rossi sono poche (15), perché viste le sue doti, il classe ’95 viene messo fin da diciassettenne a disposizione della prima squadra. Stimato da Zdenek Zeman, Romagnoli trascorre tutta la stagione 2012/13 con la rosa guidata dal boemo, che in undici giorni, dall’11 al 22 dicembre 2012, lo fa esordire prima in Coppa Italia da titolare e poi in Serie A. L’esordio dal primo minuto nel massimo campionato, invece, arriva quando sulla panchina romanista è già arrivato Aurelio Andreazzoli, in occasione di un Roma-Genoa del 3 marzo 2013“Buona la prima” si direbbe in un set: il centrale quella sera trova anche il primo gol in Serie A, mettendo in rete di testa, su cross di Francesco Totti.
Nella stagione successiva, con Rudi Garcia come allenatore, Romagnoli colleziona 11 presenze in Serie A, prima di lasciare la Capitale nell’estate del 2015.

Il prestito alla Sampdoria

Nel luglio del 2015, Alessio Romagnoli viene acquistato dalla Sampdoria in prestito con diritto di riscatto e contro-riscatto in favore della Roma. L’annata in blucerchiato porta i risultati sperati, con il centrale di Anzio che acquisisce esperienza in un club importante di Serie A. A Genova, infatti, il ventenne gioca 30 partite in campionato. Da subito mostra anche la sua affinità con la porta avversaria, visti i due gol ed assist realizzati.

Da giovane a capitano, la crescita nel Milan

Nonostante l’ottimo rendimento, la Sampdoria sceglie di non riscattare Romagnoli, facendolo tornare a Roma. A Trigoria però, il centrale resta poche settimane, tempo di fare nuovamente le valigie e ripartire, questa volta destinazione Milano. Il Milan infatti decide di puntare pesantemente sul difensore, investendo 25 milioni di euro ed assicurandosi le sue prestazioni. Così, dall’estate del 2015 ad oggi, il prodotto del vivaio romanista difende i colori rossoneri. In annate non proprio gloriose per il Milan, Romagnoli ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto di riferimento. Dalla scorsa stagione, inoltre, è stato nominato capitano del club a soli 23 anni, dopo il ritorno di Leonardo Bonucci alla Juventus. Queste le statistiche con i lombardi: 181 partite giocate, 7 gol ed un assist.

“Romagnoli, cuore laziale”

Passati pochi mesi dalla sua partenza per Milano, comincia a circolare sui social un selfie di Alessio Romagnoli con la maglia della Lazio. Tra lo stupore generale, la voce viene confermata: il difensore, nonostante le undici stagioni a Trigoria, è fin da bambino un tifoso della Lazio. Una passione che si manifesta il 28 febbraio del 2018, in occasione della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra il Milan ed i biancocelesti all’Olimpico. Per decretare la finalista occorrono i rigori ed il tiro decisivo tocca proprio al centrale romano che non fallisce. Un gol pesante, ma Romagnoli non esulta e rimane impassibile davanti alla gioia dei compagni. Proprio per questo episodio, la Curva Nord nel successivo Lazio-Milan di campionato gli dedica uno striscione: “Romagnoli, cuore laziale”.

(S. Valdarchi)

La Roma vince contro il Milan e si porta a -1 dalla zona Champions

Alice Dionisi – La Roma di Paulo Fonseca vince 2-1 in casa contro il Milan e rimane in corsa per un posto in zona Champions, con il Napoli che adesso dista solo un punto. Sprofonda invece il Milan, che adesso si trova a -7 dal quarto posto. Fonseca è costretto, tra infortuni e squalifiche, ad adattare i suoi calciatori per ovviare all’emergenza a centrocampo, schierando Mancini mediano davanti alla difesa (composta da Smalling e Fazio, con Kolarov e Spinazzola ai lati), mentre Perotti torna titolare per la prima volta in stagione.

Nel primo tempo i rossoneri provano a farsi pericolosi con una conclusione di Leao e un gol, annullato per fuorigioco, di Paqueta. Suona l’allarme per la Roma, che reagisce e risponde con Pastore, per poi trovare la rete del vantaggio al 38’ con un Edin Dzeko versione “Batman” (il bosniaco indossava la mascherina al carbonio a causa della doppia frattura allo zigomo). Sullo sviluppo di un corner battuto da Veretout, Mancini fa la sponda per Dzeko che colpisce di testa e trova il vantaggio dei giallorossi, il suo quinto gol stagionale in campionato. Prima dell’intervallo Pastore ha l’occasione per il raddoppio, ma Donnarumma salva i rossoneri. Nella ripresa il Milan pareggia al 55’ grazie ad una rete di Theo Hernandez, che si accentra in aerea e sfrutta la deviazione di Smalling per spiazzare Pau Lopez. Il risultato resta sulla parità per meno di cinque minuti, perché ci pensa Nicolò Zaniolo a riportare in vantaggio la Roma. Al 59’ il numero 22 sfrutta gli errori di Calabria e Musacchio per calciare di sinistro al limite dell’area. I giallorossi tornano alla vittoria dopo il doppio pareggio contro Sampdoria e Cagliari. Si unisce alla festa all’Olimpico anche un esordiente Mert Cetin, entrato al 77’ al posto di Spinazzola. La Roma reagisce compatta, da squadra, e riesce a portare a casa i tre punti nonostante le tante assenze. Il Milan fallisce l’aggancio agli avversari e il bottino rimane di un solo punto nelle ultime due partite.

Alice Dionisi

Fernando Torres si ritira dal calcio giocato. Il “Niño” che ha vinto tutto

Alice Dionisi – Il 21 giugno aveva annunciato che la partita contro il Vissel Kobe di Iniesta sarebbe stata l’ultima della sua carriera da calciatore e così è stato. Fernando Torres all’età di 35 anni appende gli scarpini al chiodo, terminando il suo percorso calcistico nel Sagan Tosu, in Giappone. Il Niño è uno dei soli cinque calciatori al Mondo (insieme a Pedro, Juan Mata, Kohler e Moller) ad aver vinto Champions, Europa League, Mondiale ed Europeo. Nato a Fuenlabrada nel 1984, inizia a giocare nei settori giovanili dell’Atletico Madrid a 11 anni. “Quando ero bambino, nella mia classe su 25 bambino, 24 tifavano Real e uno Atletico…”. Il più giovane capitano di sempre con la maglia dei colchoneros (a soli 19 anni), trascorre 12 anni nella sua squadra del cuore, di cui 6 in prima squadra. Poi nel 2007 viene ceduto al Liverpool per la consacrazione a livello internazionale, a fronte di un corrispettivo di circa 27 milioni di sterline.

A 17 anni l’esordio “tra i grandi” dell’Atletico, una settimana dopo il primo gol contro l’Albacete. Torna a Madrid a dicembre del 2014, dopo gli anni al Liverpool, Chelsea e in seguito alla breve esperienza con il Milan in Serie A. Con i colchoneros colleziona 121 reti in 351 presenze totali, prima di chiudere la carriera in Giappone col Sagan Tosu. L’eterna faccia da bambino gli fa ottenere il soprannome Niño, in Inghilterra raggiunge l’apice della sua carriera diventando uno dei migliori centravanti al mondo, ma nell’immaginario collettivo resta sempre un fanciullo.

Nel Liverpool diventa l’unico calciatore, insieme a Roger Hunt, ad andare a segno per otto partite casalinghe consecutive, nella cornice dell’Anfield, dove i tifosi impazziscono per lui. Nella sua prima stagione in Inghilterra batte il record, precedentemente appartenuto a Michael Owen, per il maggior numero di reti stagionali vestendo la maglia del Liverpool, 33. Nella stagione 2007/2008 viene eletto miglior calciatore della Premier League e nello stesso anno si piazza al terzo posto per il Pallone d’Oro.

A gennaio 2011 il trasferimento al Chelsea per 50 milioni di sterline, l’acquisto -al tempo- più costoso nella storia del calcio inglese. Non lascia il segno nel suo triennio a Stamford Bridge, ma nella sua prima stagione con i Blues conquista il titolo nazionale. L’anno successivo conquista la Champions (2012-2013), poi l’Europa League in quello dopo (2013-2014). Ad agosto del 2014 passa in prestito al Milan (una sola rete nella sua parentesi in Serie A), poi a dicembre dello stesso anno fa ritorno nell’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Perde ai rigori in finale di Champions nel derby contro il Real Madrid nel 2016, ma due anni dopo vince il suo primo trofeo internazionale con la sua squadra del cuore, conquistando l’Europa League grazie alla vittoria per 3-0 sul Marsiglia. Segna una doppietta nella sua ultima partita con l’Atletico, il 20 maggio 2018, congedandosi con un emozionante messaggio per i tifosi: “Quando ero piccolo, nessuno capiva perché a scuola volessi indossare la maglia dell’Atletico dopo una sconfitta. Sapevo cosa avrei dovuto sopportare, ma non mi importava, mi rendeva più forte. Sapevo che un giorno avremmo avuto una squadra capace di rappresentarci, ci sarebbe voluto molto lavoro ma alla fine ce l’avremmo fatta. Grazie a tutti i miei compagni che hanno combattuto con me in Segunda Division. E grazie per avermi fatto sentire così fortunato, non ho mai avuto bisogno di un titolo per sentirmi il giocatore più amato del mondo. Ho avuto bisogno di una carriera per trovarmi dove desideravo 11 anni fa ma vi assicuro che ne è valsa la pena”.

Alice Dionisi

L’Inter-Roma degli ex finisce 1-1. Il pareggio fa sorridere il Milan

Alice Dionisi – Un pareggio equo dopo una gara altrettanto equilibrata, che permette al Milan di mantenere il quarto posto in solitaria. Nella trentatreesima giornata di Serie A Inter e Roma si affrontano nello scontro diretto per un posto in Champions League, nel tentativo di sfruttare gli errori di Lazio e Milan, rispettivamente contro Chievo e Parma. I giallorossi affrontano l’ex tecnico Spalletti, che preferisce Lautaro Martinez ad Icardi, mentre Ranieri è costretto a fare a meno anche di Manolas (risentimento muscolare nel riscaldamento), dopo aver rinunciato anche a De Rossi, che segue il match dalla tribuna. Dentro Juan Jesus insieme a Fazio, panchina per l’altro grande ex del match, Nicolò Zaniolo, a cui il tecnico testaccino ha preferito Cengiz Under. Nei primi minuti di gioco ci provano Dzeko e Kolarov, ma Handanovic si fa trovare pronto, poi Mirante nega il gol a Lautaro Martinez su cross di Lautaro, salvando il risultato. Al 14’ i giallorossi passano in vantaggio grazie ad uno tiro a giro di El Shaarawy che sorprende il portiere nerazzurro. Il numero 92 giallorosso trova il gol grazie ad un’azione personale, da sinistra supera palla al piede D’Ambrosio e si accentra, inganna la difesa interista e da fuori area la spedisce di destro in rete. Nella ripresa dentro Zaniolo per Pellegrini, che serve Pellegrini la palla per il potenziale raddoppio, ma il numero 7 non trova la conclusione. Esce Nainggolan, spento contro la sua ex squadra, per fare posto ad Icardi. Al 61’ i nerazzurri trovano la rete del pareggio grazie ad un gol di Perisic, che batte di testa Mirante sul secondo palo. Un risultato giusto, figlio delle occasioni mancate da entrambe le squadre: brivido nel finale (90’) con il sinistro in diagonale di Kolarov, che però non riesce a trovare la porta. Nel post-partita Spalletti si dichiara soddisfatto del risultato: “Nel secondo tempo abbiamo fatto meglio, siamo stati più ordinati. Potevamo fare di più, ma per noi è un risultato prezioso visto come si era messa la partita.

Alice Dionisi

Calciomercato invernale, le cifre: Paredes il più costoso, Premier League regina mondiale

Gianluca Notari – Si dice che sia sempre tempo di calciomercato, ma almeno oggi è tempo di fare un bilancio. Si è infatti chiusa ieri la sessione di mercato invernale la quale, come spesso succede, ha regalato poche emozioni. Questo però non significa pochi soldi, anzi: i club di tutto il mondo hanno speso complessivamente più di un miliardo di euro, ma di questi solamente la Premier League ha fatto registrare una spesa di 203 milioni.

Come c’era da aspettarsi, quello inglese è il campionato che ha speso di più, mentre sorprende il secondo posto della Serie A, con 168 milioni di uscite, mentre al gradino più basso del podio si piazza la Chinese Super League dopo aver investito 114,5 milioni. C’è poi il campionato Brasileiro con spese per 80 milioni circa, mentre al quinto posto si posiziona la Ligue 1 (spesi 75,4 milioni). Seguono in questa speciale classifica Bundes e Liga, mentre all’ottavo posto c’è ancora l’Inghilterra con la Championship, seconda divisione d’oltremanica.

Philip Heise, acquistato a gennaio dal Norwich City

Passando invece ai singoli casi, l’acquisto più oneroso è stato quello di Leandro Paredes: il Paris Saint-Germain l’ha prelevato dallo Zenit di San Pietroburgo per 47 milioni di euro, permettendo così ai russi di realizzare una super plusvalenza dopo l’acquisto dell’argentino dalla Roma nell’estate del 2017 per 23 milioni più bonus. Cominciano qui le sorprese: il Milan, nonostante i problemi avuti con la UEFA sulle spese folli ai tempi di Fassone e Mirabelli, fa registrare il secondo ed il terzo acquisto più costoso del mondo, avendo acquistato Paquetà dal Flamengo e Piatek dal Genoa per 35 milioni ciascuno. Spazio poi all’Inghilterra: Newcastle, Bournemouth e Wolverhampton hanno speso 24, 21 e 20,5 milioni di euro per acquistare rispettivamente Almiron dell’Atlanta United, Solanke del Liverpool e Castro dall’Atletico Madrid. C’è poi il Lipsia, che ha scippato ai cugini del Salisburgo il centrocampista Haidara grazie ad un investimento di 19 milioni di euro. Il Real Madrid ha speso poi 17 milioni per la promessa del Manchester City Brahim Diaz, mentre tra gli acquisti più costosi risulta anche quello di Emiliano Sala, compianto attaccante argentino scomparso con il suo aereo nel Canale della Manica proprio quando da Nantes stava raggiungendo la sua nuova squadra, il Cardiff City. Infine, al decimo e undicesimo posto, si trovano rispettivamente Borussia Dortmund e Real Betis: i tedeschi hanno acquistato il giovanissimo difensore Leonardo Balerdi dal Boca Juniors, mentre gli andalusi si assicurano per 14 milioni il nuovo craque messicano, Diego Lainez.

Concludendo la panoramica con l’Italia, si nota che oltre al già citato Milan nessun club si è cimentato in spese folli. Al secondo posto risulta la Fiorentina, che spende 23 milioni, mentre al terzo troviamo il Cagliari, con 15 milioni spesi.

Gianluca Notari

1998, Roma-Milan 5-0. Zeman batte Capello, doppietta di Di Biagio poi Candela, Paulo Sergio e Delvecchio

Luca Fantoni – Mai un confronto tra Roma e Milan era finito con cinque gol di scarto, da una parte o dall’altra. Successe solo quel giorno di maggio del 1998. Era la Roma di Zeman, che lottava per entrare in Europa, contro il Milan, allenato da Capello, che invece si assestava a metà classifica. Uno scontro tra due tecnici che hanno segnato, e non poco, la storia giallorossa. Da una parte l’ideologia, il credo calcistico e il gioco spumeggiante ma non accompagnato da risultati, dall’altra il pragmatismo, la voglia di vincere e uno scudetto portato a casa. I capitolini, dalla difesa in su, avevano un’ottima squadra. In porta giocava Chimenti. La difesa a quattro era formata da Aldair a destra, spostato terzino per l’occasione, Petruzzi e Zago al centro con Candela a sinistra. I tre di centrocampo erano Tommasi, Di Biagio e Di Francesco mentre in attacco Paulo Sergio e Totti assistevano Delvecchio. I rossoneri rispondevano con un 5-3-2 con Rossi tra i pali. Cruz e Maldini erano i due esterni mentre i tre centrali erano Daino, Costacurta e Desailly. Bà, Donadoni e Ziege costituivano il terzetto di centrocampo mentre le due punte erano Maniero e Weah.

DOMINIO – Il primo tempo assomiglia molto ad un allenamento. Per la Roma è tutto troppo facile. Ci pensa subito Paulo Sergio a scaldare i guantoni di Rossi, poi al 16’ è Candela a salire in cattedra. Il francese infatti raccoglie un pallone che rimbalzava a circa venticinque metri dalla porta e al volo lo mette all’angolino. Dopo quattro minuti Totti viene stesso in area da Ziege e l’arbitro Farina concede il rigore. Dal dischetto lo specialista Di Biagio non sbaglia. Il centrocampista italiano si ripete poco dopo con un gran tiro di sinistro da fuori area, firmando la sua doppietta. A calare il poker ci pensa il brasiliano Paulo Sergio che con un dribbling salta secco Costacurta e poi batte facilmente Rossi. 4-0 alla fine del primo tempo, il dominio è totale. Nella ripresa i ritmi si abbassano vertiginosamente con i capitolini che si limitano ad amministrare il gioco, riuscendo però a trovare anche il quinto gol con Delvecchio che sfrutta un bellissimo cross di Di Francesco e di testa mette la palla in rete. Cinque gol e tre punti fondamentali per il quarto posto finale.

TRE PARTITE DECISIVE – Milan, Napoli e Torino. Queste sono le tre squadre che attendono la Roma nelle prossime giornate di campionato. Tre sfide difficili, quella a Napoli quasi proibitiva. Alla fine di questo mini ciclo potremmo avere indicazioni importanti sull’andamento della stagione dei giallorossi. Ad aiutare i ragazzi di Di Francesco c’è il fatto che il calendario non è agevole neanche per le dirette concorrenti con la Lazio che dovrà incontrare Sassuolo, Juventus e Cagliari (con Milan e Dinamo Kiev in mezzo) mentre l’Inter dopo il Benevento affronterà Milan e Napoli. Fare sette punti in questi tre match sarebbe fondamentale e potrebbe mettere una seria ipoteca sul terzo posto finale. La volata è partita, ora sta alla Roma dimostrare di essere superiore e cominciare a prendere il largo.

Luca Fantoni

SERIE A I risultati della 13^. La Juve vola. Pari un derby di Milano infuocato. Crollo Roma a Bergamo.

La Serie A è tornata in campo dopo la sosta per la Nazionale. Dopo gli anticipi con i successi della Juve sul Pescara per 3-0, del Napoli in trasferta a Udine 1-2 e del Chievo in casa col Cagliari (1-0). Ecco i risultati degli incontri. Stamane come antipasto c’è stata la partita tra Sampdoria e Sassuolo, vinta dai blucerchiati 3-2 dopo un doppio svantaggio.

Tutti i risultati: 

ATALANTA-ROMA 2-1 – Cade la Roma a Bergamo. Vince l’ Atalanta grazie ad un secondo tempo in cui ha ribaltato il match contro una formazione giallorossa che aveva dato tutto. Dopo la rete di Perotti su rigore, nella ripresa Caldara firma il pari, poi Kessie, sempre dal dischetto, sigla il 2-1 al 45′ del secondo tempo. La Juve scappa a +7 e l’Atalanta sale a 25 punti al quinto posto in classifica, con i giallorossi appena un punto avanti. Disordini si sono registrati al termine dell’incontro con tanto di lancio di fumogeni e cariche della polizia.

BOLOGNA-PALERMO 3-1 –  Il Bologna torna alla vittoria superando 3-1 il Palermo. La squadra di Donadoni si allontana dalla zona calda, in cui invece resta impantanata la formazione di De Zerbi. Siciliani in vantaggio al 9′. Un erroraccio di Gastaldello spiana la strada a Bruno Henrique che, a tu per tu con Da Costa, appoggia a Nestorovski libero di appoggiare il pallone in rete. Il Palermo gioca in scioltezza, ma al 20′ subisce il gol del pareggio che sblocca il Bologna: lancio lungo di Viviani per Destro che anticipa Cionek di testa e supera Posavec.  Nella ripresa i ritmi si abbassano. Al 22′  Dzemaili pesca il jolly che vale il 2-1. L’ex mediano di Napoli e Genoa calcia di prima intenzione verso la porta un pallone ribattuto dalla difesa su spunto di Destro e fa esplodere il pubblico del Dall’Ara.

CROTONE-TORINO 0-2 – Una doppietta di Andrea Belotti consente al Torino di espugnare lo Scida di Crotone e confermarsi settima forza del campionato. Seconda vittoria di fila per i granata di Sinisa Mihajlovic, anche se sui tre punti c’è la macchia del primo gol di Belotti segnato in fuorigioco.

EMPOLI-FIORENTINA 0-4 –  Derby toscano alla Fiorentina di Paulo Sousache passa al Castellani di Empoli con un netto 4-0, conquistando la terza vittoria esterna consecutiva. Dopo il vantaggio siglato da Bernardeschi al 27′, nella ripresa raddoppio immediato di Ilicic, al 2′, su rigore. Al 16′ è ancora Bernardeschi (gran gol) a chiudere la partita siglando lo 0-3 e la doppietta personale. Non è finita, perche’ arriva anche la doppietta di Ilicic (destro sotto l’incrocio). Viola a quota 20 e in corsa per l’Europa, l’Empoli resta quartultimo.

LAZIO-GENOA 3-1 – Vince, invece, l’altra romana, la  Lazio di Simone Inzaghi che batte 3-1 in casa il Genoa di Juric (fermo a quota 16), riprendendosi il quarto posto (25) e tornando a scavalcare il Napoli, ieri vittorioso a Udine per 2-1. La partita dell’Olimpico la sblocca il bel gol di Felipe Anderson all’11’ del primo tempo. Nella ripresa il pareggio di Ocampos bravo a libersari per il tiro e a battere di destro Strakosha. Non ci sta la Lazio che al 12′ torna in vantaggio grazie al rigore di Biglia e poi va sul 3-1 al 21° con Wallace.

MILAN-INTER 2-2 Un gol di Perisic al 92esimo evita all’Inter la sconfitta nel derby con il Milan, avanti due volte con Suso (43esimo e 56esimo): finisce 2-2. I nerazzurri di Pioli avevano trovato il primo pareggio Candreva al 53′.