La carriera di De Rossi: 18 anni d’amore

Gianluca Notari – La lunga storia di Daniele De Rossi con la Roma inizia nel 2001, dopo una lunga trafila nelle giovanili giallorosse. In panchina c’è Fabio Capello, e con il tecnico friulano arrivano le prime convocazioni, ma per la gioia dell’esordio bisognerà aspettare l’anno successivo. Il primo bacio di De Rossi alla maglia romanista arriva nei minuti finali della gara di Champions League contro l’Anderlecht. La prima in Europa, come Zaniolo, per dire.

L’esordio da titolare è invece datato 10 maggio 2002. Prima volta dal primo minuto, prima volta in gol con i colori che ha sempre amato e protetto. L’avversario è il Torino, e da lì in poi si accendono i riflettori sul ragazzino biondo di Ostia. Al punto che qualcuno vorrebbe sacrificarlo alla Juventus per Davids, proposta respinta con un secco ‘no, grazie‘. Il 2003 è l’anno con il quale comincia a scalare le gerarchie romaniste, totalizzando 17 presenze e meritandosi la possibilità di giocarsi e vincere l’Europeo Under 21 in Germania.

Dopo Capello, una stagione difficile caratterizzata da 4 cambi di panchina e addirittura il rischio della retrocessione, ma nel 2005 arriva a Trigoria un certo signor Spalletti da Certaldo, che troverà in De Rossi la turbina ideale con il quale far funzionare il suo centrocampo. Con Pizarro al suo fianco, il numero 16 vive le sue migliori stagioni romaniste, conquistando un Mondiale, le attenzioni delle grandi piazze europee e ben 3 trofei con la Roma. E proprio sulla Supercoppa Italiana del 2007 De Rossi mette il suo marchio indelebile, battendo con un rigore Julio Cesar e costringendo l’Inter a ritirare la medaglia di seconda classificata.

Il rapporto con Spalletti si deteriora, la Roma attraversa momenti difficili che si legano ad alcune vicissitudini extra calcistiche, perché spesso i colpi più duri arrivano da chi più si ama. La seconda decade degli anni 2000 si apre con il sogno scudetto sfumato in una brutta serata di fine aprile, il cambio di proprietà, stagioni complicate per tutta la squadra, un rapporto non idilliaco con Zeman e un rinnovo di contratto a scacciare via le voci di un futuro a Manchester. Per carità, bello il Northern Quarter, ma vuoi mettere Prati in confronto? Da lì in poi la Roma ritrova una delle sue colonne portanti, sempre centrale nel progetto degli allenatori che si sono succeduti alla guida del club.

Fino alla gara contro il Parma: due anni dopo l’addio di Totti, la Roma dice addio ad un altro padre fondatore della sua Costituzione giallorossa. Quel 28 maggio con il Genoa fu proprio De Rossi a mettere il timbro su una giornata indimenticabile, Totti non ha potuto ricambiare il favore, ma ha guardato con le lacrime agli occhi suo fratello dalla tribuna e insieme hanno investito Alessandro Florenzi di quella fascia che loro hanno onorato, difeso e protetto sempre. La fine di maggio sta diventando uno scrigno dove si conservano i ricordi più dolorosi dei tifosi della Roma, che ora, dopo 18 anni insieme a De Rossi, sono chiamati ad affrontare un’altra grande prova: quella della maturità.

Gianluca Notari

De Rossi dice addio alla Roma, ma non al calcio: “Mi farei un torto se smettessi ora”

Alice Dionisi – Daniele De Rossi terminerà la sua carriera in giallorosso al termine della stagione. Il numero 16 è il calciatore con più presenze nella Roma dopo Francesco Totti, 18 anni con il club capitolino, 615 presenze e 63 reti. “Capitan Futuro” è pronto a dire addio alla Roma, ma non al calcio giocato. “Le porte della Roma per lui rimarranno sempre aperte con un nuovo ruolo in qualsiasi momento deciderà di tornare” ha commentato il presidente James Pallotta. Roma-Parma sarà la sua ultima partita, ma prima il calciatore ha voluto chiarire la situazione in conferenza stampa davanti ai giornalisti: “Mi è stato comunicato ieri, ma ho quasi 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio, l’avevo capito: se nessuno ti chiama per un anno o per dieci mesi per ipotizzare un eventuale contratto la direzione è quella. Io ho sempre parlato poco anche quest’anno un po’ perché non mi piace, un po’ perché non c’era niente da dire e non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra e i tifosi. Mi sento ancora calciatore, mi ci sono sentito tutto quest’anno nonostante i problemi fisici ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora”. In sala stampa era presente tutta la rosa, dirigenti compresi, che indossava una speciale maglia per l’occasione, con il nome del capitano e il simbolo dell’infinito. Una sola maglia in carriera, ma il club gli ha detto “basta”. De Rossi, però, ritiene che sia giusto lasciar scegliere la società: “Possiamo discutere ore sul fatto che secondo me io avrei potuto essere importante per la squadra, anche facendo 5, 10 o 20 presenze. La decisione sta alla società, io ogni maggio dico di voler fare un altro anno, ma qualcuno un punto deve metterlo. Il mio rammarico non è quello, ma che quest’anno ci siamo parlati poco, mi è dispiaciuto”. Alla conferenza era presente anche l’amministratore delegato del club, Guido Fienga, le cui parole però dimostrano una certa lontananza di idee con quelle del calciatore.Ho spiegato a Daniele che la società non poteva considerarlo più come calciatore -ha dichiarato il CEO- ma è pronto e maturo per poterci aiutare a sviluppare questa azienda”. Il calciatore però ha dichiarato di non essere attratto dal ruolo dirigenziale, pur non escludendo un futuro da allenatore. Per adesso, però, non è pronto a dire addio al campo e scherza: “Stamattina mi sono arrivati 500 messaggi, dopo controllo se c’è qualche offerta”.

Alice Dionisi

De Rossi-Roma, la fine di un’era

Gianluca NotariDopo 18 anni da professionista anche De Rossi dice addio alla Roma. O meglio, è la Roma a dire addio al suo capitano, come confermato dallo stesso numero 16 in conferenza stampa: “La sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore, anche per un anno o due. Io voglio giocare ancora, loro non vogliono che questo accada“. Parole sincere e veraci, quelle di un uomo – prima che calciatore – costretto a lasciare la Roma da una classe dirigenziale che dichiara così di voler intraprendere una strada ben definita.

Con De Rossi se ne va un simbolo della romanità, l’ennesimo dopo Totti, e non sarà facile per la tifoseria farsene una ragione. Ma per il centrocampista di Ostia, sotto questo aspetto la squadra è in buone mani: “Il romanismo, come mi avete detto voi stamattina riportando le parole dei tifosi, è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro (Pellegrini e Florenzi, ndr) sono due persone che possono continuare questa eredità, non gli deve essere chiesto di scimmiottare me e Francesco perché sarebbe la cosa più sbagliata del mondo. Con la loro personalità devono portare avanti l’attaccamento alla maglia. Ci tengo a dire che c’è Cristante che viene da Bergamo, non è romanista, ma io ne voglio altri 100 così perché dà l’anima in allenamento, dà l’anima in campo. Non posso dire che la Roma ha bisogno di romanisti, ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo“.

Ma i rapporti con la società durante l’anno, specialmente nell’ottica di un addio a fine stagione, non sono certo stati idilliaci: “È una consapevolezza che piano piano è cresciuta durante l’anno. Lo sapevamo tutti che avevo il contratto in scadenza. Non c’è stato un colloquio. Ne ho parlato un paio di volte con Monchi e mi ha rassicurato, ma con il fatto che poi non c’è più stato lui non sono andato a chiedere nulla a nessuno. Sono decisioni che si prendono societariamente e globalmente, la società è divisa in più parti qui. Sono cose che vanno accettate e rispettate perché io da Roma non posso uscire diversamente da così. Il mio rammarico non è quello ma il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno, le modalità, un pochino mi è dispiaciuto“.

C’è poi la grande incognita legata al futuro. A differenza di Totti, che ha iniziato e chiuso la sua lunga carriera indossando sempre la stessa maglia, per De Rossi probabilmente non sarà così. Come confermato dallo stesso capitano, il desiderio è quello di continuare a giocare: “Stamattina mi sono arrivati 500 messaggi, dopo controllo se c’è qualche offerta (ride, ndr). Mi sento ancora calciatore, mi ci sono sentito tutto quest’anno nonostante i problemi fisici ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora. Ora ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a calcio, anche se poi dovrò pensare a qualcosa di nuovo, trovare una squadra. Per il futuro vediamo, è una cosa talmente nuova per me che devo parlare a casa, con me stesso, col mio procuratore… troppa gente dovrò interpellare“. I primi rumors sul futuro del numero 16 parlavano già di mete lontane dall’Europa come Cina, Giappone, Stati Uniti o Argentina, con la suggestiva ipotesi Boca Juniors. Ma dopo la conferenza stampa, l’ipotesi Europa – o addirittura Italia, non scartata dal centrocampista – non sembra così impercorribile, soprattutto pensando che la prossima estate ci sarà l’Europeo. De Rossi vuole esserci, e farà di tutto per giocarsi le sue chance.

Gianluca Notari