Gianluca Notari – Sono andati in scena a Nyon i sorteggi per gli ottavi di Champions League. Fortunate, ma non fortunatissime, le italiane: la Juventus, prima estratta dall’urna, ha pescato il Tottenham, mentre la Roma, dopo 7 anni, ritrova lo Shakhtar Donetsk. Non la peggiore combinazione possibile, per carità, ma l’attenzione verso un avversario abituato a solcare i campi europei dovrà essere massima.
IL PRECEDENTE – Per i giallorossi, l’ultimo ricordo legato agli ucraini non è dei migliori. In occasione degli ottavi di Champions della stagione 2010-2011, la squadra allenata da Ranieri perse per 3-2 il match di andata all’Olimpico, perdendo anche la seguente gara di ritorno con un secco 3 a 0, quando in panchina sedeva però Vincenzo Montella. Rispetto a quel doppio confronto, però, è cambiato tutto: quanto per lo Shakhtar che per i capitolini.
SHAKHTAR – Gli ucraini hanno dato continuità al loro progetto di ibridazione della squadra, proseguendo ad importare talenti dal Brasile, la cui colonia in maglia neroarancio è ormai da anni una costante. Furono proprio i brasiliani, nel 2011, a dare il colpo di grazia alla Roma: dei 6 gol complessivi segnati dai minatori, ben 5 portavano firma verdeoro. Willian, Jadson, Douglas Costa, Eduardo e Luiz Adriano segnarono una rete ciascuno tra il match di andata e quello di ritorno, oltre al gol del difensore ceco Hubschmann. Oggi, nonostante alcuni di quei giocatori lì abbiano preso strade dorate verso i grandi club europei, lo Shakhtar Donetsk continua a ballare samba e a bere mate. Oggi, infatti, la squadra continua ad avere un alta concentrazione di brasiliani in squadra: 8, per la precisione.
Quello che tra di loro si è messo più in mostra è senza dubbio Fred, il metronomo di centrocampo scuola Internacional di Porto Alegre che tanto piace a Guardiola. Quest’ultimo, secondo i rumors, avrebbe già pronta per lui un’offerta monstre di 70 milioni di euro. Non male. Ma non è l’unico degno di nota.
La forza della squadra di Fonseca è senza dubbio nel reparto offensivo, e anche qui, guarda un po’, si parla portoghese. Specialmente sugli esterni: Marlos e Bernard sono infatti i titolari che giocano, rispettivamente, alla destra e alla sinistra del puntero Ferreyra. No, lui è argentino.
Per il primo dei due i riflettori del grande calcio si sono accesi tardi. Nonostante sia un classe ’88, fino al 2012 Marlos giocava in Brasile, con la maglia del Coritiba prima e del San Paolo poi. Dopodiché la chiamata dall’Ucraina, precisamente dal Metalist. In maglia gialloblù due anni e tante buone prestazioni, che gli valgono il passaggio allo Shakhtar per 8 milioni di euro, nell’estate del 2014.
Diverso invece il discorso per Bernard. Una carriera vissuta da predestinato, quella del classe ’92, quando con la maglia dell’Atletico Mineiro attirava su di sé gli sguardi di tutti i maggiori club europei. Eppure, nonostante l’enorme attenzione attorno al suo nome, nel 2013 lo Shakhtar Donetsk lo strappa alla concorrenza con un’offerta da 25 milioni di euro. E’ insieme a Fred la punta di diamante di questa squadra: destro di piede, è solito giocare partendo dalla sinistra per poi rientrare e tentare il dribbling e il tiro in porta. Alto un metro e 64 appena, fa della sua leggiadrìa fisica la sua arma migliore: funambolico e rapido, con la palla al piede è difficile da stoppare, visto l’enorme tasso tecnico di cui è dotato.
IL CONFRONTO – Senza dubbio, quelli che si giocheranno il 21 febbraio ed il 13 marzo saranno due incontri equilibrati, tra due squadre con tanti difetti quante virtù. La Roma di Di Francesco, se forse difetta rispetto agli avversari nel tasso qualitativo della fase d’attacco, può vantare una solidità nel reparto difensivo garantita dalle prodezze di Alisson oltre che alla provata affidabilità della coppia di centrali. Cosa che invece manca agli uomini di Fonseca: Pyatov, storico portiere dello Shakhtar, è sempre stato individuato come il punto debole della squadra, confermando spesso le diffidenze nei suoi confronti con prestazioni tutt’altro che memorabili. Un’altra pecca della difesa degli ucraini è probabilmente la velocità: se questa è in un certo qual modo garantita dagli esterni bassi Butko (o Dodò) ed Ismaily, lo stesso non si può dire di Ordets e Rakitsky. Quest’ultimo, però, vanta una notevole qualità tecnica in fase d’impostazione, che gli permette di essere il vero regista basso della squadra, vista la propensione del compagno di squadra Fred a muoversi liberamente in tutto il campo, dicordando un po’ il lavoro che svolge Gundogan nel City di Guardiola (coincidenze?).
PROSPETTIVE – Lo Shakhtar Doentsk non è certamente cliente migliore da poter incontrare. In questa edizione di Champions League ha vinto in casa 3 partite su 3 (Feyenoord, Napoli e City – anche se quest’ultimo era già qualificato), concedendo però ben 9 gol: una media di 1,5 a partita, un dato decisamente positivo per una squadra in grado di sapersi difendere bene come la Roma. In conclusione, la sensazione che rimane è quella di una qualificazione alla portata dei giallorossi: un punteggio non troppo negativo al Metalist Stadium di Charkiv sarebbe un’ottima notizia, avendo la consapevolezza poi di potersi giocare il tutto per tutto in casa, in uno Stadio Olimpico che sogna di tornare a vivere importanti notti d’Europa.
Gianluca Notari