Le imprese della Roma in Europa: Real Madrid, buona la prima

Alice Dionisi – Stagione 2007/2008. La prima Roma di Luciano Spalletti in Champions League si piazza seconda nella fase a gironi, alle spalle del Manchester United. Il 21 dicembre a Nyon si tengono i sorteggi per gli ottavi di finale: i giallorossi affronteranno il Real Madrid di Cannavaro, Robben e Van Nistelrooy. Unico precedente di vittoria contro i Galacticos nel 2001, una partita che però racconteremo un altro giorno.
ILLUSIONE RAÚL
La gara di andata si gioca allo Stadio Olimpico. Dopo appena 8 minuti i blancos si portano in vantaggio con un gol di Raúl. Nell’azione successiva l’arbitro Fandel nega alla squadra ospite il raddoppio per fuorigioco e al 21’ los merengues sono ancora vicini al secondo gol. Tre minuti dopo è Pizarro a ristabilire la parità, il Pec scaglia il pallone verso la porta e spiazza Casillas: 1-1. Nella ripresa Mancini vanifica il tentativo di Cannavaro di salvare il risultato e insacca in rete. È il 58’ e l’Olimpico esplode, la Roma è in vantaggio. La partita è ancora lunga e il Real Madrid cerca il pareggio, ci provano Sergio Ramos, ancora Raúl e Diarra, ma la risposta dei giallorossi è sempre un secco “no”. Triplice fischio, sugli spalti è festa. Mister Spalletti è contento dei suoi ragazzi: “Oggi mi sono arrabbiato poco, perché la squadra ha fatto tutto talmente bene…”.
LA REPLICA
Al Santiago Bernabeu i padroni di casa sono chiamati a riscattare la gara d’andata, ma è di nuovo la Roma a prendere in mano le redini della situazione. Il clou della serata sono i venti minuti finali, l’espulsione di Pepe al 71’ lascia la squadra allenata da Schuster in inferiorità numerica e Taddei sfrutta la situazione, portando i giallorossi in vantaggio 2 minuti dopo. Lo 0-1 dura appena 120 secondi, Raúl batte di nuovo Doni, con il VAR il gol sarebbe stato annullato per fuorigioco (forse, con la Roma non si sa mai). 15 minuti col fiato sospeso, basterebbe una rete del Real Madrid per andare ai supplementari. Subentrato al posto di Mancini, ci pensa Mirko Vucinic in pieno recupero a replicare il risultato d’andata. Per il secondo anno consecutivo Spalletti porta la squadra tra le migliori otto di Europa, approdando ai quarti grazie ad un 4-2 complessivo ai campioni di Spagna. “Qualcuno credeva che la Roma non fosse un’avversaria all’altezza del Real Madrid ma i giallorossi hanno dimostrato che si sbagliava” ha raccontato Schuster. Nonostante il doppio tentativo, anche capitan Raúl alla fine si è arreso: “Eravamo convinti di qualificarci, invece la Roma è stata più brava di noi”. Andata e ritorno.

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Le imprese della Roma in Europa: lo spareggio con l’Hibernian

Alice Dionisi – La regola dei gol fuori casa non ha sempre portato bene alla Roma. A volte è bastato il piede destro di Bruno Peres sulla linea della porta, altre invece la rete fatale è arrivata quando eravamo già pronti a festeggiare, in attesa soltanto del triplice fischio. Prima ancora dell’introduzione della norma da parte della UEFA, in caso di parità c’erano gli spareggi. I giallorossi hanno anche affidato il loro destino al lancio di una monetina, non sempre atterrata dal lato giusto. Se nella stagione 1960-61 fossero esistiti gli “away goal” la Roma non avrebbe portato a casa la Coppa Delle Fiere.

Era il 27 maggio del 1961 e sulla panchina sedeva Alfredo Foni. Nel doppio confronto con l’Hibernian in semifinale arrivarono due pareggi: 2-2 in Scozia e 3-3 in casa. Il torneo reclamava una finalista e venne estratto lo stadio Olimpico per la terza gara supplementare. Tra le mura amiche, davanti ai suoi tifosi, i giallorossi riuscirono nell’impresa che consentì loro di proseguire il cammino che li portò al primo trofeo europeo della storia del club.

Dopo essere rimasto a secco nella gara d’andata all’Easter Road di Edimburgo, Pedro “Piedone” Manfredini segnò una doppietta nella gara di ritorno. Al bomber argentino però non bastavano più neanche le triplette -quelle si limitava a segnarle alla Lazio in campionato-, così nella partita decisiva all’Olimpico realizzò quattro gol in meno di 60 minuti. La prima arrivò subito dopo il fischio d’inizio, poi ancora al 10’, al 35’ e al 57’. Manfredini aprì le danze al trionfo della Roma, Menichelli e Selmosson si unirono per firmare il definitivo 6-0 sugli scozzesi. Panetti in porta negò all’Hibernian anche la mera consolazione di finire sul tabellino dei marcatori dal dischetto: la vittoria fu tutta a tinte gialle e rosse.

L’assenza della regola dei gol in trasferta permise alla Roma di disputare la finale di Coppa Delle Fiere contro il Birmingham. Quella finale, poi, la Roma la vinse. Questa però è un’altra storia.

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Le imprese della Roma in Europa. Il cammino in Coppa dei Campioni, il Dundee United

Alice Dionisi – Vincere è sempre bello. Vincere quando tutti ti danno già per sconfitto però lo è ancora di più. Dopo aver conquistato il secondo scudetto nella stagione 1982-83, la Roma l’anno successivo disputa per la prima volta la Coppa dei Campioni. I giallorossi allenati da Nils Liedholm nella loro prima apparizione tra “i grandi” affrontano e sconfiggono gli svedesi del Göteborg, i bulgari del CSKA Sofia e i tedeschi della Dinamo Berlino.

DOCCIA FREDDA AL TANNADICE PARK

In semifinale è Roma-Dundee. In Scozia, l’11 aprile 1984, finisce 2-0 per i padroni di casa, davanti a 3.000 tifosi in trasferta. I giallorossi, senza Falcão, al Tannadice Park subiscono le reti di Dodds e Stark. Una doccia fredda per chi, come il presidente Dino Viola, aveva creduto in un sorteggio fortunato contro “i pescatori”. Il sogno della finale allo Stadio Olimpico diventa chimera. Oltre il danno, la beffa; a fine partita la squadra tornò negli spogliatoi accompagnata dagli insulti: “Italian bastards”.

LIBERAZIONE

Il ritorno si gioca il 25 aprile. I giallorossi chiedono e ottengono il permesso di giocare il pomeriggio, un orario insolito e una temperatura alla quale i campioni di Scozia non erano abituati. L’arbitro Vautrot annulla un gol a Bruno Conti, ma poi ci pensa Roberto Pruzzo. O Rey di Crocefieschi impiega 17 minuti per azzerare il vantaggio del Dundee, al 21’ segna di testa su azione da calcio d’angolo, poi replica al 38’. Nella ripresa McAlpine atterra Pruzzo, il fischietto francese indica il dischetto: è calcio di rigore. La responsabilità di tirare se la prende il capitano, Agostino di Bartolomei. È 3-0, la rimonta è servita. Nella festa generale di uno Stadio Olimpico che registrava il record di presenze, Sebino Nela volle prendersi una rivincita in più, andando a mostrare il dito medio all’allenatore McLean che non si era risparmiato le offese nella gara d’andata. Non era il Barcellona di Messi e Iniesta e la Roma non partiva da un netto 4-1 a sfavore. La voglia di rivalsa, però, era la stessa. La “Romantada”, parte 1.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: Coppa Uefa 90/91

Alice Dionisi – Della ventesima edizione della Coppa Uefa, quella della stagione 1990/1991, la maggior parte dei tifosi ricordano lo sfortunato epilogo nella doppia finale contro l’Inter, ma il cammino della Roma per arrivare in fondo alla competizione merita di essere ricordato. È l’anno in cui la società passa dalle mani di Dino Viola, a quelle della moglie Flora, che poi conduce la trattativa per la cessione del club a Giuseppe Ciarrapico. È l’anno in cui sulla panchina giallorossa siede Ottavio Bianchi, giunto nella Capitale dopo quattro anni al Napoli, ma soprattutto dopo la conquista del primo scudetto della storia dei partenopei. È l’anno in cui l’organico della squadra viene arricchito dall’arrivo di Aldair, ma anche la stagione al termine della quale Bruno Conti appenderà gli scarpini al chiodo, ritirandosi dal calcio giocato. È l’anno in cui la Roma vince la Coppa Italia contro la Sampdoria campione d’Italia e, appunto, arriva a disputare la finale di Coppa Uefa contro l’Inter di Trapattoni.

Europa

Il cammino dei giallorossi inizia contro il Benfica. Nella doppia sfida contro i portoghesi arrivano due vittorie per 1-0 che permettono alla squadra di accedere alla fase successiva. Nei sedicesimi di finale è il turno del Valencia, dopo un pareggio in Spagna per 1-1, il ritorno all’Olimpico vede la Roma imporsi per 2-1, grazie alle reti di Giannini e Völler (capocannoniere della competizione). Il tedesco volante si rende protagonista anche della fase successiva: una tripletta nella gara d’andata contro il Bordeaux, vinta per 5-0, e un gol in quella di ritorno, finita 2-0. Un 7-0 complessivo contro i francesi apre le porte ai quarti di finale, dove quattro squadre su otto sono italiane, insieme ai giallorossi e all’Inter ci sono anche Atalanta e Bologna. Gli avversari sono i belgi dell’Anderlecht, reduci dalla finale di Coppa delle Coppe l’anno precedente e che nella stessa stagione conquistano il titolo nazionale. La gara d’andata allo stadio Olimpico vede la Roma imporsi per 3-0, un successo firmato da Desideri, Völler e Rizzitelli. Il ritorno al Constant Vanden Stock Stadium di Bruxelles vede splendere, ancora una volta, l’attaccante tedesco. Un’altra tripletta, che rende vane le due reti segnate nel finale da Kooiman e Lamptey. Così il cammino della formazione allenata da Ottavio Bianchi prosegue fino alle semifinali, dove incontra i danesi del Brøndby. Nei primi 90 minuti il punteggio resta fisso sullo 0-0, poi arriva il successo in casa per 2-1. Dopo il gol di Rizzitelli, l’autorete di Nela fa tenere il fiato sospeso ai tifosi sugli spalti per 25 minuti, ma all’87’ è sempre Völler a risolvere la partita e trascinare la Roma in finale.

Maledizione Olimpico

Questa storia però, purtroppo, non ha un lieto fine. Nella prima partita, disputata al Meazza, l’Inter si impone per 2-0, sbloccando la partita grazie ad un rigore dubbio assegnato dall’arbitro russo Spirin, trasformato da Matthäus e seguito dal raddoppio di Berti. Il ritorno si gioca in casa, il 22 maggio del 1991, in uno Stadio Olimpico tutto esaurito. Il gol arriva troppo tardi, all’81’ va a segno Ruggiero Rizzitelli, regalando ai giallorossi l’illusione di poter ancora conquistare i supplementari. La seconda rete non arriva e i nerazzurri, pur uscendo sconfitti, conquistano la Coppa Uefa. Le mura di casa ancora una volta sono teatro della disfatta. “Una finale che ancora oggi non digerisco– ha commentato in seguito Rizzitelli-. In quel torneo facemmo un cammino straordinario, anche in quelle due partite meritavamo di vincere la coppa. Il nostro errore fu San Siro, non eravamo come l’Inter, squadra esperta di queste competizioni. Voglio ricordare quel rigore concesso per cui qualcuno urla ancora allo scandalo, possiamo urlarlo anche noi. Dopo il rigore eravamo ancora a protestare, loro hanno segnato di nuovo. Nel ritorno ce la mettemmo tutta, presi subito un palo, se avessi segnato subito sarebbe stata un’altra storia. Questa coppa volevamo dedicarla al grande presidente. Mi fa male, ancora. Sono immagini che non voglio mai vedere. È dura, non riesci mai a dimenticare, era una cosa che volevamo tutti e non ci siamo riusciti. Ci abbiamo messo l’animo, il cuore, non ce l’abbiamo fatta”.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: il Chelsea, notte da lupi

Alice Dionisi – Champions League 2017/2018. L’opinione pubblica dopo i sorteggi è abbastanza chiara, “Girone di ferro per la Roma” che dovrà affrontare l’Atletico Madrid del Cholo Simeone e il Chelsea di Antonio Conte, con gli azeri del Qarabag a rendere un po’ meno spaventosa la fase a gironi. Nelle gare di andata i giallorossi allenati da Eusebio Di Francesco pareggiano in casa contro gli spagnoli 0-0, vincono a Baku 2-1 e pareggiano 3-3 allo Stamford Bridge.

AGGHIACCIANTE

Il ritorno contro i Blues si gioca il 31 ottobre, la notte di Halloween. La Roma affila le unghie e scende in campo sul prato dello stadio Olimpico con la voglia di riscattare il pareggio di Londra, che andava un po’ stretto. 40 secondi dopo il fischio d’inizio dell’arbitro Eriksson, El Shaarawy sale in cattedra: Kolarov, poi Dzeko che fa sponda di testa per il Faraone, è 1-0, un vero e proprio “eurogol”. Gli uomini allenati da Conte ci provano, ma Alisson in porta abbassa la saracinesca, non si passa. Al 36’ Rüdiger fa un regalo ai suoi ex compagni e manda di nuovo in porta il numero 92 che coglie l’occasione e firma la doppietta, El Shaarawy come Vucinic nel 2008. Si va a riposo sul 2-0, ma lo spettacolo non è ancora finito. Nella ripresa è Perotti a chiudere i conti, el Monito al 63’ segna il 3-0 definitivo. Una serata “agghiacciante” per Antonio Conte.

DOLCETTO, NESSUNO SCHERZETTO

La ciliegina sulla torta ce la mette il Qarabag, che ferma l’Atletico Madrid in casa pareggiando 1-1. Nella notte delle streghe a fare paura sono i lupi (e i faraoni). Di Francesco domina Conte, il Chelsea mette il travestimento da fantasma. La Roma è prima nel suo girone, gli avversari non sembrano più così proibitivi. Non sarà la sconfitta al Wanda Metropolitano a fermare la squadra, la vetta resta giallorossa, il lasciapassare per gli ottavi è quello delle “big”. L’inizio di un sogno da campioni.

Alice Dionisi

Un club a sostegno della città

Alice DionisiLa Roma c’è. Dall’inizio della pandemia, la società si è resa partecipe di numerose iniziative benefiche a sostegno non solo dei tifosi, ma di tutti i cittadini. Attraverso la Fondazione Roma Cares il club ha raccolto più di 500.000 euro, devoluti a favore dell’Ospedale Lazzaro Spallanzani nella lotta contro il Coronavirus. Dopo la donazione di 50.000 euro del presidente James Pallotta, che ha contribuito all’acquisto dei ventilatori polmonari per le Terapie Intensive, i campioni presenti e passati del club hanno deciso di scendere campo verso un obiettivo comune, per sensibilizzare i cittadini ed invitarli a donare in favore della struttura ospedaliera. Con i fondi raccolti, la società è stata in grado di finanziare l’acquisto di otto ventilatori polmonari, otto letti per la Terapia Intensiva e oltre 45 mila presidi sanitari.  A fine marzo Roma Cares ha iniziato, tramite le apette targate Roma, la distribuzione di pacchi contenenti generi di prima necessità per gli abbonati over-75, non solo generi alimentari, ma anche presidi sanitari utili nel periodo di emergenza. Il club si è poi attivato per consegnare oltre 13 mila mascherine chirurgiche e flaconcini di gel igienizzante per le mani negli ospedali, prima di iniziare una vera e propria campagna social in cui omaggia i veri eroi: i medici. In un momento delicato, la società ha voluto portare un sorriso anche ai piccoli tifosi in occasione della Pasqua, iniziando la distribuzione delle uova pasquali per tutti gli abbonati Under 10, con la partecipazione diretta dell’amministratore delegato Guido Fienga e dell’ex campione Vincent Candela. La Roma ha poi messo in vendita 500 maglie da gara in edizione limitata, le quali riporteranno il logo “Assieme”, nome della nuova campagna lanciata a supporto della fondazione Roma Cares nelle attività per contrastare il Covid-19. Il COO del club, Francesco Calvo, precisa che la fondazione è già in contatto con la Regione Lazio e la Protezione Civile per offrire il massimo sostegno, attraverso i fondi raccolti, nelle prossime fasi della pandemia. È poi proseguita la consegna di mascherine e gel igienizzante anche per i cittadini, con la distribuzione di oltre 32mila mascherine lavabili e riutilizzabili fino a 30 volte. La Roma raccoglie consensi e il presidente Pallotta ne tesse le lodi: “Non potrei essere più orgoglioso di Roma Cares. Molti club dovrebbero utilizzare singolarmente e collettivamente la loro voce per buone cause, perché quando succede i risultati ci sono. Noi non siamo solamente una squadra in campo” ha dichiarato al Corriere Dello Sport il numero uno giallorosso.

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Rewind Roma-Juventus, da “Stai zitto, so 4, va a casa” al pollice verso di Nainggolan

Alice Dionisi – Restiamo in Piemonte ma cambiamo avversario, passando dal Torino alla Juventus. Il bilancio contro i bianconeri è decisamente negativo, nell’arco di 192 partite disputate la Roma è riuscita a vincere 47 volte, a fronte dei 92 successi degli avversari e di 53 pareggi. La prima vittoria avviene dopo qualche anno, ma arriva in grande stile: un sonoro 5-0 allo Stadio Olimpico nel 1931, ad opera di Fulvio Bernardini, Nicolas Lombardo, Rodolfo Volk e Cesare Fasanelli. Nel 2001 invece, il pareggio per 2-2 in rimonta, ad opera di Nakata e Montella, permette ai giallorossi di conquistare il terzo scudetto. La classifica finale in quella stagione vede la Roma prima a 75 punti, con la Juventus seconda a 73, e le reti di Del Piero e Zidane avrebbero potuto essere fatali. I trasferimenti tra le due squadre nel corso degli anni non sono mancati: due volte Fabio Capello ha lasciato la Capitale per andare ai bianconeri, prima nel 1970, da calciatore, poi nel 2004, da allenatore. L’ultimo scambio sull’asse Vinovo-Trigoria è stato la scorsa estate, con l’arrivo di Spinazzola in giallorosso e la cessione di Luca Pellegrini, ma andando a ritroso nel tempo ci sono stati Pjanic, Benatia, Vucinic ed Emerson tra i giocatori in partenza per Torino, Perrotta e Boniek invece tra quelli che hanno scelto la Roma dopo le esperienze in bianconero.

AMICI MAI

La rivalità con la Juventus non è cosa recente, i bianconeri hanno negato lo scudetto ai giallorossi più volte: nella stagione 2016/17 non basta il record di punti (87), la squadra allenata da Spalletti vedrà i bianconeri vincere il titolo con soli 4 punti di vantaggio. Nel 1985/86 la clamorosa sconfitta della Roma a Bari nella penultima giornata di campionato consegna alla Vecchia Signora il suo 22esimo tricolore. Ad andare a segno il maggior numero di volte contro la Juventus è stato Francesco Totti con 10 gol, uno dei quali è arrivato nello storico 4-0 del “Zitto, so 4, va’ a casa”. È l’8 febbraio del 2004 è la Roma è a pari punti con i bianconeri, al secondo posto, alle spalle del Milan. La vittoria travolgente, firmata due vote da Cassano, da Dacourt e dal capitano, permette ai padroni di casa il sorpasso sulla formazione allenata da Lippi, con Pelizzoli tra i pali che nega a Trezeguet il gol dal dischetto.

DZEKO, 1 DI 102

Nella seconda giornata del campionato 2015/16 la Roma affronta in casa i campioni in carica della Juventus. Il primo scontro diretto premia i giallorossi, che riescono a conquistare i 3 punti grazie al 2-1 rifilato agli avversari. La bandiera della vittoria è a tinte bosniache, a segnare i due gol decisivi infatti sono stati Pjanic, che ha sbloccato la partita con una punizione impeccabile che lascia Buffon immobile tra i pali, e Edin Dzeko, alla sua prima rete con la maglia della Roma. L’anno successivo, alla 36sima giornata di Serie A, Luciano Spalletti nega ad Allegri e i suoi di festeggiare il titolo davanti ai tifosi presenti allo Stadio Olimpico. Il gol di Lemina porta in vantaggio la formazione ospite, ma 4 minuti dopo ci pensa De Rossi a ristabilire la parità. Nel secondo tempo le reti di El Shaarawy e Nainggolan chiudono definitivamente la partita, con il belga che esulta dando uno schiaffo virtuale agli avversari e col pollice verso. Nemici da una vita.

Alice Dionisi

 

 

 

Le imprese della Roma in Europa: il 3-0 al Barcellona, due anni dopo

Alice Dionisi – Col fiato sospeso per 14 minuti. Il 10 aprile di due anni fa, chi su un seggiolino dello Stadio Olimpico, chi davanti ad uno schermo, attendevamo il triplice fischio di Turpin. Qualche settimana prima, a sorteggi conclusi, sui quotidiani spagnoli si leggeva: “La fortuna sorride al Barça. Erano quelli che tutti volevano”, “Un bombon”. Il risultato dell’andata al Camp Nou sembrava dargli ragione, un 4-1 bugiardo che non rispecchiava l’impegno dei giallorossi in terra catalana. Complici la gestione arbitrale di Makkelie e le sfortunate deviazioni in porta di De Rossi e Manolas, la qualificazione per le semifinali di Champions League sembrava una pratica già archiviata. La giustizia divina, però, quel 10 aprile indossava una maglia rossa.

 

Di Francesco schiera la sua formazione: Alisson tra i pali, davanti al brasiliano la difesa a 3 composta da Fazio, Manolas e Juan Jesus, Kolarov e Florenzi sulle fasce. A centrocampo, insieme a capitan De Rossi ci sono Nainggolan e Strootman, davanti a loro Schick -al suo esordio in Champions League- e Dzeko. Valverde risponde con Ter Stegen in porta, Semedo, Piqué, Umtiti e Jordi Alba dietro a Sergi Roberto, Busquets, Rakitic e Iniesta, in attacco il duo Messi-Suarez. Nonostante i tre gol di scarto, i blaugrana non risparmiano i pezzi grossi. Gli spagnoli hanno perso solo una delle ultime 48 partite in stagione, ma per spaventare i tifosi giallorossi ci vuole molto di più: lo Stadio Olimpico è sold out. Chi tifa Roma è caratterizzato da un innato pessimismo, per il quale non pensi che certe cose possano accadere anche a te, ma quella sera ci abbiamo creduto tutti.

 

Fischio d’inizio. Il Barcellona all’inizio ci prova, un paio di giri di lancette ed iniziano già le prime palpitazioni. L’importante è non prendere gol. Alisson è sicuro e i blaugrana ci mettono del loro, senza mai essere incisivi. Scriverlo due anni dopo però è sicuramente più facile. Passano appena sei minuti e De Rossi indirizza con grande precisione il pallone che finisce sui piedi di Dzeko. Il bosniaco riesce a districarsi tra Umtiti e Jordi Alba, destro-sinistro e compie il primo atto dell’impresa giallorossa. 1-0 e l’Olimpico esplode, è un grido di gioia, ma con un fondo di timore. È ancora troppo presto. La Roma prende confidenza e continua a provarci. Schick sfiora il raddoppio, poi Dzeko mette alla prova i riflessi di Ter Stegen. Il portiere tedesco si fa trovare pronto, ma l’occhiata che lancia ai compagni di squadra sembra quasi dire “Ma devo fare tutto io?”. Tra un tentativo e l’altro, Turpin manda le squadre negli spogliatoi sull’uno a zero, la strada è ancora lunga.

I nomi dei protagonisti di questa storia sembrano essere stati scritti dal destino. Nel secondo tempo Piqué atterra Dzeko in area, calcio di rigore. Il bosniaco va dal capitano con un pallone che pesa come un macigno. Un bacio veloce sulla guancia, carico di tutte le nostre speranze. Daniele, pensaci tu. Fischio. Silenzio. Sembra una scena da film, tra il rallenty, i battiti rumorosi del cuore e il fiato sospeso. Ter Stegen intuisce da che parte buttarsi, ma la palla va in rete. Boato. De Rossi firma il 2-0, si fa perdonare l’autogol al Camp Nou e in quel momento la speranza diventa quasi certezza, è la nostra serata. Di Francesco dalla panchina invita tutti a mantenere la calma, ma l’atmosfera ormai è elettrizzante. Può succedere davvero, l’impossibile diventa man mano reale. Il Barcellona cerca di gestire il risultato, ma il pressing della Roma si fa sempre più costante, alla ricerca del terzo gol. Ter Stegen prova a salvare i suoi, nega il gol a Nainggolan ed El Shaarawy, entrato al posto del belga ad un quarto d’ora dalla fine. Mancano 8 minuti alla fine del tempo regolamentare, ma i giallorossi non mollano. 81’42’’ sul cronometro, Cengiz Under è pronto dal dischetto per il calcio d’angolo. Manolas è sul primo palo e stavolta non c’è nessun rallenty. Succede tutto velocemente, sono attimi di confusione. È dentro, sta succedendo davvero. Il greco corre sotto la tribuna, travolto dai compagni di squadra. L’emozione trova voce nei tifosi all’Olimpico, in quelli che gridano, in quelli che piangono, in chi si abbraccia e salta. La Roma trova il meritato 3-0, “The unthinkable unfolds before our eyes” commenta Peter Drury, l’impensabile che si svolge davanti agli occhi increduli del telecronista.

 

8 più recupero alla fine. 14 minuti in cui il Barcellona ci prova ma “Questa notte è ancora nostra”. Messi ci prova, ma per una sera la Pulce è davvero piccola e i lupi sono enormi, giganti. Nainggolan è in piedi a bordo campo, insieme a Gerson e Schick aspetta la fine della partita, il settore ospiti è incredibilmente silenzioso.
Nel pieno del sentimento romanista però, ci siamo aspettati anche un gol all’ultimo. Un gol immeritato e fatale, un gol pieno di romanismo. Quel gol però non è arrivato e al suo posto c’è stato Turpin. Il fischio più bello di sempre.
Un solo aggettivo: magica.
Alice Dionisi

Le imprese della Roma in Europa: Barcellona, il precedente

Alice Dionisi – Quando nel 2018 la Roma si preparava ad affrontare il Barcellona nella sfida di ritorno dei quarti di finale di Champions League i più romantici, quelli che ci hanno sempre creduto, si sono detti “È già successo”. Il precedente c’era e risaliva al 2002, quando i giallorossi, allenati da Fabio Capello e reduci dalla vittoria di tricolore e Supercoppa italiana, affrontarono gli spagnoli nella massima competizione europea. I blaugrana uscirono dal campo dello Stadio Olimpico sconfitti 3-0, permettendo alla formazione di casa di conquistare momentaneamente la vetta del girone D, grazie al pareggio tra Galatasaray e Liverpool. Le parole di Chitarra Romana campeggiavano in curva sud, facendo da cornice ad una notte da campioni: “Sotto un manto di stelle Roma bella m’appare”.

DOPPIO GIRONE

La formula per la Champions League, allora, era quella del doppio girone. Nel primo la Roma affrontò il Real Madrid (che poi vinse la competizione per la nona volta), l’Anderlecht e il Lokomotiv Mosca, classificandosi seconda alle spalle dei Blancos. Nella seconda fase, che veniva disputata al posto degli ottavi di finale, le 16 squadre rimanenti si affrontavano in quattro ulteriori gironi e le migliori due di ciascuno accedevano ai quarti. I giallorossi pescarono il Barcellona, mai affrontato prima, il Liverpool e il Galatasaray, portando a casa tre pareggi nelle sfide di andata. Dopo l’1-1 al Camp Nou (gol di Panucci e Patrick Kluivert), 70.000 tifosi si presentarono allo Stadio Olimpico per sostenere i campioni in carica italiani. Gli 11 schierati da Capello furono Antonioli in porta, Zebina, Samuel, Panucci, Cafu, Emerson, Lima, Candela, in attacco Totti, Batistuta e Delvecchio, con la partecipazione anche di Montella, Tommasi e Cassano, subentrati nel secondo tempo. Contro di loro Reina, Pujol, De Boer, Christanval, Sergi, Gerard, Luis Enrique (che dieci anni dopo verrà accolto da allenatore in quello stesso stadio), Cocu, Motta, Rivaldo e Kluivert.

45 MINUTI

Durante la prima frazione di gioco entrambe le squadre mantennero un ritmo basso, senza mai essere letali. Quando l’arbitro danese Nielsen mise bocca al fischietto le formazioni andarono negli spogliatoi sullo 0-0. Durante l’intervallo iniziò a scaldarsi Vincenzo Montella, spinto dagli incitamenti del pubblico sugli spalti. Nella ripresa l’aeroplanino prese il posto di Marco Delvecchio e l’attacco della Roma iniziò ad essere più pericoloso, pressando la difesa spagnola. Emerson sbloccò il risultato al 61’, grazie alla deviazione fortuita di un tiro di Candela che spiazzò Reina tra i pali, “Ho avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto” commentò in seguito il brasiliano. Preso il via, la squadra continuò ad attaccare senza sosta. Soltanto un minuto dopo l’arbitro annullò un gol di Delvecchio che si trovava in fuorigioco, ma i giallorossi non si lasciarono abbattere. Al 74’ l’assist di Francesco Totti aprì al destro di Montella, 2-0. Il numero 10 continuò a provarci, sfiorando il palo in contropiede poco prima di lasciare il posto a Cassano. Il secco 3-0 finale venne firmato sullo scadere dei minuti regolamentari da Damiano Tommasi, entrato al posto di Batistuta, tra i cori ormai incontenibili dei tifosi. La Roma volò e, per una notte, poté godersi la vetta della classifica. Il sogno purtroppo si interruppe ben presto, nelle due gare restanti arrivarono un pareggio e una sconfitta per 2-0 in casa del Liverpool. Ad accedere ai quarti furono, insieme agli spagnoli, proprio i Reds, a pari punti con i giallorossi ma forti dello scontro diretto. Una presenza ricorrente quella degli inglesi, mai felice, ma allo stesso tempo mai in grado di cancellare la gioia di una vittoria, soprattutto un 3-0 al Barcellona.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: le goleade giallorosse. Dal 6-0 all’Hibernian al 7-1 al Kosice

Alice Dionisi – Per la maggior parte di noi, i ricordi calcistici più belli che abbiamo sono legati ad una vittoria considerata impossibile, un gol strabiliante o una trasferta con gli amici. Tra le cose che vorremmo scordare invece, una sconfitta pesante, un rigore sbagliato. Le partite terminate “tanto a poco” spesso -e purtroppo- rientrano nella seconda categoria. Le vittorie larghe, però, nella storia della Roma esistono. Partendo a ritroso dalle prime apparizioni europee, fino a le sfide più recenti, abbiamo ricordato alcune delle valanghe di gol giallorossi.

Anni ‘60

Di Roma-Hibernian ne avevamo già parlato qui. Nel maggio del 1961 i giallorossi affrontano gli scozzesi per lo spareggio della semifinale di Coppa delle Fiere, dopo aver rimediato due pareggi nelle gare di andata e ritorno (2-2 nel Regno Unito e 3-3 in casa). La terza volta è quella giusta, la squadra allenata da Alfredo Foni si presenta allo Stadio Olimpico la carica necessaria per strapazzare l’avversario. Pedro Manfredini impiega un solo minuto per finire sul tabellino dei marcatori, replica al 10’ e poi ancora al 35’ e al 57’. La partita finisce 6-0, a quelli del “Piedone” si aggiungono i gol di Menichelli e Selmosson, regalando a Roma la finale contro il Birmingham e, più avanti, la vittoria del trofeo. Due stagioni più tardi, i giallorossi devono affrontare i turchi dell’Altay nella gara di ritorno dei sedicesimi di finale della medesima competizione, dopo la vittoria per 3-2 in trasferta a Smirne. Sulla panchina torna a sedere Foni, subentrato dopo l’esonero di Carniglia. È record, la partita finisce 10-1. Sui giornali si legge “Grandinata romana”, è uno show a tinte giallorosse. Manfredini firma 4 gol, andando a segno ancora una volta dopo solo 60 secondi, l’argentino recita le parole “Apriti sesamo” e la porta avversaria si spalanca davanti alla formazione di casa. Altre 3 reti sono di Lojacono, ma si aggiungono alla festa anche Jonsson (con una doppietta) e Angelillo. I turchi escono travolti dal Flaminio, un risultato che, insieme al 9-0 alla Cremonese in campionato, ha il primato nel club per la maggior differenza reti.

Anni ‘90

Ottavi di finale di Coppa Uefa, anche di questa partita abbiamo già parlato, raccontando il cammino della Roma nella competizione durante la stagione 1990/91. I giallorossi, con Ottavio Bianchi al timone, affrontano i francesi del Bordeaux nella gara di andata. Rudi Völler, capocannoniere del torneo europeo, firma una tripletta in 40 minuti, accompagnata dalla doppietta di Gerolin per il 5-0 finale. 9 anni dopo, il 16 settembre 1999, sempre in Coppa Uefa, i giallorossi affrontano il Vitoria Setubal nella gara di andata del primo turno. L’allenatore questa volta è Fabio Capello e la Roma passeggia in tutta tranquillità allo Stadio Olimpico. Francesco Totti è squalificato, ma ci pensano i compagni di squadra a finire tra i marcatori al suo posto. Nell’arco di 4 minuti arrivano i primi 3 gol: al 12’ segna Aldair, al 14’ Montella e Aleničev al 16’. Il russo contro i portoghesi mette a segno 3 dei 4 gol totali segnati in maglia giallorossa in carriera. Trovano la porta anche Assunção e Delvecchio per una vera e propria “Giostra del Gol”, 7-0.

Duemila

Nell’anno del terzo scudetto, la Roma si trova ad affrontare il Nova Gorica nel ritorno del primo turno di Coppa Uefa, dopo il successo per 4-1 in Slovenia. Sul Corriere Dello Sport si leggono i complimenti: “10 e lode nel tiro a segno”. Samuel, Montella (doppietta), Delvecchio, Totti (doppietta) e Batistuta sono gli autori del 7-0 e il portiere Antonioli esce dal campo “senza voto”, spettatore non pagante. Nella gara di ritorno dei play-off di Europa League nel 2009 contro il Kosice, la Roma replica le 7 reti ai danni di una formazione slovena. Apre le danze Totti al primo minuto, raddoppia al 5’ e mette a segno la tripletta grazie ad un gol all’87’. Si uniscono a lui anche Guberti, Cerci, Menez e Riise. Concludiamo il nostro viaggio dei ricordi con il più recente 5-0 nella fase a gironi Champions League il 2 ottobre 2018 contro il Viktoria Plzen. La “manita” è opera di Edin Dzeko (tripletta), Under e Kluivert, per il suo primo gol nella massima competizione europea. Una vittoria travolgente, diretta da Eusebio Di Francesco.

Alice Dionisi