Le statistiche di Napoli-Roma 2-1: la difesa a tre ed il ritorno al gol non bastano, terza sconfitta consecutiva

(S. Valdarchi) – Al San Paolo si rivedono piccoli sprazzi di Roma, ma con un avversario di qualità e in forma come il Napoli non basta e arriva la terza sconfitta consecutiva, dopo quelle, peggiori dal punto di vista della prestazione, rimediate contro Milan e Udinese. I partenopei agganciano così la squadra di Fonseca a quota 48 punti, ma i capitolini per il momento mantengono il quinto posto, in virtù della migliore differenza reti, +12 a +8, mentre c’è assoluta parità per quel che riguarda gli scontri diretti (un girone fa erano stata la Roma ad imporsi per 2 a 1 all’Olimpico). Come detto, Dzeko e compagni lasciano intravedere timidi segnali di ripresa, che accompagnati al ritorno in campo di Zaniolo, 175 giorni dopo l’infortunio al legamento crociato, bastano al tecnico portoghese per dirsi “fiducioso” in vista dei prossimi impegni. Per capire se alle speranze corrisponderanno dei fatti concreti basterà aspettare qualche giorno, con la Roma che tornerà in campo mercoledì sera, ore 21:45, per l’impegno casalingo contro il Parma.

I numeri

I dati non lasciano spazio a libere interpretazioni: il Napoli ha conquistato meritatamente i 3 punti. Con un atteggiamento tattico attendista, la Roma ha lasciato ai padroni di casa il pallino del gioco, provando a fare male in contropiede. Il possesso palla è per il 59% della squadra di Gattuso, con 610 passaggi riusciti rispetto ai 394 degli avversari. 18 a 5 per gli azzurri i tiri, 12 nei quali nello specchio della porta. 11 a 5, invece, le occasioni da gol create. I partenopei dominano in ogni statistica, con 8 corner battuti a 1 e 116,967 chilometri percorsi, 2 in più rispetto alla Roma.

Ancora una volta, la squadra allenata da Paulo Fonseca si abbassa nel corso del secondo tempo, dando modo al Napoli di chiuderla nella trequarti difensiva. Guardando le posizioni medie dei giocatori in campo, con il passare dei minuti il modulo romanista si è trasformato in un vero e proprio 5-3-2, con Zappacosta e Spinazzola sempre sulla linea difensiva per provare a coprire le avanzate esterne degli esterni napoletani. Mkhitaryan, autore del gol, ha agito da interno di centrocampo, con Veretout e Pellegrini (sostituito poi da Cristante) a completare il terzetto in mediana. Davanti invece, Kluivert prima e Zaniolo poi, hanno supportato Edin Dzeko, spesso chiamato in causa nella costruzione della manovra. Il baricentro medio è passato dai 47,39 metri della prima frazione ai 43,60 della ripresa.

Le prestazioni individuali

Quando il migliore in campo per una squadra è il portiere non è mai un buon segno ed ultimamente alla Roma accade spesso di dover ringraziare a partita finita il proprio estremo difensore, Pau Lopez o Mirante che sia, per il lavoro fatto. Lo spagnolo, tornato oggi a giocare dopo la microfrattura al posto, viene sorpreso dal taglio di Callejon e non può nulla sull’invenzione decisiva di Lorenzo Insigne, ma per il resto para tutto. Effettua 10 interventi, 4 dei quali decisivi, e tiene i giallorossi in partita fino ad otto minuti dalla fine. Anche fuori dai pali dimostra il suo valore, aiutando la squadra in fase di impostazione, che come sempre parte dal basso e lo vede protagonista insieme al pacchetto difensivo. Sono 24 i passaggi riusciti, alcuni di questi eseguiti in situazioni pericolose e sotto pressione avversaria.

L’altra prova da sottolineare in casa Roma è quella di Henrikh Mkhitaryan. L’armeno, che qualche giorno fa si è accordato con la società per rimanere nella Capitale anche dopo la fine di questa stagione, gioca una gara di sacrificio a centrocampo, guidando puntualmente i contropiedi romanisti. Percorre 11,793 chilometri, più di Insigne per fare il paragone con quello che probabilmente, nei 19 scesi in campo, è risultato essere il migliore. Recupera 7 palloni e ne gioca 55, collezionando 40 passaggi riusciti (pari al 91% di quelli tentati). Crea 2 occasioni da gol, calciando 3 volte in porta (nessun compagno di squadra ha fatto meglio) e siglando il gol del momentaneo pareggio. La sua produzione offensiva è frutto della facilità di corsa e del grande lavoro fatto da Edin Dzeko. Il bosniaco nei 90 minuti si abbassa spesso, agendo da regista offensivo e attirando a sé, come in occasione della rete, l’attenzione e la pressione dei centrali partenopei.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Udinese 0-2: 180 minuti di digiuno, arriva la nona sconfitta in campionato

(S. Valdarchi) – Una Roma vuota, senz’anima, cade all’Olimpico sotto i colpi dell’Udinese, che torna alla vittoria dopo sei mesi e fa un passo decisivo nella lotta salvezza. Per i giallorossi, invece, cade definitivamente il sogno Champions League, con l’Atalanta distante 12 lunghezze. Ora i capitolini hanno un’unica via per qualificarsi alla competizione più prestigiosa: vincere l’Europa League, ma con l’atteggiamento e l’assenza di gioco visti nelle ultime due gare diventa complicato anche solo sperare. Nona sconfitta in campionato per la Roma, la seconda consecutiva dopo quella di San Siro. Per la prima volta in stagione, gli uomini di Fonseca non vanno a segno per 180 minuti consecutivi.

I numeri

Come spesso accade, le statistiche raccontano una gara leggermente diversa da quella percepita in diretta. La Roma, nonostante abbia disputato più di un’ora di gioco in inferiorità numerica per l’espulsione di Perotti al 29′, si rende pericolosa più degli avversari, senza però riuscire mai a battere Musso. Il possesso palla è a favore dei padroni di casa, con il 52% del totale. La Roma ha trascorso più di 13 minuti nella metà campo avversaria, contro gli 8 della formazione di Gotti, brava a sfruttare gli ampi spazi lasciati in ripartenza dalla linea difensiva romanista. 9 a 8 in favore degli uomini di Fonseca i tiri, 6 dei quali in porta (il doppio rispetto ai 3 dell’Udinese). 5 a 4 le occasioni da gol create.

Ancora una volta, la Roma appare meno brillante dal punto di vista fisico rispetto all’avversario e, a differenza di quanto accaduto a Milano, questa volta le statistiche confortano questa percezione: i chilometri percorsi dai bianconeri sono 110,846, contro i 104,816 dei capitolini. Sorprende il dato relativo baricentro palla alla Roma, con gli uomini di Fonseca che hanno mantenuto un baricentro medio di 59,81 metri, occupando, senza successo, costantemente la trequarti difensiva dell’Udinese.

Le prestazioni individuali

Trovare note positive nelle gare della Roma sta diventando sempre più difficile, ma sicuramente uno dei pochi sufficienti nella triste serata romana è Carles Perez. Seppur confuso e poco integrato nel gioco di Fonseca – che a dire il vero stenta a palesarsi in queste ultime uscite – lo spagnolo è il più pericoloso tra i suoi, con accelerazioni improvvise e conclusioni potenti dal limite. Arrivato alla settima presenza in Serie A, l’ex Barcellona deve trovare ancora il suo primo gol in campionato. Quando i suoi tiri, 4 in totale di cui 3 in porta, non vengono ribattuti dal muro composto dai difensori bianconeri la palla trova sempre le braccia di Musso, autore di un’ottima gara.

Il portiere argentino risulta tra i migliori in campo dei suoi. Attento in uscita, respinge qualsiasi cosa si trovi davanti a lui, in alcune circostanze anche in modo fortunoso. Delle 5 parate effettuate, 3 sono risultate decisive. Aggiungete alla sua prestazione brillante la scarsa vena realizzativa di Kalinic e compagni e il risultato non può che essere un clean sheet assicurato, l’ottavo della sua stagione.

(S. Valdarchi)

La Roma si scioglie sotto il caldo di San Siro: il Milan vince 2-0

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma alla ricerca dei tre punti contro il Milan, finisce per scontrarsi col muro della difesa rossonera alzato da Pioli. Per dare continuità alla vittoria contro la Sampdoria e il Cagliari e per inseguire l’Atalanta, la vittoria era imperativa. Fonseca ha schierato i suoi col solito 4-2-3-1, con Mirante in porta, Zappacosta, Mancini, Smalling e Spinazzola in difesa con Kolarov in panchina. Cristante e Veretout a centrocampo, Kluivert, Pellegrini, Mkhitaryan dietro alla punta Dzeko. Alla Roma non basta giocare per 20 minuti ed avere un’occasione con Dzeko in apertura per tornare con qualche punto da San Siro. Nella ripresa in campo c’è solo il Diavolo che sfrutta una Roma che si scioglie sotto i 32 gradi del catino milanese. Non può bastare trotterellare per il campo con la palla tra i piedi per ambire ad un posto in Champions. Ora gli uomini di Fonseca si dovranno guardare alle spalle e nelle 10 partite rimaste dovranno difendere il quinto posto. Totalmente diverso il destino dei milanesi: la classifica provvisoria da ieri indica un dato non pronosticato: il Milan ha messo i piedi in zona Europa League, incalza il Napoli e non vede più con il binocolo la Roma. I giallorossi non solo rischiano di perdere il quinto posto, ma anche tutte le speranze di Champions: nel 2020 hanno perso 6 partite nelle ultime 11. Il Milan non aveva mai battuto una delle prime sei. Questa l’analisi di Fonseca a fine gara: “Penso che abbiamo fatto una buona partita nel primo tempo, una partita equilibrata senza grande intensità ma abbiamo controllato. Nel secondo tempo dopo 10′ il Milan ha pressato più alto ma senza creare opportunità, solo alcuni tiri da fuori. Poi abbiamo regalato la partita con una situazione simile al match con la Sampdoria. Quindi è stato tutto più difficile, nel secondo tempo il Milan ha fatto meglio ma senza creare occasioni, noi abbiamo regalato senza giustificazioni“. La Roma ha corso più del Milan, 106,423 km a 106,168 km, con una velocità maggiore: 6,7 km/h di media, contro i 6,4 km/h dei milanisti. Questo dato dimostra una cosa: non è un problema di stanchezza, ma di gioco. Anzi, di assenza di qualità nel gioco.

Francesco Belli

Mkhitaryan alla Roma a titolo definitivo: si svincolerà dall’Arsenal a fine stagione

Pagine Romaniste (F. Belli) – Con un comunicato apparso sul proprio sito, la Roma ha ufficializzato la permanenza di Henrikh Mkhitaryan nella Capitale fino al termine della stagione sportiva. La società giallorossa ha citato anche un “accordo preliminare”, per il 2020-21. Prolungare il prestito anche per il prossimo campionato non era possibile, vista la scadenza contrattuale fissata al 30 giugno 2021 tra l’armeno e l’Arsenal. Per questo Mkhitaryan si svincolerà dal club inglese, probabilmente a fronte di un indennizzo economico, e firmerà a quel punto un nuovo contratto con la Roma a titolo definitivo. Henrikh Mkhitaryan si è dovuto fermare in questa stagione proprio sul bello quando aveva trovato continuità e ben 3 gol e 3 assist nelle ultime sei partite con la Roma. Mino Raiola settimane fa aveva smentito con forza le voci secondo le quali l’armeno avrebbe chiesto all’Arsenal di essere ceduto mandando un messaggio alla dirigenza. “Fake news inaccettabili, soprattutto in un momento così”, ha tuonato il super procuratore poi ripreso pure ironicamente da Ibra. Fonseca lo voleva a tutti i costi: “L’ho detto e lo confermo, voglio che resti alla Roma e anche lui vuole restare. E’ un grande giocatore e un grande uomo”. Queste invece le parole del diretto interessato il 18 maggio: “Dal primo giorno che sono arrivato a Roma mi sono trovato bene, con la squadra, con la città, tutto fantastico. Ovviamente sarebbe bello restare. L’obiettivo principale sarebbe la Champions League, e ovviamente giocare e vincere dei titoli. Ho già ottenuto molto in carriera a livello personale, ma per me è il passato. Voglio di più per l’anno prossimo, non mi restano molti anni ma sono sicuro che sto facendo del mio meglio per raggiungere i miei obiettivi. Alla fine della tua carriera tutti penseranno a cosa hai fatto per le squadre, cosa hai vinto, come hai giocato. Quindi per me è molto importante lasciare un ricordo positivo: vincere qualcosa, un titolo, fare qualcosa di buono per la squadra. Giocare in Italia con questi tifosi è davvero incredibile. Avevo sentito molto sul fatto che i tifosi qui fossero pazzi in senso buono, ma non potevo credere che fosse davvero così. Sono molto soddisfatto di giocare per la Roma e di avere questi tifosi. Dal primo giorno che sono arrivato sono rimasto impressionato da alcuni giocatori, dei livelli che non avevo visto in Germania, Inghilterra o Ucraina. Non farò i nomi ma dico che abbiamo dei grandi talenti, dei grandi calciatori che possono raggiungere livelli altissimi e spero che con le loro qualità potranno aiutare la Roma per raggiungere gli obiettivi”. Ci sarà da attaccare, da fare gol, da vincere le partite. Perché la Roma ha bisogno soprattutto di questo alla ripresa, per provare a fare quattro punti più dell’Atalanta, quelli che servono per centrare il quarto posto e tornare in Champions League. In campionato i gol della Roma finora sono stati affidati alla coppia formata da Dzeko (12 in 25 partite) e Mkhitaryan (6 in 13 presenze). In tutto 18 reti, non certo una potenza di fuoco. E’ mancato anche questo alla formazione di Fonseca per fare il salto di qualità. Se andiamo ad analizzare le coppie-gol regine del campionato, vediamo come quella giallorossa è almeno dieci reti sotto qualsiasi delle quattro squadre che la precedono. Per il futuro, presente e immediato, bisognerà lavorare anche su questo, iniziando dalla permanenza di Mkhitaryan.

Francesco Belli

Le statistiche di Milan-Roma 2-0: Veretout e compagni corrono di più, ma a vuoto. Mirante non basta

(S. Valdarchi) – Luci soffuse a San Siro per la Roma. I capitolini sul campo del Milan abbandonano forse definitivamente le speranze per il quarto posto. Con il successo in esterna dell’Atalanta infatti, i bergamaschi allungano a +9 e agli uomini di Fonseca non resta che difendere la quinta posizione, puntando tutto poi sull’Europa League che si disputerà ad agosto. In una gara dai ritmi lenti, colpa del grande caldo di fine giugno e della forma fisica non eccezionale delle due squadre, i rossoneri si impongono nell’ultimo quarto d’ora grazie alle reti di Rebic e Calhanoglu, entrambe viziate da errori individuali dei giocatori in maglia blu.

I numeri

Stare fermi per mesi e ripartire giocando ogni tre giorni non è facile, in queste prime gare del post Covid-19 i ritmi sono stati quasi sempre lenti ed il caldo del pomeriggio milanese non ha aiutato lo spettacolo. Come sottolineato da Veretout all’intervallo però, queste condizioni erano comuni ad entrambe le squadre, quindi la forma fisica non può essere un alibi per la squadra di FonsecaLa Roma infatti ha corso più del Milan106,423 km a 106,168 km, con una velocità maggiore6,7 km/h di media, contro i 6,4 km/h dei milanisti. Il problema dunque non è da ricercare in questo, ma nella qualità della corsa. Quella dei romanisti è stata più che altro una corsa passiva, per portare una pressione, minima e non efficace, ai portatori di palla avversari.

Il pallino del gioco, fatta eccezione per il primo quarto di gara, è stato in mano ai padroni di casa. I dati finali non lasciano spazio ad interpretazioni: la vittoria del Milan è stata meritata. Gli uomini di Pioli hanno raccolto il 56% del possesso palla, riuscendo ad andare al tiro in 11 occasioni, contro le 3 conclusioni della Roma7 a 2 i tiri in porta. Dato analogo per le occasioni da gol7 a 1 in favore di Rebic e compagni.

passaggi riusciti del Milan sono 485, molti di più rispetto ai 345 della Roma. Gli interpreti giallorossi hanno faticato a costruire dal basso, affidando spesso la loro manovra a lanci lunghi alla ricerca di Edin Dzeko prima e Nikola Kalinic poi. I lanci lunghi effettuati dai romanisti sono stati 42, 12 in più rispetto ai colleghi rossoneri.

A differenza del primo tempo, in cui la Roma ha sfiorato anche il gol del vantaggio con Dzeko, nella ripresa la gara è stata a senso unico e per la maggior parte del tempo il pallone è transitato nella metà campo romanista. Questo anche per il posizionamento della squadra di Fonseca in campo, che durante la seconda frazione si è abbassata di qualche metro, con un baricentro di 47,93 metri.

Le prestazioni individuali

Cercare delle note positive in casa Roma non è semplice, ma la gara di Antonio Mirante va sottolineata. L’estremo difensore si dimostra ancora una volta affidabile e, con un Pau Lopez in fase di recupero, un’ottima carta a disposizione per mister Fonseca. Il campano effettua 5 parate, 4 delle quali decisive. Sembra cresciuto anche con la palla tra i piedi, visto il suo dribbling su Rebic nel corso del primo tempo. Spesso è chiamato ad uscire dalla sua area di rigore, su lanci lunghi del Milan e lo fa sempre con ottimo tempismo. Sul primo gol effettua due salvataggi miracolosi prima di arrendersi all’ennesimo tentativo di Rebic, mentre va vicino a respingere il tiro dal dischetto di Calhanoglu in occasione del 2-0.

L’altra sufficienza, probabilmente, se la merita Jordan Veretout. Con un Diawara in confusione e Cristante ancora troppo macchinoso, il francese è forse l’unico titolare fisso in mediana al momento. Palla alla Roma, Fonseca gli chiede di abbassarsi sulla linea dei difensori, andando a posizionarsi largo a sinistra per aiutare la squadra nell’impostazione. Come contro la Sampdoria è lui il romanista con più palloni giocati (65) e passaggi riusciti (51). È il secondo della Roma per chilometri percorsi10,396, dietro soltanto a Zappacosta. Recupera 3 palloni ed un suo break nella ripresa rappresenta uno dei pochi lampi giallorossi in un timido secondo tempo.

(S. Valdarchi)

La Roma vince in rimonta contro la Sampdoria grazie a un super Dzeko

Pagine Romaniste (F. Belli)  – La Roma supera la Sampdoria per 2-1. I giallorossi, nella prima partita della ripresa del campionato dopo lo stop dovuto al Covid-19. Questi tre punti sono importantissimi per la squadra di Fonseca che rischiava di vedere il distacco dall’Atalanta aumentare fino a 9 punti. A passare in vantaggio nel primo tempo sono i doriani grazie ad un’amnesia difensiva giallorossa con Gabbiadini che ne approfitta e mette la palla in porta quasi dalla linea di fondo. La rimonta capitolina arriva nella ripresa grazie a quel fantastico attaccante che è Edin Dzeko. Due gol, uno con il sinistro e uno con il destro, entrambi al volo sul lancio di Pellegrini prima e Cristante poi. Da segnalare un Edin Dzeko sempre di più nella storia della Roma. La doppietta contro la Sampdoria gli vale l’aggancio a Manfredini nella classifica dei goleador di tutti i tempi della squadra giallorossa. Il bosniaco ha segnato i gol numeri 103 e 104 con la maglia capitolina. Leader nello spogliatoio e trascinatore in campo, il cigno di Sarajevo si è preso definitivamente la Roma. Da quando ha indossato la fascia di capitano al braccio ha segnato 8 reti in altrettante partite di campionato. Come se l’addio di Florenzi ed il passaggio di consegne lo abbiano in qualche modo responsabilizzato. In questa parte finale della stagione proverà a spingere la Roma in Champions League, attraverso la Serie A o l’Europa League, perché accontentarsi di un quinto posto sarebbe un passo indietro troppo grande per la società capitolina. Questa l’analisi della gara di Fonseca: “È stata una partita difficile, ma non possiamo dimenticare che è stata la prima dopo il lockdown. Non abbiamo fatto partite di preparazione e siamo entrati molto bene, abbiamo creato tre o quattro situazioni per fare gol, poi abbiamo preso gol e la squadra è stata meno tranquilla e lunga. Abbiamo lasciato spazio alla Sampdoria per creare due o tre situazioni. Poi la squadra ha trovato la strada per l’area avversaria. Nel secondo tempo abbiamo giocato sempre vicino all’area, giocando bene bene. Penso che abbiamo meritato il risultato. Rosa lunga? Utile in questo momento. Non abbiamo i giocatori nelle migliori condizioni adesso, quindi è molto importante. Abbiamo scelto questa squadra in un momento in cui abbiamo quasi tutti a disposizione, solo Pau Lopez e Zaniolo non si sono allenati con noi. Devo dire che abbiamo anche giocatori che si sono allenati solo tre giorni, come Pellegrini, Mancini e Zappacosta, che sono stati infortunati in questo periodo per due o tre giorni. Tutti i giocatori hanno avuto un buon atteggiamento, credendo sempre che fosse possibile cambiare il risultato. Abbiamo meritato”.

 

Francesco Belli

Le statistiche di Roma-Sampdoria 2-1: Fonseca indovina i cambi e Dzeko trascina al successo

(S. Valdarchi) – Dopo tanta attesa, riparte il campionato anche per la Roma, che contro la Sampdoria vince in rimonta, grazie alla doppietta di Edin Dzeko in risposta al vantaggio iniziale firmato da Gabbiadini. Gli uomini di Fonseca centrano il terzo successo consecutivo in Serie A, raggiungendo quota 48 punti, a -6 dall’Atalanta quarta in classifica. Vittoria figlia di una prestazione non brillante, in cui sono state messe a nudo le difficoltà dal punto di vista fisico dovute ai mesi di stop, ma citando il coro di una Curva Sud la cui assenza rende lo spettacolo meno avvincente: “Dammi tre punti, non chiedermi niente”, soprattutto questa volta, soprattutto in questa situazione. Non c’è il tempo per festeggiare però, perché i capitolini sono subito chiamati ad un altro impegno, domenica alle ore 17:15 a San Siro, dove saranno ospiti del Milan.

I numeri

Il pallino del gioco è stato, fin dal fischio d’inizio, in mano ai padroni di casa, ma guardando le statistiche la Sampdoria si è resa pericolosa quasi quanto la Roma. I dati infatti raccontano di una Samp in grado di andare al tiro 13 volte, contro le 16 dei capitolini, che hanno inquadrato lo specchio della porta una volta in più: 10 a 9. Il possesso palla è appannaggio della Roma, 61%, grazie anche all’atteggiamento dei blucerchiati che, passati in vantaggio dopo 11 minuti, si sono rinchiusi nella loro metà campo, provando a chiudere gli spazi e sperando di colpire in contropiede. Il baricentro dei doriani, infatti, è rimasto sempre piuttosto basso, 48,32 metri, con la differenza che nella ripresa gli uomini di Ranieri si sono allungati, circa 7 metri in media, lasciando margine tra le linee alla manovra giallorossa.

Anche il numero di passaggi riusciti è nettamente a favore della Roma, 520 contro i 282 degli avversari, mentre le formazioni hanno colpito un palo a testa, Jankto nel primo tempo e Kolarov da calcio piazzato sul risultato di 1 a 1. 10 a 8 i calci d’angolo battuti, con gli ospiti in grado di rendersi pericolosi nel finale di gara, a differenza dei romanisti che dalla bandierina non hanno mai impensierito seriamente Audero. Parità per quel che riguarda le parate7 a 7, con l’estremo difensore blucerchiato chiamato a due interventi decisivi. Nonostante i due squilli della Roma siano arrivati per vie centrali, Dzeko e compagni hanno preferito le fasce, in modo particolare la corsia mancina, per attaccare: 19 attacchi a sinistra, 10 a destra e 14 al centro.

Infine, nota sui cambi: delle cinque sostituzioni a disposizione, Ranieri ne ha utilizzate soltanto quattro a differenza del collega portoghese, che proprio con le forze fresche è riuscito a ribaltare il risultato e portare a casa i tre punti.

Le prestazioni individuali

Analizziamo le prestazioni di tre dei migliori interpreti romanisti, partendo da Jordan Veretout. Il centrocampista francese non ruba l’occhio, passa sottotraccia, ma effettua un lavoro fondamentale per gli equilibri della squadra. L’ex Fiorentina è, per distacco, l’uomo con più palle giocate nella gara, a quota 105 palloni toccati, dopo di lui Smalling a 79. Con il possesso a favore, la Roma di Fonseca si schiera a tre in difesa e ad abbassarsi ed impostare ci pensa proprio Veretout, con Diawara, nella sua serata peggiore da quando è a Roma, lasciato leggermente più alto. Un lavoro di impostazione della manovra che gli frutta 88 passaggi riusciti, ancora una volta il migliore tra i 31 scesi sul terreno verde dell’Olimpico. Sono 5 le palle recuperate e 2 i falli subiti. Veretout percorre 10,706 chilometri, appena 41 metri in meno rispetto a Ibanez, recordman giallorosso in questo dato. A dirla tutta, il numero 21 aveva anche provato a prendersi la scena, con un destro perfetto all’incrocio dei pali, ma Calvarese, applicando alla lettera un regolamento dissennato che già dal prossimo campionato verrà modificato, gli annulla il gol del pari per un tocco con il braccio di Carles Perez.

Altra nota positiva per la Roma sono i 29 minuti più recupero disputati da Lorenzo Pellegrini. Il numero 7 entra al 61′ al posto di un Pastore poco brillante e in una manciata di minuti illumina la serata romanista, ispirando la rimonta. Fonseca non lo rischia dall’inizio, per colpa di un recente affaticamento muscolare, ma l’estro e la tecnica sono rimasti quelli di sempre. Pellegrini, con la metà del tempo a disposizione rispetto al trequartista argentino, effettua 2 passaggi chiave ed al 64′, dopo circa 180 secondi dal suo ingresso in campo, offre ad Edin Dzeko un cioccolatino per la rete del pareggio. Nono assist per il romano in Serie A, terzo in questa speciale classifica a -1 dal Papu Gomez.

Chiudiamo in bellezza con Edin Dzeko. Il cigno di Sarajevo, da capitano e giocatore straordinario qual è, prende per mano una Roma impacciata, che fatica a costruire occasioni da gol e la trascina alla vittoria con due perle. Prima doppietta in stagione per il bosniaco, che sale a quota 14 reti in Serie A, a cui vanno aggiunte le 3 in Europa League, tutte quante realizzate su azione. Contro la Samp, oltre a finalizzare il gioco, funge da sponda per i compagni, da riferimento e uomo a cui affidare il pallone quando la squadra di Ranieri non concede spazi per le giocate nello stretto. Calcia 5 volte, prendendo sempre lo specchio della porta e battendo in due occasioni Audero. Crea 4 delle 7 occasioni da gol della Roma. Arrivato nell’estate del 2015 nella Capitale, il numero 9 continua ad infrangere record ed entrare di diritto nella storia romanista: con le ultimi due reti arriva a quota 104 realizzazioni con la maglia giallorossa, agganciando Pedro Manfredini alla quinta posizione della classifica marcatori all-time del club.

(S. Valdarchi)

Le imprese della Roma in Europa: Totti riscrive la storia al Bernabeu

Alice Dionisi – Quando la Roma ha affrontato il Real Madrid in occasione della Guinness International Champions Cup nell’estate del 2014, vincendo 1-0 grazie ad un gol di Francesco Totti, il pensiero del capitano sarà stato “Déjà-vu”. Nella stagione 2002/2003 gli avversari dei giallorossi in Champions League nella prima fase a gironi (ne erano ancora previste due, con la seconda al posto degli ottavi di finale), oltre ai Blancos, erano AEK Atene e Genk. L’avventura in Europa non inizia nel migliore dei modi: una sconfitta per 3-0 contro i Galacticos allo Stadio Olimpico e un pareggio 0-0 in Grecia. La prima vittoria arriva grazie ad una rete di Antonio Cassano in casa contro il Genk, poi al ritorno contro i belgi la Roma non va oltre lo 0-0.

NOTTE DI SOGNI, DI COPPE E DI CAMPIONI

Il 30 ottobre del 2002 Fabio Capello è pronto per sfidare nuovamente i campioni in carica del Real Madrid. Al Santiago Bernabeu Vicente Del Bosque sfodera l’artiglieria pesante: Casillas tra i pali, Salgado, Hierro, l’ex giallorosso Helguera, Roberto Carlos, Cambiasso, Makelele, Figo, Raul, Zidane e Ronaldo. La Roma risponde Antonioli, Panucci, Aldair, Samuel, Candela, Cafu, Tommasi, Emerson, Delvecchio, Montella e Totti. Durante i primi minuti di gioco Raul si rende protagonista, prima con un tentativo di testa, poi con un gol annullato per fuorigioco. La reazione dei giallorossi arriva prontamente qualche minuto dopo. Al 27’ del primo tempo Montella serve a Totti la palla gol e il numero 10 non si lascia sfuggire l’occasione, siglando la rete della vittoria. I padroni di casa provano a recuperare la partita, ma Antonioli nega insistentemente il pareggio a Ronaldo e Raul, salvando il risultato. Il fischio dell’arbitro Dallas sancisce la fine e avvicina la Roma alla qualificazione per il turno successivo.

STORICA

I 3 punti conquistati sono fondamentali per il passaggio del turno (come secondi, a pari punti con gli spagnoli) ma sono anche una conquista storica: erano 35 anni che una squadra italiana non vinceva a casa del Real Madrid. La Grande Inter nel ’67 era stata l’ultima a trionfare al Bernabeu ma il gol di Totti sfata il mito dei Galacticos. Il capitano lo sapeva, “Mi sono regalato un sogno, me lo sentivo che avrei segnato qui a Madrid come era accaduto lo scorso anno” (ottobre 2001, Real Madrid-Roma 1-1, ndr). Gli avversari si tolgono il cappello, Casillas ammette: “Mi ha fatto venire i brividi”. Se ne ricorderanno anche i tifosi spagnoli, quando nel 2016 omaggeranno Totti con una standing ovation al momento del suo ingresso in campo. Una vittoria di misura ma anche un’impresa. Capello è certo “Qui non si vince se non si è grandi” e la Roma la sua grandezza quella sera l’ha mostrata.

Alice Dionisi

 

Le imprese della Roma in Europa: Real Madrid, buona la prima

Alice Dionisi – Stagione 2007/2008. La prima Roma di Luciano Spalletti in Champions League si piazza seconda nella fase a gironi, alle spalle del Manchester United. Il 21 dicembre a Nyon si tengono i sorteggi per gli ottavi di finale: i giallorossi affronteranno il Real Madrid di Cannavaro, Robben e Van Nistelrooy. Unico precedente di vittoria contro i Galacticos nel 2001, una partita che però racconteremo un altro giorno.
ILLUSIONE RAÚL
La gara di andata si gioca allo Stadio Olimpico. Dopo appena 8 minuti i blancos si portano in vantaggio con un gol di Raúl. Nell’azione successiva l’arbitro Fandel nega alla squadra ospite il raddoppio per fuorigioco e al 21’ los merengues sono ancora vicini al secondo gol. Tre minuti dopo è Pizarro a ristabilire la parità, il Pec scaglia il pallone verso la porta e spiazza Casillas: 1-1. Nella ripresa Mancini vanifica il tentativo di Cannavaro di salvare il risultato e insacca in rete. È il 58’ e l’Olimpico esplode, la Roma è in vantaggio. La partita è ancora lunga e il Real Madrid cerca il pareggio, ci provano Sergio Ramos, ancora Raúl e Diarra, ma la risposta dei giallorossi è sempre un secco “no”. Triplice fischio, sugli spalti è festa. Mister Spalletti è contento dei suoi ragazzi: “Oggi mi sono arrabbiato poco, perché la squadra ha fatto tutto talmente bene…”.
LA REPLICA
Al Santiago Bernabeu i padroni di casa sono chiamati a riscattare la gara d’andata, ma è di nuovo la Roma a prendere in mano le redini della situazione. Il clou della serata sono i venti minuti finali, l’espulsione di Pepe al 71’ lascia la squadra allenata da Schuster in inferiorità numerica e Taddei sfrutta la situazione, portando i giallorossi in vantaggio 2 minuti dopo. Lo 0-1 dura appena 120 secondi, Raúl batte di nuovo Doni, con il VAR il gol sarebbe stato annullato per fuorigioco (forse, con la Roma non si sa mai). 15 minuti col fiato sospeso, basterebbe una rete del Real Madrid per andare ai supplementari. Subentrato al posto di Mancini, ci pensa Mirko Vucinic in pieno recupero a replicare il risultato d’andata. Per il secondo anno consecutivo Spalletti porta la squadra tra le migliori otto di Europa, approdando ai quarti grazie ad un 4-2 complessivo ai campioni di Spagna. “Qualcuno credeva che la Roma non fosse un’avversaria all’altezza del Real Madrid ma i giallorossi hanno dimostrato che si sbagliava” ha raccontato Schuster. Nonostante il doppio tentativo, anche capitan Raúl alla fine si è arreso: “Eravamo convinti di qualificarci, invece la Roma è stata più brava di noi”. Andata e ritorno.

Alice Dionisi

 

La meglio gioventù – Matteo Politano: non tutte le strade riportano a Roma

(S. Valdarchi) – Nel 1993 a Monte Mario è nato un bambino di nome Matteo, che è cresciuto guardando lo Stadio Olimpico e sognando di giocarci dentro un giorno, vestendo la maglia della sua squadra del cuore: la Roma. 27 anni dopo, Matteo Politano non è ancora riuscito a realizzare quel sogno, nonostante ci sia andato vicino moltissime volte. Dal 2000 al 2004 gioca nella Selva Candida, ma la netta superiorità nei confronti dei pari età lo mette in mostra ben presto e ad 11 anni viene notato dagli osservatori della Roma, che lo portano al Fulvio Bernardini. Gioca fin da piccolo come esterno offensivo, piede mancino, rapido e bravo tecnicamente, ama partire largo a destra per rientrare e creare pericoli con tiri in porta ed assist per i compagni. Per quel che riguarda la Nazionale, ha compiuto tutta la trafila dall’Under 19 in poi, arrivando a collezionare 3 presenze ed un gol per la selezione maggiore.

Gli anni a Trigoria

Come detto, l’attaccante arriva alla Roma da giovanissimo, nel 2004. La prima stagione degna di nota è quella del 2009/10, quando Politano e compagni, guidati da Andrea Stramaccioni, conquistano il titolo di Campioni d’Italia nella categoria Allievi Nazionali. Dal 2010 al 2012 rimane a disposizione di Alberto De Rossi e con la Primavera giallorossa arriva il secondo titolo della sua ancor giovane carriera: lo Scudetto del 2010/11. Nell’estate del 2012, l’esterno romano lascia la Capitale senza veder realizzato il sogno di esordire all’Olimpico ed approda in prestito al Perugia.

Tra Perugia e Pescara

In Umbria, Politano gioca da titolare in Lega Pro, aiutando il Grifone a raggiungere anche i playoff per la Serie B. L’annata a Perugia frutta al classe ’93 33 presenze e 8 gol. Al termine della stagione, viene richiamato a Roma, dove però rimane soltanto qualche mese, prima di essere ceduto, questa volta in comproprietà al Pescara. In Abruzzo gioca due campionati di Serie B, allenato da Serse Cosmi prima e Massimo Oddo poi. Entrambi i tecnici puntano forte sul talento capitolino, che riesce a scendere in campo per ben 81 volte, segnando 12 gol e fornendo 10 assist. Numeri che convincono la Roma, nell’estate del 2015 ad aggiudicarsi alle buste il suo cartellino.

L’exploit al Sassuolo

Dopo i tre anni lontano da Trigoria, la storia si ripete e passati gli esami in Serie C e B, per Matteo Politano arriva la prima esperienza nella massima competizione. La nuova destinazione è il Sassuolo, dove Eusebio Di Francesco stravede per lui e lo vuole come esterno d’attacco nel suo 4-3-3. In Emilia arriva la definitiva esplosione di Politano, che partecipa alla stagione da favola dei neroverdi nel 2015/16, raggiungendo la storica qualificazione in Europa League. In quel campionato segna anche il suo primo gol in Serie A, proprio all’Olimpico contro la squadra in cui è cresciuto e per cui, da sempre, fa il tifo. A fine anno, il Sassuolo lo riscatta e, per la prima volta dal 2004, il cartellino di Politano non è di proprietà della Roma. Rimane in neroverde fino al giugno del 2018, facendo il suo debutto in Europa League e finendo la sua esperienza con 110 presenze, 24 gol e 14 assist.

L’Inter, il mancato ritorno a casa ed il trasferimento ai piedi del Vesuvio

A luglio 2018, Luciano Spalletti convince l’Inter ad investire su Politano e la società nerazzurra lo acquista in prestito con diritto di riscatto. Il classe ’93 trascorre una stagione e mezza a Milano, per un’esperienza a due facce. Nella prima stagione, infatti, l’esterno viene messo al centro del progetto tecnico e gioca praticamente sempre, debuttando anche in Champions League. La successiva, invece, inizia con un cambio sulla panchina interista: Antonio Conte prende il posto di Spalletti e le cose per Matteo Politano mutano rapidamente. Il tecnico pugliese cambia modulo e nel suo 3-5-2 non c’è spazio per l’attaccante romano. Proprio per questo, durante la sessione invernale di mercato, l’Inter decide di venderlo. Si intavola una trattativa con la Roma, che propone come pedina di scambio Leonardo Spinazzola. Politano atterra a Fiumicino, fa le foto con la sciarpa giallorossa e si sottopone alle visite mediche, tutto pronto per il suo ritorno a casa. Tuttavia, come spesso accade nel calciomercato, le cose cambiano in fretta e l’accordo salta per dettagli ancora non del tutto chiari. Fatto sta che il romano abbandona la sua città con le lacrime agli occhi e pochi giorni dopo viene ceduto al Napoli, in prestito con obbligo di riscatto. In Campania gioca soltanto 7 partite, complice lo stop al calcio dello scorso marzo.

(S. Valdarchi)