Tre nomi per il dopo Petrachi

Alice Dionisi – Non sarà Morgan De Sanctis il direttore sportivo della Roma la prossima stagione. L’ex portiere potrebbe accettare la proposta dell’Ascoli e diventare il direttore generale del club di Serie B e salutare quindi i giallorossi quest’estate. 40 giorni dopo il comunicato con il quale la società annunciava la sospensione con effetto immediato di Gianluca Petrachi dalle sue mansioni, il club è alla ricerca di un nuovo direttore sportivo per sostituirlo. Sono tre i profili valutati dalla Roma, due dei quali sono vecchie conoscenze del club.

FABIO PARATICI

Una carriera da calciatore alle spalle, militando in club di Serie C1 e C2 fino al 2004. Diventa osservatore per la Sampdoria, fino a quando Marotta -che trova in lui il suo uomo di fiducia- non lo nomina capo degli osservatori dei blucerchiati. Dopo aver ottenuto la licenza alla FIGC, diventa direttore sportivo del club ligure, dove rimarrà fino al 2010. Sempre in compagnia del mentore Marotta passa alla Juventus, dove i due rimangono insieme per 8 anni prima del passaggio di quest’ultimo all’Inter, a dicembre 2018, con la nomina di amministratore delegato. In seguito all’uscita di scena di Marotta, viene nominato Chief Football Officer della Juventus, club con il quale ha appena conquistato il nono scudetto consecutivo. Il suo nome resta il primo sulla lista dei desideri della Roma, ma solo qualora il dirigente dovesse terminare il suo rapporto con i bianconeri. Nel 2018 è stato protagonista dell’operazione di mercato che ha portato Cristiano Ronaldo al club piemontese, tra gli altri trasferimenti, prima del portoghese, quello di Carlos Tevez dal Manchester City, Paul Pogba dallo United a parametro zero, Paulo Dybala dal Palermo e Andrea Pirlo, dopo dieci stagioni al Milan. La sua candidatura a prossimo d.s. della Roma, per adesso, resta un’ipotesi.

FREDERIC MASSARA

Terminata l’attività da calciatore, intraprende quella di vice-allenatore per alcuni anni, prima di iniziare a collaborare con Walter Sabatini, prima nel Palermo, poi alla Roma. La sua esperienza in giallorosso è caratterizzata da alti e bassi: nel 2016 viene nominato direttore sportivo, per sostituire lo stesso Sabatini con il quale aveva iniziato la sua carriera da dirigente, salvo poi decidere di seguirlo alla guida dell’area tecnica delle squadre di proprietà di Suning, (l’Inter e il Jiangsu Suning) nel 2017, quando alla Roma arriva Monchi. A giugno del 2018 torna a Trigoria come braccio destro dello spagnolo, per poi essere nominato nuovamente direttore sportivo del club giallorosso a marzo del 2019, quando Monchi rescinde il suo contratto con la società. L’incarico però dura solo qualche mese: a giugno dello stesso anno arriva la risoluzione ufficiale del suo contratto con la Roma, per poi diventare direttore sportivo del Milan nella stessa estate. “E’ sempre stato dedito alla causa del Club. Nel corso delle sue due esperienze con noi, ha sempre operato con la massima professionalità”, aveva commentato James Pallotta in seguito al suo secondo addio. Dopo un solo anno al Milan, potrebbe fare di nuovo ritorno nella Capitale e il suo profilo piace a Franco Baldini. In occasione della sfida contro i rossoneri lo scorso 28 giugno a San Siro, il ds ha avuto un lungo colloquio con il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni. In coppia con Sabatini ha portato Javier Pastore al Palermo, tra le operazioni di mercato per la Roma invece figurano i nomi di Lamela, Pjanic, Marquinhos, Benatia e Nainggolan.

NICOLAS BURDISSO

131 presenze con la maglia della Roma, dal 2009 a gennaio 2014, ha segnato 6 gol in giallorosso, prima di essere ceduto al Genoa, a 6 mesi dalla scadenza del suo contratto. Si è ritirato dal calcio giocato nel 2018, dopo un anno al Torino, per poi essere nominato nello stesso anno direttore sportivo del Boca Juniors, club dove ha giocato dalle giovanili fino all’esordio in prima squadra. Conclude il suo rapporto con gli xeneizes a dicembre 2019, prima di vedere la squadra vincere il titolo in Primera Division. “Da quando sono uscito dal Boca sto aspettando delle possibilità per tornare, spero in Europa, il calcio che mi piace più. Spero però che prima o poi il mio percorso e quello della Roma si possano incontrare” ha dichiarato l’ex difensore, commentando la possibilità di tornare nella Capitale in veste di direttore sportivo. Complice il rapporto con Daniele De Rossi, con il quale ha condiviso lo spogliatoio durante i suoi anni da calciatore alla Roma, Burdisso è stato fondamentale per portare l’ex centrocampista in Argentina. Dei tre profili presi in considerazione, al momento il suo è l’unico disponibile.

Alice Dionisi

Le statistiche di Spal-Roma 1-6: game, set and match. Bentornato cinismo, Bruno Peres sugli scudi

(S. Valdarchi) – La Roma si afferma sul campo della Spal, evitando alla perfezione le insidie di una gara contro una squadra già retrocessa, quindi libera mentalmente. I capitolini si impongono per 6 reti a 1, con la vittoria più larga da inizio stagione. La formazione di Fonseca, che oltre a trovare il successo lascia riposare Dzeko e Mkhitaryan elementi fondamentali per il futuro prossimo, trova la quarta vittoria nelle ultime cinque gare, collezionando il quinto risultato utile consecutivo. Ora i punti in classifica sono 61+2 dal Milan sesto che insegue. Oltre alla buona vena realizzativa, a Ferrara arriva anche la ciliegina sulla torta confezionata da Nicolò Zaniolo, il quale mette a tacere le varie polemiche che avevano appesantito l’ambiente intorno a Trigoria nei giorni scorsi. Proprio allo scadere, il classe ’99 decide di partire palla al piede dalla trequarti difensiva della Roma, superare 4 avversari e depositare in rete per il definitivo 1-6. Game, set and match.

I numeri

Le statistiche non fanno altro che confermare ciò che si evince anche dal risultato finale: la Roma ha dominato e legittimato il largo successo. 13 a 9 in favore dei giallorossi il conteggio dei tiri, 9 dei quali in porta. Con 6 gol realizzati, Kalinic e compagni hanno trasformato in rete circa il 66% dei tiri in porta effettuati, una media alta per una squadra che spesso ha sofferto di mancato cinismo. 8 a 2 le occasioni da gol. Il possesso palla è stato appannaggio degli ospiti, che hanno chiuso la partita con il 58% del totale, tradotto in 31’06”. 473 a 372 il numero di passaggi effettuati, con i romanisti in grado di finire con una percentuale di passaggi riusciti pari all’89%.

Grazie anche alla gestione del gruppo da parte di Paulo Fonseca, i vari membri della rosa romanista stanno prendendo sempre più un buon ritmo-gara. Al Paolo Mazza i capitolini hanno corso molto di più degli avversari, e in generale hanno fatto meglio anche delle precedenti uscite. 106,68 sono i chilometri percorsi dai giocatori in maglia blu, contro i 102,83 km della Spal. Sorprende infine il dato relativo al baricentro delle due squadre in campo. In modo particolare, nei primi 45′ la Roma ha schiacciato la formazione spallina nella sua metà campo: il baricentro medio romanista è stato di 54,37 m, contro i 45,92 m di Cerri e compagni.

Le prestazioni individuali

Passare da essere un panchinaro nella Serie B brasiliana a titolare nella Roma in 6 mesi si può e Bruno Peres ne è la conferma. Con gli atteggiamenti giusti, come confermato da lui stesso a fine gara, ed un nuovo modulo che lo libera da molti compiti difensivi, l’esterno brasiliano si è preso la fascia destra, guadagnandosi passo dopo passo la fiducia di Paulo Fonseca. Nella vittoria di ieri sera, il numero 33 riesce anche a mettere a segno una doppietta, la prima della sua carriera in Serie A. Il gol nella massima competizione italiana gli mancava dal 2017. Le due reti di Peres sono frutto dei suoi unici due tiri verso lo specchio della porta avversaria, ma la sua prestazione è positiva in diversi parametri. Percorre 10,157 km, mettendosi in mostra senza distinzioni sulla corsia di destra e di sinistra. Gioca 67 palloni e chiude con il 95% di passaggi riusciti.

Di prestazioni individuali positive nella Roma di Ferrara ce ne sono diverse, ma volendo evidenziare alcuni dati scegliamo come altro protagonista Aleksandar Kolarov. Con l’assenza di Ibanez, al serbo è affidata la prima impostazione. È il romanista con più palloni giocati 77 e più passaggi effettuati 56. Nella trequarti difensiva lascia un po’ a desiderare, ma ogni volta che si sgancia dal pacchetto arretrato crea insidie per gli avversari. Recupera per 11 volte la sfera e nell’unico tiro effettuato buca le mani di Letica con un gran sinistro dalla distanza, che consente ai capitolini di andare sul 3 a 1 ad inizio secondo tempo e, di fatto, chiudere l’incontro.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Inter 2-2: lo stacanovista Veretout e Miki-gol non bastano. Una Roma in crescita perde due punti

(S. Valdarchi) – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Questione di punti di vista, di stato d’animo e di momenti. Nel calcio, come nella vita, esistono episodi e giornate che possono essere valutate in modo positivo o negativo e Roma-Inter 2-2 è una di quelle partite che lascia il dubbio. Certamente, vedendo l’andamento della gara, i giallorossi hanno buttato due punti, come ammesso da Fonseca nelle interviste post-gara. Ma ora chiudete gli occhi, tornate con la mente a 15 giorni fa. La squadra capitolina usciva battuta dal San Paolo, collezionando la terza sconfitta consecutiva. Una formazione priva di idee, fragile mentalmente e tatticamente lasciava poche speranze per il futuro. Si parlava già del dopo-Fonseca, analizzando i profili disponibili per la panchina romanista. Proprio nel momento più buio invece, la Roma in due settimane è riuscita a rialzarsi, risorgendo dalle sue ceneri ritrovando convinzione e gioco. Da quel momento in poi 3 vittorie e mezza, dove la mezza è rappresentata dal pareggio casalingo contro l’Inter, la seconda forza del campionato allo stato attuale delle cose. Ecco valutando nell’insieme la situazione romanista, forse si può vedere il bicchiere mezzo pieno anche dopo il disastroso errore di Spinazzola nel finale che ha consegnato un punto alla squadra di Conte. Detto questo, all’Olimpico la Roma trova il quarto risultato utile di fila, rimane quinta a +2 da Milan e Napoli a quattro giornate dalla fine. Il prossimo impegno è fissato mercoledì sera, a Ferrara, contro una SPAL già matematicamente retrocessa.

I numeri

La Roma avrebbe meritato la vittoria, senza dubbio. Oltre al già citato andamento della gara, che vedeva i padroni di casa in vantaggio fino al minuto 88, anche le statistiche pendono a favore di Dzeko e compagni. I giallorossi hanno creato più occasioni da gol4 a 3tirando di più rispetto agli avversari, 6 a 4. In parità il numero di tiri in porta, 3 a 3. Per quel che riguarda il possesso palla, invece, gli uomini di Conte hanno avuto la meglio, 55%, con 457 passaggi riusciti, contro i 330 della Roma.

Continua a sorprendere, in senso positivo, la condizione fisica dei giocatori romanisti che a differenza di alcune gare post-lockdown arrivano spesso primi sulle seconde palle, pressano alti e tentano sempre l’anticipo sui portatori di palla avversari. 39 a 34 in favore della Roma il computo di palloni recuperati, con una più alta capacità di transizione (11 a 7 il numero delle ripartenze). Sul piano atletico i dati tra le due squadre in campo sono pressoché identici: 105,801 km percorsi dai nerazzurri, contro i 105,585 km dei capitolini; anche le velocità medie sono analoghe (6,8 km/h l’Inter, 6,7 km/h la Roma).

Le prestazioni individuali

Sono diversi i giocatori della Roma che stanno beneficiando del nuovo modulo ideato da Fonseca, il 3-4-2-1. Tra questi, c’è sicuramente Henrikh Mkhitaryan. Il trequartista armeno, accentrato rispetto al ruolo di esterno, si trova a meraviglia con Edin Dzeko e complice una buona tenuta fisica che lo sta sostenendo in questo periodo, incide con facilità negli ultimi venti metri. Contro l’Inter trova il suo 9° gol stagionale, a cui vanno aggiunti i 5 assist confezionati, per un totale di 14 reti in cui si è reso protagonista. Avendo disputato, per i diversi infortuni, 1576′ fino ad ora, Mkhitaryan fa una giocata decisiva (gol o assist) ogni 110 minuti circa, quasi una a partita. Se il fisico regge, il numero 77 può risultare decisivo con la sua esperienza anche per la fase finale di Europa League. Tornando alla sua prestazione, oltre al gol l’armeno calcia per due volte fuori dallo specchio della porta, creando un’altra occasione da gol. Gioca 43 palloni e raggiunge l’84% di precisione nei passaggi (percentuale calcolata in base al rapporto tra passaggi riusciti e quelli tentati).

Un altro calciatore in gran spolvero è Jordan Veretout. A differenza di Miki, il centrocampista francese è uno dei giocatori con più minutaggio nella Roma. In stagione ha già raccolto 41 presenze. Dopo le prime due gare di campionato, in cui Fonseca lo lasciò in panchina per un ritardo di condizione, Veretout ha saltato soltanto la partita casalinga contro l’Udinese, per squalifica. Sempre per squalifica, purtroppo, sarà costretto a saltare anche la sfida in gara secca contro il Siviglia, negli ottavi di Europa League. Nonostante tutte queste gare disputate, l’ex Fiorentina appare brillante fisicamente. Nel pareggio dell’Olimpico percorre 11,141 km, risultando il migliore dei suoi. Gioca quasi sempre in linea con Diawara, occupando tutto il campo in verticale. Recupera 8 palloni, facendo un lavoro prezioso davanti alla difesa, ma allo stesso tempo è pronto ad inserirsi alle spalle della difesa avversaria. In un suo inserimento nel secondo tempo, crea un’occasione da gol, con l’unico tiro in porta del suo match, trovando un’ottima risposta da parte di Handanovic.

(S. Valdarchi)

La Roma dei cambi: i ds giallorossi nell’era americana

Alice Dionisi – Fuori Gianluca Petrachi. Dopo un solo anno nella Roma, il direttore sportivo salentino è stato licenziato “per giusta causa”, voto unanime del cda del club a seguito di una sospensione immediata da tutti i suoi incarichi. Un fraintendimento con Pallotta e dei messaggi infuocati che il presidente non ha digerito: così finisce la sua avventura in giallorosso. Quattro ds nel corso dell’era americana, da Walter Sabatini a Monchi, il “doppio” Massara e Petrachi.

Sabatini

Alla Roma dal 2011 al 2016, la sua è stata l’esperienza più longeva nel corso della gestione a stelle e strisce. L’uomo delle plusvalenze: ha portato nella Capitale tanti giocatori che hanno fatto sognare i tifosi, ma il suo mercato è stato anche caratterizzato da alcuni flop. Tra i nomi “top”, figli della sua intuizione, Miralem Pjanic, (comprato dal Lione nel 2011 per 11 milioni di euro e ceduto alla Juventus per 32 milioni), Erik Lamela (acquistato per 17 milioni dal River Plate, venduto al Tottenham per 30), Marquinhos (7,2 milioni al Corinthians, rivenduto al PSG per 31,4), Benatia (una plusvalenza di 13 milioni), Nainggolan, Dzeko, Salah, Alisson, Strootman e Rudiger. Tra le “macchie” sul suo curriculum, Iturbe, Destro, Gerson e Ashley Cole. Nell’ottobre del 2016 rescinde consensualmente il suo contratto con il club.

Monchi

Meno di due anni nella Capitale per il direttore sportivo ex Siviglia (dove poi è tornato), accolto alla Roma con entusiasmo per le premesse di un operato brillante nel club spagnolo, ma uscito di scena senza applausi. Monchi ha portato in giallorosso Kolarov, Pellegrini, Under, Cristante, Kluivert e  Zaniolo, la punta di diamante del suo mercato alla Roma. Il malumore nei confronti del suo operato deriva, soprattutto, dalle cessioni fatte e dalle sostituzioni di quest’ultime. Su tutti Alisson, rimpiazzato con Olsen. Tanti i flop durante il suo corso: dal lungo contratto di Pastore, a Schick, da Nzonzi a Moreno, Bianda, Marcano, Gonalons e Coric. Anche nel suo caso, rescissione consensuale del contratto a seguito dell’eliminazione dalla Champions League.

Massara

L’uomo “nel mezzo”, il traghettatore dei direttori sportivi. Braccio destro di Walter Sabatini, lo affianca prima al Palermo, poi alla Roma. Proprio nella Capitale prende il posto del suo “maestro” nel momento delle sue dimissioni, salvo poi seguirlo all’Inter al termine della stagione. Un anno dopo fa il suo ritorno alla Roma e nel marzo del 2019, dopo l’addio di Monchi, gli viene nuovamente affidato il timone, tornando a ricoprire il ruolo che aveva prima dell’arrivo dello spagnolo. Ha il merito di aver scoperto, insieme a Sabatini nel Palermo, giocatori del calibro di Abel Hernandez, Josip Ilicic e Javier Pastore.

Petrachi

Arrivato dal Torino di Cairo (non senza lasciare attriti con il presidente granata), la sua esperienza in giallorosso è durata appena un anno. Nel mercato estivo del 2019 ha messo a segno ben trenta colpi, tra cessioni e acquisti, ed è stato in grado di rimediare ad alcuni degli errori commessi dai suoi predecessori. Ha portato alla Roma, tra i tanti, Smalling, Mkhitaryan, Spinazzola, Veretout e Mancini, riuscendo a cedere gli esuberi che affollavano Trigoria, da Schick a Nzonzi e Gerson. Sotto la sua gestione sportiva è arrivato anche il rinnovo di Edin Dzeko, quando il bosniaco sembrava essere ad un passo dall’Inter.

Alice Dionisi

Le statistiche di Roma-Hellas Verona 2-1: passa lo straniero, Edin da record. Veretout giganteggia

(S. Valdarchi) – Sprecando e soffrendo, non troppo a leggere i numeri, la Roma di Paulo Fonseca conquista la terza vittoria consecutiva, battendo per 2-1 l’Hellas Verona. Successo che aumenta la fiducia della squadra nei propri mezzi e permette ai capitolini di raggiungere quota 57 punti, con un quinto posto più saldo visto la distanza, di 4 lunghezze, sulle inseguitrici Napoli e Milan. Un distacco buono, ma non ancora decisivo, a 5 giornate dal termine. Ora i giallorossi dovranno recuperare le forze, in vista del big match di domenica sera, quando arriverà all’Olimpico l’Inter di Antonio Conte.

I numeri

Delle tre vittorie consecutive, quella contro la formazione di Juric è stata probabilmente la meno brillante e convincente dal punto di vista del gioco. La Roma, dopo aver sbloccato in fretta il risultato, grazie al rigore trasformato al decimo da Veretout, ha aspettato gli avversari, cercando di far male in ripartenza. Il pallino di gioco è stato quasi sempre in mano all’Hellas Verona, che ha concluso la gara con il 58% di possesso palla, pari a 30’17” di gioco effettivo, rispetto ai 21’29” dei padroni di casa. Un dominio territoriale dimostrato anche dal baricentro medio – circa 6 metri in più per gli scaligeri – che però è risultato inutile anche dal punto di vista della produzione offensiva.

A creare più occasioni da gol, infatti, è stata la Roma9 a 2 le chance a favore di Dzeko e compagni, 14 a 4 i tiri, mentre 6 a 3 è il computo delle conclusioni nello specchio della porta497 a 223 per l’Hellas il numero di passaggi riusciti, con una precisione maggiore, pari all’83%, contro il 71% dei giallorossi.

Le prestazioni individuali

La gara della Roma è rispecchiata perfettamente da quella di Edin Dzeko. Il bosniaco per larghi tratti fatica a mettersi in mostra ed è chiamato ad un lavoro di sacrificio enorme, ma alla fine il suo gol regala i tre punti alla squadra di Fonseca. A dire il vero, con le 3 occasioni da gol avute a disposizione, il bomber bosniaco poteva aumentare il suo bottino, ma ciò che conta è il risultato finale. Con il suo unico tiro in porta batte Silvestri di testa, allo scadere del primo tempo, raggiungendo così quota 105 gol in maglia romanista e superando definitivamente Manfredini. Il centravanti diventa così il miglior marcatore straniero nella storia della Roma. Il podio in questa speciale classifica ora dista 3 reti, con Amedeo Amadei terzo con 108 gol realizzati. Tornando sulla prestazione del numero 9: Dzeko aiuta in difesa ed è a fine gara il giocatore con più palle recuperate – 25 – un dato rilevante per un attaccante. Il capitano giallorosso è decisivo con la testa sia in avanti, dove segna e fa da sponda per i compagni, che nel reparto arretrato, quando sventa pericoli imminenti. Sono 11 i duelli aerei vinti, anche in questo, il migliore sul terreno di gioco.

Se in questa fase, dopo lo stop lungo 3 mesi, tanti giocatori stanno soffrendo dal punto di vista fisico, Jordan Veretout rappresenta una meravigliosa eccezione. Il centrocampista francese macina chilometri percorsi, poco più di 11 nella serata romana, e risulta ancora una volta il perfetto raccordo tra difesa e attacco nel nuovo schieramento disegnato da Fonseca. Va avanti e indietro per altri 101 minutirecuperando 11 palloni e giocandone 46, soltanto Dzeko con 55 ha fatto meglio. Dal dischetto è impeccabile e sigla il suo quinto gol stagionale, dopo la perla arrivata contro il Parma.

(S. Valdarchi)

Petrachi-Roma, licenziamento per giusta causa

Alice Dionisi – Il 18 giugno la Roma annunciava la sospensione con effetto immediato del direttore sportivo Gianluca Petrachi dalle sue mansioni, affidando la gestione di allenatore e squadra all’amministratore delegato Guido Fienga. A meno di un mese di distanza, il Consiglio d’Amministrazione del club ha votato all’unanimità il licenziamento per giusta causa del dirigente salentino, che si è visto recapitare la lettera dalla società e adesso potrebbe portare la questione in tribunale. Il contratto di Petrachi, infatti, prevede ancora due anni di contratto e l’ex Torino ha rifiutato ogni offerta di buonuscita. La causa scatenante sarebbero stati degli sms adirati del ds inviati al presidente James Pallotta, colpevole di non averlo menzionato nell’intervista celebrativa rilasciata al sito del club per festeggiare il primo anno di Fonseca sulla panchina della Roma, dove esaltava il suo operato e il rapporto del portoghese con i dirigenti giallorossi. Nella versione integrale dell’intervista (non ancora pubblicata) Pallotta aveva menzionato anche il direttore sportivo, ma il danno ormai era già stato fatto. Il testimone (momentaneamente ancora nelle mani di Fienga) potrebbe passare ufficialmente all’ex portiere Morgan De Sanctis, ma in attesa di sapere quale sarà il prossimo passo della società, Petrachi -che non ha trovato nessun accordo con la Roma- si prepara per rivolgersi alla sezione lavoro del Tribunale di Roma, difeso dalla triade di avvocati Sara Agostini, Paolo Rodella e Filippo Aiello. Il rapporto del ds salentino con la squadra e con l’allenatore si era già incrinato dopo la sua sfuriata nello spogliatoio durante l’intervallo di Sassuolo-Roma, quando Fonseca lo aveva invitato ad uscire. Dalla gaffe “il calcio non è uno sport per signorine” all’indagine nei suoi confronti dopo essersi lasciato sfuggire che aveva iniziato a lavorare per i giallorossi quando era ancora sotto contratto con il Torino, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’intervista rilasciata a Sky Sport ad inizio mese, dove accusava la squadra di scarsa concentrazione in allenamento. Il rapporto sembra ormai irrecuperabile e la vicenda è destinata a proseguire per vie legali.

Alice Dionisi

 

Le statistiche di Brescia-Roma 0-3: terzo clean sheet del 2020. Gli ospiti corrono meno, ma dominano la gara

(S. Valdarchi) – La Roma fa la Roma e passa sul campo del Brescia, trovando la seconda vittoria consecutiva e allontanando le ombre di una ripartenza più che incerta post lockdown. I capitolini si impongono nel secondo tempo, grazie alle reti di Fazio e Kalinic, prima della ciliegina sulla torta confezionata dal ritorno al gol di Nicolò Zaniolo204 giorni dopo l’ultima volta (Fiorentina-Roma 1-4 del 20 dicembre 2019). Grazie ai tre punti conquistati al Rigamonti la Roma mantiene il quinto posto a quota 54, con 3 lunghezze di distacco dal Napoli, impegnato in serata nello scontro diretto per l’Europa League con il Milan. Per la prima gara dalla ripartenza del campionato la Roma non va in svantaggio, era accaduto anche nelle sfide vinte contro Sampdoria e Parma, e mantiene la porta inviolata quasi 4 mesi dopo l’ultima volta, Roma-Lecce 4-0 del 23 febbraio scorso, ottenendo il terzo clean sheet del 2020. Niente riposo per i giallorossi che sono attesi dalla sfida casalinga all’Hellas Verona, in programma mercoledì sera alle 21:45.

I numeri

Si gioca poco o nulla al Rigamonti, con 44 minuti e 35 secondi di tempo effettivo (pari al 46% del totale). Gara ricca di interruzioni e dominata per larghi tratti dagli ospiti, che legittimano la vittoria. Possesso palla ad appannaggio della Roma, che chiude con il 59%, tradotto in 28’20”12 minuti in più rispetto al Brescia. I dati raccontano di una squadra, quella vincente a fine gara, in grado di creare il doppio delle chance subite: 16 a 8 in favore dei capitolini i tiri9 a 4 quelli in porta, così come 9 a 4 è il conteggio delle occasioni da gol466 a 276 per la Roma il numero di passaggi riusciti, con i giallorossi più precisi nella gestione della manovra: 89% di passaggi riusciti contro il 79% della squadra di Diego Lopez. 59 a 43, sempre in favore di Pellegrini e compagni, il computo dei recuperi.

Bisogna riconoscere a Fonseca di aver mantenuto una certa lucidità nell’analisi delle gare, anche nei momenti più complicati. In piena crisi di risultati, infatti, il tecnico portoghese non aveva mai puntato il dito sulla forma fisica dei suoi giocatori, ma ricercava piuttosto il difetto della squadra nell’atteggiamento mentale e nel primo approccio. In effetti nelle ultime due partite la Roma pur vincendo ha corso meno rispetto agli avversari, al contrario di quanto fatto nelle gare perse in precedenza. 108,8 km a 105,4 km in favore del Brescia il calcolo dei chilometri percorsi, con le rondinelle capaci di essere anche più veloci in media: 6,7 km/h a 6,5 km/h. Dal punto di vista tattico, dopo averci lavorato a lungo a Trigoria, i calciatori romanisti stanno migliorando la loro affinità al nuovo modulo: 3-4-2-1. La costruzione dell’azione viene affidata al reparto difensivo e si cerca spesso la soluzione sulle fasce dove i “quinti” di difesa, Bruno Peres e Kolarov in quest’occasione, attaccano con continuità. Guardando le posizioni medie, sorprende quella di Jordan Veretout. Il centrocampista francese invece che stare in linea con Diawara, gioca davanti all’ex Napoli. Al guineano è affidato il ruolo di prima regia e filtro davanti alla difesa, mentre Veretout è libero di fare incursione negli spazi. Nonostante la capacità realizzativa sia aumentata notevolmente nei secondi 45 minuti, la ripresa ha visto la Roma abbassare il proprio baricentro: la squadra di Fonseca è passata dai 57,57 m di baricentro medio della prima frazione ai 51,35 m del secondo tempo.

Le prestazioni individuali

Partiamo con l’elogio di un giocatore che spesso, soprattutto nel nuovo schieramento tattico adottato dalla Roma, rimane nell’ombra, ma fa un lavoro prezioso per la squadra. Si tratta di Amadou Diawara. Il centrocampista, come detto in precedenza, si abbassa piazzandosi davanti alla difesa ed è il fulcro del gioco di Fonseca. Per i suoi piedi passano praticamente tutte le azioni romaniste. Il guineano chiude con 82 palle giocate, almeno 12 in più di qualunque altro giocatore in campo, e 69 passaggi riusciti, con una percentuale di passaggi riusciti del 97%, altissima visto l’elevato numero di tocchi effettuati. Dopo una ripresa di campionato appannata, macchiata da diversi errori in fase di impostazione, Diawara si è ripreso le chiavi della mediana ed è uno dei punti fermi della rosa.

Un altro giocatore andato spesso in difficoltà, ma in grado di offrire una buona prestazione a Brescia, è Federico Fazio. Il difensore centrale, viste le contemporanee assenze di Smalling e Cristante, è chiamato in causa dal primo minuto e risponde presente. Se non fosse per una disattenzione risultata poi ininfluente visto l’errore di Torregrossa da pochi passi nella ripresa, la gara del numero 20 è pulita. Condivide insieme a Kolarov il primato di palloni recuperati, 11, più di ogni suo compagno di reparto. Che il suo piede sia educato lo si sapeva già e Fazio risulta a fine partita il terzo nella Roma per passaggi riusciti48, alcuni dei quali sono lanci illuminanti a scavalcare la difesa, su tutti l’assist per Carles Perez nel primo tempo. Inoltre ha il merito di sbloccare il risultato, battendo a rete con il sinistro sugli sviluppi di un corner calciato da Pellegrini. 1 tiro in porta, 1 gol.

Chiudiamo con Nikola Kalinic. Il croato non capitalizza qualche occasione nel primo tempo, ma è l’uomo che i compagni cercano per finalizzare l’azione. Crea 3 occasioni da gol, al pari di Torregrossa e più di ogni altro giocatore, calcia per 3 volte fuori dallo specchio e 2 in porta. Sigla il raddoppio che chiude i conti, portando a 3 le sue marcature in Serie A, dopo la doppietta pre-Covid-19 di Cagliari. Considerando i numerosi impegni e l’età di Edin Dzeko, se il centravanti ex Milan, Fiorentina ed Atletico Madrid dovesse riuscire a garantire un rendimento positivo sarebbe una gran bella notizia per Fonseca e per tutti i romanisti.

(S. Valdarchi)

La Roma vince a Brescia e stacca momentaneamente il Napoli

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma batte il Brescia 0-3 al Rigamonti e infila la seconda vittoria consecutiva. Nel primo tempo la squadra di Fonseca ha messo in mostra la sua superiorità dal punto di vista qualitativo, senza però riuscire a far male ai padroni di casa. La ripresa è invece all’insegna della concretezza sin da subito: al minuto 49 Fazio sfrutta un rimpallo su calcio d’angolo per concludere in rete, approfittando anche dell’errore di Andrenacci. Dopo tredici minuti, al 63′, arriva il raddoppio di Kalinic e a chiudere ogni discorso ci pensa al 74′ Zaniolo, alla prima rete dopo il grave infortunio al ginocchio. La Roma sale così a 54 punti, staccando momentaneamente il Napoli, impegnato domani sera contro il Milan. Per la prima partita dalla ripartenza del campionato dopo il lockdown causa Covid, la Roma non va in svantaggio. Era accaduto anche altre volte, in realtà poche, contro Sampdoria e Parma. Sorride Fonseca, perchè i suoi hanno mantenuto la porta inviolata quasi 4 mesi dopo l’ultima volta. Era il 23 febbraio scorso, e il tabellone dell’Olimpico segnava Roma-Lecce 4-0. E’ il terzo clean sheet del 2020. Lucida anche l’analisi di Fonseca a fine gara: “Cosa ho detto ai ragazzi? Gli ho fatto vedere che non possiamo cambiare il passato, non possiamo continuare a pensare al passato, dobbiamo pensare al futuro. Questa squadra nella prima parte della stagione ha fatto bene, perché è possibile farlo. Gli ho detto che era inutile l’altra vittoria se non avessimo vinto oggi. Hanno capito che era importante vincere qui oggi. Abbiamo dimostrato ambizione e qualità di gioco, abbiamo meritato di vincere. Le vittorie portano fiducia e il fatto di non cambiare molto è importante in questo momento. La squadra sta meglio sotto quasi tutti gli aspetti”. La Roma non deve farsi distrarre però da questi numeri positivi, infatti stasera arriva all’Olimpico il Verona di Juric. 

Francesco Belli

Le statistiche di Roma-Parma 2-1: Mkhitaryan tuttofare e l’inesauribile Veretout riportano i tre punti

(S. Valdarchi) – Nella calda serata romana, la Roma si sveglia dall’incubo in cui era immersa e torna alla vittoria contro il Parma per 2-1. Al gol iniziale di Kucka su rigore, rispondono Mkhitaryan e Veretout. Tre punti importanti per i capitolini, oltre che per il morale per la classifica, con la squadra di Fonseca al quinto posto a quota 51 insieme al Napoli. Non c’è tempo però per festeggiare, visto che il prossimo impegno è fissato sabato alle ore 19:30 al Rigamonti di Brescia, contro una squadra che sarà costretta a fare punti per alimentare le speranze salvezza.

I numeri

Nonostante un avvio di gara shock, contro i ducali la Roma riesce ad imporsi, occupando costantemente la metà campo avversaria e mantenendo il pallino del gioco, fino al gol del vantaggio di Veretout. L’unica frazione di gara in cui gli ospiti hanno vinto il confronto sul possesso palla, infatti, è stata quella che va dal 30′ del secondo tempo al fischio finale (6’47” contro 3’54”), con la squadra di Fonseca avanti nel punteggio. Guardando invece la gara nel suo complesso, i capitolini hanno mantenuto il possesso palla per il 56% del tempo effettivo di gioco, tradotto in 29 minuti e 34 secondi con la sfera tra i piedi. Il 65% di questi nella metà campo avversaria, dato che fa capire l’atteggiamento passivo del Parma e la costante pressione offensiva dei padroni di casa. Il baricentro medio della Roma è stato di circa 53 metri, oltre la linea del centrocampo.

Al di là delle polemiche in casa Parma, i numeri legittimano il successo della Roma, che costruisce e crea molto di più rispetto agli avversari e termina la gara con un vantaggio esiguo per la mole di chance a disposizione. 17 a 4 la conta dei tiri totali, con i giallorossi in grado di calciare 9 volte nello specchio della porta avversaria. Serata inoperosa per Pau Lopez che, dopo aver subito il gol su rigore, deve compiere una sola parata, a differenza del collega Sepe. L’estremo difensore crociato, infatti, è chiamato a 6 interventi, 4 dei quali decisivi. 8 a 1 le occasioni da gol e 449 a 307 il computo dei passaggi riusciti. 66 a 28 per la Roma le azioni offensive imbastite.

Le prestazioni individuali

Partendo dal basso, bene Gianluca Mancini che, oltre al tocco con il braccio o con la spalla per cui il Parma reclama un calcio di rigore, gioca una partita pulita, da leader difensivo in assenza di Chris Smalling. Il numero 23 vince 4 duelli aerei e recupera il pallone per ben 16 volte, condividendo la palma del migliore in campo in questo dato con Darmian. L’ex Atalanta si trova a suo agio nella difesa a tre, tenta spesso l’anticipo e non ha paura di avanzare palla al piede, quando gli avversari gli concedono un po’ di spazio. Al 96esimo ha la forza e la brillantezza di fare 80 metri per andare a calciare in porta, sfiorando il gol del 3-1 a causa di una prodezza di Sepe.

Un altro romanista sugli scudi è sicuramente Jordan Veretout. Fonseca lancia dal primo minuto Diawara, liberando il francese dal ruolo di filtro davanti alla difesa. Guardando la sua posizione media in campo, si nota che il numero 21 ha agito spesso da incursore nella zona centrale del campo, sfruttando i movimenti ad allargarsi di Mkhitaryan e Pellegrini. Proprio da questo movimento è nato il gol-vittoria, in occasione del suo unico tiro in porta. Gioca 64 palloni e, ancora una volta, è il giocatore della Roma ad aver corso di più, con 11,226 km percorsi.

Chiudiamo con Henrikh Mkhitaryan. Contro il Parma l’armeno colleziona un gol ed un assist, mettendo la sua firma sui tre punti. L’ex Arsenal raggiunge quota 8 gol in campionato, a cui vanno aggiunti i 4 assist. Con 18 presenze all’attivo in Serie A, non tutte da titolare, Mkhitaryan si è reso protagonista di 12 reti. Oltre alla classe sulla trequarti, che lo porta a calciare per 3 volte, di cui 2 in porta, sorprende la dedizione del numero 77, il quale in questo nuovo modulo di gioco ideato da Fonseca, spesso rincorre gli avversari fino alla propria trequarti difensiva. Questo spirito di sacrificio lo porta a recuperare ben 10 palloni, tantissimi per una seconda punta.

(S. Valdarchi)

Le imprese della Roma in Europa: il Torneo Anglo-Italiano

Alice Dionisi – Il Torneo Anglo-Italiano, disputatosi dal 1970 al 1996, era una competizione la cui partecipazione era riservata a club italiani e inglesi. Sei squadre provenienti dalla Serie A si scontravano contro altrettante società britanniche, 4 di First Division, una di Second Division e una di Third Division. La formula iniziale prevedeva tre gironi distinti, composti da squadre di entrambi i Paesi, che però si scontravano solo con le straniere. Due classifiche distinte (una per ciascuna nazionalità) decretavano i due migliori team che si affrontavano in finale. Nelle prime tre edizioni veniva assegnato un punto per ogni gol fatto, due per la vittoria e uno per il pareggio e nella terza (l’anno in cui vinse la Roma) venne introdotta anche la regola del fuorigioco ridotto soltanto agli ultimi 16 metri di campo. Nel corso degli anni cambiarono sia la modalità di partecipazione (con squadre della Serie C e delle leghe dilettantistiche inglesi o Serie B e Division One), sia la formula di assegnazione dei punti -fu il primo torneo internazionale ad introdurre i tre punti per le vittorie-. Gli incontri disputati in Italia venivano arbitrati da inglesi e viceversa, mentre il campo per giocare la finale era quello della squadra che aveva conseguito il miglior punteggio nella prima fase (l’andata). La Coppa non è mai stata riconosciuta ufficialmente né dalla Uefa, né da FIGC e FA.

La fase a gironi

La Roma disputò il torneo in quattro edizioni, dal 1969/70 al 1972/73 e fu la prima squadra italiana a vincerlo, nel 1971/72, dopo i successi di Swindon Town e Blackpool. Nella fase iniziale, che si giocava in Italia, i giallorossi affrontarono Carlisle United e Stoke City (ma non la quarta squadra del girone, il Catanzaro, come da regolamento). Nelle quattro partite giocate la Roma conquistò due vittorie (entrambe contro lo Stoke City), un pareggio e una sconfitta (contro il Carlisle United). Con un totale di 14 punti (uno in più dell’Atalanta, seconda nella classifica) la formazione allenata da Herrera conquistò il primo posto tra le squadre italiane e il diritto di disputare la finale. A piazzarsi primo tra le inglesi invece fu il Blackpool, campione in carica, con 26 punti.

Chi va a Roma…

La finale si giocò allo Stadio Olimpico in un caldo pomeriggio del 24 giugno 1972 davanti a 40.000 spettatori. La Roma era chiamata a salvare la reputazione del calcio italiano, soprattutto dopo la sconfitta del Napoli contro lo Swindon Town nella prima edizione. Gli undici schierati dal “Mago” Herrera per affrontare il Blackpool, detentore del titolo, furono Ginulfi, Cappelli, Liguori, Salvori, Bet, Santarini, Cappellini, Spadoni, Zigoni, Cordova e Franzot. Il primo tempo si concluse a reti inviolate, poi nella ripresa i padroni di casa tirarono fuori la grinta necessaria per aggiudicarsi la vittoria. Il primo a finire nel tabellino dei marcatori fu Cappellini al 48’, poi al suo posto entrò in campo Scaratti, autore della seconda rete al 74’. 10 minuti dopo è Zigoni a segnare il terzo gol, inutile la rete di Alcock all’89’, poco dopo l’arbitro Linemayer mette bocca al fischietto e decreta la fine della partita. Il trofeo viene alzato dal capitano Franco Cordova, compensando la stagione altalenante in Serie A.

Alice Dionisi