Primavera, Napoli-Roma 2-2. Corlu porta in vantaggio i giallorossi, ribaltati da Gaetano. Sdaigui regala il pareggio in extremis

Simone Burioni – La Roma Primavera pareggia con il Napoli fuori casa al termine di una partita ricca di colpi di scena. Gli uomini di Alberto De Rossi si portano in vantaggio con Corlu, recuperato nei primi dieci minuti del secondo tempo dalla doppietta di Gaetano. Roma che non si arrende trovando il pareggio in extremis con Sdaigui che regala un punto ai giallorossi.

IL TABELLINO

Marcatori: 13′ Corlu (Roma), 48′ e 56′ Gaetano (Napoli), 94′ Sdaigui (Roma).
Note: 1′ di recupero nel primo tempo e 4′ nel secondo tempo.

NAPOLI (4-2-3-1): Schaeper; Schiavi, Esposito, Marie-Sainte, Scarf; Otranto, Basit; Mezzoni, Gaetano, Zerbin; Russo.
A disposizione: D’Andrea, Maisto, Bartiromo, Pizza, Micillo, Energe, Coglitore, Sgarbi, D’Alessandro, Palmieri.
Allenatore: Lorentino Beoni

AS ROMA (4-3-3): Romagnoli; Bouah, Ciavattini (C), Cargnelutti, Valeau; Sdaigui, Marcucci, Riccardi; Corlu, Antonucci, Besuijen.
A disposizione: Greco, Zamarion, Diallo, Kastati, Semeraro, Meadows, Cappa, D’Orazio, Pezzella, Petrungaro, Trucescu, Petruccelli.
Allenatore: Alberto De Rossi

Arbitro: Vincenzo Fiorini di Frosinone
Assistenti: Domenico Palermo di Bari e Michele Falco di Bari

LIVE

SECONDO TEMPO

95′ – FINISCE QUI. La Roma pareggia in extremis al termine di una partita ricca di occasioni.

94′ – GOOOOOOOOOOOOOOOOOL!!! Pareggio all’ultima occasione con Sdaigui che insacca su corner dopo una ribattuta. Pareggio della Roma!

90′ – Antonucci sfonda sulla destra e mette in mezzo, ma non c’è nessuno a raccogliere il passaggio.
I minuti di recupero saranno quattro.

87′ – Riccardi conclude dal limite dell’area di rigore, ma il portiere blocca a terra. Sul ribaltamento di fronte Napoli pericoloso con un tiro ravvicinato.

84′ – Cargnelutti colpisce bene di testa su un bel cross, senza però trovare lo specchio della porta. Roma vicina al gol.

76′ – Corlu! Conclusione potentissima dalla destra, grande risposta di Schaeper.

72′ – Cambio per mister Beoni, esce Zerbin ed entra Palmieri.

70′ – Roma che chiude il Napoli nella propria metà campo e conquista un calcio d’angolo.

69′ – Antonucci calcia dalla sinistra, ma il tiro è debole e non impensierisce Schaeper.

67′ – A calciare va Corlu, ma la palla finisce sulla barriera.

66′ – Riccardi scatenato. Conquista un ottimo calcio di punizione da posizione centrale.

64′ – Buona azione dei giallorossi sulla destra, Riccardi arriva al tiro da ottima posizione, ma c’è una deviazione e la palla termina sul fondo. Sarà calcio d’angolo.

62′ – Doppia chance per Cargnelutti, prima viene anticipato dalla difesa del Napoli, poi ci riprova di testa sugli sviluppi di un corner, ma la conclusione è centrale e il portiere blocca.

61′ – La Roma torna in attacco e lo fa conquistando una punizione sulla destra.

58′ – Roma pericolosa con Marcucci che va direttamente in porta su punizione, buon intervento di Schaeper che respinge.

57′ – Ammonito Esposito per un fallo sulla sinistra.

56′ – Raddoppio del Napoli! Ancora Gaetano che raccoglie un cross basso dalla destra e insacca da pochi passi. Roma recuperata e superata.

54′ – Buona azione della Roma che non riesce a sfondare in area.

48′ – Goal del Napoli! Gaetano batte Romagnoli con un bel diagonale, ma la Romaprotesta per un presunto fallo dei partenopei in avvio di azione.

45′ – Inizia il secondo tempo con il Napoli in battuta. Nessun cambio per Alberto De Rossi.

PRIMO TEMPO

45′ + 1 – Cambio per il Napoli: Marie-Sainte non ce la fa, dentro Bartiromo.

45′ – Un minuto di recupero.

43′ – Roma che prova a chiudere il primo tempo in attacco, ma senza impensierire il Napoli.

38′ – Fantastica azione di Russo che supera tre uomini in area, ma nessuno riesce a raccogliere il suo cross.

35′ – Partita a ritmi altissimi con continui ribaltamenti di fronte. Roma ancora avanti nel risultato, ma il Napoli è vivo.

34′ – Russo riesce a concludere da posizione defilata, Romagnoli è attento e blocca.

29′ – Giallorossi pericolosi in due occasioni. Prima Sdaigui conquista un corner dopo un tiro al volo, poi Roma che sfiora il raddoppio su un colpo di testa terminato qualche centimetro sopra la traversa.

25′ – Napoli che sfiora il pareggio con un tiro al volo di Zerbin, ma il gioco viene fermato per posizione di offside.

22′ – Ancora Corlu ci prova dopo una buona azione in solitaria, ma la sua conclusione termina a lato lontana dallo specchio.

18′ – Partenopei pericolosi con un colpo di testa di Esposito che termina sul fondo.

15′ – Roma vicina al raddoppio con Antonucci che non spara alto da buona posizione.

13′ – GOAL DELLA ROMA!!! Corlu raccoglie un passaggio orizzontale e insacca con un bel sinistro a giro, nulla da fare per Schaeper.

9′- Grande parata di Romagnoli sugli sviluppo del corner. Napoli che continua a pressare e va vicino al gol con un tiro in diagonale.

8′ – Zerbin fa una bella discesa sulla fascia e conquista un calcio d’angolo.

2′ – Roma in avanti, costringe il Napoli al doppio corner.

0′ – Inizia la partita, batte la Roma.

Simone Burioni

1967, Roma-Spal 1-0. Sirena firma l’ultima vittoria all’Olimpico contro gli emiliani

Luca Fantoni – Riavvolgiamo il filo della storia e torniamo indietro fino al maggio 1967. La Nike era nata da poco, i Beatles stavano per pubblicare “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e la Roma annaspava nei bassifondi della classifica. Non era un periodo facile. Nonostante le due Coppa Italia vinte, i piazzamenti in campionato non erano mai andati oltre l’ottavo posto. Quella con la Spal era una partita di fine stagione, tanto inutile per i capitolini quanto fondamentale per la salvezza degli emiliani. Sulla panchina dei giallorossi sedeva Oronzo Pugliese. In porta giocava la “figurina introvabile” Pizzaballa. La difesa a tre era formata da Sirena, Losi e Olivieri. Davanti a loro agivano Carpanesi e Carpenetti. Il centrocampo era composto da Colausig e Barison sulle fasce con Peirò e Tamborini al centro. Schultz era il riferimento in attacco. Gli estensi di Petagna invece, si presentavano con Cantagallo tra i pali. Pomaro, Bozza, Bagnoli e Ranzani erano i difensori. A centrocampo c’erano Reja (il futuro allenatore della Lazio), Parola, Massei e Pasetti mentre il duo d’attacco era costituito da Dell’Omodarme e Muzio.

LA PARTITA – Quel Roma-Spal non passerà alla storia come il match più divertente del secolo. I giallorossi, senza più reali obiettivi in classifica, si limitano ad amministrare e gli spallini invece, si mostrano una squadra confusa e demoralizzata dalla posizione in classifica. Dopo due azioni sciupate da Schultz, al 9° è Sirena a portare in vantaggio la sua squadra con un bolide da fuori sul quale Cantagallo non può nulla. Gli emiliani si scoprono e Peirò in contropiede calcia alto da buona posizione. Nel secondo tempo la musica cambia con gli ospiti che cercano di rendersi pericolosi. Ci prova subito Muzioma il suo colpo di testa finisce alto. Al 24° è Reja ad impegnare Pizzaballa ma il portiere si supera e devia fuori. L’ultima occasione per la Spal capita sui piedi di Parola che si fa però anticipare da Losi. Nel finale Barison ha due occasioni per raddoppiare ma le sciupa entrambe. La squadra di Pugliese vince per la seconda volta nel girone di ritorno.Chiuderà il campionato al 10° posto.

Erano altri tempi, un altro calcio, un’altra Roma. La Nike è diventata sponsor tecnico dei capitolini, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” è uno degli album più venduti della storia e la squadra di Di Francesco sta lottando per le posizioni nobili della classifica. Una vittoria contro la Spal sarebbe il modo perfetto per tornare a convincere e per allontanare subito qualche critica di troppo. I due punti persi contro il Genoa sono pesanti, ma non devono sgretolare le certezze che i giallorossi hanno fin qui costruito. Quel pareggio è stato solamente una crepa nel granitico percorso di De Rossi e compagni e, come cantavano i Beatles nel loro brano “Fixing a Hole”, quella crepa deve essere riparata e la Roma lo deve fare subito, a partire dalla partita con la Spal.

Luca Fantoni

2012, Genoa-Roma 2-4. Quando le idee vengono messe in campo, una delle migliori partite del Zeman 2.0

Luca Fantoni – L’integralismo non è mai, quasi per definizione, un concetto positivo. Può essere religioso, politico e si può applicare anche al calcio. Nessuno meglio di Zdenek Zeman può rappresentare questo tipo di ideologia. 4-3-3 e attacco continuo. Semplice, dannatamente divertente ma spesso inefficace. Se la prima avventura del Boemo sulla panchina della Roma aveva regalato anche alcune gioie, il Zeman 2.0 è stato un vero e proprio disastro. La partita vinta con il Genoa 4-2 però, è stata una delle poche rappresentazioni, perfettamente riuscite, delle idee dell’allenatore. I giallorossi non erano al livello attuale ma erano comunque una buona squadra. In porta c’era ancora Stekelenburg e non Goicoechea. La difesa a 4 era formata da Piris e Balzaretti sulle fasce e Marquinhos e Castan al centro. Il perno basso del centrocampo era Tachtsidis con Florenzi e De Rossi ai suoi lati. In attacco Lamela a destra e Totti a sinistra supportavano Osvaldo. Il grifone di De Canio rispondeva con un 4-4-2 standardcon Frey tra pali, Bovo a destra, Moretti a sinistra, Granqvist e Canini centrali. Sulle fasce laterali agivano Jankovic e Antonelli con i due mediani Kucka e Seymour. In attacco Jorquera giocava alla spalle dell’ex Borriello.

LA PARTITA – L’avvio di partita è da film horror. Dopo 7 minuti infatti, Kucka raccoglie una sponda di Borriello e calcia a giro sotto l’incrocio dei pali. Passa poco tempo e il Genoa raddoppia. Jankovic prima prende una traversa in mezza rovesciata poi, complice una difesa della Roma dormiente, sulla respinta ribadisce in porta. Un doppio svantaggio inaspettato per i giallorossi. Al 27° è Totti a riaccendere le speranze. Il capitano si gira in area e incrociando con il destro trafigge Frey. Un minuto prima dell’intervallo è Osvaldo a firmare un pareggio importantissimo. L’italo-argentino raccoglie un cross di Piris e in acrobazia fa 2-2. Nella seconda frazione l’atteggiamento dei capitolini è subito più aggressivo. Al 56° è sempre l’attaccante ex Fiorentina a segnare il 3-2 con un colpo di testa su calcio d’angolo. Lamela e compagni non soffrono troppo e poco prima della fine è proprio il fantasista argentino a chiudere la partitacon un sinistro chirurgico all’angolino. Questa vittoria fu solo uno specchietto per le allodole per i tifosi che, dopo qualche match si accorsero delle lacune nel gioco del boemo.

Da un’integralista ad un altro, o almeno così si credeva. Di Francesco, arrivato a Roma nello scetticismo di molti, sta facendo ricredere tutti, dimostrando un’elasticità sia dal punto di vista mentale sia da quello meramente tattico, invidiabile. La sconfitta di Madrid non deve ridimensionare il valore di questa squadra che, anzi, dagli errori può crescere e migliorare. Il tecnico pescarese deve passare un’esame, l’ennesimo, per dimostrare che i giallorossi non sono più quella squadra che si sgretolava quando bisognava vincere ma sono diventati un vero e proprio gruppo. Il Genoa è in cerca di punti salvezza ma Natale è ancora lontano e Nainggolan e compagni non devono concedere regali.

Luca Fantoni

Lotti: “Come Governo vogliamo fare di tutto affinché lo Stadio della Roma si realizzi”

Simone Burioni – Luca Lotti, Ministro per lo Sport, questo pomeriggio alle ore 15:00 ha partecipato alla partita di calcio a sette per dire no alla violenza sulle donne. Il politico al termine dell’evento ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni riguardo allo Stadio della Roma. Queste le sue parole:

E’ stanco dopo questa partita?
Sono molto stanco (ride, ndr). Ci siamo divertiti, abbiamo giocato, ma quello che contava era il messaggio che abbiamo lanciato oggi. Quindi un calcio alla violenza e questo credo che sia l’unico messaggio di questa giornata.

Il suo intervento di ieri durante la Conferenza dei Servizi per lo stadio della Roma è stato decisivo?
Confermo che come Governo vogliamo fare di tutto affinché lo stadio si realizzi. C’è una Conferenza dei Servizi aperta e quindi aspettiamo lunedì l’esito. L’importante è che ci siano tutte le carte in regola, come abbiamo sempre chiesto in questi mesi, che però finalmente si arrivi all’approvazione definitiva. Se servirà mettersi tutti intorno al tavolo, le istituzioni, il Comune, il Governo, la Regione, per far si che ci sia un qualcosa in più per chiudere il progetto il Governo c’è. L’importante è che si riesca a mettere la parola fine alla Conferenza dei Servizi e finalmente dare il via libera a questi lavori di un progetto atteso da troppo tempo dai romani e dai romanisti soprattutto.

Come intendete finanziare il ponte di Traiano e quale sarà l’iter che si seguirà per la realizzazione?
Non è un problema di ponte, o meglio, c’è una Conferenza dei Servizi in corso. Noi daremo la nostra disponibilità per migliorare la viabilità. Quello che conta è arrivare alla fine del progetto, poi se ci saranno degli interventi per migliorare la viabilità, tutti insieme troveremo il modo di metterci a sedere e realizzarli.

Il tutto rientrerà nella legge di bilancio?
Vediamo quello che dirà lunedì la Conferenza dei Servizi e poi faremo tutte le nostre valutazioni.

Simone Burioni

Totti alla partita in onore di Sara. L’ex capitano: “Daremo il massimo affinchè le cose cambino” –

L.Fantoni Francesco Totti per il sociale: un film visto e rivisto per tante e tante volte. Il dirigente giallorosso non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alle persone meno fortunate di lui, e si è sempre speso per diverse cause umanitarie e sociali. Come quella per ricordare Sara Di Pietrantonio, giovane donna uccisa dall’ex fidanzato a cui è stata dedicata oggi una partita per ricordare a tutti la delicatezza e l’importanza delle discussioni sul tema del femminicidio. La kermesse, organizzata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, consiste in una partita di calcio a cui saranno presenti, oltre all’ex capitano giallorosso, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità, Maria Elena Boschi, e Concetta Raccuia, mamma di Sara Di Pietrantonio. Queste le parole dell’ex numero 10: “Voglio ringraziare tutti i presenti e le autorità per questa giornata bellissima sperando che non ci siano più episodi di violenza sulla donne. Mi dispiace essere in queste vesti per questi episodi sgradevoli. Mi riallaccio alla mamma di Sara, alla signora Concetta: tutto quello che dice e tutto quello che ha detto è realtà, sperando che queste cose non succedano più perché sono cose assurde, surreali. Bisogna aiutare le donne come gli uomini, siamo tutti uguali, sia maschi che femmine, perciò dobbiamo cercare di andare tutti dalla stessa parte. Noi cercheremo di dare il massimo affinchè le cose possano cambiare, la vita è una e bisogna godersela fino in fondo. Sperando che da oggi si possa partire e si possano cambiare tante tante cose. Che queste persone non possano fare più queste cose incredibili che nella vita nessuno crede che una persona normale possa fare. Il mio appello è un appello forte e sentito: sicuramente riusciremo a cambiare la mentalità di queste persone”.

Luca Fantoni

Atletico Madrid-Roma: le pagelle. Fazio il totem, incubo Bruno Peres

Gianluca Notari – Per la qualificazione erano buoni due risultati su tre, ma purtroppo è arrivata una sconfitta. Niente panico, la qualificazione è ancora ampiamente alla portata della Roma: battendo il Qarabag i giallorossi sarebbero matematicamente qualificati, ma se l’Atletico Madrid non dovesse vincere a Londra, De Rossi e compagni approderebbero comunque agli ottavi. Quella del Wanda Metropolitano è stata una partita combattuta, per lunghi tratti in equilibrio, sbloccata solamente da una prodezza di Griezmann, tornato al gol dopo quasi due mesi di digiuno con il club. Infine, Gameiro a chiudere i giochi, che insacca da posizione defilata dopo aver saltato Alisson, su imbucata dell’implacabile Griezmann. Una prova in generale degli uomini di Di Francesco sufficiente solo a tratti, ma che fortunatamente non compromette il buon lavoro fatto fin’ora.

LE PAGELLE

Alisson 5.5 – Incolpevole in occasione dei gol, riesce sempre a gestire il pallone con i piedi, seppur con un pizzico di fiducia in eccesso che lo porta spesso a rischiare la giocata.
Bruno Peres 4 – Il peggiore in campo. Manchevole in fase di spinta, dove sbaglia sempre la scelta, disastroso in fase difensiva: è dalla sua parte infatti che giunge il cross per il primo gol dell’Atletico. Per finire in bellezza, rimedia il secondo giallo che gli farà saltare la sfida decisiva contro il Qarabag.
Manolas 5.5 – Lontano parente del Manolas visto al derby: inizia la gara facendosi soggiogare da Torres come l’ultimo dei dilettanti, e subito dopo rimedia un giallo per una scivolata a metà campo – francamente inutile – su Augusto Fernandez.
Fazio 7.5 – Sontuoso, è il vero comandante della difesa giallorossa. Ci mette qualche minuto a prendere le giuste misure, ma la sua partita è un crescendo di chiusure e lanci millimetrici, spesso arricchendo il tutto con qualche dribbling spettacolare.
Kolarov 5.5 – Spinge in tandem con Perotti, perché è lì che la Roma riesce a sfondare, ma i suoi cross sono meno precisi del solito. Cala nel finale.
Pellegrini 5 – Spaesato, il giovane giallorosso non riesce a trovare la giusta posizione in campo per tutta la partita. Giustamente sostituito.
Gonalons 6 – La sua intelligenza tattica è superiore agli altri e si vede: il francese si propone sempre in appoggio ai compagni e smista con diligenza i palloni che riceve. Carente in fase di copertura, ma nel complesso prestazione sufficiente.
Nainggolan 6.5 – L’unico tiro che poteva impensierire Oblàk è il suo, che da posizione defilatissima prova a beffare il portiere sloveno ma sfortunatamente il pallone finisce sul palo. Per il resto tanta qualità e tanta corsa in ambedue le fasi. Il solito ninja.
Gerson 4.5 – Soffre dall’inizio della partita la prestazione di Filipe Luis, uno dei migliori dei suoi, e paga lo scotto di ‘novellino‘ su questi palcoscenici. Mai incisivo, sciupa due potenziali occasioni nel primo tempo. Evanescente.
Dzeko 5 – Stavolta non è neanche riuscito a fare il solito lavoro in appoggio alla squadra. Ha lottato, improvvisato un paio di dribbling, preso a spallate gli arcigni difensori ‘rojiblancos’, ma non è certo il migliore Dzeko. Inoltre, il gol manca da oltre un mese.
Perotti 6.5 – Il più pericoloso della Roma, nel primo tempo vince costantemente i duelli contro il terzino avversario, Thomas, che poi terzino non è: Perotti lo salta sempre, ma nell’ultimo passaggio non riesce mai a trovare il giusto guizzo. Rimane comunque l’unico ad impensierire la retroguardia avversaria.
dal 62′: Strootman 5.5 – Entra al posto di Pellegrini, ma non cambia di molto le cose.
dal 70′: Defrel 5.5 – Appannato, necessita di più continuità.
dal 78′: El Shaarawy sv – Entra appena in tempo per verificare che sì, le condizioni del campo lasciano a desiderare.
Di Francesco 5.5 – Questa volta il turover non paga: Pellegrini e Gerson subiscono la fisicità degli spagnoli, ma l’atteggiamento aggressivo è comunque costante per tutta la partita. Bene nella conferma di Fazio.

Gianluca Notari

1999, Atletico Madrid-Roma 2-1. Di Francesco dal campo alla panchina, per non ripetere gli stessi errori

Luca Fantoni – Dominazione spagnola. No, non parliamo di quella del XVI secolo, ma di una sera di marzo del 1999 in cui l’Atletico Madrid, all’epoca una squadra di medio-bassa classifica, annientò la Roma, vincendo solo 2-1 a causa di molta sfortunae di una punizione splendida di Di Biagio. Era il secondo anno di Zeman, non sicuramente una stagione da ricordare, terminata con il 6° posto in campionato, ma la differenza tecnica tra le due squadre, quella sera, fu veramente esagerata. I giallorossi schieravano Chimenti in porta. La difesa era formata da Cafu, Zago, Aldair e Candela. I tre di centrocampo erano Tommasi, Di Biagio e Di Francesco mentre Totti e Paulo Sergio sostenevano Delvecchio in avanti. I colchoneros di Aguiar rispondevano con Molina tra i pali. Serena a destra, Toni a sinistra e Chamot e Denia al centro. Nel centrocampo a 5, sulle fasce giocavano Baraja e Roberto mentre al centro Aguilera, Jugovic e Juninho Paulista. L’unica punta era quello spagnolo che poi fu acquistato per 20 milioni dal Milan, Josè Mari.

LA PARTITA – Nei primi minuti c’è subito un botta e risposta, con l’Atletico che si rende pericoloso con un tiro da fuori, mentre la Roma con un colpo di testa di Delvecchiodeviato in angolo. Al 13° minuto i colchoneros passano in vantaggio. Serena mette un cross per Jose Mari che di testa è bravissimo a battere Chimenti. La pressione dei padroni di casa si fa insistente ed è sempre l’attaccante spagnolo ad andare vicino al raddoppio con un destro a giro che si infrange sul palo. La seconda frazione si apre come peggio non avrebbe potuto. Candela perde un pallone sulla trequarti offensiva, sul capovolgimento di fronte Roberto mette a sedere due volte, con i suoi dribbling, lo stesso francese e poi lascia partire un destro che si infila sotto la traversa, è 2-0. A questo punto i giallorossi cercano di reagire, per salvare almeno la faccia. Totti impensierisce Molina con un tiro da fuori, mentre Di Francesco viene atterrato in area ma l’arbitro Sars lascia correre. Al 75° arriva la rete del 2-1. Di Biagio calcia una punizione da circa 30/35 metri e piazza il pallone sotto l’incrocio. Da questo momento le due formazioni abbassano il ritmo, senza creare ulteriori pericoli fino alla fine del match.

Sono passati quasi 18 anni. Oggi Di Francesco non è più in campo ma in panchina. Quel giorno, anche se ne è uscito sconfitto, ha imparato com’è giocare in un’atmosfera calda come quella del Vicente Calderòn allora, e del Wanda Metropolitano adesso. Il tecnico pescarese deve riscattare quella sconfitta bruciante in Coppa Uefa e ha un’occasione ghiotta perché la Roma, con un risultato positivo, si qualificherebbe agli ottavi di finale di Champions League. Si devono rivoltare le carte in tavola. Deve iniziare il dominio romano in Spagna. L’anno scorso i giallorossi hanno conquistato Vila-Real, ora è arrivato il momento di Madrid.

Luca Fantoni

Moscardelli: «Grazie Totti per le emozioni che mi hai dato. Scudetto? La Roma c’è. Vinciamo il derby»

Simone Burioni – Davide Moscardelli, giocatore dell’Arezzo ma noto per la sua fede romanista, è stato intervistato dalla nostra redazione. Tra i diversi argomenti trattati, l’ex Bologna e Chievo ha parlato di Nazionale, di TottiDe Rossi e, immancabilmente, di derby. Queste le sue parole:

Due anni che sei ad Arezzo, come ti trovi?
Bene, molto bene. Soprattutto l’anno scorso ho fatto un buon campionato con la squadra, quest’anno stiamo trovando un po’ di difficoltà specialmente nelle partite in casa, l’opposto dell’anno scorso, quindi dobbiamo migliorare quello. Di strada ancora ce n’è da fare, speriamo di migliorare il prima possibile.

Hai iniziato come terzino sinistro, poi come sei finito in attacco?
Ero meno di un bambino quindi i miei ricordi sono da attaccante vero, forse stavo troppo avanti e al mister non piaceva questa cosa quindi mi ha spostato in avanti comunque è sempre stato il ruolo che mi piace di più anche perché il calcio si basa tutto sul gol, volevo un ruolo da protagonista.

29 agosto 2010. Il tuo primo gol in Serie A all’esordio contro il Catania. Ci racconti questa giornata?
Ho dormito poco prima e dopo. È un ricordo bellissimo, finalmente la Serie A a trent’anni, già solo quello era stupendo. Il pensiero era di godermi quella partita, poi è arrivato anche il gol e la vittoria quindi per un calciatore è stata la giornata perfetta.

La tua prima partita allo stadio Olimpico è stata all’addio di Bruno Conti. Com’è andata? Ti sei emozionato?
Si, ero veramente piccolo, ma mio padre mi ha portato per la prima volta allo stadio per una festa. Mi ricordo che per salire in tribuna Tevere dalle scalinate ho visto quello stadio enorme, tutta quella gente, è stata una grande emozione. È una delle poche cose che ricordo di quando ero bambino e rimarrà sempre dentro di me.

Veniamo alla Nazionale, ti aspettavi un fallimento del genere?
Nessuno se lo aspettava. Erano alla nostra portata, devo ancora metabolizzare perché sarà dura quando inizieranno i Mondiali, è un peccato, ma possiamo prendere questa cosa per iniziare una rivoluzione totale per tutto il movimento e ripartire dai giovani, dai vivai e da qualsiasi altra cosa. In questo l’Italia è forte, riesce a ripartire dalle cose più brutte e questa calcisticamente è la pagina peggiore del calcio italiano. Bisogna pensare a ripartire subito.

Daniele De Rossi ha lasciato la maglia azzurra. Vuoi mandargli un messaggio?
E’ stato un grande, lo è e lo sarà ancora per me. Mi spiace che ha chiuso così, come Buffon, Barzagli e gli altri veterani dopo tante partite in Nazionale, tante vittorie e anche qualche sofferenza. Però come giocatore e come uomo lo conosciamo, dà sempre tutto sia per la maglia della Roma che per quella della Nazionale. Dispiace che ha finito così, ma non ha niente da rimproverarsi perché ci ha sempre messo la faccia.

Che pensi della Roma di Di Francesco?
Penso che stia facendo un ottimo campionato, forse sopra le aspettative di tutti, però non è così strano perché ha sempre fatto bene come allenatore, poi conoscendo l’ambiente sapeva quanto potesse essere difficile, ma lui è andato avanti con le sue idee giustamente e adesso i frutti si stanno vedendo. L’importante è che continui così.

Una delle idee fondamentali di Di Francesco è il turnover. Da giocatore come vivevi questi continui cambi?
Se danno i risultati bene, perché quando arriva il risultato tutto passa in secondo piano, quella è la cosa principale. Penso sia un fatto di responsabilizzare tutti, ognuno si sente importante e tutti si sentono di dare qualcosa in più perché poi l’occasione arriva e se non la sai cogliere ci rimetti solo tu. Quello deve essere il pensiero del giocatore e credo sia quello che stanno facendo.

Quando giocavi contro la Roma come vivevi il pre-partita e la partita stessa?
Era un’emozione diversa, sentita di più. Poi quando inizia la partita queste cose vengono meno perché il pensiero è sempre quello di far bene per la tua squadra, ma prima era sicuramente un’emozione diversa.

L’attaccante della Roma è Dzeko. Che pensi del bosniaco?
Io sono sempre stato un suo ammiratore dato anche il ruolo. Il primo anno lo ha fatto un po’ così alla Roma, ma data la sua storia si poteva immaginare che avrebbe fatto un po’ di fatica. Poi anno scorso ha fatto vedere a tutti quello che è e quest’anno lo sta dimostrando di nuovo, ultimamente meno con i gol, ma con la prestazione che c’è sempre stata, con l’impegno di aiutare la squadra ed entrare sempre nel vivo del gioco che per una prima punta non è sempre facile o scontato. Mi piace molto per quello, poi per un attaccante il gol è tutto, ma la squadra giocando così crea tantissime occasioni anche per gli altri giocatori quindi lui riesce ad aiutare il gruppo per il risultato finale.

Che hai pensato durante l’addio al calcio di Francesco Totti?
Come te lo spiego? Ci sono cresciuto, è difficile. Si sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel giorno, è stata dura digerire e ancora lo è adesso. Quando vedi la Roma pensi sempre al capitano, è normale. Posso solo che ringraziarlo per le emozioni che mi ha regalato per una vita intera.

Da avversario com’era? Come lo si affrontava?
Sperando che non fosse in giornata, ma anche se non lo era il colpo da campione ce l’ha sempre avuto. O con un passaggio o con un tiro poteva risolvere la partita quindi attenzione massima su di lui che a volte neanche bastava perché con il pensiero e la tecnica era avanti.

Che dirigente può diventare?
Sicuramente non forte come è stato da calciatore. Potrà dare una mano ai giovani che si affacciano con questa società e con questa maglia, sarà molto importante e saprà dare dei consigli importanti soprattutto a loro.

Favorita per lo Scudetto? Le prime posizioni?
La Juve è quella da battere quindi ci si deve mettere per forza. Per quanto riguarda il gioco metto il Napoli che sta facendo un campionato importante. L’Inter per l’allenatore che ha in panchina, che conosciamo bene. Naturalmente ci metto anche la Roma. È più livellato, ci sono più squadre ma alla fine il pensiero va alla Juve e al Napoli, la Roma sta dietro ad aspettare qualche passo falso.

Oltre a Juve e Napoli nelle prime posizioni c’è anche la Lazio. Da giocatore quando giocavi contro di loro avevi qualcosa in più?
Si, pensavo di sì, ma da come sono andate le partite no, perché forse la sentivo troppo. Non ho fatto le mie migliori prestazioni. Peccato perché era una partita a cui tenevo tanto, quasi da dimenticare.

Passando alla Champions League, dove può arrivare la Roma dopo questo inizio folgorante?
Anche lì l’inizio è stato sopra le aspettative di tutti, può finire il girone da prima in classifica, sta facendo grandi cose anche in Champions League. Vediamo di passare questo girone, poi ulteriori considerazioni saranno fatte dopo l’abbinamento con la prossima squadra da affrontare.

Tu sei nato in Belgio come Nainggolan: che idea hai di questo giocatore e che avversario era in campo?
Era tosto (ride, ndr), era tosto già a 19 anni quando giocavamo insieme a Piacenza. Glielo dicevo sempre: hai una forza che neanche tu te ne rendi conto. Era ancora giovanissimo e adesso è uno dei centrocampisti più forti al mondo, quindi sono contento che sia rimasto a Roma e spero rimanga ancora per molto. Posso tifare per lui e per il Belgio in questo Mondiale, gli faccio sicuramente un grosso in bocca al lupo.

Sempre a proposito di Belgio, i rapporti con il ct Martinez ultimamente sono un po’ burrascosi. Ti sei fatto un’idea sul perché? Cosa diresti all’allenatore?
No, non ho la più pallida idea del perché di questo comportamento. Ultimamente lo ha richiamato, Nainggolan è un giocatore troppo importante per la Nazionale e per qualsiasi altra squadra, quindi dovrà fare un passo indietro e portarlo ai Mondiali perché non può fare a meno di un giocatore così.

Tornando al campionato, sabato c’è il derby. Come si avvicinano Roma e Lazio a questa gara?
Si avvicinano benissimo tutte e due, mi auguro sia un derby con uno stadio pieno e con tanta gente. Sicuramente una bellissima partita, sperando che alla fine si parli solo e soltanto di quello, poi il risultato mai come quest’anno potrebbe essere in bilico perché stanno tutte e due facendo un campionato fantastico. Sicuramente spero che vinca la Roma, lo vivo sempre con il pensiero che possa vincerlo ma i derby sono strani, potrebbe essere uno dei derby più belli degli ultimi anni.

C’è un derby a cui sei particolarmente legato?
Sono tanti. E’ scontato dire il 5 a 1 con i quattro gol di Montella, ma ne ricordo anche un altri non per forza vinti, come quello del 3 pari dove la Roma perdeva per 3 a 1, riuscì a fare il 3 pari e poi venne annullato a Delvecchio il gol del 4 a 3, mi ricordo quell’esultanza poi vana. Quello fu un derby vissuto dall’inizio alla fine come dovrebbe essere vissuto, poi il risultato magari ti penalizza ma durante la partita è quella l’emozione che ti deve dare un derby.

Sulle panchine di Roma e Lazio siedono due allenatori giovani ma molto bravi. La tua idea su Di Francesco ed Inzaghi?
Stanno facendo bene, Di Francesco aveva un ruolo difficile da prendere e Inzaghi lo stesso. Inzaghi sta facendo veramente bene e gli faccio i complimenti, la squadra lo segue e si fa ben volere da tutti, sa gestire bene il gruppo e giocano bene, ha fatto veramente un gran lavoro, così come Di Francesco. Anche in panchina quindi è un bel derby tra due allenatori che stanno facendo veramente bene, potrebbe essere una sfida nella sfida ma spero che la vinca mister Eusebio.

Risultato secco?
2 a 1 per la Roma.

Simone Burioni

2009, Roma-Lazio 1-0. Dalla delusione all’estasi. La notte indimenticabile di Marco Cassetti

Luca Fantoni – Spesso si parla di cos’è il destino, se esista o meno. I tifosi della Roma, in quel derby di inizio dicembre, ne hanno avuto la prova evidente. Cassetti era in panchina, non doveva entrare, eppure Mexes si è infortunato. All’epoca il terzino aveva 32 anni, aveva fatto la sua buona carriera in maglia giallorossa ma difficilmente sarebbe rimasto impresso per molto tempo nella memoria dei tifosi. Eppure, il destino, quel giorno, l’ha fatto entrare in campo e gli ha fatto decidere uno dei derby più belli degli ultimi anni. Dietro ad una grande sostituzione c’è sempre però un grande allenatore. In panchina sedeva Claudio Ranieri, in una delle sue prime partite, nella stagione dello scudetto sfiorato. In porta c’era Julio Sergio, protagonista anche lui. In difesa Burdisso e Riise giocavano sulle fasce con Juan e Mexes al centro. Il centrocampo a tre era formato da De Rossi, Pizarro e Perrotta mentre davanti agivano Menez, Vucinic e capitan Totti. La Lazio di Ballardini si schierava invece con un difensivo 5-3-2 con Muslera tra i pali, la difesa era formata da Lichsteiner, Diakitè, Stendardo, Radu e l’ormai romanista Kolarov. Brocchi, Baronio e Matuzalem giocavano alle spalle del duo d’attacco Mauri-Zarate.

LA PARTITA – Il derby è una partita calda per definizione. Quella del 2009 lo è stata forse troppo. Dopo le prime azioni di Juan e Zarate infatti, al 12° l’arbitro Rizzoli è costretto ad interrompere il match per sei minuti per il lancio di petardi in campo. Quando si riprende a vedere il calcio giocato, il primo pericolo è della Lazio. Julio Sergio è bravo a smanacciare un tiro-cross di Matuzalem. Al 43° il destino effettua il suo corso. Mexes accusa un leggero problema al ginocchio e chiede la sostituzione. Fa il suo ingresso in campo Marco Cassetti. Al 60° entra in scena il secondo protagonista di quella fredda ma dolcissima notte. Zarate anticipa Burdisso, rientra sul destro e calcia in porta prendendo il palo. Sulla respinta Mauri tira a botta sicura ma Julio Sergio decide di chiudere la saracinesca ed effettua un intervento degno della “parata del secolo” di Gordon Banks ai mondiali del ’70. Dopo quella prodezza i giallorossi si scuotono. Prima Perrotta impegna Muslera di testa poi, al 79°, Cassetti blocca Kolarov e riparte. Dopo una serie di passaggi la palla arriva a Vucinic che la mette in mezzo e trova lo stinco di quel terzino che da quel giorno diventerà uno dei beniamini della Curva sud. Nel finale viene espulso Pizarro ma alla Roma importa poco, il derby è giallorosso.

Sono passati 8 anni ed ora si parla di una sfida di alta classifica. Di Francesco, come Ranieri al tempo, è al primo derby da allenatore. Roma è una piazza particolare e, se dovesse arrivare un risultato negativo, potrebbe cancellare quanto di buono fatto fino ad ora da Dzeko e compagni. Il mister non deve essere intimorito. Questa è una di quelle partite che si vincono prima con la testa e poi con le gambe. Il destino ci ha già dimostrato che se qualcosa deve andare in un certo modo ci andrà, e tra i giocatori dei giallorossi ce ne sarebbero parecchi che meriterebbero un riscatto. Che sia Defrel, Schick o Bruno Peres, uno di loro deve entrare in campo e dimostrare perché gioca nella Roma. È finito il momento delle scuse, è arrivata l’ora di rimboccarsi le maniche e tirare le somme.

Luca Fantoni

Graziani: “Ventura dovrebbe dimettersi, è una disfatta che non si cancellerà mai. Sulla panchina metterei Ancelotti”

Simone Burioni – Francesco ‘Ciccio’ Graziani,Campione del Mondo con la nazionale italiana in Spagna nel 1982 ed ex giocatore della Roma, con la quale ha sfiorato una storica vittoria in Coppa dei Campioni, è intervenuto ai nostri microfoni. Dopo l’inaspettata eliminazione dell’Italia ai playoff di Russia 2018, l’ex azzurro ha voluto dire la sua sulla disfatta contro la Svezia e sul futuro del movimento calcistico italiano. Ecco le sue parole:

Che cosa ne pensi della mancata qualificazione dell’Italia per i Mondiali di Russia 2018?
Non si rimedia più, siamo fuori da una competizione importante per il nostro calcio, per i calciatori e per i tifosi. Siamo andati fuori ai playoff contro una squadra ben organizzata, ma modesta. Abbiamo commesso degli errori e non siamo stati bravi ad esaltare le nostre qualità: noi eravamo più forti, ma questo non si è concretizzato sul campo, ci sono grandi demeriti. Oggi è la giornata della tristezza, del rammarico e della delusione. Lo sport è questo, a volte ci sono momenti esaltanti ed a volte quelli deprimenti. E’ un momento difficile per il calcio italiano.

Il Ct Gian Piero Ventura ha commesso degli errori? 
Sì, anche se ha una percentuale più bassa rispetto a quella dei calciatori. Possiamo discutere alcuni comportamenti e alcune scelte, ma in campo ci vanno i calciatori ed hanno dato molto meno di quello che ci si aspettava. Noi, con tutto il rispetto per la Svezia, che non ha le nostre qualità, il nostro estro e la nostra fantasia, eravamo più forti, ma non è bastato. A volte la presunzione, il pensare di essere più bravo e che fosse un turno abbordabile ci ha fatto abbassare la guardia e diventiamo vulnerabili. Nel doppio confronto cinque o sei calciatori hanno dato meno di quello che si aspettava, non siamo stati neanche troppo fortunati negli episodi. Il nostro strapotere tecnico non si è visto, soprattutto sul campo, ed ha determinato un’eliminazione che fa rabbia. Non siamo riusciti in tre ore di gioco non solo a fare un gol, ma nemmeno a prendere una punizione dal limite dell’area. Alcune scelte di Ventura non le ho capite, non ha fatto giocare il miglior talento italiano, cioè Insigne, è un peccato mortale; sacrificandolo in virtù di un assetto tattico che poi non ci ha dato nulla, perché questo 3-5-2 che cosa ci ha regalato? Solo delusioni. Non sono gli assetti tattici che fanno vincere le squadre, ma gli uomini, per come stanno in campo e per la qualità che esprimono. I calciatori devono assumersi le loro responsabilità, perché non sono riusciti a mettere in campo le loro qualità. Non discuto che ci abbiano messo impegno, dedizione e cuore, ma nel calcio questo non basta, ci vuole qualcosa di più.

Ventura dovrebbe dimettersi?
Mi stupisco del fatto che ancora non l’abbia fatto, anche se ha un contratto fino al 2020. Se fossi stato in Federazione non glielo avrei fatto, perché prima si raggiungono i traguardi e poi si parla di progetti e prospettive nuove. Dopo la gara con la Spagna persa in quel modo, fare il contratto a Ventura fino al 2020 è stata una follia, non lo condivido questo comportamento della Federazione e del suo Presidente. In cuor mio, se fossi stato nei panni di Ventura, avrei subito chiesto scusa ai tifosi italiani, prendendomi le mie responsabilità, perché ci sono, ma dicendogli anche che le scelte erano frutto della convinzione che fossero le migliori, ma i risultati non mi hanno dato ragione e quindi mi dimetto, perché vorrei uscirne pulito, contestato, ma pulito dal punto vista morale. Il Presidente Federale non si dimette, l’allenatore nemmeno, ragazzi siamo all’assurdo.

Chi vedi sulla panchina della Nazionale?
Bisognerà far passare qualche giorno e riflettere a mente fredda su quelle che possono essere le prospettive future, io penso che la prima persona a cui fare riferimento è Carlo Ancelotti che al momento è libero, ha allenato i più grandi club d’Europa ed ha vinto tantissimo, chissà che magari gli venga la voglia di programmare quattro anni diventando il selezionatore della nostra Nazionale. Credo che lui possa essere allettato da questa ipotesi e la prima cosa che farei sarebbe proprio quella di andare a cercare Carlo in maniera che se lui dovesse accettare c’è la possibilità, con i tanti giovani che abbiamo, di ricostruirci un futuro e ritornare a vederlo con più ottimismo, anche perché io credo che nei prossimi anni torneremo ad essere competitivi.

Una delusione così grande può influire anche sui giocatori in campionato?
Sì, sicuramente, è un contraccolpo psicologico che è peggio di dieci bastonate alla schiena. Anche io ho vissuto dei momenti difficili calcisticamente parlando e ci è voluto del tempo, tanto tempo e a volte non ti permette nemmeno di assorbire al 100% la delusione. Se oggi dovessi immaginare l’aspetto psicologico dei giocatori che hanno preso parte alla spedizione, tranne alcuni che non si sentono assolutamente responsabili, come Insigne, che ha giocato solo pochi minuti e si sente comunque in negativo dal punto di vista psicologico, questa disfatta diventerà per loro una macchia indelebile che non si cancellerà mai. Nei tanti momenti belli che ricorderanno ci sarà purtroppo da ricordare anche questo momento così brutto.

De Rossi ha dato l’addio alla Nazionale, il prossimo anno probabilmente lascerà anche la Roma. Quanto mancherà un giocatore con il suo carisma?
Daniele ha fatto un percorso straordinario in Nazionale, è diventato Campione del Mondo, ha fatto tantissime presenze e tanti gol perché se andiamo a vedere ha fatto 19 gol. Credo che sia uno dei centrocampisti più prolifici della nostra Nazionale, nel bene o nel male anche lui rimane all’interno di una storia meravigliosa che ha avuto con la Nazionale. In questo momento il dispiacere mette da parte tutte le cose belle perché anche ieri l’abbiamo visto soffrire tantissimo in panchina: non poter dare il proprio apporto, mettere in campo l’esperienza che ha sempre messo. Sapevamo che era soltanto questione di mesi perché se ci fossimo qualificati Daniele avrebbe fatto parte di quella spedizione, non sappiamo se avrebbe giocato oppure no e alla fine del Mondiale del 2018 avrebbe dato l’addio alla Nazionale. Darlo in questo modo, come per Buffon, per Barzagli e per Chiellini, suscita un’amarezza incredibile che si porteranno dietro per molto tempo, forse per tutta la vita.

Simone Burioni