Inter-Roma, San Siro si riempie. Sosta toccasana, torna Defrel

Simone Burioni – Cinquecentottantasei. Son i chilometri che separano lo Stadio Olimpico dal Meazza di Milano. Un tragitto durante il quale i calciatori della Roma dovranno ritrovare la concentrazione e riportare la testa al campo dopo le vacanze trascorse durante questo periodo di sosta.

SAN SIRO FA 50.000 – Al momento lo stadio San Siro conterà cinquantamila interisti a sostegno della squadra di Luciano Spalletti che nella conferenza stampa post Fiorentina aveva dichiarato che “Il gap con la Roma è stato colmato”. L’allenatore di Certaldo cercherà di rendere il tifo nerazzurro un fattore a proprio vantaggio dopo averlo definito come “Un tifo che ti fa tornare indietro nel tempo”. Dall’altra parte il settore ospite, tinto di giallorosso per l’occasione, conta attualmente 1800 unità che tenderanno ad aumentare nei prossimi giorni.

SOSTA BENEDETTA – Sia la Roma sia l’Inter stanno attraversando un momento di intensa difficoltà e lo stop dei match di campionato non può che aver ossigenato le due squadre, chiamate a reagire nell’immediato. I giallorossi nelle ultime cinque partite hanno ottenuto una sola vittoria (Cagliari), due pareggi e altrettante sconfitte, mentre analizzando lo stesso numero di gare i nerazzurri registrano un percorso di zero vittorie, tre pareggi e due sconfitte (Udinese e Sassuolo).

NESSUN RINFORZO, MA C’È DEFREL – Il mercato di gennaio, con molte probabilità, si chiuderà senza nuovi innesti per la Roma. Come già preannunciato dallo stesso Monchi “I migliori acquisti si chiameranno Defrel, Under, Schick…”. Il talentuoso ceco sta faticando a trovare la confidenza con il gol, mentre l’ex Sassuolo si è allenato a Trigoria per velocizzare il proprio rientro. Defrel infatti sembra essere sulla via del recupero per la sfida con l’Inter e potrebbe portare positività alla rosa di Di Francesco che appare preoccupato (ma non scoraggiato) dalle recenti prestazioni della squadra. Che sia il francese la soluzione? Per adesso “Marchons!”.

Simone Burioni

Roma, “Ricominciamo!”. Adesso c’è l’Inter… con uno Dzeko in più

Simone Burioni – “Ancora non siamo da scudetto”. Queste le parole di Eusebio Di Francesco rilasciate a Firenze durante l’evento “Ferrante-Pitti Uomo”. Verità o strategia? Il conto alla rovescia per la sfida di Milano contro l’Inter, in programma per domenica 21 gennaio, è iniziato. Serve una reazione. Tra tante difficoltà qualche guizzo da cui ripartire…

EDIN SBLOCCATO – La sconfitta con l’Atalanta, per quanto dolorosa, non è stata totalmente grigia. Qualche aspetto positivo è comunque riuscito ad emergere. Su tutti il ritorno al gol di Edin Dzeko che si è sbloccato dopo un digiuno che durava dal 1 dicembre (match contro la SPAL). Per trovare un’altra rete del bosniaco bisogna scorrere il calendario fino al 1 ottobre. L’avversario era il Milan e il numero 9 giallorosso riuscì a caricarsi la squadra sulle spalle portandola alla vittoria. San Siro potrebbe essere il posto giusto da cui far ripartire la striscia positiva di gol iniziata nella prima parte di stagione.

MODULO CONFERMATO – Schick fa il Defrel, ma il ceco pecca di lucidità negli ultimi metri se costretto a ripiegare costantemente sulla linea di centrocampo. Inoltre non è la posizione che predilige anche se al suo arrivo dichiarò: “Posso giocare ovunque in attacco”. Il mister è chiaro, il collettivo conta più dell’individuo: “Avanti con il 4-3-3”.

DIFRA VS SPALLETTI – All’andata, con un pizzico di fortuna e con un VAR acerbo, l’Inter dell’ex Spalletti era riuscita a spuntarla su una Roma ancora in rodaggio e che non aveva convinto pienamente nel pre-stagione. A quella sconfitta sono seguite le 5 vittorie consecutive in campionato, arrestate solo all’ottava giornata dal Napoli. Le statistiche più recenti pendono dalla parte di Di Francesco: i giallorossi nelle ultime 5 partite a San Siro in Serie A contro i nerazzurri sono riusciti ad ottenere tre vittorie. Roma, ascolta la Sud: “Ricominciamo!”.

Simone Burioni

1986, Roma-Atalanta 4-0. Doppietta di Boniek, poi Giannini e Pruzzo, la Befana è giallorossa

Luca Fantoni – Inizio del 1986. La Spagna e il Portogallo entrano nell’Unione Europea, da poco è stato lanciato il primo sistema operativo “Windows 1.0”, i Queen stavano per monopolizzare le classifiche di tutto il mondo con il loro album “A Kind of Magic” e la Roma, con Eriksson in panchina, cercava di ritornare a vincere dopo lo scudetto del 1983. La prima partita di quell’anno vedeva come avversario l’Atalanta di Nedo Sonetti. Si giocava il 5 Gennaio. All’andata, nella prima giornata di campionato, i giallorossi avevano vinto a Bergamo con un gol di scarto e con la rete del loro terzino, Sebino Nela. Notate delle similitudini? Tranquilli, non siete gli unici. I capitolini scendevano in campo con Tancredi in porta. La difesa a 4 era formata da Nela e Oddisulle fasce con Bonetti e Righetti al centro. L’altro quartetto, questa volta di centrocampo, era composto da Gerolin, che sostituiva Conti, Ancelotti, Boniek e Cerezo. Pruzzo e Tovalieri costituivano il temibile duo d’attacco. Gli orobici rispondevano con un undici di tutto rispetto che annoverava tra i giocatori migliori gente del calibro di Gentile, Prandelli e Donadoni.

LA PARTITA – Con Paulo Roberto Falcao sugli spalti, la Roma e il pubblico sembrano subito ritrovare entusiasmo dopo il deludente pareggio per 0-0 contro il Como nella giornata precedente. Il dominio dei giallorossi, evidente sin dalle prime battute, si concretizza al 42°. Ancelotti serve l’accorrente Nela sulla sinistra, il quale mette un cross sul secondo palo dove Boniek si fa trovare pronto ed insacca. Il polacco si ripete al 59°. Dopo una serie di confusi rimpalli in area infatti, il centrocampista si avventa su una palla vagante a mezza altezza e al volo, di destro, la manda sotto l’incrocio dei pali. Passano 12 minuti e l’Atalanta subisce il tris. Questa volta è il turno di Giannini, subentrato all’infortunato Oddi, di battere il portiere Malizia con un bel tiro di esterno da fuori area. Al 78° ci pensa Pruzzo con un colpo di testa, la specialità della casa, a calare il definitivo poker che regala la vittoria alla squadra di Eriksson. Nel finale si fa male il portiere degli ospiti e Sonetti, non avendo più cambi disponibili, decide di mandare in porta il terzino destro Osti.

Alla Roma di Di Francesco una vittoria del genere servirebbe come il pane. Bisogna allontanare le critiche piovute sulla squadra dopo le ultime deludenti prestazioni. L’osservato speciale, è inutile negarlo, sarà Patrik Schick. Il ceco non sta attraversando un periodo facile ma il pubblico giallorosso si è dimostrato maturo, applaudendolo durante l’uscita dal campo contro il Sassuolo. L’attaccante, sia che parta dall’inizio sia che entri a partita in corso, ha estremamente bisogno di una prestazione al suo livello per riprendersi psicologicamente e per non aggravare ulteriormente la situazione. Questo precedente tra le due squadre, sempre a ridosso della Befana, fa sperare per il meglio. Le premesse ci sono tutte, è arrivato il momento di trasformarle in fatti.

Luca Fantoni

2010, Juventus-Roma 1-2. Un colpo di testa di Riise nel recupero firma l’ultima vittoria a Torino in Serie A

Luca Fantoni – Juventus-Roma. Alcuni la identificano come un’eterna lotta tra seguire le regole ed essere fuori dagli schemi. Altri come un scontro tra filosofie: vincere e far emozionare. Altri ancora preferiscono che non arrivi mai. Quello che è certo è che non è una partita come tutte le altre. Da quando è arrivata la proprietà americana, e da quando è stato costruito lo Juventus Stadium (ora Allianz), i risultati dei giallorossi in trasferta sono stati a dir poco negativi. Sette partite e sette sconfitte di cui 4 almeno con 3 gol di scarto. Oggi però vogliamo parlare dell’ultima affermazione ai piedi della Mole, in campionato, della squadra all’epoca allenata da Ranieri. Un 2-1 all’ultimo secondo, in rimonta, all’Olimpico di Torino… C’è altro modo per spiegare la felicità? Quella partita fu una rampa di lancio per la grande rimonta che portò quasi allo scudetto dei capitolini. In porta giocava Julio Sergio. In difesa a destra c’era Cassetti, a sinistra Riise e al centro Burdisso e Juan. Il centrocampo era formato da Taddei, De Rossi, Pizarro e Perrotta mentre Toni e Vucinic costituivano il duo d’attacco. Totti era in panchina a causa delle non perfette condizioni fisiche. La Juventus di Ferrararispondeva con Buffon tra i pali. Grygera, Chiellini, Legrottaglie e Grosso in difesa. I tre di centrocampo erano Salihamidzic, Sissoko e Marchisio con Diego che agiva alle spalle di Amauri e Del Piero.

LA PARTITA – Clima glaciale. Quella sera a Torino il termometro segna sei gradi sotto lo zero. Nel primo tempo la Roma sembra accusare questo freddo, tanto che è la Juve a dominare. Dopo 8 minuti Toni è costretto a dare forfait per infortunio e al suo posto entra Totti. Il primo a provarci è Marchisio con un tiro-cross che attraversa pericolosamente tutta l’area. Dieci minuti dopo è il turno di Amauri e Legrottaglie ma i loro colpi di testa si spengono a lato di poco. La partita si sblocca nella ripresa. Diego, sempre sugli scudi quando incontra i capitolini, dopo una percussione centrale cerca di darla in mezzo. Juan prova ad intervenire ma alza un campanile sul quale Del Piero si avvita e di sinistro al volo mette il pallone in porta. Gol da applausi. A questo punto la partita cambia. Al 67° Taddei viene trattenuto in area da Grosso, è rigore. Dal dischetto si presenta Totti che non sbaglia. 13 minuti più tardi Riise si invola da solo contro Buffon. Il portiere lo stende fuori dall’area ma viene espulso per fallo da ultimo uomo. Al 93° l’apoteosi. Pizarro mette un cross dolcissimo sul secondo palo dove Riise, di testa, batte Manninger e fa esplodere di gioia il popolo giallorosso. Fu la definitiva rinascita del “Roscio”, uno dei terzini sinistri più amati degli ultimi anni.

Sicuramente il primo approccio con la città di Torino, questa settimana, non è stato dei migliori. Ora è arrivato il momento del riscatto. Bisogna spezzare la maledizione dello “Stadium e questo, forse, è l’anno buono. Sarà difficile, nessuno lo mette in dubbio, ma i ragazzi di Di Francesco devono scendere in campo con il pensiero che non hanno nulla da perdere e giocare come sanno fare. Niente esperimenti, niente novità di formazione. Pressing alto e corsa per tutti i 90 minuti, questo è l’obiettivo. Uscire da Torino da imbattuti rappresenterebbe un grande passo in avanti per la crescita mentale della squadra e, sopratutto dopo l’eliminazione in Coppa Italia, la città e i tifosi hanno bisogno della dimostrazione che questo club può lottare per qualcosa di importante.

Luca Fantoni

1980, Roma-Torino 0-0 (3-2 d.c.r). La serata magica di Tancredi che regala la 3° Coppa Italia ai giallorossi

Luca Fantoni – Non era un periodo facile. Erano gli anni di piombo. La strage di Ustica e della stazione di Bologna segnarono profondamente l’Italia e il mondo intero. Ma se dal punto di vista culturale e sociale la situazione era tragica, lo stesso non si può dire nell’ambito artistico. Gli AC DC pubblicavano “Back in Black e al cinema uscivano “Il tempo delle mele” e il musical di grande successo “Saranno Famosi (Fame)”. Un film, quest’ultimo, che rispecchia pienamente la Roma di quell’anno. Quel 17 maggio del 1980 infatti, con il successo in finale di Coppa Italia contro il Torino, Liedholm conquistò il suo primo trofeo sulla panchina giallorossa. Sarà il preludio allo scudetto del 1983 e alla finale di Coppa dei Campioni. I capitolini non sono ancora quella squadra dei sogni. Vengono da una salvezza conquistata all’ultimo con Valcareggi alla guida. Quella sera in porta c’era l’eroe, ancora inconsapevole, Tancredi. In difesa giocavano Maggiore, Amenta, Turone e Santarini. De Nadai, Giovannelli e Ancelotti erano i tre centrocampisti, mentre le due ali, Bruno Conti e Benetti, supportavano l’unica punta Pruzzo. Il Torino di Rabitti rispondeva con Terraneo tra i pali. Volpati, Vullo, Masi e Danova erano i difensori. A centrocampo giocavano Sala, Greco, Pecci e Zaccarelli mentre il temibile duo d’attacco era formato da Graziani e Pulici.

LA PARTITA – Da tabellino la partita si doveva giocare in campo neutro. Lo stadio scelto però è un Olimpico stracolmo di tifosi giallorossi, con gli spettatori paganti che sono più di 53 mila. Il Torino, conscio di essere in una situazione ambientale sfavorevole, si limita a difendere e ad amministrare il gioco. L’unica azione degna di nota del primo tempo è una combinazione tra Ancelotti-Pruzzo-Benetti, ben disinnescata da Danova. Nella seconda frazione il match diventa più frizzante con la Roma che ha un’occasione con Ancelotti che prende il palo mentre i granata vanno vicini alla rete con una girata di Pulici su cui però Tancredi si supera. Ai tempi supplementari, con le squadre più stanche, gli “ospiti” si rendono pericolosi con un paio di tiri di Pecci e Graziani mentre i giallorossi prendono un altro legno con una punizione di Di Bartolomei, subentrato all’inizio dell’extra time. L’incontro si trascina ai calci di rigore. Dopo 4 tiri dal dischetto dei capitolini, il Toro si trova in vantaggio 2-1, con due match point a disposizione. A quel punto però, Tancredi si trasforma in saracinesca e la fortuna comincia a girare anche dalla parte della squadra di Liedholm. Graziani calcia altissimo, Santarini segna e Pecci si fa parare il tiro. Parità, si va ad oltranza. Dagli undici metri si presenta Ancelotti che non sbaglia. Per il Torino va Zaccarelli il cui tiro però è intercettato da Tancrediche vola sulla sua sinistra e regala la 3° Coppa Italia alla Roma.

37 anni dopo la situazione è cambiata. Gli anni di piombo sono solo un lontano ricordo, “Back in Black” è il secondo album più venduto di sempre e quel gruppo di ragazzi è riuscito a diventare famoso. Tutto è partito da quella Coppa Italia. Qualcuno dice che è una competizione che diventa importante solo se arrivi in finale. Non è così. È dai successi che si costruiscono altri successi e la Roma di Di Francesco ne ha assoluto bisogno perché sono passati 10 anni dall’ultima volta che un trofeo è arrivato all’ombra del Colosseo. Si può fare anche turnover ma bisogna scendere in campo con la mentalità giusta, affrontando questo match come se fosse una qualsiasi altra partita di campionato. Se poi l’avversario si dimostrerà migliore sul campo verrà applaudito, ma i giallorossi devono dare il massimo per poter fare un passo in avanti verso la finale del 9 maggio e poter dire a tutti, come facevano gli AC DC, “I’ve been too long, I’m glad to be back”. Siamo stati via troppo tempo, dobbiamo tornare a vincere.

Luca Fantoni

Roma-Cagliari 1-0: le pagelle. Fazio man of the match. Male tutti gli attaccanti

Luca Fantoni – La Roma fatica ma vince 1-0, nel recupero, contro il Cagliari. I giallorossi hanno palesato, sopratutto nel primo tempo, la solita mancanza di freddezza sotto porta. Il rigore sbagliato di Perotti ha alimentato i fantasmi di un altro pareggio che sarebbe stato gravissimo ma ci ha pensato Federico Fazio, con il suo primo gol stagionale, a regalare i tre punti ai capitolini. La squadra di Di Francesco si porta a quota 38 in classifica, a -2 dall’Inter ma con ancora la partita con la Sampdoria da recuperare. Ora testa alla Coppa Italia per il match contro il Torino.

ROMA

Alisson s.v. – Nel tabellino a fine partita la voce “tiri in porta” del Cagliari recita il numero zero. Non si deve mai sporcare i guanti.

Florenzi 6 – Il terzino destro della Roma gioca 90 minuti discreti, cercando spesso la sovrapposizione sulla fascia, provando a creare potenziali palle gol. Dietro non subisce quasi mai gli attacchi del Cagliari. L’unico rischio lo regala nel primo tempo quando passa un pallone orizzontale che poteva creare dei problemi ai giallorossi.

Manolas 6 – La colonna greca gioca una partita attenta anche se non è particolarmente impegnato dagli avanti del Cagliari. Ha una sola disattenzione sul tiro alto di Farias, per il resto nessuna sbavatura.

Fazio 7 – Le partite si vincono anche così. Il difensore argentino corona un’ottima prestazione difensiva con un gol che definire importante poco. Senza questo gol la Roma si sarebbe trovata in una situazione difficile con la testa della classifica sempre più lontana. Sta diventando il vero comandante della difesa giallorossa.

Kolarov 6 – Il terzino serbo parte molto meglio nella prima frazione per poi calare nella ripresa. Nel primo tempo è una spina costante nella difesa rossoblu, andando più volte al cross che però spesso non trova nessuno in area. Ha il merito di battere la punizione per il gol di Fazio.

De Rossi 6 – Il capitano della Roma rientra in campo dopo la squalifica e gioca una partita sufficiente. Fà bene schermo davanti la difesa ma si limita al compitino in impostazione. Quanto meno mantiene la calma ed evita espulsioni.

Nainggolan 5.5 – Il belga gioca sicuramente meglio di Pellegrini ma anche lui risulta sottotono. Forse è uno dei più pericolosi della Roma con i suoi tiri da fuori che, però, non vanno mai a buon fine . Dietro si rende protagonista di alcuni buoni interventi in scivolata. Da lui ci si aspetta molto di più. Esce, stremato, per fare spazio a Strootman e anche per evitare eventuali squalifiche in vista della partita di Torino.

Pellegrini 5.5 – Brutta partita per il centrocampista romano. Sbaglia molti appoggi semplici e non dà il suo apporto nella fase offensiva, non tagliando quasi mai in area di rigore. Le cose migliori le fa vedere in interdizione dove sbroglia qualche situazione complicata. Esce al 72° per El Shaarawy.

Schick 5 – Il ceco ha tutte le scusanti del caso. Non è ancora in forma partita, è da poco che si allena con la squadra e non ha ancora recepito bene le indicazioni di Di Francesco ma resta il fatto che la partita di oggi è da dimenticare al più presto. Non trova mai il guizzo e non prova mai la giocata. Schick non è questo, o almeno si spera.

Dzeko 5 – Il bosniaco continua nel suo momento di scarsa forma. Non riesce ad essere incisivo in area di rigore e non aiuta neanche la squadra in fase di costruzione. Viene cercato poco ma anche lui non riesce a fare i movimenti giusti per ricevere il pallone. Ha bisogno di ritrovare la serenità mentale.

Perotti 5 – L’argentino completa il tridente dei “5” romanisti. Il bel periodo di qualche settimana fa sembra passato. Non salta quasi mai l’uomo e le poche volte che lo fa si porta il pallone sul fondo. A coronare questa prestazione deludente ci si mette anche il secondo rigore sbagliato in stagione, fondamentale perché era forse l’unico modo per poter sbloccare questa partita. Per sua fortuna ci pensa l’amico Fazio a salvarlo.

El Shaarawy s.v. – L’italiano gioca 18 minuti ma non lascia il segno. Entra al posto di Pellegrini ma non riesce ad incidere.

Strootman s.v. – Entra per far rifiatare Nainggolan e per evitargli un’ammonizione.

Under s.v. – Sostituisce Schick e conferisce vivacità alla manovra anche se risulta spesso confuso nella sua azione.

Di Francesco 6 – Il tecnico continua con il suo turnover controllato e il risultato gli dà ragione. Certo il problema del gol rimane ma questa vittoria può aiutare tantissimo a liberare i giocatori dal punto di vista mentale e permettergli di giocare con più serenità. Forse troppo tardivo il cambio di El Shaarawy.

Luca Fantoni

2006, Roma-Cagliari 2-0. Decide Rodrigo Taddei, tra rovesciate e pugni sul cuore

Luca Fantoni – Bastano due parole per descrivere Rodrigo Taddei: cuore e tecnica. Celebre la sua esultanza in cui si batteva il pugno sullo stemma. Un giocatore passionale, rimasto legato a Roma a cui ha dato e da cui ha ricevuto tanto. Spesso sottovalutato, la sua tecnica nello stretto era di prima qualità. Ne sono un esempio le giocate che maggiormente vengono ricordate quando si parla di lui. L’Aurelio contro l’Olympiakos, il rigore guadagnato al derby e la splendida bicicletta volante contro il Cagliari. Proprio di questa partita vogliamo parlare. Esattamente come avverrà sabato, il match di 11 anni fa si giocò a dicembre. L’Italia aveva vinto il Mondiale ma la Serie A era stata rivoluzionata dallo scandalo di Calciopoli. Stava nascendo la rivalità tra i giallorossi e l’Inter, il duello per eccellenza a quei tempi. I capitolini, guidati da quel Luciano Spalletti che ora siede sulla panchina dei neroazzurri, contro i sardi schieravano il tipico 4-2-3-1 con Doni in porta. La difesa era formata da Panucci, Mexes, Chivu e Tonetto. De Rossi e Pizarro erano i due mediani mentre Rosi, Taddei e Mancini agivano alle spalle di Totti. Il Cagliari di Colomba rispondeva con un 4-4-2 con Fortin tra i pali. I due terzini erano Pisano e Del Grosso mentre Bianco e Bizera giocavano in mezzo. Il centrocampo era formato da Pepe, Biondini, Budel e Agostini mentre Suazo ed Esposito costituivano il tandem d’attacco.

LA PARTITA – L’inizio è scoppiettante. Suazo si rende subito pericoloso ma viene fermato in area da Pizarro. Al 4° minuto arriva il gioiello. Panucci scappa sulla fascia destra e mette un pallone morbido al centro sul quale Taddei si avvita in un’acrobazia tanto naturale quanto difficile, è 1-0 e pubblico dell’Olimpico in visibilio. I sardi provano ad impensierire Doni con le ripartenze in velocità di Suazo ma le occasioni migliori capitano sempre ai giallorossi con Rosi che impegna Fortin. Al 41° è Taddei che con una girata in area va vicino al raddoppio. Dopo un tiro vicino al palo di Pizarro, il secondo gol arriva nella ripresa grazie a Mancini che raccoglie un passaggio arretrato di Rosi e calcia in diagonale non lasciando scampo all’estremo difensore avversario. Al 59° lo stesso brasiliano avrebbe l’occasione per calare il tris ma è troppo lezioso e prova un pallonetto che viene intercettato. Il match si chiude senza altre particolari emozioni. Alla fine i punti di distacco furono 22 ma la Roma disputò comunque una grande stagione, chiudendo al secondo posto.

11 anni dopo l’Inter si trova nuovamente lì, in vetta alla classifica. Stavolta si sono aggiunte alla lotta anche Napoli e Juventus, all’epoca in Serie B, per uno scudetto che sarà incerto fino all’ultimo. La Roma di Di Francesco non deve più sprecare occasionicome quelle di Verona o di Genova. Con due vittorie i giallorossi sarebbero stati potenzialmente primi, recupero con la Sampdoria permettendo. Questa giornata non prevede sfide impossibili per le altre, con la Juve che andrà a Bologna, il Napoli a Torino e l’Inter in casa con l’Udinese. La cosa più importante però è che la Roma faccia il suo, perché i tre punti con il Cagliari sono obbligatori.

Luca Fantoni

Aldair: “La Roma è amore e passione. Di Francesco? Serve un altro po’ di lavoro perché non è facile in sei mesi”

Luca Fantoni – Aldair, bandiera della Roma, è stato intervistato dai cronisti presenti in occasione della presentazione del libro “Dimmi cos’è“. Queste le sue parole:

Che cos’è per te la Roma?
Amore, passione. Chi non la ama la odia, la Roma è la Roma.

Come sta giocando Jesus?
Lo sto seguendo da parecchi anni, dal Brasile e anche da quando è in Italia. Sta facendo molto bene a Roma con Di Francesco.

 La Roma in Champions contro lo Shakhtar, ce la farà a passare?
Voglio vedere, manca così tanto, ci sono tante partite da giocare e bisogna cercare di arrivare il più in forma possibile. Mancano veramente tante partite. La Roma adesso deve pensare al campionato, Coppa Italia. Il sorteggio è andato abbastanza bene.

Come vedi Totti da dirigente?
Sempre bene. Penso che non si può giocare tutta la vita. Lui ha scelto di fare il dirigente e sono contento. E’ chiaro che adesso servirà un po’ di esperienza, è il primo anno, è un altro mondo anche se è sempre calcio.

Impressioni su Di Francesco?
Mi piaceva già dal Sassuolo, non è una sorpresa quello che sta facendo adesso, niente da dire. Vedevo come giocava l’anno scorso quindi è tutto normale. Penso che la squadra non è arrivata al punto che vuole lui, serve un altro po’ di lavoro perché non è facile in sei mesi. Ha iniziato molto bene.

E’ pronto per un grande palcoscenico come la Champions?
La Roma deve vedere il campionato, manca ancora tanto. Bisogna arrivare in forma in quel periodo. Adesso abbiamo campionato e Coppa Italia, dobbiamo pensare a questi.

La Roma ritirò la tua maglia. Ritireresti la 10 o qualcuno merita di indossarla?
Non so chi la può mettere la maglia di Francesco. Sarà un peso ma prima o poi qualcuno la deve mettere, deve decidere la società.

Luca Fantoni

Champions League, dopo 7 anni sarà ancora Roma contro Shakhtar

Gianluca Notari – Sono andati in scena a Nyon i sorteggi per gli ottavi di Champions League. Fortunate, ma non fortunatissime, le italiane: la Juventus, prima estratta dall’urna, ha pescato il Tottenham, mentre la Roma, dopo 7 anni, ritrova lo Shakhtar Donetsk. Non la peggiore combinazione possibile, per carità, ma l’attenzione verso un avversario abituato a solcare i campi europei dovrà essere massima.

IL PRECEDENTE – Per i giallorossi, l’ultimo ricordo legato agli ucraini non è dei migliori. In occasione degli ottavi di Champions della stagione 2010-2011, la squadra allenata da Ranieri perse per 3-2 il match di andata all’Olimpico, perdendo anche la seguente gara di ritorno con un secco 3 a 0, quando in panchina sedeva però Vincenzo Montella. Rispetto a quel doppio confronto, però, è cambiato tutto: quanto per lo Shakhtar che per i capitolini.

SHAKHTAR – Gli ucraini hanno dato continuità al loro progetto di ibridazione della squadra, proseguendo ad importare talenti dal Brasile, la cui colonia in maglia neroarancio è ormai da anni una costante. Furono proprio i brasiliani, nel 2011, a dare il colpo di grazia alla Roma: dei 6 gol complessivi segnati dai minatori, ben 5 portavano firma verdeoro. Willian, Jadson, Douglas Costa, Eduardo e Luiz Adriano segnarono una rete ciascuno tra il match di andata e quello di ritorno, oltre al gol del difensore ceco Hubschmann. Oggi, nonostante alcuni di quei giocatori lì abbiano preso strade dorate verso i grandi club europei, lo Shakhtar Donetsk continua a ballare samba e a bere mate. Oggi, infatti, la squadra continua ad avere un alta concentrazione di brasiliani in squadra: 8, per la precisione.
Quello che tra di loro si è messo più in mostra è senza dubbio Fred, il metronomo di centrocampo scuola Internacional di Porto Alegre che tanto piace a Guardiola. Quest’ultimo, secondo i rumors, avrebbe già pronta per lui un’offerta monstre di 70 milioni di euro. Non male. Ma non è l’unico degno di nota.

La forza della squadra di Fonseca è senza dubbio nel reparto offensivo, e anche qui, guarda un po’, si parla portoghese. Specialmente sugli esterni: Marlos e Bernard sono infatti i titolari che giocano, rispettivamente, alla destra e alla sinistra del puntero Ferreyra. No, lui è argentino.
Per il primo dei due i riflettori del grande calcio si sono accesi tardi. Nonostante sia un classe ’88, fino al 2012 Marlos giocava in Brasile, con la maglia del Coritiba prima e del San Paolo poi. Dopodiché la chiamata dall’Ucraina, precisamente dal Metalist. In maglia gialloblù due anni e tante buone prestazioni, che gli valgono il passaggio allo Shakhtar per 8 milioni di euro, nell’estate del 2014.
Diverso invece il discorso per Bernard. Una carriera vissuta da predestinato, quella del classe ’92, quando con la maglia dell’Atletico Mineiro attirava su di sé gli sguardi di tutti i maggiori club europei. Eppure, nonostante l’enorme attenzione attorno al suo nome, nel 2013 lo Shakhtar Donetsk lo strappa alla concorrenza con un’offerta da 25 milioni di euro. E’ insieme a Fred la punta di diamante di questa squadra: destro di piede, è solito giocare partendo dalla sinistra per poi rientrare e tentare il dribbling e il tiro in porta. Alto un metro e 64 appena, fa della sua leggiadrìa fisica la sua arma migliore: funambolico e rapido, con la palla al piede è difficile da stoppare, visto l’enorme tasso tecnico di cui è dotato.

IL CONFRONTO – Senza dubbio, quelli che si giocheranno il 21 febbraio ed il 13 marzo saranno due incontri equilibrati, tra due squadre con tanti difetti quante virtù. La Roma di Di Francesco, se forse difetta rispetto agli avversari nel tasso qualitativo della fase d’attacco, può vantare una solidità nel reparto difensivo garantita dalle prodezze di Alisson oltre che alla provata affidabilità della coppia di centrali. Cosa che invece manca agli uomini di Fonseca: Pyatov, storico portiere dello Shakhtar, è sempre stato individuato come il punto debole della squadra, confermando spesso le diffidenze nei suoi confronti con prestazioni tutt’altro che memorabili. Un’altra pecca della difesa degli ucraini è probabilmente la velocità: se questa è in un certo qual modo garantita dagli esterni bassi Butko (o Dodò) ed Ismaily, lo stesso non si può dire di Ordets e Rakitsky. Quest’ultimo, però, vanta una notevole qualità tecnica in fase d’impostazione, che gli permette di essere il vero regista basso della squadra, vista la propensione del compagno di squadra Fred a muoversi liberamente in tutto il campo, dicordando un po’ il lavoro che svolge Gundogan nel City di Guardiola (coincidenze?).

PROSPETTIVE – Lo Shakhtar Doentsk non è certamente cliente migliore da poter incontrare. In questa edizione di Champions League ha vinto in casa 3 partite su 3 (Feyenoord, Napoli e City – anche se quest’ultimo era già qualificato), concedendo però ben 9 gol: una media di 1,5 a partita, un dato decisamente positivo per una squadra in grado di sapersi difendere bene come la Roma. In conclusione, la sensazione che rimane è quella di una qualificazione alla portata dei giallorossi: un punteggio non troppo negativo al Metalist Stadium di Charkiv sarebbe un’ottima notizia, avendo la consapevolezza poi di potersi giocare il tutto per tutto in casa, in uno Stadio Olimpico che sogna di tornare a vivere importanti notti d’Europa.

Gianluca Notari

2010, Chievo-Roma 0-2. Campioni d’Italia per 18 minuti ma se quel cross di Rosi fosse entrato…

Luca Fantoni – Cosa sono 18 minuti in confronto a 38 partite? Niente, eppure quel 16 maggio furono tra i più lunghi di tutta la storia della Roma. Con Ranieri in panchina i giallorossi avevano portato a termine una rimonta leggendariache era culminata con il sorpasso all’Inter alla 33° giornata. La sconfitta con la Sampdoria due partite più tardi fu decisiva per lo scudetto ma i capitolini ci provarono fino all’ultimo, anche nell’ultimo incontro a Verona contro il Chievo dove, però, le loro speranze furono distrutte dalla contemporanea vittoria dell’Inter a Siena. Per l’occasione il tecnico testaccino aveva scelto tutti i titolari. Julio Sergio in porta, Motta e Cassetti sulle fasce, con Burdisso e Juan che giocavano al centro. De Rossi e Pizarro erano i due mediani mentre Taddei, Perrotta ed un Vucinic leggermente più avanzato supportavano Totti in avanti. Il Chievo di Di Carlo, già salvo e senza più obiettivi, si presentava con Squizzi tra i pali. In difesa a destra giocava Sardo, a sinistra Jokic e come centrali Yepes e Scardina. Il centrocampo a 4 era formato da Luciano, Iori, Bentivoglio e Ariatti mentre le uniche due punte erano Pellissier e Granoche.

LA PARTITA – L’atmosfera allo stadio Marcantonio Bentegodi è fantastica. I tifosi romanisti presenti sono quasi 20 mila, tutti con la radiolina connessa sulla partita dell’Inter, a cantare a squarciagola per tutti i 90 minuti. L’ennesima dimostrazione d’amore per questi colori. Il copione del match è chiaro fin da subito, con la Roma che fa gioco e il Chievo che cerca di difendersi. Il più ispirato è sicuramente Totti che prima prende un palo di destro e poi viene fermato un paio di volte da un ottimo Squizzi. Il vantaggio però è nell’aria e al 39° arriva. Vucinic viene pescato in profondità, controlla di petto e al volo batte il portiere sul primo palo. Come al solito i gol difficili erano la sua specialità. Sul finire del primo tempo ci pensa De Rossi a raddoppiare con un tiro da fuori, di esterno, che finisce sotto l’incrocio dei pali. Si va al riposo così, con la Roma momentaneamente campione d’Italia perché l’Inter, a Siena, attacca ma non segna. La ripresa è piuttosto soporifera con i giallorossi che pensano sopratutto alla partita che si sta giocando in Toscana. Le notizie che arrivano non sono buone, con i nerazzurri che sono passati in vantaggio con il solito Milito. Nel finale un tiro-cross finito fuori dell’ex Rosi, l’ultimo a mollare, spegne le poche, residue, speranze dei tifosi romanisti. L’Inter vince lo scudetto.

Archiviata la qualificazione agli ottavi di Champions League, la Roma di Di Francescotorna a concentrarsi sul campionato. La capolista è la stessa di 7 anni fa. L’Inter di Spalletti sta stupendo tutti sopratutto per la continuità di risultati. La Roma andrà a Verona mentre i nerazzurri saranno impegnati, proprio come nel 2010, contro una squadra bianconera ma stavolta sarà la Juventus. Se i capitolini riuscissero ad espugnare il Bentegodi potrebbero recuperare punti a tutte e due le concorrenti per lo scudetto. I giallorossi devono rimanere concentrati e non farsi trascinare dal troppo entusiasmo, per non cadere nei soliti, fatali, errori.

Luca Fantoni