1986, Roma-Atalanta 4-0. Doppietta di Boniek, poi Giannini e Pruzzo, la Befana è giallorossa

Luca Fantoni – Inizio del 1986. La Spagna e il Portogallo entrano nell’Unione Europea, da poco è stato lanciato il primo sistema operativo “Windows 1.0”, i Queen stavano per monopolizzare le classifiche di tutto il mondo con il loro album “A Kind of Magic” e la Roma, con Eriksson in panchina, cercava di ritornare a vincere dopo lo scudetto del 1983. La prima partita di quell’anno vedeva come avversario l’Atalanta di Nedo Sonetti. Si giocava il 5 Gennaio. All’andata, nella prima giornata di campionato, i giallorossi avevano vinto a Bergamo con un gol di scarto e con la rete del loro terzino, Sebino Nela. Notate delle similitudini? Tranquilli, non siete gli unici. I capitolini scendevano in campo con Tancredi in porta. La difesa a 4 era formata da Nela e Oddisulle fasce con Bonetti e Righetti al centro. L’altro quartetto, questa volta di centrocampo, era composto da Gerolin, che sostituiva Conti, Ancelotti, Boniek e Cerezo. Pruzzo e Tovalieri costituivano il temibile duo d’attacco. Gli orobici rispondevano con un undici di tutto rispetto che annoverava tra i giocatori migliori gente del calibro di Gentile, Prandelli e Donadoni.

LA PARTITA – Con Paulo Roberto Falcao sugli spalti, la Roma e il pubblico sembrano subito ritrovare entusiasmo dopo il deludente pareggio per 0-0 contro il Como nella giornata precedente. Il dominio dei giallorossi, evidente sin dalle prime battute, si concretizza al 42°. Ancelotti serve l’accorrente Nela sulla sinistra, il quale mette un cross sul secondo palo dove Boniek si fa trovare pronto ed insacca. Il polacco si ripete al 59°. Dopo una serie di confusi rimpalli in area infatti, il centrocampista si avventa su una palla vagante a mezza altezza e al volo, di destro, la manda sotto l’incrocio dei pali. Passano 12 minuti e l’Atalanta subisce il tris. Questa volta è il turno di Giannini, subentrato all’infortunato Oddi, di battere il portiere Malizia con un bel tiro di esterno da fuori area. Al 78° ci pensa Pruzzo con un colpo di testa, la specialità della casa, a calare il definitivo poker che regala la vittoria alla squadra di Eriksson. Nel finale si fa male il portiere degli ospiti e Sonetti, non avendo più cambi disponibili, decide di mandare in porta il terzino destro Osti.

Alla Roma di Di Francesco una vittoria del genere servirebbe come il pane. Bisogna allontanare le critiche piovute sulla squadra dopo le ultime deludenti prestazioni. L’osservato speciale, è inutile negarlo, sarà Patrik Schick. Il ceco non sta attraversando un periodo facile ma il pubblico giallorosso si è dimostrato maturo, applaudendolo durante l’uscita dal campo contro il Sassuolo. L’attaccante, sia che parta dall’inizio sia che entri a partita in corso, ha estremamente bisogno di una prestazione al suo livello per riprendersi psicologicamente e per non aggravare ulteriormente la situazione. Questo precedente tra le due squadre, sempre a ridosso della Befana, fa sperare per il meglio. Le premesse ci sono tutte, è arrivato il momento di trasformarle in fatti.

Luca Fantoni

De Sanctis: “Questa prima parte di stagione ci ha premiato coi risultati. Fare il calciatore è più semplice rispetto al dirigente”

Luca Fantoni – Il team manager della Roma, Morgan De Sanctis, è intervenuto all’evento UTR di questa sera ed ha parlato anche della sua nuova esperienza. Queste le sue parole:

Che tipo di lavoro è il team manager? Ti piace?
Innanzitutto ci tenevo a portare i saluti di tutta la società, del Presidente Pallotta, di Gandini, di Baldissoni, di Monchi, di Francesco e di tutti i ragazzi che si stanno godendo 2/3 giorni di meritato riposo. Vi ringraziamo per l’ospitalità, siete sempre generosi nella vostra manifestazione di affetto e di questo noi ve ne riconosciamo grande merito. Sebino ha fatto riferimento a quanto sia importante rappresentare la bandiera della Roma ed è importante perché voi siete tanti, generosi e attaccati a questi colori. Quindi noi dalla nostra parte cerchiamo sempre di metterci il massimo impegno e questa prima parte di stagioneQuindi noi dalla nostra parte cerchiamo sempre di metterci il massimo impegno e questa prima parte di stagione ci ha anche premiato nei risultati. Il cammino è lungo, lo sappiamo, è un luogo comune dire che tutti insieme nella stessa direzione si possono ottenere grandi risultati però è nella realtà dei fatti. Credo che essere giocatore era più semplice, non più bello o più brutto o complicato. Quando sei giocatore devi concentrarti a fare il giocatore e nel resto della giornata devi pensare a riposarti e non fare stupidaggini. Nel ruolo da dirigente ci sono tantissime cose da fare e soprattutto si entra a contatto con la vita reale. La vita reale è complicata, quindi io un po’ mi immedesimo anche in voi, che bene o male fate parte della vita reale e avete nella Roma una grossa valvola di sfogo e speriamo che possa regalarvi sempre le più grandi gioie possibili. Ribadisco i saluti della società, della squadra e dell’allenatore. Grazie ancora per l’ospitalità, il capitano prima o poi dovrà venire nelle vesti da dirigente in questi centri di rappresentanza ad incontrare i tifosi. Grazie a tutti e daje Roma!

Luca Fantoni

1981, Torino-Roma 1-1 (3-5 d.c.r). Nessuna rivincita, i giallorossi vincono la loro 4° Coppa Italia

Luca Fantoni – Estate 1981. La Roma, che ha terminato il campionato al 2° posto dietro la Juventus, si appresta a giocare la finale di ritorno di Coppa Italia contro il Torino. All’ombra della Mole si respira aria di rivincita. È passato un anno infatti, da quando i giallorossi hanno sconfitto i granata ai rigori, aggiudicandosi il trofeo. La partita di andata, all’Olimpico, è terminata 1-1 con il gol di Ancelotti e l’autorete di Santarini. Il clima, sulle tribune dello Stadio Comunale, non è dei migliori. I rapporti tra le due tifoserie non sono mai stati idilliaci. La situazione si era però inasprita ulteriormente dopo il caso dell’accoltellamento del tifoso romanista Corrado Lentini, nei tafferugli occorsi in seguito alla partita di Serie A di tre mesi prima. In campo il match si preannuncia combattuto. Il Toro di Cazzaniga è una squadra forte. Viene dallo scudetto del ’76 e da una serie di ottimi piazzamenti, trascinati, in attacco, dal duo Pulici-Graziani. La Roma di Liedholm è l’embrione di quella che poi vincerà lo scudetto nel 1983. Tancredi difende i pali. Romano, Maggiora, Turone e Bonetti giocano in difesa. Falcao, Di Bartolomei e Ancelotti formano il trio di centrocampo mentre davanti Conti e Scarnecchia supportano bomber Pruzzo.

LA PARTITA – L’incontro inizia sotto una fitta nebbia, a causa dei fumogeni lanciati dai tifosi. A partire meglio sono i capitolini che si rendono pericolosi con gli inserimenti da dietro di Falcao e Ancelotti. Al 37° tuttavia, sono i padroni di casa a passare in vantaggio. Cuttone riceve palla da Pecci sulla destra e lascia partire un siluro che si infila sotto la traversa, con la leggera complicità di Tancredi. Nel secondo tempo la Romaprova a reagire e al 62° trova il pareggio. Falcao batte velocemente una punizione per Scarnecchia che viene steso in area da Zaccarelli. Michelotti fischia il calcio di rigore e Di Bartolomei non sbaglia, calciando forte e centrale. Nonostante un paio di gol salvati sulla linea dai difensori di Cazzaniga, e un possibile rigore per il Torino in area dei giallorossi, il risultato non cambia e la partita si trascina fino ai calci di rigore. Dagli undici metri falliscono prima Pecci e Di Bartolomei, che avevano sbagliato anche l’anno prima. L’errore decisivo lo commette però Graziani perché, dopo la parata di Tancredi, Falcao segna il 5° tiro dal dischetto e regala la Coppa Italia alla squadra di Liedholm.

Da quelle due partite vinte contro il Torino si costruì la Roma che conquistò poi lo scudetto nel 1983. Il match di domenica ha evidentemente meno importanza, anche se tre punti in casa granata potrebbero rilanciare i ragazzi di Di Francesco anche in campionato, dopo l’ottima prestazione con il Chelsea in Champions League.

Luca Fantoni

2001, Liverpool-Roma 0-1. La prima e unica vittoria in Inghilterra è amara per i giallorossi

Luca Fantoni – Una vittoria. Questo è il misero bottino ottenuto dalla Roma su 16 partite in Inghilterra. È il 2001. I giallorossi si apprestano a vincere il loro terzo scudetto e, a metà febbraio, sono ancora impegnati sul fronte europeo, in Coppa Uefa. L’avversario agli ottavi di finale è il Liverpool allenato da Houllier e che può vantare in squadra giocatori come Heskey, un giovane Gerrard e, sopratutto, Michael Owen, pallone d’oro di quell’anno. All’andata, all’Olimpico, finisce 0-2 per i Reds grazie ad una doppietta proprio del “Wonderboy”. Una settimana dopo, nello storico Anfield, i ragazzi di Capello sono chiamati ad un impresa per ribaltare la qualificazione. L’allenatore friulano schiera il suo solito 3-5-2 con Antonioli in porta, Zebina, Zago e Samuel in difesa. Rinaldi e Candela agiscono sulle fasce, con il terzetto di centrocampo formato da Assunçao, Tommasi e Nakata. Davanti giocano Montella e Delvecchio. Gli inglesi si posizionano con un 4-4-2 con Westerveld tra i pali, Babbel, Carragher, Henchoz e Hyypïa in difesa, Barmby, Hamann, McCallister e Ziege in mezzo al campo, Heskey e Owen in attacco.

LA PARTITA – La Roma inizia subito forte, senza alcun timore riverenziale, conscia di dover recuperare un passivo di due reti. Nel primo tempo c’è un’occasione per parte. Prima Delvecchio calcia a lato, strozzando troppo il sinistro, poi Owen si divora il vantaggio a tu per tu con Antonioli. La seconda frazione si apre nel peggiore dei modi. Zebina trattiene in area Heskey e l’arbitro Aranda fischia, piuttosto generosamente, il calcio di rigore. Sul dischetto si presenta il “Wonderboy” che si fa però ipnotizzare dal portiere. I giallorossi passano dal possibile inferno al paradiso in dieci minuti. Al 69° infatti, Guigou, entrato poco prima al posto di Rinaldi, raccoglie una palla fuori area elascia partire un sinistro che si infila alle spalle di Westerveld. A quel punto Tommasi e compagni iniziano a credere alla rimonta e si buttano in avanti. A dodici dalla fine, il cross di Montella sbatte sul braccio di Babbel. L’arbitro fischia il rigore, per poi ripensarci pochi istanti più tardi ed assegnare soltanto calcio d’angolo, tra le proteste, giustificate, di tutti i romanisti. I Reds riescono a resistere all’assalto finale e si portano a casa una qualificazione che, a prescindere dall’errore arbitrale, si era decisa con la sconfitta per 2-0 all’Olimpico.

Allora si parlò di una vittoria “mutilata”. Un successo Mercoledì contro il Chelsea, al contrario, potrebbe dare uno sprint alla stagione della Roma e facilitare notevolmente il discorso qualificazione. Di Francesco era in panchina sedici anni fa, nella sfida di Anfield, e lo sarà anche a Stamford Bridge, stavolta per guidare i giallorossi, per dimostrare a tutti che, dopo Giulio Cesare e Guigou, qualcun altro è pronto a conquistare l’Inghilterra.

Luca Fantoni