La meglio gioventù – Alessio Cerci: dal fallimento in Spagna alla Salernitana, con la costante Ventura

(S. Valdarchi) – La carriera di Alessio Cerci ha disegnato nel corso degli anni una parabola che ha conosciuto il suo punto più alto nelle due stagioni al Torino, dal 2012 al 2014, con un rendimento che ha portato l’Atletico Madrid, uno dei club europei più importanti in quel momento, ad investire su di lui. Dall’esperienza in Spagna in poi, invece, la traiettoria è diventata discendente, facendo girare il talento di Valmontone tra Hellas Verona, neopromossa in Serie A, e Turchia, fino alla Salernitana, squadra che attualmente detiene il suo cartellino.

Gli inizi

Nato nel 1987, l’attaccante esterno cresce nel Valmontone, prima di passare alla Roma nel 2003. In giallorosso completa il suo percorso nelle giovanili, vincendo lo Scudetto Primavera nel 2004/05 ed arrivando ad esordire in prima squadra il 16 maggio del 2004, gara che coincide con l’ultima panchina di Fabio Capello nella Capitale. Essendo ancora molto giovane, rimane a disposizione di mister De Rossi fino al 2006, riuscendo comunque a collezionare altre 4 presenze con la Roma tra Serie A e Coppa Italia. Terminata la sua trafila nel calcio giovanile, la società romanista decide di mandarlo in prestito per fargli fare esperienza. Così, per tre stagioni consecutive, Alessio Cerci gioca lontano da Trigoria, pur rimanendo di proprietà del club capitolino. Dopo i due campionati passati tra i cadetti con Brescia e Pisa, il mancino trascorre un’annata in Serie A con l’Atalanta. Tra questi tre prestiti, quello in Toscana risulta sicuramente il più felice dal punto di vista dei risultati, considerando i 10 gol e 9 assist (al netto di un infortunio che l’ha tenuto fermo per due mesi) con i quali termina il campionato di Serie B 2007/08. Non è un caso che al Pisa le cose siano andate così bene; ad allenarlo infatti c’è Gian Piero Ventura, tecnico che lungo la carriera di Cerci si è dimostrato forse l’unico in grado di tirargli fuori il meglio.
Una volta terminati gli anni in prestito, l’ala rimane a Roma nel 2009/10, stagione segnata dall’avvicendamento in panchina tra Luciano Spalletti e Claudio Ranieri, e l’esaltante rincorsa Scudetto, fallita ad un passo dal traguardo con la sconfitta firmata Pazzini. In quell’annata comunque Cerci trova spazio nelle fila romaniste, riuscendo a scendere in campo per 19 volte e siglando i suoi primi, ed ultimi, 3 gol in giallorosso.

Esaltazione e caduta

Chi conosce un po’ di astronomia sa che i pianeti vivono diverse fasi nella loro vita e tra queste ce ne sono due chiamate esaltazione e caduta. Senza inoltrarci oltre in un campo così lontano dal calcio, anche la carriera di Alessio Cerci è stata caratterizzata da due momenti simili, molto vicini tra loro. Partito da Roma nell’estate del 2010 a titolo definitivo, l’attaccante gioca per due stagioni alla Fiorentina. Nonostante i rapporti complicati con la tifoseria viola, Cerci decide nel 2011 di rifiutare il passaggio al Manchester City, guidato all’epoca da Roberto Mancini. Dopo Firenze approda al Torino, e nei granata ritrova Gian Piero Ventura. In Piemonte le sue prestazioni migliorano ancora, ed il tecnico guida il Toro al ritorno in Europa nel 2014, dopo 19 anni di esilio. A quel punto, l’esterno scuola Roma è ricercato da molti club europei, tra cui l’Atletico Madrid, squadra per cui firma nel luglio dello stesso anno. I Colchoneros, in un periodo di forma straordinaria, sono reduci da una delle finali di Champions League perse contro i cugini del Real. Quella in Spagna sembra poter rappresentare la svolta definitiva nel percorso di Cerci, ma le cose per lui si mettono male e lo spazio a disposizione è poco. Rimane sotto contratto con l’Atletico per tre anni, durante i quali torna in Italia per due esperienze, non esaltanti, in prestito al Milan ed al Genoa. Il fallimento nella penisola iberica rappresenta la fine dell’ascesa del classe ’87, che di lì a breve si ritrova all’Hellas Verona, neopromossa in Serie A, per poi andare in Turchia, nel MKE Ankaragucu.

Ancora tu

Ci sono carriere di giocatori che sono indissolubilmente legate ad alcuni tecnici. Per Alessio Cerci, come già detto, l’allenatore più importante nel corso degli anni è stato, senza dubbio, Gian Piero Ventura. Nel suo ormai famoso 4-2-4, l’attaccante romano ricopre il ruolo di esterno, riuscendo ad esaltarsi e risultando determinante per gli equilibri della squadra. Dopo averlo scoperto nel Pisa e lanciato definitivamente nel Torino, il tecnico genovese ha ritrovato il suo pupillo la scorsa estate, quando Cerci è passato alla Salernitana di Claudio Lotito. Il rendimento non è quello degli anni migliori, ma l’ex CT dell’Italia ha recentemente dichiarato: “Dopo due anni senza giocare era davanti ad una montagna da scalare. Mi ha sorpreso, perché non ha mai mollato e la montagna l’ha scalata a mani nude. Mi basterebbe averlo all’80%“.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Stefano Okaka: l’attaccante giramondo che fece impazzire la Sud con un gol di tacco

(S. Valdarchi) – La carriera di Stefano Okaka si preannunciava come quella di un predestinato, corteggiato da grandi club europei fin da piccolo e bomber indiscusso nelle categorie giovanili. Ma come spesso accade, la fisicità a quell’età influisce molto sulle previsioni e sulle valutazioni, illudendo i più, ma non riuscendo poi ad affermarsi ad alti livelli.
Nato a Castiglione del Lago nell’agosto del 1989 da genitori nigeriani, Okaka arriva alla Roma nel 2004, segnalato a Bruno Conti da Zbigniew Boniek. I giallorossi riescono ad assicurarsi le sue prestazioni, battendo la concorrenza di Aston Villa e Milan. Da lì parte il suo percorso al Fulvio Bernardini.

Record dopo record

Dopo una decina di partite disputate con gli Allievi, Alberto De Rossi lo porta con sé nella Primavera e nel 2004/05 Okaka sigla 20 reti, aiutando la Roma a conquistare il titolo di Campione d’Italia. Il centravanti umbro detiene il record come marcatore più giovane del Torneo di Viareggio. Tale primato non rimane l’unico nella sua carriera per molto; visti gli ottimi risultati ottenuti con la formazione di De Rossi, la convocazione ed il debutto in prima squadra non tardano ad arrivare. Il 29 settembre 2005, in occasione di un Aris Salonicco-Roma di Coppa Uefa, diventa il più giovane italiano ad esordire nelle competizioni europee. L’8 dicembre dello stesso anno, invece, diventa il più giovane marcatore nella storia della Coppa Italia, andando in rete in un Napoli-Roma 0-3. Rimane a Trigoria fino all’estate del 2007, prima di essere mandato in prestito al Modena.

Il suo straordinario “Arrivederci Roma”

Da quel momento in poi, Stefano Okaka trascorre 5 anni come tesserato della Roma, vestendo le maglie di altrettanti club in prestito (Modena, Brescia, Fulham, Bari e Parma), tra Serie BA e Premier League. I risultati in queste compagini sono vari, con esperienze esaltanti, come le prime in Italia, ed altre meno. I ducali nell’estate del 2012 riscattano il classe ’89, acquistandolo a titolo definitivo, ma il trasferimento che resta più nel cuore e nella mente dei tifosi romanisti è, probabilmente, quello al Fulham; non tanto per i risultati ottenuti in Inghilterra, quanto per l’ultimo atto nella squadra romana prima della partenza. È il 30 gennaio 2010 e la Roma, impegnata nella rincorsa Scudetto all’Inter, sfida in casa il Siena. La gara è bloccata sull’1-1 e Ranieri, con Totti, Vucinic e Toni in tribuna per vari infortuni, nel secondo tempo inserisce Okaka al posto di Brighi. Il giorno dopo, a Fiumicino, c’è un aereo direzione Londra che lo aspetta per portarlo al Fulham, ma l’attaccante decidere di salutare il popolo romanista in gran stile. A due minuti dal termine del tempo regolamentare, il centravanti gira in porta con il tacco il pallone servitogli da Pit e corre verso la Curva Sud, rincorso da Daniele De Rossi che, con la solita vena gonfia, gli urla di tutto. Parole intuibili dal labiale, non trascrivibili in un articolo, e che riassumeremo con un semplice e stupito: “Ma che cosa hai fatto?”.

La Samp, la Nazionale ed il presente in bianconero

Negli anni successivi al suo passaggio al Parma, Stefano Okaka gira ancora molto, accostando esperienze all’estero con le maglie di Anderlecht e Watford, ad altre in Italia con Spezia, Sampdoria ed Udinese. I suoi anni migliori, senza dubbio, sono quelli che vanno dal 2013 al 2016, ai tempi di Sampdoria ed Anderlecht. In queste due esperienze, Okaka viene messo al centro del progetto e, giocando con una certa frequenza, torna ad affinare il suo feeling con la porta avversaria. I risultati ottenuti in rossoblù gli permettono anche di arrivare a vestire la maglia della Nazionale, sotto la guida tecnica di Antonio Conte. Disputa 4 partite con l’Italia, tra il 2014 ed il 2016, segnando il gol vittoria al debutto, in un’amichevole contro l’Albania. Dal gennaio del 2019 ad oggi, l’attaccante scuola Roma è sotto contratto con l’Udinese ed il suo rendimento in Friuli è promettente: 11 reti in 38 gare. Uno stato di forma che ha portato Stefano a confessare recentemente in un’intervista di auspicare ad una convocazione da parte del CT Mancini, per gli Europei in programma nel giugno del 2021.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Andrea Bertolacci: un romano a Genova. Dagli inizi al Lecce all’estate da svincolato

(S. Valdarchi) – Il salto dalla Primavera al professionismo è tutt’altro che semplice, le carriere di diversi calciatori ne sono la prova. Altri invece riescono ad affermarsi ad alti livelli, ma pur essendo cresciuti nella squadra della propria città, la squadra per la quale da sempre fanno il tifo, non riescono mai a debuttare con quei colori. È il caso di Andrea Bertolacci, nato a Roma l’11 gennaio del 1991. Centrocampista dotato di un’ottima tecnica, entra a far parte del settore giovanile romanista nel 2006 e ci rimane per quasi quattro stagioni, giocando per un anno e mezzo con la Primavera di Alberto De Rossi. Il suo cartellino, in alcuni momenti diviso in comproprietà, resta della Roma fino al 2015, ma Bertolacci non ha ancora mai giocato un minuto con la società capitolina.

Tra Lecce e Genoa

Nel gennaio del 2010, la Roma decide di cedere in prestito per 18 mesi Bertolacci al Lecce, squadra allora in Serie B. Nella prima mezza stagione in Puglia, il classe ’91 disputa 6 gare e partecipa alla promozione dei salentini nella massima categoria. Nella stagione successiva arriva l’approdo in Serie A, con 9 presenze totali, numeri che convincono lo stesso il Lecce a riscattarlo. Il club romano però fa valere il diritto di contro-riscatto, concedendo ai pugliesi un altro prestito, questa volta secco, dalla durata annuale. Il 2011/12 rappresenta il campionato della sua consacrazione e termina con 28 apparizioni all’attivo e 3 reti, una delle quali proprio in un Roma-Lecce terminato 2-1.
Nell’estate del 2012 rinnova il suo contratto con la Roma, prolungando per 5 anni, ma viene ceduto a luglio al Genoa, in comproprietà. Rimane in rossoblù per 3 stagioni, giocando da titolare in un club di media-classifica e varcando la soglia delle 100 presenze in Serie A. In Liguria però si comincia a notare la sua tendenza ad infortunarsi, caratteristica che lo ha portato nella sua carriera a fermarsi 15 volte per problemi muscolari.

Gli anni a Milano e l’estate da single

Il 23 giugno del 2015, il ds romanista Walter Sabatini riscatta la metà del suo cartellino per 8,5 milioni di euro, prima di cederlo qualche giorno dopo al Milan per 20 milioni, all’interno dell’operazione che porta in rossonero anche Alessio Romagnoli.
Il primo anno a Milanello rimane ad oggi probabilmente il più felice della carriera di Bertolacci. Sinisa Mihajlovic lo considera una pedina fondamentale nel suo scacchiere tattico ed arriva a vestire con una certa regolarità anche la casacca azzurra della Nazionale. Dalla stagione successiva, invece, lo spazio il Lombardia per lui si riduce, fatto che porta la società a cederlo in prestito nel 2017, ancora una volta al Genoa.
Dopo l’ennesima parentesi genoana, il centrocampista romano resta a disposizione del Milan fino a giugno 2019, scendendo in campo però soltanto in quattro occasioni, tutte in Europa League. Il suo contratto viene portato a scadenza e trascorre l’estate da svincolato di lusso.

Alla ricerca del riscatto

I mesi passano, ma l’offerta giusta tarda ad arrivare e la stagione 2019/20 inizia con Andrea Bertolacci ancora senza una squadra. Le cose però cambiano in fretta e, ad inizio ottobre, arriva un’altra chiamata da Genova, questa volta sponda blucerchiata. Il classe ’91 firma con la Sampdoria un contratto con scadenza al giugno del 2020 ed esordisce il 20 ottobre al Ferraris, nel pareggio a reti bianche contro la Roma. Da quel momento in poi, Bertolacci gioca altre 6 gare sotto la guida di mister Ranieri, fino allo stop del calcio dovuto dal Coronavirus.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alessandro Florenzi: una favola dal finale dolceamaro

(S. Valdarchi) – Essere il capitano della Roma, non è lo stesso che esserlo in una qualsiasi altra squadra. Chi tifa questa squadra lo sa. Probabilmente dall’esterno si fa più fatica a comprenderlo, ma è così. Da Fulvio Bernardini ad Agostino Di Bartolomei, da Giacomo Losi a Daniele De Rossi, passando per il regno ventennale di Francesco Totti: storie di giocatori diventati simboli di una tifoseria. Arrivare dopo lo storico 10, uomo che ha infranto ogni record immaginabile con la maglia romanista indosso, ed il centrocampista di Ostia non è semplice per nessuno e non lo è stato per Alessandro Florenzi. Non avendo la tecnica dell’uno ed il romanticismo dell’altro, Florenzi ha provato ha colmare queste lacune con l’umiltà, il cuore e lo spirito di sacrificio, ma non sempre agli occhi dei tifosi questo è bastato. Dopo 280 presenze in giallorosso, nello scorso gennaio il classe ’91 ha lasciato la Capitale per approdare al Valencia. Il suo futuro è ancora oggi incerto, ma facciamo un passo indietro e vediamo il suo percorso fin dai tempi delle giovanili.

Gli inizi: tra Primavera e Crotone

Alessandro Florenzi approda in Primavera nel 2008 e disputa tre stagioni a disposizione di mister Alberto De Rossi, arrivando ad indossare anche la fascia di capitano nel 2010/11. Nella sua ultima annata con i giovani vince lo Scudetto, giocando da mediano nel 4-3-3 del tecnico romano. Nella stessa stagione arriva anche il suo esordio tra i professionisti, quando il 22 maggio del 2011 subentra a Francesco Totti in un Roma-Sampdoria terminato 3-1.
Nella sessione di mercato estiva viene ceduto in prestito al Crotone in Serie B. In Calabria vive un campionato da protagonista, scendendo in campo per 37 volte e siglando 11 reti. Viene premiato come “Miglior giovane della Serie B 2011/12”, convincendo i rossoblù a riscattarlo. La Roma però, vista la crescita impressionante di Florenzi tra i cadetti, decide di far valere il suo diritto di controriscatto e lo riporta a Trigoria.

Ale Multiuso

Da quel momento in poi, Alessandro Florenzi diventa un pilastro della Roma. Cambiano gli allenatori, cinque di preciso, ma nessuno mette mai in dubbio la sua presenza nello scacchiere tattico. Anche se la sua posizione non rimane mai la stessa. Dopo aver giocato da mediano in Primavera, Zdenek Zeman lo lancia come intermedio nel suo centrocampo a 3. Un ruolo che esalta le capacità d’inserimento del classe ’91, in grado di partecipare a 9 reti stagionali (4 gol e 5 assist) a soli 20 anni. La sua vena realizzativa sboccia definitivamente con Rudi Garcia in panchina. Il ragazzo di Vitinia compone il tridente insieme a Totti e Gervinho, in una squadra che nei primi tempi gira a perfezione e centra il traguardo delle 10 vittorie consecutive. L’allenatore francese, nei suoi due anni e mezzo in giallorosso, scopre la grande abilità di Florenzi nell’adattarsi e lo sposta, a seconda delle gare e delle esigenze, tra attacco, centrocampo e difesa. In un calcio moderno, in cui i ruoli classici e definiti perdono il loro valore, il prodotto del vivaio romanista si riscopre anche terzino destro. Nelle stagioni successive, il numero 24 gioca ovunque nella catena di destra, arrivando a disputare ben 280 partite con la Roma, condite da 28 gol e 32 assist.

Il rinnovo di Dzeko, Fonseca ed il Valencia

Dopo 16 anni nella Roma, considerando anche le giovanili e al netto della parentesi al Crotone, per Alessandro Florenzi arriva il momento di indossare la fascia di capitano. Siamo nell’estate del 2019. A dire il vero, il numero 24 lo è già stato in moltissime occasioni, ma dopo l’addio di De Rossi sta a lui raccogliere l’eredità e guidare la squadra. Non è più il vice di nessuno, ora tocca a lui. Al Fulvio Bernardini è tempo di grandi cambiamenti: oltre a DDR lascia anche Totti, dopo due anni da dirigente, e arrivano Petrachi e Fonseca, che prendono in mano la gestione dell’area tecnica. La sessione di mercato vede i soliti avvicendamenti e sul piede di partenza sembra esserci anche Edin Dzeko, in procinto di firmare con l’Inter di Antonio Conte. Tra i due club non c’è intesa economica, ma il bosniaco resta comunque con un contratto in scadenza da lì ad un anno. In quell’occasione, Florenzi compie il primo, grande gesto da capitano ed offre al centravanti la sua fascia, in cambio di una sua permanenza nella Capitale. Il 9 firma il contratto, ringrazia dell’offerta il terzino e, come giusto che sia, la declina.
Si chiude la finestra dei trasferimenti e parte il calcio giocato, ma le prove non sono finite qui. Paulo Fonseca, arrivato dallo Shakhtar Donetsk, non trova un posto al classe ’91 nella sua formazione tipo e, dopo annate da titolare fisso, Alessandro Florenzi si vede costretto a sedersi in panchina. Come accennato all’inizio, dove non è potuto arrivare con tecnica e romanticismo, il tuttofare ha messo umiltà, cuore e spirito di sacrificio. Le assenze dal campo pesano, soprattutto con un Europeo alle porte, ma non esce mai una parola fuori posto, perché la Roma viene prima di tutto e io ho cercato di fare questo, ho messo la Roma davanti a me“.
I mesi passano ed i protagonisti della vicenda, Fonseca e Florenzi, si parlano chiaramente e decidono insieme che per il bene di tutti è meglio trovare una soluzione nel mercato invernale. Così, nel gennaio del 2020 arriva la partenza per Valencia, in prestito secco. Tra varicella e Coronavirus, in Spagna non hanno ancora potuto apprezzare il romano, mentre il suo futuro resta tutto da scrivere.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Alessio Romagnoli: 11 anni a Trigoria, ma il cuore è biancoceleste

(S. Valdarchi) – Alessio Romagnoli è al momento uno dei più forti difensori centrali italiani. Paragonato spesso a Nesta per qualità fisiche e tecniche, a 25 anni è il capitano del Milan ed ormai da qualche tempo nel giro della Nazionale. Nato nel 1995 ad Anzio, Romagnoli è cresciuto nelle giovanili della Roma, squadra con la quale ha esordito nel calcio professionistico. Sul suo futuro ci sono alcuni dubbi: società come Barcellona ed Inter hanno manifestato il loro interesse per il centrale, che ha un contratto in scadenza a giugno 2022. Prima di scoprire i prossimi passi della sua carriera però, concentriamoci sul suo passato, partendo proprio dagli anni a Trigoria.

Gli undici anni di Roma

Nato e cresciuto ad Anzio, sul litorale romano, Alessio Romagnoli viene notato dagli osservatori giallorossi molto presto e portato al Fulvio Bernardini nel 2003, a soli 8 anni. Con il club capitolino, il centrale compie tutta la trafila del calcio giovanile, arrivando in Primavera a 16 anni. Tuttavia, le presenze con la squadra di De Rossi sono poche (15), perché viste le sue doti, il classe ’95 viene messo fin da diciassettenne a disposizione della prima squadra. Stimato da Zdenek Zeman, Romagnoli trascorre tutta la stagione 2012/13 con la rosa guidata dal boemo, che in undici giorni, dall’11 al 22 dicembre 2012, lo fa esordire prima in Coppa Italia da titolare e poi in Serie A. L’esordio dal primo minuto nel massimo campionato, invece, arriva quando sulla panchina romanista è già arrivato Aurelio Andreazzoli, in occasione di un Roma-Genoa del 3 marzo 2013“Buona la prima” si direbbe in un set: il centrale quella sera trova anche il primo gol in Serie A, mettendo in rete di testa, su cross di Francesco Totti.
Nella stagione successiva, con Rudi Garcia come allenatore, Romagnoli colleziona 11 presenze in Serie A, prima di lasciare la Capitale nell’estate del 2015.

Il prestito alla Sampdoria

Nel luglio del 2015, Alessio Romagnoli viene acquistato dalla Sampdoria in prestito con diritto di riscatto e contro-riscatto in favore della Roma. L’annata in blucerchiato porta i risultati sperati, con il centrale di Anzio che acquisisce esperienza in un club importante di Serie A. A Genova, infatti, il ventenne gioca 30 partite in campionato. Da subito mostra anche la sua affinità con la porta avversaria, visti i due gol ed assist realizzati.

Da giovane a capitano, la crescita nel Milan

Nonostante l’ottimo rendimento, la Sampdoria sceglie di non riscattare Romagnoli, facendolo tornare a Roma. A Trigoria però, il centrale resta poche settimane, tempo di fare nuovamente le valigie e ripartire, questa volta destinazione Milano. Il Milan infatti decide di puntare pesantemente sul difensore, investendo 25 milioni di euro ed assicurandosi le sue prestazioni. Così, dall’estate del 2015 ad oggi, il prodotto del vivaio romanista difende i colori rossoneri. In annate non proprio gloriose per il Milan, Romagnoli ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto di riferimento. Dalla scorsa stagione, inoltre, è stato nominato capitano del club a soli 23 anni, dopo il ritorno di Leonardo Bonucci alla Juventus. Queste le statistiche con i lombardi: 181 partite giocate, 7 gol ed un assist.

“Romagnoli, cuore laziale”

Passati pochi mesi dalla sua partenza per Milano, comincia a circolare sui social un selfie di Alessio Romagnoli con la maglia della Lazio. Tra lo stupore generale, la voce viene confermata: il difensore, nonostante le undici stagioni a Trigoria, è fin da bambino un tifoso della Lazio. Una passione che si manifesta il 28 febbraio del 2018, in occasione della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra il Milan ed i biancocelesti all’Olimpico. Per decretare la finalista occorrono i rigori ed il tiro decisivo tocca proprio al centrale romano che non fallisce. Un gol pesante, ma Romagnoli non esulta e rimane impassibile davanti alla gioia dei compagni. Proprio per questo episodio, la Curva Nord nel successivo Lazio-Milan di campionato gli dedica uno striscione: “Romagnoli, cuore laziale”.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Lorenzo Pellegrini: Di Francesco come mentore e la benedizione del 10

(S.Valdarchi) – “Francesco è Francesco e come lui non ne nascerà un altro. Totti è Totti, io sono Lorenzo. Cerco solo di essere il miglior Lorenzo da mettere a disposizione della Roma”. Così, qualche giorno fa, Lorenzo Pellegrini rispondeva a chi accennava ad un paragone tra lui e lo storico numero 10. Un parallelo spesso incentivato dalle dichiarazioni di Totti, che non ha mai perso occasione per elogiare le qualità del classe ’96, ma citando il centrocampista “Totti è Totti”, usarlo come termine di paragone può solo far male a colui il quale viene accostato a Sua Maestà. Fatta questa breve e doverosa introduzione, possiamo procedere con il racconto della storia di Lorenzo Pellegrini, ragazzo cresciuto al Fulvio Bernardini e che nelle ultime tre stagioni si è ritagliato un ruolo da protagonista nella Roma.

Primavera ed esordio in Serie A

La prima volta che Pellegrini è entrato nel cancello di Trigoria era il 2005, alla tenerà età di 9 anni. Considerato da sempre un ottimo prospetto, a 12 anni la sua carriera è stata messa a rischio. Durante il suo periodo nei Giovanissimi, allenati da Vincenzo Montella, gli fu diagnosticata un’aritmia cardiaca che gli tolse per un periodo l’idoneità sportiva. Rientrato l’allarme dopo 4 mesi, ha proseguito la sua trafila nelle giovanili romaniste, fino ad approdare nel 2013 in Primavera. Ha giocato nella formazione di De Rossi per due stagioni, indossando la fascia di capitano nel 2014/15. Due annate in cui il centrocampista ha raccolto 57 presenze e 13 gol, trovando anche il tempo per debuttare tra i professionisti.

Il 22 marzo del 2015, sul sintetico del Dino Manuzzi di Cesena, Lorenzo Pellegrini muove i suoi primi passi nella Serie A, entrando nel corso della ripresa al posto di Salih Ucan. L’esordio in una partita complicata e non vivace, risolta a pochi minuti dalla fine dal gol di De Rossi. Quella rimane l’unica sua presenza con la Roma, prima del suo definitivo ritorno a Trigoria nell’estate del 2017.

Il Sassuolo ed il rapporto con Di Francesco

Una volta terminato il campionato 2014/15, infatti, Pellegrini viene ceduto al Sassuolo (diritto di recompra in favore della Roma valido per due anni), squadra rivelazione della stagione precedente nella quale si è guadagnata la qualificazione in Europa League. Nello scacchiere tattico di Eusebio Di Francesco, trova spazio come mezzala nel centrocampo a tre ed in Emilia avviene la sua consacrazione nel massimo campionato. Oltre ad acquisire esperienza in mezzo al campo, migliora il suo rapporto con la porta, grazie agli inserimenti tra le linee caratteristici del modo di giocare di Di Francesco: 11 reti e 8 assist in maglia neroverde.

Il tecnico abruzzese rappresenta per il centrocampista classe ’96 un vero e proprio mentore, capace di tirargli fuori il meglio. Proprio per questo l’allenatore, una volta lasciato il Sassuolo ed approdato sulla panchina della Roma, pretende uno sforzo economico dalla società (circa 10 milioni di euro) per averlo in rosa. Lo spazio a Roma però si riduce, vista la concorrenza in quel ruolo di calciatori come Nainggolan e Strootman, ma Pellegrini è in grado di aspettare la giusta occasione per prendersi la scena.

Scusate le spalle

Capita spesso e volentieri che il destino della carriera di un calciatore venga modificato da una sola partita, da una giocata. Il percorso di Lorenzo Pellegrini con la Roma ha avuto la stessa sorte e il crocevia è rappresentato dal derby d’andata dello scorso campionato. Dopo un primo anno passato da sostituto eccellente, nella prima parte del 2018/19 il numero 7 non viene considerato come prima scelta da Di Francesco. Con l’inizio delle competizioni però, arrivano prestazioni grigie da parte della squadra, portando il tecnico abruzzese a passare dal 4-3-3 classico ad un 4-2-3-1. Una delle prime uscite in cui viene provato il nuovo schieramento è proprio contro la Lazio, nella stracittadina del 29 settembre. Nzonzi e De Rossi in mediana, con Pastore alle spalle di Dzeko. Il flaco gioca bene, ma a metà del primo tempo incappa in uno dei soliti problemi muscolari, che lo porta ad uscire anzitempo. Al suo posto, entra proprio Pellegrini, ma invece di un ritorno al centrocampo a 3, Di Francesco lo lancia come trequartista. Giocate di qualità ed un gol, di tacco, con tanto di esultanza polemica rivolta a chi in quel momento criticava il suo rendimento. Quel giorno d’inizio autunno, si è scoperto un nuovo Pellegrini, ottimo rifinitore negli ultimi 30 metri.

10 in campo, 7 sulle spalle

Tranne che per una breve parentesi ad inizio anno nella quale Fonseca lo aveva provato davanti alla difesa, scelta dovuta soprattutto al ritardo di condizione di Jordan Veretout, il centrocampista romano non ha più abbandonato il ruolo di trequartista, specializzandosi come assist-man. Oltre agli 11 assist, Pellegrini ha fornito ai compagni 40 passaggi chiave, rimanendo in cima a questa speciale classifica nella rosa della Roma, nonostante il lungo stop (circa due mesi) dovuto alla frattura al metatarso. Nel 4-2 rifilato dai giallorossi al Sassuolo, Lorenzo è stato senza alcun dubbio il migliore in campo, confezionando tre assist ai compagni, per i gol di Cristante, Mkhitaryan e Kluivert. Una gara che ha portato Francesco Totti a dichiarare: “Sembrava che avesse la maglia numero 10 sotto alla sua”. Ma a chi chiedeva se sognasse di indossarla un giorno, l’attuale vice-capitano romanista ha risposto: “Ho già la 7 di Bruno Conti, per il momento va bene così…”.

(S. Valdarchi)

Che fine hanno fatto? Roma Primavera 2010/11

(S. Valdarchi) – Torna l’appuntamento con la rubrica: “Che fine hanno fatto?”. Prosegue il nostro viaggio nel tempo durante il quale analizziamo le annate della Roma Primavera, andando a scoprire il presente dei calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa nelle giovanili. Analizziamo oggi il destino ed i percorsi dei giocatori che erano a disposizione di mister Alberto De Rossi nella stagione 2010/11, annata che ha visto la squadra romanista conquistare il titolo di Campione d’Italia, vincendo la finale per 3-2 contro il Varese. Dall’elenco sono stati tolti i seguenti calciatori, dei quali abbiamo già scritto negli scorsi episodi: Francesco Proietti Gaffi, Mirko Pigliacelli, Alessandro Orchi, Fabrizio Carboni, Federico Barba, Stefano Sabelli, Federico Viviani, Valerio Verre, Gianmario Piscitella, Amato Ciciretti, Matteo Politano, Gianluca Caprari e Gianluca Leonardi.

Alexandru Pena

Con l’avvento di Pigliacelli, perde il posto da titolare nella Primavera romanista nel campionato 2010/11. Nell’estate del 2011 viene mandato in prestito in Romania, dove gioca per la seconda squadra della Dinamo Bucarest, scendendo in campo per 14 volte. Tornato in Italia, la Roma lo cede in via definitiva al Bari. Resta in Puglia per due stagioni, agendo però da secondo portiere della squadra barese, prima di liberarsi nel luglio del 2014. Rimane per qualche mese senza contratto, prima di approdare al Matera, ma anche qui non trova spazio e nell’estate del 2015 lascia definitivamente il calcio.

Luca Antei

Difensore centrale promettente, che è riuscito ad affermarsi a livelli importanti, ma costantemente tormentato da infortuni. Basti pensare che attualmente è lontano dai campi per la rottura del legamento crociato, la terza dall’inizio della sua carriera. Come detto però, è riuscito ad affermarsi, trascorrendo un anno in prestito al Grosseto, in Serie B, prima di partire per Sassuolo. In neroverde arriva la sua consacrazione, in 5 stagioni conquista la promozione in Serie A, fino ad arrivare al debutto in Europa League. Il suo rapporto con il Sassuolo termina però nel 2017, quando si trasferisce al Benevento, dove gioca ancora oggi.

Paolo Frascatore

Paolo Frascatore ha girato moltissimo nella sua carriera, cambiando 11 maglie (senza contare quella della Roma), spostandosi tra la Serie B, la Serie C e la massima divisione in Svizzera. In Lega Pro (poi tornata a denominarsi Serie C) ha giocato con: Benevento, Pistoiese, Reggiana, Sudtirol, Triestina e Padova, club con il quale è sotto contratto ancora oggi. Sassuolo, Reggina, Pescara e Carpi, invece, sono state le squadre con cui si è messo in mostra nel campionato cadetto, mentre in Svizzera ha indossato la maglia del Lausanne-Sport.

Alessandro Florenzi

Uno dei calciatori che più si è messo in luce tra quelli raccontati fin qui in questa rassegna. Dopo aver vinto il campionato Primavera con la fascia di capitano al braccio, Florenzi gioca per un anno a Crotone, rendendosi protagonista in Serie B. Ricomprato in estate dalla Roma, il tuttofare di Vitinia entra nelle rotazioni dei titolari con Zeman in panchina. Passano gli anni, cambiano i suoi ruoli sul terreno di gioco, ma Florenzi continua ad essere ritenuto un prezioso jolly da tutti gli allenatori che passano per Trigoria. Nell’ultima stagione però, Paulo Fonseca gli concede poco spazio ed a gennaio parte in prestito, destinazione Valencia. A giugno tornerà a Roma e si definirà il suo futuro. Restano comunque i numeri di una bella esperienza, che lo ha portato a diventare il capitano della squadra capitolina: 280 presenze e 28 reti. Il numero 24 si è affermato anche in Nazionale, con 35 apparizioni e 2 gol in Azzurro.

Sebastian Mladen

Giocatore polivalente, in grado di giocare come mediano, difensore centrale e terzino destro, nato in Romania nel 1991. Trascorre tre stagioni nella Roma Primavera, giocando come riserva, ma raccogliendo in totale 57 presenze e vincendo il titolo nel campionato 2010/11. La sua carriera, dopo l’esperienza romana, è maturata e si è sviluppata in patria, dove gioca ancora oggi con il Viitorul. Per il resto, ci sono da registrare un paio di parentesi al di fuori dei confini romeni, una in Italia con il Sudtirol ed una in Portogallo con la maglia dell’Olhanense.

Francesco Caratelli

Il terzino destro classe ’93 cresciuto alla Roma, non è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo del calcio. Una volta lasciata Trigoria, nell’agosto del 2011, approda al Vicenza, dove gioca per una stagione nella Primavera dei biancorossi. Dopo l’anno in Veneto, tenta la fortuna a Pescara, dove però non fa mai l’esordio con la Prima Squadra. A quel punto torna vicino casa, al Pomezia e gioca lì fino al 2016. Una volta terminato il contratto con i rossoblù, rimane nel giro del calcio dilettantistico del Lazio.

Gianmarco Falasca

Approdato alla Roma molto giovane, il centrocampista ha concluso il suo percorso nelle giovanili altrove, con le squadre Primavera di Inter e Lazio. È rimasto sotto contratto con i biancocelesti fino al settembre del 2014, senza mai però trovare l’esordio in Prima Squadra. Di spazio, nel calcio dei grandi, l’ha trovato soltanto in Serie C e Serie D, con le seguenti squadre: Olbia Calcio, Racing Club Roma, Nuorese Calcio, Albalonga, Monterosi ed Atletico Terme Fiuggi.

Bongoura Thiam

Passiamo all’attaccante classe ’93 italo-guineano, nato a Roma. Nella stagione che porta allo Scudetto romanista, gioca 9 gare, segnando 4 gol. Prosegue il suo cammino nelle giovanili con il Tor di Quinto, prima d’essere notato e comprato dal Parma. In Emilia però non riesce mai ad esordire con la Prima Squadra, pur rimanendo sotto contratto fino all’agosto del 2015. Tante esperienze in prestito nelle categorie minori, con le maglie di Bellaria, Savona e La Venere, prima di ritirarsi dal calcio giocato nel luglio 2016.

Louis Dième

Nato a Thiès, Senegal, nel dicembre del 1992, Dième non ha mai lasciato l’Italia, dopo esser cresciuto calcisticamente qui. Passate le annate, positive anche al livello individuale, nella Primavera della Roma, comincia la sua lunga carriera in Serie D, che dura ancora oggi. Nel campionato dilettantistico ha giocato 134 partite, vestendo le maglie di: Racing Fondi, Città di Castello, Rieti, Nocerina, Città di Gela e Sporting Club Triestina.

Mattia Montini

Né vodka, né martini, tutti ubriachi di Montini. Così affermava qualche tifoso sui social, dopo la magica serata estiva del 2011, quando la Roma in Finale Primavera contro il Varese vinceva per 3-2, ai supplementari, con una tripletta del centravanti. Passata l’ebbrezza di quella notte, la carriera di Montini non è stato poi tanto esaltante anche se è riuscito comunque a farsi strada tra il calcio professionistico. In Italia per lui non è mai arrivato l’esordio nella massima serie, mentre ha trascorso una stagione (2013/14) in Serie B con le maglie di Cittadella e Juve Stabia. Per il resto, tante gare giocate in Serie C, con diversi club, e un’esperienza positiva all’estero, in Romania. L’attaccante è sotto contratto dal novembre del 2018 con la Dinamo Bucarest ed ha già raccolto 41 presenze, segnando 17 gol.

(S. Valdarchi)

Che fine hanno fatto? Roma Primavera 2013/14

(S. Valdarchi) – Torna l’appuntamento con la rubrica: “Che fine hanno fatto?”. Prosegue il nostro viaggio nel tempo durante il quale analizziamo le annate della Roma Primavera, andando a scoprire il presente dei calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa nelle giovanili. Analizziamo oggi il destino ed i percorsi dei giocatori che erano a disposizione di mister Alberto De Rossi nella stagione 2013/14. Dall’elenco sono stati tolti i seguenti calciatori, dei quali abbiamo già scritto negli scorsi episodi: Gabriele Marchegiani, Arturo Calabresi, Michele Somma, Elio Capradossi, Massimo Sammartino, Matteo Adamo, Lorenzo Pellegrini, Lorenzo Di Livio, Jacopo Ferri, Daniele Verde, Franck Cedric, Francesco Di Mariano, Tommaso Taviani, Tomas Vestenicky, Edoardo Soleri e Aimone Calì.

Francesco Proietti Gaffi

Una volta lasciata la Capitale, il portiere classe ’94 nato a Roma passa un anno e mezzo al Feralpisalò in Serie C, raccogliendo solo 6 presenze. Per gli ultimi 6 mesi della stagione 2015/16 passa all’US Città di Pontedera, senza mai esordire con la maglia del club toscano. Da lì in poi comincia a giocare in diverse squadre del Lazio, passando tra la Serie D ed il campionato d’Eccellenza. Queste le maglie indossate da Proietti Gaffi nel tempo: Flaminia, Lupa Roma, Astrea ed Eretum Monterotondo.

Lorenzo Zonfrilli

Dopo aver trovato poco spazio nella Primavera romanista, trascorre due anni da titolare in Serie C, con le maglie di Viterbese e Rieti. Nel luglio del 2016 rescinde il suo contratto con il club laziale, rimanendo senza una squadra fino al dicembre dello stesso anno, quando viene tesserato dal Valle Tevere. Dopo due stagioni passate in maglia biancoviola, passa al Boreale, dove tutt’ora gioca come titolare nel campionato d’Eccellenza.

Alessio Romagnoli

Nel 2013/14, sua ultima stagione con la maglia della Roma, gioca poco in Primavera, soltanto 4 presenze, in quanto viene messo a disposizione della Prima Squadra per la maggior parte delle gare. Raccoglie 11 presenze in Serie A, prima di passare in prestito per un anno alla Sampdoria, dove gioca da titolare, trovando anche due reti nella massima competizione. Nell’estate del 2015 viene ceduto al Milan, squadra della quale è divenuto il capitano e dove gioca ancora oggi. In maglia rossonera ha totalizzato 181 presenze, siglando 7 gol. Un rendimento che gli ha permesso di entrare ormai nel giro della Nazionale.

Tin Jedvaj

Il suo arrivo a Roma è accompagnato da grandi aspettative, che si sono dimostrate nel tempo giustificate, ma non a Roma. Il difensore croato trascorre una sola annata in giallorosso, dividendosi tra Prima Squadra e Primavera. Al termine della stagione 2013/14 passa al Bayer Leverkusen, prima in prestito, poi a titolo definitivo. Con il club tedesco colleziona oltre 100 presenze e con la Croazia raggiunge la finale dei mondiali di Russia 2018, trascorrendo però in panchina il match decisivo contro la Francia. La scorsa estate viene ceduto in prestito all’Augusta, ma a giugno è previsto il suo rientro al Bayer Leverkusen.

Mihai Balasa

Gioca una sola stagione con la Roma, diventando un titolare nella formazione di Alberto De Rossi. Il difensore romeno viene poi ceduto in prestito biennale al Crotone, dove gioca con regolarità per due anni in Serie B. Conclusa l’esperienza in Calabria, ecco un altro prestito, questa volta al Trapani. In Sicilia lo spazio per lui non è molto e così dopo soltanto sei mesi passa alla Steaua Bucarest, questa volta a titolo definitivo. In patria arrivano anche le prime presenze in Europa, tra qualificazioni per la Champions League e gare di Europa League. Dopo due anni e mezzo passati alla Steaua, approda lo scorso agosto all’Universitatea Craiova.

Deian Boldor

Il difensore centrale classe ’95 nato in Romania è un vero e proprio giramondo. 7 club in meno di 6 anni, qualche volta senza neanche esordire mai, come accaduto nei suoi due passaggi al Bologna. Per il resto molta esperienza in Serie B con le maglie di: Pescara, Virtus Lanciano, Hellas Verona e Foggia; una presenza anche in Serie A con gli scaligeri ed una parentesi nel 2017 negli Stati Uniti D’America. Nell’MLS gioca 5 gare con il Montreal Impact, prima di fare ritorno a Verona. Attualmente si trova in Albania, dove gioca per il FK Partizani. A giugno tornerà ancora una volta all’Hellas Verona.

Vlad Marin

Altro ragazzo nato nel 1995 in Romania, passato per il Fulvio Bernardini solo in prestito per 6 mesi dalla Juventus, club nel quale ha completato la sua formazione calcistica dopo aver vestito le maglie di Lazio e Manchester City. Resta di proprietà dei bianconeri fino all’estate 2016, giocando in prestito prima al Messina e poi al Rimini, in Serie C. La Juventus lo cede poi a titolo definitivo in Belgio, più precisamente al Denver, dove trascorre due stagioni. La scorsa estate è tornato in Italia, questa volta vestendo la maglia del Cuneo, sempre in terza divisione.

Luca Mazzitelli

Gioca e convince tutti in Primavera, con la fascia di capitano al braccio. La Roma però, prima di aggregarlo in Prima Squadra, preferisce fargli giocare due stagioni in prestito con Sudtirol e Brescia. Le due esperienze vanno bene e, in Serie B, Mazzitelli raccoglie 36 presenze. Attira l’attenzione del Sassuolo, che l’estate successiva lo acquista a titolo definitivo. Dal 2016 al 2018 gioca nei neroverdi, diventando un titolare nella formazione emiliana. Con l’arrivo di altri centrocampisti dal mercato, il suo ruolo da protagonista è a rischio ed il Sassuolo decide di mandarlo in prestito prima al Genoa e poi alla Virtus Entella, dove gioca attualmente. A giugno ritornerà al Sassuolo, per definire il suo futuro.

Simone Battaglia

La carriera del centrocampista centrale nato nel ’95 non è mai sbocciata definitivamente. Dal 2014 al 2017 tanti prestiti per lui, fino alla separazione al termine del contratto con la Roma, avvenuta nel luglio del 2017. Battaglia non è mai riuscito ad andare oltre alla Serie C, giocando spesso anche in Serie D ed in Eccellenza. Queste le maglie che ha vestito dal 2014 ad oggi: Vigor Lamezia, Monopoli, Ancona, Melfi, Calcio Flaminia, Pomezia e Falaschelavinio.

Alberto Tibolla

L’avventura alla Roma del centrocampista originario di Feltre è durata soltanto 6 mesi, dal gennaio al luglio 2014, in prestito dal ChievoVerona. Non è mai riuscito ad esordire con la Prima Squadra dei gialloblù, pur rimanendo a disposizione fino all’agosto del 2016. Tante le presenze raccolte in Serie D, con le seguenti squadre: Union Ripa La Fenadora, Gubbio, Eclisse Carenipievigna e Union San Giorgio Sedico, club con il quale gioca in questa stagione.

Romeo Shahinas

Nell’estate del 2014 si trasferisce al Latina, dove completa il suo percorso nelle giovanili, giocando per due anni in Primavera e facendo il suo esordio in Serie B nel 2016. Nel 2016/17 arriva l’esperienza in prestito alla Racing Roma in Serie C, dove totalizza 18 presenze, prima di trasferirsi a titolo definitivo in patria, al Partizani. In Albania però gioca soltanto due gare e rescinde il suo contratto, restando svincolato da novembre 2017 a settembre 2018. Da lì in poi, tre esperienze tra Serie D ed Eccellenza con la Rotonda Calcio, l’Arce 1932 ed il Falaschelavinio.

Federico Ricci

Battezzato come giovane promessa da Luis Enrique, fa il suo esordio con la Roma nel 2013/14, giocando 4 spezzoni di gare in Serie A. L’anno successivo passa al Crotone in prestito, dove resta per due stagioni, diventando un titolare in Serie B. Torna a Crotone qualche anno più tardi, nel gennaio del 2018, giocando 14 partite in Serie A. Nella massima competizione indossa le maglie di Sassuolo e Genoa, prima di tornare in Serie B con il Benevento l’anno scorso. Attualmente si trova allo Spezia, in prestito dal Sassuolo, dove tornerà al termine del campionato.

Valerio Trani

Completa il suo percorso nel calcio giovanile con Torino, Latina e Frosinone, giocando con regolarità e segnando in tutto 5 reti. Una volta terminati questi tre prestiti, si svincola dalla Roma alla fine del contratto e firma qualche mese dopo, nel settembre del 2016, per la Polisportiva Ciampino. Gioca ancora oggi con la maglia del Ciampino, nel campionato d’Eccellenza.

Lorenzo Musto

Passiamo a Lorenzo Musto, punta centrale nata nel ’96 a Roma. Dopo due stagioni con la Primavera giallorossa, Musto viene venduto al Perugia, dove si mette a disposizione della Primavera umbra, prima di passare alla Torres, in Serie D. Nell’agosto del 2016 arriva il passaggio al Bologna, squadra con la quale però non è mai riuscito a debuttare. Musto rimane sotto contratto con i rossoblù fino al 2018, trascorrendo i due anni in prestito in 4 squadre diverse: Gubbio, Lumezzane, Renate ed Arzachena. Nell’estate del 2018 viene ceduto al Chiasso, in Svizzera, rimanendo un anno lì prima di rescindere il suo contratto. Resta ancora oggi svincolato.

Valmir Berisha

Arriva a Roma nell’estate del 2013, con l’appellativo pesante di nuovo Ibrahimovic. Nella Capitale non riesce mai ad affermarsi, raccogliendo solo 6 presenze nel campionato Primavera 2013/14. Dopo una stagione in prestito al Panathinaikos, nella quale gioca 10 minuti in tutto, viene ceduto a titolo definitivo in Olanda al Cambuur-Leeuwarden. Dopo altre esperienze in alcuni campionati del Nord Europa (in Danimarca ed in Islanda), va in Bosnia al Velez Mostar. Attualmente gioca per il Chindia Targoviste, in Romania.

(S. Valdarchi)

Primavera, le pagelle di Roma-Inter 3-3: Bove tuttofare, bentornato Diawara

(S. Valdarchi) – Una Roma da montagne russe, come del resto lo è stata per tutta la stagione, pareggia per 3 a 3 contro l’Inter in un Tre Fontane vuoto a causa del Coronavirus. La squadra di Alberto De Rossi produce molto dal punto di vista offensivo, ma ogni volta che viene attaccata rischia. Da evidenziare, con un’accezione negativa, l’aspetto mentale dei giovani romanisti, ancora una volta incapaci di gestire il vantaggiofacendosi rimontare per due volte nel corso del match. I padroni di casa sbloccano subito la gara al sesto, quando D’Orazio scappa sull’out di sinistra e dal fondo lascia partire un cross teso dove Riccardi colpisce di prima intenzione, battendo Stankovic. Il resto della prima frazione scorre senza particolari emozioni. Da segnalare la prova positiva di Diawara, per la prima volta in campo dopo l’infortunio dello scorso 23 gennaio. Il centrocampista guineano sembra in forma, non ha paura di andare di andare a contrasto e la sua qualità di gioco spicca tra i colleghi più giovani. Buona notizia per Fonseca in vista dei prossimi impegni.

Nella ripresa l’Inter entra in campo con un altro piglio, spingendo fin dalle prime battute alla ricerca del pareggio. A trovare la rete, però, è ancora una volta la squadra di casa: sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra, Stankovic si scontra con Pirola, lasciando il pallone a Bianda che, da pochi passi, trasforma. I nerazzurri non demordono e in pochi minuti pareggiano. Al 57′ Mulattieri, servito in area da Satriano, sfrutta un errore in copertura di Semeraro e mette alle spalle di Cardinali con il destro. 4 minuti più tardi, su cross di Gianelli dalla destra, Parodi devia nella propria porta realizzando il 2 a 2. La gioia dura poco, perché al 64′ Bove, al termine di una lunga manovra romanista, riceve da Simonetti e spiazza con il destro Stankovic per il nuovo vantaggio della Roma. Non basta neanche il terzo gol ai giallorossi per portare a casa i tre punti. Da quel momento in poi in campo c’è solo l’Inter, la Roma si chiude nella propria trequarti sperando di sentire al più presto il triplice fischio. Ad annullare le speranze di vittoria è Agoumé, che a tre minuti dal 90′ lascia partire un tiro violento dal limite per il definitivo 3 a 3. Nel recupero sono ancora gli uomini di Madonna ad andare vicini al gol. Oristanio gira di testa su suggerimento di Agoumé, ma la traversa salva Cardinali e la Roma. Un punto a testa dunque, con la formazione di De Rossi che rimane quinta a quota 32, aspettando la gara di domani tra Sampdoria ed Empoli.

Cardinali 6: due buoni interventi tra i pali, uno per tempo, ma risulta incerto nelle uscite. Non ha grosse colpe sui tre gol interisti, fatto salvo forse il primo in cui potrebbe accelerare l’intervento in presa bassa su Mulattieri.

Parodi 4,5: soffre l’estro di Schirò ad inizio partita, tardando spesso il rientro in difesa dopo le sue avanzate offensive. Viene ammonito per un fallo ingenuo al 37′ ed è lo sfortunato protagonista dell’autogol che regala il momentaneo pareggio all’Inter.

Trasciani 5,5: riesce a neutralizzare per quasi tutta la durata della gara Satriano, avversario difficile da contenere. Andando avanti cala fisicamente ed è poco reattivo ad uscire su Agoumé in occasione del 3 a 3.

Bianda 6,5: il migliore del pacchetto arretrato romanista. Gioca da leader, guidando la linea sul fuorigioco e chiamando sempre le marcature ai compagni. Bene anche in fase di impostazione, dove dimostra coraggio nelle uscite palla al piede. Sua la rete di rapina del raddoppio romanista.

Semeraro 5: scopre di dover scendere in campo nel corso del riscaldamento, quando Calafiori si ferma per un affaticamento al quadricipite destro. Si propone spesso in avanti, ma commette un errore grave in marcatura in occsaione del 2-1, facendosi passare alle spalle Mulattieri.

Simonetti 6,5: instancabile. Gioca una partita intensa, pressando costantemente il portatore di palla avversario. Ha poche chance per mettersi in luce in attacco, ma riesce comunque a servire l’assist a Bove per il 3 a 2.

Diawara 6,5: un’ora di gioco per lui, al rientro dal brutto infortunio al menisco esterno datato 23 gennaio. Segnali positivi per la Roma, il mediano va a contrasto senza paura e la sua frequenza di passo aumenta con il passare dei minuti. Dal 16′ st Tripi 5,5: da quando prende il posto di Diawara, la Roma fatica ad uscire palla al piede e soffre gli attacchi avversari per vie centrali.

Bove 7: il migliore in campo per quel che riguarda la squadra di casa. Recupera una serie infinita di palloni, riuscendo quasi sempre a capovolgere l’azione creando superiorità numerica. Bravo e lucido davanti a Stankovic al 64′, quando lo batte con l’interno destro. Dal 17′ st Nigro 5,5: con una Roma arroccata nella propria trequarti, non si riesce a mettere in mostra, limitandosi alla fase di copertura.

Riccardi 6: ha il merito di sbloccare il risultato, con un bel tiro di prima intenzione dall’interno dell’area di rigore. Dopo però si innervosisce e le sue giocate appaiono confuse. Sbaglia, come gli altri attaccanti, qualche scelta in contropiede, graziando l’Inter sul 3 a 2.

Providence 5: agisce da prima punta, ma con le sue caratteristiche fisiche non riesce ad imporsi. Perde praticamente tutti i duelli aerei contro i centrali interisti. Nella ripresa ha un buono spunto sul centro sinistra, ma sfiora il palo lungo della porta difesa da Stankovic. Dal 17′ st Zalewski 5: con l’uscita di D’Orazio diventa l’unico riferimento in avanti per la Roma, al fianco di Riccardi, ma non si fa mai trovare dai lanci lunghi dei suoi compagni.

D’Orazio 6: parte in quarta con l’assist al bacio per Riccardi, al termine di una bella percussione solitaria sulla sinistra. Cala durante la partita, fino a sbagliare clamorosamente il gol all’inizio dell’azione che porta poi alla rete di Bove. Dal 36′ st Buttaro SV

All. De Rossi 5: un copione già visto, la sua Roma gioca e diverte in attacco, ma fa paura al livello difensivo. Negli ultimi venti minuti rinuncia completamente ad attaccare, dando fiducia ad un’Inter in palese difficoltà.

(S. Valdarchi)

Roma, tris al Brescia: Smalling e Mancini si vestono da bomber

(Keivan Karimi) – La sosta per le Nazionali fa bene alla Roma: i giallorossi tornano subito alla vittoria dopo il k.o. a sorpresa subito in casa del Parma due settimane fa.

Una domenica piovosa ma allegra per la squadra di Paulo Fonseca, che ospitava il Brescia fanalino di coda. Un match sulla carta impari che però nasconde qualche insidia, mostrata soprattutto in un primo tempo teso e compassato.

La Roma ritrova Lorenzo Pellegrini dal 1′ minuto, ma fa fatica a costruire azioni importanti contro un Brescia ben messo in difesa. Anzi, è Pau Lopez nel primo tempo a salvare la sua porta sul gran tiro di Ndoj, mentre dall’altra parte Kolarov sonnecchia su un pallone d’oro servito da Zaniolo.

Il primo tempo è tutto qui, ma nella ripresa i padroni di casa mettono il piede sull’acceleratore, sfruttando finalmente le palle inattive. Da un calcio d’angolo al 49′ Smalling stacca alla grande, il suo colpo di testa deviato da Cistana spiazza il portiere Joronen e sblocca il match.

Un gol fortunato ma importante che cambia l’andamento della partita: la Roma domina e il Brescia crolla, soprattutto quando Smalling sforna un assist geniale per Mancini, che in proiezione offensiva inventa una palombella perfetta per il 2-2-0 romanista.

Non è finita qui: dopo una rete di Zaniolo cancellata dal VAR, la Roma chiude il conto col ritorno al gol di Dzeko. Ancora Smalling dominatore su corner, stavolta è il bosniaco però a deviare per ultimo la sfera in rete. 3-0 finale e giallorossi che risalgono al quarto posto, allungando su Atalanta e Napoli.

Il tabellino del match:

ROMA: Pau Lopez; Florenzi (Santon), Mancini, Smalling, Kolarov; Diawara, Veretout; Zaniolo (Perotti), Pellegrini (Under), Kluivert; Dzeko. All: Fonseca.

BRESCIA: Joronen; Sabelli, Cistana, Chancellor, Martella; Bisoli (Zhmral), Tonali, Ndoj (Morosini), Romulo; Torregrossa (Ayé), Donnarumma. All: Grosso.

Arbitro: Di Bello di Brindisi.

Marcatori: 49′ Smalling, 57′ Mancini, 67′ Dzeko.