Trigoria, altro controllo da parte degli ispettori della Procura Federale

Pagine Romaniste (F. Belli) – Continuano i controlli nei centri sportivi da parte degli ispettori della Procura Federale. Lo scopo delle visite è quello di verificare che il protocollo sanitario, grazie al quale il calcio italiano è ripartito dopo lo stop per la pandemia di Covid-19, venga rispettato alla lettera. Oggi, come riportato dal sito della Figc, è stato il turno di Roma e Torino. Per quel che riguarda il Fulvio Bernardini di Trigoria, si tratta del secondo controllo dalla ripresa degli allenamenti. Non è sicuramente una situazione semplice, ma è una logica conseguenza dei difficili tempi di pandemia che tutto il mondo del calcio sta vivendo da ormai mesi.

Francesco Belli

Le statistiche di Brescia-Roma 0-3: terzo clean sheet del 2020. Gli ospiti corrono meno, ma dominano la gara

(S. Valdarchi) – La Roma fa la Roma e passa sul campo del Brescia, trovando la seconda vittoria consecutiva e allontanando le ombre di una ripartenza più che incerta post lockdown. I capitolini si impongono nel secondo tempo, grazie alle reti di Fazio e Kalinic, prima della ciliegina sulla torta confezionata dal ritorno al gol di Nicolò Zaniolo204 giorni dopo l’ultima volta (Fiorentina-Roma 1-4 del 20 dicembre 2019). Grazie ai tre punti conquistati al Rigamonti la Roma mantiene il quinto posto a quota 54, con 3 lunghezze di distacco dal Napoli, impegnato in serata nello scontro diretto per l’Europa League con il Milan. Per la prima gara dalla ripartenza del campionato la Roma non va in svantaggio, era accaduto anche nelle sfide vinte contro Sampdoria e Parma, e mantiene la porta inviolata quasi 4 mesi dopo l’ultima volta, Roma-Lecce 4-0 del 23 febbraio scorso, ottenendo il terzo clean sheet del 2020. Niente riposo per i giallorossi che sono attesi dalla sfida casalinga all’Hellas Verona, in programma mercoledì sera alle 21:45.

I numeri

Si gioca poco o nulla al Rigamonti, con 44 minuti e 35 secondi di tempo effettivo (pari al 46% del totale). Gara ricca di interruzioni e dominata per larghi tratti dagli ospiti, che legittimano la vittoria. Possesso palla ad appannaggio della Roma, che chiude con il 59%, tradotto in 28’20”12 minuti in più rispetto al Brescia. I dati raccontano di una squadra, quella vincente a fine gara, in grado di creare il doppio delle chance subite: 16 a 8 in favore dei capitolini i tiri9 a 4 quelli in porta, così come 9 a 4 è il conteggio delle occasioni da gol466 a 276 per la Roma il numero di passaggi riusciti, con i giallorossi più precisi nella gestione della manovra: 89% di passaggi riusciti contro il 79% della squadra di Diego Lopez. 59 a 43, sempre in favore di Pellegrini e compagni, il computo dei recuperi.

Bisogna riconoscere a Fonseca di aver mantenuto una certa lucidità nell’analisi delle gare, anche nei momenti più complicati. In piena crisi di risultati, infatti, il tecnico portoghese non aveva mai puntato il dito sulla forma fisica dei suoi giocatori, ma ricercava piuttosto il difetto della squadra nell’atteggiamento mentale e nel primo approccio. In effetti nelle ultime due partite la Roma pur vincendo ha corso meno rispetto agli avversari, al contrario di quanto fatto nelle gare perse in precedenza. 108,8 km a 105,4 km in favore del Brescia il calcolo dei chilometri percorsi, con le rondinelle capaci di essere anche più veloci in media: 6,7 km/h a 6,5 km/h. Dal punto di vista tattico, dopo averci lavorato a lungo a Trigoria, i calciatori romanisti stanno migliorando la loro affinità al nuovo modulo: 3-4-2-1. La costruzione dell’azione viene affidata al reparto difensivo e si cerca spesso la soluzione sulle fasce dove i “quinti” di difesa, Bruno Peres e Kolarov in quest’occasione, attaccano con continuità. Guardando le posizioni medie, sorprende quella di Jordan Veretout. Il centrocampista francese invece che stare in linea con Diawara, gioca davanti all’ex Napoli. Al guineano è affidato il ruolo di prima regia e filtro davanti alla difesa, mentre Veretout è libero di fare incursione negli spazi. Nonostante la capacità realizzativa sia aumentata notevolmente nei secondi 45 minuti, la ripresa ha visto la Roma abbassare il proprio baricentro: la squadra di Fonseca è passata dai 57,57 m di baricentro medio della prima frazione ai 51,35 m del secondo tempo.

Le prestazioni individuali

Partiamo con l’elogio di un giocatore che spesso, soprattutto nel nuovo schieramento tattico adottato dalla Roma, rimane nell’ombra, ma fa un lavoro prezioso per la squadra. Si tratta di Amadou Diawara. Il centrocampista, come detto in precedenza, si abbassa piazzandosi davanti alla difesa ed è il fulcro del gioco di Fonseca. Per i suoi piedi passano praticamente tutte le azioni romaniste. Il guineano chiude con 82 palle giocate, almeno 12 in più di qualunque altro giocatore in campo, e 69 passaggi riusciti, con una percentuale di passaggi riusciti del 97%, altissima visto l’elevato numero di tocchi effettuati. Dopo una ripresa di campionato appannata, macchiata da diversi errori in fase di impostazione, Diawara si è ripreso le chiavi della mediana ed è uno dei punti fermi della rosa.

Un altro giocatore andato spesso in difficoltà, ma in grado di offrire una buona prestazione a Brescia, è Federico Fazio. Il difensore centrale, viste le contemporanee assenze di Smalling e Cristante, è chiamato in causa dal primo minuto e risponde presente. Se non fosse per una disattenzione risultata poi ininfluente visto l’errore di Torregrossa da pochi passi nella ripresa, la gara del numero 20 è pulita. Condivide insieme a Kolarov il primato di palloni recuperati, 11, più di ogni suo compagno di reparto. Che il suo piede sia educato lo si sapeva già e Fazio risulta a fine partita il terzo nella Roma per passaggi riusciti48, alcuni dei quali sono lanci illuminanti a scavalcare la difesa, su tutti l’assist per Carles Perez nel primo tempo. Inoltre ha il merito di sbloccare il risultato, battendo a rete con il sinistro sugli sviluppi di un corner calciato da Pellegrini. 1 tiro in porta, 1 gol.

Chiudiamo con Nikola Kalinic. Il croato non capitalizza qualche occasione nel primo tempo, ma è l’uomo che i compagni cercano per finalizzare l’azione. Crea 3 occasioni da gol, al pari di Torregrossa e più di ogni altro giocatore, calcia per 3 volte fuori dallo specchio e 2 in porta. Sigla il raddoppio che chiude i conti, portando a 3 le sue marcature in Serie A, dopo la doppietta pre-Covid-19 di Cagliari. Considerando i numerosi impegni e l’età di Edin Dzeko, se il centravanti ex Milan, Fiorentina ed Atletico Madrid dovesse riuscire a garantire un rendimento positivo sarebbe una gran bella notizia per Fonseca e per tutti i romanisti.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Parma 2-1: Mkhitaryan tuttofare e l’inesauribile Veretout riportano i tre punti

(S. Valdarchi) – Nella calda serata romana, la Roma si sveglia dall’incubo in cui era immersa e torna alla vittoria contro il Parma per 2-1. Al gol iniziale di Kucka su rigore, rispondono Mkhitaryan e Veretout. Tre punti importanti per i capitolini, oltre che per il morale per la classifica, con la squadra di Fonseca al quinto posto a quota 51 insieme al Napoli. Non c’è tempo però per festeggiare, visto che il prossimo impegno è fissato sabato alle ore 19:30 al Rigamonti di Brescia, contro una squadra che sarà costretta a fare punti per alimentare le speranze salvezza.

I numeri

Nonostante un avvio di gara shock, contro i ducali la Roma riesce ad imporsi, occupando costantemente la metà campo avversaria e mantenendo il pallino del gioco, fino al gol del vantaggio di Veretout. L’unica frazione di gara in cui gli ospiti hanno vinto il confronto sul possesso palla, infatti, è stata quella che va dal 30′ del secondo tempo al fischio finale (6’47” contro 3’54”), con la squadra di Fonseca avanti nel punteggio. Guardando invece la gara nel suo complesso, i capitolini hanno mantenuto il possesso palla per il 56% del tempo effettivo di gioco, tradotto in 29 minuti e 34 secondi con la sfera tra i piedi. Il 65% di questi nella metà campo avversaria, dato che fa capire l’atteggiamento passivo del Parma e la costante pressione offensiva dei padroni di casa. Il baricentro medio della Roma è stato di circa 53 metri, oltre la linea del centrocampo.

Al di là delle polemiche in casa Parma, i numeri legittimano il successo della Roma, che costruisce e crea molto di più rispetto agli avversari e termina la gara con un vantaggio esiguo per la mole di chance a disposizione. 17 a 4 la conta dei tiri totali, con i giallorossi in grado di calciare 9 volte nello specchio della porta avversaria. Serata inoperosa per Pau Lopez che, dopo aver subito il gol su rigore, deve compiere una sola parata, a differenza del collega Sepe. L’estremo difensore crociato, infatti, è chiamato a 6 interventi, 4 dei quali decisivi. 8 a 1 le occasioni da gol e 449 a 307 il computo dei passaggi riusciti. 66 a 28 per la Roma le azioni offensive imbastite.

Le prestazioni individuali

Partendo dal basso, bene Gianluca Mancini che, oltre al tocco con il braccio o con la spalla per cui il Parma reclama un calcio di rigore, gioca una partita pulita, da leader difensivo in assenza di Chris Smalling. Il numero 23 vince 4 duelli aerei e recupera il pallone per ben 16 volte, condividendo la palma del migliore in campo in questo dato con Darmian. L’ex Atalanta si trova a suo agio nella difesa a tre, tenta spesso l’anticipo e non ha paura di avanzare palla al piede, quando gli avversari gli concedono un po’ di spazio. Al 96esimo ha la forza e la brillantezza di fare 80 metri per andare a calciare in porta, sfiorando il gol del 3-1 a causa di una prodezza di Sepe.

Un altro romanista sugli scudi è sicuramente Jordan Veretout. Fonseca lancia dal primo minuto Diawara, liberando il francese dal ruolo di filtro davanti alla difesa. Guardando la sua posizione media in campo, si nota che il numero 21 ha agito spesso da incursore nella zona centrale del campo, sfruttando i movimenti ad allargarsi di Mkhitaryan e Pellegrini. Proprio da questo movimento è nato il gol-vittoria, in occasione del suo unico tiro in porta. Gioca 64 palloni e, ancora una volta, è il giocatore della Roma ad aver corso di più, con 11,226 km percorsi.

Chiudiamo con Henrikh Mkhitaryan. Contro il Parma l’armeno colleziona un gol ed un assist, mettendo la sua firma sui tre punti. L’ex Arsenal raggiunge quota 8 gol in campionato, a cui vanno aggiunti i 4 assist. Con 18 presenze all’attivo in Serie A, non tutte da titolare, Mkhitaryan si è reso protagonista di 12 reti. Oltre alla classe sulla trequarti, che lo porta a calciare per 3 volte, di cui 2 in porta, sorprende la dedizione del numero 77, il quale in questo nuovo modulo di gioco ideato da Fonseca, spesso rincorre gli avversari fino alla propria trequarti difensiva. Questo spirito di sacrificio lo porta a recuperare ben 10 palloni, tantissimi per una seconda punta.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Napoli-Roma 2-1: la difesa a tre ed il ritorno al gol non bastano, terza sconfitta consecutiva

(S. Valdarchi) – Al San Paolo si rivedono piccoli sprazzi di Roma, ma con un avversario di qualità e in forma come il Napoli non basta e arriva la terza sconfitta consecutiva, dopo quelle, peggiori dal punto di vista della prestazione, rimediate contro Milan e Udinese. I partenopei agganciano così la squadra di Fonseca a quota 48 punti, ma i capitolini per il momento mantengono il quinto posto, in virtù della migliore differenza reti, +12 a +8, mentre c’è assoluta parità per quel che riguarda gli scontri diretti (un girone fa erano stata la Roma ad imporsi per 2 a 1 all’Olimpico). Come detto, Dzeko e compagni lasciano intravedere timidi segnali di ripresa, che accompagnati al ritorno in campo di Zaniolo, 175 giorni dopo l’infortunio al legamento crociato, bastano al tecnico portoghese per dirsi “fiducioso” in vista dei prossimi impegni. Per capire se alle speranze corrisponderanno dei fatti concreti basterà aspettare qualche giorno, con la Roma che tornerà in campo mercoledì sera, ore 21:45, per l’impegno casalingo contro il Parma.

I numeri

I dati non lasciano spazio a libere interpretazioni: il Napoli ha conquistato meritatamente i 3 punti. Con un atteggiamento tattico attendista, la Roma ha lasciato ai padroni di casa il pallino del gioco, provando a fare male in contropiede. Il possesso palla è per il 59% della squadra di Gattuso, con 610 passaggi riusciti rispetto ai 394 degli avversari. 18 a 5 per gli azzurri i tiri, 12 nei quali nello specchio della porta. 11 a 5, invece, le occasioni da gol create. I partenopei dominano in ogni statistica, con 8 corner battuti a 1 e 116,967 chilometri percorsi, 2 in più rispetto alla Roma.

Ancora una volta, la squadra allenata da Paulo Fonseca si abbassa nel corso del secondo tempo, dando modo al Napoli di chiuderla nella trequarti difensiva. Guardando le posizioni medie dei giocatori in campo, con il passare dei minuti il modulo romanista si è trasformato in un vero e proprio 5-3-2, con Zappacosta e Spinazzola sempre sulla linea difensiva per provare a coprire le avanzate esterne degli esterni napoletani. Mkhitaryan, autore del gol, ha agito da interno di centrocampo, con Veretout e Pellegrini (sostituito poi da Cristante) a completare il terzetto in mediana. Davanti invece, Kluivert prima e Zaniolo poi, hanno supportato Edin Dzeko, spesso chiamato in causa nella costruzione della manovra. Il baricentro medio è passato dai 47,39 metri della prima frazione ai 43,60 della ripresa.

Le prestazioni individuali

Quando il migliore in campo per una squadra è il portiere non è mai un buon segno ed ultimamente alla Roma accade spesso di dover ringraziare a partita finita il proprio estremo difensore, Pau Lopez o Mirante che sia, per il lavoro fatto. Lo spagnolo, tornato oggi a giocare dopo la microfrattura al posto, viene sorpreso dal taglio di Callejon e non può nulla sull’invenzione decisiva di Lorenzo Insigne, ma per il resto para tutto. Effettua 10 interventi, 4 dei quali decisivi, e tiene i giallorossi in partita fino ad otto minuti dalla fine. Anche fuori dai pali dimostra il suo valore, aiutando la squadra in fase di impostazione, che come sempre parte dal basso e lo vede protagonista insieme al pacchetto difensivo. Sono 24 i passaggi riusciti, alcuni di questi eseguiti in situazioni pericolose e sotto pressione avversaria.

L’altra prova da sottolineare in casa Roma è quella di Henrikh Mkhitaryan. L’armeno, che qualche giorno fa si è accordato con la società per rimanere nella Capitale anche dopo la fine di questa stagione, gioca una gara di sacrificio a centrocampo, guidando puntualmente i contropiedi romanisti. Percorre 11,793 chilometri, più di Insigne per fare il paragone con quello che probabilmente, nei 19 scesi in campo, è risultato essere il migliore. Recupera 7 palloni e ne gioca 55, collezionando 40 passaggi riusciti (pari al 91% di quelli tentati). Crea 2 occasioni da gol, calciando 3 volte in porta (nessun compagno di squadra ha fatto meglio) e siglando il gol del momentaneo pareggio. La sua produzione offensiva è frutto della facilità di corsa e del grande lavoro fatto da Edin Dzeko. Il bosniaco nei 90 minuti si abbassa spesso, agendo da regista offensivo e attirando a sé, come in occasione della rete, l’attenzione e la pressione dei centrali partenopei.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Udinese 0-2: 180 minuti di digiuno, arriva la nona sconfitta in campionato

(S. Valdarchi) – Una Roma vuota, senz’anima, cade all’Olimpico sotto i colpi dell’Udinese, che torna alla vittoria dopo sei mesi e fa un passo decisivo nella lotta salvezza. Per i giallorossi, invece, cade definitivamente il sogno Champions League, con l’Atalanta distante 12 lunghezze. Ora i capitolini hanno un’unica via per qualificarsi alla competizione più prestigiosa: vincere l’Europa League, ma con l’atteggiamento e l’assenza di gioco visti nelle ultime due gare diventa complicato anche solo sperare. Nona sconfitta in campionato per la Roma, la seconda consecutiva dopo quella di San Siro. Per la prima volta in stagione, gli uomini di Fonseca non vanno a segno per 180 minuti consecutivi.

I numeri

Come spesso accade, le statistiche raccontano una gara leggermente diversa da quella percepita in diretta. La Roma, nonostante abbia disputato più di un’ora di gioco in inferiorità numerica per l’espulsione di Perotti al 29′, si rende pericolosa più degli avversari, senza però riuscire mai a battere Musso. Il possesso palla è a favore dei padroni di casa, con il 52% del totale. La Roma ha trascorso più di 13 minuti nella metà campo avversaria, contro gli 8 della formazione di Gotti, brava a sfruttare gli ampi spazi lasciati in ripartenza dalla linea difensiva romanista. 9 a 8 in favore degli uomini di Fonseca i tiri, 6 dei quali in porta (il doppio rispetto ai 3 dell’Udinese). 5 a 4 le occasioni da gol create.

Ancora una volta, la Roma appare meno brillante dal punto di vista fisico rispetto all’avversario e, a differenza di quanto accaduto a Milano, questa volta le statistiche confortano questa percezione: i chilometri percorsi dai bianconeri sono 110,846, contro i 104,816 dei capitolini. Sorprende il dato relativo baricentro palla alla Roma, con gli uomini di Fonseca che hanno mantenuto un baricentro medio di 59,81 metri, occupando, senza successo, costantemente la trequarti difensiva dell’Udinese.

Le prestazioni individuali

Trovare note positive nelle gare della Roma sta diventando sempre più difficile, ma sicuramente uno dei pochi sufficienti nella triste serata romana è Carles Perez. Seppur confuso e poco integrato nel gioco di Fonseca – che a dire il vero stenta a palesarsi in queste ultime uscite – lo spagnolo è il più pericoloso tra i suoi, con accelerazioni improvvise e conclusioni potenti dal limite. Arrivato alla settima presenza in Serie A, l’ex Barcellona deve trovare ancora il suo primo gol in campionato. Quando i suoi tiri, 4 in totale di cui 3 in porta, non vengono ribattuti dal muro composto dai difensori bianconeri la palla trova sempre le braccia di Musso, autore di un’ottima gara.

Il portiere argentino risulta tra i migliori in campo dei suoi. Attento in uscita, respinge qualsiasi cosa si trovi davanti a lui, in alcune circostanze anche in modo fortunoso. Delle 5 parate effettuate, 3 sono risultate decisive. Aggiungete alla sua prestazione brillante la scarsa vena realizzativa di Kalinic e compagni e il risultato non può che essere un clean sheet assicurato, l’ottavo della sua stagione.

(S. Valdarchi)

La Roma si scioglie sotto il caldo di San Siro: il Milan vince 2-0

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma alla ricerca dei tre punti contro il Milan, finisce per scontrarsi col muro della difesa rossonera alzato da Pioli. Per dare continuità alla vittoria contro la Sampdoria e il Cagliari e per inseguire l’Atalanta, la vittoria era imperativa. Fonseca ha schierato i suoi col solito 4-2-3-1, con Mirante in porta, Zappacosta, Mancini, Smalling e Spinazzola in difesa con Kolarov in panchina. Cristante e Veretout a centrocampo, Kluivert, Pellegrini, Mkhitaryan dietro alla punta Dzeko. Alla Roma non basta giocare per 20 minuti ed avere un’occasione con Dzeko in apertura per tornare con qualche punto da San Siro. Nella ripresa in campo c’è solo il Diavolo che sfrutta una Roma che si scioglie sotto i 32 gradi del catino milanese. Non può bastare trotterellare per il campo con la palla tra i piedi per ambire ad un posto in Champions. Ora gli uomini di Fonseca si dovranno guardare alle spalle e nelle 10 partite rimaste dovranno difendere il quinto posto. Totalmente diverso il destino dei milanesi: la classifica provvisoria da ieri indica un dato non pronosticato: il Milan ha messo i piedi in zona Europa League, incalza il Napoli e non vede più con il binocolo la Roma. I giallorossi non solo rischiano di perdere il quinto posto, ma anche tutte le speranze di Champions: nel 2020 hanno perso 6 partite nelle ultime 11. Il Milan non aveva mai battuto una delle prime sei. Questa l’analisi di Fonseca a fine gara: “Penso che abbiamo fatto una buona partita nel primo tempo, una partita equilibrata senza grande intensità ma abbiamo controllato. Nel secondo tempo dopo 10′ il Milan ha pressato più alto ma senza creare opportunità, solo alcuni tiri da fuori. Poi abbiamo regalato la partita con una situazione simile al match con la Sampdoria. Quindi è stato tutto più difficile, nel secondo tempo il Milan ha fatto meglio ma senza creare occasioni, noi abbiamo regalato senza giustificazioni“. La Roma ha corso più del Milan, 106,423 km a 106,168 km, con una velocità maggiore: 6,7 km/h di media, contro i 6,4 km/h dei milanisti. Questo dato dimostra una cosa: non è un problema di stanchezza, ma di gioco. Anzi, di assenza di qualità nel gioco.

Francesco Belli

Le statistiche di Milan-Roma 2-0: Veretout e compagni corrono di più, ma a vuoto. Mirante non basta

(S. Valdarchi) – Luci soffuse a San Siro per la Roma. I capitolini sul campo del Milan abbandonano forse definitivamente le speranze per il quarto posto. Con il successo in esterna dell’Atalanta infatti, i bergamaschi allungano a +9 e agli uomini di Fonseca non resta che difendere la quinta posizione, puntando tutto poi sull’Europa League che si disputerà ad agosto. In una gara dai ritmi lenti, colpa del grande caldo di fine giugno e della forma fisica non eccezionale delle due squadre, i rossoneri si impongono nell’ultimo quarto d’ora grazie alle reti di Rebic e Calhanoglu, entrambe viziate da errori individuali dei giocatori in maglia blu.

I numeri

Stare fermi per mesi e ripartire giocando ogni tre giorni non è facile, in queste prime gare del post Covid-19 i ritmi sono stati quasi sempre lenti ed il caldo del pomeriggio milanese non ha aiutato lo spettacolo. Come sottolineato da Veretout all’intervallo però, queste condizioni erano comuni ad entrambe le squadre, quindi la forma fisica non può essere un alibi per la squadra di FonsecaLa Roma infatti ha corso più del Milan106,423 km a 106,168 km, con una velocità maggiore6,7 km/h di media, contro i 6,4 km/h dei milanisti. Il problema dunque non è da ricercare in questo, ma nella qualità della corsa. Quella dei romanisti è stata più che altro una corsa passiva, per portare una pressione, minima e non efficace, ai portatori di palla avversari.

Il pallino del gioco, fatta eccezione per il primo quarto di gara, è stato in mano ai padroni di casa. I dati finali non lasciano spazio ad interpretazioni: la vittoria del Milan è stata meritata. Gli uomini di Pioli hanno raccolto il 56% del possesso palla, riuscendo ad andare al tiro in 11 occasioni, contro le 3 conclusioni della Roma7 a 2 i tiri in porta. Dato analogo per le occasioni da gol7 a 1 in favore di Rebic e compagni.

passaggi riusciti del Milan sono 485, molti di più rispetto ai 345 della Roma. Gli interpreti giallorossi hanno faticato a costruire dal basso, affidando spesso la loro manovra a lanci lunghi alla ricerca di Edin Dzeko prima e Nikola Kalinic poi. I lanci lunghi effettuati dai romanisti sono stati 42, 12 in più rispetto ai colleghi rossoneri.

A differenza del primo tempo, in cui la Roma ha sfiorato anche il gol del vantaggio con Dzeko, nella ripresa la gara è stata a senso unico e per la maggior parte del tempo il pallone è transitato nella metà campo romanista. Questo anche per il posizionamento della squadra di Fonseca in campo, che durante la seconda frazione si è abbassata di qualche metro, con un baricentro di 47,93 metri.

Le prestazioni individuali

Cercare delle note positive in casa Roma non è semplice, ma la gara di Antonio Mirante va sottolineata. L’estremo difensore si dimostra ancora una volta affidabile e, con un Pau Lopez in fase di recupero, un’ottima carta a disposizione per mister Fonseca. Il campano effettua 5 parate, 4 delle quali decisive. Sembra cresciuto anche con la palla tra i piedi, visto il suo dribbling su Rebic nel corso del primo tempo. Spesso è chiamato ad uscire dalla sua area di rigore, su lanci lunghi del Milan e lo fa sempre con ottimo tempismo. Sul primo gol effettua due salvataggi miracolosi prima di arrendersi all’ennesimo tentativo di Rebic, mentre va vicino a respingere il tiro dal dischetto di Calhanoglu in occasione del 2-0.

L’altra sufficienza, probabilmente, se la merita Jordan Veretout. Con un Diawara in confusione e Cristante ancora troppo macchinoso, il francese è forse l’unico titolare fisso in mediana al momento. Palla alla Roma, Fonseca gli chiede di abbassarsi sulla linea dei difensori, andando a posizionarsi largo a sinistra per aiutare la squadra nell’impostazione. Come contro la Sampdoria è lui il romanista con più palloni giocati (65) e passaggi riusciti (51). È il secondo della Roma per chilometri percorsi10,396, dietro soltanto a Zappacosta. Recupera 3 palloni ed un suo break nella ripresa rappresenta uno dei pochi lampi giallorossi in un timido secondo tempo.

(S. Valdarchi)

Le statistiche di Roma-Sampdoria 2-1: Fonseca indovina i cambi e Dzeko trascina al successo

(S. Valdarchi) – Dopo tanta attesa, riparte il campionato anche per la Roma, che contro la Sampdoria vince in rimonta, grazie alla doppietta di Edin Dzeko in risposta al vantaggio iniziale firmato da Gabbiadini. Gli uomini di Fonseca centrano il terzo successo consecutivo in Serie A, raggiungendo quota 48 punti, a -6 dall’Atalanta quarta in classifica. Vittoria figlia di una prestazione non brillante, in cui sono state messe a nudo le difficoltà dal punto di vista fisico dovute ai mesi di stop, ma citando il coro di una Curva Sud la cui assenza rende lo spettacolo meno avvincente: “Dammi tre punti, non chiedermi niente”, soprattutto questa volta, soprattutto in questa situazione. Non c’è il tempo per festeggiare però, perché i capitolini sono subito chiamati ad un altro impegno, domenica alle ore 17:15 a San Siro, dove saranno ospiti del Milan.

I numeri

Il pallino del gioco è stato, fin dal fischio d’inizio, in mano ai padroni di casa, ma guardando le statistiche la Sampdoria si è resa pericolosa quasi quanto la Roma. I dati infatti raccontano di una Samp in grado di andare al tiro 13 volte, contro le 16 dei capitolini, che hanno inquadrato lo specchio della porta una volta in più: 10 a 9. Il possesso palla è appannaggio della Roma, 61%, grazie anche all’atteggiamento dei blucerchiati che, passati in vantaggio dopo 11 minuti, si sono rinchiusi nella loro metà campo, provando a chiudere gli spazi e sperando di colpire in contropiede. Il baricentro dei doriani, infatti, è rimasto sempre piuttosto basso, 48,32 metri, con la differenza che nella ripresa gli uomini di Ranieri si sono allungati, circa 7 metri in media, lasciando margine tra le linee alla manovra giallorossa.

Anche il numero di passaggi riusciti è nettamente a favore della Roma, 520 contro i 282 degli avversari, mentre le formazioni hanno colpito un palo a testa, Jankto nel primo tempo e Kolarov da calcio piazzato sul risultato di 1 a 1. 10 a 8 i calci d’angolo battuti, con gli ospiti in grado di rendersi pericolosi nel finale di gara, a differenza dei romanisti che dalla bandierina non hanno mai impensierito seriamente Audero. Parità per quel che riguarda le parate7 a 7, con l’estremo difensore blucerchiato chiamato a due interventi decisivi. Nonostante i due squilli della Roma siano arrivati per vie centrali, Dzeko e compagni hanno preferito le fasce, in modo particolare la corsia mancina, per attaccare: 19 attacchi a sinistra, 10 a destra e 14 al centro.

Infine, nota sui cambi: delle cinque sostituzioni a disposizione, Ranieri ne ha utilizzate soltanto quattro a differenza del collega portoghese, che proprio con le forze fresche è riuscito a ribaltare il risultato e portare a casa i tre punti.

Le prestazioni individuali

Analizziamo le prestazioni di tre dei migliori interpreti romanisti, partendo da Jordan Veretout. Il centrocampista francese non ruba l’occhio, passa sottotraccia, ma effettua un lavoro fondamentale per gli equilibri della squadra. L’ex Fiorentina è, per distacco, l’uomo con più palle giocate nella gara, a quota 105 palloni toccati, dopo di lui Smalling a 79. Con il possesso a favore, la Roma di Fonseca si schiera a tre in difesa e ad abbassarsi ed impostare ci pensa proprio Veretout, con Diawara, nella sua serata peggiore da quando è a Roma, lasciato leggermente più alto. Un lavoro di impostazione della manovra che gli frutta 88 passaggi riusciti, ancora una volta il migliore tra i 31 scesi sul terreno verde dell’Olimpico. Sono 5 le palle recuperate e 2 i falli subiti. Veretout percorre 10,706 chilometri, appena 41 metri in meno rispetto a Ibanez, recordman giallorosso in questo dato. A dirla tutta, il numero 21 aveva anche provato a prendersi la scena, con un destro perfetto all’incrocio dei pali, ma Calvarese, applicando alla lettera un regolamento dissennato che già dal prossimo campionato verrà modificato, gli annulla il gol del pari per un tocco con il braccio di Carles Perez.

Altra nota positiva per la Roma sono i 29 minuti più recupero disputati da Lorenzo Pellegrini. Il numero 7 entra al 61′ al posto di un Pastore poco brillante e in una manciata di minuti illumina la serata romanista, ispirando la rimonta. Fonseca non lo rischia dall’inizio, per colpa di un recente affaticamento muscolare, ma l’estro e la tecnica sono rimasti quelli di sempre. Pellegrini, con la metà del tempo a disposizione rispetto al trequartista argentino, effettua 2 passaggi chiave ed al 64′, dopo circa 180 secondi dal suo ingresso in campo, offre ad Edin Dzeko un cioccolatino per la rete del pareggio. Nono assist per il romano in Serie A, terzo in questa speciale classifica a -1 dal Papu Gomez.

Chiudiamo in bellezza con Edin Dzeko. Il cigno di Sarajevo, da capitano e giocatore straordinario qual è, prende per mano una Roma impacciata, che fatica a costruire occasioni da gol e la trascina alla vittoria con due perle. Prima doppietta in stagione per il bosniaco, che sale a quota 14 reti in Serie A, a cui vanno aggiunte le 3 in Europa League, tutte quante realizzate su azione. Contro la Samp, oltre a finalizzare il gioco, funge da sponda per i compagni, da riferimento e uomo a cui affidare il pallone quando la squadra di Ranieri non concede spazi per le giocate nello stretto. Calcia 5 volte, prendendo sempre lo specchio della porta e battendo in due occasioni Audero. Crea 4 delle 7 occasioni da gol della Roma. Arrivato nell’estate del 2015 nella Capitale, il numero 9 continua ad infrangere record ed entrare di diritto nella storia romanista: con le ultimi due reti arriva a quota 104 realizzazioni con la maglia giallorossa, agganciando Pedro Manfredini alla quinta posizione della classifica marcatori all-time del club.

(S. Valdarchi)

La meglio gioventù – Matteo Politano: non tutte le strade riportano a Roma

(S. Valdarchi) – Nel 1993 a Monte Mario è nato un bambino di nome Matteo, che è cresciuto guardando lo Stadio Olimpico e sognando di giocarci dentro un giorno, vestendo la maglia della sua squadra del cuore: la Roma. 27 anni dopo, Matteo Politano non è ancora riuscito a realizzare quel sogno, nonostante ci sia andato vicino moltissime volte. Dal 2000 al 2004 gioca nella Selva Candida, ma la netta superiorità nei confronti dei pari età lo mette in mostra ben presto e ad 11 anni viene notato dagli osservatori della Roma, che lo portano al Fulvio Bernardini. Gioca fin da piccolo come esterno offensivo, piede mancino, rapido e bravo tecnicamente, ama partire largo a destra per rientrare e creare pericoli con tiri in porta ed assist per i compagni. Per quel che riguarda la Nazionale, ha compiuto tutta la trafila dall’Under 19 in poi, arrivando a collezionare 3 presenze ed un gol per la selezione maggiore.

Gli anni a Trigoria

Come detto, l’attaccante arriva alla Roma da giovanissimo, nel 2004. La prima stagione degna di nota è quella del 2009/10, quando Politano e compagni, guidati da Andrea Stramaccioni, conquistano il titolo di Campioni d’Italia nella categoria Allievi Nazionali. Dal 2010 al 2012 rimane a disposizione di Alberto De Rossi e con la Primavera giallorossa arriva il secondo titolo della sua ancor giovane carriera: lo Scudetto del 2010/11. Nell’estate del 2012, l’esterno romano lascia la Capitale senza veder realizzato il sogno di esordire all’Olimpico ed approda in prestito al Perugia.

Tra Perugia e Pescara

In Umbria, Politano gioca da titolare in Lega Pro, aiutando il Grifone a raggiungere anche i playoff per la Serie B. L’annata a Perugia frutta al classe ’93 33 presenze e 8 gol. Al termine della stagione, viene richiamato a Roma, dove però rimane soltanto qualche mese, prima di essere ceduto, questa volta in comproprietà al Pescara. In Abruzzo gioca due campionati di Serie B, allenato da Serse Cosmi prima e Massimo Oddo poi. Entrambi i tecnici puntano forte sul talento capitolino, che riesce a scendere in campo per ben 81 volte, segnando 12 gol e fornendo 10 assist. Numeri che convincono la Roma, nell’estate del 2015 ad aggiudicarsi alle buste il suo cartellino.

L’exploit al Sassuolo

Dopo i tre anni lontano da Trigoria, la storia si ripete e passati gli esami in Serie C e B, per Matteo Politano arriva la prima esperienza nella massima competizione. La nuova destinazione è il Sassuolo, dove Eusebio Di Francesco stravede per lui e lo vuole come esterno d’attacco nel suo 4-3-3. In Emilia arriva la definitiva esplosione di Politano, che partecipa alla stagione da favola dei neroverdi nel 2015/16, raggiungendo la storica qualificazione in Europa League. In quel campionato segna anche il suo primo gol in Serie A, proprio all’Olimpico contro la squadra in cui è cresciuto e per cui, da sempre, fa il tifo. A fine anno, il Sassuolo lo riscatta e, per la prima volta dal 2004, il cartellino di Politano non è di proprietà della Roma. Rimane in neroverde fino al giugno del 2018, facendo il suo debutto in Europa League e finendo la sua esperienza con 110 presenze, 24 gol e 14 assist.

L’Inter, il mancato ritorno a casa ed il trasferimento ai piedi del Vesuvio

A luglio 2018, Luciano Spalletti convince l’Inter ad investire su Politano e la società nerazzurra lo acquista in prestito con diritto di riscatto. Il classe ’93 trascorre una stagione e mezza a Milano, per un’esperienza a due facce. Nella prima stagione, infatti, l’esterno viene messo al centro del progetto tecnico e gioca praticamente sempre, debuttando anche in Champions League. La successiva, invece, inizia con un cambio sulla panchina interista: Antonio Conte prende il posto di Spalletti e le cose per Matteo Politano mutano rapidamente. Il tecnico pugliese cambia modulo e nel suo 3-5-2 non c’è spazio per l’attaccante romano. Proprio per questo, durante la sessione invernale di mercato, l’Inter decide di venderlo. Si intavola una trattativa con la Roma, che propone come pedina di scambio Leonardo Spinazzola. Politano atterra a Fiumicino, fa le foto con la sciarpa giallorossa e si sottopone alle visite mediche, tutto pronto per il suo ritorno a casa. Tuttavia, come spesso accade nel calciomercato, le cose cambiano in fretta e l’accordo salta per dettagli ancora non del tutto chiari. Fatto sta che il romano abbandona la sua città con le lacrime agli occhi e pochi giorni dopo viene ceduto al Napoli, in prestito con obbligo di riscatto. In Campania gioca soltanto 7 partite, complice lo stop al calcio dello scorso marzo.

(S. Valdarchi)

Portieri a confronto: Pau Lopez domina su Mirante e Fuzato, ma il rendimento è da metà classifica

(S. Valdarchi) – In attesa che il campionato possa ripartire e nella speranza di portare a termine la stagione calcistica 2019/20, analizziamo le statistiche dei giocatori della Roma fin qui. Per ogni ruolo, vedremo, in base ai dati, i migliori calciatori giallorossi per rendimento. Partiamo con quella che probabilmente è la posizione più delicata nel mondo del calcio: il portiere. Dei tre estremi difensori a disposizione, Paulo Fonseca nelle gare ufficiali ne ha utilizzati soltanto due: Pau Lopez ed Antonio Mirante. La titolarità tra i pali l’ha guadagnata lo spagnolo, arrivato in estate dal Real Betis a fronte di 23,5 milioni di euro. Il terzo portiere a disposizione Daniel Fuzato, a Roma dal 2018, non ha ancora fatto il suo esordio in prima squadra.

Pau Lopez

Al primo anno in Italia, il rendimento di Pau Lopez è stato nel complesso positivo. Le prestazioni di un portiere, come sempre, dipendono molto dalla tenuta difensiva della sua squadra e, in questo campionato, la formazione di Fonseca non è stata eccezionale in quanto ad azioni subite. Guardando alla Serie A, la Roma dopo 26 giornate ha concesso 35 reti (tutte con Pau Lopez in campo), risultando l’ottava difesa italiana. Aggiungendo le 9 gare di coppa (Europa League e Coppa Italia) in cui lo spagnolo è sceso in campo, si arriva a 43 gol subiti. Per quanto riguarda i così detti clean sheet, le partite terminate senza reti al passivo, Pau ne ha collezionati 9, di cui 5 in Serie A, in stagione su 34 presenze, con una percentuale pari al 26,5%. Ritornando nei confini del campionato, il numero 13 romanista ha effettuato 79 parate, di cui molte decisive, basti pensare alle due sui campi di Bologna e Genoa. Non sono mancati, come ovvio, anche alcuni errori nel corso del suo percorso, il più evidente e fresco nei ricordi dei tifosi è quello nell’ultimo derby, in occasione del pareggio di Acerbi. Episodio però, viziato da una carica non sanzionata dal direttore di gara. Infine, dal dischetto, il classe ’94 ha subito 7 gol, parando un rigore a Joao Pedro (che ha ribadito in rete sulla ribattuta), nell’ultima gara giocata dalla Roma a Cagliari, prima dello stop alle competizioni.

Mirante

L’estremo difensore campano, fin qui, ha disputato tre gare, due in Europa League ed una in Serie A. Delle due partite europee, nell’ultima in casa contro il Wolfsberger è stato costretto ad abbandonare il campo dopo un’ora di gioco, per un’infortunio al menisco. Nei 240′ tra i pali, Antonio Mirante ha subito 2 reti (1 gol ogni 120 minuti), entrambe contro il Wolfsberger tra andata e ritorno, mentre ha terminato con la porta inviolata la trasferta di Milano contro l’Inter. La Roma, con Mirante in porta, ha ottenuto 3 pareggi, per una media perfetta di un punto a partita.

Confronto

Per avere qualche termine di paragone e poter valutare al meglio le prestazioni di Pau Lopez, consideriamo altri numeri dalle altre squadre di Serie A. La classifica di parate è guidata da Etrit Berisha, della SPAL, con 117 salvataggi effettuati. Questo dato però risulta piuttosto sensibile alla capacità della propria formazione di non concedere molte conclusioni agli avversari. La peggior difesa, invece, risulta essere quella del Lecce. I salentini hanno subito 56 reti in 26 partite, per una media di 2,15 gol ogni 90 minuti. La miglior difesa, invece, è quella della Lazio, con 23 gol subiti. Per quanto riguarda i clean sheet, è Donnarumma il portiere ad averne portati a casa il maggior numero: 10; seguito da SilvestriStrakosha e Musso a quota 9. Infine, una curiosità: Antonio Mirante, avendo disputato una sola gara in campionato (Inter-Roma 0-0), guida la classifica delle porte inviolate in percentuale, con il 100%.

(S. Valdarchi)