2010, Juventus-Roma 1-2. Un colpo di testa di Riise nel recupero firma l’ultima vittoria a Torino in Serie A

Luca Fantoni – Juventus-Roma. Alcuni la identificano come un’eterna lotta tra seguire le regole ed essere fuori dagli schemi. Altri come un scontro tra filosofie: vincere e far emozionare. Altri ancora preferiscono che non arrivi mai. Quello che è certo è che non è una partita come tutte le altre. Da quando è arrivata la proprietà americana, e da quando è stato costruito lo Juventus Stadium (ora Allianz), i risultati dei giallorossi in trasferta sono stati a dir poco negativi. Sette partite e sette sconfitte di cui 4 almeno con 3 gol di scarto. Oggi però vogliamo parlare dell’ultima affermazione ai piedi della Mole, in campionato, della squadra all’epoca allenata da Ranieri. Un 2-1 all’ultimo secondo, in rimonta, all’Olimpico di Torino… C’è altro modo per spiegare la felicità? Quella partita fu una rampa di lancio per la grande rimonta che portò quasi allo scudetto dei capitolini. In porta giocava Julio Sergio. In difesa a destra c’era Cassetti, a sinistra Riise e al centro Burdisso e Juan. Il centrocampo era formato da Taddei, De Rossi, Pizarro e Perrotta mentre Toni e Vucinic costituivano il duo d’attacco. Totti era in panchina a causa delle non perfette condizioni fisiche. La Juventus di Ferrararispondeva con Buffon tra i pali. Grygera, Chiellini, Legrottaglie e Grosso in difesa. I tre di centrocampo erano Salihamidzic, Sissoko e Marchisio con Diego che agiva alle spalle di Amauri e Del Piero.

LA PARTITA – Clima glaciale. Quella sera a Torino il termometro segna sei gradi sotto lo zero. Nel primo tempo la Roma sembra accusare questo freddo, tanto che è la Juve a dominare. Dopo 8 minuti Toni è costretto a dare forfait per infortunio e al suo posto entra Totti. Il primo a provarci è Marchisio con un tiro-cross che attraversa pericolosamente tutta l’area. Dieci minuti dopo è il turno di Amauri e Legrottaglie ma i loro colpi di testa si spengono a lato di poco. La partita si sblocca nella ripresa. Diego, sempre sugli scudi quando incontra i capitolini, dopo una percussione centrale cerca di darla in mezzo. Juan prova ad intervenire ma alza un campanile sul quale Del Piero si avvita e di sinistro al volo mette il pallone in porta. Gol da applausi. A questo punto la partita cambia. Al 67° Taddei viene trattenuto in area da Grosso, è rigore. Dal dischetto si presenta Totti che non sbaglia. 13 minuti più tardi Riise si invola da solo contro Buffon. Il portiere lo stende fuori dall’area ma viene espulso per fallo da ultimo uomo. Al 93° l’apoteosi. Pizarro mette un cross dolcissimo sul secondo palo dove Riise, di testa, batte Manninger e fa esplodere di gioia il popolo giallorosso. Fu la definitiva rinascita del “Roscio”, uno dei terzini sinistri più amati degli ultimi anni.

Sicuramente il primo approccio con la città di Torino, questa settimana, non è stato dei migliori. Ora è arrivato il momento del riscatto. Bisogna spezzare la maledizione dello “Stadium e questo, forse, è l’anno buono. Sarà difficile, nessuno lo mette in dubbio, ma i ragazzi di Di Francesco devono scendere in campo con il pensiero che non hanno nulla da perdere e giocare come sanno fare. Niente esperimenti, niente novità di formazione. Pressing alto e corsa per tutti i 90 minuti, questo è l’obiettivo. Uscire da Torino da imbattuti rappresenterebbe un grande passo in avanti per la crescita mentale della squadra e, sopratutto dopo l’eliminazione in Coppa Italia, la città e i tifosi hanno bisogno della dimostrazione che questo club può lottare per qualcosa di importante.

Luca Fantoni

1980, Roma-Torino 0-0 (3-2 d.c.r). La serata magica di Tancredi che regala la 3° Coppa Italia ai giallorossi

Luca Fantoni – Non era un periodo facile. Erano gli anni di piombo. La strage di Ustica e della stazione di Bologna segnarono profondamente l’Italia e il mondo intero. Ma se dal punto di vista culturale e sociale la situazione era tragica, lo stesso non si può dire nell’ambito artistico. Gli AC DC pubblicavano “Back in Black e al cinema uscivano “Il tempo delle mele” e il musical di grande successo “Saranno Famosi (Fame)”. Un film, quest’ultimo, che rispecchia pienamente la Roma di quell’anno. Quel 17 maggio del 1980 infatti, con il successo in finale di Coppa Italia contro il Torino, Liedholm conquistò il suo primo trofeo sulla panchina giallorossa. Sarà il preludio allo scudetto del 1983 e alla finale di Coppa dei Campioni. I capitolini non sono ancora quella squadra dei sogni. Vengono da una salvezza conquistata all’ultimo con Valcareggi alla guida. Quella sera in porta c’era l’eroe, ancora inconsapevole, Tancredi. In difesa giocavano Maggiore, Amenta, Turone e Santarini. De Nadai, Giovannelli e Ancelotti erano i tre centrocampisti, mentre le due ali, Bruno Conti e Benetti, supportavano l’unica punta Pruzzo. Il Torino di Rabitti rispondeva con Terraneo tra i pali. Volpati, Vullo, Masi e Danova erano i difensori. A centrocampo giocavano Sala, Greco, Pecci e Zaccarelli mentre il temibile duo d’attacco era formato da Graziani e Pulici.

LA PARTITA – Da tabellino la partita si doveva giocare in campo neutro. Lo stadio scelto però è un Olimpico stracolmo di tifosi giallorossi, con gli spettatori paganti che sono più di 53 mila. Il Torino, conscio di essere in una situazione ambientale sfavorevole, si limita a difendere e ad amministrare il gioco. L’unica azione degna di nota del primo tempo è una combinazione tra Ancelotti-Pruzzo-Benetti, ben disinnescata da Danova. Nella seconda frazione il match diventa più frizzante con la Roma che ha un’occasione con Ancelotti che prende il palo mentre i granata vanno vicini alla rete con una girata di Pulici su cui però Tancredi si supera. Ai tempi supplementari, con le squadre più stanche, gli “ospiti” si rendono pericolosi con un paio di tiri di Pecci e Graziani mentre i giallorossi prendono un altro legno con una punizione di Di Bartolomei, subentrato all’inizio dell’extra time. L’incontro si trascina ai calci di rigore. Dopo 4 tiri dal dischetto dei capitolini, il Toro si trova in vantaggio 2-1, con due match point a disposizione. A quel punto però, Tancredi si trasforma in saracinesca e la fortuna comincia a girare anche dalla parte della squadra di Liedholm. Graziani calcia altissimo, Santarini segna e Pecci si fa parare il tiro. Parità, si va ad oltranza. Dagli undici metri si presenta Ancelotti che non sbaglia. Per il Torino va Zaccarelli il cui tiro però è intercettato da Tancrediche vola sulla sua sinistra e regala la 3° Coppa Italia alla Roma.

37 anni dopo la situazione è cambiata. Gli anni di piombo sono solo un lontano ricordo, “Back in Black” è il secondo album più venduto di sempre e quel gruppo di ragazzi è riuscito a diventare famoso. Tutto è partito da quella Coppa Italia. Qualcuno dice che è una competizione che diventa importante solo se arrivi in finale. Non è così. È dai successi che si costruiscono altri successi e la Roma di Di Francesco ne ha assoluto bisogno perché sono passati 10 anni dall’ultima volta che un trofeo è arrivato all’ombra del Colosseo. Si può fare anche turnover ma bisogna scendere in campo con la mentalità giusta, affrontando questo match come se fosse una qualsiasi altra partita di campionato. Se poi l’avversario si dimostrerà migliore sul campo verrà applaudito, ma i giallorossi devono dare il massimo per poter fare un passo in avanti verso la finale del 9 maggio e poter dire a tutti, come facevano gli AC DC, “I’ve been too long, I’m glad to be back”. Siamo stati via troppo tempo, dobbiamo tornare a vincere.

Luca Fantoni

Roma-Cagliari 1-0: le pagelle. Fazio man of the match. Male tutti gli attaccanti

Luca Fantoni – La Roma fatica ma vince 1-0, nel recupero, contro il Cagliari. I giallorossi hanno palesato, sopratutto nel primo tempo, la solita mancanza di freddezza sotto porta. Il rigore sbagliato di Perotti ha alimentato i fantasmi di un altro pareggio che sarebbe stato gravissimo ma ci ha pensato Federico Fazio, con il suo primo gol stagionale, a regalare i tre punti ai capitolini. La squadra di Di Francesco si porta a quota 38 in classifica, a -2 dall’Inter ma con ancora la partita con la Sampdoria da recuperare. Ora testa alla Coppa Italia per il match contro il Torino.

ROMA

Alisson s.v. – Nel tabellino a fine partita la voce “tiri in porta” del Cagliari recita il numero zero. Non si deve mai sporcare i guanti.

Florenzi 6 – Il terzino destro della Roma gioca 90 minuti discreti, cercando spesso la sovrapposizione sulla fascia, provando a creare potenziali palle gol. Dietro non subisce quasi mai gli attacchi del Cagliari. L’unico rischio lo regala nel primo tempo quando passa un pallone orizzontale che poteva creare dei problemi ai giallorossi.

Manolas 6 – La colonna greca gioca una partita attenta anche se non è particolarmente impegnato dagli avanti del Cagliari. Ha una sola disattenzione sul tiro alto di Farias, per il resto nessuna sbavatura.

Fazio 7 – Le partite si vincono anche così. Il difensore argentino corona un’ottima prestazione difensiva con un gol che definire importante poco. Senza questo gol la Roma si sarebbe trovata in una situazione difficile con la testa della classifica sempre più lontana. Sta diventando il vero comandante della difesa giallorossa.

Kolarov 6 – Il terzino serbo parte molto meglio nella prima frazione per poi calare nella ripresa. Nel primo tempo è una spina costante nella difesa rossoblu, andando più volte al cross che però spesso non trova nessuno in area. Ha il merito di battere la punizione per il gol di Fazio.

De Rossi 6 – Il capitano della Roma rientra in campo dopo la squalifica e gioca una partita sufficiente. Fà bene schermo davanti la difesa ma si limita al compitino in impostazione. Quanto meno mantiene la calma ed evita espulsioni.

Nainggolan 5.5 – Il belga gioca sicuramente meglio di Pellegrini ma anche lui risulta sottotono. Forse è uno dei più pericolosi della Roma con i suoi tiri da fuori che, però, non vanno mai a buon fine . Dietro si rende protagonista di alcuni buoni interventi in scivolata. Da lui ci si aspetta molto di più. Esce, stremato, per fare spazio a Strootman e anche per evitare eventuali squalifiche in vista della partita di Torino.

Pellegrini 5.5 – Brutta partita per il centrocampista romano. Sbaglia molti appoggi semplici e non dà il suo apporto nella fase offensiva, non tagliando quasi mai in area di rigore. Le cose migliori le fa vedere in interdizione dove sbroglia qualche situazione complicata. Esce al 72° per El Shaarawy.

Schick 5 – Il ceco ha tutte le scusanti del caso. Non è ancora in forma partita, è da poco che si allena con la squadra e non ha ancora recepito bene le indicazioni di Di Francesco ma resta il fatto che la partita di oggi è da dimenticare al più presto. Non trova mai il guizzo e non prova mai la giocata. Schick non è questo, o almeno si spera.

Dzeko 5 – Il bosniaco continua nel suo momento di scarsa forma. Non riesce ad essere incisivo in area di rigore e non aiuta neanche la squadra in fase di costruzione. Viene cercato poco ma anche lui non riesce a fare i movimenti giusti per ricevere il pallone. Ha bisogno di ritrovare la serenità mentale.

Perotti 5 – L’argentino completa il tridente dei “5” romanisti. Il bel periodo di qualche settimana fa sembra passato. Non salta quasi mai l’uomo e le poche volte che lo fa si porta il pallone sul fondo. A coronare questa prestazione deludente ci si mette anche il secondo rigore sbagliato in stagione, fondamentale perché era forse l’unico modo per poter sbloccare questa partita. Per sua fortuna ci pensa l’amico Fazio a salvarlo.

El Shaarawy s.v. – L’italiano gioca 18 minuti ma non lascia il segno. Entra al posto di Pellegrini ma non riesce ad incidere.

Strootman s.v. – Entra per far rifiatare Nainggolan e per evitargli un’ammonizione.

Under s.v. – Sostituisce Schick e conferisce vivacità alla manovra anche se risulta spesso confuso nella sua azione.

Di Francesco 6 – Il tecnico continua con il suo turnover controllato e il risultato gli dà ragione. Certo il problema del gol rimane ma questa vittoria può aiutare tantissimo a liberare i giocatori dal punto di vista mentale e permettergli di giocare con più serenità. Forse troppo tardivo il cambio di El Shaarawy.

Luca Fantoni

2006, Roma-Cagliari 2-0. Decide Rodrigo Taddei, tra rovesciate e pugni sul cuore

Luca Fantoni – Bastano due parole per descrivere Rodrigo Taddei: cuore e tecnica. Celebre la sua esultanza in cui si batteva il pugno sullo stemma. Un giocatore passionale, rimasto legato a Roma a cui ha dato e da cui ha ricevuto tanto. Spesso sottovalutato, la sua tecnica nello stretto era di prima qualità. Ne sono un esempio le giocate che maggiormente vengono ricordate quando si parla di lui. L’Aurelio contro l’Olympiakos, il rigore guadagnato al derby e la splendida bicicletta volante contro il Cagliari. Proprio di questa partita vogliamo parlare. Esattamente come avverrà sabato, il match di 11 anni fa si giocò a dicembre. L’Italia aveva vinto il Mondiale ma la Serie A era stata rivoluzionata dallo scandalo di Calciopoli. Stava nascendo la rivalità tra i giallorossi e l’Inter, il duello per eccellenza a quei tempi. I capitolini, guidati da quel Luciano Spalletti che ora siede sulla panchina dei neroazzurri, contro i sardi schieravano il tipico 4-2-3-1 con Doni in porta. La difesa era formata da Panucci, Mexes, Chivu e Tonetto. De Rossi e Pizarro erano i due mediani mentre Rosi, Taddei e Mancini agivano alle spalle di Totti. Il Cagliari di Colomba rispondeva con un 4-4-2 con Fortin tra i pali. I due terzini erano Pisano e Del Grosso mentre Bianco e Bizera giocavano in mezzo. Il centrocampo era formato da Pepe, Biondini, Budel e Agostini mentre Suazo ed Esposito costituivano il tandem d’attacco.

LA PARTITA – L’inizio è scoppiettante. Suazo si rende subito pericoloso ma viene fermato in area da Pizarro. Al 4° minuto arriva il gioiello. Panucci scappa sulla fascia destra e mette un pallone morbido al centro sul quale Taddei si avvita in un’acrobazia tanto naturale quanto difficile, è 1-0 e pubblico dell’Olimpico in visibilio. I sardi provano ad impensierire Doni con le ripartenze in velocità di Suazo ma le occasioni migliori capitano sempre ai giallorossi con Rosi che impegna Fortin. Al 41° è Taddei che con una girata in area va vicino al raddoppio. Dopo un tiro vicino al palo di Pizarro, il secondo gol arriva nella ripresa grazie a Mancini che raccoglie un passaggio arretrato di Rosi e calcia in diagonale non lasciando scampo all’estremo difensore avversario. Al 59° lo stesso brasiliano avrebbe l’occasione per calare il tris ma è troppo lezioso e prova un pallonetto che viene intercettato. Il match si chiude senza altre particolari emozioni. Alla fine i punti di distacco furono 22 ma la Roma disputò comunque una grande stagione, chiudendo al secondo posto.

11 anni dopo l’Inter si trova nuovamente lì, in vetta alla classifica. Stavolta si sono aggiunte alla lotta anche Napoli e Juventus, all’epoca in Serie B, per uno scudetto che sarà incerto fino all’ultimo. La Roma di Di Francesco non deve più sprecare occasionicome quelle di Verona o di Genova. Con due vittorie i giallorossi sarebbero stati potenzialmente primi, recupero con la Sampdoria permettendo. Questa giornata non prevede sfide impossibili per le altre, con la Juve che andrà a Bologna, il Napoli a Torino e l’Inter in casa con l’Udinese. La cosa più importante però è che la Roma faccia il suo, perché i tre punti con il Cagliari sono obbligatori.

Luca Fantoni

Aldair: “La Roma è amore e passione. Di Francesco? Serve un altro po’ di lavoro perché non è facile in sei mesi”

Luca Fantoni – Aldair, bandiera della Roma, è stato intervistato dai cronisti presenti in occasione della presentazione del libro “Dimmi cos’è“. Queste le sue parole:

Che cos’è per te la Roma?
Amore, passione. Chi non la ama la odia, la Roma è la Roma.

Come sta giocando Jesus?
Lo sto seguendo da parecchi anni, dal Brasile e anche da quando è in Italia. Sta facendo molto bene a Roma con Di Francesco.

 La Roma in Champions contro lo Shakhtar, ce la farà a passare?
Voglio vedere, manca così tanto, ci sono tante partite da giocare e bisogna cercare di arrivare il più in forma possibile. Mancano veramente tante partite. La Roma adesso deve pensare al campionato, Coppa Italia. Il sorteggio è andato abbastanza bene.

Come vedi Totti da dirigente?
Sempre bene. Penso che non si può giocare tutta la vita. Lui ha scelto di fare il dirigente e sono contento. E’ chiaro che adesso servirà un po’ di esperienza, è il primo anno, è un altro mondo anche se è sempre calcio.

Impressioni su Di Francesco?
Mi piaceva già dal Sassuolo, non è una sorpresa quello che sta facendo adesso, niente da dire. Vedevo come giocava l’anno scorso quindi è tutto normale. Penso che la squadra non è arrivata al punto che vuole lui, serve un altro po’ di lavoro perché non è facile in sei mesi. Ha iniziato molto bene.

E’ pronto per un grande palcoscenico come la Champions?
La Roma deve vedere il campionato, manca ancora tanto. Bisogna arrivare in forma in quel periodo. Adesso abbiamo campionato e Coppa Italia, dobbiamo pensare a questi.

La Roma ritirò la tua maglia. Ritireresti la 10 o qualcuno merita di indossarla?
Non so chi la può mettere la maglia di Francesco. Sarà un peso ma prima o poi qualcuno la deve mettere, deve decidere la società.

Luca Fantoni

Champions League, dopo 7 anni sarà ancora Roma contro Shakhtar

Gianluca Notari – Sono andati in scena a Nyon i sorteggi per gli ottavi di Champions League. Fortunate, ma non fortunatissime, le italiane: la Juventus, prima estratta dall’urna, ha pescato il Tottenham, mentre la Roma, dopo 7 anni, ritrova lo Shakhtar Donetsk. Non la peggiore combinazione possibile, per carità, ma l’attenzione verso un avversario abituato a solcare i campi europei dovrà essere massima.

IL PRECEDENTE – Per i giallorossi, l’ultimo ricordo legato agli ucraini non è dei migliori. In occasione degli ottavi di Champions della stagione 2010-2011, la squadra allenata da Ranieri perse per 3-2 il match di andata all’Olimpico, perdendo anche la seguente gara di ritorno con un secco 3 a 0, quando in panchina sedeva però Vincenzo Montella. Rispetto a quel doppio confronto, però, è cambiato tutto: quanto per lo Shakhtar che per i capitolini.

SHAKHTAR – Gli ucraini hanno dato continuità al loro progetto di ibridazione della squadra, proseguendo ad importare talenti dal Brasile, la cui colonia in maglia neroarancio è ormai da anni una costante. Furono proprio i brasiliani, nel 2011, a dare il colpo di grazia alla Roma: dei 6 gol complessivi segnati dai minatori, ben 5 portavano firma verdeoro. Willian, Jadson, Douglas Costa, Eduardo e Luiz Adriano segnarono una rete ciascuno tra il match di andata e quello di ritorno, oltre al gol del difensore ceco Hubschmann. Oggi, nonostante alcuni di quei giocatori lì abbiano preso strade dorate verso i grandi club europei, lo Shakhtar Donetsk continua a ballare samba e a bere mate. Oggi, infatti, la squadra continua ad avere un alta concentrazione di brasiliani in squadra: 8, per la precisione.
Quello che tra di loro si è messo più in mostra è senza dubbio Fred, il metronomo di centrocampo scuola Internacional di Porto Alegre che tanto piace a Guardiola. Quest’ultimo, secondo i rumors, avrebbe già pronta per lui un’offerta monstre di 70 milioni di euro. Non male. Ma non è l’unico degno di nota.

La forza della squadra di Fonseca è senza dubbio nel reparto offensivo, e anche qui, guarda un po’, si parla portoghese. Specialmente sugli esterni: Marlos e Bernard sono infatti i titolari che giocano, rispettivamente, alla destra e alla sinistra del puntero Ferreyra. No, lui è argentino.
Per il primo dei due i riflettori del grande calcio si sono accesi tardi. Nonostante sia un classe ’88, fino al 2012 Marlos giocava in Brasile, con la maglia del Coritiba prima e del San Paolo poi. Dopodiché la chiamata dall’Ucraina, precisamente dal Metalist. In maglia gialloblù due anni e tante buone prestazioni, che gli valgono il passaggio allo Shakhtar per 8 milioni di euro, nell’estate del 2014.
Diverso invece il discorso per Bernard. Una carriera vissuta da predestinato, quella del classe ’92, quando con la maglia dell’Atletico Mineiro attirava su di sé gli sguardi di tutti i maggiori club europei. Eppure, nonostante l’enorme attenzione attorno al suo nome, nel 2013 lo Shakhtar Donetsk lo strappa alla concorrenza con un’offerta da 25 milioni di euro. E’ insieme a Fred la punta di diamante di questa squadra: destro di piede, è solito giocare partendo dalla sinistra per poi rientrare e tentare il dribbling e il tiro in porta. Alto un metro e 64 appena, fa della sua leggiadrìa fisica la sua arma migliore: funambolico e rapido, con la palla al piede è difficile da stoppare, visto l’enorme tasso tecnico di cui è dotato.

IL CONFRONTO – Senza dubbio, quelli che si giocheranno il 21 febbraio ed il 13 marzo saranno due incontri equilibrati, tra due squadre con tanti difetti quante virtù. La Roma di Di Francesco, se forse difetta rispetto agli avversari nel tasso qualitativo della fase d’attacco, può vantare una solidità nel reparto difensivo garantita dalle prodezze di Alisson oltre che alla provata affidabilità della coppia di centrali. Cosa che invece manca agli uomini di Fonseca: Pyatov, storico portiere dello Shakhtar, è sempre stato individuato come il punto debole della squadra, confermando spesso le diffidenze nei suoi confronti con prestazioni tutt’altro che memorabili. Un’altra pecca della difesa degli ucraini è probabilmente la velocità: se questa è in un certo qual modo garantita dagli esterni bassi Butko (o Dodò) ed Ismaily, lo stesso non si può dire di Ordets e Rakitsky. Quest’ultimo, però, vanta una notevole qualità tecnica in fase d’impostazione, che gli permette di essere il vero regista basso della squadra, vista la propensione del compagno di squadra Fred a muoversi liberamente in tutto il campo, dicordando un po’ il lavoro che svolge Gundogan nel City di Guardiola (coincidenze?).

PROSPETTIVE – Lo Shakhtar Doentsk non è certamente cliente migliore da poter incontrare. In questa edizione di Champions League ha vinto in casa 3 partite su 3 (Feyenoord, Napoli e City – anche se quest’ultimo era già qualificato), concedendo però ben 9 gol: una media di 1,5 a partita, un dato decisamente positivo per una squadra in grado di sapersi difendere bene come la Roma. In conclusione, la sensazione che rimane è quella di una qualificazione alla portata dei giallorossi: un punteggio non troppo negativo al Metalist Stadium di Charkiv sarebbe un’ottima notizia, avendo la consapevolezza poi di potersi giocare il tutto per tutto in casa, in uno Stadio Olimpico che sogna di tornare a vivere importanti notti d’Europa.

Gianluca Notari

2010, Chievo-Roma 0-2. Campioni d’Italia per 18 minuti ma se quel cross di Rosi fosse entrato…

Luca Fantoni – Cosa sono 18 minuti in confronto a 38 partite? Niente, eppure quel 16 maggio furono tra i più lunghi di tutta la storia della Roma. Con Ranieri in panchina i giallorossi avevano portato a termine una rimonta leggendariache era culminata con il sorpasso all’Inter alla 33° giornata. La sconfitta con la Sampdoria due partite più tardi fu decisiva per lo scudetto ma i capitolini ci provarono fino all’ultimo, anche nell’ultimo incontro a Verona contro il Chievo dove, però, le loro speranze furono distrutte dalla contemporanea vittoria dell’Inter a Siena. Per l’occasione il tecnico testaccino aveva scelto tutti i titolari. Julio Sergio in porta, Motta e Cassetti sulle fasce, con Burdisso e Juan che giocavano al centro. De Rossi e Pizarro erano i due mediani mentre Taddei, Perrotta ed un Vucinic leggermente più avanzato supportavano Totti in avanti. Il Chievo di Di Carlo, già salvo e senza più obiettivi, si presentava con Squizzi tra i pali. In difesa a destra giocava Sardo, a sinistra Jokic e come centrali Yepes e Scardina. Il centrocampo a 4 era formato da Luciano, Iori, Bentivoglio e Ariatti mentre le uniche due punte erano Pellissier e Granoche.

LA PARTITA – L’atmosfera allo stadio Marcantonio Bentegodi è fantastica. I tifosi romanisti presenti sono quasi 20 mila, tutti con la radiolina connessa sulla partita dell’Inter, a cantare a squarciagola per tutti i 90 minuti. L’ennesima dimostrazione d’amore per questi colori. Il copione del match è chiaro fin da subito, con la Roma che fa gioco e il Chievo che cerca di difendersi. Il più ispirato è sicuramente Totti che prima prende un palo di destro e poi viene fermato un paio di volte da un ottimo Squizzi. Il vantaggio però è nell’aria e al 39° arriva. Vucinic viene pescato in profondità, controlla di petto e al volo batte il portiere sul primo palo. Come al solito i gol difficili erano la sua specialità. Sul finire del primo tempo ci pensa De Rossi a raddoppiare con un tiro da fuori, di esterno, che finisce sotto l’incrocio dei pali. Si va al riposo così, con la Roma momentaneamente campione d’Italia perché l’Inter, a Siena, attacca ma non segna. La ripresa è piuttosto soporifera con i giallorossi che pensano sopratutto alla partita che si sta giocando in Toscana. Le notizie che arrivano non sono buone, con i nerazzurri che sono passati in vantaggio con il solito Milito. Nel finale un tiro-cross finito fuori dell’ex Rosi, l’ultimo a mollare, spegne le poche, residue, speranze dei tifosi romanisti. L’Inter vince lo scudetto.

Archiviata la qualificazione agli ottavi di Champions League, la Roma di Di Francescotorna a concentrarsi sul campionato. La capolista è la stessa di 7 anni fa. L’Inter di Spalletti sta stupendo tutti sopratutto per la continuità di risultati. La Roma andrà a Verona mentre i nerazzurri saranno impegnati, proprio come nel 2010, contro una squadra bianconera ma stavolta sarà la Juventus. Se i capitolini riuscissero ad espugnare il Bentegodi potrebbero recuperare punti a tutte e due le concorrenti per lo scudetto. I giallorossi devono rimanere concentrati e non farsi trascinare dal troppo entusiasmo, per non cadere nei soliti, fatali, errori.

Luca Fantoni

Primavera, Napoli-Roma 2-2. Corlu porta in vantaggio i giallorossi, ribaltati da Gaetano. Sdaigui regala il pareggio in extremis

Simone Burioni – La Roma Primavera pareggia con il Napoli fuori casa al termine di una partita ricca di colpi di scena. Gli uomini di Alberto De Rossi si portano in vantaggio con Corlu, recuperato nei primi dieci minuti del secondo tempo dalla doppietta di Gaetano. Roma che non si arrende trovando il pareggio in extremis con Sdaigui che regala un punto ai giallorossi.

IL TABELLINO

Marcatori: 13′ Corlu (Roma), 48′ e 56′ Gaetano (Napoli), 94′ Sdaigui (Roma).
Note: 1′ di recupero nel primo tempo e 4′ nel secondo tempo.

NAPOLI (4-2-3-1): Schaeper; Schiavi, Esposito, Marie-Sainte, Scarf; Otranto, Basit; Mezzoni, Gaetano, Zerbin; Russo.
A disposizione: D’Andrea, Maisto, Bartiromo, Pizza, Micillo, Energe, Coglitore, Sgarbi, D’Alessandro, Palmieri.
Allenatore: Lorentino Beoni

AS ROMA (4-3-3): Romagnoli; Bouah, Ciavattini (C), Cargnelutti, Valeau; Sdaigui, Marcucci, Riccardi; Corlu, Antonucci, Besuijen.
A disposizione: Greco, Zamarion, Diallo, Kastati, Semeraro, Meadows, Cappa, D’Orazio, Pezzella, Petrungaro, Trucescu, Petruccelli.
Allenatore: Alberto De Rossi

Arbitro: Vincenzo Fiorini di Frosinone
Assistenti: Domenico Palermo di Bari e Michele Falco di Bari

LIVE

SECONDO TEMPO

95′ – FINISCE QUI. La Roma pareggia in extremis al termine di una partita ricca di occasioni.

94′ – GOOOOOOOOOOOOOOOOOL!!! Pareggio all’ultima occasione con Sdaigui che insacca su corner dopo una ribattuta. Pareggio della Roma!

90′ – Antonucci sfonda sulla destra e mette in mezzo, ma non c’è nessuno a raccogliere il passaggio.
I minuti di recupero saranno quattro.

87′ – Riccardi conclude dal limite dell’area di rigore, ma il portiere blocca a terra. Sul ribaltamento di fronte Napoli pericoloso con un tiro ravvicinato.

84′ – Cargnelutti colpisce bene di testa su un bel cross, senza però trovare lo specchio della porta. Roma vicina al gol.

76′ – Corlu! Conclusione potentissima dalla destra, grande risposta di Schaeper.

72′ – Cambio per mister Beoni, esce Zerbin ed entra Palmieri.

70′ – Roma che chiude il Napoli nella propria metà campo e conquista un calcio d’angolo.

69′ – Antonucci calcia dalla sinistra, ma il tiro è debole e non impensierisce Schaeper.

67′ – A calciare va Corlu, ma la palla finisce sulla barriera.

66′ – Riccardi scatenato. Conquista un ottimo calcio di punizione da posizione centrale.

64′ – Buona azione dei giallorossi sulla destra, Riccardi arriva al tiro da ottima posizione, ma c’è una deviazione e la palla termina sul fondo. Sarà calcio d’angolo.

62′ – Doppia chance per Cargnelutti, prima viene anticipato dalla difesa del Napoli, poi ci riprova di testa sugli sviluppi di un corner, ma la conclusione è centrale e il portiere blocca.

61′ – La Roma torna in attacco e lo fa conquistando una punizione sulla destra.

58′ – Roma pericolosa con Marcucci che va direttamente in porta su punizione, buon intervento di Schaeper che respinge.

57′ – Ammonito Esposito per un fallo sulla sinistra.

56′ – Raddoppio del Napoli! Ancora Gaetano che raccoglie un cross basso dalla destra e insacca da pochi passi. Roma recuperata e superata.

54′ – Buona azione della Roma che non riesce a sfondare in area.

48′ – Goal del Napoli! Gaetano batte Romagnoli con un bel diagonale, ma la Romaprotesta per un presunto fallo dei partenopei in avvio di azione.

45′ – Inizia il secondo tempo con il Napoli in battuta. Nessun cambio per Alberto De Rossi.

PRIMO TEMPO

45′ + 1 – Cambio per il Napoli: Marie-Sainte non ce la fa, dentro Bartiromo.

45′ – Un minuto di recupero.

43′ – Roma che prova a chiudere il primo tempo in attacco, ma senza impensierire il Napoli.

38′ – Fantastica azione di Russo che supera tre uomini in area, ma nessuno riesce a raccogliere il suo cross.

35′ – Partita a ritmi altissimi con continui ribaltamenti di fronte. Roma ancora avanti nel risultato, ma il Napoli è vivo.

34′ – Russo riesce a concludere da posizione defilata, Romagnoli è attento e blocca.

29′ – Giallorossi pericolosi in due occasioni. Prima Sdaigui conquista un corner dopo un tiro al volo, poi Roma che sfiora il raddoppio su un colpo di testa terminato qualche centimetro sopra la traversa.

25′ – Napoli che sfiora il pareggio con un tiro al volo di Zerbin, ma il gioco viene fermato per posizione di offside.

22′ – Ancora Corlu ci prova dopo una buona azione in solitaria, ma la sua conclusione termina a lato lontana dallo specchio.

18′ – Partenopei pericolosi con un colpo di testa di Esposito che termina sul fondo.

15′ – Roma vicina al raddoppio con Antonucci che non spara alto da buona posizione.

13′ – GOAL DELLA ROMA!!! Corlu raccoglie un passaggio orizzontale e insacca con un bel sinistro a giro, nulla da fare per Schaeper.

9′- Grande parata di Romagnoli sugli sviluppo del corner. Napoli che continua a pressare e va vicino al gol con un tiro in diagonale.

8′ – Zerbin fa una bella discesa sulla fascia e conquista un calcio d’angolo.

2′ – Roma in avanti, costringe il Napoli al doppio corner.

0′ – Inizia la partita, batte la Roma.

Simone Burioni

1967, Roma-Spal 1-0. Sirena firma l’ultima vittoria all’Olimpico contro gli emiliani

Luca Fantoni – Riavvolgiamo il filo della storia e torniamo indietro fino al maggio 1967. La Nike era nata da poco, i Beatles stavano per pubblicare “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e la Roma annaspava nei bassifondi della classifica. Non era un periodo facile. Nonostante le due Coppa Italia vinte, i piazzamenti in campionato non erano mai andati oltre l’ottavo posto. Quella con la Spal era una partita di fine stagione, tanto inutile per i capitolini quanto fondamentale per la salvezza degli emiliani. Sulla panchina dei giallorossi sedeva Oronzo Pugliese. In porta giocava la “figurina introvabile” Pizzaballa. La difesa a tre era formata da Sirena, Losi e Olivieri. Davanti a loro agivano Carpanesi e Carpenetti. Il centrocampo era composto da Colausig e Barison sulle fasce con Peirò e Tamborini al centro. Schultz era il riferimento in attacco. Gli estensi di Petagna invece, si presentavano con Cantagallo tra i pali. Pomaro, Bozza, Bagnoli e Ranzani erano i difensori. A centrocampo c’erano Reja (il futuro allenatore della Lazio), Parola, Massei e Pasetti mentre il duo d’attacco era costituito da Dell’Omodarme e Muzio.

LA PARTITA – Quel Roma-Spal non passerà alla storia come il match più divertente del secolo. I giallorossi, senza più reali obiettivi in classifica, si limitano ad amministrare e gli spallini invece, si mostrano una squadra confusa e demoralizzata dalla posizione in classifica. Dopo due azioni sciupate da Schultz, al 9° è Sirena a portare in vantaggio la sua squadra con un bolide da fuori sul quale Cantagallo non può nulla. Gli emiliani si scoprono e Peirò in contropiede calcia alto da buona posizione. Nel secondo tempo la musica cambia con gli ospiti che cercano di rendersi pericolosi. Ci prova subito Muzioma il suo colpo di testa finisce alto. Al 24° è Reja ad impegnare Pizzaballa ma il portiere si supera e devia fuori. L’ultima occasione per la Spal capita sui piedi di Parola che si fa però anticipare da Losi. Nel finale Barison ha due occasioni per raddoppiare ma le sciupa entrambe. La squadra di Pugliese vince per la seconda volta nel girone di ritorno.Chiuderà il campionato al 10° posto.

Erano altri tempi, un altro calcio, un’altra Roma. La Nike è diventata sponsor tecnico dei capitolini, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” è uno degli album più venduti della storia e la squadra di Di Francesco sta lottando per le posizioni nobili della classifica. Una vittoria contro la Spal sarebbe il modo perfetto per tornare a convincere e per allontanare subito qualche critica di troppo. I due punti persi contro il Genoa sono pesanti, ma non devono sgretolare le certezze che i giallorossi hanno fin qui costruito. Quel pareggio è stato solamente una crepa nel granitico percorso di De Rossi e compagni e, come cantavano i Beatles nel loro brano “Fixing a Hole”, quella crepa deve essere riparata e la Roma lo deve fare subito, a partire dalla partita con la Spal.

Luca Fantoni

2012, Genoa-Roma 2-4. Quando le idee vengono messe in campo, una delle migliori partite del Zeman 2.0

Luca Fantoni – L’integralismo non è mai, quasi per definizione, un concetto positivo. Può essere religioso, politico e si può applicare anche al calcio. Nessuno meglio di Zdenek Zeman può rappresentare questo tipo di ideologia. 4-3-3 e attacco continuo. Semplice, dannatamente divertente ma spesso inefficace. Se la prima avventura del Boemo sulla panchina della Roma aveva regalato anche alcune gioie, il Zeman 2.0 è stato un vero e proprio disastro. La partita vinta con il Genoa 4-2 però, è stata una delle poche rappresentazioni, perfettamente riuscite, delle idee dell’allenatore. I giallorossi non erano al livello attuale ma erano comunque una buona squadra. In porta c’era ancora Stekelenburg e non Goicoechea. La difesa a 4 era formata da Piris e Balzaretti sulle fasce e Marquinhos e Castan al centro. Il perno basso del centrocampo era Tachtsidis con Florenzi e De Rossi ai suoi lati. In attacco Lamela a destra e Totti a sinistra supportavano Osvaldo. Il grifone di De Canio rispondeva con un 4-4-2 standardcon Frey tra pali, Bovo a destra, Moretti a sinistra, Granqvist e Canini centrali. Sulle fasce laterali agivano Jankovic e Antonelli con i due mediani Kucka e Seymour. In attacco Jorquera giocava alla spalle dell’ex Borriello.

LA PARTITA – L’avvio di partita è da film horror. Dopo 7 minuti infatti, Kucka raccoglie una sponda di Borriello e calcia a giro sotto l’incrocio dei pali. Passa poco tempo e il Genoa raddoppia. Jankovic prima prende una traversa in mezza rovesciata poi, complice una difesa della Roma dormiente, sulla respinta ribadisce in porta. Un doppio svantaggio inaspettato per i giallorossi. Al 27° è Totti a riaccendere le speranze. Il capitano si gira in area e incrociando con il destro trafigge Frey. Un minuto prima dell’intervallo è Osvaldo a firmare un pareggio importantissimo. L’italo-argentino raccoglie un cross di Piris e in acrobazia fa 2-2. Nella seconda frazione l’atteggiamento dei capitolini è subito più aggressivo. Al 56° è sempre l’attaccante ex Fiorentina a segnare il 3-2 con un colpo di testa su calcio d’angolo. Lamela e compagni non soffrono troppo e poco prima della fine è proprio il fantasista argentino a chiudere la partitacon un sinistro chirurgico all’angolino. Questa vittoria fu solo uno specchietto per le allodole per i tifosi che, dopo qualche match si accorsero delle lacune nel gioco del boemo.

Da un’integralista ad un altro, o almeno così si credeva. Di Francesco, arrivato a Roma nello scetticismo di molti, sta facendo ricredere tutti, dimostrando un’elasticità sia dal punto di vista mentale sia da quello meramente tattico, invidiabile. La sconfitta di Madrid non deve ridimensionare il valore di questa squadra che, anzi, dagli errori può crescere e migliorare. Il tecnico pescarese deve passare un’esame, l’ennesimo, per dimostrare che i giallorossi non sono più quella squadra che si sgretolava quando bisognava vincere ma sono diventati un vero e proprio gruppo. Il Genoa è in cerca di punti salvezza ma Natale è ancora lontano e Nainggolan e compagni non devono concedere regali.

Luca Fantoni