De Rossi riavvolge il nastro di questa stagione: “Roma-Liverpool la fine di un sogno”

Gianluca Notari – Un anno sportivo da ricordare in ogni caso, anche se il finale è stato diverso da quello in cui i tifosi, ad un certo punto, hanno davvero sperato. A riavvolgere il nastro di questa stagione è stato il capitano della Roma, Daniele De Rossi, ai microfoni di Roma Tv. Quella del numero sedici al canale ufficiale del club di Trigoria è un’intervista sincera, fatta di parole e frasi che lasciano alle orecchie di chi ascolta un senso di malinconia, figlio dell’ennesima stagione che poteva essere ma che invece, come ormai da troppi anni accade, non è stata. Ma questa, rispetto a quelle scorse, è stata un’annata uguale nella forma ma diversa nel contenuto. A confermarlo è proprio De Rossi: “Siamo contenti della nostra stagione, ma continuo a non dormirci la notte, perché potevamo fare qualcosa di più. Fa male. Posso avere paura che non mi ricapiti più“. Eh sì, perché se ti chiamo AS Roma una stagione in cui raggiungi una semifinale di Champions League non te la scordi tanto facilmente.

L’anno era però partito molto tempo prima: “Lo scorso 28 maggio, il giorno dopo l’addio al calcio di Totti. E’ iniziata una nuova vita, per Francesco ma anche per i romanisti. Non vederlo più in campo con la fascia è scioccante per i tifosi ma anche per noi. La prima stagione senza di lui in campo è stata complicata. Sono contento che sia andata molto bene come risultati e atmosfera, perché non era facile togliere un simbolo così grande a tanta gente e riuscire a ricreare questo entusiasmo senza lui in campo a deliziarci“.

L’intervista del centrocampista di Ostia prosegue, soffermandosi sulla partita chiave della stagione, Roma-Barcellona: “I tifosi alla partita con il Barça non erano venuti per fare le foto a Messi ma erano consapevoli che potessimo farcela, loro più di noi. E’ stato un crescendo di intenti tra noi e loro, deve essere un amore così. La forza di questa squadra è il gruppo, i giocatori che magari non sono stati protagonisti, ma che guardandoli in faccia capiamo quanto hanno voluto questo passaggio del turno, questo sogno. Sapevamo che ci voleva un miracolo“. Tanta amarezza, invece, per il mancato passaggio del turno contro il Liverpool, che avrebbe significato arrivare alla finale di Kiev: “La fine di un sogno. Ci siamo andati vicino, facendo una grande partita. Se avessimo fatto il 3-2 sul rigore con espulsione per loro… Chi lo sa come sarebbe finita“.

La Roma, e De Rossi lo sa, dovrà adesso ripartire da questo punto: “Andiamo avanti su quello che abbiamo creato. Spero che sia un futuro immediato, perché non mi resta tanto. Ma può essere la base per i prossimi 10 anni“. Il capitano non si pone limiti e, nel racconto dell’anno che è stato, si sofferma anche su Juve-Roma, uno dei turning-point della stagione giallorossa: “Hanno una potenza societaria ed economica che li rende quasi imbattibili, almeno per ora. Puntiamo a farlo. Potevamo tranquillamente pareggiarla quella partita, ma loro hanno questa concentrazione e attenzione da cui noi dobbiamo imparare. Forse è solo quella che ci manca. L’obiettivo è continuare a giocare come quest’anno, la prossima stagione ci conosceremo meglio e perderemo meno punti per strada. Vogliamo dargli fastidio fino alla fine del campionato, magari togliendogli lo scudetto dal petto“.
Come detto, anche questa stagione è stata l’ennesimo grande ‘poteva essere‘. I giallorossi terminano con zero titoli, qualche rimpianto e alcune certezze. Una su tutte: quest’anno deve essere un punto di partenza per la Roma che sarà. Da qui, non si torna più indietro: firmato, Daniele De Rossi.

Gianluca Notari

2015, Roma-Juventus 2-1. Cronaca di una storia d’amore, è arrivato Edin Dzeko

Luca Fantoni – In tutte le storie d’amore la fase iniziale è la più bella. O meglio, in quasi tutte. Quella tra Edin Dzeko e i tifosi della Roma è iniziata quel 6 agosto di tre anni fa, all’aeroporto di Fiumicino, dove centinaia di supporters giallorossi aspettavano l’arrivo di quel centravanti che tanto gentile e tanto onesto pare, ma che diventa un leone quando si mette gli scarpini e scende sul rettangolo verde dell’Olimpico. Ed è proprio lì, nel suo stadio, che il gigante bosniaco ha dato il primo bacio alla lupa, davanti al nemico di sempre. Quella Juventus che molte volte ha esultato sotto al settore ospiti ma che, da quando è atterrato quell’aereo da Manchester, si scioglie come neve sotto al sole di Roma. Era un tardo pomeriggio di fine estate, sulla panchina dei capitolini sedeva ancora Rudi Garcia, De Rossi era adattato nel ruolo di difensore centrale, Szczesny e Pjanic erano ancora dalla parte giusta del guado e davanti, ad accompagnare Edin, c’era Momo Salah, ancora all’inizio del suo periodo d’oro.

BOSNIA SHOW – Alla fine la Juve vinse il campionato, ma quell’inizio di stagione fu probabilmente il peggiore da sette anni a questa parte. Si rende subito pericoloso Iago Falque con un tiro da fuori che finisce alto. Al 24’ inizia il Bosnia show. Pjanic ci prova con una conclusione a giro ma il suo destro si spegne sul palo. Subito dopo Dzekoimpegna Buffon in una parata bassa. Al 61’, il centrocampista che un anno più tardi passerà proprio ai bianconeri, ha un’occasione su punizione, dalla sua mattonella. Se si deve scegliere una delle tante qualità calcistiche che aveva Pjanic, la balistica da fermo è sicuramente quella più bella e quella più letale. Pallone che supera la barriera e Buffon che rimane fermo, è 1-0. Ma è 18 minuti dopo che si suggella l’amore. Iago Falque crossa in mezzo con una traiettoria alta, sulla quale Dzeko si avventa, sovrastando Chiellini come se il difensore fosse un giovane alle prime armi, e di testa da uno schiaffo alla palla che finisce in rete. Qui l’inizio di tutto, quel bellissimo tutto che neanche la sofferenza nel finale, con il gol di Dybala, riuscì a interrompere.

TRE ANNI – Dalla Juve alla Juve. Dalla seconda di campionato, alla penultima. Quante emozioni sono arrivate in queste tre anni. C’è stato il periodo in cui Dzeko e la Roma hanno dovuto capire se effettivamente erano fatti l’uno per l’altra. Dopo un momento di crisi l’hanno capito, e Edin ha cominciato a stupire. I tre gol al Villareal, le 29 reti in campionato, il sinistro al volo contro il Chelsea, la rimonta contro il Barcellona. Le aspettative dei tifosi sono state ripagate. A tre anni di distanza la Roma fa affidamento ancora sul suo numero nove, come ha fatto per tre stagioni e come farà fino a quando Edin non deciderà di andare altrove, o di chiudere la carriera. Serviranno anche e sopratutto le sue qualità nel match di domenica, fondamentale per agguantare la matematica qualificazione in Champions e per continuare a non far esultare la Juventus allo Stadio Olimpico. Avranno tempo per farlo, settimana prossima, in casa loro e non nella tana dei lupi.

Luca Fantoni

Salah, Manè e Firmino fanno paura. Serve una rimonta di contropiede

Luca Fantoni – Hanno dimostrato quanto sono forti. Una settimana dopo, l’immagine degli anglosassoni che entravano da tutte le parti è ancora viva nella mente di tutti. Quando vennero all’Olimpico, nel 2001, davanti avevano Fowler e il futuro Pallone d’oro Michael Owen. Non due qualunque insomma. Ma li volete paragonare con Salah, Manè e Firmino? Solo nominarli incute timore. Lasciarli liberi di correre in campo aperto, all’andata, è stato un suicidio sportivo. Cinque i gol subiti, ma sarebbero potuti essere molti di più. La chiave tattica sarà riuscire a contrastarli, in qualche modo. Quasi sicuramente Di Francesco tornerà alla difesa a 4 e questo eviterà senza dubbio i duelli 1 contro 1 che tanto sono stati sofferti nel primo round. Molto importante sarà anche l’aspetto psicologico e la carica che l’Olimpico potrà dare alla Roma. Si è visto già contro il Barcellona e, probabilmente, contro il Liverpool l’atmosfera sarà, si spera solo sugli spalti, ancora più calda.

RIMONTE – Paradossalmente, nonostante il Barcellona sia la squadra più forte al mondo da qualche anno a questa parte, la rimonta con il Liverpool è potenzialmente più complicata. Lo stile dei blaugrana si adattava meglio alle caratteristiche della Roma. La squadra di Di Francesco basa il suo gioco sul pressing alto e sul recupero palla, tenendo la difesa quasi a centrocampo. Va invece in difficoltà quando è costretta a giocare il pallone. Messi, al contrario di Salah, tende a venire a prendersi dietro la palla e Suarez non ha la stessa velocità degli attaccanti dei Reds, di conseguenza per i giallorossi era più facile tenere la linea alta senza subire troppo. Contro la squadra di Klopp, mantenere la difesa a metà campo è un rischio troppo grande, come si è già visto. Al contrario di quel che si possa pensare, dovrà essere una rimonta di contropiede. Bisognerà cercare di far giocare il pallone al Liverpool e di essere spietati quando si riparte, con gli inserimenti dei centrocampisti che saranno fondamentali. Ci sarà bisogno di molta, moltissima corsa ed intensità perché altrimenti, se non giochi quei ritmi, non subire gol è un’utopia.

FATTORE CUORE – Una settimana fa dicevamo sperare, non credere. Vale lo stesso discorso adesso. La rimonta con il Barcellona è arrivata anche perché nessuno se l’aspettava, nessuno avrebbe mai creduto possibile recuperare 3 gol alla squadra più forte in Europa. La mancanza di pressione ha sicuramente recitato un ruolo importante nella leggerezza con la quale la Roma ha affrontato i quarti di finale. In tutta l’equazione che è stata descritta però, manca la variabile casuale, il fattore cuore. Quello che i giallorossi hanno dimostrato di avere contro il Barcellona e che tutti i tifosi hanno dentro. Lo stadio può dare una grande mano. Manè, qualche giorno fa, ha dichiarato che Anfield regala la miglior atmosfera del mondo. Forse, ma ancora non ha visto l’Olimpico pieno. 

Luca Fantoni

Allenamento Roma, rifinitura prima del Liverpool. Torello per riscaldamento e lavoro atletico. Individuale per Defrel

Luca Fantoni – E’ la vigilia di Liverpool-Roma e come di consueto è anche il giorno della rifinitura. I giallorossi sono scesi in campo prima di partire verso la città inglese. La squadra ha svolto un riscaldamento, come di consueto, attraverso un torello, per poi passare ad un lavoro atletico con ostacoli alti e bassi. Defrel e Karsdorp svolgono lavoro individuale. All’esterno del centro sportivo di Trigoria sono presenti circa 80 tifosi giallorossi.

Luca Fantoni

Un filo che lega Mersey e Tevere. 34 anni dopo è arrivato il momento della rivincita

Luca Fantoni – Questa è la partita. Sembrava che non ci sarebbe stata altra occasione per vendicarsi, eppure la vita ti offre sempre una possibilità di redenzione. Quella della Roma è arrivata. Sono passati 34 anni. I telefoni cellulari sono entrati nelle nostre vite, la Germania non è più divisa in due, Freddy Mercury ha consegnato alla storia della musica un brano come “The Show Must go on”. L’epicentro del calcio mondiale è tornato dalle parti di Madrid e Barcellona, il Liverpool ha vinto un’altra Champions League mentre la Roma si è dovuta accontentare di uno scudetto. È cambiato tutto, ma quella macchia è sempre rimasta nella vita di tutti i tifosi giallorossi. Niente si può avvicinare a quella delusione: né il rigore sbagliato da Baggio nel caldo torrido di Pasadena, né quel suicidio sportivo al via del Mare di Lecce nel 1986 e nemmeno la finale di Coppa Italia. Qui stiamo parlando della Coppa dei Campioni, un treno che, per una squadra come la Roma, passa una volta ogni 50 anni, forse due. Questa è la vera possibilità di vendetta, non come quelle dei primi anni 2000 dove si giocava in Coppa Uefa oppure nei gironi di Champions, questa è una semifinale.

IO C’ERO – Non capita tutti i giorni di giocare certe partite. Se si guarda al passato i presupposti sono tutt’altro che benauguranti. Dopo quella triste notte infatti, Roma e Liverpool si sono affrontate altre 4 volte e il risultato ha sempre sorriso agli inglesi. Solo una volta i giallorossi riuscirono ad imporsi ma fu inutile ai fini della qualificazione. Ci riuscirono ad Anfield Road, nella casa del nemico. L’Olimpico invece è rimasto stregato, come se quella notte si fosse creata una sorta di nube che, ogni volta che i Reds arrivano nella capitale, scende a coprire gli occhi dei giocatori romanisti, togliendo loro ogni possibilità di sognare. Questa è la premessa, ma effettivamente è difficile spiegare a parole il significato della partita di martedì. Sono molto più comunicanti le facce di chi quel match l’ha visto, dallo stadio o da casa. Qualcuno dice che il giorno dopo sia stato il più silenzioso che Roma abbia mai visto. È arrivato il momento di tornare a farla cantare e che coloro che erano allo stadio quel 30 maggio 1984 possano dire “Io c’ero”, stavolta per una serata memorabile.

TRA MERSEY E TEVERENon credere ma sperare. Bisogna farlo perché quest’anno la Roma ha regalato emozioni inaspettate. Questa stagione è l’ossimoro per eccellenza della tipica annata da romanisti. Normalmente Bruno Peres non avrebbe mai salvato quel gol sulla linea, la palla sarebbe finita in porta. Normalmente Facundo Ferreyrasarebbe arrivato su quell’ultimo cross e ci avrebbe buttato fuori, normalmente il Barçasarebbe venuto all’Olimpico, avrebbe fatto due gol, e ci avrebbe fatto tornare a casa con la consapevolezza che le cose non sarebbero mai cambiate. Eppure questa Champions League di normale non ha niente. Quello che è successo allo Stadio Olimpico contro il Barcellona esula da ogni possibile logica e ti obbliga a sperare. Ora il prossimo ostacolo si chiama Liverpool e l’ultimo atto sarà proprio in quello che è stato il teatro della più grande gioia e della più grande delusione europea. Bisogna sperare perché alla fine il Mersey è solamente un Tevere con il nome un po’ più fighetto, Anfield Road è solo un Olimpico che canta meno, e in campo si parte sempre dallo 0-0. “Here comes the sun” cantavano i Beatles, rimangono le ultime due notti poi, dopo 34 anni, è arrivato il momento di rivedere il sole.

Luca Fantoni

1962, Spal-Roma 1-2. Pestrin si fa male ma resta in campo, segna Jonsson

Luca Fantoni – Se il 1962 sarà ricordato per eventi tragici come la morte di una delle più iconiche attrici americane, Marylin Monroe, oppure per momenti che faranno poi la storia come la nascita dei Beatles, sicuramente non si può dire lo stesso per il calcio italiano. La Nazionale venne eliminata ai gironi dei Mondiali, per una sconfitta molto discussa contro i padroni di casa del Cile, i club nostrani in Europa ebbero solo grandi delusioni, con la Fiorentina che perse la finale di Coppa delle Coppe, e anche la Roma fece una stagione non esaltante, arrivando solamente al quinto posto in campionato. Quello Spal-Roma era una partita di fine stagione. I giallorossi stavano ancora cercando l’aggancio al quarto posto mentre gli emiliani erano già salvi. Al timone c’era Carniglia, unico allenatore, al momento, ad aver vinto un trofeo continentale con i capitoli, la Coppa delle Fiere del 1960. Lo scheletro della squadra era sorretto da Angelillo, “PicchioDe Sisti e il capitano, “Core de Roma”, Giacomo Losi.

IN 10 – Passano solo due minuti e la Roma è già in vantaggio. De Sisti trova con un cross Menichelli che di testa insacca. L’inizio è scoppiettante. Al 5’ Pestrin si fa male alla caviglia ma all’epoca non esistevano le sostituzioni. Il giocatore quindi, dopo essere stato fuori dal campo per cinque minuti, decide di rientrare in campo e si sposta sull’ala destra. In quei pochi momenti di inferiorità numerica, la squadra giallorossa subisce il pareggio con Micheli che risolve una mischia in area. Quasi allo scadere del primo tempo, a portare in vantaggio i capitolini ci pensa un ragazzo nato a Ljusne, sulle coste svedesi. Jonsson calcia al volo un bel pallone servitogli da Menichelli, il portiere ospite, Patregnani, se lo lascia sfuggire goffamente e lo fa finire in porta. Nella ripresa è sempre lo scandinavo a rendersi protagonista con due ottimi salvataggi difensivi. Finisce così,con una Roma che, a differenza della partita precedente contro il Bologna torna ad essere bella.

MANTRA – C’è il rischio di ripetersi ma bisogna farlo. La vittoria con il Genoa ha mostrato che in effetti una crescita mentale della Roma c’è stata. La partita, anche se apparentemente semplice, poteva rappresentare delle insidie con la testa dei giocatori che poteva essere già proiettata a Liverpool. Così non è stato ma ora i ragazzi di Di Francesco si devono ripetere. La Spal è forse, tra quelle lì in basso, la più difficile da affrontare. Per maggiori informazioni chiedere alla Juventus che a Ferrara ha pareggiato. Sarà quindi fondamentale scendere in campo con la concentrazione giusta ed evitare errori banali come quello di Gerson che è costato il gol contro il Grifone. Come si dice da giorni, la partita più importante della stagione non si gioca sulle rive del Mersey, ma in Emilia Romagna, precisamente contro la Spal, sabato pomeriggio.

Luca Fantoni

File nella Capitale per i biglietti Roma-Liverpool e quelli di Anfield. Primi tifosi arrivati domenica dopo il derby

Luca Fantoni – La voglia di Roma è tantissima. Se contro il Barcellona è bastato arrivare davanti ai Roma Store la mattina molto presto, questa volta contro il Liverpool, chi arriverà questa sera rischia di non prendere il biglietto. Le file sono già lunghe con i primi della lista che sono arrivati e dormono davanti al negozio addirittura da domenica, dopo il derby, con la speranza di poter acquistare un tagliando per la semifinale di Champions League.

LIVE

Ore 17:50 – Fuori dal Roma Store di Via del Corso si è creata una lunga coda di tifosi.

Ore 17:00 – Questo pomeriggio alle ore 16:00 è iniziata la prima fase di prelazione per i biglietti di Liverpool-Roma: al Roma Store di via del Corso si sono presentate poche persone. Da sottolineare però che per la seconda fase di prelazione, quindi per i soli possessori di almeno 3 biglietti su 4 per le gare Chelsea-Roma, Atletico-Roma, Shakhtar-Roma e Barcellona-Roma e di entrambi gli abbonamenti di campionato e 3 gare UCL 2017/18, alle ore 16:30 erano già 150 le persone in lista. Il Roma Store ha annunciato che quando si arriverà a quota 300 tifosi prenotati verranno bloccate le iscrizioni. Inoltre una singola persona può acquistare solamente 4 tagliandi.

Ore 16:00 – Per l’acquisto dei biglietti online la Roma si appoggia ad un provider che permette di gestire gli eventi ad alta affluenza. Sostanzialmente permette di ridirigere gli utenti, prima di entrare direttamente nel sito di vendita, quindi in questo caso asroma.com, su una propria pagina, una sorta di sala d’attesa. Ogni minuto vengono redirezionati gli utenti sul sito di vendite dei biglietti in base al carico dei posti disponibili. C’è monitoraggio costante con cui si alza o si abbassa il numero di utenti che ogni minuto si decide di far accedere all’acquisto. Concetto simile a quello della fila alle Poste: si prende il numeretto e si verrà chiamati quando sarà il proprio turno. Il vantaggio però è che, durante l’attesa, l’utente può svolgere qualsiasi attività: può anche chiudere il computer e aspettare che gli venga notificato per email quando è il proprio turno. Inoltre il programma calcola il tempo di attesa. Non si perdere il proprio posto in coda. Questo sistema è stato utilizzato anche per il concerto di Vasco Rossi e in generale è applicato a tutti gli eventi per i quali si prevede un grande volume di richiesta. La coda non esiste sempre, perché questo servizio è in grado di valutare, in base alla richiesta, se c’è necessità o meno di creare una coda. Durante l’attesa, si è inoltre avvisati sullo stato della vendita dei biglietti. Questa funzionalità al momento è sfruttata in Serie A solo dalla Roma e dall’Inter.

Ore 14:30 – Lunga fila anche alla Feltrinelli di via Ottaviano dove nella lista sono già arrivati al numero 26.

Luca Fantoni

2013, Roma-Genoa 3-1. Totti fa 225 gol in Serie A e raggiunge Nordahl

Luca Fantoni – Roma-Genoa è stata la partita d’addio di Totti, è vero. Ma sarebbe stato troppo facile, per la nostra rubrica, scegliere quella partita e troppo difficile poterla raccontare nel modo opportuno. Per metabolizzare emozioni del genere serve tempo. Questa volta torniamo indietro di cinque anni, ad un altro traguardo che l’ex capitano della Roma ha raggiunto contro il Grifone. 225 gol in Serie A, superato Nordahl, che era in seconda posizione da ben 55 anni, molti. Fu la serata che lo fece entrare definitivamente nell’olimpo dei marcatori del campionato italiano, battendo un altro record e dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il fuoriclasse che è. Quella stagione dei giallorossi fu forse il momento più basso di tutta l’era americana. In panchina sedeva Andreazzoli. In porta c’era Stekelenburg, la difesa a 3 era formata da Piris, Burdisso, Romagnoli con Torosidis e Balzaretti spostati come esterni a centrocampo. In mezzo c’erano Pjanic e De Rossi, con Totti e Lamela alle spalle di Osvaldo.

225 – E chi se non Daniele De Rossi poteva procurare il rigore per il 225° gol di Totti? Da romano a romano. Il numero sedici, al 7’, si incunea in area di rigore, salta due avversari ma viene steso dal terzo. Dal dischetto il capitano non sbaglia, esulta con il solito ciuccio in bocca e supera Nordahl. L’ennesimo muro abbattuto da Totti sembra stimolare tutti gli altri giocatori, tanto che anche Stekelenburg, non certo protagonista di una stagione esaltante fino a quel momento, si supera prima su un colpo di testa di Bertolacci e poi su una palla sbucata fuori da una mischia in area. Nulla può però il portiere olandese sul rigore guadagnato e calciato da Borriello, che manda le squadre al riposo sull’1-1. Nella ripresa a segnare il gol del vantaggio giallorosso è Alessio Romagnoli con un colpo di testa su calcio d’angolo, alla prima da titolare in Serie A. La squadra di Ballardini reagisce, ma continua a sbattere su uno strepitoso Stekelenburg. L’espulsione di Kucka nel finale fa ripendere l’ago della bilancia dalla parte dei capitolini che trovano il gol del 3-1 e della vittoria, con un tipico inserimento di Perrotta.

LIVERPOOL VIENE DOPO – Dal momento più basso, a quello più alto della gestione americana. Se fosse arrivata la vittoria nel derby, i tifosi della Roma avrebbero passato la settimana più bella della loro vita calcistica. Non è vero però il detto che bisogna sapersi accontentare. Non deve essere vero, specialmente in un momento come questo in cui il rischio di sentirsi già arrivati è troppo alto. Di Francesco parla spesso di mentalità e di come sia importante affrontare tutte le partite alla stessa maniera. Niente di più vero. La qualificazione in Champions League, la possibilità di fare una campagna acquisti estiva dispendiosa e il poter vivere le ultime partite in serenità, sono tutte cose che passano per i match contro Genoa e Spal che, fino a martedì prossimo, sono i più importanti della stagione.

Luca Fantoni

Champions League, è corsa a tre

Gianluca Notari – Serie A ancora apertissima per quanto riguarda il discorso Europa. Per la qualificazione alla Champions, però, alle spalle di Juventus e Napoli i posti rimasti sono due, con quattro squadre a contenderseli: il calendario e gli impegni europei, queste le due variabili che determineranno la corsa alla prossima Champions League per Roma, Lazio, Inter e Milan. Gare europee che riguarderanno solamente la Roma, unica italiana impegnata sul fronte internazionale, con le gare contro il Liverpool da giocare il 24 aprile ed il 2 maggio. Certamente, oltre che dal punto di vista fisico, queste due partite toglieranno tanto, tantissimo dal punto di vista mentale alla squadra di Eusebio Di Francesco, che dovrà esser brava a non perdere punti nel cammino in campionato.

Già, il campionato. Sarà probabilmente il calendario a fare la differenza nelle ultime 6 partite della Serie A. Il Milan, anche se sulla carta è la squadra con il calendario migliore, è piuttosto attardato rispetto alle altre tre compagini. Appaiate invece Roma e Lazio: i giallorossi hanno davanti a loro un percorso – sempre sulla carta – piuttosto semplice, intervallato dall’unico big match rimasto da giocare, quello dell’Olimpico contro la Juventus, mentre i biancoazzurri dovranno effettuare test certamente più impegnativi. Fiorentina, Sampdoria, Torino, Atalanta, Crotone ed infine, all’ultima giornata di campionato, l’Inter: sarà lì, probabilmente, che le due squadre si giocheranno l’accesso alla prossima Champions League se si dà per scontato, solamente per un attimo, che la Roma sia già dentro e che il Milan sia già fuori. Che poi, di scontato, non c’è davvero nulla: la Roma nelle ultime 3 gare di Serie A ha totalizzato solamente due punti, mentre l’Inter non vince da ormai diverse settimane. Anche la Lazio sta tenendo un cammino piuttosto balbettante, così come quello – manco a dirlo – del Milan di Gattuso, che ormai da inizio campionato procede a corrente alternata.
Insomma, l’impressione che rimane in queste ultime giornate possa succedere davvero di tutto, in campionato così come in Champions.

Gianluca Notari

2015, Lazio-Roma 1-2. Da Manolas a Yanga-Mbiwa: due colpi di testa per la Champions

Luca Fantoni – È incredibile come, qualche volta, a compiere le grandi imprese siano gli antieroi per eccellenza, giocatori il cui compito è mandare la palla più lontana dalla porta e non dentro. Sarebbe facile far segnare Dzeko, tanto lui segna sempre. Quando a gonfiare la rete sono Yanga-Mbiwa o Manolas, l’atmosfera durante e dopo diventa surreale. “Ma veramente hanno segnato loro? Quelli che di testa ci rinviavano solo?”. Si, veramente. Se poi in mezzo ci buttiamo anche il destino che ha restituito al greco ciò che gli aveva tolto una settimana prima, ecco che i contorni storici e mistici dell’impresa sono delineati. Torniamo a quel giorno però. 25 maggio 2015. Roma e Lazio si stanno giocando l’accesso diretto alla Champions League, un derby di alta classifica. I biancocelesti sono dietro di un punto e devono vincere per forza. I giallorossi al contrario, possono anche accontentarsi del pareggio. Tipica situazione in cui Totti e compagni rovinerebbero tutto. E invece no, non questa volta. Perché essere romanista ti regala tanti dolori, è vero, ma certe volte ti regala gioie immense. In panchina c’era Garcia. In difesa la coppia centrale era formata dai due eroi, Yanga-Mbiwa e Manolas. Sulle fasce giocavano Torosidis e Holebas bassi, e Florenzi e Iturbe alti. A centrocampo c’erano De Rossi, Keita e Nainggolan con Totti unica punta.

SORPRESE – Nell’aria c’è già qualcosa di strano fin dall’inizio, vuoi perché Iturbe è titolare, vuoi perché la prima ad attaccare è la Lazio, ma già si preannuncia che sarà un pomeriggio pieno di sorprese. A rendersi pericolosi sono subito Felipe Anderson e Klose con il colpo di testa del tedesco che in altre nove occasioni su dieci sarebbe sicuramente entrato. Il primo tempo finisce così, con poche emozioni. Nella ripresa sono sempre i biancocelesti a partire forte con Basta che sfiora il gol. Al 61’ Ibarbo sostituisce Totti. Ibarbo per Totti? Siamo tornati indietro a Roma-Slovan Bratislava di Luis Enrique? I risultati dicono proprio di no, perchè dodici minuti più tardi il colombiano si defila sulla fascia e mette in mezzo un cross basso sul quale arriva Iturbe che deposita il pallone alle spalle di Marchetti. Questo è uno dei tre gol con la maglia giallorossa per l’argentino. Ha scelto l’occasione giusta. Poco dopo i laziali rialzano la testa con un gol di Djordjevic ma, a cinque minuti dalla fine, Pjanic batte una punizione in mezzo all’area, sulla quale spunta la testa di Yanga-Mbiwa che, come farà il suo compagno di reparto tre anni dopo, spizza la palla quel poco che basta per mandarla in porta. La Roma è in Champions League senza passare per i preliminari grazie all’uomo meno atteso, quello che i gol doveva evitarli.

CRESCITA – Non sempre andrà in questo modo. Per la legge dei grandi numeri arriveranno prima o poi altri dolori. Quello che la Roma può fare è cercare di ridurli, cominciando a costruire una mentalità che non ha mai avuto prima. Qual è il rischio del derby? Sicuramente il sentirsi appagati, pensare che una semifinale di Champions basti a rendere una stagione esaltante. No, non basta. Non basta perché se smetti di sognare potevi anche non cominciare a farlo, non basta perché se vuoi essere ricordato devi arrivare primo, non basta perché dopo anni di delusioni e di vittorie sfumate all’ultimo pallone è arrivato il momento che quel pallone rotoli nella porta avversaria. La Roma deve ricordarsi che non gioca più in 11, ma a questi ce ne deve aggiungere 55mila che martedì erano stanchi, tesi e felici come i giocatori. Nel derby non saranno così tanti ma saranno altrettanto affamati, desiderosi di trasmettere questa fame a De Rossi e compagni. Il Liverpool può aspettare, ora bisogna chiudere la settimana perfetta con una vittoria sulla Lazio.

Luca Fantoni