All’Inter basta un tiro dalla distanza di Medel per mettere la freccia. La Roma saluta il primato.

Dura 450 minuti la striscia positiva della Roma, che si interrompe bruscamente al cospetto dell’Inter di Mancini. A San Siro decide un gol di Gary Medel, che firma il sesto 1-0 dei nerazzurri in campionato. L’Inter si riprende di prepotenza ma soprattutto d’astuzia la vetta della classifica aspettando i risultati di Napoli (impegnato in casa del Genoa) e Fiorentina (al Franchi con il Frosinone). Una gara che conferma la solidità difensiva dei nerazzurri, ma anche la difficoltà sotto rete di Dzeko, l’acquisto più importante dei giallorossi.  Il primo tempo è bello, perché entrambe le squadre corrono, pressano, ma esprimono anche un buon gioco. Il primo tentativo è un coraggioso tiro di Guarin da 60 metri: Szczesny è attento. E’ la Roma, però, ad andare per prima vicina al gol: Handanovic è superlativo sul colpo di testa di Dzeko bravo ad arrivare per primo sul cross di Digne. L’Inter reagisce subito: Brozovic può calciare ma crossa, Szczesny smanaccia, l’azione poi sfuma. Occasioni da una parte e dall’altra dopo il primo quarto d’ora di gioco. E’ il 23′, invece, quando l’Inter si salva da un gol già fatto: Handanovic respinge il tiro di Maicon, sulla ribattuta arriva Dzeko che viene anticipato da D’Ambrosio in spaccata. Un salvataggio miracoloso, ma contemporaneamente un gol mangiato dall’attaccante bosniaco, poco reattivo. Salah e Jovetic ci provano con soluzioni dalla distanza poco precise. Arriva dal protagonista che non ti aspetti il gol del vantaggio dell’Inter. E’ il pitbull Gary Medel a centrare la soluzione vincente. Anche lui ci prova dalla distanza, però a differenza dell’attaccante montenegrino, coglie impreparato Szczesny sul palo lungo. Si va al riposo con i padroni di casa in vantaggio. Il forcing giallorosso si intensifica nella ripresa. Dzeko ha un paio di occasioni buone, ma è troppo lento nel momento della conclusione. Di fronte, poi, la Roma si trova un Handanovic stratosferico. Il portiere nerazzurro, al 61′, riesce nell’impossibile, quando salva sul destro a giro di Florenzi, poi sul tap in di Salah, sul probabile autogol di Murillo e ancora sul colpo di testa dell’egiziano. Il tutto in pochissimi secondi: è la sintesi di una Roma che sbatte contro il muro sloveno.

Francesco Trinca

La Roma passa al Franchi e si porta in vetta alla classifica. Decisivi Salah e Gervinho.

C’è una sola prima della classe (per ora): la Roma. La classe di Salah e la velocità di Gervinho al Franchi prendono la Roma per mano e la portano in vetta alla classifica. Fiorentina-Roma finisce 1-2 per i giallorossi, inesorabili davanti e ben chiusi dietro, meritevoli del risultato finale. In recupero il gol di Babacar. A Garcia poco importa dei fischi fiorentini contro Salah e lancia l’egiziano davanti con Gervinho e il ritrovato Dzeko, di nuovo titolare dopo l’infortunio. E al settimo minuto arriva il premio alle scelte del tecnico: Salah e Pjanic scambiano lungo il lato lungo dell’area di rigore dalla destra e l’egiziano spara a giro sul palo lungo. Gran gol! L’esultanza è a impatto zero, quasi nulla, perché il romanista preferisce alzar le mani quasi per scusarsi verso il popolo fiorentino. Conta poco, è 1 a 0 per la Roma. La Fiorentina si tira su le maniche e comincia a macinare gioco, con la sua consueta manovra ragionata, avvolgente, ma che punge poco una Roma molto ordinata dietro. Almeno fino a quando Kalinic non si presenta da solo dalle parti di Szczesny, ma in precario equilibrio, riesce solo a metterla di poco alta. Ma al 34′ da corner viola parte la 4×100 romanista, comandata da Gervinho, appaiato da Salah. I velocisti romanisti prendono tutti in contropiede e proprio l’ivoriano rimane freddo e insacca all’angolo di destra della porta di Tatarusanu: 2-0 per la Roma, in un Franchi gelato. Nell’azione rimane stirato De Rossi, che ha avviato l’azione di ripartenza. Cambio con Vainqueur e proteste per il capitano della Roma, che salterà il turno infrasettimanale. L’ultimo sussulto del primo tempo è di Vecino, ma Szczesny allunga in corner. Nessun cambio per il secondo tempo, che chiaramente si svolge sui temi di gioco più logici visto il risultato, con la Fiorentina che tiene il comando del gioco e la Roma a ripartire. E al 55′ Pjanic, in un contropiede firmato Dzeko-Gervinho, arriva a battere a porta spalancata, colpendo Bernardeschi sulla linea di porta. Paulo Sousa prova con Mati Fernandez e Giuseppe Rossi per Badelj e Blaszczykowski, poi con Babacar per Gonzalo Rodriguez. Al 68′ si svegliano i viola e arrivano alla prima occasione vera della ripresa, con Bernardeschi che di sinistro prende però in pieno Szczesny.   Dopo la bordata di fischi riservata a Salah al momento del suo cambio al minuto 94′  arriva il gol di Babacar, che spara di destro su assist in profondità di Borja Valero: 1-2. Subito dopo il fischio finale, che saluta la Roma, nuova capolista della Serie A.

Francesco Trinca

Italia-Norvegia: in palio c’è la testa del girone H.

L’ultimo sforzo. Dopo la sbornia per la qualificazione diretta ad Euro 2016, ottenuta con il convincente 3-1 in Azerbaigian, l’Italia ospita la Norvegia allo Stadio Olimpico di Roma per chiudere in bellezza il Girone H: la sfida vale il primo posto, visto che gli scandinavi hanno solo due punti in meno degli azzurri, ma serve anche per alimentare la speranza di essere teste di serie nei sorteggi per i gironi della fase finale. La squadra di Conte deve infatti battere la Norvegia e prestare orecchio al risultato del Belgio, concorrente diretto per l’ultimo posto tra le sei teste di serie. Qualora la Nazionale di Wilmots non battesse Israele, gli azzurri entrerebbero di diritto tra le teste di serie. Difficile che accada, ma la speranza è l’ultima a morire. E poi il nostro girone è ancora aperto: la Croazia, impegnata a Malta, spera in un sorpasso all’ultimo tornante proprio sulla Norvegia. Sono ben sedici i precedenti dell’Italia con la Norvegia, con un bilancio di 9 vittorie azzurre, 4 pareggi e 3 successi scandinavi. Indimenticabile l’1-0 della Nazionale di Arrigo Sacchi ai Mondiali americani del 1994: al Giants Stadium gli azzurri, in dieci dal 21′ per l’espulsione di Pagliuca, sconfissero la squadra di Olsen grazie alla perentoria inzuccata di Dino Baggio su punizione di Signori. Fu la partita della celeberrima sostituzione di Roberto Baggio con il portiere Marchegiani, entrato al posto di Pagliuca. Il ‘Divin Codino’, al momento del cambio, si domandò in diretta mondiale se Sacchi fosse pazzo… meno nobile ma comunque positivo il precedente del 9 settembre 2014, quando a Oslo l’Italia di Conte si impose 2-0 sulla Norvegia spianandosi la strada verso al qualificazione appena raggiunta in Azerbaigian: le reti azzurre furono firmate da Leonardo Bonucci e Simone Zaza, che a distanza di un anno si ritrovano compagni di squadra anche nella Juventus.

Francesco Trinca

La Roma passa al Barbera. Decisivo uno straripante Gervinho. Guai in vista per Iachini.

La Roma capitalizza al meglio le occasioni che le capitano in appena 27 minuti, piazzando 3 lampi che squarciano il Barbera e spaccano la partita, che finisce poi 4 a 2 per i giallorossi. Segnano Pjanic, Florenzi e Gervinho doppietta, Gilardino e Gonzalez salvano la bandiera rosanero, tra il sospiro di sollievo di Garcia e quello inquieto e trafelato di Iachini, che dovrà vedersela con Maurizio Zamparini, non il miglior profilo qualora si volesse chiacchierare di lavoro. Garcia sceglie l’equlibrio, che è stato il primo assente nel match di Champions a Borisov, più di Dzeko e Totti. Il francese blinda le fasce con le coppie Torosidis-Florenzi a destra, Digne-Falque a sinistra, portando Nainggolan a far la guardia a Pjanic, centrocampista puro per l’occasione. Un 4-2-3-1 che sa stringersi a 4-4-2 tipico in fase di non possesso, mentre Gervinho e Salah sono liberi di pensare le loro giocate. Iachini, difeso pubblicamente dalla tifoseria, con striscioni che lo vogliono in panchina a prescindere dai risultati, sceglie Trajkovski con Vazquez davanti e Hiljemark trequartista, con Gilardino solo in panchina. Ma la Roma zittisce subito il Barbera, con Florenzi e Pjanic che triangolano a velocità supersonica al 2′, col bosniaco che fa centro col tocco  sotto del bosniaco sull’uscita di Sorrentino.  Il Palermo prova a reagire, prima con Vazquez che sfrutta una folle uscita di Szczesny, che spiazza il retropassaggio di Manolas, ma la palla dell’italoargentino finisce di poco a lato. Al 13′ arriva sulla faccia dei rosanero un altro schiaffone, piazzato da Florenzi, che di destro chiude dal limite, tutto solo, un’azione passata da Salah per Pjanic, con assist fortuito per il nazionale di Conte: 0-2. Il colpo stordisce i padroni di casa e al minuto 27 arriva il ko, il terzo: stavolta è Gervinho, centravanti per l’occasione, che danza leggero parallelamente al lato lungo dell’area palermitana, per poi sparare sotto al sette di destro, al primo spiraglio tra le gambe dei difensori. Gran gol davvero dell’ivoriano, che pare sempre di più vicino alla sua versione chic 2013/14, piuttosto che a quella horror dello scorso anno.

Francesco Trinca

Edin Dzeko: da eroe di una calda domenica estiva a caso da sciogliere.

Si è presentato all’Olimpico con lo stacco sulla testa di Chiellini e la corsa sfrenata sotto la Curva Sud. Un gol difficilmente potrebbe giustificare la folla che lo ha accolto a Fiumicino il giorno del suo arrivo. Certo il destino c’aveva messo del suo. Primo gol in campionato in casa contro la rivale di sempre. Chi non avrebbe sperato potesse essere realmente lui l’attaccante della provvidenza? Ora a distanza di quasi un mese Edin Dzeko inizia ad essere un caso. Contro la Sampdoria il bosniaco non ha inciso e ha agito troppo volte lontano dall’area, il suo habitat naturale. Così è mancata la sua zampata decisiva e il bel gioco dei giallorossi si è rivelato un vero e proprio boomerang. Inutili i 18 calci d’angolo da dove non è nata nessuna azione interessante, ancora meno i 21 cross del primo tempo (un vero e proprio record).

Solo un gol in campionato, in 343′, di testa contro la Juventus. La specialità della casa e allora perché farlo giocare distante dalla porta? Un rebus che Rudi Garcia deve risolvere alla svelta. Anche perché gli inserimenti dei centrocampisti e degli esterni hanno portato solo al gol di Salah. C’è da apprezzare l’impegno di Edin che va a cercarsi palloni che gli dovrebbero arrivare.

In più le dissantenzioni difensive hanno completato il quadro della caduta di Marassi. Cali di tensione decisivi dei singoli: quello di Manolas è solo l’ultimo della serie che sono costati diversi punti alla Roma. Ora c’è il Carpi e non si può più fallire: serve una goleada per il morale e per la classifica.

 

 

LE STATISTICHE

– 21 cross e 10 corner battuti dalla Roma nel primo tempo, un record in una partita di questo campionato dopo 45 minuti.

– 18 corner battuti dai giallorossi a fine partita: era dal novembre 2013 che una squadra non ne batteva così tanti in una partita di Serie A (sempre la Roma, contro il Cagliari, 19 corner).

– La Roma ha crossato 39 volte su azione, un record in una partita di questo campionato.

– 8 tiri nello specchio stasera per la Roma, 32 in questo campionato – record nella Serie A in corso.

– Nello scorso campionato, si è segnato in media un gol su cross (inclusi corner) ogni 81 traversoni.

– Terzo gol per Eder contro la Roma in Serie A, il primo con la maglia della Sampdoria.

– Sei gol e un assist per Eder nelle prime cinque giornate – l’italo-brasiliano non aveva mai segnato così tanto nell’arco di cinque presenze.

– Otto gol in Serie A per Salah, quattro in casa, altrettanti in trasferta.

– Un gol e due assist per Pjanic nelle ultime tre presenze in Serie A.

– L’ultimo autogol della Roma in campionato era stato quello di Goicochea contro il Cagliari nel febbraio 2013.

– Nei primi due anni di Garcia la Roma aveva vinto tutte le prime cinque giornate di campionato.

– 10 punti dopo 5 giornate per la Samp – solo tre volte ha fatto meglio nelle ultime 16 stagioni di Serie A disputate.

Francesco Trinca

Biglia e Parolo affondano il Verona. Secondo successo consecutivo dopo quello sul grifone.

Prima il Genoa, poi il Verona. Stefano Pioli infrange due tabù in poche ore: dopo il successo sul Grifone, arrivato a interrompere una serie di otto sconfitte consecutive contro i rossoblù, la Lazio riesce anche a invertire la rotta contro l’Hellas. L’ultimo biancoceleste a firmare un colpo grosso nel Bentegodi scaligero era stato addirittura Karl-Heinz Riedle, ottobre del 1991, una vita calcistica fa. Anche stavolta i capitolini soffrono, vanno sotto pur controllando il gioco per l’intera prima frazione ma riescono a ribaltare con le reti dei due pilastri della mediana. Lucas Biglia trasforma un penalty, Marco Parolo colpisce su calcio di punizione nonostante l’inferiorità numerica provocata dal rosso del “solito” Mauricio. Vince la Lazio, dunque, ed è un successo pesante non solo dal punto di vista del morale – in due trasferte di campionato, Felipe Anderson e compagni avevano rimediato un passivo di nove reti a zero – ma anche da quello della classifica, visto che i tre punti odierni portano i biancocelesti a quota 12.
Merita comunque un applauso la tenacia messa in mostra dai ragazzi di Mandorlini, orfani dei due centravanti Toni e Pazzini. Con Siligardi ko nell’immediata vigilia delle convocazioni, il tecnico ha chiesto a Juanito Gomez di partire al centro dell’attacco e ha alzato Jacopo Sala, buttando nella mischia Hallfredsson dopo quasi un mese di stop. Il rientrante in casa Lazio è invece capitan Biglia, che prende il posto di Cataldi in un 4-2-3-1 che vede ancora Milinkovic-Savic a ridosso di Djordjevic. Ottima la prova del classe 1995, pessima quella del centravanti, mai pericoloso sulle palle alte e inconcludente in zona-gol. Gli ospiti partono bene e vanno a segno, anche se a gioco fermo, proprio con il gigante serbo, che insacca a porta vuota da due metri sugli sviluppi del corner. L’arbitro Giacomelli rileva una scorrettezza a centro area ma l’esame del replay non solo non evidenzia irregolarità biancocelesti, ma mette in mostra un’evidente trattenuta di Souprayen ai danni di Gentiletti: se fischio doveva essere, sarebbe stato lecito assegnare il penalty ai ragazzi di Pioli. Proteste laziali anche poco più tardi, per un contatto alquanto galeotto tra Helander e Felipe Anderson. Il controllo del gioco è saldamente nelle redini dei romani, pericolosissimi in occasione di un cross di Milinkovic-Savic: Djordjevic si presenta in ritardo all’appuntamento col vantaggio. Lo stesso non si può dire dell’Hellas, che sblocca alla prima occasione. I cross di Viviani su palla inattiva sono storicamente velenosi ma la difesa laziale dorme, Juanito Gomez colpisce in spaccata e centra la traversa, Gentiletti e Lulic non liberano ed Helander fa 1-0 di testa.

Francesco Trinca

Zaza non basta ad Allegri. A Torino Blanchard scrive la storia e gela la Juventus.

Prima partita da titolare e primo gol in maglia bianconera per Simone Zaza. Poteva essere una serata memorabile per l’ex Sassuolo, ma la gloria gliela strappa Leonardo Blanchard al 92’, in pieno recupero. Il difensore classe 1988, tifoso juventino dichiarato, pareggia la rete di Zaza e regala ai ciociari il primo punto in assoluto in Serie A. Per la Juventus c’è tanto, tantissimo da recriminare. Una partita dominata dall’inizio alla fine, ma con troppe occasioni da gol gettate al vento: ben 25 i tiri in porta e una sola marcatura. Il Frosinone si difende, come detto. Ma quando ci prova fa male. Come alla mezz’ora: punizione di Soddimo con palla in area, Pogba rinvia corto e Castillo con un guizzo manda la sfera sul palo. Poi ci prova Frara e Barzagli con il braccio staccato dal corpo si oppone. Sembra rigore netto ma non per l’arbitro che concede solo un angolo agli ospiti. Poco dopo Sturaro di testa non trova la porta mentre Pogba coglie una clamorosa traversa quando al 41’ stacca in area con un terzo tempo cestistico e colpisce la sfera di testa. A inizio ripresa Allegri cambia tutto, la vuole vincere a ogni costo questa partita. E allora dentro Dybala e Chiellini e fuori Sturaro e Lichtsteiner. Modulo ultra offensivo e ha inizio così un vero e proprio assedio verso la porta difesa da Leali. Dopo una manciata di minuti colpo di testa di Zaza che scavalca il portiere e prende la traversa. Arriva Pereyra per il tap-in ma viene contrastato forse anche fallosamente e poi anche Cuadrado non centra la porta. Il colombiano ancora protagonista qualche secondo dopo ma il suo destro muore sull’esterno della rete. Al 5’ ecco il primo gol di Zaza in maglia bianconera: assist di Cuadrado e conclusione dal limite con un ‘liscio’ di Blanchard che inganna Leali. Il 2-0 non arriva, Allegri chiede allora di gestire il vantaggio, senza più rischiare contropiedi fastidiosi. Stellone invece si gioca anche le carte Rosi e Dionisi al posto di Matteo Ciofani e Castillo. Hernanes ci prova ancora per i suoi dal limite ma trova pronto Leali. Sono solo tre i minuti di recupero e la Juventus vede il traguardo vicino. I bianconeri non prendono nessuna ripartenza e nessun contropiede, ma prendono gol a difesa schierata. Gori si conquista un calcio d’angolo. Palla in area, Pogba è in ritardo sulla marcatura su Blanchard che ti testa batte Neto facendo esplodere l’incredula panchina ospite. Il triplice fischio pone fine al match e dà inizio ai fischi dei tifosi bianconeri presenti allo Stadium che, proprio come la panchina ospite, sono rimasti increduli per un pareggio che nessuno avrebbe pronosticato prima del fischio d’inizio.

Francesco Trinca

La Roma passa a Frosinone grazie alle reti di Iago Falque e Iturbe.

Senza incantare ma col giusto cinismo, così la Roma vince a Frosinone e si porta a quota 7 in classifica, avvicinandosi nel migliore dei modi al debutto da brividi in Champions League, mercoledì all’Olimpico contro il Barcellona. La squadra di Garcia non è quella brillante vista contro la Juventus, ma è merito di un Frosinone che ha sfoderato la propria miglior prestazione per provare a cancellare quel fastidioso zero nella casella dei punti. Colpiscono alla fine dei due tempi i giallorossi: prima del riposo, sblocca Iago Falque (con lo sfortunato contributo di Soddimo), allo scadere è Iturbe a mettere il risultato in ghiaccio.

Rudi Garcia passa al 4-2-3-1, con Dzeko là davanti e capitan Totti subito alle sue spalle, con Iago Falque e Gervinho ad agire sulle fasce. Keita e De Rossi formano la barriera davanti ad una difesa nella quale debutta Rudiger. Qualche sorpresa anche nell’undici di Stellone, con Chibsah che rileva l’influenzato Gori mentre Tonev viene preferito a Paganini (e sarà un’ottima scelta, perché il bulgaro sarà tra i migliori in casa gialloazzurra). I piani del tecnico dei ciociari si complicano dopo soli venti minuti di gara, perché capitan Gucher si fa male ed è Sammarco a prenderne il posto.

L’avvio di gara mostra tutta la voglia di far bene di un Frosinone ben messo in campo e aggressivo in fase di non possesso, caricato a mille da un Matusa gremito. Più timido l’avvio di gara della Roma, che cresce col passare dei minuti ma va a sbattere contro la muraglia gialloazzurra, che lascia davvero pochi varchi. Non aiuta la giornata no di Dzeko, che litiga con un campo gibboso e (nel primo tempo) soffre il sole negli occhi. Il bosniaco potrebbe sbloccare il risultato all’11’, ma manca clamorosamente il tap-in sottomisura sul perfetto cross basso di Iago Falque. La risposta ciociara è affidata a Tonev, le cui conclusioni mancine dal limite creano qualche brivido: poco prima della mezz’ora, è Szczesny a strozzare in gola l’urlo di gioia suo e di tutto il Matusa.

Francesco Trinca

Roma-Juventus: 2-1. Pjanic e Dzeko regalano il primo successo stagionale ai giallorossi.

Due partite, due sconfitte. È presto per dire che lo scudetto non è roba per lei, visto che siamo solo alla seconda giornata, ma la Juventus che cade all’Olimpico (2-1) e resta a zero punti fa un gran rumore. Mentre la Roma, che si gode i nuovi acquisti e un Pjanic versione Pirlo, rafforza la sua candidatura per il tricolore. In questo caldo di fine agosto, con le gambe appesantite dal caldo (temperatura oltre i 35 gradi e umidità alle stelle) e dalla preparazione ancora troppo vicina, quello che colpisce è l’arrendevolezza della Juve che si sveglia solo nel finale, quando in dieci (rosso ad Evra) è anche più difficile rimontare. La Roma invece deve meditare sulle occasioni sprecate e suoi rischi corsi nel finale . Partita brutta nel primo tempo che si accende nella ripresa grazie ai tre gol e all’espulsione. La Roma aveva illuso i quasi sessantamila dell’Olimpico con una partenza incalzante, invece sono stati i giallorossi ad adeguarsi all’andamento lento della Juve, che senza gente capace di giocare la palla in mezzo al campo (Padoin ancora al posto di Marchisio) e con Pogba in versione “normal” sceglie di aspettare e ripartire. L’idea è quella di far impostare Bonucci, ma la manovra in realtà è inesistente e i palloni toccati dalle punte si contano sulle dita di una mano. Non a caso non succedeva dal 2004-05 che la Juve non chiudesse il primo tempo con un solo tiro. La Roma reclama un rigore dopo neanche un minuto (fallo di Mandzukic su Florenzi), e cerca di farsi strada soprattutto sulla corsia di sinistra, dove Iago Falque, in coppia con Digne, dà fastidio a Lichtsteiner e Caceres (preferito a Barzagli). Dzeko rientra e fa un gran lavoro per la squadra, Salah è sempre pericoloso quando parte in velocità, ma per arrivare in porta ci vogliono troppi passaggi. Nonostante il dominio nel ritmo e nel palleggio alla fine l’unica vera occasione giallorossa è il palo di Pjanic al 24′ (destro a giro). Quel legno che si mette tra lui e il vantaggio giallorosso non va giù al bosniaco, che al 16′ sblocca su punizione, con un destro morbido che scavalca la barriera: senza Pirlo, ci pensa lui a far vedere a tutti come si fa. Il gol della Roma era nell’aria, poco prima ci avevano provato Dzeko e lo stesso Pjanic. Dybala prova a imitare Pjanic su calcio piazzato dal limite (per fallo di mani De Rossi, che da centrale di difesa non sfigura), ma il suo tiro finisce alto. Il brivido vero ai tifosi della Roma però lo provoca Pogba, che mette a lato di testa. La Juve non reagisce, Allegri butta dentro Pereyra e poi Cuadrado, passando al 4-3-3, ma non cambia granché. L’impressione è che la squadra bianconera abbia perso, oltre a tre giocatori importanti, molto in personalità e grinta. L’espulsione di Evra per doppio giallo è il segnale della resa: Dzeko raddoppia di testa (33′) su assist di Iago Falque e si capisce che la campagna acquisti della Roma ha un suo perché. Quando i bianconeri si svegliano è troppo tardi: il 2-1 di Dybala arriva al 42′, mentre al due minuti dalla fine tocca a Szczesny fare una paratona su Bonucci per evitare la beffa.

Francesco Trinca

 

Crollano Napoli e Milan in trasferta. L’Inter vince all’ultimo respiro. Bene Samp,Chievo e Palermo.

FIORENTINA-MILAN 2-0– Esordio da dimenticare per il Milan di Sinisa Mihajlovic che non riesce a sfatare il tabù della prima giornata (nei suoi quattro precedenti sulle panchine di Bologna, Catania, Fiorentina e Sampdoria ha ottenuto tre pareggi e una sconfitta). All’Artemio Franchi di Firenze perde la prima sfida di alta classifica contro la Fiorentina del nuovo allenatore Paulo Sousa per 2-0. Dopo l’espulsione del rossonero Rodrigo Ely, i viola si portano in vantaggio grazie al gol su calcio di punizione di Marcos Alonso che lascia partire un missile infilando la palla nel sette di sinistra. Questa sera la difesa del Milan non è in formissima. Infatti, al 55′ Romagnoli falcia Ilicic in area di rigore e Valeri non ha dubbi: è penalty. Va proprio lo sloveno dal dischetto e non sbaglia. 2-0 per la Fiorentina.

SAMPDORIA-CARPI 5-2 – Dopo l’eliminazione clamorosa dall’Europa League contro il Vojvodina, la Sampdoria di Zenga non stecca la prima di campionato. Al Luigi Ferraris i blucerchiati si impongono per 5-2 contro il Carpi, neo promossa in Serie A. I padroni di casa sbloccano la gara su calcio di rigore, causato dal fallo ingenuo di Letizia, trasformato da Eder al 14′. Ma non si fermano e Luis Muriel prima raddoppia (20′) e poi cala il tris (30′). Davvero un incubo l’inizio stagionale del Carpi. Al 32′ arriva addirittura il poker blucerchiato grazie a Eder che, come l’attaccante colombiano, realizza la doppietta. Pesante disfatta per gli ospiti che subiscono anche la quinta rete da Fernando su calcio di punizione. Gol all’esordio per il centrocampista. Nonostante la sconfitta certa, il Carpi trova la prima rete in Serie A grazie a Lazzari, ex del Cagliari. Altra nota incredibile del match è l’espulsione di Zenga. L’allenatore viene allontanato dal terreno di gioco per proteste nel tunnel che porta agli spogliatoi. Dopo l’espulsione di Ivan, la Samp prende anche il secondo gol. All’88’ è Matos il marcatore.

EMPOLI-CHIEVO 1-3 – Dopo le cessioni di Valdifiori e Hysaj al Napoli e il cambio di panchina, da Sarri a Giampaolo, l’Empoli perde per 2-1 al Castellani. I padroni di casa iniziano subito forte. All’8′ Saponara sblocca la partita, prende palla sul limite e decide senza troppe esitazioni di concludere in porta: il suo tiro è impeccabile e termina in rete all’angolino basso di sinistra. Nella ripresa il Chievo si sveglia e trova la rete del pareggio con Meggiorini che, sul cross di Birsa, stacca più in alto di tutti e con un colpo di testa fa finire la palla sotto la traversa. E dopo appena 5 minuti gli uomini di Maran raddoppiano proprio con l’assistman del primo gol: Valter Birsa batte il portiere calciando il pallone all’angolino basso di sinistra. Il Chievo non si ferma e cala il tris al 64′ con Paloschi.

SASSUOLO-NAPOLI 2-1 – Debutto incubo per Sarri, il Napoli perde al Mapei Stadium contro il Sassuolo per 2-1. Non passano nemmeno quattro minuti e subito il Napoli si porta in vantaggio con Hamisk. Il centrocampista era nel posto giusto al momento giusto, il rimbalzo termina proprio sui suoi piedi all’interno dell’area e da li riesce a segnare. Il Sassuolo non demorde, controlla la partita grazie agli scambi di palla continui. E al 32′ arriva la rete del pareggio: Floro Flores aggancia un bel cross e spara il pallone da dentro l’area. Nella ripresa il Napoli cede ed i padroni di casa ne approfittano all’84’. Gol incredibile di Nicola Sansone che, con un ottimo scatto, si fionda in area per raggiungere il cross sul quale riesce a colpire. Palla in rete all’angolino basso di sinistra e portiere pietrificato. Di Francesco può essere soddisfatto della prima di campionato.

INTER-ATALANTA 1-0 – L’Inter vince per 1-0 contro l’Atalanta di Reja. Mancini decide di schierare Icardi dal primo minuto nonostante non sia al top della forma. Ma dopo 14 minuti l’argentino viene sostituito a scopo precauzionale per un leggero risentimento muscolare al quadricipite coscia destra. Nonostante l’espulsione di Carmona nel secondo tempo, i neroazzurri non riescono a trovare la rete fino allo scadere dei tempi regolamentari. Nel recupero Jovetic, subentrato proprio a Icardi, segna calciando il pallone sulla destra.

PALERMO-GENOA 1-0 – La prima gara del Palermo al Barbera contro il Genoa termina con una vittoria per gli uomini di Iachini. Ottimo avvio degli ospiti che si sono resi pericolosi con qualche iniziativa di Pandev, ma dopo il cambio di Iachini i padroni di casa si sono ripresi e hanno colpito anche una traversa con Rigoni. E solo allo scadere trovano la rete del vantaggio grazie all’errore clamoroso degli avversari: El Kaoutari da due passi non sbaglia. Al Palermo i primi tre punti della giornata.

Francesco Trinca