Roma, buona la terza. El Shaarawy si presenta ai suoi nuovi tifosi con un gol fantastico.

Finalmente arriva la prima vittoria per la Roma sotto la guida di Luciano Spalletti. Il tecnico giallorosso mette in campo fin dall’inizio i due nuovi acquisti, El Shaarawy e Zukanovic, con Rudiger improvvisato laterale di centrocampo e il Faraone dalla parte opposta. L’intuizione di Spalletti si rivela giustissima perchè il difensore tedesco, mai impiegato in quel ruolo in una difesa a 3, offre una prestazione davvero positiva. Da sogno anche l’esordio di El Shaarawy che, dopo un primo tempo in cui la Roma passa in vantaggio e poi per l’ennesima volta si fa raggiungere dagli avversari, nei primissimi minuti della ripresa riporta la squadra giallorossa in vantaggio grazie ad un bellissimo gol di tacco su assist del neo acquisto Zukanovic, anche lui autore di una buona prova (nel primo tempo salva la sua porta da un gol sicuro). Ancora opaca la prestazione di Edin Dzeko che non riesce a sbloccarsi e viene sostituito ad inizio ripresa da Totti. Il Capitano giallorosso illumina e con il suo ingresso la Roma sembra giocare molto meglio. A 5 minuti dalla fine l’eterno Francesco Totti serve un assist al bacio per Pjanic che, con un destro chirurgico, sigla la rete del 3-1 che chiude la partita. Spalletti può finalmente godersi la prima vittoria della sua nuova era.

Francesco Trinca

Il Verona centra l’impresa. All’Olimpico la nuova Roma di Spalletti non va oltre il pari.

La sterzata che chiedeva Luciano Spalletti non si è vista. Un pareggio casalingo, contro un Verona ultimo in classifica e affamato di punti, è quanto i romanisti hanno saputo dare al nuovo allenatore che, forse, si attendeva un’altra reazione.
Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che Leo Castan non è ancora (e forse non lo sarà mai più) quel centrale formibabile che era prima della delicata operazione e, magari, ci sarebbe da prenderne atto una volta per tutte. C’è anche da mettere in conto che Dzeko si sta dimostrando una delusione e che per vincere occorre comprare dei giocatori affidabili. Rescisso l’oneroso contratto con A.Cole e con Gervinho sul piede di partenza, ci sono da sistemare i rientri di Ibarbo e Dumbia, puntellare la difesa e aggiungere un vero realizzatore dal momento che la squadra è fortemente titubante in attacco.
Chi pensava che il cambio dell’allenatore potesse dare immediatamente i suoi risultati, si è fortemente sbagliato nella valutazione troppo ottimista. La squadra è zeppa di mezze figure sopravvalutate e poco coese tra loro, che non hanno un’anima e che si perdono per qualsiasi ragione: se non è una cappellata di qualcuno è la paura di tutto a minare la personalità di una formazione che non riesce ad esprimersi in nessun caso. Per il tricolore pare essere un gioco a due tra Napoli e Juve, con l’eventuale terzo incomodo che potrebbe essere l’Inter; quindi, non conquisteremo alcun trofeo in questa stagione che, ahinoi, dobbiamo un’altra volta considerare di transizione.
Per vincere, c’è ancora molto, ma molto, tempo da attendere.

Closing time per Rudi Garcia. Per la Roma c’è Spalletti.

Closing time.

C’è un pianoforte dal quale partono delle note morbide. Poi una voce: “Closing time open all the doors and let you out into the world”. Sembra profetica, dal lontano 1999, per le sorti di Rudi Garcia. Ad annunciare il suo addio la società. No. Gli addetti ai lavori. No. La sua compagna. Sì. Il suo commento sul suo profilo social non lascia spazio ad interpretazioni. “Auguro il meglio a chi prenderà il suo posto”. Nemmeno il bon ton di stare al proprio posto in un momento così delicato. Manie di protagonismo che abbiamo imparato a conoscere in questi due anni e mezzo di interregno del francese sulla panchina della Roma. Ma questo è un altro discorso… Rudi Garcia lascia il centro sportivo Fulvio Bernardini a bordo del suo suv, non prima di aver salutato tutti quelli che lo hanno accompagnato in questo lungo e, a volte, tortuoso viaggio. Nel gioco delle sliding doors c’è anche chi entra. O meglio, che rientra. Luciano Spalletti dopo interminabili ore di volo destinazione Miami e ritorno nell’italica terra, è pronto a riabbracciare Roma e i suoi tifosi dopo il brusco addio datato agosto 2009. Un altro cavallo di ritorno a stelle e strisce. La speranza è che possa andar meglio del primo, quello del boemo…il tecnico di Certaldo non avrà nemmeno il tempo di disfare le valigie: alle porte c’è la sfida con il Verona fanalino di coda. In pratica la giusta occasione per presentarsi in pompa magna ai suoi “nuovi” tifosi. Dietro l’angolo però c’è la sfida contro la Juventus che è tornata a lottare per lo scudetto dopo un inizio sconcertante. Insomma, non ci sarà nemmeno un attimo di respiro in un girone che Spalletti dovrà sfruttare al massimo per riportare la Roma in zona Champions.

Francesco Trinca

Titoli di coda per Iturbe alla Roma. Per l’ex Verona destinazione Bournemouth.

Da quando Juan Manuel Iturbe ha di fatto salutato i tifosi giallorossi su Instagram non si fa che parlare del suo sostituto da prendere durante la sessione di mercato di gennaio. Ad esempio, in queste ore in molti parlano di Diego Perotti, il ventisettenne argentino del Genoa. Ma la Roma un esterno offensivo migliore di Iturbe già ce l’ha e si chiama Alessandro Florenzi. Probabilmente l’intuizione tattica migliore di Rudi Garcia in questi anni alla Roma è stata proprio quella di spostare Florenzi più vicino alla porta. Garcia fece giocare Florenzi in quel ruolo già nella sua primissima partita sulla panchina giallorossa a Livorno nell’agosto 2013 e le cose andarono subito bene: la Roma vinse 0-2 e il secondo gol lo realizzò proprio Florenzi. Giocò da ala offensiva per tutto il campionato 2013/14 e andò bene: Florenzi segnò 6 gol e realizzò 8 assist. La stagione successiva cominciò a giocare spesso da terzino (e infatti segnò meno gol: 5). Questa stagione, in cui viene considerato dai più come il terzino destro titolare, Florenzi ha segnato fino ad ora 3 reti in campionato più l’eurogoal inChampions League contro il Barcellona. Sarà un caso, ma la sua miglior partita (quella in trasferta contro il Palermo dove ha realizzato un gol ed un assist) ha giocato da ala e non da terzino. Rudi Garcia gioca con due ali offensive. Oggi la Roma, dopo la partenza di Iturbe, ha in rosa Salah, Gervinho, Iago Falque e Florenzi. In questo ruolo, quindi, è coperta sia nei titolari che nei cambi. Perché, allora, sui mezzi d’informazione sportiva che si occupano della Roma si continua a insistere sul sostituto di Iturbe? La Roma ha bisogno di intervenire sul mercato in ben altri ruoli. Innanzitutto Sabatini dovrebbe prendere un terzino destro titolare.Maicon ha 34 anni, non si può fare affidamento su di lui. Torosidis ha dei mezzi tecnici limitati. Urge una soluzione. Prima di prendere un’altra ala offensiva, inoltre, la Roma dovrebbe portare a Trigoria un centrale di difesa titolare che possa fare coppia con Manolas (Castan evidentemente ha ancora dei problemi sennò non avrebbe giocato solo tre partite in campionato ed una in Coppa Italia, e Rudiger per ora non si sta dimostrando all’altezza) e un vice-Digne (Sead Kolasinac andrebbe bene, ma non sarebbe male cominciare a prendere in considerazione giocatori italiani visto che la Roma ne ha pochi e che ogni squadra deve avere 4 giocatori cresciuti nel proprio settore giovanile e altri 4 di formazione italiana). La capolista Inter dista dal quinto posto appena 4 punti. Comprando un terzino destro, un centrale di difesa, un terzino sinistro che possa dare il cambio a Digne – e con il ritorno di Kevin Strootman – la Roma potrebbe ancora vincere un campionato che sembrava ormai perduto. Utilizzare risorse economiche per un ruolo in cui si è già coperti sarebbe del tutto incomprensibile.

Francesco Trinca

L’eliminazione in Coppa Italia inguaia Garcia. A Roma è scattato già il toto-allenatore.

Dopo la pesante sconfitta di Coppa Italia casalinga contro lo Spezia ai rigori, Rudi Garcia rischia l’esonero anche prima dell’ultima partita dell’anno contro il Genoa.
Quattro i possibili candidati, ma è ancora poco chiaro se la società voglia ingaggiare un traghettatore oppure puntare subito ad un grande nome.
Scartato Ancelotti (che pare vicino al Bayern Monaco), i nomi in lizza sono: Spalletti, Mazzarri, Bielsa e Lippi.
Quest’ultimo sembra il favorito numero uno: Lippi accetterebbe il ruolo per 6 mesi per poi lasciare lo spazio probabilmente a Conte.
Fatto sta che la Roma entro stasera deciderà se cambiare immediatamente o dare l’ennesima opportunità all’allenatore francese (che oggi ha tenuto un altro confronto con la squadra prima dell’allenamento), ma la sensazione è che anche in caso di vittoria la sua testa possa saltare. Se l’allenatore dovesse essere confermato, resterebbe comunque sulla graticola. I bonus maturati durante la prima, fantastica, stagione sulla panchina della Roma, sembrano essere esauriti. Ora non può più sbagliare. L’impressione però è che i suoi siano sulle gambe e soprattutto privi di idee. Dopo un inizio incoraggiante, la Roma non sembra essere più la stessa. La sosta per la nazionali ed il pareggio nel pantano del Dall’Ara devono aver mandato fuori giri il motore di quella che a inizio stagione sembrava una vera e propria macchina da guerra.

Francesco Trinca

Napoli-Roma termina senza reti. A sorridere è l’Inter di Mancini.

In un San Paolo stracolmo, ma senza tifo giallorosso, il Napoli di Sarri aveva il dovere di vincere per non lasciare troppo vantaggio all’Inter e per cancellare il 3-2 rimediato a Bologna dalla squadra di Donadoni. La Roma, dal canto suo, dopo delle prestazioni evanescenti, aveva il dovere di non perdere, al di là dei sempre più inopportuni proclami di Mister Garcia.
Una partita strana e non solo perché molto tattica e contratta, ma anche perché c’era la reale possibilità che una delle due formazioni potesse guadagnare l’intera posta.
La Roma è stata fortunata in un paio di occasioni sprecate dai partenopei, ma anche brava in un paio di interventi del portierone polacco che sta riscattando gli errori commessi in passato. Sterile il gioco d’attacco, ma in una delle poche occasioni, i giallorossi erano anche riusciti a battere Reina, con De Rossi che si vedeva poi annullata la rete perchè il guardalinee sventolava la bandierina, sostenendo che la palla fosse uscita nel cross effettuato da Ruediger.
Continuiamo a pensare che questa Roma non è quella che i suoi tifosi speravano. Vero che mancano molti giocatori infortunati, ma pur vero che chi è abile ed arruolato dovrebbe dare di più di quello che ha dato finora.
Si torna da Napoli con un punticino che non fa classifica e neppure morale, aspettando il sorteggio di domani a Nyon dove i giallorossi conosceranno l’avversario che affronterà in Champions nel mese di febbraio. Fatto sta che l’indomito tifoso della Lupa, spera sempre che possa cambiare la sorte e che la Roma torni ad essere quella Magica che lo fa sognare. Non penso che sia credere troppo, perché dopo anni di illusioni e promesse, il tifo romanista dovrebbe pur avere qualche soddisfazione e non solo “consolasse co l’ajetto”.

Francesco Trinca

Il Barcellona dell’ex Luis Enrique distrugge la Roma. Al Camp Nou finisce 6 a 1.

Roma umiliata al Camp Nou. La squadra di Garcia viene travolta 6-1 dal Barcellona nella quinta partita della fase a gironi della Champions League e incassa un’autentica lezione di calcio dalla squadra di Luis Enrique che domina in lungo e in largo la partita e asfalta i giallorossi grazie alle doppiette di Messi e Suarez e ai gol di Piqué e Adriano. Inutile nel finale la rete di Dzeko. E’ una disfatta totale per la Roma che esce con le ossa rotte e il morale a pezzi dal Camp Nou. E subisce un’altra umiliazione europea dopo i 7-1 contro Bayern Monaco e Manchester United. Un autentico naufragio quello dei giallorossi che si sono consegnati da subito al Barça, senza opporre la minima resistenza. Impauriti e impotenti. E i blaugrana si sono scatenati. Le speranze di qualificazione della squadra di Garcia, però, restano intatte: dopo il pareggio tra Bate Borisov e Bayer Leverkusen, alla Roma basterà battere i bielorussi all’Olimpico per accedere agli ottavi di finale da seconda in classifica. Il Barcellona, invece, può già festeggiare il primo posto del girone. La serata non sembra essere delle migliori quando Dzeko viene pescato nel cuore dell’area di rigore blaugrana da Nainggolan e di testa spedisce il pallone alto sopra la traversa. Certo, l’occasione divorata dal bosniaco non poteva far da preludio ad una serata del genere nei pensieri dei tifosi romanisti. Dopo tre minuti arriva il vantaggio di Suarez. In quel momento la squadra di Rudi Garcia esce dal campo, si spegne, perde completamente l’orientamento. Passano altri 180 secondi ed è Messi a raddoppiare per il Barca. L’Argentino e Suarez chiuderanno la serata con un doppietta, torneranno a pungere rispettivamente al sessantesimo minuto e prima della chiusura del primo tempo. Quattro gol potrebbero sembrare abbastanza ma ad infierire ci pensano Pique e Adriano. Il gol di Dzeko in chiusura è solo un’amara consolazione. La grande Roma dell’Olimpico, in grado di tener testa alle stelle del Barcellona sembra già un lontano ricordo. Sono passati appena due mesi e sembrano passate due stagioni. La sosta per le nazionali deve aver mandato fuori giri il motore.

Francesco Trinca

Juventus-Milan, decide Dybala. Super Donnarumma non basta al Milan.

La Juventus è inarrestabile. I campioni d’Italia in carica tornare a suonare la carica dopo la sosta con una vittoria cruciale. Allo Stadium di Torino i bianconeri battono il Milan di Sinisa Mihajlovic per 1-0 grazie a un gol nella ripresa di Paulo Dybala, rischiando poco o nulla con un Buffon inoperoso per 92′ e decisivo all’ultimo respiro nell’unico tiro in porta dei rossoneri. La Juventus resta, quindi, un tabù per il diavolo che non batte Buffon e compagni da cinque confronti. Si ferma a cinque, invece, l’imbattibilità milanista che non perdeva dalla sfida casalinga contro il Napoli. Clima inevitabilmente diverso dopo i fatti di Parigi: in uno Stadium commosso ha risuonato la Marsigliese in memoria delle vittime degli attentati. Se non era un dentro o fuori poco ci mancava, perchè se è vero che il Milan ora si ritrova dietro la Juventus di appena un punto, è anche vero che la sfida di Torino ha messo in mostra tutte le debolezze della squadra di Mihajlovic che quest’anno, Lazio a parte, ha perso tutti i confronti diretti con le big del campionato. Un dato fondamentale per comprendere il cammino fatto fin qui da Montolivo e compagni, che faticano e non poco ad affrontare le squadre più attrezzate tecnicamente. In pratica, il ko dello Stadium potrebbe essere un vero e proprio colpo al morale e alle certezze dei rossoneri, peraltro già abbondantemente fragili. Applausi per una Juve solida che, dopo le due vittorie consecutive prima della sosta, riprende a macinare punti e gioco, soprattutto nella ripresa dove il Milan ha fatto davvero fatica a creare azioni d’attacco. Juventus e Milan giocano un  primo tempo equilibrato, con stoccate da entrambe le parti. A rendersi più pericolosi sono i rossoneri, ma la mira davanti a Buffon non è delle migliori. Ha del clamoroso la palla gol che capita sulla testa di Cerci. L’ex Toro, tutto solo al limite dell’area piccola, anziché girare verso Buffon tenta una sponda sul secondo palo dove, però, non c’è nessuno. I bianconeri ci provano spesso da fuori, poi prima dello scadere del tempo chiamano alla grande parata Donnarumma. L’estremo difensore rossonero è bravissimo a deviare in angolo una punizione di Hernanes deviata verso il sette da Bonaventura. Nella ripresa deve volare nuovamente per mandare in corner una gran conclusione di Pogba da fuori. E’ il preludio al gol che arriva al 20′ quando Dybala, tutto solo in area, raccoglie un cross dalla sinistra di Sturaro e infila di potenza e precisione un incolpevole Donnarumma. Il diavolo accusa il colpo con i campioni d’Italia che cercano il gol che chiuderebbe definitivamente il match. La gara però resta in bilico fino all’ultimo e proprio al 93′ Cerci riscalda per la prima volta in partita i guanti di Buffon prima del triplice fischio del direttore di gara.

Francesco Trinca

Belgio-Italia nel segno della memoria.

L’Italia torna a giocare allo stadio Re Baldovino di Bruxelles contro il Belgio a distanza di 15 anni dall’ultima apparizione: era il 14 giugno 2000 quando, nella fase a gironi dell’Europeo organizzato da Belgio e Olanda, la Nazionale azzurra all’epoca allenata da Dino Zoff si impose 2-0 sui Diavoli Rossi grazie alle reti di Totti (6′) e Fiore (66′). Stavolta si tratta solo di un’amichevole, ma l’appuntamento non è certo meno importante.Il match, infatti, si gioca a distanza di trent’anni dalla tragedia dell’Heysel del 29 maggio 1985 a seguito della quale, prima della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, morirono 39 persone per la maggior parte tifosi italiani. Tra le commemorazioni previste per ricordare quella triste giornata, si procederà al ritiro della maglia azzurra numero 39. Al 39′ del primo tempo le due squadre si fermeranno: sul maxi schermo dello stadio Re Baldovino scorreranno i nomi delle 39 persone che persero la vita nella curva Z. L’Italia affronta il Belgio per la 21esima volta nella sua storia con un bilancio decisamente favorevole: 13 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte, l’ultima delle quali a Lecce nel 1999 (1-3). La partita riveste un fascino particolare anche a seguito del prestigioso traguardo raggiunto dalla Nazionale allenata da Wilmots che, per la prima volta nella sua storia, occupa il primo posto del ranking Fifa precedendo anche la Germania campione del mondo in carica. Alla vigilia del match il ct azzurro Antonio Conte ha ancora una volta chiarito la volontà di convocare in Nazionale solo giocatori motivati per creare un gruppo forte in vista dell’Europeo. Il calcio d’inizio di Belgio-Italia è in programma alle 20.45. Arbitra l’incontro il polacco Szymon Marciniak.

Francesco Trinca

Derby capitolino, decidono le reti di Dzeko e Gervinho. Polemiche per il penalty concesso al bosniaco.

Esulta la Roma, in un atmosfera surreale. Il derby della capitale, senza le due curve a dare colore allo stadio Olimpico non è la stessa cosa. Dzeko su rigore nel primo tempo, Gervinho in contropiede nella ripresa: i giallorossi battono la Lazio 2-0 e restano a un punto dall’Inter capolista. Non c’è stracittadina senza polemiche: la squadra di Pioli contesta il penalty concesso da Tagliavento dopo nove minuti per il contatto tra l’attaccante bosniaco e Gentiletti. Casi di moviola a parte, è stata comunque una partita emozionante, soprattutto nel primo tempo. Ma più di quello che è accaduto in campo, il derby numero 179 resterà alla storia per il clima surreale nel quale si è giocato, con le curve senza tifosi. L’episodio che spezza la fase di studio iniziale arriva al 9′. Dzeko sulla trequarti si gira, alza la testa, punta la difesa della Lazio palla al piede e viene steso da Gentiletti proprio quando sembra avere toccato la riga. Tagliavento non ha dubbi e concede il rigore, ma i giocatori biancocelesti protestano convinti che il fallo sia stato commesso fuori area. Gentiletti tocca prima il piede del bosniaco fuori area, poi c’è un altro contatto con il ginocchio dei due giocatori. Sul dischetto va proprio l’attaccante bosniaco, che calcia centrale e batte Marchetti. La Lazio risponde subito e ha l’occasione per il pareggio con Candreva: lancio di Basta per l’ala laziale che entra in area e prova un destro potente che finisce alto. Ancora biancocelesti al 17′.  Lulic serve ancora Candreva nello spazio, ma è provvidenziale l’uscita di Szczesny molto fuori l’area di rigore. Si gioca su ritmi alti, non c’è un attimo di respiro.Tra le linee della Roma c’è troppo spazio e per i centrocampisti laziali è spesso facilissimo trovare gli attaccanti smarcati. È quello che succede al 26′, quando si accende Felipe Anderson. Il brasiliano riceve palla sulla trequarti e può scaricare in porta un destro di una potenza terrificante. Szczesny è battuto, ma la palla centra in pieno la traversa e torna in campo. La Roma risponde quattro minuti più tardi. Gervinho entra in area e calcia di destro, il suo tiro diventa un assist per Dzeko che anticipa Basta e tocca in spaccata a porta vuota: la palla incredibilmente finisce fuori. Ancora giallorossi pericolosi subito dopo con destro rasoterra dalla distanza di Nainggolan che centra il palo ed esce alla destra di Marchetti. La Roma è più prudente, fa giocare la Lazio e preferisce ripartire in contropiede sfruttando gli spazi che si aprono invitanti per Gervinho. Proprio grazie a questa chiave tattica arriva il gol del raddoppio degli uomini di Rudi Garcia.  La Lazio concede campo alle spalle della propria retroguardia  ed è proprio l’ivoriano ad approfittarne bruciando in accelerazione Basta e insaccando il pallone del 2 a 0 definitivo. Pioli prova la mossa della disperazione lanciando nella mischia Klose. La Lazio è viva e costruisce occasioni vanificate però dalla scarsa lucidità di Keita e del bomber tedesco.La Roma conquista tre punti grazie alla prova monumentale di Kostas Manolas che dirige la retroguardia con maestria e personalità. L’assenza della curva sud però condiziona gli umori. E’ un vero peccato che il cuore del tifo giallorosso non abbia potuto assistere ad un successo così netto.

Francesco Trinca