Francesco Totti e l’addio a calcio

Lavinia Colasanto – Francesco Totti si racconta. La biografia, scritta insieme a Paolo Condò, ripercorre a 360° la storia del Capitano: nonno, padre, figlio o fratello di ogni singolo tifoso romanista. Leggendolo, sembra di sfogliare l’album dei ricordi di famiglia a tavola, il giorno del tuo compleanno: via Vetulonia, Mazzone, Bianchi, Zeman, il 2001, il rapporto con Cassano, il 2006, Spalletti parte prima, Luis Enrique e Spalletti parte seconda. Quasi tutto già noto. Alcuni passaggi però, quelli dell’uomo e non del calciatore, non li conosciamo. «Sono imbarazzato davanti a manifestazioni d’affetto che mi lusingano oltre ogni limite, ma che qualcosa mi costano. – scrive Totti – Succede ancora oggi: quando entro con la squadra in uno stadio, in un aeroporto, in un albergo, e tutti corrono da me. In quei momenti vorrei scavarmi una buca e sparire: non gioco più, ora i protagonisti sono altri, andate da loro e caricateli di amore come avete fatto con me per venticinque anni. Andate da Daniele (De Rossi, ndr), è lui adesso il nostro capitano». Si è tanto parlato in questi anni del suo rapporto con ‘Capitan Futuro‘, che ormai è capitan presente. Il loro rapporto è spiegato nei capitoli finali del libro in cinque parole: «Quanto ci vogliamo bene, Daniele». 

AMERICAN DREAM – Totti non si sofferma troppo sulla cessione della società, ma riguardo il primo tecnico scelto, Luis Enrique, si espone e racconta i pensieri dopo le sue dimissioni: «Provo un dolore lancinante (…). Luis Enrique mi lascia qualcosa dentro. Il ricordo di una persona vera. Lo abbraccio, abbiamo entrambi gli occhi umidi (…). Se potessi dargli un po’ della mia capacità di vivere in questa città lo farei subito». E pensare che l’ex numero 10 ha rischiato di non iniziare quella stagione con i giallorossi, lo spiega attraverso un dialogo telefonico con Baldini, non quello uscito poche ore fa, quando Totti aveva smesso di giocare, ma un altro, quando era ancora un calciatore della Roma. Baldini: «Guarda Francesco, fosse per me io ti venderei»Trovami una squadra, io non ho problemi», risponde il Capitano. «Non posso, (…) ti vogliono tutti, quindi non ti vendo», chiosa l’ex dirigente.

SPALLETTI PARTE SECONDA – Le aspettative su Luciano Spalletti, racconta Totti, erano positive. Il rapporto tra loro, senza scendere troppo nei dettagli, è diventato insostenibile per entrambi. Il culmine del loro litigio arriva il giorno dopo l’intervista del Capitano ai microfoni della Rai. «Che cosa devo fare io, adesso?», chiede il mister. «Mister ha sentito l’intervista? Guardi che Vito l’ha registrata…», replica Totti. Spalletti: «Non me ne frega niente dell’intervista, conta quello che c’è scritto qui, sui giornali». Totti risponde: «Guardi che io di lei ho parlato soltanto bene, è alla società che ho chiesto più rispetto».  L’allenatore però non ci crede e manda il numero 10 a casa, cacciandolo da Trigoria. Francesco subisce la punizione più umiliante e dice: «Molto bene, accetto la sua punizione. Vedremo se sarò io o lei a pagarne le conseguenze». Dopo un altro botta e risposta a forza di decibel, il mister dice: «Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di quando eri insostituibile». La chiusura di Totti è da brividi: «Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il cazzo, eh? Sei tornato qui con una missione (cacciarlo, ndr), portala a termine!».

«SPERAVO DE MORI’ PRIMA» – Quando Totti è sui gradini, prima di entrare sul rettangolo di gioco per il giro di campo e per gli ultimi saluti,  vive il momento più difficile: «Penso al mio passato. Penso e rivivo vittorie, sconfitte, infortuni. La privazione è lancinante. Una mutilazione». Sugli ultimi cinque minuti della gara contro il Genoa, dopo il gol di Perotti, l’ex numero 10 spiega il paradosso che stava vivendo: «Devo perdere gli ultimi cinque minuti della mia carriera. Io, che se potessi di minuti ne giocherei altri cinquemila (…). E’ finita. Sento allargarsi dentro di me un buco enorme, una voragine da togliere il respiro». In chiusura spiega le sue prospettive: rubare con gli occhi il mestiere a Monchi. Si vede nell’area tecnica: «Perché, lasciatemi dire, i campioni li riconosco al volo, o comunque prima degli altri. Mi basta uno stop, un tiro o un dribbling per sapere quanto calcio ci sia dentro un ragazzo». Il prossimo numero 10, magari, in qualche campetto della Capitale, lo troverà lui.

Lavinia Colasanto

Di Francesco e Inzaghi preparano il derby: “Partita a se’ che va oltre la classifica”

(Keivan Karimi) – Il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco parlerà quest’oggi in conferenza stampa da Trigoria alla vigilia del derby romano contro la Lazio in programma domani alle ore 15 allo Stadio Olimpico.

La Roma è ripartita contro il Frosinone. Derby possibile svolta?
“È lunga la stagione, ma la partita è importantissima per dare continuità. Il derby è partita a sé e dobbiamo avere il desiderio di vincere per ridare entusiasmo”.

Contro il Frosinone possibile svolta tattica?
“C’è ancora tanto da lavorare, però posso lavorare su due sistemi di gioco. Lo sapevo in partenza, è ovvio che molto dipenda dall’atteggiamento in campo, che fa sempre la differenza”.

Manolas ha recuperato?
“Se il sistema sarà quello non lo so, vivo sempre nel desiderio di poter mandare in campo chi è più opportuno. Manolas è da valutare, ha avuto fastidi generali. Tra oggi e domattina decidiamo, oggi è un giocatore in dubbio”.

Possibile quarta partita in pochi giorni per De Rossi.
“Per lui non è un sacrificio. Se chiediamo ai giocatori se vogliono giocare, dicono sempre di sì. De Rossi ha caratteristiche differenti da altri, è un passista, non uno scattista. La stanchezza più che fisica può essere mentale, ma De Rossi domani sarà il capitano”.

Dopo la vittoria col Frosinone ha parlato di un nuovo inizio. Nella sua testa c’è una Roma competitiva per lo scudetto?
“Attualmente no, e l’abbiamo dimostrato. Dobbiamo migliorarci giorno dopo giorno, credo nella crescita della squadra cercando di recuperare posizioni. A Roma di scudetti se ne son vinti pochini, siamo qui per cercare di recuperare. Questo recupero passa per questa partita, delicata e importante”.

Quanto è importante questa partita per il suo futuro?
“Per il futuro della Roma è molto importante, io rappresento la Roma e cerco di fare del mio meglio per portare avanti questa maglia che mi tengo stretta. Cercherò di fare di tutto perché la squadra, non Eusebio Di Francesco, possa portare avanti un determinato cammino di crescita”.

Quanto conterà El Shaarawy in questa partita?
“È in crescita, si sta assumendo responsabilità. Gli è mancata continuità nella partita, deve continuare e non smettere mai, bisogna dimostrare giorno dopo giorno di essere giocatori importanti”.

Dopo l’ultima partita gli attaccanti hanno reso merito al lavoro di De Rossi e Nzonzi. Sono diventati imprescindibili?
“Ci sono altri centrocampisti che possono fare questo ruolo come Cristante e Pellegrini. Giocando 4-2-3-1, alternerò anche loro in questo ruolo”.

In questo clima di contestazione, i tifosi hanno risparmiato l’allenatore. Si è dato una spiegazione di questa situazione? Si sente di dare un messaggio ai tifosi?
“Credo che la gente ce l’abbia con tutti, io faccio parte di questo gruppo. Se parliamo della Curva, ho ricevuto attestati di sostegno e di stima, questo mi fa piacere, ma ciò che mi interessa è che vengano applauditi i ragazzi. Sono loro che diventeranno protagonisti e ci fanno vincere le partite. I tifosi hanno sempre sostenuto la squadra, questo è il romanismo, credo che lo dimostreranno anche domani. Sta a noi trascinare questa gente, principalmente col modo di fare, l’atteggiamento, di combattere palla su palla. In alcune partite siamo mancati, non possiamo permettercelo”.

In questo momento, Cristante e Pellegrini possono essere aiutati stando lontano dai riflettori?
“Concetto validissimo per i giovani e per chi ha trovato difficoltà. Gli ambienti fanno la differenza, alcuni giocatori si devono adattare. Non so quello che fanno dalla mattina alla sera i giocatori, ma se stanno sui social o si caricano o si abbattono. Roma è una piazza particolare, bisogna avere qualcosina in più e la crescita permette loro di affrontare meglio le partite”.

Sul gol del 4-0, il movimento di Kolarov è uno dei pochi “alla Di Francesco” visti in questo inizio di stagione. La coppia Nzonzi-De Rossi, che garantisce copertura, è in grado di fare questo tipo di giocata?
“Dinamismo ce n’è, magari ci sono meno inserimenti. Anche se chiedo loro, in base alle situazioni di gioco, di accompagnare questa giocata, e Kolarov l’ha fatto molto bene. Può essere un’alternativa in mezzo al campo, sa fare tutti i ruoli, è un giocatore tecnico. Ma questi inserimenti li abbiamo fatti anche in altre occasioni, come Cristante contro il Chievo, o lo stesso Pastore che si è inserito molto bene. Quando si gioca con squadre che attaccano, più si riempie l’area e meglio è, chiederò a loro di accompagnare l’azione”.

Come si concilia giocare con Pastore e tre punte con la ricerca dell’equilbrio?
“Non è scontato che giochi in questo modo, anche per le tante partite che ci sono, magari ci sarà qualche sorpresa. A volte ci si difende bene anche attaccando, ci sono pro e contro in ogni cosa. Quel che tutto determina è il risultato. Mettere due giocatori dentro il campo è fondamentale, ti permette di prendere più ripartenze esterne, con un tempo in più per andare a difendere. Questo ci può aiutare. Sono fondamentali loro, è quello che sto ricercando”.

Cos’è che ha in più la Lazio in questo momento?
“Hanno fatto acquisti di esperienza, già pronti, da Badelj a Correa ad Acerbi, che è un giocatore di altissimo rendimento, devo fargli i complimenti. Pochi acquisti di esperienza e ha dato continuità a una squadra che ha fatto bene, con un sistema di gioco. Può essere un vantaggio. Stanno dimostrando di avere grande continuità, ma noi dobbiamo guardare a noi stessi”.

Dzeko è stato incisivo solamente alla prima giornata. Cosa si aspetta da lui qualora giochi domani?
“Ha avuto anche occasioni importanti per fare gol, quello che mi interessa è la grande partecipazione che deve avere alla nostra manovra. Partirà titolare e la ritroverà, darà un contributo come ha sempre fatto nelle grandi partite. Il contesto di squadra fa la differenza, lui ha le caratteristiche per poterlo fare, passa anche da sacrificarsi pensando anche un po’ meno al gol e più alla squadra”.

Nell’ultima partita Santon ha offerto una grande prestazione. Continuasse così, si potrebbe spostare Florenzi a centrocampo?
“Secondo me Ale fa molto meglio l’esterno basso o alto, che la mezzala. Ci vogliono caratteristiche precise, ci sono giocatori più bravi col riferimento sulla linea laterale e Florenzi è uno di questi. Abbiamo Karsdorp, che deve crescere e che si sta allenando con un piglio differente, e Santon che si sta dimostrando affidabile, anche se dirlo per 90 minuti è sbagliato. So che giocatori ho a disposizione, è molto importante”.

 

Ed ecco le parole di Simone Inzaghi, allenatore della Lazio:

Come si vince qusto derby?

“Sappiamo che il derby è una partita a se nel campionato, abbiamo avuto poco tempo, può essere stato un male da un certo punto di vista ma allo stesso tempo anche un bene, perché la Roma avrà lo stesso nostro tempo per prepararlo”.

Roma in difficoltà?

“Siamo all’inizio del campionato, può essere un momento come lo è stato per noi all’inizio del campionato. Vengono da una vittoria con il Frosinone giocata bene, verranno per fare una grande partita”.

4 punti di vantaggio sulla Roma.  Che segnale danno all’interno e all’esterno?

“Dobbiamo continuare in questo percorso, abbiamo iniziato non nel migliore dei modi però la squadra adesso sta accumulando certezze, veniamo da una serie di vittorie ma non dobbiamo fermarci perché è un campionato che corre molto velocemente”.

Quanto vale questa partita per le ambizioni della Lazio?

“Il derby a prescindere dalle ambizioni è una partita importantissima per noi e per i tifosi, vogliamo continuare la striscia di vittorie. Tuttavia incontreremo una grande squadra e la differenza in partite del genere possono farla la gestione dello stress e la fame che riusciranno ad avere i miei ragazzi, dovranno avere la fame giusta, perché obbiamo riuscire a portare a casa la vittoria”.

Che gara ti aspetti da parte della Roma?

“Abbiamo analizzato le ultime due partite, con il Bologna e con il Frosinone, e sono state due gare giocate diversamente dal punto di vista tattico, noi siamo pronti per entrambe le formazioni che schiereranno. Hanno giocato l’ultima con i due mediani e Pastore trequartista, ma possono giocare anche con il 4-3-3. Siamo pronti ad entrambi i moduli”.

È più forte il timore di subire le conseguenze di una sconfitta o la speranza di poter godere dell’entusiasmo che una vittoria potrebbe portare?

“Senz’altro vincere sarebbe una grandissima cosa, aumenterebbe la nostra autostima. Siamo comunque ancora alla 7a giornata, per fare bilanci è presto. Ad inizio campionato abbiamo avuto un momento no, la Roma ci è passata prima del Frosinone e i 4 punti di distacco non vogliono dire nulla”.

Luiz Felipe e Radu?

“Domani avrò tutta la squadra a disposizione ad eccezione di Lukaku. Per Radu abbiamo buone sensazioni; Luiz Felipe mancava dal 18 agosto contro il Napoli, aveva fatto solo un allenamento e mezzo prima di Udine, ha fatto 75 minuti molto buoni ma poi ha avuto un principio di crampi e ho preferito cambiarlo”.

Il gap tra Lazio e la Roma si è colmato?

“È quello che cerchiamo di fare, sulla carta il gap è rimasto ma noi vogliamo azzerarlo. Sappiamo che tutte le squadre di vertice si sono rafforzate ma io sono convinto della mia lazio, abbiamo inserito giocatori importanti che ci potranno dare la possibilità di cambiare come abbiamo fatto in questa settimana. Ricordiamo che sarà la terza partita in 6 giorni, tutte non semplici. Ho il bisogno di utilizzare tutti gli elementi della rosa, e quelli che ho utilizzato fino ad ora mi stanno dando buone risposte.”.

Commento sulla designazione arbitrale?

“Rocchi è l’uomo perfetto per queste partite, ha fatto il mondiale e ha arbitrato molti altri derby, aiuterà a far sì che la partita sia uno spettacolo”.

Daniele, 600 baci alla sua Roma. Con la voglia di non smettere mai

Simone Indovino – Da Capitano… a Capitano. Nel giorno in cui si celebrano i 42 anni di Francesco Totti, arricchiti dalla pubblicazione della sua biografia da ieri notte in commercio, Daniele De Rossi può festeggiare un traguardo storico con la sua Roma. Ha indossato i colori del suo cuore per seicento volte. Chissà se lui stesso avrebbe immaginato di tagliare questo traguardo in quella notte autunnale del 2001, quando scese per la prima volta in campo con la maglia giallorossa. Era una serata di Champions League, si affrontava l’Anderlecht, e la partita sarebbe terminata 1-1. Ma poco importa, perché era semplicemente la prima parola di un meraviglioso romanzo che ancora non è stato portato a termine.

LE TAPPE – Detto del debutto europeo, nell’ottobre 2003 calca un campo di Serie A, in Como-Roma. Un girone circa più tardi la prima gioia dopo un gol al Torino, la prima sassata da fuori area, la prima corsa sfrenata davanti i propri tifosi, la prima vena sul collo ingrossata. Partita dopo partita, stagione dopo stagione, sarà quello il segno di riconoscimento di DDR. A tal punto che starebbe bene anche nella carta d’identità. Alla voce segni particolari, non ci stupiremmo se ci fosse scritto “Mi si gonfia la vena quando faccio gol”. Dal 2006 indossa la maglia numero 16, e la porterà per sempre, per tenere la figlia Gaia sempre vicino a lui. Negli anni direttamente successivi arrivano le prime Coppa Italia e la Supercoppa vinta in casa dell’Inter, grazie a un suo rigore trasformato a fine gara. Alzi la mano chi ha dimenticato la sua vena, già citata, in quell’occasione. Si presume nessuno. Gli anni passano, l’età di Totti avanza e Daniele si innalza sempre di più a Capitan Futuro. Il suo destino è ben delineato.. sarà Roma per sempre. Anche se qualche momento in cui pareva che le strade si sarebbero potute separare c’è stato. L’arrivo di Zeman sulla panchina compromette praticamente l’intera stagione del centrocampista, che non è un segreto abbia meditato riguardo un possibile addio. Il successivo approdo di Garcia gli regala una seconda giovinezza che De Rossi sfrutta in pieno, rimettendosi al centro del progetto tecnico, come lo è tutt’oggi.

Daniele sarà sempre quel giocatore che, passateci l’espressione, ci mette le palle in ogni situazione. Quando c’è da fare un tackle, quando c’è da tirare un rigore (vedi Roma-Barcellona), quando c’è da difendere un amico, o quando c’è da prendersi delle responsabilità. Non è un caso che dopo la recente sconfitta di Bologna sia stato lui a parlare a nome di tutta la squadra, col coraggio che l’ha sempre contraddistinto. Daniele sarà sempre quel giocatore che impazzirà per un gol della Roma, che sia realizzato da lui o da un compagno. Daniele sarà sempre quel giocatore che correrà per il campo stringendo fiero la maglia della Roma. E non è importante se la sua frase «Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera» è ormai trita e ritrita nella memoria, ma Daniele è questo. Innamorato della sua squadra, di quei colori, che ieri ha baciato per la seicentesima volta. E continuerà.

Simone Indovino

Roma-Frosinone 4-0: le pagelle. Un poker al gusto di ossigeno. Si muove la classifica, ora testa al derby

Simone Indovino – Era obbligatorio vincere, ed è stato fatto. Un poker rifilato al Frosinone davanti al pubblico amico che per qualche ora scaccia i bruttissimi pensieri. È Cengiz Under, in versione salvatore della patria stile Verona a febbraio, a lanciare la carica ai suoi scagliando un sinistro potentissimo in porta dopo 90 secondi. Da quel momento è tutto in discesa, con gli avversari che non si rendono pericolosi e con Pastore che regala un altro gioiello di tacco. El Shaarawy mette la partita in ghiaccio, e nella ripresa la Roma non fa altro che gestire con attenzione. Di Kolarov la ciliegina sulla torta, con doverosa menzione a Luca Pellegrini. 

ROMA

Olsen 6.5 – Nessuna parata, ma qualche buona uscita e un buonissimo gioco con i piedi. Fa due passi in avanti rispetto al solito e questo gli consente di essere in anticipo su tantissime palle.

Santon 6.5 – Un plauso per l’ex Inter che alla prima da titolare si comporta in maniera eccelsa, dimostrandosi in buonissima condizione fisica. Galoppa che è un piace, sovrapponendosi spessissimo sulla corsia. Suo l’assist perfetto che Pastore trasforma in un gioiello.

Manolas 6 – Gioca appena 45 minuti, poi viene sostituito a inizio ripresa da Marcano. Nel tempo in cui è in campo, fa il suo compito comportandosi in maniera adatta. Complici gli avversari che nella prima frazione fanno ben poco.

Fazio 6 – Anche per lui, serata non troppo impegnativa che, si spera, possa dargli fiducia per le prossime partite.

Kolarov 6.5 – Considerata la partita non troppo impegnativa, mostra comunque qualche fievole segnale di ripresa, almeno dal punto di vista fisico e sul piano dell’attenzione. Avrà certamente da offrire una pizza al giovane Pellegrini, autore dell’assist che gli ha permesso di iscriversi al referto allo scadere.

De Rossi 6.5 – Festeggia le seicento partite in giallorosso con un successo e con un’onestissima prestazione. Qualche errorino banale in avvio con un paio di appoggi di troppo sbagliati, poi si scioglie e gestisce al meglio mostrando anche un buon feeling con Nzonzi.

Nzonzi 6.5 – Una diga in mezzo al campo. Intercetta un’enorme quantità di palloni che gli avversari provano a imbucare. Quando la condizione fisica lo appoggia il suo rendimento cresce a dismisura, e la gara di stasera non può che essere una conferma di questo. Se girano le gambe, gira meglio anche tutto il resto.

El Shaarawy 6.5 – Partita frizzante quella del Faraone, che si mostra vivace sin dall’avvio. Si ripete all’Olimpico dopo la rete realizzata con il Chievo ed è partecipe della avvolgente manovra capitolina.

Pastore 7 – Si divora un gol apparentemente facile, poi delizia (nuovamente) il pubblico dell’Olimpico con un tacco che ha un tasso di difficoltà elevatissimo. È la partita per lui ideale: tanti spazi tra le linee, che gli danno il modo di svariare per tutta la zona offensiva come a lui piace. Il suo compito è adesso confermarsi partita dopo partita.

Under 7 – Come a Verona dopo la crisi dello scorso anno, è lui che dà lo scossone alla Roma dopo appena 90 secondi. Serpentina, scatto, e bocca secca a piegare i guantoni del portiere avversario. Tantissimi gli spunti che mette in atto sulla corsia di destra; buonissimi gli scambi in velocità con Pastore.

Schick 6 – Una partita da limbo. Né inferno, né paradiso per il ceco, che non riesce a sbloccarsi neanche quest’oggi. Un’occasione in cui non si fionda sul pallone in maniera convinta, un’altra in cui impatta alla perfezione la sfera ma Sportiello gli nega la gioia con un balzo felino.

Marcano 6.5 – Tornato (per fortuna di tutti) nella sua zona prediletta, ben si comporta ben 45 minuti in cui è in campo. Mostra buona gamba e gli riescono tutti gli anticipi ai danni degli avversari.

Zaniolo 6 – Quello che più intriga di questo ragazzo è certamente il carattere che mette in mostra quando il tecnico lo chiama in causa. Entra benissimo in gara, inserendosi al meglio nelle proiezioni offensiva. Tenta anche per due volte la via del gol, segno di personalità.

Lu.Pellegrini 6.5. – Sicuramente emozionato, fa il suo debutto assoluto in Serie A galoppando sulla fascia sinistra e regalando un assist perfetto per Kolarov. Se il buongiorno si vede dal mattino…

Di Francesco 6.5 – Una vittoria che è puro ossigeno, per lui e per la sua squadra. Ma non basta a sistemare le cose, l’occasione più ghiotta sarà sabato contro la Lazio nel derby. Quel match, in positivo o in negativo, potrà dire tantissimo sul resto della stagione della Roma. Intanto, poter preparare la sfida con un successo in saccoccia, non può che far bene.

Simone Indovino

Bologna-Roma 2-0: le pagelle. Per confermare il detto “Al peggio non c’è mai fine”, consultare i 90 minuti di oggi

Simone Indovino – Buio pesto, pestissimo. Quando la Roma è chiamata a rialzare la testa, agguantare i tre punti e, magari, sfoggiare una prestazione convincente, ecco che puntualmente si fallisce. Il Bologna a caccia di gol da inizio campionato, ne realizza due contro la sbandata difesa giallorossa regalandosi tre punti importanti e facendo sprofondare i ragazzi di Di Francesco. Giocatori, tecnico, società, tutti hanno equamente la stessa parte di colpe sul groppone. Ma è chiaro che i tifosi di questa squadra abbiano le scatole piene a causa di tutto quello che stanno passando in questo avvio. Male.

ROMA

Olsen 5 – La felicità di Robin dura pochi giorni. Chiaro che su di lui ci sono ancora lavori in corso da parte di Savorani, ma sarebbe anche ora di uscire dallo specchio in determinate situazioni. Con un passo in avanti in più, il primo gol sarebbe potuto non essere subito.

Florenzi 4.5 – Grosso, grossissimo passo indietro. Crossa tantissime volte, ma i suoi tentativi di suggerimento sono tutti sbagliati. Non difende bene, non attacca bene. Che si fa?

Manolas 5 – Il meno peggio della linea difensiva, poiché si batte con quel minimo di ardore che manca a tutto il resto dei compagni. Da solo contro il resto del mondo, può ben poco.

Fazio 5 – Non c’è con la testa, e non si sa veramente il perché. Sempre nervoso, sempre a muso duro con l’arbitro, sempre impreciso in campo. Il primo gol è sulla sua gobba, in concomitanza con Marcano. Prende un giallo e il tecnico lo richiama per evitare problemi più di quanti non ce ne siano già.

Marcano 4.5 – Un pesce fuor d’acqua sulla sinistra, come d’altronde prevedibile. Curioso che Di Francesco preferisca lui a Santon e Luca Pellegrini per far rifiatare Kolarov. Infilato alle spalle in occasione del primo gol, da lì perde le poche sicurezze che aveva. Dirottato al centro con l’ingresso di Kolarov.

Pellegrini 4 – Ci spiegasse come è possibile non prendere lo specchio della porta, a 5 metri di distanza da esse, e senza portiere. Errori su errori, presumiamo che per lui il tempo sia veramente scaduto.

De Rossi 4.5 – Immancabilmente subisce un cartellino giallo a inizio gara che lo condiziona per il resto dell’intera partita. Lentissima la gestione del pallone in mezzo al campo. Il centrocampo

Cristante 4.5 – Non mostra brillantezza fisica, non mostra pericolosità in zona gol, non mostra grinta perdendo tutti i contrasti. Rischia anche l’espulsione, e captato questo pericoloso, Di Francesco lo richiama giustamente in panchina.

Perotti 5 – Ha l’attenuante della scorsa forma atletica, e questo si nota nel corso della gara. Parte anche in maniera discreta, saltando svariati uomini e puntando alla conclusione. Il fisico gli dura appena una frazione di gioco, poi scompare.

Dzeko 4.5 – In enorme difficoltà. Poco coinvolto, poco determinato. La sua non voglia è palese, e anche quando ha delle potenziali buoni occasioni non si fionda per trasformarle. Una preoccupante involuzione rispetto ad appena pochi mesi fa.

Kluivert 5 – Tanta voglia di mangiarsi il campo, ma a conti fatti inconcludente. Non legge bene determinate situazioni: a volte tenta troppe finte e dribbling, a volte crossa in maniera frettolosa. Poco cattivo in determinate situazioni che avrebbero potuto regalare il vantaggio alla Roma, come nel momento in cui calcola male il rimbalzo della palla prima del tiro.

Pastore 5 – Difficile che nella precaria condizione in cui si trova possa cambiare i volti della partita.

Under 5 – Tocca tanti palloni dal momento in cui entra in campo senza mai incidere. Errati i cross che propone.

Kolarov 5 – Ovviamente con lui c’è più spinta rispetto a Marcano, ma conclude ben poco in una situazione già ampiamente compromessa.

Di Francesco 4 – Parlandoci chiaro, la situazione adesso è veramente pesante. Con una delle squadre più in difficoltà del campionato arriva una sconfitta meritata, poiché la Roma combina veramente poco. Giocatori poco grintosi, imprecisioni individuali, movimenti errati. Peggio di così davvero non si può, il che è tutto dire. La società farà delle valutazioni?

Simone Indovino

Roma-Chievo 2-2: le pagelle

Simone Indovino – Due settimane che si pensava avessero potuto sistemare corpo e mente della squadra di Di Francesco, e invece non si sono visti cambiamenti in positivo. Giocatori decisi in avvio partita, e abili a portarsi sul doppio vantaggio dopo 30 minuti, grazie a El Shaarawy e Cristante. Poi, con l’errore psicologico che contraddistingue la storia della Roma, si sono seduti appagati subendo due reti e andando addirittura vicini alla sconfitta, se non fosse stato per Olsen. Il lavoro fatto in questa pausa è risultato vano, non può che toccare all’allenatore risollevare la situazione. Altrimenti, i problemi già palesati in quattro partite, non potranno che aumentare.

ROMA

Olsen 6.5 – Infilato da Birsa con un tiro che difficilmente avrebbe potuto parare, punito da Kolarov in occasione del secondo gol subito. Anzi, aveva evitato pochi secondi prima il diretto autogol del compagno. Evita la totale debacle con un guizzo allo scadere.

Florenzi 6.5 – Tanta corsa per il rientrante terzino che poi, a causa proprio della precaria condizione, viene rilevato nella ripresa. Tantissime le sue sovrapposizioni che spesso i compagni non riesco a premiare. Positivi i dialoghi sulla destra con Under.

Manolas 6 – È l’unico della linea difensiva che fa quello che può, specie dopo l’uscita dal campo di Florenzi. In questo momento si ritrova a combattere da solo, poiché i suoi diretti colleghi non danno garanzie.

Juan Jesus 5 – La sensazione è in questo momento trovare il compagno adatto di Manolas sia un problema. Così come Fazio e Marcano, anche Jesus non convince regalando una prestazione anonima e distratta. Troppe le uscite a vuoto e non precisi svariati posizionamenti.

Kolarov 5 – Pesa tantissimo nell’ottica generale della sua prestazione l’errato posizionamento sul secondo gol subito. Come se fosse stato colto di sorpresa in un momento di distrazione. Non può concedere a Stepinski, inoltre, di girarsi nell’area piccola con tutta quella comodità.

Cristante 6 – La gioia del primo gol romanista grazie a un preciso inserimento che gli vale la sufficienza, ma non pare ancora inserito al meglio negli schemi romanisti. Ci vuole comprensibilmente tempo, e si spera che la marcatura gli possa fare guadagnare fiducia.

Nzonzi 6 – Quando le gambe reggono l’urto, il suo pressing frutta tantissimi palloni recuperati. Eleganti anche le giocate con i piedi a smistare palloni. Poi, quando la condizione non ancora al meglio precipita, un calo di rendimento drastico.

Pellegrini 5 – Continua il momento non positivo per il romano, che non sta riuscendo a far vedere le qualità per cui DiFra e Monchi hanno puntato su di lui. Sembra spesso correre a vuoto, e anche le giocate con i piedi non sono delle migliori. Spreca una buonissima da ghiotta posizione, calciando male.

El Shaarawy 6 – Esplode e sonnecchia, esplode e sonnecchia. È il leitmotiv del suo match. Abile ad aprire le marcature, a pressare e correre a tutta fascia. Nella ripresa però il copione è diverso, e si adegua alla mediocrità della squadra eccezion fatta per un buon cross rasoterra.

Dzeko 5.5 – Partita strana. Buon piglio in avvio, che porta a un grande assist per Cristante, poi il sonno fino a quando gli avversari non gli regalano un pallone e lui prova a calciare dal limite col destro. Si divora l’occasione del nuovo vantaggio a pochi minuti dalla fine.

Under 6 – A conti fatti dà vivacità alla fase offensiva della Roma, con i suoi classici strappi. Arriva tuttavia a concludere in maniera pericolosa solamente una volta con il destro, vedendo la respinta di Sorrentino negargli la gioia della prima rete in campionato. Bani lo contrasta al meglio e il turco accusa l’asfissiante marcatura in determinate occasioni.

De Rossi 5.5 – Gestione classica della sfera e un giallo rimediato. Doveva fare più da schermo davanti la difesa.

Karsdorp 5 – Per averlo visto in campo così distratto (la prateria per l’avanzata del Chievo sulla seconda rete si apre dal suo lato), vogliamo credere che davvero Florenzi non ne avesse più.

Kluivert s.v. – In campo nel momento di maggiore confusione da parte della Roma, e questo lo penalizza non poco.

Di Francesco 5 – Ma la sua Roma aggressiva dello scorso anno dov’è finita? Vero che svariati interpreti sono cambiati, ma oggi a combinare la frittata sono stati degli interpreti che aveva già in rosa. Si sperava di cambiare rotta quest’oggi invece siamo ancora in mare aperto, e questo sta già compromettendo la corsa agli obiettivi in campionato, appena a metà settembre.

Simone Indovino

Real Madrid-Roma 3-0: le pagelle. Vince la squadra (molto) più forte. I capitolini non mostrano orgoglio

Simone Indovino – Assodato che si giocava con la squadra più forte forse della storia del calcio, ci si sarebbe potuti aspettare una Roma comunque diversa al Bernabeu. Una differenza: la voglia di mangiare la palla. Perché Isco, a risultato acquisito, fa il terzino entrando in scivolata o perché Mariano entra con il sangue agli occhi al contrario di Schick? Il 3-0 maturato è solo la diretta conseguenza di un enorme divario tecnico, sì, ma anche caratteriale. La Roma avrebbe anche la possibilità di accorciare le distanze sul doppio svantaggio, ma la mancava convinzione dei capitolini fa morire tutto sul più bello. Sprecati almeno due contropiedi ghiottissimi con delle scelte a dir poco sciagurate. Positiva la gara di Olsen, che para il parabile e risponde presente.

ROMA

Olsen 7 – Sui tre gol, in maniera obiettiva, non può fare assolutamente nulla. Para tutto il resto, e non è poco, considerato il continuo assedio dei padroni di casa. Una piccolissima nota positiva in una serata sconfortante.

Florenzi 5.5 – Dalle sue parti agisce gente niente male e per ovvi motivi il romano non può scorazzare come è solito fare. Impreciso anche in quelle poche licenze che il Real gli concede.

Manolas 5.5 – Fa quel che può, anche se in occasione del taglio di Bale avrebbe potuto coprire leggermente meglio. Spesso sovrastato dalla tecnica dei diretti avversari in avanti.

Fazio 5 – Sarà la fresca paternità, forse le notti insonni a causa del piccolo, ma da inizio stagione a questa parte è continuamente poco concentrato e spesso con lo sguardo perso nel vuoto. Lontano parente dell’ineccepibile centrale ammirato per tre annate.

Kolarov 5 – Ma il terzino ammirato da tutti è forse rimasto in Russia subito dopo i mondiali mandando una controfigura? Un’inversione di rendimento che fa molta, molta paura. Sempre distratto, mal posizionato e, come se non bastasse, non azzecca un cross calciando sempre basso. Dov’è finito Aleksandar?

Zaniolo 6 – Giusto dargli una sufficienza, poiché chiamato in causa per la primissima volta in circostanze più che difficili. Niente di regalato, poiché ha sprazzi in cui mostre le qualità di cui tanto si è parlato e riesce a coprire con attenzione la sua porzione di campo. Qualche errore a intermittenza, ma li definiamo fisiologici.

De Rossi 6 – Primo tempo in cui è senz’altro il migliore, macchiato dall’ingenuità allo scadere quando trattiene Isco che poi, ovviamente, punisce la Roma con un gioiello su punizione. Legge benissismo molte situazioni tattiche, ma cala alla lunga.

Nzonzi 5.5 – Prova a tarantolarsi su molti palloni in mezzo al campo, ma la cosa non sempre gli riesce e non è troppo incisivo col pressing. Anche in impostazione, oggi, non fa bene non riuscendo a dare respiro ai suoi compagni sempre schiacciati indietro.

El Shaarawy 5 – Ci piacerebbe vedere, ogni tanto, uno spalla contro spalla con gli avversari o uno stacco di testa. Invece questa cose all’interno delle sue prestazioni non si vedono mai, ed è un peccato. Spreca malamente un contropiede 5 contro 3 nel primo tempo in cui avrebbe potuto fare decisamente di più.

Under 5.5 – C’è da riconoscere almeno una cosa, che il turco ci prova sempre. Magari ogni tanto in maniera confusa, ma è uno dei pochi che mostra sempre personalità. Oggi, forse, l’altruismo di troppo l’ha penalizzato.

Dzeko 5 – Considerata la squadra totalmente schiacciata all’indietro, non riceve mai palloni praticabili, almeno nei primi 60 minuti. Poi si fa vedere un po’ di più, ma senza incidere. Non bravo a far salire la squadra per guadagnare i metri.

Pellegrini 6.5 – Un po’ sul filone dello scorso anno, fa molto meglio da subentrato che da titolare. Il centrocampo guadagna metri e giocate con il suo ingresso in campo; abile a lanciare i compagni in profondità.

Perotti 5 – Si sperava potesse dare un po’ di brio alla fase offensiva, ma si è semplicemente amalgamato alla mediocrità.

Schick 4 – Difficile commentarlo. Fare di peggio era obiettivamente molto difficile. Al primo pallone tira indietro la gamba su un contrasto, poi gli tremano le gambe stesse quando ha l’opportunità di segnare. Non ci siamo.

Di Francesco 5 – C’è da insegnare ai suoi giocatori di mettere la gamba. Spesso, prendere un cartellino giallo, non è un male ma segno di voglia. Invece i suoi non vincono nessun contrasto, saltano poco di testa, e vengono surclassati. Che poi ci sono anche lacune tecniche e fisiche, quello è scontato. Come rialzarsi?

Simone Indovino

Lo stile Monchi ha portato via i due soldati della Roma

Simone Indovino – E’ lo stile Monchi. Che ci piaccia o no, bisogna accettarlo e andare avanti. Un mercato lunatico, se così può essere definito, quello condotto in questi mesi estivi dal direttore sportivo. Una cessione quasi obbligatoria a determinate condizioni, quella di Alisson, e altre due che hanno lasciato ai tifosi un dispiacere piuttosto alto. Nainggolan e Strootman, fino a pochi mesi fa, sarebbero stata la risposta unanime al quesito “Con quali giocatori della Roma andresti in guerra?”.

Se la partenza del Ninja è già stata ampiamente analizzata, e in parte metabolizzata, quella dell’olandese sarà difficile da accettare nel breve tempo. Le valutazioni e la considerazioni sono innumerevoli: vero che dopo le tre operazioni ha sempre faticato un po’ più degli altri, vero che ci sono tanti centrocampisti (più giovani, fattore che per Monchi non guasta) in rosa come Cristante e Pellegrini, vero che forse era questa l’ultima occasione disponibile per tirare su una cifra importante, vero che lui va a guadagnare di più, ma tra il popolo romanista e Strootman c’è qualcosa di speciale. Il centrocampista e i sostenitori giallorossi si sono incontrati la prima volta il 2 settembre 2013. Era un Roma-Verona, la seconda di Garcia sulla panchina capitolina, e Strootman propiziò il primo gol di quel pomeriggio con uno scippo di palla ai danni di un avversario. Era il preludio a quello che sarebbe stato un anno pazzesco sotto l’aspetto del rendimento, arrestato solo da quella maledetta sera di Napoli che, si voglia o meno, ha condizionato la carriera della “Lavatrice”. Tre operazioni, due anni di agonia, e un rientro a giri bassi. “Sembra il cugino dello Strootman del primo anno”, si diceva in giro. In effetti sì, la sua condizione fisica lasciava spesso a desiderare, ma la sua voglia di lottare, quella no, non è mai andata via. Nel dicembre del 2016, la marcatura che spianò la strada nel derby contro la Lazio, sembrava avesse chiuso un cerchio. E lo si capiva dai suoi occhi infuocati, spettatori privilegiati di una corsa sfrenata sotto la Curva Sud. È stato quello l’apice dell’amore tra Strootman e la Roma. Da lì, altre due stagioni di alti e bassi con un’altra notte impossibile da dimenticare, quella di aprile col Barcellona. Se non l’avessero fermato, probabilmente sarebbe entrato in tackle anche sulla compagna che da pochi giorni gli ha regalato la paternità.

Adesso, come le migliori storie che si rispettino, è arrivata una fine. Convinto dall’allenatore che lo fece diventare grande in Italia, Strootman saluta. E bisogna accettarlo, perché la Roma si è comunque mossa in maniera intelligente e la rosa appare adatta per competere su ogni fronte. Anche se, da oggi, per andare in guerra su quel fronte serviranno nuovi adepti, perché i soldati Strootman e Nainggolan non ci sono più.

Simone Indovino

Milan-Roma 2-1: le pagelle. In questo modo, sarà un lunghissimo anno. Non si salva nessuno dal tracollo di San Siro

Simone Indovino – Così, non si va proprio da nessuna parte. Mancano le gambe, manca il cuore, manca la voglia di giocare per la Roma. Sin dalle prime battute ci si accorge di una squadra sottotono, con le disattenzioni difensive che si sommano tra di loro fino a quando Kessie non trova il vantaggio per il Milan su una dormita dell’intera linea. I giallorossi tengono botta fino a quando Fazio trova il pari dopo una mischia da calcio d’angolo e da lì sembra possa iniziare una nuova partita. E invece no. I ragazzi di Di Francesco continuano a essere sovrastati da quelli di Gattuso in praticamente tutte le situazioni, fino a quando una dormita di Nzonzi punisce la Roma a 15 secondi dal triplice fischio. C’è da cambiare rotta, e subito.

ROMA

Olsen 5.5 – Salva il salvabile, anche se non regala troppa sicurezza, sopratutto nel gol (per fortuna annullato) di Higuain. Il dubbio amletico esco o non esco per ora è insito in lui.

Fazio 5.5 – Così come il compagno di reparto, non appare in condizione fisica e mentale. Va sempre in apprensione quando gli attaccanti del Milan avanzano verso di lui, e Higuain lo fa penare per 95 lunghissimi minuti. Ammorbidisce la sua prestazione con il gol del momentaneo pareggio di pregevole caratura.

Manolas 5 – Ripete la brutta partita di lunedì. In questo avvio di stagione sembra il lontanissimo parente della colonna greca ammirata l’anno scorso e, realmente, non si conosce bene il motivo. Lotta sì, ma sbaglia tante volte posizionamento.

Marcano 5 – Non è neanche il profilo peggiore del primo tempo soporifero per la Roma, e infatti difende bene e con attenzione per larghi tratti. Poi un errore in disimpegno spiana la strada al Milan, e sbaglia posizionamento in occasione del gol avversario, facendosi sovrastare facilmente da Kessie.

Karsdorp 5.5 – Al rientro da titolare dopo la sfortunata partita dell’ottobre scorso, l’olandese non sfigura, erigendosi a uno dei migliori in campo. Buona la fase difensiva nonostante i clienti scomodi e grande spinta offensiva quando ha spazio davanti a sé. Sostituito a poco dalla fine in palese debito d’ossigeno.

De Rossi 5 – Se contro l’Atalanta era stato il migliore, oggi si amalgama alla mediocrità della squadra. Tantissimi gli errori in fase di regia, e anche in fase di contenimento gioca una brutta partita.

Nzonzi 5 – 95 minuti in campo, ma almeno gli ultimi 25 con molta, molta fatica. La condizione ancora è quella che è, purtroppo. Passa in pochi minuti dalla gloria del gol personale (annullato con la Var per fallo di mano fortuito) all’errore che spiana la strada alla sconfitta.

Kolarov 5 – Più preciso in difesa che in attacco, perché non ha ancora la capacità di spingere come ha fatto per tutto lo scorso anno. Paga ancora, forse, lo scotto fisico del Mondiale. E la speranza è che torni quanto prima al meglio, se no sono guai.

Pastore 5.5 – È chiamato in causa per regalare qualità nell’ultimo passaggio alla squadra, ma è proprio quello che gli manca. Nel primo tempo è più abile a far salire la squadra, nella ripresa tocca una quantità maggiore di palloni non riuscendo a servire con precisioni i compagni in avanti.

Schick 5 – Sembra essere un loop infinito quello in cui è coinvolto il ceco. Oggi, non rende in nessuna delle sue posizioni offensive in cui l’allenatore lo schiera.

Dzeko 5 – Niente da fare, con Schick al suo fianco è come se andasse in difficoltà, non sapendo bene che posizione ricoprire, a tal punto che il bosniaco agisce quasi sempre da ala sinistra. L’unico squillo è nella ripresa, quando sfiora il gol con un sinistro da fermo. Con lo stesso piede, spreca la chance del gol vittoria a 5 minuti dal 90esimo.

El Shaarawy 5.5 – Inserito a inizio ripresa per dare spinta, non fa più di tanto. Sempre sovrastato sulla fascia dal diretto avversario che, in maniera precisa, lo argina senza troppa fatica.

Cristante 4.5 – Un entrata in campo da brivido. Dovrebbe dare quel brio in più di freschezza da subentrato ma non fa altro che sbagliare tutto quello che può. Perde tantissime volte il pallone e non regala mai spunti offensivi ai suoi.

Santon s.v. – Argina bene le offensive di Laxalt e Castillejo nei 10 minuti in cui è in campo, poi naufraga con il resto della squadra.

Di Francesco 5 – La sua Roma non ha ancora un’identità, e i continui cambi tra una partita e l’altra (ma anche all’interno delle stesse) ne sono una testimonianza lampante. Oggi prova a giocare col trequartista, ma sia Pastora sia Cristante deludono. Difesa ancora una volta distratta, tradito anche da Nzonzi e De Rossi nel finale.

Simone Indovino

Roma-Atalanta 3-3: le pagelle. Continua il tabù all’Olimpico con la bestia nero(azzurra). Manolas distrugge e crea, Fazio in bambola

Simone Indovino – Una serata non proprio tranquilla quella trascorsa dai tifosi romanisti, che al debutto in casa vedono la propria squadra pareggiare per 3-3 con l’Atalanta. Difficile giudicare i calciatori, poiché si dovrebbero distinguere in maniera adeguata primo e secondo tempo. Pastore apre con un gioiello di tacco regalando il vantaggio, ma in 30 minuti gli orobici siglano 3 reti che fanno sprofondare i capitolini. Dallo spogliatoio esce una squadra ancora disorganizzata ma con più convinzione psicologica; prima pareggia Florenzi, assistito da Dzeko, poi a 10 minuti dalla fine Manolas (surclassato tutta la gara da Zapata) spara con rabbia un destro che regala il pari. Siccome il calcio è decisamente strano, la partita si sarebbe anche potuta vincere. Schick prima e Kluivert poi vanno vicini alla quarta marcatura nel finale.

ROMA

Olsen 5 – Incolpevole sui primi due gol subiti, potrebbe forse mostrarsi più reattivo in occasione della terza rete incassata, in cui il dubbio “Esco o non esco” lo condiziona pesantemente.

Florenzi 6 – Nel primo tempo è distratto come tutto il resto dei compagni. Cresce notevolmente di rendimento nella ripresa, siglando la rete che riaccende la speranza della Roma nel finale. Costretto ad abbandonare il campo per un dolore al ginocchio operato dopo un contrasto con un avversario.

Manolas 5.5 – Il buono e il cattivo tempo, come spesso accade. Fino al 60esimo è probabilmente la sua partita più brutta in giallorosso. Zapata gli fa vedere i sorci verdi, propiziando il suo errore per l’1-2 provvisorio. Col passare dei minuti prende a poco a poco fiducia fino al momento in cui sigla la definitiva marcatura del pari.

Fazio 5 – Un leggero miglioramento nella parte centrale della ripresa alza il suo voto, ma è una partita da incubo quella giocata dall’argentino, che appare sempre distratto e commette in quantità infinita di errori, sia in disimpegno sia in impostazione.

Kolarov 5.5 – Non spinge come ci ha abituato e soffre costantemente le discese degli atalantini sulla fascia destra. Anche quando la squadra si alza nella seconda frazione di gioco lui non conferisce grande apporto.

Pellegrini 4.5 – Un corpo totalmente estraneo al già scarno gioco della Roma. Sbaglia tutto quello che può sbagliare e non aiuta mai i compagni in ripiegamento.

De Rossi 6.5 – È assodato che se la Roma non è andata negli spogliatoi in svantaggio di 2 o 3 gol in più il merito è tutto suo. Evita con le sue classiche estirade almeno tre situazioni pericolosissime, che nel computo generale della partita si rivelano fondamentali.

Cristante 5 – Saranno i suoi vecchi colori, sarà la prima all’Olimpico, ma al friulano tramano le gambe e non riesce ad integrarsi all’interno degli schemi offensivi, tant’è che Di Francesco lo richiama in panchina dopo appena 45 minuti.

Pastore 6.5 – Dopo appena 90 secondi si presenta all’Olimpico con un gol di tacco di caratura preziosissima. Si pensa possa essere il preludio a una splendida serata, ma dopo pochi giri d’orologio scompare dal campo insieme ai compagni. Nel secondo tempo si carica la squadra sulle spalle facendo partire tutte le iniziative offensive e giocando tantissimi palloni.

Dzeko 5.5 – È sempre al centro della manovra in avanti e, quando può, fa salire la squadra. Precisa la sponda che consente a Florenzi di depositare in gol, non altrettanto adatte le sue conclusioni verso la porta, in cui potrebbe certamente fare di più.

Under 5.5 – Insieme a Pastore è il migliore in fase offensiva. Prova due volte la conclusione, scontrandosi con Gollini, e accelera costantemente creando difficoltà alla difesa avversaria.

Nzonzi 6 – Regala subito una buonissima impressione ai suoi nuovi tifosi. Sradica palloni e spesso crea superiorità numerica. Tenta anche, senza fortuna, diverse conclusioni verso la porta.

Schick 5.5 – DiFra lo butta dentro per tentare il tutto per tutto e ha due ghiotte occasioni. Nella prima spara alto da buona posizione sul 2-3, mentre sul 3-3 solo un intervento di Gollini col piede nega la gioia della rimonta.

Kluivert 5.5 – Conferisce sicuramente vivacità alla squadra, ma quella palla a 20 secondi dallo scadere la sognerà stanotte. Con un controllo più preciso avrebbe potuto orientarsi in maniera migliore verso la porta e regalare un tripudio ai tifosi.

Di Francesco 5.5 – Cambia qualcosina rispetto a Torino, e dopo un minuto e mezzo sembra che il campo gli dia ragione. Peccato che la sua squadra si siede e viene surclassata dall’Atalanta che realizza 3 reti. Positiva, per lo meno, la reazione d’orgoglio della ripresa in cui i suoi recuperano il risultato agguantando almeno il pari. C’è da lavorare, tanto.

Simone Indovino