Lorenzo, nipote di Lando Fiorini: “L’inno cantato dalla Curva Sud un’emozione unica. Mio nonno un’icona per tutta la città”

Gianluca Notari – Partita brutta e caotica quella di ieri tra Roma e Cagliari, decisa all’ultimo minuto da un gol di Fazio dopo il controllo al VAR da parte dell’arbitro Damato. La squadra non ha giocato al meglio, e certamente non sarà una partita da ricordare. O perlomeno non per tutti. Perché Roma-Cagliari è stata anche la partita in cui tutto il mondo giallorosso ha potuto salutare uno degli ultimi idoli di una romanità verace, popolare e calorosa che piano piano sta sempre più sparendo: Lando Fiorini. Ospiti per l’occasione i nipoti dello storico cantautore romano, Lorenzo, Gloria ed il piccolo Valerio, che dopo aver ricevuto cori ed applausi hanno cantato insieme alla Curva Sud lo storico inno scritto dal nonno, “Forza Roma“. Abbiamo parlato con il più grande dei tre, Lorenzo, che ci ha raccontato le emozioni vissute durante la partita e di tutti gli attestati di stima e di affetto ricevuti negli ultimi giorni. Le sue parole:

Partiamo dall’attualità, che emozione è stata ieri essere ospiti allo Stadio Olimpico in un’occasione così speciale?
Un’emozione indescrivibile, abbiamo ricevuto moltissimi messaggi in questi giorni da tutto l’ambiente romano e romanista. L’affetto della gente, l’inno di mio nonno cantato da tutti i tifosi con le bandiere sventolate al vento, una sensazione unica vissuta con i miei fratelli Gloria e Valerio che erano con me a bordo campo. Davvero molto emozionante, così come è stata la partita, tesa fino all’ultimo secondo.

Immagino che vivere da bordo campo l’inno di tuo nonno cantato dalla Curva Sud sia stato davvero toccante…
Assolutamente. Ci tengo a ringraziare in particolar modo Matteo Vespasiani, che è stato con noi ed ha elogiato più volte mio nonno Lando. Era in programma di camminare sotto la Curva Sud durante l’inno, ma purtroppo pioveva molto e non è stato possibile. Ma ripeto, per me ed i miei fratelli anche il solo fatto di essere presenti in una giornata così importante è stato molto emozionante.

Dalla Raggi a Malagò, passando per Totti: sono stati molti i messaggi di stima in questi giorni, vi aspettavate tanto affetto?
Non ce lo aspettavamo, per noi è stata una sorpresa. Solo in questo momento ci stiamo rendendo conto che cosa rappresentasse mio nonno per questa città: per noi è stato sempre e solo nonno, non avevamo questa percezione. Certamente tutti questi messaggi non possono che far piacere.

Qualcuno in particolare da ringraziare?
Non hai idea di quante persone abbiano manifestato in questi giorni il loro affetto per Lando Fiorini: abbiamo ricevuto montagne di messaggi, telegrammi, email, da parte di persone note e non. Tutto il mondo romano e romanista si è speso in questi giorni per farci sentire il proprio affetto. Ho notato in questo periodo che mio nonno era amato non solo dai romanisti, ma anche da moltissimi laziali. Noi sinceramente non lo immaginavamo, e questo ci ha reso davvero orgogliosi. Sai, in queste occasioni c’è sempre qualcuno che purtroppo parla male di chi non c’è più e spesso viene fuori del marcio: con lui invece tutto questo non è successo, mio nonno era amato indistintamente da tutti, al di là della fede calcistica o della città di nascita. Pensa, oltre che laziali e romanisti mio nonno ha messo d’accordo anche le diverse fazioni politiche: in Comune tutti i capogruppo dei partiti hanno osservato un minuto di silenzio ed all’unanimità hanno deciso che si intitolasse una via all’Aventino a suo nome. Un riconoscimento che ci inorgoglisce tantissimo.

Hai un ricordo particolare di tuo nonno?
Io e mia sorella Gloria siamo i nipoti più grandi e ce lo siamo vissuto sicuramente più di tutti. Mio fratello Valerio è ancora piccolo, quindi magari ancora non si rende conto di chi era il nonno. Io con mio nonno avevo un rapporto davvero speciale, anche se purtroppo non poteva essere sempre presente, ma per me è stato semplicemente nonno, e non faceva mai pesare la sua personalità all’interno dei rapporti che aveva all’interno della nostra famiglia. Come detto abbiamo ricevuto moltissimi attestati di stima e davvero tanto affetto da tutti quanti e ci tengo davvero a ringraziare tutti, mio nonno ne sarebbe stato molto orgoglioso.

Come proseguirà ora l’attività dello storico locale di tuo nonno Lando, il Puff?
Ora è mio padre Francesco ad aver preso le redini dell’attività. Abbiamo in mente un progetto davvero speciale che per ora non possiamo ancora svelare, ma è certo che mio padre e noi ci impegneremo al massimo per mandare avanti al meglio il suo locale. Per ora la stagione invernale sta andando avanti con gli spettacoli che avevamo già programmato da inizio anno, abbiamo in programma moltissime serate con tanti attori e comici romani che certamente non deluderanno il nostro pubblico. Poi mio nonno teneva particolarmente all’anno che sta per iniziare, perché il 14 febbraio ricorrerà il cinquantesimo anniversario del Puff, e noi dopo esserci ripresi dallo shock stiamo già preparando un evento bellissimo per qual giorno: sarà una grande festa per omaggiare tutti insieme il grande Lando Fiorini.

Gianluca Notari

Roma-Cagliari 1-0: le pagelle. Fazio man of the match. Male tutti gli attaccanti

Luca Fantoni – La Roma fatica ma vince 1-0, nel recupero, contro il Cagliari. I giallorossi hanno palesato, sopratutto nel primo tempo, la solita mancanza di freddezza sotto porta. Il rigore sbagliato di Perotti ha alimentato i fantasmi di un altro pareggio che sarebbe stato gravissimo ma ci ha pensato Federico Fazio, con il suo primo gol stagionale, a regalare i tre punti ai capitolini. La squadra di Di Francesco si porta a quota 38 in classifica, a -2 dall’Inter ma con ancora la partita con la Sampdoria da recuperare. Ora testa alla Coppa Italia per il match contro il Torino.

ROMA

Alisson s.v. – Nel tabellino a fine partita la voce “tiri in porta” del Cagliari recita il numero zero. Non si deve mai sporcare i guanti.

Florenzi 6 – Il terzino destro della Roma gioca 90 minuti discreti, cercando spesso la sovrapposizione sulla fascia, provando a creare potenziali palle gol. Dietro non subisce quasi mai gli attacchi del Cagliari. L’unico rischio lo regala nel primo tempo quando passa un pallone orizzontale che poteva creare dei problemi ai giallorossi.

Manolas 6 – La colonna greca gioca una partita attenta anche se non è particolarmente impegnato dagli avanti del Cagliari. Ha una sola disattenzione sul tiro alto di Farias, per il resto nessuna sbavatura.

Fazio 7 – Le partite si vincono anche così. Il difensore argentino corona un’ottima prestazione difensiva con un gol che definire importante poco. Senza questo gol la Roma si sarebbe trovata in una situazione difficile con la testa della classifica sempre più lontana. Sta diventando il vero comandante della difesa giallorossa.

Kolarov 6 – Il terzino serbo parte molto meglio nella prima frazione per poi calare nella ripresa. Nel primo tempo è una spina costante nella difesa rossoblu, andando più volte al cross che però spesso non trova nessuno in area. Ha il merito di battere la punizione per il gol di Fazio.

De Rossi 6 – Il capitano della Roma rientra in campo dopo la squalifica e gioca una partita sufficiente. Fà bene schermo davanti la difesa ma si limita al compitino in impostazione. Quanto meno mantiene la calma ed evita espulsioni.

Nainggolan 5.5 – Il belga gioca sicuramente meglio di Pellegrini ma anche lui risulta sottotono. Forse è uno dei più pericolosi della Roma con i suoi tiri da fuori che, però, non vanno mai a buon fine . Dietro si rende protagonista di alcuni buoni interventi in scivolata. Da lui ci si aspetta molto di più. Esce, stremato, per fare spazio a Strootman e anche per evitare eventuali squalifiche in vista della partita di Torino.

Pellegrini 5.5 – Brutta partita per il centrocampista romano. Sbaglia molti appoggi semplici e non dà il suo apporto nella fase offensiva, non tagliando quasi mai in area di rigore. Le cose migliori le fa vedere in interdizione dove sbroglia qualche situazione complicata. Esce al 72° per El Shaarawy.

Schick 5 – Il ceco ha tutte le scusanti del caso. Non è ancora in forma partita, è da poco che si allena con la squadra e non ha ancora recepito bene le indicazioni di Di Francesco ma resta il fatto che la partita di oggi è da dimenticare al più presto. Non trova mai il guizzo e non prova mai la giocata. Schick non è questo, o almeno si spera.

Dzeko 5 – Il bosniaco continua nel suo momento di scarsa forma. Non riesce ad essere incisivo in area di rigore e non aiuta neanche la squadra in fase di costruzione. Viene cercato poco ma anche lui non riesce a fare i movimenti giusti per ricevere il pallone. Ha bisogno di ritrovare la serenità mentale.

Perotti 5 – L’argentino completa il tridente dei “5” romanisti. Il bel periodo di qualche settimana fa sembra passato. Non salta quasi mai l’uomo e le poche volte che lo fa si porta il pallone sul fondo. A coronare questa prestazione deludente ci si mette anche il secondo rigore sbagliato in stagione, fondamentale perché era forse l’unico modo per poter sbloccare questa partita. Per sua fortuna ci pensa l’amico Fazio a salvarlo.

El Shaarawy s.v. – L’italiano gioca 18 minuti ma non lascia il segno. Entra al posto di Pellegrini ma non riesce ad incidere.

Strootman s.v. – Entra per far rifiatare Nainggolan e per evitargli un’ammonizione.

Under s.v. – Sostituisce Schick e conferisce vivacità alla manovra anche se risulta spesso confuso nella sua azione.

Di Francesco 6 – Il tecnico continua con il suo turnover controllato e il risultato gli dà ragione. Certo il problema del gol rimane ma questa vittoria può aiutare tantissimo a liberare i giocatori dal punto di vista mentale e permettergli di giocare con più serenità. Forse troppo tardivo il cambio di El Shaarawy.

Luca Fantoni

Impresa Champions, ora lo Shakhtar

Lavinia Colasanto – Impresa. E’ questa la parola adatta per descrivere il girone di Champions League che la Roma ha vinto contro Chelsea, campione d’Inghilterra, Atletico Madrid, due volte finalista negli ultimi 4 anni, e Qarabag, alla prima esperienza nella competizione europea.

Il sorteggio di Nyon non era stato benevolo con i giallorossi che, grazie alle estrazioni di Totti e Shevchenko, erano capitati nel gruppo più difficile della Champions. Inoltre, la batosta subìta contro il Porto nel preliminare di un anno fa, e un nuovo tecnico, peraltro all’esordio in un ambito così prestigioso, facevano pensare ad una facile disfatta.

Così non è stato perché la Roma, con tenacia e classe, è riuscita a gettare il cuore oltre l’ostacolo e a compiere l’impensabile, qualificarsi agli ottavi di finale dopo aver vinto il girone. Solida e a tratti spettacolare, 9 gol fatti, di cui 6 al Chelsea, e 6 subiti, tutti in trasferta e zero in casa. Nessuna squadra in Champions League ci è riuscita.

L’attacco si è dimostrato all’altezza della competizione soffrendo soltanto la difesa rocciosa dell’Atletico Madrid, marchio di fabbrica della squadra di Simeone, avendo sfortuna contro il Qarabag, grandi parate del portiere azero, e disintegrando il reparto del Chelsea. Magari non sarà ai livelli di quello del Paris Saint Germain, 25 gol fatti, o come quello del Liverpool, 23 reti segnate, ma Dzeko e compagni hanno saputo pungere nel momento del bisogno raccogliendo poi i frutti. Spettacolari le partite del bosniaco e di El Shaarawy contro la squadra di Conte.

La difesa, supportata anche dal centrocampo, ha saputo resistere all’urto dei colchoneros all’Olimpico, merito delle parate di Alisson, e agli attacchi ripetuti del Chelsea allo Stamford Bridge. Di Francesco ha costruito un reparto unito e che nessuno si poteva aspettare viste le goleade subìte negli anni precedenti. Infatti la Roma è risultata una delle migliori difese della fase a gironi, all’altezza di giganti come le due di Manchester o il PSG.

I giallorossi hanno dimostrato di potersela giocare con tutte ma ora arriva lo Shakhtar Donetsk, squadra ostica che ha tenuto testa al Manchester City di Guardiola e che ha sbattuto fuori dalla Champions il Napoli. I ricordi per i giallorossi non sono dei migliori ma questa è un’opportunità troppo ghiotta per passare il turno e per entrare ancor di più nell’elite del calcio europeo.

Lavinia Colasanto

Presentazione del libro “Dimmi cos’è”. Presenti Aldair, Nela e Baldissoni

Simone Burioni – Un libro molto importante che racconta la grande storia della AS Roma. E’ andata in scena la presentazione di “Dimmi cos’è” a cura di Tonino Cagnucci e Luca Pelosi. All’Ex Dogana, luogo dell’evento, erano presenti anche le leggende giallorosse Sebino Nela, attuale SLO della Roma, e Pluto Aldair. Ha presenziato anche il direttore generale Mauro Baldissoni.

LIVE

Ore 19.21 – Sebino Nela è stato intercettato a margine dell’evento. Queste le sue parole ai cronisti presenti:

Ti sarebbe piaciuto chiudere la carriera alla Roma?
Mi sarebbe piaciuto rimanere. Avevo 30 anni e sono andato a Napoli. Si era creata una situazione per cui non potevo più restare. A volte nel calcio capita.

Ore 19.10 – Foto di rito con tutti i protagonisti della serata.

Ore 19.03 – Mauro Baldissoni: “La storia non si riscrive, si racconta. Noi dobbiamo raccontarla con orgoglio, anche le parti che non ci piacciono, fanno parte di noi anche quelle. Come diceva Nela sono quelle che ci formano e contraddistinguono“.

Ore 18.50 – Pluto Aldair: “Sono contento che Strootman abbia preso la maglia numero 6, qui alla Roma sono passati tanti campioni, ne abbiamo la prova qui in questo libro, da Conti a Nela, ci sono stati tanti campioni. Di Francesco sì mi ha sorpreso come allenatore, sta facendo bene, sono anche andato a trovarlo a Trigoria. Sono felice di aver avuto la possibilità di giocare in questa squadra“.

Ore 18.46 – Sebino Nela: “Senza presunzione, sono orgoglioso della mia storia. Orgoglioso perché ho fatto parte della Roma quando ha cominciato a essere rispettata in Italia e in Europa. Forse abbiamo vinto poco, si poteva fare di più. Siamo tra i pochi ad aver perso due finali internazionali all’Olimpico. Ricordo che le giornate più belle sono state quelle delle sconfitte. Credo che nessuno di noi possa conoscere meglio cos’è il popolo di questa squadra quando perde. Sono state giornate belle, eravamo arrabbiati per i risultati, a vincere sono buoni tutti in tutte le parti del mondo. Ho giocato anche in nazionale, ho affrontato squadre blasonate, c’era un po’ questa invidia dei nostri colori. Perché erano estasiati dall’Olimpico, dal clima, dall’ambiente. Io un Dimmi cos’è ce l’avrei. Nella vita tutti siamo stati innamorati. Quando indossi questa maglia hai i brividi, come quando sei innamorato, che possessivo e geloso, forse è paragonabile a questo. Devo ringraziare Baldissoni e questa società. Dopo tanti anni, noi ex, abbiamo riscoperto questo senso di appartenenza. Questa società si è impegnata molto, attraverso grandi iniziative. Io, Sebino Nela, dico grazie alla Roma. Tutti quelli che sono andati via e non hanno potuto chiudere la carriera qui, incluso io, sono rimasti dispiaciuti ma il calcio è anche questo. Forse qualcuno più di altri avrebbe meritato di chiudere la carriera a Roma. Agostino è stato quello che ci ha aiutato di più appena arrivati, era una persona difficile da prendere, molto chiusa, ma lui per noi era la Roma. Tutti i giorni. È stato il primo a trasmettere questo senso di appartenenza a tutti noi. Ci dava sempre dei consigli. Anche Conti e Pruzzo avevano sviluppato questo senso di appartenenza. Cosa mi disse Ancelotti il giorno del mio infortunio? Non ricordo le parole ma mi disse che sapeva cosa si provava. La squadra di calcio è un gruppo, una famiglia, 11 compagni di squadra sbattono qualsiasi muro e questo è utile per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo. Un solo anno con Aldair? Non era un granché (ride, ndr). Credo sia stato uno dei migliori“.

Ore 18.38 – Marisa Di Bartolomei: “Complimenti alla Roma. A proposito della Coppa dei Campioni, c’è quella pagina in cui Agostino dice che qui comincia tutto. È una cosa fondamentale, tutte le cose sono destinate a finire, ma allo stesso tempo ricominciano“.

Ore 18.30 – Luca Pelosi: “Ci si può identificare un bambino e un adulto. Ha delle immagini meravigliose, che tutti noi abbiamo visto, ma che si possono vedere da un’altra prospettiva, anche immagini che pensavi di avere in testa. È un libro sulla storia della Roma ma non è un libro storico. Inizia spiegando che la Roma non è nata, c’è sempre stata. La Roma è ogni volta che il cuore batte per la tua città, può avere una data di nascita? No. Può avere una data di fine? No. È una storia infinita. E come la storia infinita, nel momento clou il protagonista capisce che quello che sta leggendo in realtà lo sta anche scrivendo, lui stesso è protagonista di quello che sta accadendo. Sta cercando un nome, si sta chiedendo che nome ha la cosa che vive. Spero tanto che qualcuno, leggendolo, possa provare una sensazione molto simile. La storia della Roma non la fanno solo quelli che la stanno facendo, ma l’abbiamo fatta, la scriveremo sempre tutti“.

Ore 18.20 – Mauro Baldissoni: “La storia della Roma viene fatta tutti i giorni. Questo per noi è un momento particolare perche abbiamo aggiornato una parte di storia. Da quando è arrivata la nuova proprietà stiamo lavorando ad un archivio storico. Da qualche anno stiamo lavorando per raccontare la storia della Roma. Siamo estremamente orgogliosi che ora questo archivio storico sia stato messo su carta. La Roma è una fede, una parte di tutti noi. È una sorta di famiglia e lo sarà per sempre“.

Ore 18.15 – Inizia la presentazione.

Ore 18.13 – Aldair è stato intercettato dai cronisti presenti. Queste le sue parole:

Che cos’è per te la Roma?
Amore, passione. Chi non la ama la odia, la Roma è la Roma.

Come sta giocando Jesus?
Lo sto seguendo da parecchi anni, dal Brasile e anche da quando è in Italia. Sta facendo molto bene a Roma con Di Francesco.

La Roma in Champions contro lo Shakhtar, ce la farà a passare?
Voglio vedere, manca così tanto, ci sono tante partite da giocare e bisogna cercare di arrivare il più in forma possibile. Mancano veramente tante partite. La Roma adesso deve pensare al campionato, Coppa Italia. Il sorteggio è andato abbastanza bene.

Come vedi Totti da dirigente?
Sempre bene. Penso che non si può giocare tutta la vita. Lui ha scelto di fare il dirigente e sono contento. E’ chiaro che adesso servirà un po’ di esperienza, è il primo anno, è un altro mondo anche se è sempre calcio.

Impressioni su Di Francesco?
Mi piaceva già dal Sassuolo, non è una sorpresa quello che sta facendo adesso, niente da dire. Vedevo come giocava l’anno scorso quindi è tutto normale. Penso che la squadra non è arrivata al punto che vuole lui, serve un altro po’ di lavoro perché non è facile in sei mesi. Ha iniziato molto bene.

E’ pronto per un grande palcoscenico come la Champions?
La Roma deve vedere il campionato, manca ancora tanto. Bisogna arrivare in forma in quel periodo. Adesso abbiamo campionato e Coppa Italia, dobbiamo pensare a questi.

La Roma ritirò la tua maglia. Ritireresti la 10 o qualcuno merita di indossarla?
Non so chi la può mettere la maglia di Francesco. Sarà un peso ma prima o poi qualcuno la deve mettere, deve decidere la società.

Simone Burioni

Champions League, dopo 7 anni sarà ancora Roma contro Shakhtar

Gianluca Notari – Sono andati in scena a Nyon i sorteggi per gli ottavi di Champions League. Fortunate, ma non fortunatissime, le italiane: la Juventus, prima estratta dall’urna, ha pescato il Tottenham, mentre la Roma, dopo 7 anni, ritrova lo Shakhtar Donetsk. Non la peggiore combinazione possibile, per carità, ma l’attenzione verso un avversario abituato a solcare i campi europei dovrà essere massima.

IL PRECEDENTE – Per i giallorossi, l’ultimo ricordo legato agli ucraini non è dei migliori. In occasione degli ottavi di Champions della stagione 2010-2011, la squadra allenata da Ranieri perse per 3-2 il match di andata all’Olimpico, perdendo anche la seguente gara di ritorno con un secco 3 a 0, quando in panchina sedeva però Vincenzo Montella. Rispetto a quel doppio confronto, però, è cambiato tutto: quanto per lo Shakhtar che per i capitolini.

SHAKHTAR – Gli ucraini hanno dato continuità al loro progetto di ibridazione della squadra, proseguendo ad importare talenti dal Brasile, la cui colonia in maglia neroarancio è ormai da anni una costante. Furono proprio i brasiliani, nel 2011, a dare il colpo di grazia alla Roma: dei 6 gol complessivi segnati dai minatori, ben 5 portavano firma verdeoro. Willian, Jadson, Douglas Costa, Eduardo e Luiz Adriano segnarono una rete ciascuno tra il match di andata e quello di ritorno, oltre al gol del difensore ceco Hubschmann. Oggi, nonostante alcuni di quei giocatori lì abbiano preso strade dorate verso i grandi club europei, lo Shakhtar Donetsk continua a ballare samba e a bere mate. Oggi, infatti, la squadra continua ad avere un alta concentrazione di brasiliani in squadra: 8, per la precisione.
Quello che tra di loro si è messo più in mostra è senza dubbio Fred, il metronomo di centrocampo scuola Internacional di Porto Alegre che tanto piace a Guardiola. Quest’ultimo, secondo i rumors, avrebbe già pronta per lui un’offerta monstre di 70 milioni di euro. Non male. Ma non è l’unico degno di nota.

La forza della squadra di Fonseca è senza dubbio nel reparto offensivo, e anche qui, guarda un po’, si parla portoghese. Specialmente sugli esterni: Marlos e Bernard sono infatti i titolari che giocano, rispettivamente, alla destra e alla sinistra del puntero Ferreyra. No, lui è argentino.
Per il primo dei due i riflettori del grande calcio si sono accesi tardi. Nonostante sia un classe ’88, fino al 2012 Marlos giocava in Brasile, con la maglia del Coritiba prima e del San Paolo poi. Dopodiché la chiamata dall’Ucraina, precisamente dal Metalist. In maglia gialloblù due anni e tante buone prestazioni, che gli valgono il passaggio allo Shakhtar per 8 milioni di euro, nell’estate del 2014.
Diverso invece il discorso per Bernard. Una carriera vissuta da predestinato, quella del classe ’92, quando con la maglia dell’Atletico Mineiro attirava su di sé gli sguardi di tutti i maggiori club europei. Eppure, nonostante l’enorme attenzione attorno al suo nome, nel 2013 lo Shakhtar Donetsk lo strappa alla concorrenza con un’offerta da 25 milioni di euro. E’ insieme a Fred la punta di diamante di questa squadra: destro di piede, è solito giocare partendo dalla sinistra per poi rientrare e tentare il dribbling e il tiro in porta. Alto un metro e 64 appena, fa della sua leggiadrìa fisica la sua arma migliore: funambolico e rapido, con la palla al piede è difficile da stoppare, visto l’enorme tasso tecnico di cui è dotato.

IL CONFRONTO – Senza dubbio, quelli che si giocheranno il 21 febbraio ed il 13 marzo saranno due incontri equilibrati, tra due squadre con tanti difetti quante virtù. La Roma di Di Francesco, se forse difetta rispetto agli avversari nel tasso qualitativo della fase d’attacco, può vantare una solidità nel reparto difensivo garantita dalle prodezze di Alisson oltre che alla provata affidabilità della coppia di centrali. Cosa che invece manca agli uomini di Fonseca: Pyatov, storico portiere dello Shakhtar, è sempre stato individuato come il punto debole della squadra, confermando spesso le diffidenze nei suoi confronti con prestazioni tutt’altro che memorabili. Un’altra pecca della difesa degli ucraini è probabilmente la velocità: se questa è in un certo qual modo garantita dagli esterni bassi Butko (o Dodò) ed Ismaily, lo stesso non si può dire di Ordets e Rakitsky. Quest’ultimo, però, vanta una notevole qualità tecnica in fase d’impostazione, che gli permette di essere il vero regista basso della squadra, vista la propensione del compagno di squadra Fred a muoversi liberamente in tutto il campo, dicordando un po’ il lavoro che svolge Gundogan nel City di Guardiola (coincidenze?).

PROSPETTIVE – Lo Shakhtar Doentsk non è certamente cliente migliore da poter incontrare. In questa edizione di Champions League ha vinto in casa 3 partite su 3 (Feyenoord, Napoli e City – anche se quest’ultimo era già qualificato), concedendo però ben 9 gol: una media di 1,5 a partita, un dato decisamente positivo per una squadra in grado di sapersi difendere bene come la Roma. In conclusione, la sensazione che rimane è quella di una qualificazione alla portata dei giallorossi: un punteggio non troppo negativo al Metalist Stadium di Charkiv sarebbe un’ottima notizia, avendo la consapevolezza poi di potersi giocare il tutto per tutto in casa, in uno Stadio Olimpico che sogna di tornare a vivere importanti notti d’Europa.

Gianluca Notari

La qualificazione in pugno!

Margherita Bellecca – Archiviata la Champions League, con la qualificazione agli ottavi di finale, la Roma deve mantenere alta la concentrazione visto che domenica, alle 12.30, farà visita al Chievo Verona al Bentegodi, uno dei campi più insidiosi della Serie A. La squadra di Maran viaggia tranquilla a metà classifica, a quota 20 punti, mentre i giallorossi sono in piena corsa per lo Scudetto.

Di Francesco, che dovrà rinunciare ancora a De Rossi per squalifica, affiderà le chiavi della Roma a Gonalons che sarà supportato da Nainggolan ed uno tra Strootman e Pellegrini, col romano in vantaggio per le fatiche di coppa dell’olandese, in netta crescita rispetto all’ultimo periodo. Nessuna novità in difesa con Alisson in porta, Florenzi, ancora favorito su Peres, a destra, Manolas e Fazio al centro e Kolarov a sinistra. Emerson, invece, con ogni probabilità dovrà aspettare la Coppa Italia per esordire dal primo minuto. Dove ci saranno sorprese è in attacco perché Perotti, fresco di rinnovo fino al 2021, non vedrà il suo partner Dzeko che avrà un meritato turno di riposo dopo aver giocato tutte le partite. A fare da punto di riferimento probabilmente sarà Patrik Schick, all’esordio da titolare. Col ceco e l’argentino occhio a Gerson anche se El Shaarawy mantiene qualche punto di vantaggio. Più defilato Under.

Maran, che ha conquistato 11 punti in casa sui 20 fatti dal Chievo, dovrà fare a meno di Castro, mentre sono in dubbio Hetemaj e Pucciarelli. I gialloblù saranno guidati dalla sapiente mente di Birsa che si appoggerà ad Inglese. L’attaccante ha già segnato alla Roma e quest’anno è a quota 6 gol, che gli sono valsi il trasferimento anticipato al Napoli a gennaio. Da decidere il partner d’attacco con Meggiorni che si gioca una maglia da titolare con Pellissier. A centrocampo, con Birsa, ci saranno Cacciatore, Radovanovic, Bastien e Depaoli mentre la difesa a tre sarà composta da Gamberini, Tomovic, e Gobbi.

Roma e Chievo si sono affrontate 32 volte col bilancio nettamente a favore dei giallorossi, 17 vittorie a 3. L’ultimo successo dei clivensi è datato 7 maggio 2013 quando all’Olimpico decise Thereau allo scadere. Capitolini padroni anche al Bentegodi essendo in vantaggio negli scontri diretti per 6 a 1. Più equilibrata la sfida tra Di Francesco e Maran che si sono incontrati 11 volte, con 3 successi a testa e 5 pareggi.

Per la Roma è una partita da non sbagliare perché la giornata di Serie A propone anche Juventus-Inter, sabato alle 20.45, e Napoli-Fiorentina, domenica alle 15. Il girone d’andata volge al termine e la lotta al vertice è sempre più intensa ed ogni minimo dettaglio può fare la differenza tra il sogno e l’incubo.

Importante non festeggiare troppo

Lavinia Colasanto – Archiviata la Champions League, con la qualificazione agli ottavi di finale, la Roma deve mantenere alta la concentrazione visto che domenica, alle 12.30, farà visita al Chievo Verona al Bentegodi, uno dei campi più insidiosi della Serie A. La squadra di Maran viaggia tranquilla a metà classifica, a quota 20 punti, mentre i giallorossi sono in piena corsa per lo Scudetto.

Di Francesco, che dovrà rinunciare ancora a De Rossi per squalifica, affiderà le chiavi della Roma a Gonalons che sarà supportato da Nainggolan ed uno tra Strootman e Pellegrini, col romano in vantaggio per le fatiche di coppa dell’olandese, in netta crescita rispetto all’ultimo periodo. Nessuna novità in difesa con Alisson in porta, Florenzi, ancora favorito su Peres, a destra, Manolas e Fazio al centro e Kolarov a sinistra. Emerson, invece, con ogni probabilità dovrà aspettare la Coppa Italia per esordire dal primo minuto. Dove ci saranno sorprese è in attacco perché Perotti, fresco di rinnovo fino al 2021, non vedrà il suo partner Dzeko che avrà un meritato turno di riposo dopo aver giocato tutte le partite. A fare da punto di riferimento probabilmente sarà Patrik Schick, all’esordio da titolare. Col ceco e l’argentino occhio a Gerson anche se El Shaarawy mantiene qualche punto di vantaggio. Più defilato Under.

Maran, che ha conquistato 11 punti in casa sui 20 fatti dal Chievo, dovrà fare a meno di Castro, mentre sono in dubbio Hetemaj e Pucciarelli. I gialloblù saranno guidati dalla sapiente mente di Birsa che si appoggerà ad Inglese. L’attaccante ha già segnato alla Roma e quest’anno è a quota 6 gol, che gli sono valsi il trasferimento anticipato al Napoli a gennaio. Da decidere il partner d’attacco con Meggiorni che si gioca una maglia da titolare con Pellissier. A centrocampo, con Birsa, ci saranno Cacciatore, Radovanovic, Bastien e Depaoli mentre la difesa a tre sarà composta da Gamberini, Tomovic, e Gobbi.

Roma e Chievo si sono affrontate 32 volte col bilancio nettamente a favore dei giallorossi, 17 vittorie a 3. L’ultimo successo dei clivensi è datato 7 maggio 2013 quando all’Olimpico decise Thereau allo scadere. Capitolini padroni anche al Bentegodi essendo in vantaggio negli scontri diretti per 6 a 1. Più equilibrata la sfida tra Di Francesco e Maran che si sono incontrati 11 volte, con 3 successi a testa e 5 pareggi.

Per la Roma è una partita da non sbagliare perché la giornata di Serie A propone anche Juventus-Inter, sabato alle 20.45, e Napoli-Fiorentina, domenica alle 15.

Il girone d’andata volge al termine e la lotta al vertice è sempre più intensa ed ogni minimo dettaglio può fare la differenza tra il sogno e l’incubo.

Lavinia Colasanto

Ad un passo dalla qualificazione

Margherita Bellecca – E’ l’ultima partita della fase a gironi della Champions League per la Roma che allo Stadio Olimpico sfida il Qarabag, alle 20.45 nel martedì europeo. I giallorossi si presentano nel migliore dei modi al match avendo vinto contro la Spal per 3-1. Seconda nel girone, a quota 8 punti, e ad un passo dalla qualificazione agli ottavi, è questa la situazione della squadra di Eusebio Di Francesco a cui basterà battere gli azeri per avere il pass al turno successivo, altrimenti dovrà aspettare il risultato di Chelsea-Atletico Madrid. Il Qarabag, invece, è già eliminato e non ha nessuna possibilità di accedere all’Europa League.

I padroni di casa si presentano alla decisiva partita con tutti gli effettivi eccezion fatta di Karsdorp e Defrel, alle prese con i rispettivi infortuni. A differenza del campionato ci sarà Daniele De Rossi a prendere per mano la squadra schierandosi davanti alla difesa e facendo reparto con Nainggolan e Strootman. Di Francesco, quindi, si affida ai senatori per non sbagliare componendo la difesa con Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov, a protezione di Alisson. In attacco, forse, l’unico dubbio dell’abruzzese perché Schick potrebbe essere la grande sorpresa dopo i 25 minuti giocati contro la Spal. A rischiare è Perotti che è alle prese con un’infiammazione al ginocchio. L’argentino è comunque favorito sull’attaccante ceco. Sarà uno sprint a due mentre gli altri posti sono assegnati ad El Shaarawy, 4 gol e 2 assist nelle ultime 7 partite, e a Dzeko, tornato a timbrare il cartellino dopo un digiuno in campionato di due mesi.

Il Qarabag non verrà in vacanza ma cercherà di mettere in difficoltà la Roma, come fatto nelle due partite contro l’Atletico Madrid, quelle che stanno permettendo ai giallorossi di prenotare un posto in Paradiso. Il match dell’andata ha fatto drizzare le orecchie a Di Francesco perché anche gli azeri dispongono di giocatori di qualità, come Ndlovu. Mister Gurbanov, però, dovrà rinunciare a tre quarti della difesa titolare visto che non ci saranno Sadygov, squalificato, Agolli e Huseynov, infortunati. L’assenza veramente pesante, però, sarà quella di Pedro Henrique, che ha segnato nella partita d’andata, anch’esso squalificato. Dopo questa partita il Qarabag, almeno per quest’anno, saluterà l’Europa e lo vorrà fare cercando una vera e propria impresa.

L’unico precedente tra le due squadre è quello di settembre quando la Roma si impose a Baku per 2-1 grazie alle reti di Manolas e Dzeko, correndo, però, qualche rischio di troppo. Brutto viatico, invece, per il Qarabag contro le italiane viste le 0 vittorie su 5 partite. Il bilancio si completa con un pareggio e 4 sconfitte.

Unica pecca di una giornata che potrebbe essere trionfale è il pubblico che non sarà quello delle grandi occasioni. Tanti fattori non aiutano le persone ad andare allo stadio ma quelli che ci saranno potranno dare una spinta ulteriore alla Roma per passare il turno ed entrare nell’Olimpo dei grandi.

Margherita Bellecca

Frongia: “Stadio della Roma? Andiamo avanti e realizziamolo. Siamo stati noi a risolvere molti dei problemi che erano stati posti”

David Moresco – Daniele Frongia, assessore allo Sport, Politiche Giovanili e Grandi Eventi dell’amministrazione Raggi, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla redazione di Pagine Romaniste. Intercettato a margine dell’evento “Una stella per Marta“, evento dedicata alla studentessa Marta Russo, il pentastellato ha risposto alle domande riguardanti il progetto sullo Stadio della Roma, arrivato oramai alla sua decisiva approvazione. Queste le sue parole:

Quanta soddisfazione c’è nel vedere un’epopea come quella dello Stadio della Roma giungere finalmente al termine?
Abbiamo tenuto la barra dritta, come detto più volte da parte nostra propendevamo sempre per una conclusione positiva di questa Conferenza di Servizi. Ricordiamo tutti i pareri positivi, abbiamo risolto moltissimi problemi che erano stati posti, poi risolti brillantemente dai nostri uffici, dai nostri assessori competenti e naturalmente dalla sindaca che ha coordinato il lavoro.

C’è ancora l’incognita del Ponte di Traiano: come si risolverà la questione?
Noi abbiamo risolto molti problemi di nostra competenza. Io sono ottimista sul fatto, se anche le altre istituzioni lo vorranno troveremo la soluzione anche su questo.

L’intervento del ministro Lotti, con la telefonata al ministro dei Trasporti Delrio, ha sbloccato la situazione oppure si sarebbe conclusa in modo positivo ugualmente?
A me sembra una cosa costruita, del tutto avulsa dall’iter previsto dalla legge, cioè la Conferenza dei Servizi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, quindi le ricostruzioni che dicono che un intervento dall’esterno abbia risolto la situazione mi sembrano fuori dal contesto. Detto questo, noi teniamo alla collaborazione tra le varie istituzioni: Regione e Governo ci aiutino, andiamo avanti nella stessa direzione. Non c’è un colore politico sullo stadio, andiamo avanti e realizziamolo.

La Conferenza riprenderà martedì?
Questo dovete chiederlo all’assessore all’Urbanistica Montuori che coordina i lavori, io non partecipo alla Conferenza dei Servizi. Non so la data.

Se la Conferenza dovesse concludersi in maniera positiva, a quando la prima pietra?
Prima facciamola finire, poi daremo le date. Non saranno date che sembrano promesse politiche, ma saranno date concrete.

David Moresco

Montuori: «Lo Stadio della Roma si farà! Ponte di Traiano? Migliora l’accessibilità, ma servono atti formali»

David Moresco – Siamo arrivati finalmente alla conclusione dell‘epopea dello Stadio della Roma. Lunedì e martedì prossimo si chiuderà la Conferenza dei Servizi. Le prescrizioni, come quelle di Città Metropolitana, sono state sciolte grazie ad alcuni incontri privati e si va dritto verso l’approvazione del progetto. In occasione dell’evento presso la Quasar Design University, durante la giornata di incontro “Orizzonti del Novecento Europeo”, noi della redazione di Pagine Romaniste abbiamo incontrato l’Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Luca Montuori, che ci ha parlato non solo delle ultime novità sulla futura casa giallorossa, ma anche dei suoi gusti artistici e architettonici. Ecco le sue dichiarazioni a PR:

Finalmente lo Stadio della Roma. Possiamo dirlo ad alta voce?
Per quanto riguarda noi sì. Abbiamo lavorato a questa revisione del precedente progetto, che aveva incontrato tanti ostacoli e che era stato bloccato dalla Conferenza dei Servizi. Abbiamo lavorato alla revisione, che rispecchia le linee che abbiamo dato. Per quanto riguarda noi lo Stadio si fa, però c’è una Conferenza dei Servizi che decide, però ci sono quattro pareri, tutti favorevoli, possiamo dire: lo Stadio si fa.

Quanto può dare lo Stadio della Roma alla Capitale ed al movimento calcistico nazionale?
Ci siamo preoccupati di vari aspetti. Primo, che potesse dare il più possibile alla città, allargando il sistema dell’interesse pubblico all’intero quadrante: prolungando al massimo il sistema infrastrutturale, collegando parti di città, ad oggi molto distanti per tempi di percorrenza. Speriamo che alla città possa dare il massimo. Quanto darà in termini al calcio? Io ho una visione sul rapporto tra calcio, politica, stati nazionali e così via. E’ tutto un sistema atipico, nel quale il calcio gioca un ruolo molto importante, rispetto ad anni fa. Non è iniziata oggi, ma potrà dare molto perché oramai le squadre non sono solo persone che giocano a pallone, ma veri e propri sistemi economici. La squadra con lo stadio di proprietà è un sistema economico che ha più valore e quindi si pone sul mercato in maniera diversa ed è importante. L’interesse per la prima applicazione della Legge sugli Stadi è perché si vuole dimostrare che funziona e che altre squadre possano seguire le orme della Roma e costruire con questo sistema lo stadio di proprietà. L’importante è sempre che le città mettano il beneficio pubblico come prima cosa e che queste operazioni devono essere guidate nel massimo interesse pubblico, facendo l’interesse sia della città, ma anche degli investitori privati.

Come riprenderà la prossima Conferenza dei Servizi?
C’è il Rappresentante Unico di Roma Capitale che si siederà al tavolo. In questi giorni si sono svolti incontri tecnici per sciogliere gli ultimi dubbi: la Città Metropolitana ha risolto le sue questioni ed il suo parere diventa favorevole, sciogliendo le prescrizioni che aveva posto precedentemente. Si è data l’immagine di contrasti tra persone, ma queste stanno normalmente al tavolo insieme, si conoscono da anni e lavorano tranquillamente insieme a diversi progetti.

Vi dà fastidio che passi l’idea che una telefonata del Ministro Lotti abbia sbloccato un lavoro che voi fate da mesi?
Noi abbiamo lavorato a questa soluzione da mesi e la Conferenza dei Servizi riguarda questo progetto. Poi c’è un intervento da parte di un Ministro, che per ora è una telefonata e che si dovrà concretizzare in atti, che siano conformi alle norme. Come ben si sa, la Legge sugli Stadi prevede che l’equilibrio economico finanziario sia trovato all’interno dell’operazione, così come noi abbiamo fatto. Nel momento in cui tutto questo si placherà in un’unica soluzione noi saremo contenti. Tutto ciò che migliora l’accessibilità a quel quadrante per noi è positivo.

Ci può spiegare cosa sta accadendo attorno al Ponte di Traiano?
Quando è stata fatta la precedente delibera, il Ponte dei Congressi non era stato finanziato, quindi, per raggiungere l’equilibrio dell’interesse pubblico, era stato necessario garantire un’accessibilità all’area e quindi realizzare un ponte. Quando noi abbiamo preso in mano il progetto, non abbiamo fatto altro che lavorare sul solco di quella delibera, perché altrimenti avremmo dovuto ricominciare la procedura e avevamo sul tavolo degli elementi nuovi che aggravavano la situazione: il vincolo idrogeologico e tutta un’altra serie di cose. Avevamo anche degli elementi che, invece, la alleggerivano. Non approfittare dell’alleggerimento non avrebbe rispettato l’interesse pubblico. Ci dobbiamo ricordare che dare diritti edificatori ai privati è a carico dei cittadini. La possibilità di conferire diritti edificatori è facoltà delle amministrazioni. L’idea del costo zero è sbagliata, quella roba costava un intervento che appesantiva quel quadrante. Noi riteniamo che, all’interno di quella situazione, il Ponte dei Congressi svolgeva la funzione di alleggerimento del traffico ed abbiamo deciso di ridurre le cubature e dare meno diritti edificatori, per avere un equilibrio, che la stessa legge sugli stadi richiede, cioè che vengano fatti quei pochi interventi che permettano di mantenere l’equilibrio economico finanziario. Riteniamo di aver rimesso in equilibrio questa anomalia.

Se durante gli scavi si dovesse trovare un reparto archeologico, che cosa succederà?
Questa volta la risposta è seria, non lo so (ride, ndr).

Secondo lei qual è l’eredità del Novecento?
Secondo me l’eredità del Novecento è la particolarità della modernità italiana. Cioè l’apporto che l’Italia ha saputo dare al momento della modernità nel trovare una propria strada nella relazione con il proprio passato o con la storia, ma non con il passato della retorica. Scusate ma lo dico subito perché altrimenti nasce il problema della retorica nel ventennio. Con il passato nel senso con il paesaggio, con alcuni archetipi o con alcune modalità di relazionarsi con il territorio, che in alcuni posti in Europa non erano il linguaggio della modernità. Io penso ad architetti come Alberto Libera, come lo stesso Giuseppe Terragni, che è sempre stato celebrato per la perfezione della sua modernità. C’è chi lo ha riletto, penso a Franco Purini, che ci ha sempre spiegato come la casa del fascino di Covre in realtà fosse la rilettura della griglia della città romana riportata su un prospetto di un’opera moderna appunto.

Se dovesse scegliere uno dei cinque periodi del Novecento lei, a livello architettonico, quale sceglierebbe?
Se parliamo dell’Italia devo dire che non mi è mai piaciuto l’idea delle correnti o della divisione in periodi. Ho sempre visto la storia come un sistema che va sincronicamente a prendersi dei pezzi che preferisce e li rimette insieme in un altro calderone. Quindi non saprei dire un momento particolare. Anzi per me proprio il rapporto con la storia sta nella possibilità di mettere un edificio del 1920 insieme ad uno del 1350. Cioè di poter mettere il Rinascimento Fiorentino con la capacità di ridurre la superficie e la grafica con Giuseppe Vaccaro e quindi con Venturi. Mi interessa questa capacità di saper leggere attraverso la storia, senza mai chiuderla che è uno dei rischi di chi ha sempre opposto il futurismo al razionalismo. L’errore è stato quello di chiudersi in una interpretazione ideologica e politica. E’ chiaro che il futurismo ha una sua cifra stilistica, è un suo problema estetico anche se ha altri tipi di architettura. Mi piace pensare però che la bottiglia di Boccioni sia un oggetto che ha influenzato tante architetture. Penso anche a Frangheri. Credo che tutta vada letto in questa chiave.

Lei è romano. C’è un edificio o un monumento di Roma che le piace in maniera particolare?
Allora come monumento, prendendo la definizione così prendo tempo (ride, ndr), secondo me dobbiamo escludere gli edifici, perché in quel caso allora potremmo estenderlo anche a problemi urbani come una strada o ad un intervento, prima di diventare assessore mi ero messo a studiare tutto il problema legato a via Giulia come è nata nel rapporto tra politica e realizzazione urbana. Però se dovessi pensare ad un monumento come luogo che mi piace particolarmente, nel termine più tradizionale del termine, è Piazza del Quirinale e quindi la Fontana dei Dioscuri.

David Moresco