Strootman, cuore giallorosso: l’olandese vuole restare a Roma

(Keivan Karimi) – Secondo molti la sua cessione in estate non sarebbe stata così dolorosa, almeno non quanto quella di Radja Nainggolan, ma ormai Kevin Strootman è un pezzo di cuore della città capitolina ed in particolare della A.S.Roma; il centrocampista olandese, in giallorosso dal 2013, è legatissimo alla Roma, club che lo ha aspettato e aiutato nel lungo recupero dopo le ben tre operazioni al ginocchio che gli hanno praticamente fatto perdere 2 stagioni e mezza di carriera.

Per le leggi del mercato la Roma, qualora arrivasse una proposta da 25-30 milioni di euro anche per Strootman, sarebbe pronta a valutare e magari anche ad accettarla. Ma la volontà dell’olandese è chiara: il classe ’90 vuole restare nella capitale, a casa sua, dove si trova benissimo e si sente uno dei leader assoluti. Difficile per un calciatore di nazionalità ‘orange’ inserirsi subito in un contesto diverso come quello italiano, ma per personalità e carattere Strootman c’è riuscito subito, diventando l’idolo della Sud in pochi mesi. Oggi non sarà il campione tutto muscoli e cervello di qualche anno fa, prima degli infortuni, ma il suo attaccamento alla maglia è commovente. Giusto dunque ripartire anche dalla verve e dalla grinta del buon Kevin.

 

Ziyech e Vrsaljko: Monchi prepara il doppio colpo di luglio

(Keivan Karimi) – Il riposo del d.s.; Monchi dopo un giugno di fuoco, che ha visto la sua Roma completare nove operazioni in entrata e almeno tre in uscita tra cui quella faticosissima per Nainggolan, si sta godendo il meritato relax per qualche giorno nella sua Andalusia in compagnia di amici e familiari.

Ma luglio non sarà un mese tenero per il direttore giallorosso che sembra avere già cominciato a fare sul serio per due colpi che completerebbero la rosa della Roma. Secondo la stampa marocchina sarebbe infatti vicinissimo l’acquisto di Hakim Ziyech dall’Ajax: accordo trovato per 30 milioni più bonus e quinquennale pronto a circa 2.5 milioni netti per il fantasista, che andrà a rinforzare in qualità e tecnica l’attacco di Di Francesco.

Nome più insolito ma, secondo la stampa spagnola molto concreto, quello del croato Sime Vrsaljko: Monchi avrebbe fatto partire i negoziati con l’Atletico Madrid per il duttile terzino, che potrebbe anche andare a sostituire Alessandor Florenzi nell’economia della rosa nel caso in cui l’esterno della Roma non trovasse l’accordo per il rinnovo. Due nomi dunque da tenere d’occhio.

 

Alisson ha deciso: no al Chelsea, si muoverà solo per il Real Madrid

(Keivan Karimi) – Sirene inglesi da giorni suonano per Alisson Becker. Il portiere della Roma, impegnato al Mondiale con la Nazionale brasiliana, piace infatti molto al Chelsea, che potrebbe puntare forte sul numero 1 giallorosso mettendo da parte il belga Courtois. Gli inglesi sarebbero pronti addirittura ad alzare l’offerta per il cartellino fino a 70 milioni di euro.

Ma Alisson ha preso già la sua decisione: non gradisce l’ipotesi Chelsea, decidendo così di lasciare Roma soltanto in caso di accordo con il Real Madrid. Quella spagnola resta la prima e unica scelta del portiere, che si trova molto bene in giallorosso e sarebbe pronto a fare le valigie solo in caso di chiamata reale delle ‘merengues’. Al momento però il Real non sembra disposto ad arrivare ai 70 milioni più bonus chiesti dalla Roma per lasciar partire Alisson.

 

Ziyech si avvicina alla Roma: sicuro l’addio all’Ajax

(Keivan Karimi) – Potrebbe essere Hakim Ziyech il decimo colpo dell’estate della Roma da parte del d.s. Monchi; quella del marocchino in realtà è una vecchia pista, visto che il numero 10 dell’Ajax sembra ormai propenso a virare per l’addio al club olandese. Ziyech infatti, come ammesso nei giorni scorsi dal suo allenatore Ten Haag, avrebbe già un principio di accordo con una squadra internazionale e dunque non avrebbe intenzione di restare all’Ajax.

La Roma è la società in pole per ingaggiarlo e tale volontà di Ziyech sembra poter agevolare anche la trattativa per il suo cartellino: l’Ajax ha già abbassato le pretese da 45 a 35 milioni di euro, i giallorossi nel mese di luglio proveranno a stringere ancor di più la corda e ad arrivare ad un’operazione al massimo da 30 milioni compresi i bonus. Ziyech, ora in vacanza post-Mondiali, a breve metterà tutti a conoscenza riguardo alle sue scelte future.

Florenzi-Roma, fumata grigia per il rinnovo

(Keivan Karimi) – Ancora niente di fatto per il rinnovo contrattuale di Alessandro Florenzi con la Roma; come scrive oggi Piero Torri sulle pagine de Il Romanista, il terzino classe ’91 e la società con cui gioca praticamente da sempre non hanno ancora un accordo per prolungare il contratto che scadrà il 30 giugno 2019, esattamente tra un anno.

Le buone notizie però, che filtrano da Trigoria, parlano di una Roma pronta ad aumentare la sua offerta, passando dai 2.5 milioni ad almeno 3 milioni netti più bonus per cinque anni, mentre Florenzi ed il suo agente Alessandro Lucci finora hanno chiesto sempre almeno 4 milioni di parte fissa. Inoltre il calciatore nativo di Vitinia non ha ancora fatto intendere la volontà di lasciare Roma, visto che avrebbe rifiutato una vecchia proposta della Juventus e non ha preso per ora in considerazione l’ipotesi Inter, dove Luciano Spalletti lo accoglierebbe a braccia aperte.

 

Monchi scatenato: ecco la formazione della Roma 2018-2019 dopo i suoi nove colpi (FOTO)

(Keivan Karimi)Monchi scatenato; il d.s. della Roma non è rimasto mai con le mani in mano dalla fine dello scorso campionato ad oggi; il dirigente spagnolo ha infatti già operato con ben 9 colpi in entrata, acquisti che sono stati finora ‘compensati’ dalle sole cessioni di Radja Nainggolan, Lukasz Skorupski e il giovane Marco Tumminello.

Una Roma dunque non rivoluzionata bensì rafforzata e ringiovanita, con 9 acquisti tra ingaggi a titolo definitivo, prestiti onerosi e contropartite tecniche che, ad oggi, rendono completa e ricca di scelte la rosa di Eusebio Di Francesco; finora Monchi ha portato nella capitale un secondo portiere (Mirante), un centrale alternativo (Marcano), un centrocampista incursore (Cristante), un fantasista di livello internazionale (Pastore), due talenti di cui si parla un gran bene (Kluivert e Coric), un terzino duttile (Santon) e altri giovani calciatori che potrebbero essere girati altrove per fare esperienza (Bianda e Zaniolo).

Ecco come sarebbe oggi la sua Roma 2018-2019:

Il percorso della Roma in Champions League

Margherita Bellecca – Un percorso straordinario e incredibile quello fatto dalla Roma in Champions League. I giallorossi hanno vinto il girone con Chelsea, Atletico Madrid e Qarabag, quando erano dati da tutti per spacciati. Hanno superato l’ostacolo Shakhtar dopo aver perso nel grande freddo dell’Ucraina. Poi eliminato i campionissimi del Barcellona con una partita da incorniciare all’Olimpico ed infine si sono arresi soltanto al 94’ del match contro il Liverpool dopo aver combattuto su ogni pallone.

Splendido l’apporto dei tifosi che hanno seguito i ragazzi anche a migliaia di chilometri da casa come per la trasferta di Baku. Sono stati presenti tra le mura amiche, quasi 62mila sugli spalti in semifinale e record d’incasso, con oltre 5 milioni e mezzo di euro, che fa sorridere Pallotta. Dzeko è stato il trascinatore. 8 gol nella competizione, nessuno come lui nella storia della Roma. Mattatore della partita di Londra con una doppietta da brividi. Decisivo negli ottavi di finale e leader nei quarti quando si è caricato la squadra sulle spalle al Camp Nou e all’Olimpico. Non si è arreso nemmeno in semifinale dopo che ha fatto a sportellate contro i giganti Van Dijk e Lovren. E pensare che a gennaio è stato ad un passo da lasciare la Roma proprio sul più bello.

Chi non era sul mercato e ha giocato una Champions maiuscola è El Shaarawy. Eroe della partita casalinga contro il Chelsea con un gol da paura ed un altro di astuzia. Il palo colpito contro il Liverpool è ancora lì che appare come un incubo nelle menti dei tifosi romanisti. Sono tanti, troppi, i legni colpiti dai giallorossi in questa stagione. Sfortuna che ha tolto punti in campionato e sogni in Champions. Da incubo anche gli arbitraggi avuti dai ragazzi di Eusebio Di Francesco. Prima Makkelie che non ha concesso due rigori enormi alla Roma a Barcellona, e poi Skomina che non ha visto un muro da pallavolo di Alexander-Arnold su tiro di El Shaarawy, e che ha fermato Dzeko, steso in area da Karius, per un fuorigioco inesistente. Episodi che condannano i capitolini ad uscire in semifinale.

Potevano dare di più Schick ed Under, che hanno peccato di esperienza, e Gonalons, uno abituato a questi palcoscenici. Restano lo stesso le prodezze nel girone, il colpo di testa di Perotti, il piedone di Dzeko che si allunga e batte Pyatov, gli autogol di De Rossi e Manolas e poi il rigore del Capitano e la capocciata del greco. Resta la leadership di Dzeko e Kolarov, la sicurezza e miracoli di Alisson. Resta da ringraziare una squadra che ci ha fatto sognare e scorrere dei brividi lungo la schiena. Ci vediamo presto Champions League!

 

Margherita Bellecca

Nainggolan, tutto quello che si può volere da un giocatore

Margherita Bellecca – Il più chiacchierato, come un attore di Hollywood, il più folle, come solo una star può essere, forse il giocatore più forte della Roma: è Radja Nainggolan. Nato ad Anversa il 4 maggio del 1988 il Ninja è uno dei più rappresentativi della rosa giallorossa e sta vivendo la sua maturità proprio nella Capitale. Per il centrocampista questa è stata una stagione di transizione, di un nuovo cambiamento: da trequartista, come era con Spalletti, al ritorno al ruolo di mezzala con Di Francesco. Sono diminuiti i gol, da 14 a 6 in stagione, soltanto 4 in campionato, ma aumentati gli assist, da 7 a 11. Più rifinitore e meno goleador Radja che comunque non ha mai fatto mancare il suo apporto fisico alla squadra.

Incontrista, regista e tutto quello che si può volere da un giocatore. Nainggolan è un tuttocampista che dove lo metti gioca e lo fa bene anche se non mancano, e non sono mancate quest’anno, le polemiche. Da scandalo il video di capodanno dove si è mostrato in condizioni non perfette con tanto di bestemmie che hanno creato scalpore. Risultato? Esclusione dalla partita contro l’Atalanta, dove la Roma è uscita sconfitta, e nazionale sempre più lontana. I Mondiali sono alle porte e il numero 4 è tutt’altro che sicuro di far parte della spedizione di Martinez.

E’ stato un gennaio freddo quello che ha trascorso il belga visto che è stato rincorso anche dalle voci di mercato che lo volevano in Cina. 50-55 milioni di euro potevano arrivare nelle casse della Roma, ma alla fine, come spesso accade, erano soltanto spifferi incontrollati. Quando è stato bene ha fatto la differenza, impossibile non ricordare il derby d’andata dove ha spaccato porta e partita con una rasoiata dalla distanza. Stesso tiro contro il Crotone dove ha chiuso un match che si poteva complicare. Uguale a Ferrara contro la SPAL, complice il piede malandrino di Schick.

Nainggolan ha forse faticato di più in Champions League dove si è visto soltanto nelle battute finali. Protagonista in negativo ed in positivo nel ritorno della semifinale contro il Liverpool dove ha regalato il gol del vantaggio a Manè e poi realizzato una doppietta con due botte, una dalla distanza e una dal dischetto. La sua stagione è finita con una settimana di anticipo per il rosso rimediato contro la Juventus con cui rischia ancor di più la presenza in Russia. Genio e sregolatezza, follia e testa. Il Ninja è questo prendere o lasciare. La Roma prende, i tifosi anche perché con i suoi atteggiamenti spavaldi è diventato uno degli idoli del popolo giallorosso e uno dei leader della squadra. Un giocatore così è sempre meglio averlo che darlo a qualche altra squadra. Una certezza per il presente e per il futuro, Radja continuerà a combattere per questa maglia.

 

Margherita Bellecca

Calciomercato Roma, ufficiale l’arrivo di Marcano. Svincolato, contratto fino al 2021

Gianluca Notari – Il calciomercato non è ancora ufficialmente iniziato, ma i movimenti tra i club sono già entrati nel vivo. La Roma, sempre molto attiva con il suo direttore sportivo Monchi, ha infatti già ufficializzato Ivan Marcano:Il Club rende noto di aver raggiunto con il difensore un accordo per le prossime tre stagioni sportive con rinnovo automatico, condizionato al verificarsi di determinate situazioni sportive, per un’ulteriore stagione“, si legge sul sito del club capitolino.

Marcano è cresciuto nel Racing Santander, per poi giocare in patria con Getafe e Villarreal. Poi le esperienze all’estero con Olympiakos, con il quale vince due campionati e una Supercoppa di Grecia, poi Rubin Kazan, con il quale ha vinto anche la Supercoppa di Russia, fino all’approdo, nel 2014, al Porto. Qui il centrale classe ’87 diventa presto uno dei leader dei Dragões, arrivando a vincere anche il camponato lusitano nella stagione 2017/2018. L’esperienza in Portogallo si chiude quindi con la bellezza di 157 presenze, di cui 28 in Champions League, mettendo a segno ben 14 reti. “Sono molto felice di essere qui perché la Roma è un grande Società che sta lavorando molto bene, seguendo un progetto sportivo ben definito. Credo inoltre che la filosofia di gioco della squadra si sposi bene con le mie caratteristiche” ha dichiarato Marcano, il quale – salvo sorprese – comporrà insieme a Manolas, Fazio e Juan Jesus un pacchetto di centrali difensivi di assoluta affidabilità. Per lo spagnolo, che arriva da svincolato, un contratto da circa 2 milioni a stagione.

Con l’ingaggio di Marcano arriva un calciatore che arricchirà la rosa della Roma con le sue qualità, le sue doti atletiche e la sua esperienza internazionale. Gli auguro le migliori fortune“. Queste le parole di Monchi rilasciate al sito del club, che mette dunque a segno il secondo colpo di questa sessione di mercato dopo quello di Ante Corìc, centrocampista classe 1997 prelevato dalla Dinamo Zagabria.

Gianluca Notari

Premio Bearzot, Di Francesco: “Vincere vuol dire anche cambiare mentalità”

Simone Burioni – Come ogni anno, alla fine della stagione sportiva viene assegnato il ‘Premio Bearzot‘, riconoscimento promosso da US Acli in collaborazione con la Figc. Quest’anno, il premio è stato assegnato all’allenatore della Roma Eusebio Di Francesco, presente oggi al Salone d’Onore del Coni; assieme a lui, il direttore generale della squadra giallorossa, Mauro Baldissoni. Oltre a loro, presenti numerosi volti noti dello sport, come il numero 1 della Figc, Roberto Fabbricini, il presidente del CONI Giovanni Malagò, Giancarlo Abete, Ubaldo Righetti, il presidente dell’AIA Marcello Nicchi ed il presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri. Oltre al ‘Premio Bearzot‘, sarà presentato per la prima volta anche il premio dedicato a Stefano Farina, l’arbitro scomparso nel maggio del 2017. A ritirarlo, come miglior arbitro emergente, Fabio Maresca.

LIVE 

Ore 13:40 – Prima lasciare il Salone d’Onore del Coni Di Francesco si scatta della foto con i bambini presenti.

Ore 13:15 – Bel gesto di Di Francesco. L’allenatore della Roma infatti dona l’assegno ricevuto al Bambin Gesù. Queste le sue parole:

Ho scelto il Bambin Gesù di Palidoro per devolvere l’assegno. Al di là che ci sono stati pochi giorni fa, ed è stata una bellissima esperienza. E’ un vero piacere aiutare il Bambin Gesù che rappresenta un fiore all’occhiello della nostra città. Ringrazio un po’ tutti senza citare nessuno in particolare perché non mi piace indicare. Dico solo che nel calcio esiste la squadra e non il singolo“.

Ore 12:45 – Eusebio Di Francesco riceve il Premio Bearzot. Queste le sue parole:

C’è stato un po’ di scetticismo all’inizio?
Sì l’ho avvertito è normale ma fa parte del gioco: la capacità, l’equilibrio, rimanere sereni e consapevoli di quali sono le proprie capacità, i propri mezzi e cercare di trasferire in un ambiente, ed in particolar modo in una squadra, il tuo pensiero che non è solo di calcio, perché oggi abbiamo parlato anche di uomini. E credo che questo premio, al di là dell’aspetto tecnico, credo che in Italia ci siano tanti grandi allenatori: la nostra forza deve essere quella di mantenere costantemente in un gruppo una mentalità, un modo di fare ed una serietà che alla lunga ci porta ad avere risultati importanti. Dico che alla fine non si è vinto niente, ma da mio punto di vista vincere non è solo portare a casa dei trofei ma già riuscire a cambiare un qualcosa all’interno di un contesto, deve essere un piccolo successo che poi, un domani, mi auguro possa venire anche in campo.

Che voti dai alla Roma in campionato e in Europa?
In Europa straordinario anche se quando si arriva in semifinale l’ambizione quella di ambire a qualcosa di più importante. Non dico che c’è mancato qualcosina, ma specialmente quella mezz’ora di Liverpool ci ha tolto quella grande soddisfazione che avremmo potuto avere. Abbiamo dimostrato di poter competere e di poter battere anche il Liverpool. Questo dispiace, anche se i ragazzi, anzi tutti abbiamo cercato di dare il nostro meglio e abbiamo trascinando un ambiente, creando un entusiasmo che ancora mi vengono i brividi a rivedere le immagini. Sarebbe stato bello stare a Kiev, avrei voluto prendere questo premio prima di andare a Kiev. Nel campionato abbiamo avuto momenti di difficoltà, ma dico sempre che a me non piace guardarmi indietro e che bisogna guardare avanti, e dico che anche nei momenti di difficoltà c’è una crescita, e vale per me, per i miei ragazzi e vale per l’ambiente che tengo a tutelare principalmente che è Trigoria.

Visto che lì è presente anche Baldissoni, avete fissato l’appuntamento per rinnovare il contratto?
E’ l’ultimo dei problemi per quanto mi riguarda anche se sono convinto che troveremo con grandissima facilità un accordo. Nello stesso tempo ho ancora un altro anno di contratto. Non ne abbiamo neanche parlato, lo può confermare anche il direttore, quello che è importante è capire cosa dobbiamo fare per migliorarci per il bene della Roma, che non è solo il campo, ma cercare di cresce e migliorare insieme. Questo è l’obiettivo. Per il contratto vedremo più avanti.

Interviene Baldissoni: “Con Eusebio parliamo di cose molto più importanti del suo contratto, parliamo di cosa occorre fare per continuare a crescere e abbiamo idee molto analoghe. Visto che ne parliamo insieme è scontato che vogliamo continuare insieme”.

A Baldissoni: Tutte le squadre italiane devono crescere, altrimenti la Juve vincerà lo scudetto per altri 20 anni…
Tutto il calcio italiano dovrebbe crescere. C’è tanto da fare per riportare il calcio italiano dove deve stare, più avanti di altre leghe europee. Per quanto ci riguarda, il percorso iniziato – che non è solo quello in campo ma è anche quello fuori – è chiaro ed evidente, puntiamo al mondo, ad un calcio globale, sia per quanto riguarda i calciatori sia attirare partner pubblicitari che consentono poi di poter mettere in campo i calciatori migliori che sono quelli che fanno divertire la gente. Noi continueremo a farlo, sperando di riuscirci sempre meglio e siamo convinti di continuare con Eusebio. Il percorso fatto in Europa è quello che ha dato più luce e risalto alla squadra e alla società. In certi contesti bisogna presentarsi sapendo di essere protagonisti, indipendentemente da quelle che sono le differenze di potenzialità e le aspettative. L’atteggiamento dimostrato dalla squadra è quello che ha consentito di arrivare in semifinale, ed il primo merito è del nostro allenatore.

Che significa allenare la Roma?
Sicuramente è un motivo di grande orgoglio, si fa questo lavoro per cercare di ambire a qualcosa di importante. Il mio desiderio principale era quello di poter allenare la Roma, ci sono riuscito, ora devo essere bravo a tenermi il posto.

Rispetto all’esperienza che ha avuto a Roma da calciatore, ha trovato cambiato l’ambiente romano da quando era giocatore? Ed il gap che dovete colmare, riguarda più la mentalità o è più un aspetto tecnico, tattico e di giocatori?
Il gap è sicuramente un po’ per tutte e due le cose. La mentalità è una cosa che oggi coltivi e poi abbandoni, si costruisce con la continuità. Parlavamo prima di gesti tecnici: la ripetitività di ciò che si fa è fondamentale. Essere inchiodati ad un pensiero ed il riportarlo costantemente e quotidianamente è fondamentale. E’ come a casa con i figli, che si dimenticano ciò che tu hai provato ad insegnare e portare come mentalità. Allora avere un comportamento importante e ricreare un senso di appartenenza con i tifosi, che secondo me poteva essere un po’ svanito. Invece ricreare questo sentimento con i tifosi e avvicinarsi a loro – perché il tifoso vive del contatto con i propri idoli. Magari prima esisteva con maggiore facilità, adesso diventa una cosa un po’ rara. Per quello invito sempre i miei ragazzi a condividere con la gente anche una fotografia perché devono essere solo felici di farla, perché un domani quando non glie la chiederanno più sarà il problema più grande.

Lei per chi avrebbe votato?
Sicuramente Inzaghi, anche se è la sua squadra è la prima avversaria della Roma, ha fatto un grande lavoro. Al di là dell’aspetto tecnico, penso sia stato bravissimo nella gestione del gruppo. Principalmente perché io vengo, tra virgolette, da una squadra di provincia e quindi da esperienze differenti, che sono secondo me fondamentali e formativi per poi gestire al meglio un gruppo e un ambiente. Credo che abbia fatto un grandissimo lavoro e lo metto insieme a Giampiero Gasperini che è stato eccezionale con l’Atalanta per quello che ha fatto e per quello che ha portato in Europa. Si avvicina alla nostra mentalità aggressiva, al desiderio fare la partita, al desiderio di essere aggressivi, di non essere attendisti: quello è un po’ il mio calcio, a me non piace vedere le squadre che stanno in attesa o di prenderle o di darle. Mi piace andare a fare le partite e questo lo rivedo in alcuni allenatori che hanno questa mentalità.

Di Francesco commenta un video con i complimenti degli altri allenatori…
In Italia ci sono ottimi allenatori, ognuno cerca di esprimere un pensiero di calcio. In Italia ci sono tantissimi tifosi-allenatori che scelgono il loro beniamino ma ogni tecnico deve avere il proprio pensiero.

Fai più complimenti a Allegri o Sarri?
Allegri ha fatto qualcosa di straordinario, perché non è mai facile vincere in maniera così consecutiva, dominare e arrivare in finale, meritando secondo me anche la semifinale di Champions per come era andata la gara contro il Real Madrid. Per quello ha fatto un percorso straordinario, con un pensiero ed un modo di vedere il calcio diverso da Sarri. Io mi avvicino un pochino più a Sarri nel modo di mettere la squadra in campo e ad Allegri nella gestione del gruppo. Non posso giudicare quello che fanno loro all’interno, ma ritengo che sia molto importante. Sono due grandissimi allenatori, con qualità differenti.

Qual è la chiave di volta per essere testimoni di coraggio, caparbietà e tenacia, valori per i quali è stato premiato?
Io credo che sul coraggio, quelli che sono gli allenatori, gli educatori, quelli che sono i miei colleghi, hanno tolto un po’ il desiderio dell’1 contro 1, del dribblare e infondere in ogni calciatore il desiderio di superare l’avversario. Credo che questo tipo di calciatore faccia la differenza. La mentalità, al di là delle qualità tecniche – perché là dove vedi la forza, la capacità ed il coraggio di superare un avversario -, la dobbiamo infondere noi ai ragazzi, anche quando sbagliano. Perché la forza è quella di saper far capire principalmente quando, come e perché una cosa la si fa, ma nello stesso tempo devono aver la forza di saper sbagliare. Quando si fanno vedere le partite ai ragazzini io sto due minuti e me ne vado.

Perché?
Perché prima di tutto, il primo pensiero che c’è quando un ragazzo cerca di dribblare uno e perde palla viene subito richiamato dicendogli di buttare la palla. Questo non è coraggio, è paura. Questo non è il desiderio di incitare un ragazzo a cercare di migliorare o a riprovare un qualcosa di importante. Io dico sempre ai ragazzi di osare, questo è fondamentale. Allo stesso tempo la caparbietà, il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno, credere nei propri mezzi, cercare il lavoro duramente è fondamentale. Quello che mi dà fastidio nei ragazzini è che quando prendi un impegno, anche se è quello di giocare nell’oratorio, lo devi fare al massimo. Qualsiasi cosa faccio devo farla al meglio di me stesso, mentre spesso i ragazzini li vedi arrivare al campo per perdere un’ora di tempo perché non hanno voglia di stare a casa. Noi invece dobbiamo dare loro il valore dello sport, a tutti i livelli. Non significa solo a livello professionistico. La tenacia è quella di non mollare mai, e si lega anche a queste cose: nelle difficoltà bisogna saper combattere, passare attraverso momenti difficili, anche attraverso il sostegno della propria squadra e del proprio tecnico per cercare di poter arrivare ad ogni obiettivo, che significa prima di tutto crescita.

Come si fa ad essere un bravo educatore con i grandi campioni?
Mi ricollego innanzitutto al premio Bearzot e tenevo a dire che sono molto orgoglioso di riceverlo, perché Enzo Bearzot è uno dei miei ricordi adolescenziali. Avevo 13 anni e vedevo l’Italia nell’82, ed il primo pensiero che avevo – per l’entusiasmo che creava in me vedere le partite, vedere le vittorie – erano l’entusiasmo e la serenità con cui le viveva Eno Bearzot, la serietà ed il modo in cui lo trasmetteva ai calciatori, ce l’ho ancore in testa ed è tutt’ora per me di grande insegnamento. Il desiderio è quello di arrotolare una pallina di carta ed andare a lavorare fuori con gli amici, e questo è uno dei ricordi più belli, che si lega credo anche a questo premio, in ricordo di un grandissimo allenatore che ci ha fatto vivere delle notti straordinarie. Alla base c’è la famiglia e ci sono valori importanti che cerchi di trasmettere all’interno di una squadra e a te stesso. A volte ci metti un po’ più di tempo, a volte non riesci ad entrare, ma quando hai la tenacia, la forza, il desiderio e davanti ti trovi la disponibilità dei ragazzi sono convinto che alla lunga queste cose le riesci a trasmettere.

Sei stato prima team manager, poi direttore sportivo. Adesso che sei diventato allenatore sei diventato un po’ matto?
Ogni tanto bisogna diventarci, te lo assicuro, per cercare di spostare gli equilibri. Dipende un po’ dal contesto. Ho trovato il mio percorso, che è quello che dico sempre ai ragazzi. Nella vita poi si arriva sempre a cecare quello che si vuole. Quando ci si guarda sempre intorno si capisce dove si deve andare. Tornando alla famiglia, mio padre mi diceva sempre “Vai a giocare fuori, perché se rimani qui ti metto a lavorare”, perché noi avevamo un’attività. Così sono andato a giocare ad Empoli. E anche quando ho smesso mi ha sempre detto di prendere il patentino da allenatore: io gli dicevo “Sei matto?”, ma sono tutto un insieme di cose che alla lunga, con le persone giuste, al posto giusto e al momento giusto, possono essere di grande aiuto.

Alisson resta?
Sì, giusto.

Un pensiero su Mancini?
Sicuramente è lui a dover dare consigli a me per l’esperienza che ha. Credo che sia la scelta giusta e credo che la scelta sia stata di cuore che è la cosa più importante. Il consiglio lo do alla gente: basta guardare indietro, bisogna guardare avanti.

Ore 12:35 – Sale sul palco il presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri. Queste le sue parole:

Di Francesco, al di là delle scelte tecniche, si è trovato nella condizione di dover fare delle scelte di gestione. Eusebio ha tutta una storia dietro e credo che la scelta sia finita sull’uomo giusto quest’anno“.

Ore 12:30 – Prende la parola il numero uno della Figc Roberto Fabbricini. Queste le sue parole su DI Francesco:

Eusebio Di Francesco ha lavorato da una panchina di provincia ad una panchina molto importante. Ha fatto molto bene, ha fatto un percorso splendido in Europa e ha dimostrato delle qualità come tecnico. Ha una grande capacità di assemblare bene gli aspetti offensivi e difensivi della squadra. Anche la Roma mi ha molto divertito. Il premio ad Eusebio è stato dato con quasi l’unanimità“.

Ore 11:50 – Presso il Salone d’Onore del Coni arrivano Eusebio Di Francesco e Mauro Baldissoni, rispettivamente allenatore e direttore generale della Roma.

Simone Burioni