Di Francesco: “Roma, tante insidie a Bergamo. De Rossi è a disposizione”

(K.Karimi) – Alla vigilia di Atalanta-Roma, il tecnico giallorosso Eusebio Di Francesco ha incontrato i giornalisti nella consueta conferenza stampa pre-match. Queste le sue parole:

De Rossi è tornato in gruppo, come ha reagito? È a disposizione?

“Sono molto contento di come ha reagito, a differenza di Roma-Genoa, quando l’ho convocato per sostegno morale, in questo momento è a disposizione. Non ha i minuti nelle gambe, ma il ginocchio ha reagito abbastanza bene. Siamo soddisfatti”.

Quali sono le insidie di questa partita?

“Ho molta stima di Gasperini e della squadra che ha costruito, fisica, che sa quello che vuole, che si allena in un determinato modo. Le insidie sono tantissime, la bravura nostra deve essere avere la stessa fisicità e aggressività. Contro le grandi l’Atalanta ha sempre fatto bene, dobbiamo imporre il nostro gioco”.

Zaniolo a destra si potrà rivedere dall’inizio?

“Abbiamo avuto qualche problemino fisico con Florenzi e Pellegrini, la formazione è in bilico. Sono tutte opzioni valide, ma devo valutare. Anche Florenzi e Kluivert possono fare quel ruolo, Schick ha dimostrato di poter coesistere con Dzeko”.

A che punto è Dzeko?

“Questa settimana si è allenato veramente bene, sapendo che gli mancano un po’ di minuti. Penso che l’aspetto psicologico sia molto importante, un attaccante deve fare gol, ma lui è stato entusiasta e disponibile verso i compagni. Lui sa mandare i compagni in porta, è normale che debba far gol, sono convinto che lo farà presto”.

La Roma ha quattro diffidati, di cui tre a centrocampo: influirà sulle sue scelte?

“Cerco di non pensarci, mandando in campo la squadra più opportuna. Poi valuteremo”.

Karsdorp è pronto per fare tre partite di fila?

“Secondo me sì, anche perché c’è stata una settimana differente. Ha riposato un po’ di più visti i carichi. È in ballottaggio con Santon”.

L’Atalanta è un avversario per il quarto posto? L’Inter può essere risucchiata nel gruppo?

“Ovvio che dobbiamo cercare di arrivare quarti, per restare in Champions League. L’Inter ha un buon vantaggio, ma le gare vanno giocate. L’Atalanta è molto temibile, non ha le coppe, ha solo la Coppa Italia, lavorando costantemente fa paura. Ha tutte le carte in regola per poter ambire al quarto posto. È un ambiente particolare che ti permette di lavorare in un certo modo”.

Gasperini ha parlato dell’interesse per Mancini: che idea ha del calciatore?

“Puoi fare un’altra domanda. Non parlo di giocatori che non sono della Roma, specie in sede di mercato non è corretto, creerebbe situazioni non simpatiche. Sono molto corretto”.

Nzonzi è pronto per rientrare?
“Al di là del pressing, perché pressiamo anche noi, l’Atalanta è una squadra fisica e lui è un giocatore fisico. Si è allenato tutta la settimana, ha superato tutti i problemi”.

Ci saranno uscite sul mercato?

“Stiamo facendo valutazioni, è normale che tutte le parti debbano essere concordi. Faremo valutazioni in base alle esigenze dei calciatori, ma sono giocatori della Roma, con grande qualità, anche se hanno poco spazio, ce li teniamo stretti. Io mi devo preoccupare del campo, abbiamo tre partite molto importanti”.

Bisogna accettare il duello fisico o provare a spingere sulla qualità?

“Se guardiamo gli elementi che ha davanti, l’Atalanta ha qualità. È una delle squadre che effettua più dribbling, ha giocate importanti. È normale che dobbiamo mettere in campo la qualità, ma anche il fisico, bisogna sfruttare la bravura dei nostri ad andare in profondità. Anche loro faranno la stessa cosa, sarà una partita aperta in un terreno non facile”.

Roma, è Barrios il nome a sorpresa di fine gennaio?

(Keivan Karimi) – Il mercato di gennaio sta per concludersi. Di già? Sembra proprio di sì, visto che domani scatterà l’ultima settimana di trattative. La Roma ha fatto ben poco, ha mosso il minimo indispensabile, ha ritrovato il figliol prodigo Sadiq Umar e lo ha spedito al Perugia. Niente di più, anche se i tifosi si aspettavano un paio di colpi per tornare seriamente a guardare in alto.

Eppure c’è l’impressione che Monchi stia preparando il gran finale, un centrocampista centrale che possa far sì che la panchina romanista si allunghi e che gente come De Rossi, Nzonzi e compagnia possa recuperare le forze e non rincorrere i fantasmi dei rientri lampo. Il nome che potrebbe spezzare il digiuno del mercato in entrata giallorosso è quello di Wilmar Barrios, volante colombiano classe ’93, da tempo nel giro della sua Nazionale e perfetto per l’attuale 4-2-3-1 romanista.

Barrios è un calciatore tecnicamente valido del Boca Juniors e la Roma pare aver messo sul piatto la prima offerta concreta: prestito fino a giugno e riscatto fissato a 24 milioni di euro. Nelle prossime ore sono attesi sviluppi, ma sembra che Monchi abbia davvero individuato nel colombiano il colpo perfetto per la mediana, spiazzando tutti gli ‘esperti’ di rumors e trattative che avevano parlato di tutt’altri elementi.

Essere o non essere Walter Sabatini

Gianluca Notari – Chi ama un certo tipo di calcio, quello un po’ romantico, romanzesco e romanzato, non può non conoscere Paolo Sollier. Calciatore mediocre per sua stessa ammissione, in una chiacchierata di circa un annetto fa mi ha confessato di aver cenato, alla chiusura del mercato di gennaio del 2018, con il suo grande amico Walter Sabatini. A tal riguardo mi ha detto: «Il suo ruolo è enorme: ha dei poteri incredibili, ma anche tanti oneri. È a capo di un impero, io non ce la farei mai».
A quanto pare, anche il suo amico Walter non ha retto. O forse non ha voluto, ma cambia poco. Fatto sta che Sabatini, dopo neanche un anno da direttore sportivo del gruppo Suning (Inter e Jiangsu), ha mollato. Divergenze con la proprietà, si è detto. Che poi è la stessa cosa che si era detta a Roma con Pallotta e prima ancora a Palermo con Zamparini. Lavorare con l’ex patron rosanero non deve essere facile, ma neanche essere Walter Sabatini dev’essere la cosa più semplice del mondo.

Da quando ho visto il film di Spike Jonze “Being John Malkovich” mi sono sempre chiesto dentro la testa di chi volessi entrare e, per diverse volte, mi sono immaginato nella testa del ds umbro. Nei miei pensieri l’ho sempre immaginato come un cerbero a tre teste, ognuna di esse impegnata ad occuparsi di un lato della personalità sabatiniana, che dentro di me ho riassunto proprio in tre punti: giovani promesse – meglio se sudamericane; letteratura – meglio se politica; sigarette – meglio se Marlboro.

Parlare di una figura iconica come Walter Sabatini non è semplice. Non si sa da dove cominciare, e soprattutto dove il discorso possa finire – semmai esso possa davvero finire. Calciatore dalle buone doti tecniche e qualitative, i cronisti dell’epoca ne esaltavano il dribbling e l’estro. Ma per sua stessa ammissione, il ds Sabatini non avrebbe mai acquistato il calciatore Sabatini. «Non c’aveva voglia», mi confida Sollier. Negli spogliatoi Sabatini leggeva Dostoevskij, e nel tempo libero si occupava di politica. Non proprio i passatempi prediletti dai giocatori di calcio. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, inizia la sua carriera da direttore sportivo nella squadra che lo aveva lanciato tra i professionisti nel lontano 1975, il Perugia. Sei anni lì, poi il ruolo di coordinatore dei vivai alla Lazio, un altro paio di esperienze da ds per poi tornare a Formello, stavolta con il ruolo che tutt’oggi ricopre. Poi Palermo, Roma, Suning e ora Sampdoria.

Quando ho conosciuto Sabatini, la cosa che più ricordo è stata la dicotomia secondo la quale divide i bravi giocatori: «Di talento e talentuosi», disse. In verità, lì per lì non trovai molto senso a questa affermazione. Così, avvicinandomi con timore reverenziale, chiesi lumi a tal proposito. «I giocatori di talento sono tanti, tantissimi: per arrivare a certi livelli devi avere talento, per forza. Ma sono quelli talentuosi riescono a metterlo a frutto: sono quelli che fanno la differenza, quelli che ti fanno vincere».

Pensandoci su, immaginavo la gioia o la profonda delusione che un direttore sportivo può provare nel momento in cui ‘azzecca’ o ‘sbaglia’ un giocatore. E la risposta è stata: enorme. Enorme come lo stress di cui si fa carico, ed ecco spiegate le care Marlboro, gli enfisemi polmonari e il malore avuto ad ottobre scorso. Tutto ciò era probabilmente inevitabile: essendo un uomo passionale e appassionato, Sabatini dà l’impressione di viver male ogni trattativa. «Se ‘sbaglio’ Lamela smetto di fare il direttore sportivo» è solo una delle tante frasi-simbolo del mood sabatiniano: tutto o niente, bianco o nero, sì o no, retaggio dell’aderenza ad un’ideologia politica che non lascia spazio a fraintendimenti. Prendere o lasciare. Chi ingaggia Sabatini lo sa: si fa carico di tutte le sue idee, del suo essere diverso da tutto ciò che lo circonda, del suo essere unico nel suo genere. Un pesce fuor d’acqua, che non perde occasione di dimostrarlo. Le sue dichiarazioni a mezzo stampa sono spesso originali, così come il suo linguaggio del corpo. Sfrontato ed irriverente, ha eretto la plusvalenza ad unico credo in cui avere fede, ma per farlo ha bisogno di libertà d’azione. E probabilmente anche di caos, situazione-limite in cui si mostra pienamente a suo agio. Non è un caso infatti che i picchi della sua carriera siano stati in società meno organizzate rispetto a quelle appartenenti alle élite del calcio: Palermo, Lazio e la prima Roma statunitense, non certo modelli di società vincenti.

Non si parla di traguardi sportivi, ma di trading efficace: Pastore al Palermo, Kolarov e Lichsteiner alla Lazio, Manolas, Alisson e Marquinhos alla Roma. Questi sono solo alcuni dei nomi che Sabatini può mostrare con orgoglio come stelle al merito, ma non va dimenticato che, così come tutto il resto, anche le sue intuizioni di mercato sono un saliscendi continuo: Meghni, Talamoni, Uçan, Doumbia e Ibarbo sono ad esempio investimenti sbagliati, che club di medio calibro come i sopracitati hanno dovuto pagare caro, obbligati di volta in volta a sanguinose cessioni.

Non smetto di pensare mai al fatto che Sabatini possa vedere nel suo lavoro una certa forma di missione sociale: in un’intervista a La Repubblica, dice: «Noi alla fine facciamo del bene. Famiglie che non avrebbero da mangiare trovano un aiuto grazie al calcio. Gervinho, della Costa d’Avorio, a Roma aveva una famiglia mostruosa, manteneva 25 persone, in Africa è così, se uno ha soldi e successo si trascina dietro una comunità. Quando si parla di calcio tutti vedono malaffare, intrighi, sfruttamento, dove invece c’è solo un’opportunità di lavoro. C’è sempre un certo razzismo culturale: se arrivi alla Scala per studiare danza sei un artista promettente, che sfrutta un’occasione, se arrivi dal Ghana in Italia per giocare a pallone sei vittima di chissà quali abusi, mazzette e delinquenti». “Fare del bene”, “opportunità di lavoro”, “razzismo culturale”: è evidente, nell’uomo Walter Sabatini, una consapevolezza civica e sociale, certamente figlia di quell’impegno politico giovanile che stona terribilmente se messa in relazione al mondo del calcio globale e manageriale.

Ma forse è meglio così. Come detto Sabatini è questo, prendere o lasciare. L’impressione, infine, è che una figura come la sua sia indispensabile per il lato umano del calcio. Perché a far mercato pagando le clausole da 200 milioni son buoni tutti. È quando il bilancio deve essere portato in positivo, o quando il club viene da una stagione fallimentare, che si vede la stoffa dell’uomo prima e del direttore sportivo poi. E quella Sabatini ce l’ha di certo. E no: almeno quella, non è in vendita.

Gianluca Notari

SERIE A La Roma lotta e vince: 3-2 rocambolesco al Torino (VIDEO)

(K.Karimi) – Un inizio di girone di ritorno davvero pazzesco quello della Roma; la squadra di Di Francesco vince una gara rocambolesca, tra cambi di fronte clamorosi, contro un Torino combattivo. 3-2 il risultato dell’anticipo della 20.a giornata di campionato.

Un primo tempo perfetto quello giocato all’Olimpico dai giallorossi, che perdono subito Under per infortunio ma si rifanno sul campo: vantaggio segnato dal solito Nicolò Zaniolo, sempre più uomo squadra della Roma ‘verde’. Il suo gol in mischia spalanca le porte ai padroni di casa che raddoppiano con Kolarov su rigore, dopo un netto fallo di Sirigu su El Shaarawy.

Un palo di Iago Falque a fine primo tempo fa invece da preludio alla reazione orgogliosa del Toro nella ripresa: nel giro di 20′ i granata prima accorciano con Rincon poi pareggiano con Ansaldi, entrambi autori di gol da fuori area. Ma la Roma non si dispera e ricomincia a macinare gioco: il gol-vittoria arriva poco dopo con El Shaarawy, freddissimo in area su pallone servitogli da Pellegrini. Sofferenza e tanto spirito per i giallorossi, che chiudono gli spazi e riescono a mantenere il 3-2 fino al termine. In attesa dei match di Milan e Lazio di domani, la Roma è momentaneamente di nuovo al 4° posto in classifica.

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Roma-Torino 3-2. I giallorossi inciampano ma si rialzano, terza vittoria di fila in Serie A

Gianluca Notari – Non convince, ma vince la Roma che batte il Torino per 3-2. Gara complicata dall’inizio per i giallorossi, che dopo i primi minuti di sofferenza riescono però a mettere la testa fuori dalla propria metà campo. Poco dopo, in una delle prime azioni pericolose, arriva il gol di Nicolò Zaniolo: sugli sviluppi di una punizione calciata dalla trequarti da Kolarov, Fazio fa la sponda sul secondo palo per l’accorrente Zaniolo, ma il suo tiro è ribattuto da Sirigu. Ma il giovane centrocampista è lesto nell’andare sulla palla vagante, e dopo l’aggancio con la suola del piede destro, infila il portiere granata con un sinistro da terra che si infila sotto la traversa: 1-0 Roma. La squadra di Mazzarri accusa il colpo e comincia a sbandare: così, dopo una palla geniale di Karsdorp, El Shaarawy anticipa Sirigu che butta giù il classe ’92. Dal dischetto si presenta Kolarov, che prende la mira e batte l’ex PSG. Il primo tempo si conclude sul velluto per gli uomini di miste Di Francesco, che lasciano spazio anche ad alcuni preziosismi come il dribbling sulla trequarti di uno Zaniolo sugli scudi.

Ma come troppe volte accade, la Roma si trasforma e nel secondo tempo torna sul campo di gioco molle ed impacciata. Il Torino ne approfitta dopo pochi minuti e trova il gol con Rincòn, che sfrutta la ribattuta della difesa giallorossa dopo una conclusione del capitano granata, Andrea Belotti. I capitolini accusano il colpo e non riescono a ritrovare il filo del gioco, complice anche una pioggia torrenziale che si abbatte sullo Stadio Olimpico. Gli uomini di Mazzarri capiscono che il momento è propizio e si fiondano in avanti cercando il gol del pari, che non tarda ad arrivare: dopo una punizione dal limite di Ansaldi che sfiora il palo alla sinistra di Olsen, è lo stesso argentino a punire il portiere svedese con un sinistro da fuori, sul quale l’estremo difensore ex Copenaghen si fa trovare leggermente impreparato, complice anche la foresta attraverso cui sfila il pallone. La Roma però non si dà per vinta, in primis il suo allenatore: fuori uno spento Kluivert e dentro Patrik Schick, che dopo pochissimi minuti dal suo ingresso in campo riceve palla sulla destra, smista al centro per Pellegrini il quale serve una palla perfetta in verticale per El Shaarawy che segna e raggiunge quota 6 reti in campionato.

Il finale della partita non vede particolari momenti di interesse, con una Roma attenta e con la difesa sempre alta, che non permette al Torino di avvicinarsi troppo alla porta difesa da Olsen nonostante la trazione super-offensiva data dagli ingressi in campo di Zaza, Edera e Berenguer. La Roma vince quindi la terza vittoria di fila in Serie A, tante quante nelle ultime 10 partite del torneo. Per il Torino, invece, arriva la prima sconfitta in trasferta.

Gianluca Notari

Pellegrini: “Roma, 4° posto per forza. Mi piace giocare trequartista”

(Keivan Karimi) – Uno dei calciatori che possono trainare la Roma verso una seconda parte di stagione positiva è Lorenzo Pellegrini, letteralmente rinato dopo un inizio tutt’altro che semplice. L’ex Sassuolo, pupillo di mister Di Francesco, sta disputando un’ottima annata e ha rilasciato oggi alcune dichiarazioni tutt’altro che banali nell’intervista a Sky Sport:

“Il quarto posto non è a rischio perché nonostante le difficoltà nel girone d’andata siamo ancora lì e io sono fiducioso nei miei compagni. Sarebbe un’assurdità che la Roma non arrivi tra le prime quattro del campionato italiano. Abbiamo superato gli ottavi di Coppa Italia, c’è stata un’ottima atmosfera con i tifosi nonostante la partita con l’Entella non avesse un grande appeal. Il sogno? Ripeterei la semifinale di Champions perché l’atmosfera e la gioia di tifosi e familiari nel vedere la Roma che gioca la semifinale è stata grande, ma questa volta proverei ad arrivare in finale”.

Pellegrini ha poi parlato della sua posizione in campo: “Io sono a disposizione dell’allenatore per qualsiasi cosa vuole fare. Ho fatto il mediano con l’Entella nonostante penso sia il trequartista il ruolo in cui mi diverto di più e sono più libero di giocare. Per i miei compagni e per la mia squadra, però, farei anche il terzino. Il trequartista non deve pensare troppo alla tattica, il mediano, invece, ne ha più necessità perché deve farsi trovare a schermo della difesa per non far aprire buchi”.

Benvenuto Mazzarri!

Margherita Bellecca – Dopo un inizio anno povero di soddisfazioni, la Roma si appresta a vivere la seconda parte di stagione. I primi passi del 2019 sono stati incoraggianti, con l’approdo ai quarti di finale di Coppa Italia malgrado un test non molto probante. Adesso finalmente torna il campionato. All’Olimpico arriva il Torino di Mazzarri, che ha giocato il suo ultimo impegno del 2018 proprio nella capitale ma contro la Lazio.

Per riprendere il cammino in campionato e verso il quarto posto, Di Francesco si affida al 4-2-3-1, seppur con scelte ampiamente limitate. Olsen confermato in porta, mentre in difesa Manolas dovrà tornare a guidare la difesa insieme a Fazio per via dell’infortunio di Juan Jesus. Sugli esterni confermati Kolarov e Florenzi. A centrocampo si attendono i rientri di De Rossi e Nnzonzi. GIocheranno dunque Cristante e Pellegrini alle spalle di Zaniolo. Sugli esterni largo a Kluivert e Under. In attacco ci sarà da sciogliere il dubbio legato alla conferma di Schick o al ritorno al pieno titolo di Dzeko.

Il Torino è una squadra rocciosa e che punta all’annullamento del gioco degli avversari più che all’imposizione del suo calcio. Mazzarri punta dunque su Sirigu tra i pali, difeso da Djidji, Nkolou e Lyanco. A centrocampo, orfano di Metè, il tecnico granata punta su Lukic e Rincon e Ansaldi, con De Silvestri e Ola Aina; Davanti, a cercare di far male alla difesa romanista ci saranno l’ex Iago Falque, in gol all’andata annullato dal Var, e il gallo Belotti. Iniziare il 2019 come si è terminato il 2018 è l’unico modo che ha la Roma di poter scrollarsi di dosso le paure dei fantasmi del passato e tornare ad ambire a posizioni che, forse, a inizio anno erano state date per scontate. In più ci sono la Coppa Italia da onorare e una Champions League che può impreziosire la stagione. Buon 2019 a tutti.

 

Margherita Bellecca

Roma, il 2019 parte bene: poker all’Entella (VIDEO)

(Keivan Karimi) – Parte bene, almeno a livello di risultati, il 2019 della Roma. I giallorossi archiviano la pratica Virtus Entella senza troppi problemi, battendo la piccola compagine di Lega Pro per 4-0 negli ottavi di Coppa Italia. Un successo non sorprendente ma che sicuramente fa morale, soprattutto per alcune prove individuali odierne.

Di Francesco è costretto a fare turnover, rinunciando forzatamente a Florenzi, Manolas, Nzonzi, De Rossi e anche Perotti in extremis. I suoi comunque partono fortissimo: dopo venti secondi Patrik Schick, grande protagonista del match, segna di tacco su assist di Under indirizzando la gara in favore dei padroni di casa. Roma cinica ma non bella, che traballa a metà primo tempo contro un’Entella volenterosa ma imprecisa, capace però di sfiorare il pari con un tiro ravvicinato di Eramo troppo centrale. Al 45′ la Roma colpisce con Ivan Marcano, su assist di uno scatenato Schick.

Nella ripresa pratica chiusa ancora con Schick, che di sinistro chiude una splendida ripartenza in rete. La Roma gioca sul velluto e sfiora più volte il poker esaltando i riflessi del portiere veterano Paroni, trovandolo poi nel finale con Javier Pastore, ancora poco brillante ma autore dell’ultima rete. Un 4-0 che porta i giallorossi a sfidare a fine mese la Fiorentina per un quarto di finale tutto da vivere.

https://www.youtube.com/watch?v=aOMpyJqkqFo

Roma a caccia di un centrocampista: ecco la lista di Monchi

(K.Karimi – A.Papi) – De Rossi è ormai un infortunato cronico, Nzonzi si è fermato di recente. Pellegrini e Cristanteci hanno messo un po’ per carburare, Zaniolo è giovanissimo e di Coric per ora si son perse le tracce. Il centrocampo della Roma di oggi ha potenzialità ma anche tanti dubbi e carenze, in particolare manca un calciatore che sappia dettare ritmi e tempi di gioco, soprattutto dopo il forfait di capitan DDR.

Il direttore sportivo Monchi deve forzatamente rinforzare il reparto mediano già a gennaio, almeno secondo l’opinione generale ed univoca. Un rinforzo non tanto per rimpinzare la rosa, bensì un calciatore che possa colmare quel tassello mancante in mezzo al campo e che dia a mister Di Francesco più soluzioni per il girone di ritorno.

-I colpi ‘interni’ da Serie A-

Monchi segue diversi profili soprattutto nel campionato italiano; pare che la Roma si sia affacciata dalle parti di Torino per chiedere informazioni su Souhailo Meité, mediano tuttofare del Toro che viene valutato sui 18 milioni di euro. Ma per ora Urbano Cairo non molla la presa. Piacciono due centrocampisti del Bologna, nonostante gli emiliani viaggino in acque difficili: il regista cileno Erick Pulgar e la mezzala Alfred Donsah. Un metronomo ed un mediano più fisico, calciatori diversi ma entrambi utili sulla carta. C’è chi scommette che Monchi possa fare una capatina a Bergamo a breve: oltre a bloccare il difensore Mancini per giugno chiederà informazioni sull’olandese Maarten de Roon, 27enne olandese titolarissimo nello scacchiere dell’Atalanta. Da non sottovalutare la difficile ipotesi Amadou Diawara, regista guineano in uscita da Napoli. Infine occhi puntati anche sui talenti dell’Empoli: la Roma starebbe seguendo i giovanissimi Bennacer e Traoré, ma si tratterebbe di acquisti per la sessione estiva più che per l’immediato.

-Dalla Ligue 1 con furore-

Uno dei tornei europei che sforna il più alto numero di talenti è sicuramente quello francese. Monchi potrebbe pescare proprio in Ligue 1 il centrocampista giusto per la Roma: non a caso sul suo taccuino sono presenti due calciatori in forza al Lille, ovvero i brasiliano Thiago Maia e Thiago Mendes. Il primo è un estroso talento classe ’97 che sa giocare davanti alla difesa. Mediano più classico il secondo, 26enne fisicamente prestante. Dal Monaco potrebbe invece interessare Youri Tielemans, centrocampista duttile e dinamico di origine belga, l’ideale per dare qualità alla mediana giallorossa. Monchi può sfruttare il momento ‘no’ dei monegaschi e fiondarsi sull’ex Anderlecht. Infine dalla Francia arrivano indizi anche per Wylan Cyprien, roccioso centrocampista del Nizza.

-Gli altri ‘colpi’ internazionali-

Ben due Herrera possono finire seriamente sulla lista degli acquisti di Monchi: Hector Herrera, capitano del Porto e Ander Herrera, metronomo del Manchester United. Entrambi sono in scadenza di contratto e possono proporsi più come colpacci a parametro zero per giugno. In Bundesliga i giallorossi continuano a tener d’occhio Julian Weigl, regista del Borussia Dortmund che potrebbe chiedere la cessione per via dello scarso utilizzo recente, stesso vale per Johannes Geis, mediano di qualità ormai riserva nello Schalke 04. In Premier League invece la tentazione resta Leander Dendoncker, calciatore belga in prestito dall’Anderlecht che però ad oggi è stato smentito da Monchi come papabile colpo. Perché allora non pescare nella stracolma rosa del Tottenham, dove il kenyota Victor Wanyama potrebbe fare presto le valigie? Ma il calciatore ad oggi più vicino allo sbarco a Trigoria arriva dalla Turchia: Oguzhan Özyakup, centrocampista di origine olandese che gioca nel Besiktas. Monchi ha le mani sul suo cartellino e senza alternative valide potrebbe raggiungere entro fine mese il connazionale Ünder nella capitale.

Una Roma dai mille scenari

Margherita Bellecca – Che cosa sarebbe successo se? Abbiamo provato a immaginare quali scenari si sarebbero aperti se il 2018 della Roma fosse finito senza vittorie. Che cosa sarebbe successo se quella deviazione maldestra di Schick fosse rimbalzata un millimetro più in là? E se il ceco, a tu per tu con Consigli, avesse ancora una volta mancato l’appuntamento col gol? E se a Parma Olsen non fosse arrivato su quel tiro di Siligardi? Se Cristante non avesse deviato in testa quel corner al Tardini, la Roma sarebbe ancora in corsa per la Champions League? Forse sì, visto l’andamento lento delle principali concorrenti, ma il divario da colmare sarebbe stato ancora più ampio. E Di Francesco?

Probabilmente a quest’ora l’allenatore sarebbe stato messo alla porta con un arrivederci, grazie e un contratto ancora in corso di validità, mentre al suo posto staremmo parlando del ritorno su una panchina italiana per Paulo Sousa. O magari Laurent Blanc. Chissà. La verità, per fortuna sua e dei tifosi della Roma, è che 6 punti hanno permesso al tecnico di restare alla guida del timone giallorosso. Ma che Di Francesco resta? Un tecnico solidamente al comando o ancora in bilico e legato ai risultati ancora di più di quanto già non accada a qualsiasi allenatore? Le riserve sul futuro le scioglieranno le prossime tre partite, nelle quali la Roma può recuperare terreno sulla Lazio, chiamata a due imprese contro Juventus e Napoli, e rimontare anche sul Milan nello scontro diretto del prossimo 3 febbraio. Nei prossimi 20 giorni la Roma è chiamata a riaccendere la scintilla di un campionato che fin qui è stato a luci soffuse. Di tempo ce n’è ancora. L’importante è sfruttarlo al meglio. Senza indugi

 

Margherita Bellecca