La Roma di Ranieri stenta a decollare

(Jacopo Venturi) – La Roma di Claudio Ranieri parte ad handicap. È chiaro che non possano essere imputate tutte le colpe all’allenatore testaccino, che è subentrato a Di Francesco in una situazione, tecnica e ambientale, particolarmente complicata. Non sembra però che l’ex Leicester sia riuscito a dare nemmeno quella usuale scossa che solitamente imprimono gli allenatori che si siedono su una panchina a stagione in corso. Dopo tre punti non brillanti con l’Empoli è arrivata la sconfitta esterna con la Spal, alla quale è seguito il tonfo di ieri contro il Napoli. Tre partite sono ovviamente troppo poche per valutare l’operato di un tecnico, ma proprio l’ultima uscita ha lanciato segnali non incoraggianti. La Roma era partita male ma si era fortunosamente ripresa a fine primo tempo, chiudendo con la prima frazione con un insperato pareggio. Nella seconda parte di gara gli uomini di Ranieri avrebbero potuto sfruttare il vantaggio emotivo dato dal 1-1 in extremis, ma sono stati invece sopraffatti dal Napoli. Dei meriti vanno dati alla formazione partenopea, ma i giallorossi sono sembrati decisamente troppo fragili, troppo inclini a crollare di fronte alla prima difficoltà.  Ancora troppo simili a quelli di tre settimane fa, come forse è logico che sia. Ecco dunque che Ranieri dovrà lavorare ancora prima di poter vedere dei risultati; ma il tempo stringe, mancano 9 partite e la situazione di classifica si fa sempre più complicata.

(Jacopo Venturi)

Roma al capolinea! Il Napoli passeggia all’Olimpico: 4-1

(K.Karimi) – Il capolinea della stagione è definitivamente arrivato. La Roma non sa più vincere e fatica persino a pareggiare, come dimostra la batosta subita in casa con il Napoli. Un 4-1 in favore degli azzurri che passeggiano all’Olimpico senza neanche alzare i ritmi, ma approfittando di una squadra decisamente sotto tono e in crisi di identità.

Gli azzurri di Carlo Ancelotti partono subito alla grande: neanche 2 minuti e Milik imbeccato da Verdi protegge palla e beffa Olsen sul primo palo con un gran sinistro. Partenza shock dei giallorossi e partita già indirizzata in favore del Napoli, che per quasi tutto il primo tempo giocano in scioltezza e dominano gli avversari. Un solo episodio sembra riaprire il match per gli uomini di Ranieri: al 45′ Schick viene messo giù in area da Meret e guadagna un calcio di rigore, trasformato con freddezza da Perotti. 1-1 sorprendente all’intervallo, ma chi pensa che la gara possa vedere una Roma finalmente quadrata e in partita sbaglia di grosso.

Pronti, via e nella ripresa si presenta un copione già visto: al 4′ Callejon pesca Mertens sul secondo palo, Olsen buca la presa ed è 2-1 per il Napoli. Che stavolta non si fa rimontare, bensì punta a dilagare e ci riesce con i sigilli di Verdi e Younes, attaccanti di riserva che si esaltano nel soleggiato pomeriggio capitolino. La Roma si vede solo con una traversa colpita da Nzonzi nel finale, a risultato ormai compromesso. Super Napoli che mette il sigillo sul suo secondo posto in classifica, mentre i giallorossi sono in crisi nerissima: la sfida di mercoledì con la Fiorentina diventa una sorta di salvagente per l’intera stagione.

Ranieri anticipa Roma-Napoli: “Gruppo propositivo. Manolas, De Rossi e Kolarov vogliono giocare”

(K.Karimi) – Claudio Ranieri, tecnico della Roma, ha parlato in conferenza stampa in vista del match con il Napoli in programma domenica. Queste le parole dell’allenatore giallorosso:

Dopo la sosta come ha trovato la squadra?
Finalmente ho rivisto lo spogliatoio pieno, chi era stanco ha fatto soltanto massaggi e cure, oggi li ritrovo tutti in campo. Li ho visti belli propositivi, è la cosa più importante.

Domenica sfiderà Ancelotti…
Ritrovare Carlo è sempre un piacere, grande ex giocatore, grande allenatore, sono molto contento di salutarlo. Spero che sarà una partita positiva per noi.

Ha usato toni forti dopo Ferrara, che cosa si aspetta ora?
Naturalmente ho usato una comunicazione forte e mi aspetto una risposta forte, un allenatore non fa nulla per nulla. Mi aspetto cose importanti dai giocatori che giocano nella Roma, risposte di carattere e personalità.

Olsen giocherà?
Per me Robin è un buonissimo portiere, non sto mettendo in discussione la sua titolarità. Lo seguivo prima che venisse alla Roma. Ha la mia fiducia.

Che cosa possono dare De Rossi e Kolarov?
Sono due giocatori importanti, sono due pezzi da novanta di qualsiasi squadra. Sarebbe una grossa gioia per me, per la squadra e per i tifosi se dovessero esserci. Dovrò valutare bene le condizioni, stanno tornando tutti, ma non sono al 100%. Devo valutare bene le risorse a disposizione, a me non piace rischiare di perdere un giocatore per 3-4 partite, meglio fargliene saltare una. Valuterò bene ogni scelta, sperando di non portarli ad una fase critica.

Se lei riuscisse di arrivare in Champions con questa Roma sarebbe uno dei successi più grandi in carriera? El Shaarawy-Dzeko?
Io credo che questa squadra abbia le potenzialità per lottare per entrare in Champions. Le altre, davanti e dietro, spingono forte. Quindi mi auguro che i miei giocatori reagiscano forte alle avversità. Il fatto di El Shaarawy e Dzeko è uno scazzo normale che avviene in ogni famiglia, ora è tutto a posto. Va tutto bene.

Ha mai detto “Chi me l’ha fatto fare?”?
No, mai. La Roma l’ho sempre seguita, anche da lontano. Sapevo dove venivo, sapevo che era una situazione eccezionale, per cui mi sono messo al lavoro. Per cui spero che il mio lavoro dia i frutti.

Quanto sarà importante l’apporto dei tifosi?
Il rapporto tifosi-squadra a Roma è tutto. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. L’ho sempre detto e sempre pensato. Cambiano giocatori, allenatori, presidenti, ma il tifoso resta. Il tifoso resta sempre, il tifoso romanista è passionale. Lo dico sempre alla squadra: il tifoso a Roma vuole vedere che dai tutto sul campo, poi se sbagli viene accettato. Loro capiscono che stai dando tutto. I nostri tifosi sono la nostra arma in più, possono darci fiducia e consapevolezza nei nostri mezzi, quando c’è un errore il pubblico deve incoraggiare. Se il pubblico rumoreggia ai tuoi errori subisci un colpo, spero che i tifosi capiscano il momento psicologico della squadra e ci stiano dietro con fiducia e amore.

All’intervallo di Ferrara ha sostituito El Shaarawy dopo la lite con Dzeko, perché questa scelta? E’ stata una scelta tattica?
E’ stata solo una riflessione tattica, loro sono abituati a giocare col 4-3-3, in cui gli esterni fanno un lavoro diverso rispetto al 4-4-2. Avevo già parlato con El Shaarawy prima, gli avevo chiesto determinate cose come quarto di sinistra, non facendole e avendo già in mente di mettere Perotti, ho fatto questo cambio. Solo un cambio tattico, non riguarda la discussione che hanno avuto.

Quante possibilità ci sono che Manolas sia al centro della difesa?
Ho diversi giocatori che stanno rientrando, Kostas ancora non sta in gruppo con me, verrà oggi fuori. Ho la piacevole visione che tutti vogliono giocare e tutti vogliono esserci in questo momento di difficoltà. Questo è un buon motivo di soddisfazione. Non posso mettere tutti insieme tutti gli infortunati, ho solo tre cambi a disposizione e non voglio perderli per più tempo. Lui vuole giocare, già me l’ha detto, ma io devo valutare bene tutto. Tutti i difensori sono bravissimi, non ci sarebbero problemi per Fazio e Ivan (Marcano, ndr).

Come affronterete il Napoli? Si può chiedere qualche corsa in più ai giocatori offensivi?
Il Napoli è cambiato con Ancelotti, è molto più verticale e vanno subito al dunque mettendo la palla per gli attaccanti. Dobbiamo essere molto attenti tra le linee perché cercheranno di dare palla attraversando il nostro centrocampo. Pressare sì, ma si fa pressing quando hai 90 e passa minuti di pressing offensivo. Sennò bisogna stare attenti.

Quali sono gli elementi positivi a cui i tifosi possono appellarsi per questo finale di stagione?
Il tifoso della Roma è sempre positivo, per cui dopo ci resta male. Ci sono ottimi scontri nelle partite che restano, mi auguro che noi tifosi saremo fiduciosi e speranzosi e si riesca a raggiungere l’obiettivo che abbiamo posto.

Perché fa la conferenza due giorni prima della partita?
Per dirvi meno cose (ride, ndr). Preparare una partita non è uno scherzo, stando all’estero mi sono abituato a farla due giorni prima, ti puoi concentrare di più sulla squadra. So che siete comprensivi e vi ringrazio.

GGR

Monchi a cena con la dirigenza della Roma. Presenti Baldissoni, Massara e Balzaretti

(Jacopo Venturi) – Il rapporto tra la Roma e Monchi si è concluso ufficialmente qualche giorno fa, ma il suo rapporto con la dirigenza capitolina è tutt’altro che concluso. L’ex direttore sportivo giallorosso e la maggior parte della dirigenza dei capitolini si sono incontrati questa sera a cena al ristorante l’Isola d’Oro. All’incontro, conclusosi alle 23.25, oltre allo spagnolo, erano presenti il vicepresidente Mauro Baldissoni, il ds Frederic Massara, il dirigente Federico Balzaretti, il capo dello scouting Francesco Vallone e Massimo Tarantino, il responsabile del settore giovanile. Rimane dubbio il contenuto della conversazione, poiché Monchi ha lasciato il club giallorosso da pochissimo ed è insolito che un dirigente dimissionario si ritrovi dopo così poco tempo con i suoi ex colleghi. Che sia stata una questione di denaro, di chiarimenti o di future “collaborazioni” è certo però che non questa sera non sia andato in scena un riavvicinamento tra lo spagnolo e la Roma.

(Jacopo Venturi)

Una Roma sedotta e abbandonata

Margherita Bellecca – Sedotta e abbandonata. E’ così che Monchi lascia la Roma. A poco più di una settimana dalla rescissione con i giallorossi, il ds spagnolo torna a Siviglia. Salta tutto quindi con l’Arsenal, con Londra che sembrava il terreno adatto per sperimentare ed esportare il ruolo del direttore sportivo in una realtà da sempre restia a certe figure.

E’ durata soltanto un anno e mezzo la sua avventura alla Roma. Non abbastanza per lasciare un’impronta indelebile, ma sufficiente per convincere i tifosi, e come sembra anche a lui stesso, di aver sbagliato le scelte e la piazza nella quale operarle. Troppe le trattative dilatate nel tempo e sfumate all’ultimo (Mahrez prima e Malcom poi), troppi gli acquisti che non hanno reso come ci si sarebbe aspettato e per i quali si è speso tanto. Troppo facili le plusvalenze accumulate con quel parco giocatori messo sul mercato. Troppe anche le dichiarazioni alle quali non è seguito un risvolto pratico: “Qui non si vende, si vince!” una promessa disattesa dalla prima all’ultima parola.

Di Monchi resta il rammarico per ciò che sarebbe potut essere e che invece non è stato. Una delusione paragonabile al peggiore dei primi appuntamenti in una storia d’amore. Un ritorno il suo per certi versi inspiegabile, nell’unica realtà Evidentemente il richiamo del giardino di casa è troppo forte per dirgli di no. Il compito del prossimo direttore sportivo, al di là della figura che la dirigenza sceglierà, sarà quello di farsi carico del fallimento di Monchi e, con anche optando per scelte impopolari, riallestire le impalcature di un progetto iniziato con grandi annunci ma le cui fondamenta non sono state ancora costruire. Il ds spagnolo lascia una sola certezza nella capitale: la Roma può farcela benissimo anche senza di lui.

 

 

Margherita Bellecca

SPAL-Roma 2-1: le pagelle. Ranieri, la motivazione non basta. Nzonzi impalpalbile, da preservare i lampi di Zaniolo

(Jacopo Venturi) – La Roma perde la prima partita dal ritorno di Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa. I capitolini durante il corso della gara non sono quasi mai riusciti ad esprimere una chiara idea di gioco, diventando poco pericolosi negli ultimi metri. La difesa, oggi scesa in campo con l’inedita soluzione Karsdorp-Marcano-Fazio-Jesus, dimostra i soliti limiti evidenziati già nel corso della stagione e qualche scelta discutibile dell’arbitro Rocchi non basta a spiegare una sconfitta pesante in ottica quarto posto.

 Olsen 5.5 – Non ha particolari colpe sui gol, ma dà sempre l’impressione di non essere sicuro quando la palla transita dalle sue parti.
Karsdorp 4.5 – La sua partita non è brillante né nella fase offensiva né in quella difensiva ed è macchiata dall’errore sul gol dell’1-0 di Fares.
Fazio 5 – Una prestazione non al di sotto delle precedenti in questa stagione, ma questo non è un fatto positivo. Il centrale argentino rimane impreciso nei tempi delle uscite e delle giocate in diverse situazioni, pur senza commettere errori evidenti.
Marcano 6 – Un girone fa era un giocatore in confusione, anello debole di una difesa in difficoltà. Adesso il discorso sembra essersi invertito, con lo spagnolo miglior elemento di un reparto che continua a faticare, ma il risultato non è cambiato.
Juan Jesus 4.5 – Non incide in fase offensiva, in difficoltà costante quando deve difendere. A prescindere da chi lo punti, non tiene l’uno contro uno. La sua gara va giudicata in maniera ulteriormente negativa per il fallo da rigore, seppur non evidente, su Petagna.

Kluivert 5 – In un solo tempo in campo non entra mai in partita ed è spesso impreciso. I pochi spazi concessi dalla SPAL incidono sulla sua capacità di correre palla al piede che aveva acceso la manovra offensiva giallorossa contro l’Empoli.

Nzonzi 5 – Impalpabile. Il francese non riesce a incidere con giocate positive, ma non fa nessun danno. Non era comunque di certo questo il giocatore che serviva alla Roma a centrocampo per fare il salto di qualità.

Cristante 5.5 – Prestazione leggermente superiore a quella del compagno di reparto per intensità e ritmo, proponendosi anche in zona tiro negli ultimi minuti.

El Shaarawy 5.5 – La sua partita dura 45 minuti, nei quali non riesce ad essere concreto come nelle scorse partite. Il miglior marcatore della stagione della Roma sembrava però uno dei più attivi, avendo creato un paio di potenziali occasioni da rete.

Dzeko 5.5 – Partita nervosa quella del numero 9, che sembra soffrire ancora l’attacco a due punte. Da annotare però come si conquisti il rigore del provvisorio 1-1 e vada a un passo dal 2-2, fermato solo da un grande intervento di Viviano.

Schick 5 – Di sicuro l’atteggiamento dell’attaccante ceco è migliorato rispetto a qualche mese fa: pressing, aggressività sull’avversario e intensità.  Le giocate che hanno però convinto Monchi nell’estate del 2018 a puntare sul suo talento sono ormai una rarità.

Perotti 5.5 – Entra nel secondo tempo per fare quello che gli riesce meglio: trasformare in gol i calci di rigore. Oltre a questo però nella partita dell’argentino c’è poco altro.

Zaniolo 6 – Il suo ingresso è sembrata la mossa che avrebbe potuto far girare il match a favore degli uomini di Ranieri. La sua forza fisica e la sua imprevedibilità hanno subito dato nuova verve alla manovra giallorossa e la sua palla per Dzeko nell’occasione del rigore guadagnato dal bosniaco è di sicuro la giocata tecnicamente più importante della partita.

Santon s.v. – Entra nel finale al posto di Karsdorp senza incidere.

Ranieri 5 – È tornato a Roma per dare un’anima alla squadra, ma i risultati ancora non si vedono. I giallorossi non riescono ad esprimere un gioco convincente e sembrano spesso non sapere che cosa fare in campo. È presto per dire che il cambio di allenatore non abbia sortito gli effetti sperati, ma di certo non bastano le motivazioni invocate dal tecnico di Testaccio per invertire la rotta.

(Jacopo Venturi)

Nainggolan contro Monchi: “Via per colpa sua”. Ma è stata l’unica buona mossa del D.S.

(Keivan Karimi) – Domani c’è il derby Milan-Inter, il centrocampista nerazzurro Radja Nainggolan è in forte dubbio e probabilmente partirà al massimo dalla panchina. Ma lo stesso ex romanista è tornato a parlare del suo addio alla squadra giallorossa, forzato e quasi obbligato, dando ogni colpa al direttore sportivo Monchi che avrebbe deciso quasi autonomamente di mandarlo a giocare altrove.

“Se fossi rimasto a Roma sarebbe scoppiata una guerra mondiale ogni giorno – ha ammesso Nainggolan al portale belga Hln.be – Sono andato via per Monchi, con il quale ho avuto uno screzio e non si è comportato in modo professionale nei miei confronti. Se mi avesse detto che voleva cedermi in faccia lo avrei accettato senza problemi, invece ha mandato degli intermediari a trattarmi in Turchia a mia insaputa, quindi ho capito che Roma non era più il mio posto”.

Altra carne al fuoco per l’ormai ex DS romanista, ormai pronto a tornare a Siviglia. Ma in realtà la cessione di Nainggolan all’Inter in cambio di 24 milioni più i cartellini del disordinato Santon e della stella nascente Zaniolo è forse l’unica vera operazione riuscita a Monchi nella sua esperienza romanista. Quattro sessioni di mercato scellerate, negative, senza guizzi salvabili al 100%, ma la scelta di rinunciare all’indisciplinato e ormai stanco Nainggolan è stata decisamente azzeccata. Non a caso il belga all’Inter è una sorta di fantasma che ogni tanto fa parlare di sé più fuori che dentro al campo, mentre Zaniolo nella Roma di oggi è già un titolare e con una valutazione già vicina ai 50 milioni di euro. Ogni altra parola per ora è superflua.

Dalla Spal alla Spal

Margherita Bellecca – 20 Ottobre 2018. All’Olimpico arriva la Spal. Sembra un pomeriggio semplice per la Roma, ma non lo sarà. Petagna e Bonifazi stendono i giallorossi, incrinando la solidità del futuro di Di Francesco. Un girone dopo che cosa è cambiato? Praticamente tutto. La possibilità per lottare per lo scudetto probabilmente non c’è mai stata, ma già dai timidi inizi di stagione si è capito che non era questo l’anno per andare a usurpare il trono ai bianconeri. Non c’è più la Coppa Italia, sfumata in una tragica notte di fine gennaio sotto sette pesanti colpi per mano della Fiorentina.

Non c’è più la Champions League, persa ad Oporto per demeriti propri e altrui, specialmente della terna, quaterna o sestina arbitrale, neanche si sa più come chiamarla. Non c’è nemmeno la consolazione del derby, che poteva eliminare la Lazio dalla lista di rivali per un posto in Europa e che invece è stato perso malamente. Di conseguenza non c’è più Di Francesco, esonerato e sostituito dal rientrante Claudio Ranieri. 18 partite dopo quel Roma-Spal, della squadra in grado di piazzarsi tra le prime quattro d’Europa non è rimasto pressoché nulla. Se non qualche calciatore artefice di quell’impresa ma il cui futuro è ancora tutto da decidere. Neanche più il direttore sportivo, il medico sociale e il capo dei fisioterapisti.

Le velleità di una stagione da protagonista per la Roma si sono spente da tempo, probabilmente già in quel caldo pomeriggio di fine ottobre. Resta solamente la possibilità della sesta qualificazione consecutiva in Champions League, da lottare con Milan, Inter e Lazio. Mister Ranieri, a lei la sfida.

 

Margherita Bellecca

Roma, riecco Ranieri: “Ritorno speciale, chiedo aiuto ai tifosi. Voglio il massimo dai calciatori”

(Keivan Karimi) – Le prime parole di Claudio Ranieri come nuovo allenatore della Roma, in conferenza stampa prima del match contro l’Empoli di domani:

Come sono le sue emozioni e sensazioni oggi, rapportate a quelle di 10 anni fa?

“Le emozioni sono sempre belle, continuo a fare questo lavoro perché mi dà emozione. Quando si cambia società è sempre un qualcosa in più per capire, il ritorno a Roma è sempre qualcosa di speciale, per noi tifosi romani. L’emozione è massima, così come l’ambizione e il sapere che è un momento difficile. Ma sono pronto a lottare”.

Finora ha diretto solo due allenamenti. Che indicazioni ha ricavato? Ha capito dove bisogna intervenire?

“Di allenamento vero ne ho fatto uno soltanto. Eravamo dodici, gli altri stavano recuperando dalle fatiche di Oporto. Oggi sarà un primo allenamento con più giocatori. Parlerò con ognuno di loro, le cose più importanti sono le motivazioni. Io arrivo da fuori, dico che la Champions League è molto vicina. Saranno importantissime le prossime due partite e sarà importantissimo il pubblico, che deve capire che i ragazzi sono in difficoltà e devono sentirsi ben voluti. Da solo non ce la faccio a portare la squadra in Champions League, col pubblico sono più sicuro, con loro tutto può accadere. Da tifoso romanista, chiedo aiuto a me stesso, visto che sono tifoso”.

Come valori tecnici, cosa l’ha colpita di questa squadra? Ritiene che con 55 gol subiti in 32 partite la fase difensiva sia la priorità?

“Mi sembra che abbiamo fatto 49 gol, per cui questa squadra vuoi o non vuoi riesce a segnare. Dobbiamo essere tutti propensi a rientrare velocemente. Ho dato un’occhiata, non l’ho seguita molto perché spesso giocavo in contemporanea. Molti gol sono arrivati con palla persa in fase di costruzione, dobbiamo stare attenti a questo. Se perdi palla e sulla palla che perdi ti fanno gol, il giocatore si sente colpevole. Non va bene, perdi fiducia in te stesso e perdi un tassello della difesa. É importante non perdere palla. Parlerò con i ragazzi e studierò la situazione più idonea”.

Nel secondo anno a Roma si è dimesso. Per crederci, a cosa si può aggrappare?

“Mi aggrappo ai tifosi. La voglia, la motivazione che hanno i giocatori, devono saper reagire e per farlo devono sentirsi amati. È brutto avere paura di giocare in casa, chiedo ai tifosi questo lasciapassare. Stateci vicino”.

C’è una frase con cui riassumere il momento?

“Se me le chiede così, non mi vengono. Sono un istintivo. Quello che sento, dico. Forse sono credibile per questo, esterno quello che penso senza timore. Noi vogliamo vedere la squadra arare il campo, vogliamo vedere gente che sprizza rabbia e determinazione. Questo noi vogliamo noi tifosi, mi devi far vedere che muori sul campo”.

Quando avrà la fortuna di avere tutti i giocatori sarà meglio, ma ci sono tre situazioni particolari. Florenzi è un terzino o un giocatore d’attacco? Zaniolo può giocare sull’esterno? Schick e Dzeko possono convivere?

“Florenzi è un giocatore universale, che può giocare sia dietro che davanti, con caratteristiche uguali. Dipende dalla partita, dall’avversario e dalla situazione tattica. Essendo romano, so quello che sta passando, ogni errore pesa più a lui che ad altri. Deve tirare fuori la romanità, stare petto in fuori, si sbaglia ma c’è un’altra palla da giocare. Zaniolo: so che il vostro rebus è dove deve giocare lui, Schick e Dzeko. Sappiamo bene che il suo ruolo è al centro, deve entrare in possesso di palla. Dipende però, se ho tre Zaniolo al centro devo vedere chi può giocare aperto. A quel giocatore tolgo il 20% a un altro lascio il 100%, scioglierò il dubbio solo parlando con loro e capendo chi può darmi di più sull’esterno. Altrimenti avrò un giocatore al 100% e uno al 50%, se ne ho uno al 100% e uno all’80%, gioco con lui. Dzeko e Schick devono giocare assieme. Ho visto Schick a Oporto con una rabbia… ha una qualità incredibile, è fortissimo, velocissimo, tecnico. Se si sblocca, ed è vicino a farlo, i tifosi si innamoreranno di lui”.

In passato ha rigenerato tanti giocatori, qui c’è Pastore che vive una stagione di grande difficoltà. Che idea ha di lui? Come si può rilanciare?

“Io non l’ho visto, le poche partite che ha giocato non le ho viste. Lo conosco, è un giocatore di una classe sublime. Io ho bisogno di gente che dimostri che vuol fare la differenza, non guardo nome o altro. Devo vedere chi corre, chi lotta e chi si aiuta. Dobbiamo essere squadra, aiutarci tutti. Chi fa questo, ha più probabilità di giocare. Chi si impegna dall’inizio alla fine ha più probabilità di giocare. Parlo di tutti. Devono dare di più, se stiamo in questa situazione è perché non hanno dato quello che hanno dentro. Il perché non mi interessa. Ha pagato Eusebio, ora loro devono rispondere. Io li aiuterò, loro devono aiutare me e ci devono far vedere quello che sanno fare”.

Ha firmato un contratto per 12 partite. Dove si vede lei dal 1° luglio?

“Io mi vedo adesso qui con voi e mi vedo domani sera in panchina. Non vado oltre. Sono abituato a fare passo dopo passo. Un’altra società non l’avrei presa a queste condizioni, se la Roma chiama devo rispondere sì”.

I cambiamenti a Trigoria hanno avuto un impatto sull’umore?

“Non conosco il prima e ora il nuovo. A me tutte queste cose non interessano, non sono bambini. Sono uomini, devono dare il meglio. Con me, con un altro, con tutti. Scuse non ce ne devono essere più, il calcio lo conoscono, se sono stati acquistati e guadagnano quel che guadagnano è perché lo meritano. Voglio una squadra allegra, sorridente, che lotta e non si arrende mai. I problemi restino a casa, li abbiamo tutti”.

Quando ha visto sul display la chiamata qual è stata la prima battuta? Ha sentito Di Francesco? È vero che non ha voluto trattare il contratto?

“Non ricordo cosa mi ha detto Francesco. Mi ha chiesto cosa facessi e dove fossi. E abbiamo continuato a parlare. Non ho sentito Eusebio, capisco l’amarezza, ma ho fatto un tifo spaventoso per lui. Il primo anno e anche adesso, e mi dispiace tantissimo. È un gran professionista e lavoratore, non c’è un allenatore esente da errori. Non ho trattato il contratto, ho perso rispetto a quando sono andato via. Non sono qui per soldi, ma per la maglia”.

Le sembra più difficile rimettere a posto questa squadra o quella che trovò allora?

“Quella di tanti anni fa era una squadra importante, magari che stava sul viale del tramonto, c’erano diversi giocatori che avevano dato tantissimo, sono riuscito a motivarli il primo anno, meno il secondo. Per quello andai via, se non riesco a motivare i miei giocatori me ne vado via. Fatemi sentire la squadra e poi saprò rispondere. Ci vuole l’aiuto del pubblico, ma soprattutto dei giocatori. Chiederò loro tantissimo, sono esigente con me stesso e voglio il massimo da loro”.

Lei non ha posto condizioni, ha detto sì a prescindere. Molti allenatori però escono da questa piazza con le ossa rotte. Come si spiega questa contraddizione? Su cosa bisogna intervenire di più, l’aspetto mentale o tecnico?

“La scelgo per un fatto che tutti sapete. Perché la scelgano gli altri non lo so, posso immaginare che Roma dà emozioni che in altri posti non sono così speciali. A Roma si vive 25 ore al giorno di calcio, ne parlate in tutte le sedi. È una squadra che fa notizia. Negli ultimi anni sta lottando sempre per la Champions League, quindi è una delle migliori. C’è una nuova proprietà che fa del suo meglio, investe un sacco di soldi. Chiaro che a fine stagione debba far quadrare il bilancio. Questo è tutto. L’aspetto mentale è la prima cosa. Ho parlato solo di aspetto mentale, non di caratteristiche tecniche. L’aspetto mentale è la cosa più importante, di volere fortemente un obiettivo. Voglio gente ambiziosa, so che entrare in Champions League non sarà facile, ma non mi arrenderò mai. Incontrerò tante difficoltà, se sono un negativo mi arrendo, se sono un caparbio cerco di aumentare e capire perché, scavalco il problema. Voglio giocatori che non si arrendono”.

Dzeko sta segnando meno rispetto agli ultimi anni. Come se lo spiega? Domani Olsen o Mirante?

“È normale che i bomber abbiano un anno no. Quando facciamo le squadre, andiamo a vedere chi sono i giocatori che fanno gol e che media gol hanno. Anche Batistuta e Pruzzo hanno avuto il loro momento no. Può essere un momento no, ci sono ancora 12 partite. Per il portiere, fatemi vedere l’allenamento”.

Lei più volte ha fatto appello ai tifosi. Una vicinanza maggiore dei tifosi, con l’apertura dei cancelli, potrebbe essere d’aiuto? Dall’Inghilterra ha portato la famosa campanella?

“Qui ci vuole la campana di San Pietro (ride, ndr). Non mi chiedete cose alle quali non so rispondere, ora dobbiamo trovare serenità, rabbia e determinazione”.

Lasciano Monchi e Di Francesco: pagano gli errori dopo il picco Champions

(Jacopo Venturi) – Con due freddi comunicati, arrivati a circa 24 ore di distanza, la Roma ha congedato, nell’ordine, Eusebio Di Francesco e Monchi. Il destino dei due era legato fin dall’inizio: il ds spagnolo si era assunto la responsabilità della scelta del tecnico ex Sassuolo e aveva ormai fatto intendere che l’eventuale esonero dell’allenatore avrebbe comportato anche il suo addio. Così è stato. E così si chiude un biennio particolare per la Roma, fatto di picchi ma anche di scelte controverse e sicuramente poco felici. La Roma di Monchi e Di Francesco è stata la Roma capace infatti di arrivare a tanto così dalla vetta d’Europa: la notte di Champions contro il Barcellona è impressa nel cuore di ogni tifoso romanista e la semifinale contro il Liverpool (di nemmeno un anno fa…) è ancora un sogno vivo nei ricordi. Quella era una squadra sulla quale il direttore sportivo aveva messo poco le mani, consapevole dell’ossatura solida ereditata dal buon lavoro del suo predecessore, Walter Sabatini. Di Francesco si era dimostrato all’altezza delle aspettative, seppur avesse già lasciato qualche perplessità per la gestione della squadra in campionato. Dopo pochi mesi il calciomercato ha cambiato molto la Roma, che ha perso certezze: a quel punto le debolezze mostrate a metà dal tecnico durante il campionato precedente si sono riversate su una squadra con meno punti di riferimento, tecnici e morali, e che ha quindi perso facilmente la bussola. Con l’addio di Monchi e Di Francesco dunque si chiude un periodo denso per i colori giallorossi. Adesso a Trigoria si è di fronte a un bivio: salvare il salvabile o ripartire da zero.

(Jacopo Venturi)