Roma, ecco l’erede di Manolas: è arrivato Gianluca Mancini

(Jacopo Venturi) – Nemmeno tre settimane fa la Roma perdeva, nello scambio con Diawara, Kostas Manolas. Manolas è stato per anni il pilastro della difesa giallorossa e quindi la scelta del suo erede era una delle più importanti di questo mercato giallorosso. La Roma in questi giorni ha perfezionato l’acquisto di Gianluca Mancini, scegliendo di ripartire da lui per costruire la difesa del futuro. L’ex Atalanta è un difensore moderno: ha buoni piedi, nascendo da centrocampista, può giocare a tre e a quattro, ha un buon passo pur non essendo fulmineo. Ha dunque tutto il materiale per lavorarci su. Sono infatti sicuramente gli errori di gioventù il suo difetto più evidente al momento. Qualche fallo di troppo o nel momento sbagliato e qualche posizionamento non perfetto fanno ancora parte delle sue prestazioni, ma non è nulla che con il tempo non possa essere limato. Da capire poi chi sarà il suo compagno di reparto, con un Fazio che non ha convinto nell’ultima stagione e che dunque potrebbe essere rimpiazzato. Anche questo influirà sul tipo di impatto che Gianluca Mancini potrà avere sul reparto arretrato romanista.

(Jacopo Venturi)

La Roma riparte. Ma senza El Shaarawy e con un Dzeko in ‘guerra’

(Keivan Karimi) – Finalmente la Roma riparte. Dopo le prime visite mediche di fine giugno, la squadra di Paulo Fonseca (che sarà presentato oggi alle 15) effettuerà gli ultimi controlli di rito prima di cominciare il lavoro estivo a Trigoria, un ritiro fatto in casa che comprenderà anche alcune amichevoli, ad esempio contro Perugia e Lille tra fine luglio ed inizio agosto.

Intanto la Roma ricomincerà senza Stephan El Shaarawy: ufficiale la cessione allo Shanghai Shenhua che ha convinto prima il calciatore con una proposta triennale da 45 milioni complessivi, poi i giallorossi con 16 milioni più bonus per il cartellino dell’attaccante, in scadenza di contratto tra un anno.

Ci sarà inizialmente anche Edin Dzeko, che però si è mostrato subito tutt’altro che sereno all’arrivo a Villa Stuart per le visite mediche. La trattativa per la cessione all’Inter è in corso ma di certo il bosniaco fa capire di non voler restare ancora a lungo a Roma.

Arriverà a breve Pau Lopez, nuovo portiere della Roma acquistato per circa 20 milioni dal Betis, mentre il d.s. Petrachi continua a monitorare diversi calciatori: servono due difensori, un centrocampista, un’ala e un centravanti. Cinque colpi che il nuovo dirigente romanista cercherà di finalizzare, dopo le cessioni onerose, entro la fine di luglio.

 

Giugno di scambi: la Roma ci guadagna?

(Jacopo Venturi) – Manolas e Luca Pellegrini salutano, Diawara e Spinazzola arrivano. Per la Roma è stato un giugno frenetico, con un finale particolarmente denso di operazioni. Si sono infatti concretizzati due scambi con Napoli e Juventus, che hanno incluso i giocatori citati. Ciò che ci si chiede ovviamente è se la Roma nel complesso ci abbia guadagnato. Iniziamo con il valutare distintamente le due operazioni; in quella con il Napoli la Roma perde il suo miglior difensore e aggiunge un centrocampista talentuoso ma che di certo con i partenopei non ha dimostrato tutto il suo potenziale e questo lo rende un punto interrogativo, ma potrebbe rivelarsi una sorpresa. Rimane dunque il buco in difesa e questo rende l’operazione difficilmente valutabile finché la Roma non sceglierà l’erede di Manolas. Più semplice comprendere invece il valore dello scambio con i bianconeri: qui la Roma ha fatto l’esatto contrario, ovvero ha ceduto una giovane promessa in cambio di un giocatore pronto e, al momento, di livello superiore. Nell’immediato dunque i giallorossi escono rafforzati da questa operazione. Nel complesso bisognerà capire come la Roma vorrà costruire la squadra per capire se questi scambi avranno dato di più alla sua stagione.

(Jacopo Venturi)

Roma, via a raduno e visite mediche. Ufficiale l’arrivo di Petrachi

(Keivan Karimi) – La stagione della A.S. Roma comincia già oggi. I calciatori giallorossi, o almeno parte di loro, si sono radunati già in mattinata per le prime visite mediche a Villa Stuart, passaggio di rito per l’avvio della nuova stagione sportiva.

Tutti i calciatori che non sono stati impegnati con le rispettive Nazionali si sono ritrovati alla clinica per i controlli di rito. Tra questi Juan Jesus, Perotti e Pastore, che ha affermato ai cronisti presenti di essere pronto a restare in giallorosso.

Nel pomeriggio è arrivata l’ufficialità dell’ingaggio di Gianluca Petrachi come direttore sportivo della Roma; il dirigente si è liberato dal Torino (che prende i giovani Greco e Bucrì) e firma fino al 2022 con la società giallorossa. Sarà lui a fare il mercato della Roma a partire da questa sessione estiva.

Totti lascia la Roma: “Io fuori dalle decisioni. Volevano far fuori i romani. Futuro? E’ un arrivederci…”

(Keivan Karimi) – E’ finita. Francesco Totti ammaina la bandiera e lascia una nave che non sente più sua. Il capitano dice addio (o meglio arrivederci) alla Roma, dopo due anni da dirigente inascoltato e senza ruoli specifici. Lo ha annunciato tramite una conferenza stampa fiume tenutasi al salone d’onore del Coni:

“Innanzitutto ringrazio il presidente Malagò per avermi dato questa possibilità in questo posto bellissimo. Alle 12.41 del 17 giugno 2019 ho mandato al CEO della Roma dove ho scritto un po’ di parole per me immaginabili. Ho dato le mie dimissioni dalla AS Roma. Speravo che questo giorno non arrivasse mai, invece è arrivato questo giorno brutto e pesante. Credo sia stato doveroso e giusto, non ho mai avuto la possibilità di lavorare. E’ normale che, come ho sempre detto che i presidenti passano, le bandiere no. Ho riflettuto tanto e non è stata colpa mia l’essere arrivati a questa decisione”.

La prima domanda è dell’ex ‘iena’ Enrico Lucci: “Chi te l’ha fatto fare?”, gli chiede. Risponde Totti: “Ho messo la Roma davanti a tutto, è la mia seconda casa, se non la prima. Per me fare questa scelta è stato difficilissimo, ho sempre voluto portare in alto questa società”.

Di chi è stata la colpa?
“Non mia, non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, non mi hanno mai convolto nel progetto tecnico. Per il primo anno ci può stare, nel secondo avevo già capito cosa volevo fare e non ci siamo mai aiutati. Loro non hanno mai voluto, mi tenevano fuori da tutto”.

Cosa si sente di dire alla gente che è rimasta scioccata dal suo addio? Sarà un arrivederci?
“Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi ha sempre trattato. C’è stato sempre un reciproco rispetto in campo e fuori, perciò posso solo invitarli a continuare a tifare questa squadra, la Roma va sempre onorata. Vederla in questo momento di difficoltà mi rattrista e mi dà fastidio, i tifosi della Roma sono diversi dagli altri, l’amore che danno a questa squadra è talmente grande che non potrà mai finire. Continuerò a tifare Roma. Per me è un arrivederci, non un addio. E’ impossibile vedermi fuori dalla Roma, da romanista non penso possa succedere. Prenderò altre strade, è il momento giusto. Se un’altra proprietà punterà su di me io sarò pronto”

Pronto per altre strade? Qualcuno che è più colpevole di altri?
“In questo momento ce ne sono tante di cose che posso fare, sto valutando tranquillamente, in questo mese valuterò tutte le offerte e quella che mi farà stare meglio la prenderò con tutto il cuore. Ho sempre dato il massimo e la mia decisione sarà definitiva. Non c’è un colpevole, il percorso non è stato rispettato e alla fine ho fatto questa scelta”.

Le hanno fatto promesse?
Tutti sappiamo che mi hanno fatto smettere. Avevo un contratto di 6 anni da dirigente, sono entrato in punta di piedi, per me era una novità, con il tempo ho capito che sono cose completamente diverse. Di promesse sono state fatte tante, ma non sono mai state mantenute. Normale che con il passare del tempo giudichi e valuti, anche io ho un carattere e una personalità, non sto lì a fare quello che mi chiedono di fare. Lo facevo per la Roma, ma non il tempo non mi sembrava il caso di continuare con persone che non hanno mai voluto che facessi questo ruolo.

In questi anni si è parlato parecchio di ‘detottizzazione’. E’ un percorso che per lei è iniziato recentemente o ha radici più lontane. L’addio di De Rossi una coincidenza?
“Diciamo che ‘via i romani dalla Roma’ è stato sempre un pensiero fisso di alcune persone. E’ prevalsa la verità, sono riusciti ad ottenere quello che volevano. Da 8 anni a questa parte, dall’ingresso degli americani, hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. Diciamo che è quello che hanno voluto, alla fine ci sono riusciti”.

Il rapporto con Baldini?
“Non c’è mai stato e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione è perché ci sono degli equivoci e dei problemi interni alla società. Uno dei due doveva uscire, mi sono fatto da parte io. Troppi galli a cantare non servono… Troppe persone mettono bocca su certe cose e fanno solo danni, ognuno dovrebbe fare il suo”.

Ma è un gallo che canta lontano, mi sembra
“Ma quando canta da Trigoria non si sentiva il suono. L’ultima parola spettava sempre a Londra, era tempo perso”.

Un anno fa la Roma era in semifinale di Champions, quest’anno Salah l’ha alzata...
“Un po’ tutti sappiamo dei problemi reali della società, soprattutto il Fair Play Finanziario. Hanno fatto questo pensiero, questa scelta difficile di vendere i giocatori più forti e blasonati, è più facile prendere soldi con loro e tamponare i problemi del FFP. Bisogna essere trasparenti, soprattutto con i tifosi. Ad alcuni dirigenti dicevo che alla gente bisogna dire la verità. Un anno fa dissi che la Roma sarebbe arrivata quarta e che la Juve avrebbe vinto a gennaio, mi hanno dato dell’incompetente. Ma sono sempre stato trasparente quando dici la verità sei inattaccabile. non posso restare qui dentro.

Una conferenza contro dei fantasmi, le persone a cui fa riferimento non le vediamo fa tempo. Le pesa questo addio?
“L’addio mi pesa, il giocatore cerca sempre un alibi, “manca il presidente, il ds, nessuno della società ci dice come stanno le cose”… E questo dà problemi alla squadra, per me crea un danno, Il presidente deve essere più sul posto, quando vedono il capo tutti stanno sull’attenti, dal primo all’ultimo. Quando non c’è, fanno tutti come gli pare. E come quando ci si allena senza il mister: quando c’è vai a mille all’ora, quando allena il secondo si inizia a fare un po’ gli stupidi. Un esempio semplice”.

Sente di aver fatto tutto quello che era in suo potere? La Roma l’ha accompagnata nel suo percorso da dirigente?
“Se ho preso questa decisione è perchè non ho potuto fare niente, non mi sono sentito coinvolto nel progetto, specie nell’area tecnica. Non voglio fare il fenomeno ma penso di avere le basi e l’occhio per capire un giocatore rispetto ad altra gente che è a Trigoria. Non voglio fare altro, ma la mia parola è diversa da quella di un’altro. Mettendoci sempre la faccia, ovviamente, anche quando le cose vanno male come quest’anno”.

Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Il vertice a Doha, c’è una speranza che il fondo del Qatar possa mettere le mani sulla Roma?
“Ho girato vari continenti, soprattutto dove ci sono gli emiri, tante persone vorrebbero investire, ma finché non vedo nero su bianco non ci credo. Posso dire che la Roma è amata e stimata in ogni parte del mondo e tutti la vorrebbero, ma non posso espormi perché non so noulla di tutto ciò. Solo quando ero in difficoltà mi chiamavano, sempre all’ultimo, in 2 anni avrò fatto 10 riunioni… Come se volessero allontanarmi da tutto. Prima o poi il cerchio si stringe. Ho cercato in ogni modo di mettermi a disposizione e di dare qualcosa in più, dall’altra parte vedevo che il pensiero era diverso”.

Cosa serve per riportarla alla Roma?
“Sicuramente un’altra proprietà, in primis. Dipenderà poi se quest’altra proprietà mi chiamerà, se crede nelle mie potenzialità. Sicuramente non ho mai fatto e non farò mai male alla Roma. La Roma viene prima di tutto, anche oggi. Staccarmi dalla Roma per me significa morire. Sarebbe stato meglio. E’ meglio che mi stacco io. Tanti personaggi, inteso come dirigenti, mi hanno sempre detto di essere troppo ingombrante”.

Per chiarire equivoci di questi giorni, le hanno mai formulato la proposta di direttore tecnico? Con questa proprietà ma senza più Baldini tornerebbe?
“Non ho mai chiesto soldi, ho chiesto un ruolo da dt per le mie competenze. Ho chiesto di dare il mio contributo e metterci la faccia, non di decidere tutto. Ma se decidono tutto gli altri, che ruolo è? Non sono andato a Londra perché avevano già deciso l’allenatore e il ds, cosa ci sarei andato a fare? Tutto ciò che avete scritto, l’unico allenatore che ho sentito è stato Antonio Conte. Mai mandato messaggi o mai chiamati Mihajlovic, De Zerbi, Gattuso e Gasperini. Ho chiamato solo Conte, il resto è fantascienza. Non ci sto a passare per stupido. Tornare senza Baldini? No. Se il vaso è rotto è difficile rimettere insieme i cocci. Se volevano fare questa scelta, potevano decidere prima. Se non hanno mai pensato a questo, è giusto restare così. Non ho nulla contro di loro, è una scelta che rispetto”.

La dichiarazione di Pallotta di due giorni fa, ha detto che ha avuto un peso nelle decisioni. Pallotta dice bugie, quindi.
“Scusa se la interrompo, l’unico allenatore che ho contattato con Fienga… Che ringrazio pubblicamente perché è stato al mio fianco, che ci ha messo la faccia e che mi ha proposto di lavorare con lui. Inutile continuare su questa strada. L’unico davvero chiamato è stato Ranieri, ho preso una decisione che altri dirigenti non volevano. E oggi lo ringrazio perchè sarebbe venuto anche gratis e ha fatto il massimo. E’ un uomo vero, appena l’ho chiamato mi ha detto “domani sono a Trigoria”, senza parlare di soldi o di squadra. I tifosi devono essere felici di lui e il tributo l’hanno dato all’addio di Daniele (De Rossi)”.

Queste dichiarazioni sono bugie?
“ho dato la mia risposta, penso che sia vera. Ognuno può sostenere ciò che vuole, non mi serve dire bugie ora”.

Non poteva esserci l’occasione per Fienga e Pallotta di essere più chiari sul suo ruolo?
”Fienga me l’aveva detto 2 mesi fa, mi aveva promesso questo benedetto ruolo da dt, cosa che tutti sapevano che volevo fare. Ma poi trovi persone che ti mettono i bastoni tra le ruote e torvano qualche intoppo… Se ad esempio non avessi voluto Fonseca, l’ultimo parere spetta al ds e al dt. Se le cose vanno male cosa dovrei fare? Andare in conferenza e dire che non è stata una scelta mia”.

Con Conte invece sarebbe rimasto?
“Certo. Se mi avessero chiamato mi sarei messo seduto, se mi interpellavano e mi davano fiducia… Ma non l’hanno mai fatto e continuano a non farlo. Con Conte è successo perché ci abbiamo lavorato io e Fienga. Ci siamo detto “l’unico che può cambiare la Roma è Conte”. Ci aveva dato l’ok, ci siamo visti e sentiti parecchie volte. Poi ci sono stati problemi e ha cambiato idea, ora è all’Inter. Pallotta l’ha saputo ed era contento del fatto che era possibile”.

Quanto pesa la sua scelta nell’addio di De Rossi?
“La risposta è banale, non ci ho messo la bocca, potrei dire così. Dicevo ad alcuni dirigenti da settembre “Se pensate che sia il suo ultimo anno, diteglielo subito. Non fate come avete fatto con me, è il Capitano e merita rispetto”. Poi ci sono stati gli infortuni, la situaxione complicata, Monchi e Di Francesco che è andato via.. Il problema è che a Trigoria si fa passare troppo tempo. Deve esserci una persona a decidere, non 10. A Daniele ho palrato da amico, gli dicevo di andare al di là. Non potevo espormi, ero pur sempre un dirigente, ma ho cercato di aprirgli gli occhi. E’ il problema poi è arrivato, come è successo con me. Non riesco a capire se è una cosa voluta o perché non ci pensano. Nel primo caso è una cosa brutta. Ma da quanto ho capito è una cosa voluta, hanno sempre voluto togliere i romani dalla Roma”.

Non ha fatto il nome di Sarri...
“Non l’ho mai contattato”.

Ma qualcuno l’ha fatto.
“Era un suo pallino, ma è una domanda da fare a lui. Non so quali fossero i suoi obiettivi e le sue valutazioni. So solo che Sarri era un pallino della persona di cui parlava. E’ un grande allenatore, avrebbe fatto comodo. Però anche lui era sotto contratto, aveva problemi con il Chelsea. Ora però parliamo del nulla, parliamo dell’attualità. Fonseca deve trovare un ambente tranquillo e sereno e una strada senza intoppi. La gente lo stima per come si è messo a disposizione, da ciò che ho visto è un grande allenatore, che ha studiato e che allo Shakhtar ha fatto bene. Spero possa far bene con la Roma”.

Perchè Conte ha detto no?
“Conte non sarebe venuto per fare rivoluzioni, ma per fare una ‘continuazione’”

Verrà l’anno prossimo allo stadio?
“Perchè non dovrei? Sono pur sempre tifoso della Roma. Può darsi che andrò anche in Curva Sud… Sa cosa farò? Ci andrò con Daniele, se non andrà a giocare da un’altra parte”.

Si aspettava un maggior impegno economico della proprietà? Cosa sente di aver potuto dare da dirigente?
“Diciamo che Totti non avrebbe cambiato la Roma, maavrebbe dato il suo contributo. Non sono state fatte promesse reali, da tifoso ho dei sogni: vedere la Roma competere ad alti vertici, come anni fa. Anche se arrivavi sempre secondo, eri competitivo, qualche coppa la vincevi. Ci sono dati di fatto, ci sono problemi finanziari e vanno rispettati. Se hai un rosso di 50 milioni devi vendere un pezzo importante, non uno della Primavera. E la squadra si indebolisce. Sa meglio di me di cosa solo i problemi. L’impegno? 100% da parte mia contro l’1% da parte loro.

Come vede la Roma senza Totti?
“Se fossi presidente della Roma e avrei in società due bandiere come Totti e De Rossi, gli avrei dato in mano tutto. Avrebbero potuto spiegare cosa è la romanità. Lui si è contornato e si contorna solo di persone sbagliate. E’ quello che gli rimproverano tutti. Tutti possono sbagliare, ma se si sbaglia per otto anni di fila, qualche domanda te la vuoi fare? Se fai 10 interviste e le sbagli, all’undicesima qualche domanda te la poni…”.

Quanto pesa la sua scelta nell’addio di De Rossi?
“La risposta è banale, non ci ho messo la bocca, potrei dire così. Dicevo ad alcuni dirigenti da settembre “Se pensate che sia il suo ultimo anno, diteglielo subito. Non fate come avete fatto con me, è il Capitano e merita rispetto”. Poi ci sono stati gli infortuni, la situaxSi dice che abbia pensato troppo a se stesso, troppo tempo libero e troppo paddle. Certi articoli usciti sulla stampa sulla situazione di Trigoria, che idea si è fatto
“Padel, calcetto, vacanze? Loro erano al corrente e mi hanno dato la disponibilità per certi eventi di beneficienza. Tutti sapevano cosa facevo. E anche gli altri dirigenti hanno fatto vacanze, solo che non li conosceva nessuno… Sono stato via 3 giorni, venerdì e il sabato ero a Trigoria per il derby. Parlava della mail… Ci sta, non si può nascondere. Ma mi fido al 100% di Daniele De Rossi, ci metto la mano sul fuoco che non ha mai detto e pensato quelle cose”.

Una conferenza stampa in cui dice quello che pensa
“Ma qualcosa mi tengo, se rispondono ho altro da dire…”.

Come mai non è nato il feeling con Pallotta?
“Ultimamente ha cercato in ogni modo di tratteneremi, sempre per vie traverse e in terza persona. In 2 anni non ho mai sentito né Pallotta, né Baldini. Che devo pensare? Di essere benvoluto? No… Se avessi sbagliato qualcosa, mi avrebbe chiamato e mi avrebbe chiesto di metterci la faccia. Non è mai successo”.

Ha dato speranza per il futuro, se gli attuali dirigenti restano invece 20 anni…
“Spero che riescano a vincere”.

Malagò ha detto che in futuro sogna di diventare presidente.
“Se succederà mi chiamerà, tutti dicono che è un mio caro amico, avrò un po’ più di potere… Ma poco, non mi serve tutto… Non mi serve stare davanti a tutti, a loro invece si…”.

Le sue dimissioni sono un atto d’amore. A lei, personalmente e professionalmente, le dispiace più essere considerato un peso da giocatore o il fatto che non hanno creduto in lei da dirigente
“Sarò sintetico: sono stato un peso per questa società. Mi hanno dato del personaggio ingombrante, sia da giocatore che da dirigente. Spero che la domanda sia questa e la risposta sia giusta, altrimenti passo da rincoglionito… (ride, ndr). Mi hanno fatto male entrambe le cose, la seconda di più. Quando ti stacchi dalla mamma è dura.

Pallotta è qui per lo stadio o per la Roma?
“Dovreste chiederlo a lui, non posso rispondere. E’ una domanda davvero da fare a lui, è una risposta personale, non posso entrare nei suoi pensieri, quello che dirò sarebbe sbagliato. Per correttezza non rispondo”.

Da calciatore ha fatto una scelta, da dirigente anche? Cosi resterebbe disoccupato
“Valuterò alcune offerte, ci sono state offerte da squadre italiane. Una è arrivata stamattina, valuterò tutte”.

Juve o Napoli?
“Ora chiedete troppo. Si dice il peccato, ma non il peccatore. Tanto si parla di Fifa, della Figc, sanno tutto loro… Tante cose le ho sapute leggendo i giornali”.

Per cosa invece si sente di ringraziare Pallotta?
“Lo ringrazio perchè mi ha fatto restare alla Roma e mi ha dato la possibilità di conoscere un’altra realtà. Da dirigente ho imparato tante cose che mai avrei immaginato di conoscere. Non sputo sul piatto dove ho mangiato. Spero che porti la Roma più in alto possibile, dove merita. Ora deve essere bravo a riconquistare la fiducia della gente. Spero che gli stia vicino gli dia indicazioni giuste, non sbagliate”.

Ci hai descritto Trigoria come una polveriera, perchè Pallotta non torna a Roma?
“Non lo so, non ci ho parlato a quattr’occhi, solo due anni fa quando ho smesso. Eravamo con mia moglie e Baldini”.

Ha sentito Florenzi e Pellegrini?
“Non ho sentito Alessandro, ho sentito Lorenzo, gli faccio i complimenti per ieri. Non ci credeva, ma ci crederà. Gli ho promesso tante cose, spero che possano avverarsi. E’ un ragazzo speciale e forte, una persona pulita che può far bene alla Roma. Può dare tanto a questa maglia, la onorerà fino alla fine. E qualche romano nella Roma serve sempre, fidatevi. Vedere giocatori che ridono quando si perde fa girare le palle… E quando qualche dirigente è contento quando si perde… I tifosi certe cose non le sanno. Se hai certa gente dentro Trigoria, non si va da nessuna parte. Uniti si va dritti, altrimenti si deraglia”.

Mancini?
“E’ il ct, vi saluta (ride, ndr)… Dovrà essere bravo a portare in alto la nazionale. Da ambasciatore spero di portagli fortuna”.

Perchè vogliono togliere il cuore e l’anima alla Roma?
“Per me non se ne rendono conto, non vivono la quotidianità e non sanno nulla di Roma. Stando qui sul posto è totalmente diverso. All’altra parte del mondo gli arriva l’1% di quello che succede qui. Spero se ne possano rendere conto, ma ormai il tempo è passato…”

Con la sua rabbia e determinazione mostrata oggi, parla già da futuro dirigente della Roma
“Non ho alcuna rabbia, lo dico a malincuore, non vado contro nessuno, nè Pallotta, né Baldini, spiego perchè vado via. Ho preso una decisione brusca. Se tornerò, con un’altra proprietà, sarò dirigente a 360 gradi. Spiace dirlo qui, se avessero fatto quello che chiedevo non mi sarei mai dimesso”.

I tifosi?
“La fede viene prima di tutto, non mi espongo più di tanto. Il mio popolo resterà sempre il mio popolo, nessuno me lo toglierà. E nessuno me lo toglierà”.

C’è una scelta tecnica che avrebbe scongliato? Che rapporto ha avuto con Monchi?
“Non farò nomi contro i giocatori, per rispetto. Tornavo dalle vacanze, il primo anno che ho smesso. Mi hanno chiesto un parere su un giocatore, avevo detto che non sarebbe stato un bene per la Roma. Non era adatto a Di Francesco e veniva da tremila infortunio. certi dirigenti mi dicevano “ti pare, devi sempre andare contro…” Ma non chiedetemi il nome del giocatore, avrei fatto un’altra scelta e ci avrei azzeccato sotto un certo punto di vista. Avrei preso uno dell’Ajax. Già sapete di chi parlo, vero… Monchi? Non l’ho più sentito”.

Nainggolan, ha preso posizione per farlo restare?
“Presi una posizione forte per lui, altri non volevano dargli delle punizioni. Ma nelle società forti chi sbaglia paga, anche Ronaldo e Messi. Nello spogliatoio deve esserci rispetto .

Dopo Roma-Barcellona si aveva la sensazione di qualcosa di diverso o già si sapeva dei sacrifici?
“Vendendo giocatori e adesso spezzo una lancia nei confronti di Di Francesco. Non l’ho portato qui io, l’ha portato Monchi. Ha chiesto 4-5 giocatori e non gliel’hanno mai presi. Inutile nascondersi, perché poi dopo la verità fa male… Non difendo il mister, ha sbagliato, ma ha chiesto 4-5 giocatori. Ne hanno presi zero? Lei lo sapeva? Io si… Dalla vostra parte tutto è più semplice”.

Per 30 anni si è sempre detto che chiamava dei giocatori per farli venire alla Roma. Se domani uno ti chiamasse, lei cosa direbbe?
“La verità. Quello che c’è ora in questo momento. Venire qui è una scelta, io posso spiegare la situazione, non obbligare una scelta. La decisione spetta a lui. Cose belle? La città, il mare, la montagna, il sole. E i tifosi della Roma, che sono i più belli di tutti”.

La Roma sceglie Fonseca: carisma e innovazione per rilanciarsi

(Jacopo Venturi) – La Roma ha scelto, sarà Paulo Fonseca il suo prossimo allenatore. Dopo aver inseguito per tutto maggio due nomi come Conte e Gasperini, il tecnico portoghese può sembrare un ripiego, ma di certo non è una scelta conservativa. La Roma ha deciso di puntare su di lui per delle caratteristiche ben precise: la giovane età, l’esperienza internazionale, l’idea di calcio propositiva e moderna. Fonseca potrebbe dunque rivelarsi il profilo adatto a questa fase della vita della Roma, una fase nella quale i giallorossi devono ripartire da concetti fondamentali sui quali basare il proprio gioco e la propria filosofia di calcio. Il Napoli fece così con Sarri, aprendo la strada agli anni più felici della gestione De Laurentiis, e la Roma oggi prova a fare qualcosa di simile. Fonseca comunque non è un mago e molto di ciò che riuscirà o non riuscirà a fare dipenderà inevitabilmente da ciò che succederà in sede di mercato: è evidente che a Trigoria ci sia bisogno di giocatori nuovi, che sappiano non solo colmare le lacune della rosa attuale ma che siano anche adatti ad interpretare la visione del gioco del portoghese.

(Jacopo Venturi)

Primavera, Inter-Roma 3-0. Giallorossi eliminati: i nerazzurri volano in finale grazie ad Esposito e Colidio

(Jacopo Venturi) – Finisce in semifinale l’avventura della Primavera di Alberto De Rossi. La Roma viene battuta per 3-0 dall’Inter: a Sassuolo decidono la doppietta di un grande Esposito ed il rigore di Colidio. Sopratutto il primo è stato una costante spina nel fianco della difesa romanista: questo è stato evidente soprattutto in occasione della rete del 2-0, quando ha concluso un contropiede micidiale dei nerazzurri guidato Persyn. Il giocatore nerazzurro ha poi servito Esposito, che ha superato Greco con un bel gol in diagonale dal limite dell’area. Da sottolineare che nei minuti finali è stato espulso Cargnelutti. I nerazzurri venerdì in finale affronteranno l’Atalanta. 

(Jacopo Venturi)

Fonseca e la Roma che verrà: si punta sul 4-2-fantasia

(K.Karimi) – Tutti gli indizi portano a Paulo Fonseca. A meno di colpi di scena dell’ultima ora sarà il portoghese classe ’73 il nuovo allenatore della Roma, che nel tortuoso casting per scegliere il dopo-Ranieri ha deciso di puntare tutto su questo tecnico che dalle nostre parti è conosciuto poco, se non per quell’incrocio contro i giallorossi nella Champions League 2017-18 alla guida del suo Shakhtar Donetsk.

In attesa di sviluppi ed ufficialità è interessante capire come Fonseca fa giocare le proprie squadre, prendendo in esame in particolare due esperienze da allenatore da considerarsi positive: quella alla guida del Braga nel 2015-2016 e le successive tre stagioni come mister dello Shakhtar, squadre regina d’Ucraina. In entrambi i casi, seppur con moduli leggermente diversi, Fonseca ha espresso un calcio propositivo, fantasioso e molto tecnico, scarseggiando però nell’equilibrio di squadra e nella compattezza difensiva.

A Braga il tecnico portoghese amava schierare i suoi con una sorta di 4-2-4 molto aggressivo: linea difensiva a quattro, una costante nella sua carriera, due mediani (Luiz Carlos e Vukcevic) poco dinamici ma complementari, due ali d’attacco vere e proprie come Santos e Rafa Silva oltre a due punte strutturate ma mobili ad agire in tandem, in questo caso la ‘bandiera’ bragense Wilson Eduardo e Rui Fonte (o l’egiziano Hassan).

A Donetsk invece Fonseca ha puntato su un 4-2-3-1 maggiormente ‘europeo’, sulla falsa riga della proposta tattica lasciata da Mircea Lucescu: confermata la difesa a quattro e i due mediani solidi Fred e Stepanenko. Poi una linea di trequartisti tutto estro e fantasia, di solito di origine brasiliana. I tifosi romanisti ricorderanno i patemi d’animo arrivati da Bernard, Marlos e Taison, schierati teoricamente come due esterni ed un centrale ma liberi di scambiarsi la posizione e non dare punti di riferimento. Infine un solo centravanti, forte fisicamente ma tutt’altro che statico (Ferreyra o Junior Moraes).

Roma è ipotizzabile vedere Fonseca riproporre questa sorta di 4-2-fantasia come impianto di base, in particolare per due motivi: 1) la rosa giallorossa è ricca di calciatori, da Zaniolo a Under passando per Pastore e Pellegrini, abili a giostrare sulla trequarti senza problemi. 2) Il 4-2-3-1 è il modulo che ha portato maggiore fortuna ad entrambi, a Fonseca per l’appunto durante i tre anni ucraini e alla Roma stessa che con questo modulo nella prima era Spalletti ha portato a casa gli ultimi trofei della sua storia.

Ma cosa servirà sul mercato per agevolare il lavoro di ‘Zorro’ Fonseca? Dando per scontato che in difesa (situazione di Manolas a parte) la struttura appare adeguata, a centrocampo servirà un calciatore più completo e di livello internazionale, più dinamico di Cristante e più abile a verticalizzare di Nzonzi. In pratica un ‘nuovo De Rossi’ non certo semplice da reperire (proprio il ‘suo’ Fredwhy not?) anche se l’abbassamento di Pellegrini sulla mediana è un’ipotesi più che fattibile. Poi una punta che sappia dialogare con i compagni ed essere letale quando lanciata in profondità: dati per scontati l’addio a Dzeko e l’inaffidabilità di Schick, la dirigenza della Roma dovrà essere brava a scovare il numero 9 ideale e moderno. Consigli? Rodrigo del Valencia e Kai Havertz del Bayer Leverkusen.

Roma, un caos che non serve a nessuno. Si pensi ora a tecnico e mercato

(Keivan Karimi) – L’articolo de La Repubblica a firma del duo Bonini e Mensurati ha fatto scoppiare l’ennesimo scandalo in casa Roma. I senatori contro Totti, contro Di Francesco e contro Monchi, il nome dell’ormai ex bandiera De Rossi al centro delle diatribe interne, addirittura spie e talpe all’interno di Trigoria pronte a riferire tutto a James Pallotta, come al solito lontano anni luce dagli eventi quotidiani.

Un coacervo di situazioni caotiche e deliranti che mettono ancor più zizzania in un ambiente emotivamente già a pezzi, per l’addio di DDR ‘pilotato’ dai dirigenti anglo-americani e per un finale di stagione triste, amaro e deludente. Insomma non serviva alla A.S. Roma ed ai suoi tifosi un altro polverone del genere, non serve a nulla scavare, diversi mesi dopo i fatti possibilmente accaduti, nel marasma del laurentino, scoperchiare l’ennesimo vaso di Pandora e liberare polemiche, giudizi frettolosi, insulti e persino schieramenti da guerriglia.

Qui non si giudica la veridicità delle cose scritte dal duo Bonini e Mensurati, di quello probabilmente si occuperanno distinti uffici legali e indagini giornalistiche approfondite. A noi, che vertiamo attorno alla Roma 365 giorni su 365, interessa ormai poco. Inutili sono certe dietrologie, i sotterfugi, gli scoop interni. Per una volta proviamo a guardare oltre, visto che DDR è ormai fuori dalla Roma e che Totti è lì in attesa di compiti specifici.

Concentriamoci allora sul prossimo allenatore, su chi sarà a guidare un nuovo corso che, speriamo fortemente, sia propositivo e vincente. Se vincerà la linea all’italiana con la grinta di Gattuso o la gioventù di De Zerbi, se prevarrà quella esterofila che porta a FonsecaBordalas, o addirittura se dovesse arrivare il colpo di coda per far contenti tutti stile Allegri o Sarri. L’unica cosa che DEVE interessarci e intrigare i tifosi romanisti, quelli veri che sanno collimare nostalgia e speranza, è il futuro della Roma. Accogliere a braccia aperte il numero 9 che sostituirà Dzeko, un centrale giovane che possa non far rimpiangere Manolas, magari anche un centrocampista (Barella?) già pronto per il grande salto. E applaudire capitan Florenzi e compagni che cominceranno a lavorare tra solo un mese per cercare di dimenticare l’inutile caos dell’ultima stagione.

GGR

Il no di Gasperini alla Roma fa più male di quello di Conte

(Jacopo Venturi) – Gian Piero Gasperini dice di no alla Roma, rimane all’Atalanta. Il rifiuto del tecnico dei bergamaschi arriva un paio di settimane dopo quello di Conte, ma paradossalmente, nonostante la differenza di curriculum, fa più male del primo. A Trigoria c’era la consapevolezza di quanto fossero importanti le richieste e le aspirazioni di Conte e quindi, nonostante una certa fiducia, era stato messo in preventivo sin dall’inizio che il pugliese potesse scegliere altro in questa fase della sua carriera. Per Gasperini il discorso è diverso. L’allenatore piemontese ha fatto una carriera senza grossi picchi (escludendo la brevissima e sfortunata esperienza all’Inter) ma si è costruito le sue più importanti soddisfazioni proprio a Bergamo. L’aspetto più “doloroso” per la Roma è dunque come Gasperini in questo momento veda più futuro nel progetto Atalanta che in quello giallorosso. È un fatto che in questo momento i nerazzurri siano una squadra più competitiva, ma a Trigoria contavano sull’appeal di una piazza storica, che però sembra essersi eroso negli ultimi mesi, nonostante la semifinale di Champions League di poco più di un anno fa. Adesso dunque la Roma dovrà virare con qualcun altro e spera che tra qualche mese potrà dimostrare a Gasperini di aver fatto la scelta sbagliata.

(Jacopo Venturi)