(Keivan Karimi) – La stagione 2022-2023 della Roma parte con una vittoria. Di misura, più sofferta del previsto, ma assolutamente meritata. 1-0 sul campo della Salernitana alla prima di campionato.
Dopo i successi tra ieri ed oggi di Milan, Inter e Lazio, la Roma risponde con una prova convincente, ma figlia sia di una forma fisica non ancora al top (siamo solo al 14 agosto) sia di un clima non ideale per giocare ad alta intensità.
Mourinho sceglie i Fab Four per giocarsela subito forte contro la Salernitana di mister Nicola. Tra i tenori giallorossi spicca subito Zaniolo: gran primo tempo del fantasista italiano, che nel giro di 45 minuti sfiora tre volte la rete e manda in porta Dybala, fermato solo dal palo.
La rete della vittoria arriva al 33′ minuto. Cristante, tra i migliori in campo, raccoglie palla al limite dell’area e trova il sinistro vincente, deviato leggermente da Coulibaly.
Nella ripresa la Salernitana, mai realmente pericolosa, prova a stringere d’assedio la Roma, che però sa come difendersi e non soffre i tentativi dalla distanza dei campani. Piuttosto sono Dybala e Karsdorp in contropiede a sfiorare la rete del raddoppio. I giallorossi si accontentano: 1-0 finale e tre punti preziosi in tasca.
I singoli: bene la difesa, in particolare Ibanez che gioca una prova concreta e decisa stile Tirana. Cristante domina in mezzo al campo e Spinazzola e Zaniolo appaiono i più in forma atleticamente. Pellegrini, Dybala e Abraham solo sufficienti: la loro condizione è ancora leggermente indietro, con il capitano sfiatato dalle tante rincorse in mezzo al campo.
(Keivan Karimi) – Ormai ci siamo. La tanto attesa e paradossale stagione 2022-2023 di Serie A è alle porte. La Roma di José Mourinho ha concluso la preparazione estiva con una festa assoluta in amichevole: il 5-0 all’Olimpico contro lo Shakhtar Donetsk nel giorno della presentazione della squadra.
Un appuntamento simbolico, fatto apposta per il pubblico romano e romanista, pronto a riaccogliere i propri vecchi e nuovi beniamini. Su tutti Paulo Dybala e Gini Wijnaldum, i due colpacci del mercato estivo targato Tiago Pinto.
Ma cosa ci ha lasciato l’amichevole di domenica scorsa? Molto, sia a livello pratico che teorico, anticipazioni importanti in vista di un’annata che la Roma vuole (e deve) disputare da protagonista.
MOURINHO NON SI NASCONDE E AZZARDA I FAB 4. Sarà stato un test match contro una squadra, suo malgrado, giovanissima e rinnovata. Ma Mourinho contro lo Shakhtar ha confermato di voler cadere in tentazione e schierare assieme i Fab 4: Pellegrini, Zaniolo, Abraham e pure Dybala. Tutti assieme in un 3-4-3 tutto sommato equilibrato. La rete del primo gol agli ucraini è il sintomo che la coesistenza può essere proficua.
2. MATIC UN ACQUISTO DA NON SOTTOVALUTARE. L’Olimpico ha scoperto le enormi qualità tecniche e fisiche di Nemanja Matic. Il mediano giunto a costo zero dal Manchester United è un fedelissimo di Mou. L’amichevole ha svelato i motivi: centrocampista totale, fisicamente integro, aggressivo al punto giusto. Se sta bene, può rubare il posto a Cristante senza troppi indugi.
3. SMALLING SEMPRE PIÙ INTOCCABILE. Non tanto per l’amichevole contro lo Shakhtar, ma Chris Smalling durante tutta la preparazione ha confermato di essere un perno difficilmente sostituibile. Soprattutto se c’è da battagliare e tirare fuori le unghie. Niente da togliere al giovane Kumbulla, ma ai livelli del gigante inglese al momento non c’è nessuno.
4. I PROGRESSI DI SPINAZZOLA. Sarà un altro acquisto ‘interno’ per la Roma 2022-23. Leonardo Spinazzola pian piano sta riacquistando lo stato di forma ideale per diventare nuovamente un elemento portante. Scatto, fiato, corsa, qualità nell’uno contro uno e nel cross. Mourinho lo sta gestendo e non intende fare a meno di lui oltre modo.
5. WIJNALDUM È L’UOMO CHE SERVIVA. Presto per dirlo, visto che prima del match dell’Olimpico aveva svolto solo un paio di allenamenti con la sua nuova squadra. Ma Gini Wijnaldum ha le caratteristiche che Mourinho ha richiesto espressamente per un rinforzo a centrocampo. Esperto, dinamico, pronto agli inserimenti, con un enorme senso del gol. Uno che sa vincere, insomma. Non appena entrerà negli schemi ci sarà da divertirsi.
6. IL RUOLO IDEALE DI DYBALA E ZANIOLO. Roma-Shakhtar ci ha mostrato come possono coesistere Paulo Dybala e Nicolò Zaniolo in campo: sacrificio di Pellegrini a centrocampo ed i due fantasisti a dividersi la trequarti alle spalle di Abraham. Entrambi in teoria ambirebbero a partire più larghi a destra, una posizione che soprattutto la Joya predilige. Mourinho lo ha piazzato proprio lì, mentre Zaniolo sta dimostrando maturità tattica ed anche partendo dal centro-sinistra si è saputo destreggiare con qualità e continuità.
7. PELLEGRINI TRA I MIGLIORI CENTROCAMPISTI D’ITALIA. Lo dicono i numeri, ma soprattutto le prestazioni. Con Mourinho ha fatto il regista, la mezzala, il trequartista classico, la seconda-punta e pure l’esterno. Ed il livello delle prove di Lorenzo Pellegrini è sempre rimasto altissimo. Oltre che tecnicamente enorme, il capitano della Roma è anche capace a fare tutto. Per l’appunto tuttocampista top in Serie A.
8. URGE MIGLIORARE LA PANCHINA (IN ATTACCO). La Roma finalmente ha una rosa lunga, completa, competitiva. Forse solo in attacco mancano le risorse azzeccate. Togliere Dybala e Abraham ed inserire Felix e Shomurodov significa un downgrade evidente per qualità, senso del gol e maturità. Non a caso un certo ‘gallo’ Belotti è sempre lì in attesa di sbarcare.
9. LA DIFESA A TRE NON SI TOCCA. In molti ad inizio estate avevano ipotizzato ad un ritorno di Mourinho al suo primo amore, ovvero la difesa a quattro ed un modulo più offensivo. Invece la sua Roma ha trovato la quadra con il 3-4-2-1, si difende con ordine e sa sfruttare la velocità degli esterni a tutto campo. Modulo che vince non si cambia.
10. EL SHAARAWY, IL DODICESIMO CHE TUTTI VORREBBERO. Probabilmente non è più l’attaccante esterno esplosivo di qualche anno fa. Forse non può essere considerato un titolarissimo. Ma Stephan El Shaarawy è di certo la riserva che chiunque vorrebbe in squadra. Professionale, talentuoso, duttile. Mourinho lo ha schierato domenica come esterno sinistro al posto di Spinazzola, il Faraone ha risposto con due assist vincenti ed un numero impressionante di scatti e sovrapposizioni. Altro tassello da non sottovalutare (né vendere).
(Keivan Karimi) – Una partita a dir poco scoppiettante e nervosa quella disputata oggi a Faro, allo Estadio do Algarve. Una amichevole solo per definizione, visto che Sporting CP e Roma se le sono date di santa ragione.
Nel terzo test match in terra portoghese, i giallorossi hanno perso per 3-2 al termine di un incontro teso, ricco di risse accennate, spintoni e interventi duri. L’arbitro Hugo Silva non è riuscito a tenere a bada gli animi, attendendosi un incontro ben più leggero.
La Roma è meno brillante delle altre uscite, anche grazie al pressing ed alla velocità dello Sporting. I vice-campioni di Portogallo passano con un dubbio rigore trasformato da Gonçalves, ma due minuti dopo la Roma pareggia su corner per l’autorete di Inacio.
Nella ripresa lo stesso difensore dello Sporting azzecca la porta giusta e si rifà, segnando il 2-1 sempre su calcio d’angolo. Bellissima l’azione del pari giallorosso con Pellegrini, imbeccato dalla giocata solitaria di Abraham. Nel finale però il neo entrato Tabata approfitta di una dormita di Cristante e trova il diagonale del 3-2 decisivo.
Il tabellino del match:
SPORTING CP (3-4-3): Israel (46′ Adan); Coates, Inacio, Neto; Porro, Ugarte, Matheus Nunes, Matheus Reis; Pedro Gonçalves, Rochinha (46′ Trincão), Edwards (72′ Tabata). All. Amorim.
ROMA (3-4-2-1): Rui Patricio; (46′ Svilar) Mancini, Kumbulla (46′ Smalling), Ibañez; Çelik (46′ Karsdorp), Matic, Cristante, Spinazzola (46′ Zalewski); Zaniolo (80′ El Shaarawy), Pellegrini (72′ Carles Perez); Abraham (72′ Felix) All. Mourinho.
RUI PATRICIO: Battuto solo su calcio di rigore, si dimostra la solita sicurezza tra i pali. Nei primi minuti gran riflesso salva risultato sul sinistro in corsa di Gonçalves, che ha ricordato da vicino l’intervento in finale di Conference su Til.
PELLEGRINI – Una certezza vera e propria. Il capitano è l’unico a regalare strappi, ripartenze, giocate di qualità contro uno Sporting aggressivo e quasi mai sbilanciato. Il suo gol di destro al volo è la riprova della sua crescita, anche sotto porta.
ZALEWSKI – I duelli con Pedro Porro non sempre gli riescono vincenti, ma si esalta nell’uno contro uno ed è l’ultimo a suonare la carica con un destro insidioso respinto a malapena da Adan. Ad oggi con il competitor Spinazzola non c’è gara.
I rimandati:
MATIC – Ha l’ordine e la giustezza tra i piedi, ma un 33enne con la sua fisicità ha bisogno di tempo per raggiungere la forma ideale. In coppia con Cristante forse la mediana appare troppo statica.
ZANIOLO – Parte forte, con alcuni strappi degni della sua proverbiale irruenza. Ma col passare dei minuti tende ad innervosirsi, in particolare per le decisioni dubbie del signor Hugo Silva. Mourinho lo sostituisce per evitargli momenti di rabbia inutile.
ABRAHAM – Generoso, sempre in movimento ed autore della giocata che porta al gol del 2-2 di Pellegrini. Ma per il resto della sua partita appare troppo caotico, sciupando una ghiottissima occasione a fine primo tempo.
I bocciati:
IBANEZ – Siamo alle solite. La paura che possa compromettere le prestazioni della Roma torna senza grosse pretese alla terza amichevole estiva. Saltato costantemente, è l’autore del fallo da rigore che porta avanti lo Sporting. Inteventi fuori tempo, falli evitabili e solo qualche chiusura degna di questo nome. Il brasiliano va educato, ma di questo passo rischia di essere ancora una sciagura.
CRISTANTE – Niente da dire sul solito costante impegno, sia in fase di copertura che di costruzione. Ma stasera, contro uno Sporting cattivo e velocissimo, fa una fatica enorme. La Roma non riesce quasi mai ad uscire palla al piede anche a causa della sua serata insufficiente. Ciliegina amara sulla torta: il pallone perso a 5′ dalla fine che porta al 3-2 di Tabata.
KARSDORP – Per l’ennesima volta dimostra di difettare totalmente al momento del cross decisivo o dell’assistenza giusta. Già contro la Portimonense aveva cestinato una giocata di Pellegrini con un assist mal eseguito, oggi a Faro si ripete sprecando 2-3 situazioni ghiotte.
(K.Karimi – A.Papi) – Seconda amichevole estiva in Portogallo per la Roma di José Mourinho. Il ritiro in Algarve ha previsto questa sera alle ore 20 un altro test match, stavolta contro un club di casa: il Portimonense.
I giallorossi hanno bissato il 2-0 di mercoledì scorso, vincendo con lo stesso punteggio contro i lusitani. Reti decisive del giovane Filippo Tripi nel primo tempo e di Nicolò Zaniolo nella ripresa. Ottimo secondo tempo giocato dall’uomo mercato, con tanto di fascia da capitano al braccio.
Zaniolo ha colpito anche una traversa clamorosa, mentre Abraham ha calciato alle stelle il rigore del possibile 3-0. Unica notizia negativa: infortunio al ginocchio per Darboe, possibile distorsione per il giovane gambiano.
TRIPI – Gol in mischia a parte, si dimostra un jolly giovane e dal carattere forte. Come terzo centrale difensivo si disimpegna senza problemi.
PELLEGRINI – Già disegna calcio il capitano, gioca di prima, strappa sulla trequarti e sfiora il gol. Dal suo corner nasce l’1-0 giallorosso.
CELIK – La gamba c’è, l’attenzione difensiva anche. Per Karsdorp sarà un competitor niente male.
ZANIOLO – Rabbioso, ma allo stesso tempo elettrizzante. Il gol è tutta potenza e capacità, peccato per la traversa colpita ad inizio ripresa, già il secondo legno di questo ritiro.
I rimandati:
SPINAZZOLA – La mentalità è giusta e la posizione tattica anche. Manca ovviamente quella brillantezza nello scatto che lo ha reso uno degli esterni più forti d’Italia.
VERETOUT – Sta ritrovando pian piano la condizione giusta, e quindi anche la motivazione che gli era mancata nella scorsa stagione. Qualche errorino di troppo, ma può essere rigenerato.
KUMBULLA – Tosto, difficile da superare. Ma non mancano alcune sbavature totali in difesa che andranno evitate sul più bello.
I bocciati:
FELIX – Mourinho lo tiene in campo da prima punta per mezz’ora, tocca pochissimi palloni e fa più confusione che altro.
PEREZ – Schierato tra le linee, quasi da fantasista puro, si fa notare solo per un retropassaggio da dimenticare. In quel ruolo sarebbe stato meglio vedere il baby Volpato.
Roberto Gentili – Non aveva vinto gli altri tre precedenti, ma alla quarta sfida la Roma risponde presente. Più che presente. Tanto da calare proprio un poker (4-0) al Bodø/Glimt, che permette di raggiungere la semifinale di Conference League contro il Leicester.
L’atmosfera dell’Olimpico, riempito da 65.000 spettatori, è travolgente e trasporta le speranze giallorosse di rimonta in ogni dove. Le raccoglie sin da subito Abraham, pronto a mettere in porta il vantaggio già al 5’. La Roma è una furia, inarrestabile nel gioco e nell’atteggiamento. Al 23’ arriva il raddoppio di Zaniolo. Nicolò riassapora quel gusto irripetibile del gol, ne ricorda la ricetta e così lo riassaggia altre due volte. Imbucato da Zalewski, firma il 3-0. Il rientro negli spogliatoi non sopisce la fame romanista: al 49’ c’è il 4.0, firmato ancora dal numero 22 giallorosso. Riaffronta anche la sfortuna, vista l’uscita dal campo forzata a mezz’ora dalla fine.
Partendo dalle retrovie, nessun componente manca ai propri compiti. Mancini ed Ibanez sono fedeli protettori delle zone di competenza e favoriscono il sontuoso lavoro di Smalling. Che fa da collante a quello dell’onnipresente Cristante, spalleggiato da Mkhitaryan sottotono ma che comunque riesce a dire la sua. Pellegrini – anche lui uscito, a quindici dalla fine –segue la stessa strada che non trova il gol, ripagandosi con una gara super. Abraham raggiunge quota 24 gol nella prima stagione alla Roma ed aggancia Volk.
LE PAGELLE
Rui Patricio 6 – Amministra senza strafare le noiose pratiche, delle quali la più impegnativa è il tiro di Vetlesen (30’).
Mancini 7 – Solido e concentrato, non sbaglia intervento alcuno. I palloni che recupera li trasforma in ribaltamenti offensivi con precisi lanci, destinati soprattutto a Zalewski.
Smalling 8 – Chiude la porta della difesa, si impossessa del codice di sicurezza e non lascia le coordinate a nessuno. Coordinate che, tra l’altro, cambia: preziosi e vigorosi gli interventi a centrocampo e sulla trequarti.
Ibanez 7 – Il campo aperto è il suo pane. Lo mastica con cura e foga, arrivando così a spegnere i timidi tentativi dei norvegesi.
Karsdorp 7,5 – L’olandese volante, folate difensive per curare piccoli errori di posizionamento ed offensive con cui cerca di essere ancora più partecipe agli attacchi.
Cristante8 – Quasi mette lo zampino sul vantaggio, dove favorisce forse l’errore di Haikin, firma però il biglietto allegato agli altri gol: avvia i lavori finalizzati da Zaniolo entrambe le volte, prima con la verticalizzazione e poi con il colpo di testa che permette di ribaltare l’azione (3-0) ed il lancio in profondità per il sigillo
Mkhitaryan 6,5 – Arretra a centrocampo, non il raggio d’azione. Non sempre prende però le misure giuste e qualche spiffero lo lascia. Spreca qualcosa di troppo. (Dal 40′ Veretout sv).
Zalewski 7,5 – Il gioco converge verso la sua zona, che non presidia sempre con dovizia. Un po’ di spazio indietro c’è, ma c’è soprattutto davanti: furetto a prender possesso del pallone respinto da Cristante, lo porta con classe in avanti da dove imbuca con la visione del trequartista, di cui possiede i connotati, Zaniolo.
Zaniolo 9 – “Parole, parole, parole”. Illumina d’immenso la magica serata. Il cronometro riparte dal primo minuto di gioco, per squarciare la partita ventitré. Di ghiaccio nell’uno contro uno che vale il raddoppio, delicato sul secondo sigillo personale e dirompente nel tris. I crampi lo costringono all’uscita: al contrario del Vitesse, dalle tribune arrivano solo rose per gli applausi scroscianti. (Dal 60’ Felix 6 – Sporca le due possibilità che ha. Il risultato lo permette ed il danno, a conti fatti, è poco).
Pellegrini 7,5 – Manda in gol Abraham, che di tacco apre le danze. Ispirato, prova a replicare lo stesso gesto ma senza trovare stessa sorte. Si dedica così a tenere le fila del gioco offensivo: confeziona Zaniolo sul raddoppio, scrive due nuovi inviti a Tammy che non legge correttamente le consegne. Si accoda a Nicolò ed esce anche lui prima del fischio finale. (Dal 76’ Oliveira 6 – Sistema il disordine di fine partita e permette un po’ di respiro).
Abraham 8 – Si avventa su quel pallone che lì, innanzi alla porta, cercava solamente chi lo spingesse dentro. È il ventiquattresimo stagionale, come Volk, ora raggiunto. Tenta e ritenta la doppietta di tacco prima, poi incespica davanti a Haikin, bravo sul tiro a fine primo tempo. Nel mezzo c’è però la sponda per Pellegrini, che manda così Zaniolo a raddoppiare. Esce stremato. (Dal 40′ Perez sv).
Mourinho 9 – Sono le gare per cui vive. Mette Zaniolo dal 1’, sposta Mkhitaryan a centrocampo, carica come non mai i suoi scudieri e li guida alla rimonta, quindi alla semifinale di Conference.
(Keivan Karimi) – Un vero e proprio incubo. Ormai quando si parla di Mondiale, per la Nazionale italiana si tratta di un tabù inaspettato, soprattutto per chi ha appena vinto un campionato europeo e nel palmarès conta 4 titoli planetari.
Il punto più basso e sciatto della storia calcistica azzurra è giunto con lo 0-1 subito internamente dalla Macedonia del Nord. Addio al sogno di giocarsi da protagonisti il Mondiale in Qatar e spazio all’ennesima caccia al colpevole.
I problemi sono enormi, impossibili da analizzare con un semplice articolo di giornale. Ai tifosi italiani ora non resta altro che sperare in un futuro più roseo, ad un ricambio generazionale che, però, sulla carta appare faticoso.
In Italia non vi sono campioni. Solo ottimi giocatori, qualche talento intraprendente e poi molti elementi mediamente buoni. Niente a che vedere con certe generazioni passate. Ma, in attesa di una riforma strutturata sui vivai nostrani, bisogna fare di necessità virtù.
Insigne e Immobile al capolinea, rischia anche Jorginho
Partiamo allora da chi, dopo l’inutile amichevole di martedì in Turchia, non farà più parte del gruppo azzurro. Gli over 30 della rosa difficilmente saranno confermati, soprattutto se Roberto Mancini dovesse dare le dimissioni da commissario tecnico.
Chiellini, dall’alto dei suoi 38 anni, dirà certamente addio alla Nazionale. Lo seguirà l’amico Bonucci, che ne ha 34 ma potrebbe comunque fare da chioccia per il passaggio generazionale. Via dal giro azzurro anche i vari Acerbi, Florenzi, De Sciglio, Sirigu e l’ultimo entrato Joao Pedro. Al capolinea pure Insigne, che giocherà in Canada da luglio prossimo, ed un Immobile che non ha mai avuto un gran feeling con l’azzurro. Rischia il taglio pure Jorginho, passato dall’essere regista indispensabile ad uno dei colpevoli maggiori del flop Mondiale.
Dai rientri di Chiesa e Spinazzola alle nuove leve
La nuova Italia, quella che ahinoi guarderà il Mondiale 2022 da casa, dovrà ripartire dalle due mancanze più grandi degli ultimi mesi. Chiesa e Spinazzola, infortunati di lusso che ad EURO 2020 avevano trascinato il gruppo di Mancini. I loro rientri saranno fondamentali per dare velocità ed imprevedibilità ad una squadra fin troppo prevedibile.
Si ripartirà inevitabilmente da coloro che hanno tutto il tempo per rifarsi. Come Donnarumma, Bastoni, Verratti, Barella, Berardi e tanti altri nazionali che meritano ancora fiducia. Ma anche da coloro che Mancini finora ha considerato poco: Calabria, titolarissimo del Milan, Ferrari leader della difesa del Sassuolo, i talenti di Zaniolo e Scamacca, la verve di Tonali e Zaccagni.
Poi i giovani. Ricominciare a dare fiducia agli Under 21 nel più breve tempo possibile, confrontandosi col c.t. giovanile Nicolato. Serve sfrontatezza, carattere e determinazione nell’Italia che verrà, non più gente a cui tremano le gambe e senza voglia di vincere.
(Keivan Karimi) – Ieri l’Atletico Madrid ha confermato la sua straordinaria vena gloriosa in campo europeo. Nonostante una stagione in Liga sotto le aspettative, la squadra del ‘Cholo’ Simeone è approdata ai quarti di Champions League andando a vincere sul campo del Manchester United.
Una prova vigorosa, concreta e compatta, scaturita da una preparazione ormai tipica del gioco dei colchoneros. Difesa sicura, centrocampo rapido nel costruire ripartenze ed un attacco letale. Niente spettacolarità o dominio del possesso palla, bensì una vittoria nata dallo spirito di gruppo e dalla qualità di ripartenza.
La prova di ieri dovrebbe essere d’esempio per la Roma e l’ambiente giallorosso. Sia per l’atteggiamento dell’Atletico, non lontano dalle idee calcistiche di José Mourinho, sia per l’approccio tattico utilizzato dalla squadra spagnola.
Anche lo ‘Special One’ preferisce lasciare il dominio del gioco all’avversario di turno, puntando sulla compattezza e la sicurezza difensiva, sulla verticalità e sulla rapidità nelle ripartenze e nei cambi di fronte. Inoltre utilizza il 3-5-2 proprio come Simeone, strutturandolo in maniera molto simile anche nelle caratteristiche degli interpreti.
Tre difensori in linea, due esterni a tutto campo, un regista davanti alla difesa, due mezzali di qualità e corsa e due attaccanti a muoversi e dare profondità al resto della squadra. Componenti simili, ma la differenza sta tutta nella qualità dei giocatori a disposizione, in particolare nella linea a cinque di centrocampo.
L’Atletico ieri ha schierato due laterali in grado di fare con costanza il lavoro sia di spinta che di copertura difensiva, come Llorente e l’autore del gol vittoria Renan Lodi. Un metronomo davanti alla difesa come Herrera (accostato alla Roma) e due centrocampisti di raccordo dalle ottime qualità tecniche, ovvero De Paul e capitan Koke. Più un mediano strutturato come Kondogbia, subentrato per dare quantità al centrocampo nell’assalto finale del Manchester.
Il difetto del 3-5-2 romanista è proprio nell’esperienza e nella tecnica degli interpreti. Karsdorp è un esterno destro dal buon passo, ma si perde troppo spesso in fase di cross o assistenza. A sinistra fra Vina, El Shaarawy e Zalewski manca ancora quel laterale dominante in attesa di ritrovare Spinazzola al 100%.
In mezzo manca da troppo tempo un regista. Cristante si sta improvvisando tale, con fortune alterne. Diawara e Darboe non sono neanche presi in considerazione, mentre Mourinho ha già bocciato Sergio Oliveira in quel ruolo, definendolo tutt’altro che utile nello smistare palloni. Il primo vero investimento dell’estate 2022 in casa Roma dovrà essere proprio in questo ruolo, con i soliti Xhaka, Kamara e Grillitsch come primi nomi fattibili.
Dove invece la Roma sempre già messa bene è nelle posizioni intermedie. Pellegrini e Mkhitaryan sono garanzie per qualità, personalità e dinamismo, ma soprattutto il capitano deve migliorare le proprie prestazioni, entrando più nel vivo del gioco e accelerando le giocate. Inoltre mancano alternative reali: l’armeno quasi 33enne non può risultare imprescindibile per la Roma di oggi.
Migliorando il centrocampo e gli esterni si potrà forse finalmente vedere una Roma davvero mourinhana, solida e forte a centrocampo, con gli elementi giusti per ribaltare l’azione e mettere gli attaccanti in condizione di fare più gol possibili.
(Keivan Karimi) – A gennaio scorso la Roma cercava con forza un nuovo centrocampista. Possibilmente un regista, capace di donare qualità ed efficacia alla manovra fin troppo prevedibile della squadra di Mourinho.
È arrivato Sergio Oliveira, classe ’92 di origine portoghese. Prestito con diritto di riscatto, sotto la regia del super agente Jorge Mendes. Un calciatore dalle classe indiscussa, che sembrava essersi subito inserito nei piani giallorossi.
Sergio è l’uomo delle prime volte. Pronti, via subito due reti in campionato: su rigore al Cagliari ed in contropiede all’Empoli. Gol al debutto pure in Conference League, giovedì scorso in casa del Vitesse.
Tutti contenti dunque? Non proprio, perché nonostante i numeri realizzativi siano eccellenti, Oliveira non sta convincendo. Per due semplici motivi: le sue prestazioni sono troppo spesso sottotono, ed inoltre Mourinho pare non avergli ancora trovato un ruolo ideale in mediana.
Da Roma-Genoa in avanti, del 5 febbraio scorso, Oliveira è sempre stato sostituito da Mourinho a gara in corso. In due occasioni (contro Verona e Udinese) addirittura dopo soli 45 minuti. Bocciature conclamate per un centrocampista abile nel gioco palla a terra, ma che perde lucidità quando c’è da difendere o da contrastare, risultando piatto nel suo lavoro.
Tatticamente è un equivoco. Non è un regista classico, a detta di Mou, neanche una mezzala di corsa o inserimento. Eppure nella Roma del 3-5-2 rilanciato come modulo standard, l’ex Porto viene schierato da intermedio, risultando troppo spesso lento ed indecifrabile. Francamente il suo meglio Oliveira lo ha dato ai tempi dei ‘Dragoes’ in un 4-4-2, giocando da centrocampista di costruzione al fianco di un mediano più fisico e dinamico di lui.
Paradosso Sergio Oliveira; un calciatore che appena debutta sa fare gol e tirare benissimo i rigori, ma allo stesso tempo appare tatticamente poco utile ed enigmatico. La Roma e Tiago Pinto ci pensino bene prima di spendere 13 milioni di euro a giugno per riscattarlo. Forse, se si continuasse a giocare con tali schemi, sarebbe meglio spendere tale cifra su altri obiettivi.
(Keivan Karimi) – Una partita che sintetizza quello è il campionato 2021-2022 della Roma. Ieri sera a La Spezia i giallorossi hanno finalmente giocato una gara dominante. Messi bene in campo, mai troppo lunghi né sofferenti nei confronti del possesso palla avversario.
Una gara che, per dominio ed occasioni create, sarebbe dovuta finire con almeno 2-3 gol di scarto a favore dei giallorossi. Invece la Roma l’ha vinta al 98′ minuto, con un rigore di Abraham, dopo aver colpito 4 pali, costretto Provedel ad almeno 3 miracoli e divorato in generale un altro paio di gol fatti.
Il successo della svolta? Per come è arrivato, con la voglia di vincere una partita stregata fino all’ultimo, potrebbe rappresentare una spinta importante per l’ultima fase del campionato. Ma sono ancora tantissimi i difetti da curare.
La cosa paradossale è che qualcuno punta il dito verso l’arbitro Michael Fabbri ed il VAR per giustificare il successo giallorosso. Gli episodi certamente non premiano lo Spezia di Thiago Motta e probabilmente l’espulsione di Amian a fine primo tempo è severa. Ma a norma di regolamento non c’è molto da discutere.
Fabbri compensa sorvolando sul secondo giallo ad Agudelo, per fallaccio in ritardo su Zalewski (ottimo il suo debutto da titolare), ma il rigore a tempo scaduto è a dir poco solare. Zaniolo viene colpito in pieno volto da una scarpata in ritardo di Maggiore sulla deviazione aerea, poi terminata sulla traversa.
Il VAR per una volta funziona anche in chiave Roma. Il signor Di Paolo chiama Fabbri all’on field review e lo convince giustamente a fischiare il rigore, poi trasformato con freddezza da Abraham. Tutto eseguito nel pieno rispetto delle regole, senza interpretazioni o decisioni fantasiose.
Nel mondo della nostra comunicazione pubblica c’è anche chi si è dilettato a contestare tale decisione, a mettere in dubbio la sensatezza di questo rigore. Esimi giornalisti di TV o carta stampata hanno incredibilmente giudicato ‘dubbio’ il calcione di Maggiore a Zaniolo, uscito con la faccia insanguinata dal campo. E c’è persino chi ha chiesto le scuse pubbliche di Fabbri! Siamo alla frutta…
E adesso mi aspetto che il signor #Fabbri arbitro di #SpeziaRoma vada in tv a scusarsi. Ci andrà?
(Keivan Karimi) – Un sorteggio positivo sulla carta. Di certo alla Roma poteva andare peggio: negli ottavi di finale di Conference League è riuscita ad evitare spauracchi come Leicester City o Olympique Marsiglia.
Sarà il Vitesse l’avversaria dei giallorossi nel prossimo turno della neonata competizione europea. Andata il 10 marzo in Olanda, ritorno previsto per il 17 allo stadio Olimpico.
Ma scopriamo qualcosa in più sulla futura rivale dei giallorossi di Mourinho. Il Vitesse è un club della Eredivsie olandese. La città di provenienza è Arnhem, nel Basso Reno, a pochi chilometri dal confine con la Germania.
Il club giallo-nero è guidato da Thomas Letsch, tecnico tedesco di scuola Red Bull. Ha infatti lavorato la fianco di Ralf Rangnick nello staff del Salisburgo. Prima di guidare il Vitesse ha anche allenato l’Austria Vienna per una stagione.
La società di Arnhem è nota a livello internazionale per essere club ‘satellite’ del Chelsea di Roman Abramovich. Nel 2010 il Vitesse fu acquistato dal magnate georgiano Merab Jordania, grande amico dell’imprenditore russo. Da quel momento nacque ufficialmente una partnership tra le due squadre, che consente al Vitesse di prendere in prestito e crescere diversi talenti del vivaio Chelsea. Basta sapere che nelle fila olandesi sono passati calciatori del calibro di Matic, Mount, Piazon, Musonda e Traoré.
Il Vitesse è attualmente 6° nella classifica del massimo campionato olandese. Si schiera solitamente con un 3-4-1-2 piuttosto offensivo, ma in tempi recenti Letsch ha sperimentato anche la difesa a quattro. I dati parlano di una formazione cinica e non sempre attenta in difesa. A parte la vittoria per 6-1 sul Cambuur, i giallo-neri hanno sempre battuto le avversarie di misura, subendo invece tanti gol nelle 8 sconfitte stagionali.
Gli olandesi sono tra le rivelazioni della Conference League 2021-2022. Nella fase a gironi hanno fatto meglio del Tottenham di Conte (battuto in casa 1-0). Nei sedicesimi hanno avuto la meglio del Rapid Vienna, perdendo in Austria 2-1 e vincendo poi 2-0 al ritorno in casa.
A detta di tutti la stella della squadra è Lois Openda, centravanti belga classe 2000 autore di 16 reti ufficiali sinora. Tra i calciatori da tenere d’occhio c’è anche il suo collega Adrian Grbic, attaccante austriaco, il difensore e capitano Danilho Doekhi e il fantasista Yann Gboho in prestito dal Rennes.