Quagliarella interrompe 20 anni di digiuno. Il derby della Mole torna a tingersi di granata.

Dopo venti lunghi anni il Torino torna a imporsi nel derby della Mole sconfiggendo 2-1 la Juventus dopo una partita combattuta ed emozionante. Vantaggio di Pirlo e pareggio di Darmian nel primo tempo. Nella ripresa la rete-vittoria dell’ex Quagliarella. Juve anche sfortunata con tre legni colpiti. In classifica cambia poco per i bianconeri: la Lazio pareggia col Chievo e i punti di vantaggio sui biancocelesti (secondi) sono 14. Per i granata invece continua la lotta in zona Europa League. Ventura schiera un 3-5-2 con Bruno Peres e Darmian esterni. A centrocampo Benassi viene preferito a Vives. In attacco chance dal 1′ per Maxi Lopez. Con lui Quagliarella. Allegri risponde con un 4-3-1-2 con Pereyra dietro le punte che sono Matri e Morata. Marchisio è squalificato e al suo posto gioca Sturaro che completa il reparto di centrocampo con Vidal e Pirlo. In difesa Ogbonna al posto di Chiellini e Padoin terzino sinistro. Parte forte il Torino con un pressing alto che non fa ragionare la Juventus, troppo morbida su tanti palloni. Ma è Matri ad avere le occasioni migliori: al 12’, smarcato alla grande da Pirlo, calcia alto davanti alla porta. Poco dopo sbaglia una girata apparentemente semplice, mentre in un’altra circostanza lo ferma Glik. Sul fronte opposto ci prova Quagliarella, ma senza fortuna. Gazzi non è in giornata, sbaglia tanto e al 34’ stende Matri al limite dell’area. Punizione da posizione ghiotta per Pirlo che non si fa pregare e segna con un magico destro: traversa e rete. Il Torino accusa il colpo e sembra smarrirsi. La Juventus riesce a gestire meglio la palla e non soffre più. Almeno fino al 44’: Quagliarella sorprende Bonucci, va sul fondo destro, serve l’accorrente Darmian che controlla male ma comunque riesce a correre con la difesa ferma e concludere in gol per l’1-1.  Il secondo tempo si apre con un’altra punizione invitante per Pirlo che batte ancora in modo magistrale ma coglie il palo con Padelli impotente. Il Torino non si scompone e al 12’ passa in vantaggio: El Kaddouri attacca l’area, serve a sinistra Darmian che crossa basso nell’area piccola dove Quagliarella con una zampata anticipa Ogbonna e insacca. Tredicesimo gol in campionato per l’attaccante campano. Iniziano i cambi dei tecnici e se Ventura leva Maxi Lopez per Martinez, Allegri fa entrare Tevez al posto di Morata. Al minuto 25 grossa chance bianconera per Vidal: traversone di Pereyra e colpo di testa del cileno che non trova però lo specchio della porta. La Juventus preme e nel Toro entra anche Vives al posto di Benassi. Al 32’ secondo legno per i campioni d’Italia: cross di Lichtsteiner e colpo di testa di Matri che scheggia il legno alla destra del portiere. Allegri fa entrare Pepe per Pereyra e Llorente per Padoin nel finale. Ma la sfortuna perseguita i bianconeri, come al 36’: tiro-cross dalla sinistra e palo di Matri. La sfera torna in gioco, Vidal conclude e Padelli respinge. Poi c’è offside di Pepe. Padelli è decisivo anche poco dopo quando vola a negare il 2-2 a Sturaro che colpisce di testa da distanza ravvicinata. Gli ultimi minuti sono di totale sofferenza per i granata che però stringono i denti, resistono e dopo cinque minuti di recupero possono festeggiare uno storico successo nel derby della Mole numero 140.

Francesco Trinca

A Florenzi risponde Maxi Lopez. La Roma di Garcia superata dalla Lazio al secondo posto.

68 lunghe giornate di campionato. 68 lunghe giornate in cui la Roma di Rudi Garcia non è mai scesa sotto il secondo posto. Un anno e mezzo passato a rincorrere la Juventus e a farsi rincorrere dalle altre contendenti. Il fatto che sia la Lazio a scavalcare la Roma, per uno strano scherzo del destino, non fa che aumentare la delusione per quanto sta accadendo ad una squadra che sembra aver perso ogni tipo di logica.  A Torino, infatti, i giallorossi, non vanno oltre l’1-1 (rigore di Florenzi, tap in di Maxi Lopez) e per la prima volta si trovano a dover inseguire nella corsa alla Champions diretta. Per i granata un buon pareggio frutto di una gara tutta cuore e orgoglio, che però li allontana dall’Europa, considerando la vittoria del Napoli con la Fiorentina. Ventura alla fine preferisce Martinez davanti al posto di Maxi Lopez, Garcia lascia fuori Totti e mette un tridente di corsa e resistenza, con Ibarbo al fianco di Ljajic e Iturbe. Si comincia con gli strascichi del mancato ricorso della Roma e gli insulti dei tifosi giallorossi a Pallotta. Poi 45 minuti di poche idee, ritmo basso ed emozioni vicine allo zero. Il primo tempo lo fa la Roma, che alza il baricentro e prova a pressare subito i portatori di palla granata. Ma i giallorossi non riescono mai a cambiare inerzia alla partita, un po’ perché il Torino è messo bene in campo, un po’ perché Ibarbo si piace troppo e Pjanic e De Rossi non riescono mai ad accelerare la manovra. Così i giallorossi si limitano al tiro da fuori, due volte con Iturbe (al 32′ di un soffio fuori) e una con Nainggolan, sfiorando il gol in chiusura (43′), quando Florenzi a porta vuota non riesce a mettere dentro in corsa un assist di Pjanic. Il Torino, invece, gioca solo di rimessa, ma Quagliarella e Martinez non riescono mai ad incidere, Bruno Peres spinge più di Darmian, ma comunque sempre con il freno a mano tirato, ed El Kaddouri prova ad andare un paio di volte dentro negli spazi, ma senza mai trovare il corridoio giusto. La conseguenza è uno 0-0 noioso, quasi senza sussulti.

Il secondo tempo finalmente si infiamma. Il primo indizio arriva al 4′, con Maksimovic che salva su Ljajic. Poi le scintille. All’11 fallo netto di Moretti su De Rossi, rigore di Florenzi e vantaggio che sembra togliere le ansia ai giallorossi, proprio mente la Lazio dilaga con l’Empoli. Al 19′, però, arriva il pari granata: Darmian lancia Bruno Peres, che rimette la palla dentro per Vives, pasticcio della difesa romanista e palla per il pari di Maxi Lopez. De Sanctis e compagni, però, protestano per il passaggio di Peres a Vives, avvenuto per i giallorossi con la palla già oltre la linea di fondo. Adesso, però, è tutta altra partita, tra spazi e rabbia agonistica. Padelli dice di no a Iturbe da fuori, Ibarbo si divora un gol di testa, Florenzi sfiora la doppietta al 38′ con un destro che si stampa sul palo (complice la deviazione dello stesso Padelli), Astori calcia alto da buona posizione. Dall’altra parte un buon pallone sprecato da Molinaro ed un tentativo maldestro di Quagliarella. Prima del fischio finale c’è ancora tempo per un’altra bella parata di Padelli su tiro da fuori di Nainggolan, un colpo di testa di Gazzi che mette i brividi a De Sanctis ed un tiro di poco alto di Farnerud. Finisce così, con la Lazio che mette la freccia sulla Roma ed il Torino a prendersi gli applausi della sua gente.
Francesco Trinca

La Roma strappa di forza i tre punti al Napoli. All’Olimpico decide un gol di Pjanic.

Dopo 4 mesi d’attesa, la Roma torna a vincere all’Olimpico e lo fa nel giorno più importante, battendo il Napoli in uno scontro diretto fondamentale per la Champions. Un successo pesante che consente alla squadra di Garcia di tenere alle spalle la Lazio ma, soprattutto, taglia probabilmente fuori del tutto nella corsa al 2° posto la concorrente più temibile. Ha deciso Pjanic con una magia dopo 25’. Un gol d’autore che conferma, probabilmente, come il momento più nero per i giallorossi sia ormai alle spalle. La Roma ha sofferto, ha giocato bene solo a tratti ma ha dato, se non altro, un grande senso d’unione. Altro segnale importante per proseguire la cavalcata verso un obiettivo fondamentale che potrebbe, a questo punto, salvare una sofferta stagione. La mossa con la quale Garcia, orfano di Gervinho e Totti, rilancia Iturbe centravanti si rivela vincente. E’ proprio lui ad innescare il contropiede dal quale nascerà il vantaggio giallorosso. La rete del bosniaco, al terzo centro personale contro il Napoli dopo la doppietta della scorsa stagione, viene supportata da uno strepitoso De Sanctis costretto più volte dagli attaccanti del Napoli al miracolo. L’ex di turno non risparmia gli ex compagni da una prestazione superlativa.

Il Napoli si è comunque rimboccato le maniche e, guidato da un tarantolato Higuain, per due volte ha sfiorato il pari prima dell’intervallo: con De Guzman che, smarcato in mezzo all’area da Callejon sull’uscita di De Sanctis, ha calciato in scivolata addosso a Manolas a porta vuota, e con lo stesso Higuain che, con un destro a giro dalla sinistra, ha mandato il pallone poco oltre l’incrocio della porta giallorossa.

Nella ripresa gli azzurri hanno alzato i ritmi, puntando soprattutto sulle iniziative di Mertens, poco servito nei primi 45’, per fare la differenza. Il belga è entrato maggiormente nel vivo del gioco ma le sue buona iniziative, che hanno costretto Garcia, a un certo punto, a cambiare la fascia a Torosidis inserendo a destra Yanga-Mbiwa, non sono state sufficientemente produttive. Per tre volte, infatti, ha avuto tra i piedi la palla dell’1-1 ma gli è mancata la giusta freddezza.

Francesco Trinca

Allo Stadium l’Italia di Conte si fa raggiungere dall’Inghilterra. L’amichevole di lusso finisce 1 a 1.

Nel match dello Juventus Stadium, Italia e Inghilterra pareggiano 1-1. A Torino il gol di Graziano Pellè illude Conte al minuto 29. Gli azzurri chiudono la prima frazione di gioco in vantaggio. Giusto il tempo di scaldare i muscoli nella ripresa e Towsend, appena entrato sul terreno gioco batte Buffon con un tiro imparabile persino per il numero uno della Juventus. Da quel momento in campo c’è una sola squadra, quella ospite.

E’ un’Italia sperimentale, come giusto che sia, quella che manda in campo Conte allo Juventus Stadium. E i nuovi rispondono presente, con una prova tutta cuore e corsa. Valdifiori mette ordine, Darmian è la bella copia di quello visto a Sofia, ma è soprattutto la coppia d’attacco inedita, quella formata da Eder Pellè, a funzionare.  Non sorprende, quindi, che il centravanti di Lecce sblocchi la gara al 29′ con una spizzata di testa che non lascia scampo a Hart. Gli inglesi, primi a punteggio pieno nel loro gruppo di qualificazione a Euro 2016, non creano troppi grattacapi nel primo tempo a Buffon: solo un destro di controbalzo da Rooney, deviato da Soriano, fa venire i brividi al capitano azzurro e si stampa sulla traversa. Per il resto poca roba (con un rigore reclamato per un braccio di Bonucci), con il terzetto Ranocchia-Bonucci-Chiellini che respinge i timidi assalti britannici. Si va al riposo sull’1-0, risultato meritato.

Nella ripresa sono ancora gli azzurri a partire meglio e solo un grande intervento di Hart nega la gioia del gol (il secondo di fila) a Eder. Sul prosieguo Pellè calcia fuori malamente. Poi, trascinati da un grande Rooney, i sudditi di sua Maestà si fanno più intraprendenti, guadagnano campo e mettono alle corde Chiellini e compagni. Rooney comincia la sua sfida contro Buffon, ma è sempre il nostro portierone a uscirne vincitore. Il capitano, però, non può nulla quando il neo-entrato Townsend la mette nell’angolino. Nel finale Antonelli fa urlare al gol, ma il suo diagonale si spegne a lato di pochissimo. Sarebbe stato troppo, perché i Leoni inglesi sono stati messi in gabbia solo per un’oretta. Poi, una volta venuti fuori, hanno rischiato di sbranare gli azzurri.

Francesco Trinca

 

Roma-Juve 1 a 1. Distacco invariato, giallorossi ancora a -9 dalla vetta.

Il campionato non si riapre. La Roma pareggia con il cuore in inferiorità numerica dopo aver giocato una brutta partita per un tempo e mezzo. Un punto però non serve ai giallorossi che restano a -9 dalla capolista, con gli scontri diretti a sfavore. La Juve può rammaricarsi per non aver chiuso definitivamente i giochi: i bianconeri erano sopra di un gol e in superiorità numerica e avevano la partita in mano. La Roma sembrava una squadra morta, rivitalizzata poi dai cambi di Garcia che ha tolto Ljajic, Totti e De Rossi per inserire Florenzi, Iturbe e Nainggolan. Garcia si affida agli stessi uomini che hanno vinto a Rotterdam, contro il Feyenoord in Europa League. L’unico cambio è De Sanctis, che si riprende il posto tra i pali. Nainggolan ancora escluso, al suo posto Keita con Pjanic e De Rossi. In attacco Totti, Ljajic e Gervinho. Allegri lascia a riposo Pogba e visto che deve rinunciare anche a Pirlo, torna al vecchio 3-5-2: a centrocampo Vidal è tra i titolari, con Marchisio, Pereyra, e sulle fasce Evra e Lichtsteiner. L’attacco è formato dalla coppia Tevez-Morata. La Juve ha la superiorità a centrocampo, aspetta la Roma ed è pericolosa nelle ripartenze. I giallorossi mostrano di non aver superato ancora i problemi nel loro gioco. Soprattutto è evidente la lentezza nel far girare la palla che favorisce i bianconeri. Nel primo tempo la squadra di Garcia non riesce mai a tirare in porta, mentre la Juve si rende pericolosa in più di un’occasione. Al 7′ Vidal ci prova dal limite e il suo diagonale si perde al lato. Poi al 22′ Manolas rischia un clamoroso autogol per anticipare Morata in area servito da Pereyra in contropiede. I bianconeri, come era prevedibile, aspettano la Roma, anche perché possono giocare per due risultati su tre. Al 42′ un altro contropiede fa venire i brividi ai giallorossi, con Tevez che si invola verso la porta, ma non trova lo specchio, anche grazie a Manolas che è bravo a chiudergli lo spazio. Alla fine del primo tempo c’è un diverbio acceso tra De Sanctis e Manolas, sintomo del nervosismo dei giallorossi.

Nella ripresa non ci sono cambi. La Roma non alza il ritmo e continua a subire i contropiedi della Juve. Al 50′ Vidal è ancora una volta pericoloso con un diagonale che esce di pochissimo. La squadra di Garcia non ha mai un guizzo, dopo più di un’ora non ha fatto neanche un tiro in porta. La partita si complica maledettamente per i giallorossi al 63′ quando Torosidis atterra Vidal al limite e si prende il secondo giallo. Su punizione Tevez non sbaglia quello che sembra proprio il gol del match point. Garcia però non si arrende e prova a raddrizzare la partita inserendo Florenzi al posto di Ljajic. Al 71′ il tecnico francese toglie anche Totti per Iturbe. La prima occasione per la Roma la crea Manolas, che stacca di testa su punizione e impegna Buffon al 72′. Un minuto dopo Garcia si gioca l’ultima carta, inserendo Nainggolan al posto di De Rossi. I cambi danno un po’ di vitalità alla manovra giallorossa. Iturbe sembra in ottima forma, anche se rientra da un infortunio, e crea qualche apprensione alla difesa della Juve con le sue accelerazioni. Da una di queste nasce il pareggio della Roma. Chiellini stende l’argentino vicino l’area di rigore: sul cross di Florenzi, Keita stacca di testa e batte Buffon, aiutato da una deviazione di Marchisio. La Roma in inferiorità numerica è rivitalizzata dai cambi e dal pareggio, e sembra un’altra squadra. La Juve invece è stanca e soffre. I giallorossi ci provano fino alla fine, ma non riescono a fare il colpaccio e vedono allontanarsi le residue speranze di lottare per lo scudetto. È l’ennesimo pareggio per la squadra di Garcia, che ora deve pensare a difendere il secondo posto, con il Napoli a -4. La Roma ha giocato bene gli ultimi venti minuti, è troppo poco per puntare allo scudetto. I problemi sono ancora evidenti.

Francesco Trinca