Dybala porta gol, assist e passaggi chiave: Mou può usarlo in tre moduli

(A. Ferrantino) – L’arrivo di Paulo Dybala alla Roma rafforza un attacco giallorosso che, in questo momento, può contare anche su Abraham, Zaniolo e Pellegrini. Spetta ora a José Mourinho trovare il vestito tattico più adatto per sfruttare al meglio le potenzialità offensive dei suoi giocatori offensivi.

Dal punto di vista tattico, nei suoi anni alla Juve, Dybala si è trovato ad agire in contesti tattici e con funzioni diverse. In generale l’argentino gravitava sul centrodestra, agendo prevalentemente in zona di rifinitura. Negli ultimi tre anni, passando da Sarri a Pirlo fino al ritorno di Allegri, quando è stato in campo Dybala è stato il catalizzatore della manovra bianconera.

Nella Juventus di Sarri abbiamo anche visto un Dybala che si abbassava spesso per aiutare la fase offensiva di una compagine non sempre brillante in fase di palleggio. Tutto ciò ha reso quindi ineludibile il dibattito intorno a quale sia la posizione migliore per utilizzarne al meglio le caratteristiche: più avanti o più arretrato? Attaccante o trequartista?

A tal proposito giova ricordare come la stagione nella quale l’argentino ha cominciato a far vedere il proprio talento, con la maglia del Palermo, Dybala agiva da prima punta, con Franco Vazquez numero 10. Nel torneo 2014-15 Dybala produsse 13 gol e 10 assist. Nella Juve il suo raggio d’azione si è progressivamente allontanato dagli ultimi sedici metri di campo, come detto, proprio per aiutare la squadra a sopperire alle difficoltà in palleggio.

Nella stagione appena trascorsa i dati relativi agli expected assist (gli assist attesi) su azione hanno visto Dybala registrare un dato (3.71) che lo colloca fra i primi 25 giocatori dei top 5 campionati europei fra i calciatori che hanno caratteristiche simili (chance creator).

A questo si aggiunga che Dybala è stato anche il miglior attaccante della Juve sia in termini di reti fatte (10) che di passaggi chiave (quei passaggi che consentono alla squadra in attacco di superare almeno una linea difensiva avversaria) con un dato di 2.8 di media a partita. Quanto evidenziato finora ci fa capire come il Dybala juventino sia stato una sorta di tuttocampista, un attaccante adattato a giostrare da rifinitore per svolgere un lavoro di raccordo fra centrocampo e attacco.

A Roma, invece, l’argentino potrebbe riavvicinarsi alla porta avversaria. Un’idea quindi sarebbe quella di usarlo da attaccante al fianco di Abraham (con Pellegrini alle spalle dei due o da mezzala in un 3-5-2 fluido) o da terza punta in un ipotetico 3-4-3 con l’inglese e Zaniolo e con una robusta mediana a sostegno. Un’ulteriore alternativa è rappresentata da un 4-2-3-1 molto offensivo con Pellegrini, Zaniolo e Dybala a occupare gli spazi sotto Abraham.

Zaniolo parla e la Roma si irrita: è di nuovo gelo

(A. Ferrantino)È calato il gelo tra la Roma e Zaniolo, protagonista di una lunga intervista al settimanale «Sport week» della Gazzetta dello Sport, in cui l’attaccante parla (molto) della sua vita privata, ma anche del suo futuro che potrebbe essere lontano dalla Capitale. Tutto ciò in un momento cruciale della sua avventura romanista, con un contratto in scadenza nel 2024 in attesa di essere rinnovato o, in alternativa, di una cessione.

Le parole di Nicolò non hanno fatto piacere alla Roma, sicuramente nemmeno ai tifosi che dopo la sua esultanza sul pullman durante i festeggiamenti per la vittoria della Conference, non si aspettavano un’apertura così netta nei confronti di Juventus e (soprattutto) Milan. «L’interesse delle grandi squadre – uno dei passaggi “incriminati” – mi fa piacere. Questo non mi distrae, mi alleno ancora più motivato per dimostrare che sia giusto essere accostato a questi top club. Se dovesse succedere di andare via dalla Roma mi mancherebbero tante persone, non solo Abraham». Su Dybala. «Mi sembra eccessivo essere paragonato a lui, che è unico. La vita è imprevedibile, non si sa mai cosa succede».

Infine il commento su Ibrahimovic e la «gioia» per lo scudetto del Milan. «Tra gli obiettivi raggiunti in questa stagione c’è la nostra partita insieme, che hanno vinto loro 3-1, ma che per me è stata comunque bellissima. Ho coronato un sogno. Ibra è un fenomeno, sono contento che abbia vinto lo scudetto, lui ha riportato in alto il Milan e se lo meritava». Dichiarazioni che arrivano a qualche giorno di distanza da quelle del suo agente Vigorelli («L’interesse del Milan sarebbe una bellissima notizia»), che nei prossimi giorni incontrerà Pinto.

Se l’agente presenterà offerte soddisfacenti, la Roma, che valuta il calciatore almeno 50 milioni, le prenderà in considerazione; così come Vigorelli ascolterà la proposta di rinnovo dell club. Se non si dovesse arrivare ad un accordo si andrà avanti nella situazione attuale, con il rischio di uno stallo da separati in casa che nessuno, Mourinho per primo, vuole.

Intanto è in dirittura d’arrivo l’operazione col Lille per l’esterno destro turco Celik, che costerà circa ai giallorossi 7 milioni. In vendita da lunedì i mini abbonamenti validi per le tre gare del girone di Europa League e per gli ottavi di Coppa Italia.

Tonetto: “La Conference un trofeo importante. Spero sia l’inizio di un ciclo vincente”

(A. Ferrantino) – Max Tonetto in quattro stagioni con la maglia giallorossa ha vinto tre trofei: due coppe Italia e una Supercoppa, gli ultimi titoli vinti della Roma prima del trionfo in Conference League. Il difensore triestino, voluto fortemente da Luciano Spalletti nell’estate 2006, ha collezionato in giallorosso 123 presenze e 1 gol tra campionato e coppe.

Come commenta il trionfo della Roma in Conference League?

“Portare a casa un trofeo dopo tanti anni dall’ultimo è un evento importante. Vincere non è mai facile né tantomeno scontato. Questa squadra non ha mai sottovalutato la Conference League e ci ha creduto sin dall’inizio. Hanno vinto meritatamente e mi auspico che questo non sia altro che l’inizio di un ciclo vincente per la Roma”.

A quelli che la definiscono una coppetta cosa risponde?

“Nessuno si ricorderà dei secondi posti raggiunti in campionato mentre i trofei in bacheca restano. Non si può dunque definire la Conference League una coppetta. È un trofeo europeo importante e portato a casa meritatamente. Non sarà la Champions League ma è pur sempre una coppa importante che per la Roma rappresenta un punto di partenza”.

Se non ci fosse stato Mourinho la Roma avrebbe vinto lo stesso?

“Le contro prove non si hanno mai. Mourinho ha ridato entusiasmo a questa piazza sin dal suo arrivo. La sua esperienza è servita a inculcare la mentalità vincente a questi ragazzi che in campo hanno dato il massimo per il mister e i tifosi. Posso dunque dire che con un altro allenatore non sarebbe arrivata la vittoria”.

Zaniolo eroe di Coppa. Quanto è importante Nicolò per questa squadra.

“È un giocatore importante ma i due infortuni da cui è stato reduce hanno rallentato la sua crescita. Non è ancora al 100% nonostante la sua incisività nelle partite chiave. Deve ritrovare tutte le qualità che aveva prima di queste due tristi parentesi che hanno ostacolato il suo percorso. Oggi sicuramente ha classe, tecnica, tanto talento quindi ampi margini di crescita. Non so cosa succederà in questa sessione di mercato estiva ma mi auguro che resti a Roma”.

Un altro ragazzo di cui si parla poco è Zalewski. 

“Zalewski è un’intuizione di Mourinho. Il mister è stato bravissimo a trovargli un ruolo in quanto nasce come esterno d’attacco quindi con caratteristiche prettamente offensive. Ha creduto in un ragazzo di vent’anni e lo ha inserito in pianta stabile nell’undici titolare. Zalewski ha risposto nel modo giusto: con grinta, entusiasmo e senza aver mai paura di sbagliare. Però ripeto, l’artefice della sua esplosione è Mourinho”.

L’ultimo trofeo della Roma arrivò nel 2008…

“Fu la prima finale giocata in gara unica e la giocammo in casa, all’Olimpico, contro una squadra fenomenale come l’Inter. In quegli anni, aldilà delle differenze in campionato a volte minime e altre maggiori, lo scontro diretto ce lo siamo sempre giocati. Eravamo consapevoli di poter vincere quella finale e così è stato. Per valori in campo espressi le squadre in campo se la giocarono alla pari nonostante l’Inter avesse una rosa più ampia rispetto alla nostra. L’equilibrio fu annullato dal nostro pubblico, dodicesimo uomo in campo. È passato troppo tempo da quel trofeo: una piazza come Roma merita di vincere con continuità”.

Quell’anno la Roma arrivò seconda dietro all’Inter. Crede che avreste meritato di più quell’anno?

“Quando ti giochi lo scudetto punto a punto sono poi i minimi particolari a fare la differenza. Ci giocammo tutto all’ultima di campionato: noi dovevamo vincere a Catania e loro non vincere con il Parma. Per sessanta minuti siamo stati campioni d’Italia ma Ibrahimovic ci rovinò la festa ribaltando il risultato. C’è rammarico ma restano bellissimi ricordi”.

Roma, che show! Salah imprendibile e Dzeko da record: San Siro è giallorosso

(A. Ferrantino) – Allora sulla panchina della Roma sedeva Luciano Spalletti e a disposizione del mister, ancora per qualche settimana, c’era Francesco Totti. Quella fu l’ultima volta che il capitano affrontò il Milan e la Roma, per rendere indimenticabile questo match, disputò una delle sue migliori performance stagionali. A San Siro i giallorossi passeggiano sugli avversari, demoliti dalla doppietta di Edin Dzeko e le reti di El Shaarawy e De Rossi su rigore. I rossoneri rispondono presente con l’inutile gol di Pasalic che ha evitato il cappotto.

Quel 7 maggio 2017 la Roma, dopo la sconfitta nel derby, mise spalle al muro il Milan. Gli uomini di Spalletti conservarono il secondo posto sfoderando una grande prestazione a San Siro, una di quelle partite difficili da dimenticare. I giallorossi hanno umiliato il Milan dando sul campo una risposta a chi riteneva fossero ormai in piena riserva.

È stata la notte di Dzeko. Il bosniaco con quella doppietta mise a tacere le voci che in settimana l’avevano definito ancora una volta attaccante mai decisivo nei momenti importanti. Tutti zitti dopo che Edin si è rubato la scena a san Siro con una doppietta d’autore e un assist fondamentale a El Shaarawy in occasione del 3-1 che ha chiuso definitivamente i conti.

Senza gli squalificati Rudiger e Strootman, Spalletti ha deciso di spostare a destra Emerson e di mettere Paredes al fianco di De Rossi. Infine ha rilanciato Perotti a sinistra, rispedendo El Shaarawy in panchina. Montella ha invece replicato rilanciando De Sciglio, mettendolo a sorpresa a destra al posto di Calabria e non dall’out opposto in sostituzione di Vangioni. Poi ha rivisto la mediana, priva dell’appiedato Kucka, con gli innesti di Pasalic e Sosa, preferito a Locatelli.

La Roma è partita la quinta ingranata e, dopo soli 8′, è passata in vantaggio. Salah ha rubato palla sulla trequarti e ha duettato con Dzeko che ha scaraventato il pallone sotto il sette con un missile dal limite. Il Milan ha avuto una reazione d’orgoglio ma ciò non è servito a placare l’armata giallorossa. Sfruttando i larghi spazi lasciatigli dai rossoneri, la Roma ha replicato colpo su colpo e, dopo un palo colpito da Perotti con un gran destro a giro, ha raddoppiato al 28esimi ancora con Dzeko. Al 76esimo invece la rete di Pasalic illude il Milan che da lì a poco sarebbe stato martire sotto i colpi dei giallorossi.

Neppure il tempo di credere nel pari che il Milan ha incassato la doccia gelata dell’1-3 siglata, ironia della sorte, dall’ex El Shaarawy che, sfruttando una torre di Dzeko, ha infilato sotto l’incrocio un gran destro dal limite. Il Milan alzò bandiera bianca ma la Roma non si fermò e continuò a tirare in porta con facilità elevata. All’88’ arriva il poker giallorosso realizzato da De Rossi su rigore concesso da Rizzoli dopo un ingenuo fallo di Paletta ai danni di Salah lanciato a rete.

MILAN (4-3-3): Donnarumma, De Sciglio, Zapata, Paletta, Vangioni (24’st Ocampos), Pasalic, Sosa (43’st Gomez), Mati Fernandez (1′ st Bertolacci), Suso, Lapadula, Deulofeu (30 Storari, 35 Plizzari, 96 Calabria, 46 Gabbia, 73 Locatelli, 18 Montolivo, 10 Honda, 70 Bacca, 63 Cutrone). All.: Montella.

ROMA (4-2-3-1): Szczesny, Emerson, Manolas, Fazio, Jesus, Paredes, De Rossi, Salah, Nainggolan (27’st Grenier), Perotti (15’st El Shaarawy), Dzeko (dal 38′ st Peres) (19 Alisson, 18 Lobont, 15 Vermaelen, 21 Mario Rui, 30 Gerson, 10 Totti). All.: Spalletti.

ARBITRO: Rizzoli di Bologna 6.

RETI: nel pt 8′ e 28′ Dzeko; nel st 31′ Pasalic, 33′ El Shaarawy, 42′ De Rossi (R).

Il Foggia si colora di giallorosso, il romano romanista Petermann: “Mourinho è un grande. La Roma può vincere la Conference”

(A. Ferrantino) – Quest’anno ha forse vissuto la sua migliore stagione. Sotto la guida esperta di Zdeněk Zeman è migliorato molto in costruzione, nella fase di pressing e interdizione. Il salto di qualità del Foggia è dunque attribuito anche alla crescita del suo regista, Davide Petermann, il metronomo che sinora ha siglato 5 gol e confezionato 10 assist vincenti ai suoi compagni di squadra. Romano e romanista, da buon mediano si ispira a Daniele De Rossi ma il suo idolo è Francesco Totti. In campo non si risparmia mai, è un vero lottatore, e il Foggia per superare l’ostacolo Turris ha bisogno del suo numero 25.

Ciao Davide, iniziamo dalla prossima gara. Quest’anno la Turris è stata un’avversaria ostica per il Foggia. Come state preparando il match e quante chance avete di farcela.

“La Turris è una squadra che gioca un ottimo calcio e nelle 2 partite di campionato ci ha messo in difficoltà. Noi stiamo preparando la partita nei minimi dettagli, abbiamo il vantaggio di giocare in casa davanti al nostro pubblico, stiamo in un ottima condizione fisica e abbiamo enorme voglia di continuare i play off”.

La tua prima stagione al Foggia è stata straordinaria. Quanto ha influito la guida di Zeman.

“Sono molto contento della mia prima stagione a Foggia, mi sono trovato benissimo con tutti: sia con i compagni di squadra che con i tifosi. Zeman è un valore aggiunto, un grande allenatore e una persona fantastica. Sicuramente il mio rendimento e frutto dei suoi consigli e allenamenti”.

Fanno davvero così paura gli allenamenti del mister?

“Qualche giorno prima di partire per il ritiro ero un po’ preoccupato. In effetti è stata molto dura la preparazione ma devo ammettere che anche durante il campionato gli allenamenti sono molto intensi. Però ci si abitua, e se poi i risultati sono questi va benissimo così”.

Sei romano romanista. Com’è nata la passione per i colori giallorossi?

“Ho tutta la mia famiglia che da sempre ha tifato Roma, di generazione in generazione, e così non potevo fare una scelta diversa”.

C’è un giocatore della Roma a cui ti rifai?

“Per un romano e romanista Francesco Totti rappresenta il giocatore più importante di sempre. Io personalmente non ho un modello ben preciso per quanto riguarda la Roma di oggi, ma quest’anno credo che Oliveira si stia rivelando un centrocampista molto forte che serviva alla Roma”.

Soddisfatto della prima stagione di Mourinho?

“Mourinho è un grande. Sono molto soddisfatto del suo operato. Per essere il primo anno penso sia stata una stagione positiva sperando di centrare un posto in Europa”.

La Roma la può vincere la Conference League?

“La Roma ha tutte le carte in regola per arrivare in finale e vincere la Conference League”.

Hai detto che è da folli non venire a giocare a Foggia. Cosa ti ha trasmesso questa città.

“Per me è da folli non venire a Foggia perché è una città che vive di calcio. A me ha trasmesso tanto, entrare nello stadio la domenica e vedere i nostri tifosi incitarci per 95 minuti è unico”.

Qual è il sacrificio o fioretto più grande che faresti in cambio di una promozione in B con il Foggia?

“Cosa farei per la promozione del Foggia in B? Sinceramente farei qualsiasi cosa, non saprei .. mi tingo i capelli di rosso? Qualsiasi cosa”.

Spezia-Roma, le PAGELLE: Kumbulla stordito, Cristante da brividi. Mkhitaryan ultimo baluardo

MILAN, ITALY – OCTOBER 26: Marash Kumbulla (L) of AS Roma celebrates his goal with his team-mats during the Serie A match between AC Milan and AS Roma at Stadio Giuseppe Meazza on October 26, 2020 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

(R.Rodio) – I voti e le pagelle al termine di Spezia-Roma, ultimo match della stagione 2020-2021:

-SPEZIA-

Rafael 6.5; Vignato 6, Terzi 6, Capradossi 7, Bastoni 6.5 (Ramos 6); Estevez 6 (Erlic s.v.), Agoumé 7 (Maggiore 6), Pobega 6.5 (Ricci 6); Verde 7 (Agudelo 5.5), Nzola 6, Gyasi 6. All: Italiano 6.5

-ROMA-

Fuzato 7 – Nella confusione generale è una delle poche note liete. Almeno 2-3 interventi decisivi, che denotano i suoi ottimi riflessi. Incolpevole sui due gol concessi da una difesa assente.

Karsdorp 6 – Ineccepibile per impegno e chiusure difensive in extremis, è anche uno dei più brillanti in fase offensiva come appoggio sulla destra. Resiste anche ad un problema muscolare nel finale.

Mancini 5,5 – Non si risparmia, nel bene e nel male. Non manca qualche errore, compensato discretamente con la cattiveria che non guasta mai. E’ arrivato al finale di stagione con la lingua di fuori.

Kumbulla 4 – Dopo il buon derby di sabato scorso torna a soffrire letalmente, ogni volta che il pallone transita dalle sue parti. Inizia male, sbagliando appoggi e facendosi sfuggire il veloce Nzola, ma non migliora col tempo.

Santon 4,5 – Sembra quasi un’ala più che un terzino, dietro a sé lascia una voragine nella quale Verde fa ciò che vuole. Nullo in fase di contenimento, Fonseca lo sostituisce all’intervallo per disperazione. (46′ Reynolds 4 – Dopo averlo visto questa sera diventa un problema di chi lo manda in campo. Non è in grado nè tatticamente nè tecnicamente di competere a questi livelli e probabilmente dovrà andare in prestito per dimostrare di meritarsi un posto nella Roma. Perde tutti i duelli e non azzecca un tempo di gioco nemmeno a pagarlo oro. Per ora bocciato).

Darboe 4,5 – Fisiologico che dopo i tanti elogi e le prove positive arrivasse la prima bocciatura. Mai in partita, sbaglia sia nel giro-palla sia nel posizionamento in campo. Tenta la pressione alta senza logica. Fuori giri. (61′ Villar 5 – La sintesi del calo verticale, da titolare fisso a rincalzo non così ineccepibile. Non regala velocità alla manovra, giocando troppo in orizzontale).

Cristante 4 – Semplicemente tutto sbagliato. La sua ultima serata stagionale è condita da orrori in mezzo al campo, ripartenze regalate allo Spezia e un gol divorato sull’1-2. Vederlo con la fascia al braccio fa venire i brividi.

Pedro 5 – Forse uno dei pochi a muoversi con costanza nel primo tempo orrorifico della Roma. L’impressione è che abbia sottovalutato l’impegno, sbagliando sempre l’ultima scelta. (71′ Pastore 5,5 – La forma atletica è ormai un miraggio, ma le qualità tecniche ancora una volta si confermano. Serve a Cristante un cioccolatino poi sprecato, peccato che le gambe non tengano più di un quarto d’ora).

Mkhitaryan 6,5 – Assente ingiustificato nel primo tempo, dove appare rallentato e senza mordente. Si trasforma dopo l’intervallo, lasciando l’apatia e la noncuranza negli spogliatoi e tirando fuori le marce alte che servono a sconquassare la difesa spezzina. Alla fine arriva il gol che vale la Conference League, suo tredicesimo stagionale (più 10 assist). Sicuramente una delle note più liete della stagione.

El Shaarawy 6 – Nella sua prova caotica gli va dato atto di aver buttato il pallone dentro quando serviva, con un suo classico inserimento e destro angolato. La condizione e la lucidità sono ancora lontane da quelle dei bei tempi. Ma per il futuro la Roma proverà a ritrovarlo.

Borja Mayoral 4,5 – Considerazioni da fare sul suo futuro, se contro uno Spezia già salvo non riesce mai a farsi notare. Pochissimi palloni toccati ed uno straccio bagnato calciato da buona posizione. Impalpabile. (61′ Dzeko 6 – Fatica ad entrare nel match, ma la sua sponda ‘sporca’ consente alla Roma di pareggiare).

All. Fonseca 4 – Non è ammissibile preparare una partita del genere, in cui solo la Roma doveva avere motivazione, in una maniera del genere. Quattro punte, inserimenti contemporanei dei terzini e di un mediano (Cristante) per 45’ privi di senno. Il primo tempo è impari il duello tattico con Italiano. Il primo cambio dopo l’intervallo è Reynolds, a testimoniare la totale confusione. Viene salvato da una giocata di Dzeko e Mkhitaryan per strappare con moltissima difficoltà un settimo posto davvero poco decoroso. Quando si parla di signori nel calcio magari bisognerebbe vedere anche la professionalità con cui si fanno le cose, oltre al modo in cui si va davanti alle telecamere.

Calciomercato Roma: ultimi dettagli da limare per Oliveira. Ufficialità tra domani e mercoledì

(R.RODIO) La trattiva per regalare a Josè Mourinho il tanto atteso centrocampista è ormai ben avviata: la Roma sembra ormai convinta di potersi accaparrare le prestazioni di Sergio Oliveira del Porto, ma stando a quanto emerge la chiusura non sarebbe proprio imminente. L’emittente satellitare riporta di alcuni ultimi dettagli da limare tra i club: per lo sbarco di Oliveira nella Capitale, dunque, ci sarebbe ancora da aspettare un paio di giorni.

Atalanta-Roma, le pagelle: Abraham “Black King”.

(R.Rodio) – La Roma sbanca Bergamo e rifila 4 gol all’Atalanta. La squadra di Mourinho è stata tatticamente perfetta nel colpire in contropiede, tenendo un possesso palla bassissimo e andando subito in verticale. Splendide le prestazioni di Abraham e Zaniolo davanti e Smalling dietro, ancora una volta in gol. Rui Patricio una garanzia. Di seguito i voti e i giudizi di tutti i giocatori giallorossi scesi in campo.

RUI PATRICIO 7 – Sicuro e brillante, soprattutto nel disinnescare le bombe dalla distanza di Djimsiti e Malinovsky. Beffato solo dalla deviazione di Cristante, per il resto è glaciale.

MANCINI 7 – Il capitano di giornata gioca due partite parallele: quella contro l’attacco dell’Atalanta, disinnescato con brillantezza. E quella contro il suo classico nervosismo, finalmente tenuto a bada. Consueta ammonizione a parte, è l’emblema della sicurezza.

SMALLING 8 – Oggi è giunta la conferma di quanto detto già nei giorni scorsi. Le assenze forzate per infortunio dell’inglese hanno tolto punti e certezze a questa Roma. Leader totale, imprescindibile sia sulle palle alte che nei duelli con lo scomodo Zapata. E se si mette a segnare con continuità…Novello the wall.

IBANEZ 7,5 – Mandato in campo non al 100%, il brasiliano conferma di vivere un momento esaltante. Non perde un duello, è concentrato come non mai e costringe Ilicic ad una partita marginale. Memore del flop dello scorso anno a Bergamo, l’ex di turno si esalta.

KARSDORP 7,5 – Sacrificio e polmoni. Nel primo tempo è costretto a difendere più che ad offendere, ma si comporta sempre con ordine. Quando l’Atalanta gli lascia spazio, sa anche pungere in ripartenza. La perla della sua prova è la maturità con cui gestisce ogni pallone scomodo.

CRISTANTE 6,5 – Al netto delle difficoltà nella gestione del pallone, palesi e ampiamente previste, il suo vantaggio è stato condurre una gara in costante verticale. Senza tanti fronzoli prova la continua imbucata per gli scatti degli attaccanti, ribaltando il fronte di gioco. Interpreta bene la richiesta di Mourinho e cancella la sfortuna dell’autogol. Era riuscito nella clamorosa impresa di realizzare una doppietta nella proprio porta, ma il fuorigioco di Palomino cancella tutto.

VERETOUT 7,5 – Ancor meglio dell’assist per il raddoppio di Zaniolo è il modo in cui riesce a “salvarsi” il ginocchio. Sembrava il classico crociato e invece nella ripresa corre ancora di più fugando ogni dubbio. Quando le gambe lo assistono è imprescindibile per peso specifico e capacità di accompagnare l’azione offensiva. Due fasi svolte con la medesima intensità e duello con Freuler stravinto.

MKHITARYAN 7 – I giorni migliori, in cui partiva palla al piede con strappi micidiali sono lontani, ma l’intelligenza del giocatore superiore si vede eccome. Spesso lucido in situazioni delicate e con un’ottima predisposizione al sacrificio. Bravo anche a cucire tra le linee, facendo saltare il pressing avversario.

VINA 7 – Torna in forma e torna finalmente il terzino attento e generoso ammirato al Palmeiras. Tiene la posizione e non consente ad Hateboer le sue consuete sgroppate. Ordem e Progreso.

ZANIOLO 8 – Dopo 2 anni cupi e pieni di difficoltà è finalmente tornato al top in un big match. In realtà dal punto di vista fisico ha ancora tanta strada da fare, ma tecnicamente oggi è un piacere per gli occhi. Il suo gol, primo in campionato, è roba di altissima scuola, tra colpo di tacco di prima e strappo decisivo in area. Ci mette tutta la verve necessaria e anche qualcosa di più. Esce stremato tra gli applausi dei compagni.

ABRAHAM 9 – Oggi, forse per la prima volta in stagione, si è visto il vero Tammy Abraham. Prestazione monumentale e non solo per la doppietta. Caparbio nell’azione del primo gol, resistendo anche a un colpo dietro la testa, freddissimo in occasione del raddoppio, da vero bomber. Ma la sua gara è fatta anche di tanti gesti pregevoli e di un lavoro spalle alla porta di altissima qualità. Se inizia a sciogliersi anche dal punto di vista realizzativo siamo a cavallo.

dal 68′ SHOMURODOV 6 – Sufficiente per la partecipazione all’azione del 4-1 finale. Ma sui contrasti resta sempre un passo indietro.

dal 87′ CALAFIORI S.V. – Rigettato nella mischia per difendere sull’out mancino.

dal 90′ KUMBULLA e BOVE S.V. – Ingressi nel recupero giusto per spezzare il ritmo.

MOURINHO – Una sfida preparata alla perfezione nel minimo dettaglio. Una vittoria tattica su Gasperini degna di Inter-Barcellona del 2010. Bassissimo possesso palla e perfetta interpretazione del contropiede, con verticalizzazioni micidiali. Dopo due anni la Roma torna a vincere un “vero” big match, forse contro la squadra più in forma della Serie A insieme all’Inter. Un’iniezione di fiducia che deve spingere la società a fare qualcosa di più sul mercato. Con gli uomini giusti ci si potrà divertire sul serio.

Roma-Inter, le pagelle: giallorossi mai scesi in campo, la difesa è imbarazzante. Mou, cominciamo a giocare?

Jose Mourinho (Getty Images)

(R.Rodio) – La Roma perde malamente il primo big match della sedicesima giornata di Serie A. Una squadra ricca di assenze e con vari problemi tecnici e tattici. L’Inter passeggia dal 1’ al 90’ e porta a casa i tre punti. Nessuno sufficiente in casa giallorossa. Ecco i giudizi dei calciatori scesi in campo:

RUI PATRICIO 4 – Far rimpiangere Pau Lopez era un’impresa ardua. Stasera qualche romanista è stato costretto a farlo. Errori madornali con i piedi, più la buca pazzesca sul corner di Calhanoglu. Forato.

IBANEZ 4,5 – Ha l’attenuante di giocare completamente fuori ruolo, come terzino destro a tutta fascia. Ma consentire a Perisic e Bastoni di giocherellare nei pressi dell’area romanista è delittuoso. Cavallo pazzo.

MANCINI 4 – L’ammonizione, con annessa squalifica, presa a metà ripresa sintetizza il suo momento. Nervoso e disattento, dalle sue parti Perisic e Correa fanno ciò che vogliono. Comincia ad essere poco degno della fascia da capitano al braccio.

SMALLING 5 – Il meno peggio della linea difensiva, visto che a tratti sembra poter competere fisicamente con Dzeko. Eppure le sbavature si vedono anche dalle sue parti.

KUMBULLA 4 – Se la riesce a cavare solo nei rari momenti in cui gioca d’anticipo. Per il resto appare flemmatico e quasi schierato lì per caso. Con il pallone tra i piedi è una mezza sciagura.

VINA 4 – Parte forte con una giocata in velocità palla al piede, che illude il pubblico dell’Olimpico. Ma torna rapidamente nel suo limbo insufficiente dimenticandosi di marcare Dumfries nell’azione dello 0-3. Caotico più che utile, acquisto (per il momento) completamente errato.

VERETOUT 4,5 – Non si segnala nessuna giocata interessante nè in fase di impostazione nè in fase di recupero. Una differenza davvero imbarazzante rispetto agli avversari per qualità e quantità. Appannato.

CRISTANTE 5 – Ancora non al top della condizione finisce centrifugato nella morsa di Barella, Brozovic e Calhanoglu. Proprio il turco dovrebbe essere l’uomo da schermare ma il progetto naufraga miseramente.

MKHITARYAN 5,5 – L’unico a provarci in qualche modo ma le chance di incidere sono limitate. Quando si avvicina all’area nerazzurra manca sempre un tocco per andare a dama. Cala vistosamente quando i giochi sono ormai fatti, visibilmente demoralizzato.

ZANIOLO 5,5 – Non trova mai la posizione giusta, finendo spesso per provare sterili dribbling lontano dalla porta. Ha il merito di trovare la giocata perfetta (quasi) proprio negli ultimi minuti, dando l’illusione del gol con una bomba di sinistro che termina sull’esterno della rete. Ancora troppo anarchico.

SHOMURODOV 4,5 – Praticamente non pervenuto. Spalle alla porta non sa visibilmente giocare e il suo contribuito è purtroppo minimo. A certi livelli non incide e soprattutto non è una prima punta.

(dal 62′ BOVE 5,5) – Gettato in mediana a partita praticamente chiusa. Qualche errore ma tanta personalità.

(dal 92′ VOLPATO S.V.) – Il ragazzo si farà, almeno dicono da Trigoria.
MOURINHO – Non risponde a domande dallo studio nel post partita visibilmente contrariato. Bene rimarcare le tante assenze e le differenze di rosa con l’Inter, ma una prestazione del genere francamente deve far riflettere. Una squadra troppo arrendevole e brutta per essere vera. Urge trovare soluzioni, oltre ad un mercato che sappia accontentarlo.

Genoa-Roma, le pagelle: Felix decisivo, Mkhitaryan ritrovato.

Henrikh Mkhitaryan Roma celebrates after scoring a goal. Roma 15-09-2019 Stadio Olimpico Football Serie A 2019/2020 AS Roma – US Sassuolo Photo Antonietta Baldassarre/ Insidefoto PUBLICATIONxNOTxINxITA AntoxBaldassarre

Al termine della vittoria ottenuta sul campo del Genoa, con una doppietta di Felix, la Roma sale quinta in classifica a 22 punti. Una boccata d’ossigeno per i ragazzi di Mourinho.

ROMA:

Rui Patricio 6: L’unico brivido arriva nella ripresa con il salvataggio di El Shaarawy che evita il gol dello svontaggio, con lui quasi fuori causa. Reattivo poi ad evitare che la palla caramboli dentro. A volte dovrebbe avere un pizzico di coraggio in più nelle uscite.

Karsdorp 6,5: Più disinvolto dal punto di vista fisico e in grado di spingere costantemente per tutti i 90′. Questa volta i cross sono anche di discreta fattura, meno la vena di Abraham e Shomurodov.

Mancini 6,5: Pandev e Ekuban non possono essere avversari troppo probanti ma aull’anticipo riesce a limitarli nel migliore dei modi. Ritrovato il ruolo di terzo di destra si sente più libero di salire e impostare e pur mantenendo sempre la posizione per evitare squilibrio è un punto di riferimento per uscire palla al piede.

Kumbulla 6: Niente di straordinario ma una buona prova di concentrazione, senza commettere danni. Stringe i denti fino all’86’, lascando poi il campo per un riacutizzarsi del problema avuto in nazionale.

Ibanez 6,5: Ha la difficoltà di disimpegnarsi sulla sinistra senza utilizzare il sinistro. Questo non gli permette di essere incisivo in impostazione, ma almeno in marcatura nulla da dire. Sempre più sicuro nell’uno contro uno e meno anarchico tatticamente. Di certo uno di quelli che sta crescendo di più sotto le mani di Mourinho.

El Shaarawy 7: Si sacrifica in un ruolo non suo, facendo su e giù sulla fascia e salvando anche un gol fatto. Da quel provvidenziale intervento la Roma trova lo slancio per andarla a vincere e un pezzo di merito è anche suo. Tecnicamente è sempre in grado di creare qualcosa e sta pian piano un inamovibile.

Veretout 6: Si posiziona davanti alla difesa come unico mediano a disposizione di Mou. Corre molto e si preoccupa soprattutto della fase difensiva. Non il massimo con uno dalle spiccate qualità di inserimento come lui, ma un buon segno di diligenza e servizio della causa.

Pellegrini 6: Le cose migliori arrivano nella gestione del pallone e nel procurarsi diversi calci di punizione. Il ginocchio fa male e il rendimento ne risente. Troppo appannato al limite dell’area per trovare il guizzo giusto.

Mkhitaryan 8: Nello stadio dove aveva regalato una splendida doppietta lo scorso anno, ritrova la verve dei tempi migliori. Muovendosi in posizione più centrale è sempre nel vivo del gioco e catalizza ogni azione giallorossa. Offre l’assist per Felix e si vede annullare il gol nel primo tempo per un veniale tocco di mano di Abraham. La sua crescita sarà fondamentale per tornare competitivi in zona Champions.

Shomurodov 5: Ha almeno due comode occasioni per spedire la palla in fondo al sacco ma le sciupa entrambe. Soprattutto la seconda, a due passi dalla porta sguarnita, grida vendetta. Dovrebbe trovarsi più a suo agio al fianco di un’altra punta ma gli errori pesano sulla sua valutazione.

Abraham 5.5: Tanta abnegazione ma poca sostanza in area di rigore. Le cose più azzeccate arrivano quando si defila sull’out di destra, con buone assistenze per i compagni. Non è un momento troppo felice per lui e anche gli accorgimenti tattici stavolta non pagano.

Felix Gyan 8: Il primo 2003 a realizzare una doppietta in Serie A. Prima un diagonale perfetto su assist di Miki, poi un fantastico tiro da fuori che si insacca sotto l’incrocio dei pali. Risponde sempre presente quando viene chiamato in causa e sta diventando un fattore di questa squadra. Tiago Pinto può sorridere e con lui anche Mourinho.

Smalling s.v.: pochi minuti per riassaggiare il terreno di gioco.

Bove s.v.

All. Mourinho: Ritrovare la vittoria ancora una volta grazie alla mossa a sorpresa di Felix dalla panchina. Come a Cagliari il ragazzo rompe gli equilibri e gli dà ragione. A gennaio serviranno comunque dei rinforzi importanti ma questi giovani possono essere utili anche per la sua causa. E’ il momento di ripartire, più uniti che mai.