Daniele, 600 baci alla sua Roma. Con la voglia di non smettere mai

Simone Indovino – Da Capitano… a Capitano. Nel giorno in cui si celebrano i 42 anni di Francesco Totti, arricchiti dalla pubblicazione della sua biografia da ieri notte in commercio, Daniele De Rossi può festeggiare un traguardo storico con la sua Roma. Ha indossato i colori del suo cuore per seicento volte. Chissà se lui stesso avrebbe immaginato di tagliare questo traguardo in quella notte autunnale del 2001, quando scese per la prima volta in campo con la maglia giallorossa. Era una serata di Champions League, si affrontava l’Anderlecht, e la partita sarebbe terminata 1-1. Ma poco importa, perché era semplicemente la prima parola di un meraviglioso romanzo che ancora non è stato portato a termine.

LE TAPPE – Detto del debutto europeo, nell’ottobre 2003 calca un campo di Serie A, in Como-Roma. Un girone circa più tardi la prima gioia dopo un gol al Torino, la prima sassata da fuori area, la prima corsa sfrenata davanti i propri tifosi, la prima vena sul collo ingrossata. Partita dopo partita, stagione dopo stagione, sarà quello il segno di riconoscimento di DDR. A tal punto che starebbe bene anche nella carta d’identità. Alla voce segni particolari, non ci stupiremmo se ci fosse scritto “Mi si gonfia la vena quando faccio gol”. Dal 2006 indossa la maglia numero 16, e la porterà per sempre, per tenere la figlia Gaia sempre vicino a lui. Negli anni direttamente successivi arrivano le prime Coppa Italia e la Supercoppa vinta in casa dell’Inter, grazie a un suo rigore trasformato a fine gara. Alzi la mano chi ha dimenticato la sua vena, già citata, in quell’occasione. Si presume nessuno. Gli anni passano, l’età di Totti avanza e Daniele si innalza sempre di più a Capitan Futuro. Il suo destino è ben delineato.. sarà Roma per sempre. Anche se qualche momento in cui pareva che le strade si sarebbero potute separare c’è stato. L’arrivo di Zeman sulla panchina compromette praticamente l’intera stagione del centrocampista, che non è un segreto abbia meditato riguardo un possibile addio. Il successivo approdo di Garcia gli regala una seconda giovinezza che De Rossi sfrutta in pieno, rimettendosi al centro del progetto tecnico, come lo è tutt’oggi.

Daniele sarà sempre quel giocatore che, passateci l’espressione, ci mette le palle in ogni situazione. Quando c’è da fare un tackle, quando c’è da tirare un rigore (vedi Roma-Barcellona), quando c’è da difendere un amico, o quando c’è da prendersi delle responsabilità. Non è un caso che dopo la recente sconfitta di Bologna sia stato lui a parlare a nome di tutta la squadra, col coraggio che l’ha sempre contraddistinto. Daniele sarà sempre quel giocatore che impazzirà per un gol della Roma, che sia realizzato da lui o da un compagno. Daniele sarà sempre quel giocatore che correrà per il campo stringendo fiero la maglia della Roma. E non è importante se la sua frase «Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera» è ormai trita e ritrita nella memoria, ma Daniele è questo. Innamorato della sua squadra, di quei colori, che ieri ha baciato per la seicentesima volta. E continuerà.

Simone Indovino