Lukaku, velocità e potenza fisica. Come cambia la Roma con l’acquisto del belga

Francesca Palmeri – È fatta. La Roma mette a segno il colpo di questo calciomercato. All’inizio di quest’estate in pochi ci avrebbero creduto, ma il suo arrivo è ormai realtà. A completare il reparto offensivo giallorosso c’è: Romelu Lukaku. Dopo aver dato parola alla Juventus, il belga ha scelto a sorpresa la Roma e Mourinho. Tecnicamente Lukaku può essere il giocatore ideale per il gioco dello Special One improntato sul contrattacco e su una forte difesa. Il Big Rom noto qui in Italia, è un professionista che sa difendere, far salire la squadra e che se ne va di potenza dalla marcatura dell’avversario. Ma Lukaku, non è solo questo. Quello di diversi anni fa ha segnato tantissimi gol, il calciatore più prolifico della nazionale belga. La speranza è quella di tornare a vederlo gonfiare la rete più volte possibile, perché la Roma ha bisogno anche di questo, un big in grado di fare gol.

Le caratteristiche tecniche di Big Rom

Lukaku è un attaccante mancino molto fisico. La sua forza è la potenza. E’ infatti molto capace nel gioco spalle alla porta, in grado di far salire la squadra e di proteggere la palla. Nonostante la prestanza fisica, il belga sa essere una minaccia sull’allungo. Giocatore molto veloce, attacca molto la profondità, allungando così le difese avversarie. La pecca è il controllo palla. Come molti mancini, utilizza spesso solo il piede migliore ed evita di usare il destro. I gol negli ultimi anni sono diminuiti, ma non sono mai stati un problema per uno della sua portata. Il conteggio attuale parla infatti di 354 reti in 696 presenze. La stagione 2019/20 è la migliore, numericamente parlando, della sua carriera. Allora indossava la maglia dell’Inter. Il belga va a segno 34 volte in 51 partite, 23 delle quali in Serie A e 9 nelle coppe europee disputate dai nerazzurri. Il seguente anno i numeri  parlano di 30 gol in 44 presenze, che gli valgono il premio di miglior giocatore dell’anno della Serie A.

Odi et amo con José Mourinho 

Lukaku ritrova Mourinho per la terza volta nella sua carriera. Il loro è sempre stato un rapporto complicato di odio e amore. Il primo incontro è nel 2013 al Chelsea, dopo una stagione in prestito al West Bromwich caratterizzata da 17 reti in 35 presenze, sogna di diventare la punta di riferimento del club inglese. Lì trova un giovane Special One e le cose non vanno come sperato. Sbaglia il rigore decisivo nella finale di Supercoppa contro il Bayern Monaco e poche ore dopo, il belga viene ceduto in prestito all’Everton. Nell’estate del 2017, Mourinho ritrova Lukaku all’Old Trafford. Il belga è al centro del progetto del Manchester United, i due lavorano insieme per un anno e mezzo dove Lukaku viene schierato 76 volte dal tecnico per uno score di 33 reti e 11 assist. Rapporto complicato si, ma i due professionisti si sono compresi e capiti dopo tempo, sia come persone che sul campo. È stato nei giorni passati lo stesso Special One, ad alzare il telefono per parlare con il Big Rom e convincerlo del progetto Roma.

Come cambia l’attacco giallorosso con la coppia Lukaku-Dybala 

Una coppia che può far paura se viene incontrata o forse che nessuno vorrebbe mai trovare sul proprio cammino, quella formata da: Lukaku e Dybala. Molteplici le soluzioni tattiche all’orizzonte per la Roma: un 3-5-2, un attacco con uno o due trequartisti, addirittura due centravanti assieme come Mourinho utilizzava nei minuti finali in situazioni critiche. Quello di cui i giallorossi hanno bisogno è un 9 da doppia cifra a stagione. Lo Special One probabilmente insisterà con il 3-5-2, formula ideale per esaltare la coppia Dybala-Lukaku. La scorsa stagione si è parlato di una ‘Dybala dipendenza’, in realtà un vero e proprio dato di fatto. Con la Joya in campo i giallorossi sono una squadra offensiva, veloce e pronta a fare gol, senza di lui la musica cambia. Con un Abraham non al top della forma e un Belotti a secco di gol in campionato, la Roma faceva fatica a segnare. Con Lukaku e il neo acquisto Azmoun, la storia potrebbe cambiare. Se Mourinho decidesse di avanzare Pellegrini sulla linea di Dybala, in fase offensiva sarebbe un 3-2-4-1, con gli esterni molto alti e Lukaku terminal. Pronto a mettere a segno la palla in rete.

Italia U19, Pisilli e quella somiglianza con la rete di Pellegrini in Milan-Sassuolo nel 2016

Francesca Palmeri – L’Italia U19 conquista la finale dell’Europeo battendo la Spagna per 3-2. Protagonista assoluto della serata è stato il giovane giallorosso Niccolò Pisilli. Classe 2004, è il classico tuttocampista, che riesce ad essere preciso e fondamentale sia nella fase offensiva che in quella d’interdizione. Durante la stagione si è guadagnato spesso le convocazioni di Mourinho in prima squadra, è uno dei talenti più interessanti nel settore giovanile.

LA SOMIGLIANZA CON PELLEGRINI

Ieri sera Pisilli si è reso protagonista al 66’ con una magnifica rete: doppio dribbling e il tocco finale elegantissimo con l’esterno per il 2-1. Un gol che rimanda, per la sua somiglianza, ad un giovane Lorenzo Pellegrini nella gara Sassuolo-Milan nel 2016. Già perché l’azione è la stessa. Il capitano giallorosso si accentra con un dribbling e sfonda la rete con un tocco d’esterno. Pura casualità o meno, il vivaio giallorosso è da sempre uno dei più ricchi in italiani (Pellegrini, Bove, Zalewski, Frattesi, Volpato). Giovani talenti che spesso non riescono a trovare il giusto spazio per effettuare il salto di qualità.

SPAZIO AI GIOVANI

Un grande limite che caratterizza il calcio italiano è la poca disponibilità a lanciare i giovani o a dare loro il tempo di diventare protagonisti. Tantissimi professionisti nati dai settori giovanili delle big italiane, hanno pochissimi minuti con quelle maglie. Nella programmazione dei top team si preferisce un giocatore, straniero, pronto all’utilizzo e ad essere integrato negli schemi. Per raggiungere gli obiettivi in campionato e la qualificazione alle coppe europee, si sacrifica il giovane. Nel calcio europeo, tante big sono composte da talenti usciti dai loro stessi settori giovanili, che ora sono ai vertici del calcio mondiale. Dare una chance a questi talenti grezzi è un’ottima ancora lontana in Italia.