Roberto Gentili – Una serata di festa romanista, una goleada, amore ed attesa per salutare il calcio d’estate e gettarsi con anima, quella dei 63mila dell’Olimpico, e corpo al primo vero appuntamento. La Roma celebra il ritorno davanti alla sua gente come si deve. Lo Shakhtar Donetsk è stato avversario dignitoso, limitato dalla qualità poco presente nei suo interpreti, e nulla ha potuto davanti alla forza giallorossa.
Gli interpreti hanno fatto la differenza. Perché avere dalla propria Pellegrini, Dybala, Zaniolo ed Abraham cambia e come le carte in tavola. Sostenuta e letteralmente spinta da uno stadio pronto a cullare qualsiasi desiderio, la Roma agguanta la partita. Subito in avanti, come per tutti i novanta minuti, al 18′ i quattro tenori salgono in cattedra. Accenno di assolo di Pellegrini, che si appoggia al coro Zaniolo-Dybala-Abraham per firmare il vantaggio.
Rotti gli indugi, inizia il divertimento. Arrivano pali e azioni su cui recriminare – Zaniolo al 24′ e al 37′-, imprecisioni, Dybala col tiro al volo da fuori area su schema da angolo ma poi prima di andare negli spogliatoi ecco l’uno-due. Che poi sarebbe il 2-0 e 3-0. Il cross di Abraham passa tra le gambe di Zaniolo, intelligente a fare il velo per far recapitare la palla all’accorrente Mancini, bravo a trasformare un rigore in movimento e impreziosire nella giusta maniera una partita perfetta. Pochi secondi e lo Shakhtar deve posizionare di nuovo palla al centro, questa volta dopo averla goffamente fatta recapitare nella porta dell’eterno Trubin. Matic, senatore del centrocampo, nell’intento di servire Spinazzola propizia la maldestra deviazione di Konoplia.
La squadra del croato Joviceci, nell’arco di tempo intercorso tra il vantaggio ed il raddoppio, ci provano. A tenere alta la bandiera ucraina, sventolata fieramente dagli arancioneri e non solo, è il folletto Mudryk, pallino giallorosso ai tempi di Fonseca. Nessuna azione degna di nota però passa dalla porta prima difesa da Rui Patricio, poi da Svilar fino ad arrivare a Boer.
Fase di rilassamento nel primo quarto d’ora della ripresa, poi la Roma riprende ad aggiungere lineette alla tabella dei marcatori. Il poker lo marca Zaniolo, il sigillo, arrivato al tramonto di gara, Bove. Su entrambi c’è però lo zampino di El Shaarawy. Appena entrato, al posto di Spinazzola, il Faraone ha mandato in porta l’osannato Nicolò prima e servito signorilmente il giovane centrocampista.
Una vittoria in nome dei fantastici quattro. Pellegrini, Dybala, Zaniolo ed Abraham incontenibili. Il capitano è ovunque, gioca dalla trequarti sapientemente presidiata dall’attenta difesa, a quella avversaria. La Joya dà sprazzi di classe, introvabile negli ultimi anni, e che manda in estasi il trepidante pubblico. La forma non è dei vecchi tempi, ma la strada è quella giusta.
Ed è dei vecchi tempi, e sulla strada giusta, Zaniolo. Osannato ed acclamato sin dalla presentazione, Nicolò, fautore della gioia di Tirana, gioca una partita eccelsa. Sempre nel vivo, sbaglia poco o nulla. Delizia anche lui con tocchi di eleganza – l’apertura scucchiaiata per Dybala – e segna, dopo aver mancato l’appuntamento due volte, prima per un palo poi per poca freddezza davanti a Trubin. Chi ancora deve trovare un appuntamento è Abraham. L’arrivo del gol tarda ad arrivare, ma Tammy gioca da specchio. Di sponda spazia sul fronte offensivo e si inserisce in tre gol.
In difesa è attento Vina, schierato a sinistra nella linea dei tre formata dal fedelissimo Mancini e dall’attento Kumbulla prima e dal COF, chief of defense, Smalling. Il centrocampo non ha problemi: Matic, nel primo tempo, e Cristante nei successivi quarantacinque minuti garantiscono quantità e qualità, fatta intravedere a fine partite da Wijnaldum, altro capace di scatenare applausi a non finire. Celik sulla destra fa il suo: crea e rovina, ma alla fine la casa sulla corsia di destra non crolla.
LE PAGELLE
Rui Patricio 6 – Non impensieriscono le conclusioni ucraine, potenti ma imprecise. Rischia di metterlo in difficoltà un passaggio di Mancini quando è sulla linea della porta: due avversari in pressione, fa uscire palla in maniera pulita. (Dal 46’ Svilar 6 – Coordina bene la difesa, ha poco da fare. Anche per lui primo giorno di scuola. Dal 79’ Boer sv – Partecipa alla festa).
Mancini 7 – Bada a Mudryk, sfuggito un paio di volte ma subito ripreso, e alla primissima impostazione con i frequenti e precisi cambi in direzione di Spinazzola. Rimasto in avanti su un angolo, trasforma un rigore in movimento e raddoppia. (Dall’80’ Bove 6 – Mette il sigillo alla fine delle amichevoli).
Kumbulla 6,5 – Chiamato a fare poco, risponde con estrema attenzione. Pulisce, senza dar nell’occhio, sbavature difensive di Celik. E non solo. (Dal 46’ Smalling 6 – Gioca con attenzione, quasi come fosse un allenamento. Anticipa e comanda).
Vina 6 – Altra titolarità come terzo di sinistra, possibile novità tattica in caso dovesse restare. Qualcosa soffre, ma non quanto col Nizza. Non commette gli errori visti con i francesi, perché poco sollecitato. Due cross che toccano il cielo, non trovando i compagni. (Dal 46′ Ibanez 6 – Non cade in grandi tranelli).
Celik 6,5 – Ha subito l’occasione di assaggiare il calore romanista, che lo spinge già dal fischio d’inizio in avanti e portando il primo angolo. Confuso sui compiti difensivi, come suo costume chiede scusa senza proferire parola. Il raddoppio nasce da un suo recupero che impedisce l’avanzata dello Shakhtar in contropiede. (Dal 46’ Karsdorp 6 – Quando spinge Pellegrini sfiora il 5-0 e Felix va al tiro, da posizione più che invitante. Lo fa però poche volte, preferendo giocare una partita a risparmio).
Pellegrini 7,5 – Va in ogni dove. C’è in qualsiasi zona e fa tutto. Recupera innumerevoli palloni, anche in maniera decisa, e li trasforma in oro. Se non li sradica, si propone uscendo dalle marcature ucraine. Così accende la macchina dei gol: avvia la ragnatela con gli altri fantastici 3 e finalizza. Porta palla per gran parte della partita, ma anche pressione. Fa sbagliare Mudryk, che serve Abraham, a sua volta autore dell’assist del raddoppio. Altro dato: sulle punizioni è andato Dybala.
Matic 7 – L’atmosfera dell’Olimpico sembra non averlo toccato, o non lo ha lasciato trasparire. Freddo e composto, si muove come una pedina degli scacchi per mangiare palloni. Non li conserva tutti: propizia con un cross basso la deviazione di Konoplia, quindi il 3-0. (Dal 46’ Cristante 6,5 – Mudryk scivola pochissime dai tentacoli controlla il centrocampi. Sulla scia della partita del compagno di reparto serbo, aggiunge
Spinazzola 6 – Zalewski è, per precauzione, ai box. La fascia sinistra continua a restare la vera forza della squadra. Il gioco romanista prevede l’immediata girata verso di lui, non sempre capace di ricambiare. Spunti imprecisi, migliorati col passare dei minuti. Che in tutto sono quasi sessanta, da mettere in magazzino. (Dal 60’ El Shaarawy 6,5 – Uomo del cambio: entra, serve l’assist a Zaniolo. Pellegrini fa lo stesso con lui, non riesce ad addomesticarlo. Appoggia per il 5-0 di Dove).
Dybala 7 – Si immerge nella chiesa romanista per il battesimo giallorosso. La affresca con giocate, regalate a sprazzi, di una classe ed un estro che da tempo mancavano. Inizialmente, però, i tentativi di non dar a vedere l’emozione non funzionano. Sbaglia, anche in maniera da lui inattesa, un angolo e qualche conclusione. Per liberarsi dall’immenso abbraccio dell’Olimpico straboccante d’amore, e bramante vittorie, impiega un quarto d’ora. Inizia poi lo show con geometrie precise, giocate di tacco spalle alla porta e movimenti preziosi. Porta palla quel pochissimo che basta per permettere a Pellegrini di avanzare e firmare il vantaggio. (Dall’80’ Felix sv).
Zaniolo 7,5 – Il Tottenham pressa, Mou lo respinge e i tifosi lo invocano. Standing ovation: prima, durante e dopo. Applausi a non finire alla presentazione, che guadagna poi in campo. Settato sulla modalità non aggiornata con gli infortuni, manda in porta prima Pellegrini, poi ci prova con Abraham e Dybala. L’intento lo concretizza lui prima di uscire: dopo un primo tentativo non andato a buon fine (24’), ed il palo (37′) in seguito ad un’azione delle sue, Trubin viene battuto in uscita. (Dal 65’ Wijnaldum 6 – Sorridente e meravigliato dall’accoglienza. Lo stadio lo chiama, Mourinho gli fa tastare il terreno di casa per circa una mezz’ora, alla fine della quale fa innalzare sospiri sbalorditi per una giocata in area di pregiata tecnica).
Abraham 7 – Neppure la prima all’Olimpico lo aiuta a sbloccarsi. Non lo farà, ma aiuta a confezionarli. Prima il vantaggio, nel quale spinge col contagiri il pallone davanti al piede di Pellegrini, poi mette l’assist del raddoppio e prolunga il poker di sponda, come fatto per tutta la partita. (Dall’80’ Shomurodov sv).
Mourinho 7,5 – All’ultimo test, schiera i nuovi alla prima all’Olimpico. Ed anche Vina a sinistra. La Roma gira bene, ora deve rimanere così anche sulla strada verso Salerno.