(A. Ferrantino) – Max Tonetto in quattro stagioni con la maglia giallorossa ha vinto tre trofei: due coppe Italia e una Supercoppa, gli ultimi titoli vinti della Roma prima del trionfo in Conference League. Il difensore triestino, voluto fortemente da Luciano Spalletti nell’estate 2006, ha collezionato in giallorosso 123 presenze e 1 gol tra campionato e coppe.
Come commenta il trionfo della Roma in Conference League?
“Portare a casa un trofeo dopo tanti anni dall’ultimo è un evento importante. Vincere non è mai facile né tantomeno scontato. Questa squadra non ha mai sottovalutato la Conference League e ci ha creduto sin dall’inizio. Hanno vinto meritatamente e mi auspico che questo non sia altro che l’inizio di un ciclo vincente per la Roma”.
A quelli che la definiscono una coppetta cosa risponde?
“Nessuno si ricorderà dei secondi posti raggiunti in campionato mentre i trofei in bacheca restano. Non si può dunque definire la Conference League una coppetta. È un trofeo europeo importante e portato a casa meritatamente. Non sarà la Champions League ma è pur sempre una coppa importante che per la Roma rappresenta un punto di partenza”.
Se non ci fosse stato Mourinho la Roma avrebbe vinto lo stesso?
“Le contro prove non si hanno mai. Mourinho ha ridato entusiasmo a questa piazza sin dal suo arrivo. La sua esperienza è servita a inculcare la mentalità vincente a questi ragazzi che in campo hanno dato il massimo per il mister e i tifosi. Posso dunque dire che con un altro allenatore non sarebbe arrivata la vittoria”.
Zaniolo eroe di Coppa. Quanto è importante Nicolò per questa squadra.
“È un giocatore importante ma i due infortuni da cui è stato reduce hanno rallentato la sua crescita. Non è ancora al 100% nonostante la sua incisività nelle partite chiave. Deve ritrovare tutte le qualità che aveva prima di queste due tristi parentesi che hanno ostacolato il suo percorso. Oggi sicuramente ha classe, tecnica, tanto talento quindi ampi margini di crescita. Non so cosa succederà in questa sessione di mercato estiva ma mi auguro che resti a Roma”.
Un altro ragazzo di cui si parla poco è Zalewski.
“Zalewski è un’intuizione di Mourinho. Il mister è stato bravissimo a trovargli un ruolo in quanto nasce come esterno d’attacco quindi con caratteristiche prettamente offensive. Ha creduto in un ragazzo di vent’anni e lo ha inserito in pianta stabile nell’undici titolare. Zalewski ha risposto nel modo giusto: con grinta, entusiasmo e senza aver mai paura di sbagliare. Però ripeto, l’artefice della sua esplosione è Mourinho”.
L’ultimo trofeo della Roma arrivò nel 2008…
“Fu la prima finale giocata in gara unica e la giocammo in casa, all’Olimpico, contro una squadra fenomenale come l’Inter. In quegli anni, aldilà delle differenze in campionato a volte minime e altre maggiori, lo scontro diretto ce lo siamo sempre giocati. Eravamo consapevoli di poter vincere quella finale e così è stato. Per valori in campo espressi le squadre in campo se la giocarono alla pari nonostante l’Inter avesse una rosa più ampia rispetto alla nostra. L’equilibrio fu annullato dal nostro pubblico, dodicesimo uomo in campo. È passato troppo tempo da quel trofeo: una piazza come Roma merita di vincere con continuità”.
Quell’anno la Roma arrivò seconda dietro all’Inter. Crede che avreste meritato di più quell’anno?
“Quando ti giochi lo scudetto punto a punto sono poi i minimi particolari a fare la differenza. Ci giocammo tutto all’ultima di campionato: noi dovevamo vincere a Catania e loro non vincere con il Parma. Per sessanta minuti siamo stati campioni d’Italia ma Ibrahimovic ci rovinò la festa ribaltando il risultato. C’è rammarico ma restano bellissimi ricordi”.