Roberto Gentili – Tirana dice Roma. E la storia anche. La squadra del condottiero Mourinho fa la storia. Rompe il digiuno di quattordici anni senza successi, centrando subito il bersaglio grosso: il titolo europeo. La prima edizione della Conference League è giallorossa. La Roma supera col minimo risultato il Feyenoord, condannato dalla rete di Zaniolo, bello di notte romanista. I lupi azzanno la preda, che cerca di divincolarsi con pressing organizzato ma sempre respinto.
Rui Patricio e Smalling monumentali. Impettiscono alle avanzate olandesi e si fanno grandi con interventi che tengono ben salde le mani della Roma sulla coppa. Li aiutano Mancini – che lancio per Zaniolo – ed un attentissimo Ibanez. Cristante fa doppio lavoro. Mkhitaryan esce dopo un quarto d’ora, Oliveira fa buchi. Pellegrini ed Abraham cercano lo squillo che non arriva. Poco danno: qui si è arrivati anche grazie a loro.
LE PAGELLE
Rui Patricio 9 – Svirgola un rilancio e si complica da sé un tiro da lontano, non si fa ingannare dal tiro deviato da Smalling ed esce, cosa rara, sul velenoso cross di Sinistrerra. Due mandate alla porta per lasciar fuori il tiro di Sinistrerra e soprattutto di Til, terminato sulla traversa.
Mancini 8,5 – La foga che di solito adopera nei contrasti, la mette – inizialmente – nell’impostazione. I primi 3-4 lanci sono la bozza per l’assist da centrocampo al vantaggio di Zaniolo. Sinistrerra troverà sulla schiena i segni delle mani usate per contenerlo, come gli è ben riuscito anche in altre maniere. E non è arrivato neppure il giallo.
Smalling 9 – Ripresa l’energia con il riposo dell’ultima di campito col Torino, gioca la seconda finale europea, come Micki e Mourinho. La pressione lo fa girare al massimo: Dessers è oscurato, da centrocampo all’area.
Ibanez 8,5 – Le prestazioni dei compagni di reparto potrebbero far sapere la sua in sordina. Roger, però, è tutto fuorché in sardina. Intercetta le lance olandesi che cadono nel suo territorio, arrivando a difendere anche quello centrale.
Karsdorp 6,5 – Aveva assicurato che il passato non lo avrebbe influenzato. Il primo tempo ha detto il contrario. Imballato nella mente e nei gesti tecnici, crea vuoti con scelte errate ed appoggi al limite dell’autolesionismo, vedere quello che al 17’ manda Sinisterra al cross. Permette molta libertà al colombiano e più in generale alle ripartenze dei connazionali, ma a fine primo tempo il blocco sullo stesso esterno evita un pericolo non da poco. (Dall’89’ Vina 6 – Il titolo è di tutti).
Cristante 8 – Nella notte dell’esaltazione, colpisce la freddezza che adopera nelle due fasi. Continuo e sempre applicato, non si fa mai trovare fuori posto. Qualche marcatura non pesante è però influente, non lo fanno neppure le verticalizzazioni tentate. Non viene giustamente punito l’involontario tocco di mano, visionato comunque dal Var.
Mkhitaryan 6,5 – Le finali europee non gli sorridono. Di due disputate, una non è riuscito a giocarla per motivi pollici ; quella di oggi, invece, è durata esattamente un quarto d’ora. Nel piccolo ritaglio di partita, è stato utile con due intercetti. (Dal 15’ Oliveira 6 – Produce più idee che copertura. Manda nei canali giusti i palloni che gli capitano, fatica a sporcare i passaggi olandesi, pur arrivando ogni volta davanti agli avversari. Lento a leggere il gioco, la sufficienza arriva per l’importanza della serata).
Zalewski 7 – La spensieratezza della gioventù non gli fa sentire il peso della serata. Inserisce correttamente i gettoni offensivi con ottime intuizioni – geniale al 10’ a servire Zaniolo in profondità -, che però non attivano a pieno l’attacco. Infelici un paio di uscite alte, Geertruda sgasa solo così. (Dal 68’ Spinazzola 6,5 – L’infortunio gli ha impedito di disputare la finale dell’Europeo, un atto conclusivo continentale lo vive con la Roma. Ottimo il recupero a fine partita, poi il giallo per le scintille con Toornstra.
Pellegrini 8 – “Mi prendo tutta la responsabilità”. Parola di capitano. Lo fa andando sempre a sostengo di ogni compagno, spendendo un giallo e cucendo il più possibile le energie offuscate dai tremila pensieri. Non c’è nessun acuto degno di nota, ciononostante arriva quello storico: è il primo capitano romano, e romanista, a portare la Roma su un tetto continentale.
Zaniolo 10 – Bello di notte. Chiude la stagione dei tormenti e delle inutili polemiche apponendo la firma conclusiva della stagione, ma soprattutto sulla storia della Roma. La palla lanciata da Mancini gli cade addosso: di petto sistema tutte le critiche e le malelingue, con un tocco morbido batte sul tempo Bijlow, uscito a dir poco male, e fa gioire il popolo romanista. Si spende nei tackle durante il secondo tempo come un mediano consumato. (Dal 68’ Veretout 6,5 – Tocca il terreno ed entra con voglia di fare. Dà indicazioni ad Oliveira e da fare a Bijlow col tiro da fuori area).
Abraham 6,5 – Ha portato la Roma in finale, appuntamento che forse manca. Scarna la quantità di palloni che arrivano, va a riceverne a centrocampo e viene atterrato. Ostico Senesi, una volta che gli sfugge non viene ravvisata la trattenuta dell’argentino al braccio. Una buona idea, poche quelle avute, gli viene fermata da Zaniolo, presente involontariamente sulla traiettoria. (Dall’89’ Shomurodov 6 – Prova a tenere su la squadra a fine partita e ci riesce, anche se l’intento era raddoppiare).
Mourinho 10 – Skanderbeg, condottiero nella resistenza contro i turchi-ottomani, è l’eroe d’Albania. Lui lo è di Roma. “Niente viene dal nulla come nulla ritorna nel nulla”. Tornato in Italia, il Belpaese si ricolloca nuovamente sulla mappa europea. Alla prima stagione, al primo tentativo, riesce laddove pochi altri allenatori sono riusciti: vincere. Anzi, fa ancora di più perché porta nella bacheca romanista un trofeo europeo.