Roma, hai visto l’Atletico? Stesso modulo di Mourinho, ma gli interpreti fanno la differenza

Atletico Madrid (LaPresse)

(Keivan Karimi) – Ieri l’Atletico Madrid ha confermato la sua straordinaria vena gloriosa in campo europeo. Nonostante una stagione in Liga sotto le aspettative, la squadra del ‘Cholo’ Simeone è approdata ai quarti di Champions League andando a vincere sul campo del Manchester United.

Una prova vigorosa, concreta e compatta, scaturita da una preparazione ormai tipica del gioco dei colchonerosDifesa sicura, centrocampo rapido nel costruire ripartenze ed un attacco letale. Niente spettacolarità o dominio del possesso palla, bensì una vittoria nata dallo spirito di gruppo e dalla qualità di ripartenza.

La prova di ieri dovrebbe essere d’esempio per la Roma e l’ambiente giallorosso. Sia per l’atteggiamento dell’Atletico, non lontano dalle idee calcistiche di José Mourinho, sia per l’approccio tattico utilizzato dalla squadra spagnola.

Anche lo ‘Special One’ preferisce lasciare il dominio del gioco all’avversario di turno, puntando sulla compattezza e la sicurezza difensiva, sulla verticalità e sulla rapidità nelle ripartenze e nei cambi di fronte. Inoltre utilizza il 3-5-2 proprio come Simeone, strutturandolo in maniera molto simile anche nelle caratteristiche degli interpreti.

Tre difensori in linea, due esterni a tutto campo, un regista davanti alla difesa, due mezzali di qualità e corsa e due attaccanti a muoversi e dare profondità al resto della squadra. Componenti simili, ma la differenza sta tutta nella qualità dei giocatori a disposizione, in particolare nella linea a cinque di centrocampo.

L’Atletico ieri ha schierato due laterali in grado di fare con costanza il lavoro sia di spinta che di copertura difensiva, come Llorente e l’autore del gol vittoria Renan Lodi. Un metronomo davanti alla difesa come Herrera (accostato alla Roma) e due centrocampisti di raccordo dalle ottime qualità tecniche, ovvero De Paul e capitan Koke. Più un mediano strutturato come Kondogbia, subentrato per dare quantità al centrocampo nell’assalto finale del Manchester.

Il difetto del 3-5-2 romanista è proprio nell’esperienza e nella tecnica degli interpreti. Karsdorp è un esterno destro dal buon passo, ma si perde troppo spesso in fase di cross o assistenza. A sinistra fra Vina, El Shaarawy e Zalewski manca ancora quel laterale dominante in attesa di ritrovare Spinazzola al 100%.

In mezzo manca da troppo tempo un regista. Cristante si sta improvvisando tale, con fortune alterne. Diawara e Darboe non sono neanche presi in considerazione, mentre Mourinho ha già bocciato Sergio Oliveira in quel ruolo, definendolo tutt’altro che utile nello smistare palloni. Il primo vero investimento dell’estate 2022 in casa Roma dovrà essere proprio in questo ruolo, con i soliti Xhaka, Kamara e Grillitsch come primi nomi fattibili.

Dove invece la Roma sempre già messa bene è nelle posizioni intermedie. Pellegrini e Mkhitaryan sono garanzie per qualità, personalità e dinamismo, ma soprattutto il capitano deve migliorare le proprie prestazioni, entrando più nel vivo del gioco e accelerando le giocate. Inoltre mancano alternative reali: l’armeno quasi 33enne non può risultare imprescindibile per la Roma di oggi.

Migliorando il centrocampo e gli esterni si potrà forse finalmente vedere una Roma davvero mourinhana, solida e forte a centrocampo, con gli elementi giusti per ribaltare l’azione e mettere gli attaccanti in condizione di fare più gol possibili.