(Federico Sereni) – Se il punto più basso ancora non era stato raggiunto, era questione di tempo. La Roma affonda in laguna e stavolta l’acqua non c’entra. Ci pensa il Venezia a travolgerla sfruttando tutti limiti della squadra di Mou con un atteggiamento spregiudicato e coraggioso. Il risultato è la fotografia di una partita in cui la Roma, era andata sotto, aveva rimontato. Poi ha creduto di vincerla e alla fine ha ceduto. Si è visto molto, quasi tutto: Mourinho aveva sacrificato in avvio la linea a 4 e non avendo terzini a sinistra aveva scelto il 3-5-2, con Kumbulla al centro della difesa, Pellegrini mezzala e la coppia Shomurodov-Abraham davanti. Eppure il gol l’aveva trovato subito il Venezia. Con l’insospettabile Caldara (non segnava dal dicembre 2017 contro la Lazio) grazie ad una zampata in anticipo su Cristante. A quel punto la Roma era risalita lentamente, prima con un palo di Abraham. Successivamente un rigore, poi cancellato dal Var. E infine i due gol sul tramonto del primo tempo: Shomurodov, sfruttando una mischia figlia di una testata del centravanti inglese. Che poi si è sbloccato – l’ultimo gol in campionato era del 23 settembre – aggirando Ceccaroni. Gol frutto più della rabbia che di una organizzazione. Un’impressione confermata dalla ripresa. Tanto che al 65′ arriva il pareggio grazie ad Aramu su rigore conquistato da Caldara, migliore in campo. La reazione giallorossa non arriva, si adagia e la squadra di Zanetti la colpisce in rimonta grazie ad Okereke che firma il definitivo 3-2. Ora la crisi è ufficiale coi giallorossi che hanno vinto solo una delle ultime 7 partite ufficiali tra campionato e Conference League. Mourinho adesso si trova una situazione pesante.