Pagine Romaniste (F. Belli) – Dopo la sosta delle nazionali, la Roma è tornata in campionato per affrontare nella terza giornata di Serie A il Sassuolo di Dionisi. I giallorossi hanno battuto 2-1 i neroverdi grazie alle reti di Cristante al 36′ e di El Shaarawy in pieno recupero sul finale di gara. Brividi prima del fischio finale per i tifosi romanisti, quando Scamacca aveva trafitto Rui Patricio per quello che sarebbe stato con ogni probabilità il gol del 2-2 finale, ma la posizione dell’attaccante era in off side. Il gol dei neroverdi, quello regolare, porta la firma di Djuricic, che ha finalizzato (con un rimpallo fortunoso sul ginocchio) un bell’assist di Berardi. Gli ultimi 10 minuti hanno visto le due squadre creare molte occasioni con continui ribaltamenti di fronte, con Pellegrini che ha sfiorato due volte il gol e d’altra parte con Rui Patricio che ha salvato il risultato in almeno due occasioni. Da segnalare anche il palo colpito da Traorè a due minuti dalla fine. Pessimo l’arbitraggio. Al di là dei due gol annullati, due note: non fischia un facile fallo di ostruzione di Chiriches (già ammonito) su Pellegrini, poi va ad ammonire Ibanez per un’entrata rude ma sul pallone; Kyriakopoulos mette le mani addosso a Sozza dopo il 90‘, gli dà una spinta e urla, manca (con pochi dubbi) il rosso, ma l’episodio – mediaticamente – è grave. Queste le parole a fine gara: “Perché ho esultato correndo verso la Sud? durante la settimana sono stato un bugiardo anche con me stesso, a dire che non era una partita speciale. Ho cercato di convincermi però era una partita speciale, un numero importante per me e sicuramente vorrò sempre ricordare che la partita numero mille è stata questa. Non volevo ricordare una sconfitta, avevo una paura tremenda di avere questo ricordo in eterno. Ho mentito a tutti, è stata una sensazione incredibile perché la partita poteva finire 6-6, potevano vincere loro. Rui ha fatto delle parate incredibili, noi abbiamo sbagliato dei gol a porta vuota. Per il neutrale è stata una partita straordinaria, pensa per uno come me. Oggi non avevo 58 anni, ma 10-11, quando inizi a sognare una carriera nel calcio. E’ stata la corsa di un bambino. Mi sono già scusato con Dionisi, complimenti a loro, hanno fatto una partita fantastica. Abbiamo vinto noi, se vincevano loro niente da dire perché hanno fatto una partita fantastica. L’atteggiamento? Partita tremendamente difficile, dopo 2 settimane orribili, anche se abbiamo giocato solo con 3 giocatori che tornavano da 90′ minuti in nazionale. Ma Mancini non si è allenato, come Pellegrini. Karsdorp ha avuto un problema a inizio settimana, qualcuno ha avuto i crampi. Giocare come volevamo era difficilissimo, loro erano difficili da pressare. Con l’1-1 ho voluto rischiare mettendo un solo centrocampista e in pratica 5 attaccanti. Potevamo vincere ma abbiamo lasciato spazio ai loro contrattacchi. Sono rischi che puoi prendere quando l’autostima è alta e la connessione tra squadra e tifosi dura fino all’ultimo minuto. Anche dopo la frustrazione di un recupero di soli 3 minuti… Lo dico sempre: quando alla mia squadra serve un gol danno sempre 2-3 minuti di recupero, altrimenti 7-8… Ma dopo questa frustrazione di un recupero così breve squadra e ambiente hanno avuto una mentalità top. Abbiamo giocato in casa 2 partite molto difficili, e anche la prossima, con l’Udinese, lo sarà. Mi sembra che questa Serie A, 10 anni dopo, sia diversa da quella che ho conosciuto. All’epoca avevo la squadra più forte, c’era qualche contendente e poi c’era un gap di qualità con le altre. In questo momento ci sono una o due squadre con una rosa al livello completamente diverso. Ma poi ci sono 7-8-9 squadre, Sassuolo, Fiorentina, noi, Udinese… Insieme a tutte quelle che hanno finito nelle posizioni top dello scorso anno. Abbiamo tutte qualità e tutti giocano a calcio. Non ci sono più squadre che si chiudono e cercano solo il contropiede. Lo abbiamo visto con Fiorentina e Sassuolo. Una Serie A davvero difficile ma complimenti alla connessione tra i miei ragazzi e la gente“. A punteggio pieno rimangono in tre e la Roma c’è: rima a parte, è un dolce ritornello per la gente che si gode la follia di un successo nel recupero, tremando per le occasioni del Sassuolo e riempiendo di euforia l’Olimpico. E’ una Roma in cui tutti sposano la causa dell’allenatore e cercano di fare uno sforzo in più. Viña va in campo un giorno dopo il rientro dall’Uruguay, Zaniolo, Pellegrini e Mancini giocano “sopra” i rispettivi acciacchi, Abraham va a terra dopo una storta al piede e prova a fermare i medici che stanno accorrendo per le cure.
Francesco Belli