Zorya-Roma, le probabili formazioni: Ibanez a destra, Shomurodov dal 1′

(Federico Sereni) – Incassata la sconfitta nel derby, oggi la Roma ha la chance di reagire. Nella seconda giornata del girone di Conference League, i giallorossi sfidano lo Zorya. In Ucraina Mourinho disegnerà una formazione con diverse novità, a partire dalla difesa. Rimasto a Trigoria in vista dell’Empoli, Karsdorp lascia vagante la fascia destra: il candidato ad occuparla è Ibanez.

Cambia anche il resto della retroguardia: centrali ci sarà uno tra Smalling e Kumbulla – possibile anche entrambi – e Calafiori a sinistra. A centrocampo ci sarà Diawara, affiancato da Cristante o Villar. Dietro a Shomurodov la linea di trequarti composta da Pellegrini al centro, Perez a destra e El Shaarawy a sinistra.

PROBABILI FORMAZIONI

Roma (4-2-3-1): Rui Patricio; Ibanez, Mancini, Kumbulla, Calafiori; Diawara, Villar; Perez, Pellegrini, El Shaarawy; Shomurodov. Allenatore: Mourinho.

Zorya Lugansk (4-3-3): Matsapura; Khomchenovskyy, Vernydub, Cvek, Juninho; Nazaryna, Buletsa, Kochergin; Sayyadmanesh, Gromov, Kabaiev. Allenatore: Skripnik.

Roma, la difesa fa acqua: i giallorossi escono sconfitti dal derby

(Federico Sereni) – Nel primo confronto tra Sarri e Mourinho, il primo esce vittorioso dopo un match avvincente non senza qualche polemica. La Roma segna due gol, ma questo non basta per evitare la sconfitta o per strappare un pareggio. La fragilità difensiva dei giallorossi e molte disattenzioni portano ad un risultato meritato per quello che si è visto in campo. Perché, se è vero come dice Mou che bisogna pazientare e mantenere l’equilibrio, è altrettanto vero che un campanello d’allarme comincia a venire fuori.

Al netto delle problematiche arbitrali che tanto hanno fatto infuriare lo Special One, la squadra è sembrata in affanno perché divisa per reparti: i quattro attaccanti non riuscivano a coprire le linee di passaggio, lasciando gli altri giocatori di movimento in balia dei veloci palleggiatori laziali. L’assenza di Pellegrini nello scacchiere iniziale deve aver inciso sullo sbilanciamento della squadra, considerando Mkhitaryan più offensivo che altro.

Decisamente sotto tono la prestazione di Gianluca Mancini, la prima nel derby da capitano: Immobile, Milinkovic e compagnia sono riusciti nell’intento di mandarlo in tilt. Sulla fascia Vina non ha dato quel contributo offensivo, probabilmente per via delle sgasate di Felipe Anderson. Nota di merito invece per Ibanez, al di là del gol, ha svolto una buona gara.

Ma Mourinho si dice tranquillo in vista dei prossimi impegni: “La squadra c’è sempre, anche nei momenti di difficoltà. Abbiamo faticato per dieci minuti, all’intervallo ho detto alla squadra che loro potevano farci male in contropiede, ma dovevamo prenderci questo rischio. Meritavamo un risultato diverso e in questo l’arbitro è stato decisivo. Però ci abbiamo messo orgoglio e siamo stati squadra“.

Eppure la difesa non manda segnali rassicuranti.

Lazio-Roma 3-2: Mourinho perde la stracittadina e la calma in conferenza stampa

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma esce sconfitta dal derby della Capitale. I giallorossi vanno sotto nel primo tempo con uno-due pazzesco della Lazio che dopo 19′. La prima rete è di Milinkovic che, su un bell’assist di Felipe Anderson, anticipa di testa Rui Patricio. La seconda è il classico gol dell’ex: Immobile involato in contropiede serve Pedro che di prima batte il portiere portoghese. La reazione della Roma è veemente tanto che al 41′ Ibanez accorcia le distanze sugli sviluppi di corner. Nel secondo tempo la squadra di Mourinho prova più volte ad affacciarsi dalle parti di Reina, ma viene colpita nel suo momento migliore: sempre Immobile in contropiede sterza in area su Mancini e offre un assist a porta sguarnita per Felipe Anderson. Vano il rigore trasformato da Veretout al 69′, dato dopo un fallo di Akpa Akpro su Zaniolo. Queste le parole di Mourinho a fine gara: “Lasciami dire qualcosa di positivo da uno che è stato in Italia più o meno 10 anni fa. Il calcio italiano è migliorato tanto, la qualità del gioco, la voglia di vincere è migliorata tanto. Però purtroppo una partita fantastica e arbitro e VAR non hanno avuto la dimensione di una partita di questo livello. Nella situazione del secondo gol invece che 2-0 poteva essere 1-1. Ha sbagliato l’arbitro, il VAR, tutti. Questo è troppo. Il secondo giallo a Lucas Leiva è anche importante. Giocare contro 10 significa tanto. Dopo 2-3 situazioni molto simili a quella di Pellegrini che ha ricevuto il rosso, ma oggi assolutamente niente. Penso che i miei giocatori siano stati la squadra migliore in campo, quando concedi tre gol ovviamente hai sbagliato qualcosa, ma il 2 e 3 sono contropiedi. Nel secondo gol la squadra aspettava il rigore e non il contropiede, però ha giocato, abbiamo provato, abbiamo dominato. Anche noi in panchina le abbiamo provate tutte, abbiamo messo la Lazio in grande difficoltà. Hanno fatto la gestione degli ultimi minuti come hanno voluto fare e l’arbitro lo ha permesso, è così. Non ho tanto di più da dire“. Piccola curiosità: a fine gara lo Special One si ha disertato la conferenza stampa. A far infuriare il tecnico portoghese sarebbe stata la modalità con la quale si è deciso di condurre la conferenza stampa, cioè senza domande dirette dei giornalisti ma solo da remoto. Queste le sue parole urlate al delegato della Serie A: Chi l’ha decisa questa cosa?”. “L’ha scelto la Lazio, aveva questa possibilità. Le domande le deve fare il vostro addetto stampa” risponde l’uomo. “L’ha scelto per il suo allenatore, io voglio parlare con i giornalisti – ribatte il portoghese – Non c’è rispetto per la gente che lavora. Questa regola è una cazzata, io voglio parlare alla stampa e voi non mi lasciate parlare. L’addetto stampa non è un giornalista”. L’uomo della Lega prova a calmare: “È la modalità che ha scelto la Lazio, non devi prendertela con me”. Ma Mourinho è furioso“È una modalità del ca***, mettitela nel c**o questa modalità”. Post partita caldo, da derby. Per la Roma ora testa solo a giovedì, alla gara contro lo Zorya in Conference League.

Francesco Belli

Lazio-Roma 3-2, le pagelle: Mancini balla, Zaniolo c’è ma manca il gol. Vina e Cristante travolti, Ibanez non crolla

Roberto Gentili – Il derby d’andata è ancora tabù. La Roma esce malconcia dal derby: la Lazio passa 3-2. La squadra di Mourinho è subito in bambola e nel giro di venti minuti si ritrova sotto 2-0. Dalla mezz’ora la Roma torna in sé ed inizia il forcing che porta alla rete di Ibanez, tra i migliori. Al 62’ Felipe Anderson trova il terzo centro, Veretout su rigore accorcia (69’).

La difesa si sgretola. Mancini – capitano per l’assenza di Pellegrini – è in estrema difficoltà. Ha responsabilità sul secondo e terzo gol, nell’azione del vantaggio spartisce la colpa. Cristante travolto, Veretout rimane ampiamente a galla. Dei quattro davanti Zaniolo è il più frizzante, anche se non trova la rete. Abraham ci mette l’impegno, ma viene sovrastato da Acerbi e diventa invisibile.

LE PAGELLE

Rui Patricio 4,5 – Esce malissimo su Milinkovic-Savic, abbattuto con un braccio largo stile wrestling. Colto di sorpresa sul palo di competenza da Pedro – sul cui tiro ha responsabilità per la mancata spinta – sbaglia anche l’uscita sull’ultimo gol. Evita il poker, attento in altre due discese.

Karsdorp 5,5 – Bravo a non entrare nel mirino delle marcature biancocelesti offendendo in continuazione, non nelle scelte: continui gli accentramenti ed i conseguenti errori nel tentativo di cercare corridoi inesistenti. Male invece le diagonali: vedasi quella del vantaggio. (Dall’83’ Zalewski 6 – Mou lo voleva in panchina in un momento difficilissimo. Lo mette anche in campo. Occasioni per dimostrare il valore ci saranno).

Mancini 3,5 – La fascia di capitano rischia di scivolargli per i balli che fa. Dall’inizio della partita esce male dal blocco difensivo, che sprofonda sotto la sua guida. Ha responsabilità su tutti i gol. Nel primo il traversone di Anderson gli passa sopra e si ferma senza motivo; Immobile lo ubriaca prima di mettere l’assist per Pedro. Fa lo stesso sul tris.

Ibanez 6,5 – L’incipit di partita sembra quello di un film horror, già visto lo scorso anno. Soffre diversi duelli con Milinkovic, ma piano piano lo capisce. A zonzo sul secondo gol, idem sul primo dove si spartisce la colpa con i colleghi di reparto. È però tra coloro che provano ad alzare la testa: proprio con una girata su angolo accorcia. Ruvida e gladiatoria la scivolata su Felipe, sfuggito a Vina. Con le stesse modalità sbroglia numerosi altri pericoli.

Vina 4 – “Per me Vina sì”.  È “Vina no”. Rientra oggi, forse era meglio scegliere un’altra occasione. Sfiora l’imbarazzante la nonchalance con cui Felipe affonda. Il brasiliano fa partire il cross del vantaggio con l’esterno giallorosso reo di concedergli spazio nonostante il movimento ad attaccare. Pochissimi i cross buoni che riesce a racimolare, ma solo dalle mezz’ora del primo tempo. (Dall’82’ Smalling 6 – Si porta in avanti alla ricerca disperata del gol del pareggio ed è attento dietro).

Cristante 5 – Milinkovic gli danza davanti e non riesce ad opporre resistenza. Dorme sonni profondi quando è chiamato a gestire palla: la perde al minimo accenno di pressione, come con l’Udinese rimedia l’ammonizione. Precise le aperture, che si perdono per i troppi errori.

Veretout 6,5 – Sporca il maggior numero di linee di passaggio possibili, non quando i biancocelesti alzano il ritmo dove spesso entra nel vortice insieme a tutti. Lenti diversi passaggi che danno il là a pericolose ripartenze. Non sbaglia più e fa incetta di passaggi riusciti. Il cross di Zaniolo ad inizio ripresa gli scivola davanti, senza che riesca a fare alcunché. Trasforma il rigore, dopo aver pennellato il cross della rete di Ibanez. Ampiamente a galla.

Zaniolo 6,5 – Respira nuovamente aria di derby, ma boccheggia. Solo all’inizio. Ha bisogno di sbagliare nei primi 20’ per poi accendersi con il tempo. Trova strappi ed il solito palo, lo stesso – identica anche la maniera – colpito contro l’Udinese: non arriva per un nonnulla sulla ribattuta. Manca il rigore per il fallo di Hysaj, arriva per l’intervento falloso (?) di Akpa-Akpro. Imprendibili sugli strappi, vanifica sbagliando l’ultima scelta. Comunque tra i pochi salvabili. Strepitosa l’azione che lo porta a chiamare Reina ad una grande reazione. (Dal 78′ Perez 5,5 – Soliti guizzi effimeri)

Mkhitaryan 5  Rincula per cercare di portare calma, ordine e ragione alla manovra. Arrivano, ma razionate. Come è razionata la gara di Micki: va – soprattutto – e viene, meno.

El Shaarawy 4,5 – Lodevole l’impegno, non accompagnato dall’ordine con cui canalizzarlo. Prova tante, troppe cose e gliene riescono ben poche. Con Vina non c’è comunicazione ed unione di intenti: la fascia di sinistra è terra di nessuno. (Dal 64′ Shomurodov 6 – Pericoloso con un paio di tiri).

Abraham 5,5 – Poco servito, anche per la serrata marcatura di Acerbi. I pochi palloni che prende non li lavora come deve.

Mourinho 5,5 – Il primo derby con una squadra italiana continua a non sorridere. I tradizionali venti minuti iniziali di confusione hanno indirizzato il match. Ci si poteva attendere tutto, meno che una Roma passiva, spenta. Pesano gli errori dei singoli, ma la difesa è troppo mobile. Da un po’.

Lazio-Roma, le probabili formazioni e dove vederla: Mkhitaryan al centro della trequarti e El Shaarawy a sinistra. Rientra Viña

Roberto Gentili – Tutte le strade portano a Roma”. Dopo aver disputato – e perlopiù vinto – i derby di quasi tutta l’Europa, Mou è pronto a vivere quello più caldo di tutti. Lo dovrà fare senza Pellegrini, squalificato per via del secondo giallo ricevuto nei minuti finali della vittoria (1-0) contro l’Udinese di giovedì.

Dall’altra parte ci sarà Sarri. Un solo precedente tra i due: pareggio 2-2 quando Mourinho era sulla panchina del Manchester United e l’allenatore biancoceleste su quella del Chelsea. Pareggio pirotecnico e parapiglia nel finale. Al gol di Rudiger del 2-2, Marco Ianni – assistente di Sarri, che lo ha seguito anche a Roma – esultò davanti all’attuale tecnico giallorosso dando così vita ad un accesso diverbio, rientrato subito dopo.

Diversi i percorsi con cui le due squadre si presenteranno domani (ore 18) all’Olimpico. Togliendo il passo falso di Verona, la Roma ha sempre vinto, in campionato ed in Conference League. Non è lo stesso per la Lazio. La squadra di Sarri – di rientro dopo la squalifica di due giornate – sta facendo fatica ad assorbire i dettami del tecnico. Dalla sosta, infatti, i biancocelesti non sono riusciti a trovare la vittoria: sconfitte col Milan (2-0) e con il Galatasaray (1-0), pareggi contro Cagliari (2-2) e Torino (1-1).

Il primo derby dopo il Covid vedrà un’ondata di amore e passione. I 10.000 biglietti messi a disposizioni dei tifosi della Roma sono stati infatti esauriti. Previsti in totale 33.000 spettatori.

LE PROBABILI FORMAZIONI DI LAZIO-ROMA

Mourinho non potrà dunque contare su Pellegrini, sin qui il migliore della Roma. La soluzione per colmare il vuoto sulla trequarti è Mkhitaryan spostato al centro e El Shaarawy sulla sinistra. Difficile l’impiego di Shomurodov, i cui meccanismi con Abraham devono essere ancora oliati.

Il resto della formazione è presto fatto. A difendere i pali Rui Patricio, Mancini ed Ibañez davanti. C’è l’ombra di Smalling, soprattutto per il brasiliano. Karsdorp cavalcherà la corsia destra, a sinistra – come detto da Mourinho (“per me sì”) – ci sarà il rientro di Viña

Inamovibile il centrocampo formato da Cristante e Veretout. La trequarti – oltre a Micki e ElSha – sarà poi abitata da Zaniolo, bramoso del primo gol in campionato dal ritorno in campo. Abraham – giovedì a segno per la prima volta in Serie A all’Olimpico – si prepara a colpire ancora.

Nonostante le fatiche riscontrate, Sarri confermerà il 4-3-3. Reina in porta, Luiz Felipe e Acerbi con Lazzari e Hysaj comporranno la linea difensiva. Leiva in regia, Milinkovic-Savic e Luis Alberto mezzali. Vicino ad Immobile partiranno dall’inizio Felipe Anderson e l’ex Pedro.

DOVE VEDERE LAZIO-ROMA

Il match verrà trasmesso da Dazn. Fischio d’inizio alle 18. La telecronaca sarà curata da Pierluigi Pardo, Massimo Ambrosini al commento tecnico.

LAZIO-ROMA, ARBITRA GUIDA: SECONDA DIREZIONE DI UN DERBY

Marco Guida sarà l’arbitro di Lazio-Roma. Filippo Meli e Giorgio Peretti gli assistenti. Il ruolo di quarto uomo verrà ricoperto da Marco Di Bello. La Var è stata affidata a Massimiliano Irrati, all’Avar Salvatore Longo.

Guida tornerà così a dirigere un derby. Il fischietto di Torre Annunziata ha infatti arbitrato la stracittadina del settembre 2019 (quella dei sei pali, due di Zaniolo), terminata 1-1: rigore di Kolarov e pareggio di Luis Alberto. Complessivamente, la Roma è stata arbitrata da Guida in 23 occasioni. Lo score è positivo: 11 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte. L’ultimo incrocio risale allo scorso aprile: 1-0 contro il Bologna, gol di Mayoral. I precedenti con la Lazio sono invece 21: otto successi, sei pareggi e sette sconfitte.

LE PROBABILI FORMAZIONI

SS LAZIO (4-3-3): Reina; Lazzari, Luiz Felipe, Acerbi, Hysaj; Milinkovic-Savic, Leiva, Luis Alberto; Felipe Anderson, Immobile, Pedro.
A disposizione: Strakosha, Adamonis, Patric, Radu, Marusic, Basic, Akpa-Akpro, Cataldi, Escalante, Moro, Muriqi, Romero.
Allenatore: Maurizio Sarri.
Indisponibili: Adekanye, Zaccagni.
Diffidati:-.
Squalificati:-.

AS ROMA (4-2-3-1): Rui Patricio; Karsdorp, Mancini, Ibañez, Viña; Cristante, Veretout; Zaniolo, Mkhitaryan, El Shaarawy; Abraham.
A disposizione: Fuzato, Boer, Reynolds, Kumbulla, Smalling, Calafiori, Diawara, Villar, Darboe, Perez, Shomurodov, Perez, Zalewski, Bove, Mayoral.
Allenatore: José Mourinho.
Indisponibili: Spinazzola.
Diffidati:-.
Squalificati: Pellegrini.

Arbitro: Guida.
Assistenti: Meli-Peretti.
IV Uomo: Di Bello.
Var: Irrati.
Avar: Longo.

Viaggiando nella Hall of Fame: Paulo Roberto Falcao, il “gaucho” che ha illuminato Roma

Pagine Romaniste (F.Belli) – E’ il giorno di San Lorenzo di un estate di inizio anni 80′, un estate speciale per ogni tifoso romanista. E’ l’estate dell’arrivo di Paulo Roberto Falcao, colui che da lì a poco sarebbe diventato l’ottavo re di Roma. Un campione mai dimenticato, diventato leggenda prima ancora del diffondersi del mito, come accade solo a pochi privilegiati. Il divino, perché il suo modo di giocare non era qualcosa di umano, ma piuttosto di trascendentale. Qualcosa che, almeno a Roma, non si era mai visto. Disse in tempi recenti il figlio Giuseppe: “C’è una Roma prima di Falcao e una Roma dopo Falcao”. La rivoluzione importata nella Capitale da un brasiliano che “meno brasiliano non c’è”. In altri termini Gaucho, soprannome dato a tutti coloro che sono nati nel sud del Brasile, la contraddittoria terra dove la dittatura militare e la Democrazia corinthiana di Socrates riescono a convivere nello stesso periodo. Ma queste sono altre storie. Lui, quel ragazzo cresciuto ad Abelardo Luz, circondario di Xanxere, non viene però dal Timão. Viene da una squadra più anonima, diventata grande proprio nei suoi sei anni di militanza: l’Internacional di Porto Alegre. Tre campionati conquistati dal 1973 al 1979 per una squadra che prima di lui non ne aveva mai vinti. Non basta: la piazza vuole Zico, il campione conosciuto “in questo mondo e quell’altro”, anche perché nella Capitale, di quel ricciolino, si sa veramente poco.

L’arrivo a Roma

Di Falcao ci sono solo poche registrazioni, per lo più in bianco e nero e con immagini sfuocate. I tifosi restano attoniti ma alla fine si fidano di Liedholm che lo presentò così di fronte ai giornalisti: “Gran iocatore, intelijiente. Lui piedi come mani“. E fanno bene a fidarsi, perché il giocatore con la maglia numero 5 è destinato a cambiare la storia. E la storia cambia. Non immediatamente, passeranno alcuni anni anche se qualche trofeo arriva subito come la Coppa Italia nel 1981, nella stessa stagione del celebre “non gol” di Turone. Più precisamente passeranno 3 anni, era il 1983 quando la Roma si laureò per la seconda volta nella sua storia (a distanza di 41 anni) campione d’Italia. E c’è molto di Falcao in quel trionfo. Un esempio su tutti: la trasferta insidiosa con il Pisa che arriva a pochi giorni dalla sconfitta contro la Juventus che sembra preannunciare l’ennesimo, rovinoso, crollo giallorosso. E invece no, ci pensa il gaucho a segnare il gol dell’1-0 che sblocca il match e risveglia i capitolini, che da quel momento non sbagliano più un colpo. Ma è forse un altro il momento impresso nella mente di tutti: l’assist di tacco a Pruzzo. Non è importante l’avversario, la Fiorentina, o la stagione, 1981-1982, ma il gesto tecnico. Un tacco volante che ancora oggi mette in imbarazzo le più belle prodezze di Messi e co. Quel tacco è Paulo Roberto Falcao, il re gaucho che ha illuminato Roma. La storia però, quella di Falcao a Roma, non è come nelle favole, citando il buon Vasco. Culmina senza lieto fine, col brasiliano che si infortuna al ginocchio e che, senza il barone in panchina, non riesce a ritrovarsi. Ma non importa, perché le storie belle non hanno un lieto fine. Semplicemente non finiscono, e quella dell’ottavo re di Roma non finirà mai, finché ci sarà qualcuno disposto a ricordarla. Pagine Romaniste (F.Belli) –

Viaggiando nella Hall of Fame: Alcides Ghiggia, l’eroe del Maracanazo

Pagine Romaniste (F.Belli) – Un grido di dolore strozzato nella gola da milioni di persone. Forse il più grande dramma di massa della storia consumato davanti a quasi 200.000 occhi attoniti e cuori infranti. In altre parole Maracanazo. E’ qui che nasce il mito di Alcides Ghiggia, leggenda del calcio uruguagio e della Roma. Perché il 16 luglio del 1950, al Maracanà di Rio de Janeiro, è lui, “el chico”, a siglare il gol del 2-1 che porta l’Uruguay sul tetto del mondo nell’ultima gara del Mondiale. È una vittoria impossibile, insensata, inimmaginabile. Jules Rimet, presidente Fifa presente all’evento, disse: “Era tutto previsto, tranne il trionfo dell’Uruguay“. Il generale Ângelo Mendes de Morais prima della gara pronunciò un breve discorso, emblematico riguardo le speranze, o meglio certezze, riposte nella Selecao“Voi, brasiliani, che io considero vincitori del Campionato del Mondo. Voi, giocatori, che tra poche ore sarete acclamati da milioni di compatrioti. Voi, che non avete rivali in tutto l’emisfero. Voi che superate qualsiasi rivale. Siete voi che io saluto come vincitori!”. Certezze giustamente riposte, visto che appena un anno prima i verdeoro in Copa America trionfarono 5-1 contro la Celeste. Però quel baffetto minuto, fragile, con busto corto e ingobbito e gambe lunghe e arcuate (come lo descrisse anni dopo Sandro Ciotti) aveva altri piani nella mente. Ha deciso quel giorno, al minuto 79′, di scrivere il suo nome nella storia del calcio. Quando l’arbitro fischiò la fine, decine di persone vennero colte da infarto e alcune fonti, di non sicura attendibilità, parlano di almeno dieci morti e due suicidi dalle tribune. E’ da questo momento di isteria collettiva che nasce il mito di Ghiggia, che anni dopo dichiarò: “A sole tre persone è bastato un gesto per far tacere il Maracanà. Frank Sinatra, Papa Giovanni Paolo II e io”.

L’arrivo a Roma e l’annuncio del Sistina

Tre anni dopo al Teatro Sistina di Roma, il 31 maggio del 1953, il presidente capitolino Renato Sacerdoti si trova in procinto di fare un annuncio importante: “Poche ore fa, prima di venire fra voi, sono stato informato che uno dei più grandi giocatori del mondo vestirà con l’inizio del prossimo torneo, la maglia giallorossa della Roma. Porta lo stesso nome del nostro presidente del consiglio De Gasperi“. “Arcide, Arcide!” fa eco la folla. Qualcuno, non simpatizzante della Democrazia Cristiana, urla: “Palmiro!”, rievocando l’ex segretario del Partito Comunista Italiano Togliatti. “E’ Alcides Ghiggia, campione del mondo con l’Uruguay”, dice Sacerdoti, e la folla esplode. Il costo del cartellino si aggirò (le fonti non sono univoche) tra i 33 e i 40 milioni, di cui 15 ripagati solo il giorno della presentazione contro il CharltonQualcuno si ricorda il colpo di genio di Messi che invece di tirare un rigore ha passato la palla a Suarez? L’ha fatto prima di lui Alcides Ghiggia con la maglia giallorossa, genio sregolato. Veste la maglia capitolina 8 stagioni, divenendone per un periodo anche capitano ma vincendo solo una Coppa delle Fiere nel 1961. Campione mai dimenticato, innamorato della Roma, della dolce vita e delle belle donne. Roberto Gervaso diceva: “Il talento è scintilla, il genio, fiamma”. Ecco, Alcides Ghiggia fu fiamma. – Pagine Romaniste (F.Belli) 

Roma-Udinese 1-0, le pagelle: Calafiori incarta, Abraham scarta. Rodaggio Zaniolo

Roberto Gentili –  Verona è chiusa in un cassetto. La Roma vince contro l’Udinese, seppur di stretta misura. Sui tre punti c’è la firma di Abraham: l’inglese – servito da un gioiellino di Calafiori – trova così anche il primo gol in campionato all’Olimpico.

Tutti promossi. Menzione particolare per la difesa: oltre al già citato Calafiori, ottima nel complesso la gara di Mancini e Ibanez. Bene anche il centrocampo, dove però il più brillante e lucido tra i due è Veretout. Cristante contribuisce costantemente, rischiando tuttavia in tre occasioni. In avanti si rivede la luce di Mkhitaryan, presente anche Pellegrini, espulso per doppia ammonizione. Non risponde all’appello Zaniolo.

LE PAGELLE

Rui Patricio 6,5 – Deve intervenire due volte: in uscita fuori area e dopo il vantaggio. Il rinvio è sballato e finisce sui piedi di Makengo, precisa l’uscita sul cross di Deulofeu, che finisce sulla testa di Pussetto: salva Mancini. Bissa l’intervento sul cross di Deulofeu

Karsdorp 6,5 – Meno preciso del solito nei cross, in apprensione qualche volta nelle ripartenze friulane: risolve con il fisico e col fallo. Aumenta i giri per la ripresa, quando si fa trovare sempre (spesso?) in avanti.

Mancini 6,5 – Giusti i tempi d’intervento, sia in uscita che in copertura. Onnipresente sui cross avversari, salva il vantaggio con l’anticipo sul colpo di testa di Pussetto. Esce momentaneamente alla mezz’ora per un colpo ricevuto in viso e la Roma passa in vantaggio. Destino beffardo.

Ibanez 6,5 – Estrema la cura nel marcare Pussetto e Deulofeu, raggiunti anche nella loro trequarti. Ottimi anche un paio di lanci. Soffre quando viene spostato sulla sinistra, ma regge l’impatto.

Calafiori 6,5 – Le parole di Mourinho trovano ampia conferma. Mostra di essere valido con la discesa ed il dribbling su Molina, conferma l’inesperienza facendo passare troppi cross, anche se da uno di questi dà il via all’accelerata vincente. Ammonito nel secondo tempo, lo sostituisce pochi minuti dopo Smalling (Dal 69’ Smalling 6 – Attento quando l’Udinese attacca. Aiuta a tenere alta la concentrazione).

Cristante 5,5 – Mette a repentaglio la buona gara consta di solita pulizia di manovra e lucidità con tre amnesie: alla mezz’ora di gioco, nei primi minuti di ripresa e ad un quarto d’ora alla fine. Nei primi minuti di gara è però costantemente all’interno delle trame offensive: intelligenti un paio di assist, inattesa una giocata con doppio dribbling. Fa spendere un’ammonizione a Pellegrini, per la par condicio ne rimedia una anche lui.

Veretout 6,5 – Rapidità in palleggio, recuperi e verticalizzazioni: splendida quella per Zaniolo, lo stesso dicasi per il taglio palla a terra per El Shaarawy

Zaniolo 6 – In fase di rodaggio, colpisce un palo con un colpo di testa quasi all’esterno dello stesso legno. Gli vengono intercettate tutte le aperture che prova. Non aggancia l’assist di Veretout, nonostante si fosse inserito perfettamente. (Dal 74’ El Shaarawy 6 – Si perde quando Veretout lo trova con maestria).

Pellegrini 5,5 – Il gol non arriva, ma c’è la consueta direzione offensiva, sempre dettata con estrema lucidità – persa nel secondo tempo – ed eleganza. In una ripartenza bianconera sacrifica l’ammonizione, tramutatasi poi – con qualche perplessità – in espulsione.

Mkhitaryan 6,5 – Torna titolare ed è tra i protagonisti di serata. La super partenza lo porta diverse volte al tiro, con cui sfiora – esternamente – il palo. Intelligente in ogni giocata, tutte realizzate di prima. L’apporto difensivo vale mezzo voto in più.

Abraham 7 – Cancella l’inizio non convivente firmando il vantaggio, che vale anche come  primo gol in campionato all’Olimpico. Certamente bello l’assist di Calafiori, non è da meno la realizzazione, compiuta con l’esterno. Da prestigiatore quel passaggio per Zaniolo ad inizio ripresa. (Dall’85’ Shomurodov 6 – Ruba subito un pallone e colpisce di testa nella stessa azione).

Roma-Udinese, le PAGELLE: Abraham regala i 3 punti

(R.Rodio) – I voti e le pagelle al termine di Roma-Udinese, match vinto di misura dai giallorossi:

-Roma-

RUI PATRICIO 6,5 – Uno dei punti di forza dell’inizio di stagione. Sicuro, attento, gli sfugge solo un pallone insidioso nel primo tempo su cui rimedia Mancini. Concentrato.

KARSDORP 5,5 – I suoi limiti sono soprattutto atletici. Non sembra avere la capacità aerobica e di recupero per far entrambe le fasi. Generoso, ma quando Udogie e Deulofeu lo attaccano va spesso in apnea. Chiude sulle gambe, ma il problema è che non ha alternative.

MANCINI 7 – Cancella la prova opaca di Verona con una prestazione attenta e determinata. Salva un gol fatto su Pussetto e combatte stoico dopo il colpo sanguinoso subito sul volto. Carattere.

IBAÑEZ 6– Senza fronzoli, ma con qualche ansia di troppo. Quando c’è da tentare l’anticipo è tra i più brillanti, ma in uscita palla al piede è spesso impreciso e sbadato. Non soffre quando si sposta a fare il terzino. Da raddrizzare.

CALAFIORI 7 – Meno timido e più concentrato rispetto alla gara di Verona. La sua gemma è l’azione personale con tanto di assist che consente ad Abraham di portare la Roma in vantaggio. Dietro c’è da lavorare su chiusure e letture, ma la base è notevole. (69′ SMALLING 6,5 – La sua presenza fisica e matura in certi contesti resta fondamentale. Alcuni interventi aerei risultato determinanti nel finale del match).

CRISTANTE 6 – Da applausi per il solito enorme spirito di sacrificio e di battaglia, ma emergono i soliti limiti. E’ un mediano mascherato da regista e va in sofferenza quando si alzano i ritmi. Lento nel far circolare palla, le cose migliori le fa nella metà campo altrui.

VERETOUT 6,5 – Anche lui in crescita dopo il flop di domenica. Gioca un primo tempo da dominatore del centrocampo, sradicando pallone e tentando giocate in verticale. Cala nella ripresa come tutta la squadra, ma la gamba comincia a girare.

ZANIOLO 6 – Critiche a parte, l’impressione è che stia sempre più prendendo confidenza col campo e con i contrasti. Tempo ce ne vorrà, ma manca anche un pizzico di fortuna. Il palo a porta sguarnita grida ancora vendetta. (74′ EL SHAARAWY 6 – Un dodicesimo uomo di lusso, che entra sempre con voglia e determinazione, anche se un po’ troppo impreciso).

PELLEGRINI 6 – Meriterebbe un voto più alto per come fa salire l’asticella della sua prestazione fin dall’inizio, all’assalto dell’Udinese col vessillo in mano. Anche lui boccheggia nella ripresa, ma la frittata finale è tutta del sig. Rapuano che si inventa un secondo ‘giallo’ da ufficio inchiesta che gli farà saltare il derby.

MKHITARYAN 6,5 – Non sarà brillantissimo a livello di conclusioni, ma la sua prova è generosa e continua fino all’ultimo. Prende punizioni preziose e recupera anche un buon numero di palloni. Va ritrovato l’armeno dello scorso anno.

ABRAHAM 7 – La decide lui, con un gol all’apparenza semplice ma che dimostra tutto il pedigree da centravanti dell’inglese. Nonostante sia arrivato da poche settimane appare già leader in campo, scuotendo i compagni, sbraitando e cantando persino l’inno di Venditti. Può crescere in tanti dettagli, ma come dice Mourinho: “Ci vuole tempo”. (86′ SHOMURODOV 6 – Calcisticamente intelligente. Aiuta i compagni e riesce pure a sfiorare il gol).

All. MOURINHO – Quarta vittoria in cinque partite e quarto posto solitario in campionato. Dodici punti non sono pochi visto anche il livello espresso finora. La squadra è apparsa sciolta soprattutto nella prima mezz’ora, con un buon predominio. Deve crescere ancora molto la gestione nelle varie fasi del match, ma per questo servirà un aiutino dal mercato. Nel frattempo si stringe i denti e si pensa al derby.

-Udinese-

Silvestri 6; Becao 5.5, Nuytinck 6 (Samardzic s.v.), Samir 6; Molina 5.5 (Soppy 6.5), Pereyra 6, Walace 6, Makengo 6 (Arslan s.v.), Udogie 6 (Larsen 6); Deulofeu 5.5, Pussetto 5.5 (Beto 5.5). All: Gotti 6.

Roma-Udinese, le probabili formazioni e dove vederla: Smalling e Mkhitaryan titolari, Zaniolo in panchina. Rebus Ibañez-Calafiori

Roberto Gentili – Lasciare Verona alle spalle e ricominciare. Arrivata la prima battuta d’arresto al Bentegodi, davanti alla Roma si presenta l’immediata occasione per riprendere in mano quel ruolino di marcia che recitava sei vittorie di fila.

Nel primo turno infrasettimanale di campionato arriva l’Udinese. La formazione friulana guidata da Gotti si presenterà all’Olimpico nello stesso stato d’animo dei giallorossi: lunedì i bianconeri sono stati sconfitti per 4-0 dal Napoli.

Il ko col Verona non tarpa le ali dell’entusiasmo giallorosso. Come fatto registrare per il match inaugurale del girone di Conference League contro il Cska Sofia (5-1), anche per la partita con l’Udinese è previsto il sold out.

LE PROBABILI FORMAZIONI DI ROMA-UDINESE

Le scelte iniziali di Mourinho saranno insidiate da Smalling. Il centrale inglese è tornato giovedì – da titolare – in Conference League per poi entrare domenica al posto di Karsdorp nel quarto d’ora finale. Con una maglia dell’11 già impegnata, ne resta una per due contendenti: Ibañez e Mancini. Dovrebbe essere l’italiano a spuntarla, ma il brasiliano potrebbe comunque essere del match. Per tappare le difficoltà difensive, Ibañez ha la possibilità di essere spostato sulla sinistra al posto di Calafiori. Viña avverte ancora dolore al ginocchio e ieri ha svolto lavoro personalizzato.

Con la porta, la fascia destra ed il centrocampo che non verrano modificati, un’altra novità potrebbe viverla la trequarti. A sinistra tornerà Mkhitaryan, dopo che le prime prove dell’esperimento Shomurodov-Abraham non hanno portato i risultati sperati.

Sull’altro versante, invece, è fortemente possibile il riposo di Zaniolo, finito nel mirino di qualche cinica ed inutile critica dopo Verona. Spazio dunque a Perez. Inamovibile Pellegrini, davanti Abraham andrà a caccia del riscatto. Al Bentegodi – dove ha ricevuto anche insulti razzisti, rimasti per ora impuniti – è arrivata la prima prestazione opaca.

Non subirà cambiamenti l’undici titolare di Gotti. Silvestri in porta, difesa a tre con Nutyinck al centro, Becao e Samir ai lati. Sulle fasce Molina sarà davanti al brasiliano, Stryger Larsen dall’altra parte. Pereyra e Arslan con Walace al centro. In attacco la coppia Deulofeu-Pussetto. Unico dubbio è Stryger Larsen. Il danese è uscito zoppicante a venti minuti dalla fine della sfida contro il Napoli. Se non ce la dovesse fare, al suo posto ci sarà Zeegelar.

DOVE VEDERE ROMA-UDINESE

La sfida tra Roma e Udinese verrà trasmessa da Dazn. Fischio d’inizio alle 20:45. Come per la sfida col Verona, Ricky Buscaglia curerà la telecronaca. Commento tecnico affidato invece a Massimo Gobbi.

ROMA-UDINESE, ARBITRA RAPUANO: DEBUTTO CON I GIALLOROSSI

A dirigere Roma-Udinese sarà Antonio Rapuano. Sergio Ranghetti e Marco Scatragli saranno gli assistenti. Il ruolo di quarto uomo verrà svolto da Gianpiero Mele, Daniele Chiffi al Var e – infine – Rodolfo Di Vuolo all’Avar.

Esordio contro la Roma per Rapuano, non con l’Udinese. L’arbitro riminese ha infatti diretto le Zebrette lo scorso anno in occasione del successo (3-1) nel terzo turno di  Coppa Italia contro il Vicenza.

LE PROBABILI FORMAZIONI

AS ROMA (4-2-3-1): Rui Patricio; Karsdorp, Mancini, Smalling, Ibañez; Cristante, Veretout; Perez, Pellegrini, Mkhitaryan; Abraham.
A disposizione: Fuzato, Boer, Reynolds, Kumbulla, Calafiori, Diawara, Villar, Darboe, Zaniolo, El Shaarawy, Shomurodov, Zalewski, Mayoral.
Allenatore: José Mourinho.
Indisponibili: Spinazzola, Viña.
Diffidati:-.
Squalificati: -.

UDINESE (3-5-2): Silvestri; Becao, Nutyinck, Samir; Molina, Pereyra, Walace, Arslan, Stryger Larsen; Deulofeu; Pussetto.
A disposizione: Padelli, Piana, Perez, De Maio, Soppy, Zeegelaar, Jajalo, Makengo, Samardzic, Forestieri, Success, Beto.
Allenatore: Luca Gotti.
Indisponibili: Nestorovski, Udogie.
Diffidati:-.
Squalificati:-.

Arbitro: Rapuano.
Assistenti: Ranghetti-Scatragli.
IV Uomo: Mele.
Var: Chiffi.
Avar: Di Vuolo.