La difesa a tre per il futuro

(Jacopo Venturi) – La Roma si ritrova, questa volta per davvero. Se i segnali di ripresa prima del lockdown e contro la Sampdoria alla ripresa del campionato erano sembrati un po’ flebili, quelli mostrati nelle ultime uscite sono decisamente più consistenti. E per un semplice motivo: la svolta tattica con la difesa a tre. Fonseca ha deciso di prendere questa strada già a Napoli, ma non è riuscito ad evitare la sconfitta. La squadra però aveva dato qualche risposta positiva e allora il portoghese ha voluto insistere. E ha avuto ragione. Sono arrivate tre vittorie consecutive contro Parma, Brescia e Verona. Avversari non irresistibili, ma non lo era neppure l’Udinese, eppure la Roma ci ha perso solo due settimane fa (e giocando una pessima partita). Il nuovo schieramento, con Mancini, Smalling e Ibanez a presidio di Pau Lopez sembra aver dato alla Roma un buon equilibrio, ma anche il resto della squadra ha beneficiato di una maggior solidità difensiva. I terzini si trovano più a proprio agio da esterni di centrocampo, per le caratteristiche spiccatamente offensive e l’attacco sembra funzionare meglio con due trequartisti alle spalle di Dzeko. In realtà non cambia moltissimo l’idea di Fonseca sulla trequarti, ma sembra che aver tolto l'”ingombro” del trequartista permetta agli esterni di supportare meglio la punta, convergendo di più. Insomma Fonseca sembra aver trovato la formula con la quale portare la Roma alla fine di questo campionato senza perdere ulteriori posizioni in classifica, ma a questo punto sarebbe sensato vedere la nuova soluzione anche il prossimo campionato.

(Jacopo Venturi)

Petrachi-Roma, licenziamento per giusta causa

Alice Dionisi – Il 18 giugno la Roma annunciava la sospensione con effetto immediato del direttore sportivo Gianluca Petrachi dalle sue mansioni, affidando la gestione di allenatore e squadra all’amministratore delegato Guido Fienga. A meno di un mese di distanza, il Consiglio d’Amministrazione del club ha votato all’unanimità il licenziamento per giusta causa del dirigente salentino, che si è visto recapitare la lettera dalla società e adesso potrebbe portare la questione in tribunale. Il contratto di Petrachi, infatti, prevede ancora due anni di contratto e l’ex Torino ha rifiutato ogni offerta di buonuscita. La causa scatenante sarebbero stati degli sms adirati del ds inviati al presidente James Pallotta, colpevole di non averlo menzionato nell’intervista celebrativa rilasciata al sito del club per festeggiare il primo anno di Fonseca sulla panchina della Roma, dove esaltava il suo operato e il rapporto del portoghese con i dirigenti giallorossi. Nella versione integrale dell’intervista (non ancora pubblicata) Pallotta aveva menzionato anche il direttore sportivo, ma il danno ormai era già stato fatto. Il testimone (momentaneamente ancora nelle mani di Fienga) potrebbe passare ufficialmente all’ex portiere Morgan De Sanctis, ma in attesa di sapere quale sarà il prossimo passo della società, Petrachi -che non ha trovato nessun accordo con la Roma- si prepara per rivolgersi alla sezione lavoro del Tribunale di Roma, difeso dalla triade di avvocati Sara Agostini, Paolo Rodella e Filippo Aiello. Il rapporto del ds salentino con la squadra e con l’allenatore si era già incrinato dopo la sua sfuriata nello spogliatoio durante l’intervallo di Sassuolo-Roma, quando Fonseca lo aveva invitato ad uscire. Dalla gaffe “il calcio non è uno sport per signorine” all’indagine nei suoi confronti dopo essersi lasciato sfuggire che aveva iniziato a lavorare per i giallorossi quando era ancora sotto contratto con il Torino, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’intervista rilasciata a Sky Sport ad inizio mese, dove accusava la squadra di scarsa concentrazione in allenamento. Il rapporto sembra ormai irrecuperabile e la vicenda è destinata a proseguire per vie legali.

Alice Dionisi

 

Trigoria, altro controllo da parte degli ispettori della Procura Federale

Pagine Romaniste (F. Belli) – Continuano i controlli nei centri sportivi da parte degli ispettori della Procura Federale. Lo scopo delle visite è quello di verificare che il protocollo sanitario, grazie al quale il calcio italiano è ripartito dopo lo stop per la pandemia di Covid-19, venga rispettato alla lettera. Oggi, come riportato dal sito della Figc, è stato il turno di Roma e Torino. Per quel che riguarda il Fulvio Bernardini di Trigoria, si tratta del secondo controllo dalla ripresa degli allenamenti. Non è sicuramente una situazione semplice, ma è una logica conseguenza dei difficili tempi di pandemia che tutto il mondo del calcio sta vivendo da ormai mesi.

Francesco Belli

La Serie A che verrà – Roma 2020-2021

(R.Rodio) – Progettare il futuro per la Roma non è semplice. Sono diverse le incognite che frenano inevitabilmente i programmi della società giallorossa.

A cominciare da un bilancio a dir poco da brividi. Passivo da 126 milioni di euro che andrà coperto al più presto. James Pallotta è costretto a cedere almeno una parte delle sue quote (se non l’intero pacchetto azionario) ma la trattativa con il magnate texano Dan Friedkin è stata decisamente rallentata dall’emergenza Covid-19.

Tutti discorsi delicati, che rischiano di vedere la Roma costretta a cedere alcuni gioielli prima di poter impegnarsi a costruire la rosa per la stagione 2020-2021. Ma andiamo con ordine e vediamo, reparto per reparto, come potrà cambiare il club capitolino a settembre prossimo.

Difesa

Un reparto che ha bisogno di essere puntellato. Anche se in porta potrebbe arrivare l’addio immediato di Pau Lopez. Lo spagnolo viene da un’ottima annata, ma le richieste da Spagna e Inghilterra non mancano: per 25 milioni di euro può lasciare Roma. In uscita definitiva anche Robin Olsen, tornato dal prestito a Cagliari: può volare all’estero, basterebbero 5-6 milioni per far felice le casse giallorosse. Confermato Antonio Mirante come secondo, in partenza c’è anche il quasi invisibile Daniel Fuzato, verso un prestito in Portogallo.

In attesa di capire (con cauto ottimismo) se resterà Chris Smalling, la Roma intende ripartire da Gianluca Mancini e Roger Ibañez come perni futuri. Sicuro di restare anche il veterano Aleksandar Kolarov, buone chance pure per il ritrovato Bruno Peres. Il resto è un’incognita: Fazio, Juan Jesus, Cetin e Santon sono in uscita. Zappacosta andrà valutato fino all’ultimo (possibile proroga del prestito col Chelsea), Spinazzola non dispiace ma potrebbe finire in un giro di scambi. Si punta anche a monetizzare con gli addii di Florenzi e Karsdorp, di rientro a Trigoria ma solo momentaneamente.

Centrocampo

Il cruccio si chiama Lorenzo Pellegrini. La Roma vuole blindarlo, ma pesa la clausola rescissoria a ‘soli’ 30 milioni di euro ed il pressing insistente di Juventus e PSG. Le operazioni del reparto dipenderanno dal futuro del numero 7. Con un’offerta congrua possono valutare l’addio anche Bryan Cristante (utilizzabile pure da centrale difensivo) e Amadou Diawara. Non si tocca invece il dinamico Jordan Veretout, pronto a restare come detto dal suo agente. Possibile partenza in prestito per Gonzalo Villar, mentre chi saluterà di certo è Javier Pastore: il ‘Flaco’ non ha mai convinto e si parla già di un futuro nella MLS statunitense.

Attacco

Anche qui ruota tutto su due elementi: Nicolò Zaniolo e Edin Dzeko. Cedendo entrambi, la Roma risolverebbe in un colpo solo tutti i suoi problemi di bilancio. Ma la volontà del club è di trattenerli assolutamente. Restano comunque un rebus, viste le voci recenti e i costi alti degli stipendi (soprattutto per Dzeko).

La fase offensiva della prossima Roma sarà comunque gestita dall’armeno Henrik Mkhytrarian, riscattato già dall’Arsenal. Ci sarà l’ultimo arrivato Carles Perez e probabilmente Diego Perotti, destinato a restare almeno fino al giugno 2021. Valigie in mano invece per Cengiz Under e Justin Kluivert: le due giovani frecce giallorosse hanno diverse proposte (Napoli e Arsenal su tutte) e si sentono da tempo solo ‘di passaggio’ nella capitale. Tesoretto in arrivo anche per la partenza di Patrik Schick, visto che il ceco dopo la buona stagione a Lipsia ha attratto l’interesse di diverse squadre estere. Con l’addio di questi ultimi tre attaccanti la Roma conta di ottenere una cifra tra gli 80 ed i 90 milioni di euro. Infine difficile la conferma di Nikola Kalinic: il croato tornerà a fine stagione all’Atletico Madrid mestamente.

I possibili colpi in entrata

Questa è la situazione degli attuali giocatori della Roma. Ma quali saranno i rinforzi? A Paulo Fonseca potrebbe servire un nuovo numero 1 da alternare a Mirante. Ecco farsi strada le vicine candidature di Musso (Udinese), Gollini (Atalanta) e Perin (Juventus). Ma non si escludono piste internazionali.

Se dovesse perseguire l’idea di una difesa a tre, Fonseca avrebbe bisogno di un centrale di piede mancino, abile ad impostare. Chi meglio di Jan Vertonghen, già sondato da Franco Baldini ed in scadenza col Tottenham? Dalla Spagna parlano anche di una clamorosa idea di prestito per Samuel Umtiti, stopper francese in uscita dal Barcellona.

E se Smalling dovesse diventare un’opzione troppo cara da trattenere, potrebbe servire un centrale di esperienza e fisicità. Occhi su Pezzella, capitano della Fiorentina, o il brasiliano Lyanco del Torino, vecchio pallino di Petrachi. Le ultime parlano del giovane Benoit Badiashile, stella della difesa del Monaco.

Molto probabile un colpo, se non due, per le corsie esterne. Servono calciatori affidabili ma soprattutto con la struttura fisica adeguata. Ecco perché il nome ideale è quello di Timothy Castagne, corazziere dell’Atalanta che sa giocare bene su entrambe le fasce. A destra si segue da tempo l’argetino Montiel del River Plate ed il giapponese Tomiyasu del Bologna. A sinistra occhio a Kolasinac, in uscita dall’Arsenal ed a Biraghi, in un possibile scambio con Spinazzola da imbastire con la Fiorentina.

A centrocampo potrebbe restare tutto invariato, ma alla Roma servirebbe un mediano dinamico e di quantità, una sorta di alternativa a Veretout. L’ideale è Nandez, uruguagio del Cagliari, mentre molti romanisti sognano il ritorno romantico di Radja Nainggolan. Utopia pensare a top player come Matic, Fred o Tonali. Più probabile sulla carta un assalto a Castrovilli della Fiorentina o il ritorno del giovane Frattesi, cresciuto a Roma ma attualmente del Sassuolo.

Per concludere l’attacco. Già chiuso l’acquisto di Pedro a costo zero, ex stella di Barcellona e Chelsea. Urge trovare una punta di riserva che possa pian piano diventare titolare: molti sostengono che la Roma si attratta da Moise Kean, talento dell’Everton. Ma per caratteristiche fisiche è più probabile che i giallorossi possano virare su punte come Cornelius (Parma) o Pinamonti (Genoa), senza dimenticare le piste argentine che portano a Bustos e Gaich.

Ma se dovesse andar via Edin Dzeko come sacrificato di lusso, la Roma avrebbe bisogno di un nuovo bomber. Non si placano le voci di un arrivo a parametro zero di Edinson Cavani, legato però all’approdo di una nuova proprietà. Al club piacciono anche Milik, in uscita dal Napoli, e Diego Costa ormai prossimo a lasciare l’Atletico Madrid. Senza scordare il gallo Belotti, che potrebbe provare un’esperienza lontana da Torino.

La probabile formazione della Roma 2020-2021:

Le statistiche di Brescia-Roma 0-3: terzo clean sheet del 2020. Gli ospiti corrono meno, ma dominano la gara

(S. Valdarchi) – La Roma fa la Roma e passa sul campo del Brescia, trovando la seconda vittoria consecutiva e allontanando le ombre di una ripartenza più che incerta post lockdown. I capitolini si impongono nel secondo tempo, grazie alle reti di Fazio e Kalinic, prima della ciliegina sulla torta confezionata dal ritorno al gol di Nicolò Zaniolo204 giorni dopo l’ultima volta (Fiorentina-Roma 1-4 del 20 dicembre 2019). Grazie ai tre punti conquistati al Rigamonti la Roma mantiene il quinto posto a quota 54, con 3 lunghezze di distacco dal Napoli, impegnato in serata nello scontro diretto per l’Europa League con il Milan. Per la prima gara dalla ripartenza del campionato la Roma non va in svantaggio, era accaduto anche nelle sfide vinte contro Sampdoria e Parma, e mantiene la porta inviolata quasi 4 mesi dopo l’ultima volta, Roma-Lecce 4-0 del 23 febbraio scorso, ottenendo il terzo clean sheet del 2020. Niente riposo per i giallorossi che sono attesi dalla sfida casalinga all’Hellas Verona, in programma mercoledì sera alle 21:45.

I numeri

Si gioca poco o nulla al Rigamonti, con 44 minuti e 35 secondi di tempo effettivo (pari al 46% del totale). Gara ricca di interruzioni e dominata per larghi tratti dagli ospiti, che legittimano la vittoria. Possesso palla ad appannaggio della Roma, che chiude con il 59%, tradotto in 28’20”12 minuti in più rispetto al Brescia. I dati raccontano di una squadra, quella vincente a fine gara, in grado di creare il doppio delle chance subite: 16 a 8 in favore dei capitolini i tiri9 a 4 quelli in porta, così come 9 a 4 è il conteggio delle occasioni da gol466 a 276 per la Roma il numero di passaggi riusciti, con i giallorossi più precisi nella gestione della manovra: 89% di passaggi riusciti contro il 79% della squadra di Diego Lopez. 59 a 43, sempre in favore di Pellegrini e compagni, il computo dei recuperi.

Bisogna riconoscere a Fonseca di aver mantenuto una certa lucidità nell’analisi delle gare, anche nei momenti più complicati. In piena crisi di risultati, infatti, il tecnico portoghese non aveva mai puntato il dito sulla forma fisica dei suoi giocatori, ma ricercava piuttosto il difetto della squadra nell’atteggiamento mentale e nel primo approccio. In effetti nelle ultime due partite la Roma pur vincendo ha corso meno rispetto agli avversari, al contrario di quanto fatto nelle gare perse in precedenza. 108,8 km a 105,4 km in favore del Brescia il calcolo dei chilometri percorsi, con le rondinelle capaci di essere anche più veloci in media: 6,7 km/h a 6,5 km/h. Dal punto di vista tattico, dopo averci lavorato a lungo a Trigoria, i calciatori romanisti stanno migliorando la loro affinità al nuovo modulo: 3-4-2-1. La costruzione dell’azione viene affidata al reparto difensivo e si cerca spesso la soluzione sulle fasce dove i “quinti” di difesa, Bruno Peres e Kolarov in quest’occasione, attaccano con continuità. Guardando le posizioni medie, sorprende quella di Jordan Veretout. Il centrocampista francese invece che stare in linea con Diawara, gioca davanti all’ex Napoli. Al guineano è affidato il ruolo di prima regia e filtro davanti alla difesa, mentre Veretout è libero di fare incursione negli spazi. Nonostante la capacità realizzativa sia aumentata notevolmente nei secondi 45 minuti, la ripresa ha visto la Roma abbassare il proprio baricentro: la squadra di Fonseca è passata dai 57,57 m di baricentro medio della prima frazione ai 51,35 m del secondo tempo.

Le prestazioni individuali

Partiamo con l’elogio di un giocatore che spesso, soprattutto nel nuovo schieramento tattico adottato dalla Roma, rimane nell’ombra, ma fa un lavoro prezioso per la squadra. Si tratta di Amadou Diawara. Il centrocampista, come detto in precedenza, si abbassa piazzandosi davanti alla difesa ed è il fulcro del gioco di Fonseca. Per i suoi piedi passano praticamente tutte le azioni romaniste. Il guineano chiude con 82 palle giocate, almeno 12 in più di qualunque altro giocatore in campo, e 69 passaggi riusciti, con una percentuale di passaggi riusciti del 97%, altissima visto l’elevato numero di tocchi effettuati. Dopo una ripresa di campionato appannata, macchiata da diversi errori in fase di impostazione, Diawara si è ripreso le chiavi della mediana ed è uno dei punti fermi della rosa.

Un altro giocatore andato spesso in difficoltà, ma in grado di offrire una buona prestazione a Brescia, è Federico Fazio. Il difensore centrale, viste le contemporanee assenze di Smalling e Cristante, è chiamato in causa dal primo minuto e risponde presente. Se non fosse per una disattenzione risultata poi ininfluente visto l’errore di Torregrossa da pochi passi nella ripresa, la gara del numero 20 è pulita. Condivide insieme a Kolarov il primato di palloni recuperati, 11, più di ogni suo compagno di reparto. Che il suo piede sia educato lo si sapeva già e Fazio risulta a fine partita il terzo nella Roma per passaggi riusciti48, alcuni dei quali sono lanci illuminanti a scavalcare la difesa, su tutti l’assist per Carles Perez nel primo tempo. Inoltre ha il merito di sbloccare il risultato, battendo a rete con il sinistro sugli sviluppi di un corner calciato da Pellegrini. 1 tiro in porta, 1 gol.

Chiudiamo con Nikola Kalinic. Il croato non capitalizza qualche occasione nel primo tempo, ma è l’uomo che i compagni cercano per finalizzare l’azione. Crea 3 occasioni da gol, al pari di Torregrossa e più di ogni altro giocatore, calcia per 3 volte fuori dallo specchio e 2 in porta. Sigla il raddoppio che chiude i conti, portando a 3 le sue marcature in Serie A, dopo la doppietta pre-Covid-19 di Cagliari. Considerando i numerosi impegni e l’età di Edin Dzeko, se il centravanti ex Milan, Fiorentina ed Atletico Madrid dovesse riuscire a garantire un rendimento positivo sarebbe una gran bella notizia per Fonseca e per tutti i romanisti.

(S. Valdarchi)

La Roma vince a Brescia e stacca momentaneamente il Napoli

 

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma batte il Brescia 0-3 al Rigamonti e infila la seconda vittoria consecutiva. Nel primo tempo la squadra di Fonseca ha messo in mostra la sua superiorità dal punto di vista qualitativo, senza però riuscire a far male ai padroni di casa. La ripresa è invece all’insegna della concretezza sin da subito: al minuto 49 Fazio sfrutta un rimpallo su calcio d’angolo per concludere in rete, approfittando anche dell’errore di Andrenacci. Dopo tredici minuti, al 63′, arriva il raddoppio di Kalinic e a chiudere ogni discorso ci pensa al 74′ Zaniolo, alla prima rete dopo il grave infortunio al ginocchio. La Roma sale così a 54 punti, staccando momentaneamente il Napoli, impegnato domani sera contro il Milan. Per la prima partita dalla ripartenza del campionato dopo il lockdown causa Covid, la Roma non va in svantaggio. Era accaduto anche altre volte, in realtà poche, contro Sampdoria e Parma. Sorride Fonseca, perchè i suoi hanno mantenuto la porta inviolata quasi 4 mesi dopo l’ultima volta. Era il 23 febbraio scorso, e il tabellone dell’Olimpico segnava Roma-Lecce 4-0. E’ il terzo clean sheet del 2020. Lucida anche l’analisi di Fonseca a fine gara: “Cosa ho detto ai ragazzi? Gli ho fatto vedere che non possiamo cambiare il passato, non possiamo continuare a pensare al passato, dobbiamo pensare al futuro. Questa squadra nella prima parte della stagione ha fatto bene, perché è possibile farlo. Gli ho detto che era inutile l’altra vittoria se non avessimo vinto oggi. Hanno capito che era importante vincere qui oggi. Abbiamo dimostrato ambizione e qualità di gioco, abbiamo meritato di vincere. Le vittorie portano fiducia e il fatto di non cambiare molto è importante in questo momento. La squadra sta meglio sotto quasi tutti gli aspetti”. La Roma non deve farsi distrarre però da questi numeri positivi, infatti stasera arriva all’Olimpico il Verona di Juric. 

Francesco Belli

Le statistiche di Roma-Parma 2-1: Mkhitaryan tuttofare e l’inesauribile Veretout riportano i tre punti

(S. Valdarchi) – Nella calda serata romana, la Roma si sveglia dall’incubo in cui era immersa e torna alla vittoria contro il Parma per 2-1. Al gol iniziale di Kucka su rigore, rispondono Mkhitaryan e Veretout. Tre punti importanti per i capitolini, oltre che per il morale per la classifica, con la squadra di Fonseca al quinto posto a quota 51 insieme al Napoli. Non c’è tempo però per festeggiare, visto che il prossimo impegno è fissato sabato alle ore 19:30 al Rigamonti di Brescia, contro una squadra che sarà costretta a fare punti per alimentare le speranze salvezza.

I numeri

Nonostante un avvio di gara shock, contro i ducali la Roma riesce ad imporsi, occupando costantemente la metà campo avversaria e mantenendo il pallino del gioco, fino al gol del vantaggio di Veretout. L’unica frazione di gara in cui gli ospiti hanno vinto il confronto sul possesso palla, infatti, è stata quella che va dal 30′ del secondo tempo al fischio finale (6’47” contro 3’54”), con la squadra di Fonseca avanti nel punteggio. Guardando invece la gara nel suo complesso, i capitolini hanno mantenuto il possesso palla per il 56% del tempo effettivo di gioco, tradotto in 29 minuti e 34 secondi con la sfera tra i piedi. Il 65% di questi nella metà campo avversaria, dato che fa capire l’atteggiamento passivo del Parma e la costante pressione offensiva dei padroni di casa. Il baricentro medio della Roma è stato di circa 53 metri, oltre la linea del centrocampo.

Al di là delle polemiche in casa Parma, i numeri legittimano il successo della Roma, che costruisce e crea molto di più rispetto agli avversari e termina la gara con un vantaggio esiguo per la mole di chance a disposizione. 17 a 4 la conta dei tiri totali, con i giallorossi in grado di calciare 9 volte nello specchio della porta avversaria. Serata inoperosa per Pau Lopez che, dopo aver subito il gol su rigore, deve compiere una sola parata, a differenza del collega Sepe. L’estremo difensore crociato, infatti, è chiamato a 6 interventi, 4 dei quali decisivi. 8 a 1 le occasioni da gol e 449 a 307 il computo dei passaggi riusciti. 66 a 28 per la Roma le azioni offensive imbastite.

Le prestazioni individuali

Partendo dal basso, bene Gianluca Mancini che, oltre al tocco con il braccio o con la spalla per cui il Parma reclama un calcio di rigore, gioca una partita pulita, da leader difensivo in assenza di Chris Smalling. Il numero 23 vince 4 duelli aerei e recupera il pallone per ben 16 volte, condividendo la palma del migliore in campo in questo dato con Darmian. L’ex Atalanta si trova a suo agio nella difesa a tre, tenta spesso l’anticipo e non ha paura di avanzare palla al piede, quando gli avversari gli concedono un po’ di spazio. Al 96esimo ha la forza e la brillantezza di fare 80 metri per andare a calciare in porta, sfiorando il gol del 3-1 a causa di una prodezza di Sepe.

Un altro romanista sugli scudi è sicuramente Jordan Veretout. Fonseca lancia dal primo minuto Diawara, liberando il francese dal ruolo di filtro davanti alla difesa. Guardando la sua posizione media in campo, si nota che il numero 21 ha agito spesso da incursore nella zona centrale del campo, sfruttando i movimenti ad allargarsi di Mkhitaryan e Pellegrini. Proprio da questo movimento è nato il gol-vittoria, in occasione del suo unico tiro in porta. Gioca 64 palloni e, ancora una volta, è il giocatore della Roma ad aver corso di più, con 11,226 km percorsi.

Chiudiamo con Henrikh Mkhitaryan. Contro il Parma l’armeno colleziona un gol ed un assist, mettendo la sua firma sui tre punti. L’ex Arsenal raggiunge quota 8 gol in campionato, a cui vanno aggiunti i 4 assist. Con 18 presenze all’attivo in Serie A, non tutte da titolare, Mkhitaryan si è reso protagonista di 12 reti. Oltre alla classe sulla trequarti, che lo porta a calciare per 3 volte, di cui 2 in porta, sorprende la dedizione del numero 77, il quale in questo nuovo modulo di gioco ideato da Fonseca, spesso rincorre gli avversari fino alla propria trequarti difensiva. Questo spirito di sacrificio lo porta a recuperare ben 10 palloni, tantissimi per una seconda punta.

(S. Valdarchi)

Le imprese della Roma in Europa: il Torneo Anglo-Italiano

Alice Dionisi – Il Torneo Anglo-Italiano, disputatosi dal 1970 al 1996, era una competizione la cui partecipazione era riservata a club italiani e inglesi. Sei squadre provenienti dalla Serie A si scontravano contro altrettante società britanniche, 4 di First Division, una di Second Division e una di Third Division. La formula iniziale prevedeva tre gironi distinti, composti da squadre di entrambi i Paesi, che però si scontravano solo con le straniere. Due classifiche distinte (una per ciascuna nazionalità) decretavano i due migliori team che si affrontavano in finale. Nelle prime tre edizioni veniva assegnato un punto per ogni gol fatto, due per la vittoria e uno per il pareggio e nella terza (l’anno in cui vinse la Roma) venne introdotta anche la regola del fuorigioco ridotto soltanto agli ultimi 16 metri di campo. Nel corso degli anni cambiarono sia la modalità di partecipazione (con squadre della Serie C e delle leghe dilettantistiche inglesi o Serie B e Division One), sia la formula di assegnazione dei punti -fu il primo torneo internazionale ad introdurre i tre punti per le vittorie-. Gli incontri disputati in Italia venivano arbitrati da inglesi e viceversa, mentre il campo per giocare la finale era quello della squadra che aveva conseguito il miglior punteggio nella prima fase (l’andata). La Coppa non è mai stata riconosciuta ufficialmente né dalla Uefa, né da FIGC e FA.

La fase a gironi

La Roma disputò il torneo in quattro edizioni, dal 1969/70 al 1972/73 e fu la prima squadra italiana a vincerlo, nel 1971/72, dopo i successi di Swindon Town e Blackpool. Nella fase iniziale, che si giocava in Italia, i giallorossi affrontarono Carlisle United e Stoke City (ma non la quarta squadra del girone, il Catanzaro, come da regolamento). Nelle quattro partite giocate la Roma conquistò due vittorie (entrambe contro lo Stoke City), un pareggio e una sconfitta (contro il Carlisle United). Con un totale di 14 punti (uno in più dell’Atalanta, seconda nella classifica) la formazione allenata da Herrera conquistò il primo posto tra le squadre italiane e il diritto di disputare la finale. A piazzarsi primo tra le inglesi invece fu il Blackpool, campione in carica, con 26 punti.

Chi va a Roma…

La finale si giocò allo Stadio Olimpico in un caldo pomeriggio del 24 giugno 1972 davanti a 40.000 spettatori. La Roma era chiamata a salvare la reputazione del calcio italiano, soprattutto dopo la sconfitta del Napoli contro lo Swindon Town nella prima edizione. Gli undici schierati dal “Mago” Herrera per affrontare il Blackpool, detentore del titolo, furono Ginulfi, Cappelli, Liguori, Salvori, Bet, Santarini, Cappellini, Spadoni, Zigoni, Cordova e Franzot. Il primo tempo si concluse a reti inviolate, poi nella ripresa i padroni di casa tirarono fuori la grinta necessaria per aggiudicarsi la vittoria. Il primo a finire nel tabellino dei marcatori fu Cappellini al 48’, poi al suo posto entrò in campo Scaratti, autore della seconda rete al 74’. 10 minuti dopo è Zigoni a segnare il terzo gol, inutile la rete di Alcock all’89’, poco dopo l’arbitro Linemayer mette bocca al fischietto e decreta la fine della partita. Il trofeo viene alzato dal capitano Franco Cordova, compensando la stagione altalenante in Serie A.

Alice Dionisi

Le statistiche di Napoli-Roma 2-1: la difesa a tre ed il ritorno al gol non bastano, terza sconfitta consecutiva

(S. Valdarchi) – Al San Paolo si rivedono piccoli sprazzi di Roma, ma con un avversario di qualità e in forma come il Napoli non basta e arriva la terza sconfitta consecutiva, dopo quelle, peggiori dal punto di vista della prestazione, rimediate contro Milan e Udinese. I partenopei agganciano così la squadra di Fonseca a quota 48 punti, ma i capitolini per il momento mantengono il quinto posto, in virtù della migliore differenza reti, +12 a +8, mentre c’è assoluta parità per quel che riguarda gli scontri diretti (un girone fa erano stata la Roma ad imporsi per 2 a 1 all’Olimpico). Come detto, Dzeko e compagni lasciano intravedere timidi segnali di ripresa, che accompagnati al ritorno in campo di Zaniolo, 175 giorni dopo l’infortunio al legamento crociato, bastano al tecnico portoghese per dirsi “fiducioso” in vista dei prossimi impegni. Per capire se alle speranze corrisponderanno dei fatti concreti basterà aspettare qualche giorno, con la Roma che tornerà in campo mercoledì sera, ore 21:45, per l’impegno casalingo contro il Parma.

I numeri

I dati non lasciano spazio a libere interpretazioni: il Napoli ha conquistato meritatamente i 3 punti. Con un atteggiamento tattico attendista, la Roma ha lasciato ai padroni di casa il pallino del gioco, provando a fare male in contropiede. Il possesso palla è per il 59% della squadra di Gattuso, con 610 passaggi riusciti rispetto ai 394 degli avversari. 18 a 5 per gli azzurri i tiri, 12 nei quali nello specchio della porta. 11 a 5, invece, le occasioni da gol create. I partenopei dominano in ogni statistica, con 8 corner battuti a 1 e 116,967 chilometri percorsi, 2 in più rispetto alla Roma.

Ancora una volta, la squadra allenata da Paulo Fonseca si abbassa nel corso del secondo tempo, dando modo al Napoli di chiuderla nella trequarti difensiva. Guardando le posizioni medie dei giocatori in campo, con il passare dei minuti il modulo romanista si è trasformato in un vero e proprio 5-3-2, con Zappacosta e Spinazzola sempre sulla linea difensiva per provare a coprire le avanzate esterne degli esterni napoletani. Mkhitaryan, autore del gol, ha agito da interno di centrocampo, con Veretout e Pellegrini (sostituito poi da Cristante) a completare il terzetto in mediana. Davanti invece, Kluivert prima e Zaniolo poi, hanno supportato Edin Dzeko, spesso chiamato in causa nella costruzione della manovra. Il baricentro medio è passato dai 47,39 metri della prima frazione ai 43,60 della ripresa.

Le prestazioni individuali

Quando il migliore in campo per una squadra è il portiere non è mai un buon segno ed ultimamente alla Roma accade spesso di dover ringraziare a partita finita il proprio estremo difensore, Pau Lopez o Mirante che sia, per il lavoro fatto. Lo spagnolo, tornato oggi a giocare dopo la microfrattura al posto, viene sorpreso dal taglio di Callejon e non può nulla sull’invenzione decisiva di Lorenzo Insigne, ma per il resto para tutto. Effettua 10 interventi, 4 dei quali decisivi, e tiene i giallorossi in partita fino ad otto minuti dalla fine. Anche fuori dai pali dimostra il suo valore, aiutando la squadra in fase di impostazione, che come sempre parte dal basso e lo vede protagonista insieme al pacchetto difensivo. Sono 24 i passaggi riusciti, alcuni di questi eseguiti in situazioni pericolose e sotto pressione avversaria.

L’altra prova da sottolineare in casa Roma è quella di Henrikh Mkhitaryan. L’armeno, che qualche giorno fa si è accordato con la società per rimanere nella Capitale anche dopo la fine di questa stagione, gioca una gara di sacrificio a centrocampo, guidando puntualmente i contropiedi romanisti. Percorre 11,793 chilometri, più di Insigne per fare il paragone con quello che probabilmente, nei 19 scesi in campo, è risultato essere il migliore. Recupera 7 palloni e ne gioca 55, collezionando 40 passaggi riusciti (pari al 91% di quelli tentati). Crea 2 occasioni da gol, calciando 3 volte in porta (nessun compagno di squadra ha fatto meglio) e siglando il gol del momentaneo pareggio. La sua produzione offensiva è frutto della facilità di corsa e del grande lavoro fatto da Edin Dzeko. Il bosniaco nei 90 minuti si abbassa spesso, agendo da regista offensivo e attirando a sé, come in occasione della rete, l’attenzione e la pressione dei centrali partenopei.

(S. Valdarchi)

Tre sconfitte consecutive per rimettere in crisi la Roma di Fonseca

(Jacopo Venturi) – Dopo il raggio di sole dei due gol di Dzeko contro la Sampdoria, la Roma torna nel gelo di febbraio. È piena estate, ma le tre sconfitte consecutive (la seconda striscia del genere in stagione) rievocano i fantasmi di qualche mese fa. I tre “0” fanno male, anche perché, soprattutto i primi due contro Milan e Udinese, sono stati netti e hanno dato evidenza di una squadra sconnessa dal punto di vista tattico e mentale. Contro il Napoli la Roma ha mostrato qualche segnale di ripresa, dato anche dal nuovo schieramento tattico con la difesa a tre, ma alla fine il risultato non ha sorriso alla squadra di Fonseca. Questa è una crisi diversa da quella di febbraio, ma è innegabilmente un altro, l’ennesimo, momento di flessione giallorosso in questo 2020. Questo deve generare due tipi di riflessione. Il primo sul livello generale della rosa e sulle sue fragilità, che però sembra essere forzato dal momento che la squadra ha dimostrato anche ottime cose. Il secondo sulla capacità di Fonseca di adattarsi ai problemi di volta in volta posti dal campionato italiano. Sembra che le avversarie abbiano costantemente trovato l’antidoto alle nuove trovate del tecnico portoghese, che anche per questo motivo ha faticato a dare un’identità continua alla squadra. Le colpe dunque (se di colpe si può parlare) sono condivise tra giocatori e tecnico.

(Jacopo Venturi)