(Jacopo Venturi) – Dopo il raggio di sole dei due gol di Dzeko contro la Sampdoria, la Roma torna nel gelo di febbraio. È piena estate, ma le tre sconfitte consecutive (la seconda striscia del genere in stagione) rievocano i fantasmi di qualche mese fa. I tre “0” fanno male, anche perché, soprattutto i primi due contro Milan e Udinese, sono stati netti e hanno dato evidenza di una squadra sconnessa dal punto di vista tattico e mentale. Contro il Napoli la Roma ha mostrato qualche segnale di ripresa, dato anche dal nuovo schieramento tattico con la difesa a tre, ma alla fine il risultato non ha sorriso alla squadra di Fonseca. Questa è una crisi diversa da quella di febbraio, ma è innegabilmente un altro, l’ennesimo, momento di flessione giallorosso in questo 2020. Questo deve generare due tipi di riflessione. Il primo sul livello generale della rosa e sulle sue fragilità, che però sembra essere forzato dal momento che la squadra ha dimostrato anche ottime cose. Il secondo sulla capacità di Fonseca di adattarsi ai problemi di volta in volta posti dal campionato italiano. Sembra che le avversarie abbiano costantemente trovato l’antidoto alle nuove trovate del tecnico portoghese, che anche per questo motivo ha faticato a dare un’identità continua alla squadra. Le colpe dunque (se di colpe si può parlare) sono condivise tra giocatori e tecnico.
(Jacopo Venturi)