Alice Dionisi – Quando nel 2018 la Roma si preparava ad affrontare il Barcellona nella sfida di ritorno dei quarti di finale di Champions League i più romantici, quelli che ci hanno sempre creduto, si sono detti “È già successo”. Il precedente c’era e risaliva al 2002, quando i giallorossi, allenati da Fabio Capello e reduci dalla vittoria di tricolore e Supercoppa italiana, affrontarono gli spagnoli nella massima competizione europea. I blaugrana uscirono dal campo dello Stadio Olimpico sconfitti 3-0, permettendo alla formazione di casa di conquistare momentaneamente la vetta del girone D, grazie al pareggio tra Galatasaray e Liverpool. Le parole di Chitarra Romana campeggiavano in curva sud, facendo da cornice ad una notte da campioni: “Sotto un manto di stelle Roma bella m’appare”.
DOPPIO GIRONE
La formula per la Champions League, allora, era quella del doppio girone. Nel primo la Roma affrontò il Real Madrid (che poi vinse la competizione per la nona volta), l’Anderlecht e il Lokomotiv Mosca, classificandosi seconda alle spalle dei Blancos. Nella seconda fase, che veniva disputata al posto degli ottavi di finale, le 16 squadre rimanenti si affrontavano in quattro ulteriori gironi e le migliori due di ciascuno accedevano ai quarti. I giallorossi pescarono il Barcellona, mai affrontato prima, il Liverpool e il Galatasaray, portando a casa tre pareggi nelle sfide di andata. Dopo l’1-1 al Camp Nou (gol di Panucci e Patrick Kluivert), 70.000 tifosi si presentarono allo Stadio Olimpico per sostenere i campioni in carica italiani. Gli 11 schierati da Capello furono Antonioli in porta, Zebina, Samuel, Panucci, Cafu, Emerson, Lima, Candela, in attacco Totti, Batistuta e Delvecchio, con la partecipazione anche di Montella, Tommasi e Cassano, subentrati nel secondo tempo. Contro di loro Reina, Pujol, De Boer, Christanval, Sergi, Gerard, Luis Enrique (che dieci anni dopo verrà accolto da allenatore in quello stesso stadio), Cocu, Motta, Rivaldo e Kluivert.
45 MINUTI
Durante la prima frazione di gioco entrambe le squadre mantennero un ritmo basso, senza mai essere letali. Quando l’arbitro danese Nielsen mise bocca al fischietto le formazioni andarono negli spogliatoi sullo 0-0. Durante l’intervallo iniziò a scaldarsi Vincenzo Montella, spinto dagli incitamenti del pubblico sugli spalti. Nella ripresa l’aeroplanino prese il posto di Marco Delvecchio e l’attacco della Roma iniziò ad essere più pericoloso, pressando la difesa spagnola. Emerson sbloccò il risultato al 61’, grazie alla deviazione fortuita di un tiro di Candela che spiazzò Reina tra i pali, “Ho avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto” commentò in seguito il brasiliano. Preso il via, la squadra continuò ad attaccare senza sosta. Soltanto un minuto dopo l’arbitro annullò un gol di Delvecchio che si trovava in fuorigioco, ma i giallorossi non si lasciarono abbattere. Al 74’ l’assist di Francesco Totti aprì al destro di Montella, 2-0. Il numero 10 continuò a provarci, sfiorando il palo in contropiede poco prima di lasciare il posto a Cassano. Il secco 3-0 finale venne firmato sullo scadere dei minuti regolamentari da Damiano Tommasi, entrato al posto di Batistuta, tra i cori ormai incontenibili dei tifosi. La Roma volò e, per una notte, poté godersi la vetta della classifica. Il sogno purtroppo si interruppe ben presto, nelle due gare restanti arrivarono un pareggio e una sconfitta per 2-0 in casa del Liverpool. Ad accedere ai quarti furono, insieme agli spagnoli, proprio i Reds, a pari punti con i giallorossi ma forti dello scontro diretto. Una presenza ricorrente quella degli inglesi, mai felice, ma allo stesso tempo mai in grado di cancellare la gioia di una vittoria, soprattutto un 3-0 al Barcellona.
Alice Dionisi