Kolarov, gol e assist come un attaccante. Ma la gamba non è più la stessa

(Jacopo Venturi) – Nella terza stagione da giocatore della Roma, Kolarov sta mettendo in mostra tutto il suo talento offensivo. Con 6 reti e 4 assist in 23 partite, si è dimostrato una delle armi più pericolose per gli avversari dei giallorossi. Questa stagione lo ha visto inoltre ancora una volta come un titolare inamovibile degli dell’allenatore: Di Francesco prima, Ranieri poi e Fonseca ora, non hanno saputo fare a meno del serbo. Questo però non può non aver nessuna conseguenza su un giocatore di 34 anni. Kolarov è infatti risultato meno lucido in alcune situazioni ed è evidente come la gamba sia meno prestante rispetto a qualche stagione fa, soprattutto se facciamo riferimento alla prima stagione a Trigoria. La questione è che comunque la Roma non sembra poter fare a meno ad oggi del numero 11. Le motivazioni sono due. Da una parte la rosa è corta e dunque, avendo l’unica alternativa di livello al serbo in Spinazzola, schierando l’italiano a sinistra, si avrebbe un buco a destra. Buco colmabile dal solo Bruno Peres. Dall’altra il motivo riguarda la leadership del giocatore, che è unica nella Roma e nella fase offensiva della squadra. Quella capacità di giocare pallone pesanti e di guidare i propri compagni diventa secondaria dunque rispetto alla condizione non sempre brillante. E il carisma non invecchia, quindi finché Kolarov lo vorrà, un qualsiasi allenatore sulla panchina della Roma lo schiererà nel suo undici ideale.

(Jacopo Venturi)

Rewind, Roma-Torino. Il primo gol di De Rossi e la favola Totti

Alice Dionisi – Nell’attesa di poter vedere di nuovo la Roma in campo, ripercorriamo alcune partite storiche dei giallorossi in campionato nel corso degli anni. La vittima preferita in Serie A è il Torino, in 175 partite disputate i capitolini hanno vinto 73 volte, conquistando 265 punti totali contro i granata. Ad andare a segno il maggior numero di volte contro il Toro sono stati gli argentini Enrique Guaita e Pedro Manfredini (9 reti) seguiti da Rodolfo Volk, Roberto Pruzzo e Francesco Totti (8 gol). Tra i trasferimenti storici quello di Ruggiero Rizzitelli, che nel 1994 viene ceduto al club piemontese a causa del suo rapporto conflittuale con l’allenatore: “Mi spezzai il cuore da solo: non andavo d’accordo con Mazzone e dopo il primo anno, uno dei due doveva andare via”. Contro il Torino, il 10 maggio del 2003 arriva anche il primo gol in Serie A di De Rossi, tra le mura di casa dello Stadio Olimpico. Daniele ha 19 anni e sulle spalle non c’è ancora il numero 16, ma il 27. È la sua prima partita da titolare e trova la rete beffando Sorrentino in porta, poi replicherà nella stagione 2017/2018, con la fascia da capitano al braccio.

PARTITE

La prima vittoria arriva nella stagione 1928/29, la Roma dilaga e la partita termina 6-1. Nel 1933 il Torino incassa ancora più gol nei 90’ di gioco: una tripletta di Eusebio, una doppietta di Fasanelli e le reti di Costantino e Bernardini per il 7-1 finale. Quando i giallorossi conquistano per la prima volta il titolo nazionale nel 1941/42, al secondo posto in classifica, con appena 3 punti in meno, ci sono i granata, contro i quali la Roma non è riuscita ad andare oltre i due pareggi nell’arco della competizione. 3 dei 19 gol segnati dal capocannoniere del campionato 1962/63, Pedro Manfredini, sono arrivati contro il Torino quando l’argentino, accompagnato da una doppietta di De Sisti, fa uscire gli avversari sconfitti dal campo con un tondo 5-0. Il 15 maggio del 1983 l’ultima partita in casa della stagione è contro i granata, che diventano spettatori dei festeggiamenti all’Olimpico per il secondo scudetto, ottenuto già matematicamente la settimana precedente a Genova. La squadra allenata da Liedholm non vuole sfigurare davanti ai suoi tifosi nonostante sia già Campione d’Italia e vince l’ultima partita dell’anno 3-1 grazie alle reti di Pruzzo, Falcao e Conti.

TOTTI

È il 20 aprile del 2016 e la Roma allenata da Luciano Spalletti affronta in casa il Torino per il turno infrasettimanale della trentaquattresima giornata di Serie A. Manolas trattiene Belotti in area e l’arbitro Calvarese è costretto a fischiare il rigore. Il Gallo trasforma dal dischetto e porta in vantaggio la formazione ospite al 35’, ma nella ripresa è lo stesso difensore greco, resosi protagonista del fallo da penalty nel primo tempo, a regalare ai giallorossi il gol del pari. A 10’ minuti dalla fine Martinez gela l’Olimpico, segnando la rete dell’1-2 su cross di Bruno Peres (parlando di ex…). All’86’ entra in campo Francesco Totti, che nonostante abbia quasi 40 anni è ancora pieno di sorprese. Il numero 10 ci mette poco a rendersi decisivo, tocca il primo pallone dopo qualche secondo dal suo ingresso in tempo e lo infila nella rete di Padelli per il 2-2. Sarebbe stata una bella storia già così, con il capitano che salva la squadra da una sconfitta meritata. Totti però vuole strafare. 3 minuti dopo il gol del pareggio, Calvarese mette di nuovo bocca al fischietto, assegnando un rigore alla Roma. Dagli 11 metri va di nuovo Francesco, lui che di rigori ne ha segnati già 82 in carriera. 3 minuti dopo il suo ingresso in campo, ad un solo giro di lancette dalla fine del tempo regolamentare, fa gonfiare di nuovo la rete e segna il gol del 3-2. L’Olimpico esplode in un boato assordante, sugli spalti c’è un ragazzo che vorrebbe festeggiare, ma invece piange, sopraffatto dalle emozioni e impotente davanti ad un uomo che continua a scrivere la storia della Roma, anche 23 anni dopo il suo esordio. L’ennesimo episodio di una bellissima storia d’amore.

 

Alice Dionisi

Pau Lopez: una stagione di alti e bassi

(Jacopo Venturi) – Pau Lopez era stato comprato la scorsa estate per sostituire Robin Olsen. Lo svedese non era riuscito nell’impossibile compito di sostituire Alisson e dunque si era reso necessario un investimento tra i pali per rimediare all’errore commesso da Monchi. Il portiere ex Betis è infatti risultato essere l’estremo difensore più costoso della storia della Roma e dunque questo ha alzato le aspettative su un giocatore che in carriera non era mai stato davvero protagonista in una grande squadra. I suoi primi mesi in giallorosso hanno evidenziato i suoi pregi e i suoi difetti in maniera chiarissima e si può dunque fare un punto e una prima valutazione sulla bontà dell’operazione che lo ha portato nella Capitale. Pau Lopez è risultato sicuramente efficace nel gioco con i piedi, il motivo principale per il quale è stato scelto. Tra i pali si è dimostrato ben posizionato ma non molto reattivo in alcuni casi. Infatti qualche errore ha macchiato il suo percorso, ma il più grave è arrivato sicuramente nel derby contro la Lazio di fine gennaio. Proprio quello scivolone sembra averlo condizionato e avergli fatto perdere certezze. È dunque questo l’aspetto che forse ha convinto meno di Pau Lopez, una tenuta mentale troppo debole per un ruolo così delicato.

(Jacopo Venturi)

Viaggiando nella Hall Of Fame: Vincent Candela, il francese con la Roma nel cuore

Pagine Romaniste (F. Belli) – Un antico proverbio dice che tutte le strade portano a Roma. Non è però vero il contrario e molti si sono persi cercando di trovare la strada del ritorno. Si è perso anche Vincent Candela, che da quando è arrivato nel lontano gennaio del 1997 non è più riuscito a tornare in Francia. Una storia d’amore iniziata tra mille difficoltà, con una trattativa impossibile col Guingamp portata avanti con ostinazione da Franco Sensi“E’ stato lui l’acquisto più difficile della mia gestione. Lo volevo a tutti i costi. Giocava nella provincia francese, ogni volta che cercavo di chiudere mi alzavano il prezzo”. Alla fine però “vouloir c’est pouvoir”, volere è potere e i club si mettono d’accordo. E’ un terzino col piede destro ma preferisce giocare a sinistra. Il suo marchio di fabbrica era il “double marche francaise”, il doppio passo alla francese. Un po’ come la finta di tacco di Kolarov, che ormai passerà agli annali come la finta in serbo. Le prime stagioni con Zeman non sono facili e nell’estate del ’98, quella del trionfante Mondiale in patria e del malore di Ronaldo in finale, sembra a un passo dall’addio. Rischio scongiurato e con l’arrivo di Capello si adatta anche a esterno di centrocampo.

Lo scudetto e la Roma Capitale del suo cuore

La sua stagione migliore probabilmente è quella che porta i giallorossi a vincere il tricolore dopo 18 anni d’astinenza, saltando appena una gara in campionato. Un’astinenza diventata motivo di sofferenza atroce per ogni tifoso e per lui in primis visto come si è prodigato nei festeggiamenti, anche caratterizzati da una certa “alterità” da parte sua e dei compagni. Suo sarà poi il primo gol nella Supercoppa contro la Fiorentina pochi mesi dopo. Tra l’altro questo Vincent già dopo qualche anno non sembrava più francese, immerso com’era nel suo ristorante a parlare di Roma e a godersi le campagne intorno alla Città Eterna. A un certo punto, non si sa bene quando, ha preso anche a parlare romano, tradito ogni tanto da qualche cadenza transalpina che inevitabilmente gli era rimasta in mentem e in corpore. Pochi anni dopo lascia la Capitale per andare al Bolton, salvo poi ripensarci e prendere la via di casa deviando “leggermente” verso il Friuli. Resta all’Udinese una stagione segnando anche un gol alla Lazio con un pallonetto da fuori area. Pensava di imitare quello di Totti in un derby finito 5-1, segno che la testa è sempre rivolta verso la Roma. Pochi anni dopo si ritira dal calcio e la cerimonia d’addio non poteva che celebrarsi nel suo stadio, l’Olimpico. L’amichevole che va in scena è una sorta di lotta emotiva tra due diverse fazioni del suo animo, la nazionale francese campione del mondo del ’98 e i campioni d’Italia della Roma del 2001. Ovviamente, non poteva essere altrimenti, vince la Roma, unica vera Capitale del suo cuore. – Pagine Romaniste (F. Belli).

Le imprese della Roma in Europa: Champions League 2008/2009, giallorossi primi nel girone

Alice Dionisi – È fine agosto del 2008 e la Roma si trova al Grimaldi Forum di Montecarlo per assistere ai sorteggi di Champions League e scoprire quali saranno le sue avversarie. Sul palco c’è Bruno Conti, ambasciatore di questa edizione della massima competizione europea, indaffarato con l’estrazione delle squadre partecipanti alle urne. I giallorossi, in seconda fascia, pescano il Chelsea -finalista l’anno precedente-, il Bordeaux e il Cluj.  Non un girone proibitivo, ma neanche semplice. Il pensiero va alla finale, che si giocherà tra le mura dello Stadio Olimpico il 27 maggio.

 

Rosella Sensi è da poco diventata presidente del club, prendendo il posto del padre dopo la sua scomparsa. Sulla panchina invece, per il terzo anno consecutivo, siede Luciano Spalletti. Il direttore sportivo Daniele Pradè ha ufficializzato gli acquisti di John Arne Riise dal Liverpool e Jérémy Ménez dal Monaco, oltre alla cessione di Mancini all’Inter. Torniamo ai sorteggi: l’allenatore di Certaldo è ottimista, “Mi sembra un bel girone, sicuramente interessante, siamo soddisfatti. Il Chelsea ha qualcosa in più, noi però ci portiamo dietro la qualità raggiunta in questi anni. Spero sia un patrimonio che i ragazzi vorranno custodire come un tesoro”. I blues di John Terry e Frank Lampard, allenati da Scolari, sono gli avversari più pericolosi, ma la Roma avrà tempo per pensarci, prima dovrà affrontare il Cluj in casa e il Bordeaux in trasferta.

 

All’esordio in stagione in Champions League arriva la sconfitta contro i romeni del Cluj, il 16 settembre 2008. Non basta il vantaggio iniziale di Panucci, i giallorossi si fanno cogliere impreparati da Juan Culio che mette a segno la doppietta del ko all’Olimpico. La Roma premia i tifosi giunti in Francia per la trasferta contro il Bordeaux e si fa perdonare il risultato della prima partita, mettendo a segno un 3-1 firmato Júlio Baptista (due gol) e Vucinic. Nella gara d’andata a Londra contro il Chelsea arriva la seconda sconfitta e il gol di Terry al 77’ sembra mettere in dubbio la qualificazione agli ottavi. Al giro di boa i blues sono in testa al girone con 7 punti, seguiti dal Cluj a 4, con Roma e Bordeaux ferme a 3. Il 3-1 è un risultato ricorrente in questa fase a gironi, dopo la vittoria in Francia i giallorossi rifilano lo stesso risultato anche ai blues di Scolari, il 4 novembre 2008. La vittoria contro gli inglesi sembra scacciare il momento di crisi in cui si trova la squadra, proveniente da un momento delicato in campionato. A finire sul tabellino dei marcatori contro il Chelsea sono Panucci e Vucinic, che al secondo gol personale viene travolto dai compagni di squadra festeggianti, incluso mister Spalletti. Un altro 3-1 spetta anche al Cluj in Romania, questa volta firmato da Brighi (doppietta) e Totti, che saranno anche gli stessi protagonisti della vittoria per 2-0 contro il Bordeaux al termine della fase a gironi. Grazie alle tre vittorie europee consecutive la Roma vola al primo posto della classifica, con 12 punti. Il Chelsea, rallentato da un pareggio contro i francesi, si ferma al secondo posto ad 11 punti. Nella fase successiva i giallorossi affronteranno l’Arsenal. I Gunners troveranno la vittoria in casa grazie ad un gol di Van Persie, ma la Roma pareggerà i conti nel ritorno allo Stadio Olimpico grazie al gol di Juan. Il successo nei 90’ minuti non sarà abbastanza e saranno i rigori a negare l’accesso alla fase successiva.

Alice Dionisi

Primavera, le pagelle di Roma-Inter 3-3: Bove tuttofare, bentornato Diawara

(S. Valdarchi) – Una Roma da montagne russe, come del resto lo è stata per tutta la stagione, pareggia per 3 a 3 contro l’Inter in un Tre Fontane vuoto a causa del Coronavirus. La squadra di Alberto De Rossi produce molto dal punto di vista offensivo, ma ogni volta che viene attaccata rischia. Da evidenziare, con un’accezione negativa, l’aspetto mentale dei giovani romanisti, ancora una volta incapaci di gestire il vantaggiofacendosi rimontare per due volte nel corso del match. I padroni di casa sbloccano subito la gara al sesto, quando D’Orazio scappa sull’out di sinistra e dal fondo lascia partire un cross teso dove Riccardi colpisce di prima intenzione, battendo Stankovic. Il resto della prima frazione scorre senza particolari emozioni. Da segnalare la prova positiva di Diawara, per la prima volta in campo dopo l’infortunio dello scorso 23 gennaio. Il centrocampista guineano sembra in forma, non ha paura di andare di andare a contrasto e la sua qualità di gioco spicca tra i colleghi più giovani. Buona notizia per Fonseca in vista dei prossimi impegni.

Nella ripresa l’Inter entra in campo con un altro piglio, spingendo fin dalle prime battute alla ricerca del pareggio. A trovare la rete, però, è ancora una volta la squadra di casa: sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra, Stankovic si scontra con Pirola, lasciando il pallone a Bianda che, da pochi passi, trasforma. I nerazzurri non demordono e in pochi minuti pareggiano. Al 57′ Mulattieri, servito in area da Satriano, sfrutta un errore in copertura di Semeraro e mette alle spalle di Cardinali con il destro. 4 minuti più tardi, su cross di Gianelli dalla destra, Parodi devia nella propria porta realizzando il 2 a 2. La gioia dura poco, perché al 64′ Bove, al termine di una lunga manovra romanista, riceve da Simonetti e spiazza con il destro Stankovic per il nuovo vantaggio della Roma. Non basta neanche il terzo gol ai giallorossi per portare a casa i tre punti. Da quel momento in poi in campo c’è solo l’Inter, la Roma si chiude nella propria trequarti sperando di sentire al più presto il triplice fischio. Ad annullare le speranze di vittoria è Agoumé, che a tre minuti dal 90′ lascia partire un tiro violento dal limite per il definitivo 3 a 3. Nel recupero sono ancora gli uomini di Madonna ad andare vicini al gol. Oristanio gira di testa su suggerimento di Agoumé, ma la traversa salva Cardinali e la Roma. Un punto a testa dunque, con la formazione di De Rossi che rimane quinta a quota 32, aspettando la gara di domani tra Sampdoria ed Empoli.

Cardinali 6: due buoni interventi tra i pali, uno per tempo, ma risulta incerto nelle uscite. Non ha grosse colpe sui tre gol interisti, fatto salvo forse il primo in cui potrebbe accelerare l’intervento in presa bassa su Mulattieri.

Parodi 4,5: soffre l’estro di Schirò ad inizio partita, tardando spesso il rientro in difesa dopo le sue avanzate offensive. Viene ammonito per un fallo ingenuo al 37′ ed è lo sfortunato protagonista dell’autogol che regala il momentaneo pareggio all’Inter.

Trasciani 5,5: riesce a neutralizzare per quasi tutta la durata della gara Satriano, avversario difficile da contenere. Andando avanti cala fisicamente ed è poco reattivo ad uscire su Agoumé in occasione del 3 a 3.

Bianda 6,5: il migliore del pacchetto arretrato romanista. Gioca da leader, guidando la linea sul fuorigioco e chiamando sempre le marcature ai compagni. Bene anche in fase di impostazione, dove dimostra coraggio nelle uscite palla al piede. Sua la rete di rapina del raddoppio romanista.

Semeraro 5: scopre di dover scendere in campo nel corso del riscaldamento, quando Calafiori si ferma per un affaticamento al quadricipite destro. Si propone spesso in avanti, ma commette un errore grave in marcatura in occsaione del 2-1, facendosi passare alle spalle Mulattieri.

Simonetti 6,5: instancabile. Gioca una partita intensa, pressando costantemente il portatore di palla avversario. Ha poche chance per mettersi in luce in attacco, ma riesce comunque a servire l’assist a Bove per il 3 a 2.

Diawara 6,5: un’ora di gioco per lui, al rientro dal brutto infortunio al menisco esterno datato 23 gennaio. Segnali positivi per la Roma, il mediano va a contrasto senza paura e la sua frequenza di passo aumenta con il passare dei minuti. Dal 16′ st Tripi 5,5: da quando prende il posto di Diawara, la Roma fatica ad uscire palla al piede e soffre gli attacchi avversari per vie centrali.

Bove 7: il migliore in campo per quel che riguarda la squadra di casa. Recupera una serie infinita di palloni, riuscendo quasi sempre a capovolgere l’azione creando superiorità numerica. Bravo e lucido davanti a Stankovic al 64′, quando lo batte con l’interno destro. Dal 17′ st Nigro 5,5: con una Roma arroccata nella propria trequarti, non si riesce a mettere in mostra, limitandosi alla fase di copertura.

Riccardi 6: ha il merito di sbloccare il risultato, con un bel tiro di prima intenzione dall’interno dell’area di rigore. Dopo però si innervosisce e le sue giocate appaiono confuse. Sbaglia, come gli altri attaccanti, qualche scelta in contropiede, graziando l’Inter sul 3 a 2.

Providence 5: agisce da prima punta, ma con le sue caratteristiche fisiche non riesce ad imporsi. Perde praticamente tutti i duelli aerei contro i centrali interisti. Nella ripresa ha un buono spunto sul centro sinistra, ma sfiora il palo lungo della porta difesa da Stankovic. Dal 17′ st Zalewski 5: con l’uscita di D’Orazio diventa l’unico riferimento in avanti per la Roma, al fianco di Riccardi, ma non si fa mai trovare dai lanci lunghi dei suoi compagni.

D’Orazio 6: parte in quarta con l’assist al bacio per Riccardi, al termine di una bella percussione solitaria sulla sinistra. Cala durante la partita, fino a sbagliare clamorosamente il gol all’inizio dell’azione che porta poi alla rete di Bove. Dal 36′ st Buttaro SV

All. De Rossi 5: un copione già visto, la sua Roma gioca e diverte in attacco, ma fa paura al livello difensivo. Negli ultimi venti minuti rinuncia completamente ad attaccare, dando fiducia ad un’Inter in palese difficoltà.

(S. Valdarchi)

La Roma vince a Cagliari ma soffre tanto: finisce 4-3 alla Sardegna Arena

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma vince a Cagliari in una gara valida per la ventiseiesima giornata di Serie A 2019-2020. Gli uomini di Fonseca erano andati sotto a causa del gol di Joao Pedro, salvo poi recuperare e rimontare con una doppietta di Kalinic. Nel secondo tempo Kluivert ha allungato le distanze, ma ci ha pensato Pereiro a riaprirla di nuovo. A dieci minuti dal termine Kolarov sembrava averla definitivamente chiusa, ma nel finale Joao Pedro ha siglato il terzo gol per i padroni di casa, aprendo le porte a un finale tesissimo. Gol che si è però dimostrato inutile, visto che i giallorossi sono riusciti a mantenere il 4-3. Una statistica interessante: era da ottobre del 2015 che i giallorossi non vincevano due gare di seguito in Serie A segnando almeno 4 gol (Roma-Carpi 5-1 e Palermo-Roma 2-4). La Roma torna una pretendente seria per la qualificazione alla prossima Champions League, anche se resta un problema non da poco: quello degli infortuni. In 26 gare di campionato disputato, la somma degli infortuni della squadra di Fonseca (27 muscolari e 18 di origine traumatica) hanno portato i giocatori a non essere disponibili per un totale di 139 partite. Un dato incredibile se rapportato agli altri club. Il Napoli, secondo in questa speciale classifica, è fermo a 98. Poi seguono la Juventus a 94, il Milan a 66, l’Inter a 58 e la Lazio a 55. Da studiare il caso Atalanta, con appena 21 partite (e la metà, 10, sono dovute allo strappo muscolare rimediato da Zapata con la Nazionale). Bisogna comunque ribadire che il 3-4 alla Sardegna Arena per la Roma somiglia alla luce in fondo al tunnel e ad una vendetta: quella di Kalinic che non segnava dal gennaio del 2019 e che in maglia giallorossa poteva sbloccarsi già nella gara di andata. Due gol e un assist di pregevole fattura per il gol Kluivert. Altra grande prestazione anche per Mkhitaryan. Per il riscatto dell’armeno se ne parlerà a fine stagione. Questa l’analisi di Fonseca a fine gara: “Penso che non dobbiamo soffrire così. Abbiamo fatto una buonissima partita, abbiamo avuto tante occasioni per chiuderla prima. Non sarebbe stato giusto se non avessimo vinto oggi. Quarto posto? L’Atalanta è molto forte. Quando gli altri sono forti dobbiamo dirlo e loro offensivamente lo sono. Sono in un buon momento come sempre in questa stagione ma noi vogliamo lottare fino alla fine per il quarto posto. Dobbiamo crederci, dobbiamo lottare e giocare per arrivare in salute fino alla fine con l’Atalanta“.

Francesco Belli

Viaggiando nella Hall Of Fame: Franco Tancredi, la saracinesca pararigori

Pagine Romaniste (F. Belli) – Marco Ansaldo diceva: “I portieri sono gli eroi solitari. Quelli che non possono sbagliare. Là, abbandonati al proprio destino sotto gli occhi dello stadio”. E’ una storia di solitudine quella di Franco Tancredi, solo contro il rigorista di turno, contro la tristezza di aver perso un amico in una brutta serata di inizio estate, persino contro i tifosi che fino a qualche tempo prima l’osannavano. Solo anche, chissà, a parare il tiro di Nino, che non doveva aver paura di sbagliare quel calcio di rigore. Numero uno solitario, ma idolatrato. Non subito, ci son voluti due anni per diventare titolare nella Roma al posto di Paolo Conti e ad entrare nel cuore dei tifosi. La consacrazione è datata 17 maggio 1980: nella finale di Coppa Italia contro il Torino para 3 rigori ai granata salvando i compagni da una sconfitta ormai quasi certa. “Tancredi dice Roma”, titola il Corriere dello Sport il giorno seguente, un tripudio. L’anno successivo, sempre contro il Torino in finale di Coppa Italia, para altri altri due rigori e la Roma bissa il successo dell’anno precedente in maniera quasi identica. Il rigore, da sempre fonte di indefinita e indescrivibile gioia per quel ragazzo cresciuto a Giulianova. Nessun trucco: prima delle partite studia minuziosamente i tiratori e rimaneva fermo fino all’ultimo per poter tuffarsi nella giusta direzione: un perfetto equilibrio di preparazione e capacità. Non a caso nella prima finale col Torino l’hanno bucato solo quei due che nella semifinale contro la Juventus non avevano tirato.

Il duello perso con Grobbelar e il “tradimento”

Una sola volta è andata male, la più importante di tutte, e Grobbelar è stato più bravo. Un incubo, quel 30 maggio del 1984, che non verrà mai dimenticato. E dieci anni dopo ancora peggio, quando verrà a sapere della morte dell’amico fraterno Agostino a causa di una maledetta Smith e Wesson 38 special. Rimane nella Capitale fino al 1990 per poi giocare l’ultima stagione al settentrione. Pochi sanno però che l’ultima gara della carriera, anche se non ufficiale, la gioca comunque con la Roma nel giorno dell’addio al calcio di Bruno Conti. Diventa poi il preparatore dei portieri capitolino fino al 2004, quando sceglie di seguire Capello alla Vecchia SignoraDa quel momento 3 anni di silenzio, nessuna dichiarazione e nessuna giustificazione per quel “tradimento”. Inevitabili poi i fischi alla festa degli 80 anni della Roma, quando sale sul palco durante la premiazione. Pochi giorni dopo tornerà finalmente a parlare, dichiarandosi frustato per quella contestazione pubblica e dando la colpa al suo carattere, non avendo mai chiarito negli anni precedenti il perché di quella scelta. Un difetto di comunicazione insomma. Ma visto che non esiste vero amore senza perdono, nel 2011 torna come preparatore dei portieri al fianco di Luis Enrique e viene accolto con striscioni cordiali. Una pace necessaria per Tancredi, per noi e per conciliarci con il nostro passato. – Pagine Romaniste (F. Belli)