La Roma travolge la Spal per 3-1 e si prepara a un Natale da favola

Pagine Romaniste (F. Belli) – La Roma torna a vincere dopo i due pareggi con Inter e Wolfsberger. La formazione di Fonseca, dopo essersi trovata sotto 0-1 a fine primo tempo con il gol di Petagna (44′) su calcio di rigore, è entrata con il giusto atteggiamento in campo nella seconda frazione. I giallorossi hanno subito riequilibrato il punteggio con la rete di Pellegrini (53′), per poi mettere la testa avanti con Perotti tredici minuti più tardi: terza trasformazione su tre tentativi su calcio di rigore per il Monito in stagione. A chiudere i conti ci ha pensato Mkhitaryan, al quale sono bastati tre minuti dal suo ingresso in campo per marchiare a fuoco il match al minuto 83. La Roma sale così a 32 punti, a meno uno dalla Lazio terza, che dovrà vedersela domani con il Cagliari. A tratti, però, è sembrato di rivedere tracce della squadra svogliata in Europa League e chissà che tra gli esclusi iniziali (Spinazzola, Under e Mkhitaryan) non ci sia chi “Non ha meritato di giocare questa partita“, parole di Fonseca giovedì sera. Allo stadio si respiravano anche riverberi della compravendita tutta americana della società. Il programma iniziale di Friedkin prevedeva di festeggiare il closing venerdì con Fiorentina-Roma. Oggi tutta la vicenda pare appesa alla sindaca Raggi e al parere sullo stadio. erano in tutto 17 i precedenti tra le due formazioni nella Capitale: il bilancio recitava 9 vittorie romaniste (ora 10), 6 pareggi e 2 successi dei ferraresi. Questa l’analisi di mister Fonseca: “Sono soddisfatto della squadra, abbiamo creato molte occasioni anche se non le abbiamo concretizzate tutte. Nel primo tempo la squadra ha giocato con intensità, aggressività e velocità. Abbiamo avuto la possibilità di fare due-tre gol. Penso che non fosse giusto il risultato all’intervallo perché la squadra ha giocato bene. Giocatori come Mkhitaryan e Perotti sono importanti in questo momento. Sanno prendere le giuste decisioni e sono importanti. Un problema con Florenzi? Io non mi aspettavo una domanda su Florenzi ma non c’è nessun problema. Se ci fosse qualche problema con Florenzi non giocherebbe e invece sta giocando. Oggi ha fatto una buona partita”.

Francesco Belli

Roma, l’Europa League è beffarda: secondo posto nel girone, ma fiducia per il futuro

(Jacopo Venturi) – La Roma chiude il Gruppo J dell’Europa League al secondo posto, con 9 punti, alle spalle dell’Istanbul Basaksehir. L’amarezza c’è e non è poca: i giallorossi hanno segnato contro i turchi 7 reti tra andata e ritorno, mantenendo la porta inviolata e dimostrando una netta superiorità. Ma quelle due sono state anche le uniche vittorie romaniste, dato che lo score finale ha poi registrato tre pareggi e una sconfitta. Un cammino strano dunque quello della squadra di Fonseca in Europa League finora, ma che non deve far venire la tentazione di dare giudizi affrettati. La Roma è ancora una delle squadre meglio attrezzate della competizione e ha le carte in regola per tentare di andare il più avanti possibile. Le attenuanti per il secondo posto nel girone ci sono, ma sono più gli errori in campo europeo che devono far riflettere Fonseca. È vero che i giallorossi hanno dimostrato in questi primi mesi sotto la guida del tecnico portoghese una certa inclinazione alla distrazione, ma in Europa questo aspetto è sembrato essere più accentuato, quasi nella convinzione di essere su un altro livello rispetto agli avversari (anche quando, come contro il Borussia Moenchengladbach, non c’era motivo di pensar ciò). Un buon sorteggio aiuterebbe per dare una spinta ulteriore al cammino europeo giallorosso, ma di certo la Roma non si è semplificata la vita lasciandosi sfuggire il primo posto nel girone.

(Jacopo Venturi)

Viaggiando nella Hall Of Fame: Giancarlo De Sisti, il “Picchio” dal calcio semplice

Pagine Romaniste (F. Belli) – La terra gira e non cade. La trottola gira e non cade. Quello che gira non cade mai. Non è caduto mai Giancarlo De Sisti, in arte “Picchio”, trottola in romanesco. Trottola perché era ovunque in campo, girava e girava e non lo fermava nessuno. Nato nel bel mezzo della seconda guerra mondiale nel quartiere del Quadraro, cresce nella Primavera della Roma e diventa titolare giovanissimo sotto la guida del mago Herrera, che almeno qualche coniglietto dal cilindro per i tifosi romanisti l’ha tirato fuori. Era un centrocampista dotato di grande classe ma molto concreto, che optava per uno stile di gioco semplice, fatto di passaggi corti piuttosto che inutili lanci lunghi. Del resto anche Cruijff diceva: “Giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che ci sia. Si diceva, probabilmente esagerando, che sbagliasse la modica quantità di un passaggio a campionato. La sua ascesa come campione e idolo dei tifosi giallorossi però viene bruscamente fermata da una cessione forzata alla Fiorentina, che salva le casse della società da un probabile fallimento e apre le porte alla stagione della “Rometta”. Dedica quindi i suoi anni migliori ai viola, vincendo anche uno scudetto nel 1969. L’anno dopo il Picchio raggiunge anche l’apice in Nazionale, giocando da titolare la partita del secolo contro la Germania Ovest ed arrendendosi solo al Brasile di Pelè, contro quella che ancora molti oggi ritengono la formazione più forte di sempre. Resta comunque la soddisfazione di aver vinto l’unico Europeo conquistato dall‘Italia due anni prima, nel 1968.

Il ritorno alla Roma e il gol alla Lazio

I grandi amori però non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, come diceva Antonello Venditti. Nel 1974, a 31 anni, De Sisti torna alla Roma per volere del barone Liedholm. Ed è legato proprio a quell’anno la più grande gioia della carriera di Picchio. E’ il primo dicembre e si gioca il derby, la Lazio arriva col tricolore sul petto e imbattuta nella stracittadina da ben 5 anni, un’infinità. Bisogna riportare la chiesa al centro del villaggio (citazione ante litteram di Garciana memoria), e così la decide con uno splendido gol da fuori area, proprio lui uno che di reti ne ha segnate pochissime in quasi vent’anni di carriera. Un momento così importante, così iconico che la Curva Sud al termine del match decise di donargli un elmetto, una sorta di incoronazione a leggenda dell’olimpo giallorosso che ricorda quella di papa Leone III a Carlo Magno di qualche epoca antecedente. Dostoevskij diceva: “Le piccole cose hanno la loro importanza: è sempre per le piccole cose che ci si perde”E’ stata questa la fortuna di Giancarlo De Sisti in arte Picchio, un uomo semplice che non si è perso mai. Pagine Romaniste (F. Belli) 

Primavera, Empoli-Roma 2-1. Cannavò e Merola rimontano lo svantaggio iniziale

(Jacopo Venturi) – La Roma Primavera cade a Empoli. I giallorossi di Alberto De Rossi avevano iniziato nel migliore dei modi la gara in trasferta, con Tall, in gran forma, capace di portare avanti i suoi al 4′ minuto.  In generale la Roma era sembrata in controllo per tutta la prima frazione, ma in apertura di secondo tempo (50′) Cannavò si procura un calcio di rigore e lo trasforma. Questo non cambia l’inerzia della gara, che vede la formazione romanista in spinta per la gran parte del secondo tempo; proprio l’eccessiva smania di cercare la rete del vantaggio ha portato la Roma a sbilanciarsi e a subire dunque in contropiede la rete del definitivo 2-1 di Merola, al minuto 88. Con questa sconfitta la Roma fallisce il sorpasso sul Genoa quarto. I giallorossi sono attesi nella prossima giornata di campionato dalla complicata sfida casalinga con la Juventus.

(Jacopo Venturi)

Venerdì senza reti: Inter e Roma impattano sullo 0-0

(Keivan Karimi) – Il big match della 15.a giornata termina senza reti e con poche emozioni. Inter e Roma non si fanno male e impattano sullo 0-0, un pareggio che può servire a entrambe come a nessuno.

Le due contendenti arrivavano al match di San Siro con un ottimo cammino alle spalle: Inter prima in classifica dopo il sorpasso sulla Juve, Roma invece lanciatissima nella corsa alla zona Champions League.

Tante le defezioni dell’ultima ora: nerazzurri privi di mezzo centrocampo, giallorossi che devono fare a meno di Dzeko e Pau Lopez in extremis.

La gara è ben controllata inizialmente dalla Roma, che fa girare il pallone tenendo l’Inter a bada nella propria metà campo. Ma proprio alcuni errori individuali rischiano di rovinare tutto: prima Veretout poi Mirante regalano palloni d’oro a Lukaku e Brozovic, che cestinano le occasioni.

Nella ripresa l’Inter prova a spingere, vogliosa di continuare il ciclo positivo. Ma Mirante e Mancini sono superlativi nelle chiusure difensive, limitando un sempre incisivo Lautaro Martinez. La Roma, che nel finale butta nella mischia l’influenzato Dzeko, non sfrutta invece gli spazi concessi, evitando di impensierire Handanovic.

Tra difese arcigne, errori marchiani e tanto caos finisce tutto a reti bianche. Un pareggio che diventa ottimo risultato solo per la Juventus, che in caso di vittoria della Lazio domenica tornerebbe subito al primo posto in classifica.

Il tabellino del match:

INTER: Handanovic; Godin, De Vrij, Skriniar; Candreva (46′ Lazaro), Vecino, Brozovic, Borja Valero (72′ Asamoah), Biraghi (84′ D’Ambrosio); Lukaku, Lautaro Martinez. All: Conte.

ROMA: Mirante; Santon (16′ Spinazzola), Mancini, Smalling, Kolarov; Diawara, Veretout; Mkhitaryan (89′ Florenzi), Pellegrini, Perotti (67′ Dzeko); Zaniolo. All. Fonseca.

Arbitro: Calvarese di Teramo

La Roma soffre ma vince: sbancato 3-1 il Bentegodi

(Keivan Karimi) – Sotto la pioggia battente, contro un’avversaria in salute ed in fiducia, la Roma trova la vittoria della maturità.

Un successo sul campo dell’Hellas Verona che pesa moltissimo, per il morale e per la classifica: i giallorossi salgono a 28 punti, allungando su Atalanta e Napoli e tenendo il ritmo della Lazio.

Prova più sofferente del solito per la squadra di mister Fonseca, costretta a fare i conti con un Verona che aggredisce e corre all’impazzata, tanto da ridurre minimamente il gap tecnico. La squadra di Juric parte bene, ma è la Roma a passare: al 17′ Pellegrini inventa per Kluivert che parte in contropiede senza fallire il destro dell’1-0.

Ma i veronesi sono duri a morire e pareggiano immediatamente: azione avvolgente che porta Zaccagni a trovare Faraoni liberissimo sul secondo palo, per il colpo di testa che riporta in parità il match.

La Roma traballa, perde Kluivert per infortunio e ringrazia il VAR che cancella il raddoppio veronese sempre di Faraoni, viziato da un fuorigioco giusto ma millimetrico di Lazovic ad inizio azione.

A fine primo tempo l’episodio che forse indirizza il match: ingenuo fallo di Gunter su Dzeko in area Hellas, rigore evidente che l’arbitro Guida non può non fischiare. Dal dischetto il redivivo Perotti è glaciale e riporta la Roma avanti.

Nella ripresa, sempre sotto una pioggia incessante, si assiste al forcing improduttivo dei veneti, che giocano con grinta ma non impegnano mai Pau Lopez seriamente. La Roma in contropiede chiude i conti: anche senza Dzeko (uscito nel finale) i giallorossi ripartono alla grande e il rientrante Mkhitaryan trova il tap-in vincente al 90′ Un 3-1 faticoso e meritato, che conferma il buon momento dei giallorossi e la seria candidatura della banda Fonseca nella corsa alla Champions League.

Il tabellino del match:

VERONA: Silvestri; Rrhamani, Gunter, Bocchetti; Faraoni, Amrabat, Pessina (71′ Veloso), Lazovic; Verre (66′ Salcedo), Zaccagni (81′ Pazzini); Di Carmine. All: Juric.

ROMA: Pau Lopez; Santon, Mancini, Smalling, Kolarov; Diawara, Veretout; Under (67′ Mkhitaryan), Pellegrini, Kluivert (37′ Perotti); Dzeko (86′ Fazio). All: Fonseca.

Arbitro: Guida di Torre Annunziata.

Marcatori: 17′ Kluivert, 21′ Faraoni, 46′ Perotti rig., 92′ Mkhitaryan.

Viaggiando nella Hall Of Fame: Rodolfo Volk, lo “Sciabbolone” che era ‘n mago pe’ segnà

Pagine Romaniste (F.Belli) – Il mito di Bolteni nasce alla Fiorentina, dove gioca per una stagione intera disputando anche la seconda gara non ufficiale del club. Nel 1928 poi si trasferisce alla Roma, divenendone nel giro di pochi anni un’assoluta leggenda. Mai sentito parlare? Normale, perché quello non è il suo vero nome. E’ uno pseudonimo che ha dovuto utilizzare durante il servizio militare. Il suo vero nome è Rodolfo Volk, che in sloveno significa lupo, forse un segno del destino. In continua evoluzione, visto che poi diventerà “Folchi” per la volontà fascista di italianizzare i nomi. È per questa confusione onomastica che i tifosi della Roma saranno costretti ad affibbiargli più soprannomi: il più famoso è “Sciabbolone”, per i tiri potenti di cui era capace e contrapposto al dispregiativo “Sciaboletta” assegnato a Re Vittorio Emanuele III. E poi “Sigghefrido”, come il leggendario eroe della mitologia nordica. E’ anche l’uomo delle prime volte: suo il primo gol in Serie A della Roma, suo il primo gol a Campo Testaccio, suo il primo gol al derby. “Volke” era un attaccante formidabile, veloce e dotato di un tiro potentissimo, e come diceva lui stesso: “Io non penso, tiro”. Caratteristiche che, messe insieme a un compagno di reparto straordinario come Fulvio Bernardini, hanno creato terrore e scompiglio nelle difese avversarie. Dirà di lui lo stesso “Fuffo”: “Una volta l’ho visto sollevare dal fango un pallone sprofondato per due terzi nella melma, reso pesante dall’acqua che lo aveva impregnato, e farlo volare fino all’incrocio da una distanza di trenta metri. E’ stato il gesto tecnico più straordinario cui abbia mai assistito”.

L’esodo giuliano dalmata e la morte in miseria

“Sciabbolone” era di Fiume, una città di confine che al termine della seconda guerra mondiale è stata annessa alla Jugoslavia. Con l’esodo giuliano-dalmata ha dovuto abbandonare tutto: la casa, il lavoro, i conti bancari. Scappando fu poi smistato in un campo profughi vicino ad Arezzo, salvo poi tornare nella Capitale come portiere nell’edificio Totocalcio a Ponte Milvio, probabilmente grazie all’aiuto dell’amico di sempre BernardiniGiorgio di Giuseppe, autore della sua biografia, ha detto: “Lo ammiro perché, nonostante tutto il mondo gli sia caduto addosso, ha salvato la famiglia con grande dignità”. Alla fine morì in miseria e solo in una casa di cura dei Castelli Romani, passando le giornate a ricordare uno dei gol segnati contro la Lazio o il boato di Campo Testaccio dopo ogni gol, crogiolandosi nella memoria dei bei tempi andati. Diceva la filosofa Simone Weil“Quanti esseri umani al giorno nostro muoiono, dimenticati, di miseria e di abbandono…Ma nessuno si chiede cosa sia accaduto nel loro spirito e nel loro cuore. Si preferisce non pensarci”. Per questo è importante conoscere la storia di Volk, per pensarci, per non dimenticare uno dei primi che hanno fatto grande la nostra Roma. E i tifosi della Roma lo ricordano ogni domenica allo stadio, quando cantando “Campo Testaccio” prima di ogni partita urlano “Vorche è ‘n mago pe’ segnà!”. Pagine Romaniste (F.Belli)

EURO 2020, sorteggiati i gironi: pericolo scampato per l’Italia

(Keivan Karimi) – Pericolo scampato per l’Italia. Sorteggio ‘soft’ per gli azzurri in vista della fase a gironi di EURO 2020, il torneo continentale itinerante che partirà il prossimo 12 giugno, esattamente dallo stadio Olimpico di Roma.

Le urne di Bucarest hanno consegnato all’Italia di Roberto Mancini un gruppo piuttosto alla portata, almeno sulla carta. Gli azzurri esordiranno contro la Turchia, poi se la vedranno con la Svizzera ed infine contro il Galles. Tutte e tre le gare verranno giocate in territorio italiano, un’arma in più per la nostra Nazionale.

Evitate le big del continente, vero e proprio spauracchio per Mancini e compagnia. Il sorteggio ha però regalato un girone davvero incredibile: il gruppo F accomunerà i campioni del mondo della Francia, i campioni d’Europa in carica del Portogallo e la Germania. Un tris di sfide davvero imperdibile.

Ecco i gironi composti dal sorteggio di ieri:

Gruppo AItalia, Svizzera, Turchia, Galles.

Gruppo B: Belgio, Russia, Danimarca, Finlandia.

Gruppo C: Ucraina, Olanda, Austria, Vincente spareggi Percorso A (solo se Romania) o D (Georgia/Macedonia del Nord/Kosovo/Bielorussia).

Gruppo D: Inghilterra, Croazia, Repubblica Ceca, Vincente spareggi Percorso C (Scozia/Norvegia/Serbia/Israele).

Gruppo E: Spagna, Polonia, Svezia, Vincente spareggi Percorso B (Bosnia /Slovacchia/Irlanda/Irlanda del Nord).

Gruppo F: Germania, Francia, Portogallo, Vincente spareggi Percorso A (Islanda/Bulgaria/Ungheria) o D (Georgia/Macedonia del Nord/Kosovo/Bielorussia).