Conferenza Ranieri: “A De Rossi andava detto in un’altra maniera. Chi decide è il presidente”

Simone Burioni – Claudio Ranieri, mister della Roma, è intervenuto in conferenza stampa a due giorni dalla partita contro il Sassuolo. Queste le sue parole:

 

E’ stata una settimana diversa dalle altre. E’ finita in secondo piano la partita col Sassuolo. Una settimana come questa potrebbe avere una conseguenza negativa o positiva sulla squadra, è più preoccupato o spera che possa essere uno stimolo per le prossime due partite?
Io credo che debba essere uno stimolo positivo e propositivo. Ormai i giocatori sono abituati a tutto. Poteva essere uno stimolo negativo anche il fatto di tutte quelle le voci sull’allenatore del futuro, i ragazzi non hanno mai mollato. Mi auguro invece che questo fatto sproni a fare bene, ci sono due partite da completare, c’è ancora una piccola possibilità però dobbiamo avere la coscienza a posto di aver fatto il massimo che potevamo fare.

Ha parlato dell’aspetto mentale, le chiedo dell’aspetto fisico. Come stanno i giocatori, in particolare Zaniolo e Pellegrini? 
L’aspetto fisico di tutti: stanno bene. Zaniolo riprende oggi, aveva il solito polpaccio indurito, oggi farà lavoro differenziato, mentre gli altri faranno lavoro di scarico. Pellegrini non è grave, è la solita vecchia cosa che gli si acuisce, credo di averlo a disposizione per sabato e se non lo sarà per sabato ce lo avrò sicuramente per la prossima settimana.

Ieri gli sono state attribuite alcune frasi. Quando gli si è chiesto chi decide lei avrebbe risposto “testa grigia a Londra e quello di Boston”. Volevamo verificarle… 
Non mi sembra di aver utilizzato queste parole. Quando i nostri tifosi chiedevano spiegazioni sulle decisioni della fine del rapporto di Daniele (De Rossi, ndr) con la Roma io ho detto sicuramente a Londra e in America. Chi decide è il presidente e la persona che gli è più vicino sta in Inghilterra.

Questo malessere generale è giustificato? O si sente di rassicurare i tifosi della Roma per i progetti dell’immediato futuro di Pallotta? 
Non so i progetti del futuro di Pallotta, non possono aver parlato con me sapendo che io tra due partite finisco il rapporto con la Roma. Non so che programmi ci saranno. Io credo che in ogni società di calcio ci sono dei ricambi, per cui ci sta. Lo abbiamo visto anche in Italia: squadre che hanno perso punti di riferimento, solo che a Daniele (De Rossi, ndr) essendo il capitano e una persona storica qui forse andava detto in un’altra maniera e dargli il modo di pensare bene, invece questo modo non è stato dato. E’ il calcio, è la legge del calcio: la società vuole cambiare, vuole altri giocatori, per cui come come i giocatori scelgono un’altra società, così sono le società che a volte scelgono allenatori, direttori sportivi, giocatori. Certo che per una figura così importante come il capitano della Roma – avendo i tifosi della Roma un amore sviscerato per la squadra – una considerazione più attenta avrebbe consigliato un altro comportamento.

De Rossi ha detto che da dirigente si sarebbe confermato. Se le fosse stato offerto il ruolo da dirigente che cosa avrebbe fatto?
Io non parlo se mi fosse stato offerto un ruolo da dirigente, io sono allenatore e se mi fosse stato chiesto “resterai tu, cosa ne pensi di Daniele?” io avrei detto: “Lo voglio perché so che giocatore è, che uomo è, che capitano è”.

Già diversi anni fa Sabatini parlò di centri di potere. De Rossi ha parlato di società divisa in più parti. Come viene vissuta questa figura di Baldini all’interno di Trigoria? 
Quanto incide Baldini sul lavoro quotidiano? Con me non incide affatto. Non incide nel lavoro quotidiano. Non so che rapporti abbia con il presidente, qua – nel mio lavoro – non incide. In generale non lo so, non conoscendo quello che fa.

L’importanza di De Rossi, al di là di quello che si vede in campo, dentro allo spogliatoio fino a dove arriva?
Si parla sempre di leader. Ci sono vari leader: c’è il leader per la società, il leader per i giornalisti, c’è il leader per i tifosi o per i social. Ci sono anche i leader per l’allenatore. Daniele (De Rossi, ndr) è un allenatore in campo, è l’uomo a cui puoi parlare e lui ragiona con una mentalità non di ego fine a se stessa ma per il bene della squadra. Questi tipi di leader sono i leader che vogliono gli allenatori.

E’ venuto qua con un compito molto difficile: raggiungere il quarto posto. Ha parlato di legge del calcio prima, però a Roma questa legge fino a ieri era diversa: i giocatori romani e romanisti erano il tramite tra i vecchi tifosi, i nuovi tifosi e i bambini che andavano allo stadio. Si aspettava di trovare difficoltà ad allenare qua? 
Ma soprattutto di trovare una situazione così cambiata e diversa? Quando ho accettato questo incarico sapevo di trovare una squadra giù mentalmente, non fisicamente, ma mentalmente sì. E le mie forze sono state rivolte proprio a quello. Le mie forze sono state incentrare a farli credere in loro stessi, a farli ricredere nel senso della squadra. E’ logico che tutte queste cose non mi aiutano nel mio lavoro. Quanto possono aver inciso tutte le chiacchiere nella partita di Genova? Non lo so, non si può quantizzare una cosa del genere. Certo è che avevo chiesto aiuto ai tifosi e l’aiuto dei tifosi è stato magnifico: ci sono stati dietro, ci hanno aiutato a vincere alcune partite difficilissime, per questo io li devo solamente ringraziare.

Nella conferenza stampa De Rossi ha parlato anche di Totti, ha detto: “Spero che Totti prenda più poteri in società”. Molti tifosi dicono che Totti dovrebbe lasciare la Roma. Lei da tifoso della Roma che cosa dice a Totti in questo caso? 
Credo che ogni persona intelligente capisca che sono decisioni che deve prendere Francesco (Totti, ndr), non so quanto potere abbia. Io so che Francesco mi ha chiamato, quindi per me era uno che conta, uno che decide. Io non so quanto all’interno di questa crescita – perché uno non è che appena smette di giocare diventa subito dirigente o se vuol fare l’allenatore diventa subito allenatore, c’è una fase di crescita – Francesco sia felice o non sia felice o quanto sia soddisfatto o non soddisfatto. Sono domande che vanno rivolte a lui e non a me.

Ieri con l’incontro coi tifosi sotto la pioggia hai toccato con mano quanta sia la delusione. Sono ormai 11 anni che non si vince un trofeo alla Roma. Puoi dare un consiglio dall’alto della tua esperienza e della tua grande passione giallorossa su come questa società e questo gruppo possa dare soddisfazione ai tifosi?
Io non sapendo i programmi mi è difficile rispondere a questa domanda. Io credo che un fatto importante sia la costruzione dello stadio. Fare uno stadio per poi cominciare a programmare una Roma grande. E’ una mia considerazione che tiro fuori leggendo quello che scrivete voi perché da quando sono venuto sto pensando solamente alla squadra, a ogni singolo giocatore, a come farlo rendere al meglio, a cercare di tirare fuori il massimo ad ogni partita. Mi sono messo l’elmetto per aiutare la squadra, per aiutare la società e per cercare di fare il meglio.

Si è sentito supportato dalla società? A cosa possono riferirsi i tifosi? Perché quando anche le bandiere come De Rossi vengono meno i tifosi si sentono spaesati. Cosa direbbe ai tifosi della Roma, cosa rimane?
Avevo detto prima che la piazza di Roma è una piazza particolare. Il tifoso romanista si sente partecipe in tutto e per tutto. Per questo quando si gioca all’Olimpico, quando l’Olimpico è pieno, ti soffia dietro e ti permette cose che magari in altri stadi sono impossibili. Detto questo devo dire che capisco il tifoso che dice spesso che il Presidente è in America, è distante, ma io nella mia carriera ho trovato poche volte il presidente vicino, o perlomeno tutti i giorni con la squadra. Al Leicester il vecchio presidente l’ho visto più volte adesso che quando era il mio presidente. Abramovich forse tra tutti gli allenatori quello che lo ha incontrato di più sono stato io, credo che Ancelotti lo abbia visto poche volte, Sarri forse non l’ha mai visto. Sono situazioni, ti danno una squadra, tu lavori sul campo e quello che succede fuori a te non interessa, l’importante è che la squadra vada bene, l’importante è che quando hai bisogno di qualcosa ci sia qualcuno che te la risolve, questa è la cosa più importante per un allenatore di calcio, tutto il resto non conta. Non è importante la presenza di un presidente, ma che tutto vada come deve andare.

Come ha visto De Rossi in questi giorni? Ci ha parlato dopo la conferenza?
Sembra strano, ma ancora ci devo parlare (ride, ndr). Ancora non abbiamo avuto cinque minuti per noi. L’ho visto bello, motivato, determinato, come sempre. L’ho visto come sempre. Dentro di sé sarà squassato, immagino che non dormirà la notte, ma è normale. Chi ha dato tutto ed ha giocato anche non al 100% lo ha fatto per l’attaccamento che ha alla maglia, ai tifosi, alla squadra. Una notizia del genere ti sconquassa, è normale, ma ancora ci devo parlare.

Sarà una Roma col 4-3-3 come abbiamo visto con la Juventus o con il 4-2-3-1? 
Vediamo, sto studiando. Il Sassuolo è una squadra ben organizzata, ho visto la partita d’andata già qui con la Roma in casa. Mi sto facendo un’idea, adesso vediamo in questi ultimi due allenamenti se mi convince di più il 4-3-3 o se ritornare come stavamo prima.

De Rossi giocherà contro il Sassuolo?
Parlerò con lui e vedremo.

Visto che lei di stili di gioco e di campionati ne ha vissuti tanti che cosa consiglierebbe a De Rossi per la prossima avventura? 
Pensare da giocatore e solo da giocatore o avere anche un occhio per la formazione da allenatore? Credo che Daniele (De Rossi, ndr) voglia continuare a giocare, lo ha detto, ed è giusto che sia così. Lui ha già una mentalità da allenatore, in casa ha un padre che è allenatore. Per questo dico che è un leader positivo, non pensa al suo ego ma al bene di tutti. Credo che la formazione che gli ha dato il padre sia di una visione d’insieme e non singola del singolo giocatore.

Chiude la conferenza Ranieri:Volevo fare un appello ai tifosi. Mi auguro che l’ultima partita all’Olimpico sia una festa per Daniele, il tempo per le contestazioni ci sarà. Ma che l’ultima partita sia una dimostrazione d’amore a Daniele e alla Roma, che è la cosa più importante“.

Simone Burioni

De Rossi, la verità dietro l’addio: i silenzi di Pallotta e un’offerta ‘ridicola’

(K.Karimi) – Il triste addio di Daniele De Rossi, che l’altro ieri ha confermato in conferenza stampa di lasciare la Roma a fine stagione, ammettendo che la decisione è stata presa dalla società giallorossa. James Pallotta e Franco Baldini avrebbero scelto di non rinnovare il contratto a DDR, ma di proporgli un ingresso nell’organigramma societario nonostante la volontà del calciatore di continuare a giocare.

De Rossi volerà altrove, forse negli Usa o in Giappone, per continuare la carriera e regalare emozioni e leadership in altri lidi, ma il suo addio ormai certo ha scatenato la rabbia dei tifosi romanisti, pronti nelle ultime 48 ore ad assaltare Trigoria e la nuova sede dell’EUR per protestare contro la gestione fallimentare di Pallotta e soci.

Secondo indiscrezioni fuoriusciti da ambienti vicini a De Rossi inoltre si scopre che il presidente ‘bostoniano‘ non ha interagito per circa un anno con il capitano, come volesse automaticamente ignorare la questione relativa al suo contratto. De Rossi ha sofferto molto per questi silenzi e si sarebbe persino auto-proposto per un contratto ‘a gettone’ (100 mila euro a partita giocata) per la prossima stagione, scoprendo che al massimo il club gli avrebbe offerto malvolentieri 1 milione di euro all’anno più bonus. L’indecisione anti-sportiva e incompetente di Pallotta e dei suoi dirigenti avrebbe fatto infuriare De Rossi, deciso ora più che mai di non fare passi indietro e lasciare il club dopo Roma-Parma del prossimo 26 maggio.