Gianluca Notari – Dopo 18 anni da professionista anche De Rossi dice addio alla Roma. O meglio, è la Roma a dire addio al suo capitano, come confermato dallo stesso numero 16 in conferenza stampa: “La sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore, anche per un anno o due. Io voglio giocare ancora, loro non vogliono che questo accada“. Parole sincere e veraci, quelle di un uomo – prima che calciatore – costretto a lasciare la Roma da una classe dirigenziale che dichiara così di voler intraprendere una strada ben definita.
Con De Rossi se ne va un simbolo della romanità, l’ennesimo dopo Totti, e non sarà facile per la tifoseria farsene una ragione. Ma per il centrocampista di Ostia, sotto questo aspetto la squadra è in buone mani: “Il romanismo, come mi avete detto voi stamattina riportando le parole dei tifosi, è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro (Pellegrini e Florenzi, ndr) sono due persone che possono continuare questa eredità, non gli deve essere chiesto di scimmiottare me e Francesco perché sarebbe la cosa più sbagliata del mondo. Con la loro personalità devono portare avanti l’attaccamento alla maglia. Ci tengo a dire che c’è Cristante che viene da Bergamo, non è romanista, ma io ne voglio altri 100 così perché dà l’anima in allenamento, dà l’anima in campo. Non posso dire che la Roma ha bisogno di romanisti, ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo“.
Ma i rapporti con la società durante l’anno, specialmente nell’ottica di un addio a fine stagione, non sono certo stati idilliaci: “È una consapevolezza che piano piano è cresciuta durante l’anno. Lo sapevamo tutti che avevo il contratto in scadenza. Non c’è stato un colloquio. Ne ho parlato un paio di volte con Monchi e mi ha rassicurato, ma con il fatto che poi non c’è più stato lui non sono andato a chiedere nulla a nessuno. Sono decisioni che si prendono societariamente e globalmente, la società è divisa in più parti qui. Sono cose che vanno accettate e rispettate perché io da Roma non posso uscire diversamente da così. Il mio rammarico non è quello ma il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno, le modalità, un pochino mi è dispiaciuto“.
C’è poi la grande incognita legata al futuro. A differenza di Totti, che ha iniziato e chiuso la sua lunga carriera indossando sempre la stessa maglia, per De Rossi probabilmente non sarà così. Come confermato dallo stesso capitano, il desiderio è quello di continuare a giocare: “Stamattina mi sono arrivati 500 messaggi, dopo controllo se c’è qualche offerta (ride, ndr). Mi sento ancora calciatore, mi ci sono sentito tutto quest’anno nonostante i problemi fisici ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora. Ora ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a calcio, anche se poi dovrò pensare a qualcosa di nuovo, trovare una squadra. Per il futuro vediamo, è una cosa talmente nuova per me che devo parlare a casa, con me stesso, col mio procuratore… troppa gente dovrò interpellare“. I primi rumors sul futuro del numero 16 parlavano già di mete lontane dall’Europa come Cina, Giappone, Stati Uniti o Argentina, con la suggestiva ipotesi Boca Juniors. Ma dopo la conferenza stampa, l’ipotesi Europa – o addirittura Italia, non scartata dal centrocampista – non sembra così impercorribile, soprattutto pensando che la prossima estate ci sarà l’Europeo. De Rossi vuole esserci, e farà di tutto per giocarsi le sue chance.
Gianluca Notari