Conferenza stampa De Rossi: “Voglio giocare, loro non vogliono, il distacco ci sta. Il romanismo? È importante ed è in mani salde”

Simone Burioni – Daniele De Rossi, in seguito al comunicato della Roma che comunica la separazione dal calciatore, è intervenuto in conferenza stampa. Queste le sue parole:

Inizia Fienga: “Buongiorno a tutti, grazie per essere qui. Vi abbiamo convocato per comunicarvi che ieri mi sono incontrato con Daniele e comunicato la decisione della società di non rinnovare il contratto come calciatore per l’anno prossimo. Abbiamo parlato a lungo e ho espresso a Daniele la volontà e il desiderio di averlo nell’organico della società per continuare la sua carriera all’interno della Roma nel percorso che lui deciderà. Personalmente, e per certi versi quasi egoisticamente, ho sperato e ancora lo faccio che Daniele voglia accogliere l’idea di starmi accanto perché mai come in questo momento mi avrebbe fatto comodo avere un vice come lui nel valutare le situazioni e prendere le decisioni in un contesto nel quale l’azienda si è resa conto di dover cambiare e correggere una serie di scelte fatte nel recente passato, per consentirci di ripartire. Sono convinto che questo tipo di disponibilità Daniele la coglierà quando lo riterrà opportuno anche perché per lui questa proposta è sempre valida, per la Roma e per il management della Roma. Quando deciderà di accogliere questa nostra proposta, riusciamo addirittura ad accelerare lo sviluppo dei progetti che abbiamo intenzione di sviluppare. Daniele ha espresso altre idee ma non voglio entrare nel merito perché sono idee che rispettiamo come lui rispetta le nostre. Voglio che sia Daniele ad illustrarvi le intenzioni. Io sono arrivato da poco ma sono onorato del confronto aperto, trasparente e leale e in questo senso mi sento di impegnare tutta la società per le possibilità che Daniele avrà in futuro qui da noi”.

Inizia a parlare De Rossi:
Una volta hai detto “Ringrazio di essere nato romanista”. Cambieresti qualcosa della tua carriera alla Roma, faresti delle scelte diverse? 
Farei delle scelte diverse riguardo episodi quotidiani, alcune cose dette o alcune cose di campo, come episodi spiacevoli di cui sono stato protagonista come i cartellini rossi o cose del genere. Per quello che riguarda le mie scelte e la decisione di rimanere per sempre fedele alla Roma non cambierei una virgola, non tornerei indietro. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in più nella mia bacheca ma la bacchetta non ce l’ha nessuno. Sono sereno per questa scelta poi nel corso di questi anni qualche errore è stato commesso, ma sarebbe stato impossibile il contrario.

De Rossi rappresenta una coppa in più per i tifosi, non cambierebbero il tuo percorso nella Roma con una vittoria. E’ retorica o è la sintesi di ciò che volevi rappresentare? 
E’ semplicemente un dato di fatto. Lo hanno dimostrato in tanti anni con gli episodi, più o meno positivi, di tenere realmente a me. Io ho fatto la stessa scelta, non li ho cambiati per qualche ipotetica coppa che poi quando vai via non sai mai se vincerai realmente. Ci sono stati tre o quattro anni in cui ho avuto l’opportunità di andare in squadre che si ipotizzava potessero vincere più della Roma, ci siamo scelti a vicenda ed oggi sarebbe un dramma se uno dei due avesse preferito fare altro, vincere di più piuttosto che rimanere a vita con questi colori. Loro potrebbero dire “che ci facciamo con De Rossi, poteva venire Iniesta e vincevamo di più” (ride ndr). Lo stato attuale delle cose vede un grande amore, che penso continuerà sotto forme diverse. Non escludo che nei prossimi anni mi vedranno intrufolato con panino e birra in qualche settore ospiti a tifare i miei amici.

Hai detto di avere un solo rimpianto, quello di poter donare una sola carriera alla Roma. Che cosa hai pensato ieri quando ti è stato comunicato?
Mi è stato comunicato ieri, ma ho quasi 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio, l’avevo capito: se nessuno ti chiama per un anno o per 10 mesi per ipotizzare un eventuale contratto la direzione è quella. Io ho sempre parlato poco anche quest’anno un po’ perché non mi piace, un po’ perché non c’era niente da dire e non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra, i tifosi e tutti quanti.

Il tuo futuro da calciatore dove sarà? 
Io ringrazio Guido per l’offerta e per come mi ha trattato in questi mesi in cui lui era al comando. Voglio ringraziare anche Massara. C’è grande stima e affetto reciproco e la sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore, anche per un anno o due. Sono decisioni che si prendono societariamente e globalmente, la società è divisa in più parti qui. Sono cose che vanno accettate e rispettate perché io da Roma non posso uscire diversamente da così. Qualche cosa ho sentito ma non ho cercato altre squadre chiedere a niente a nessuno perché ero convinto che questa squadra potesse arrivare in Champions ma ora sembra molto difficile. Fino al pareggio di Genova ero convinto della Champions e non volevo distrarre anche me stesso da quella che era la nostra corsa. Stamattina mi sono arrivati 500 messaggi, dopo controllo se c’è qualche offerta (ride, ndr). Mi sento ancora calciatore, mi ci sono sentito tutto quest’anno nonostante i problemi fisici ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora.

Non sarebbe stato più giusto che fossi tu a decidere quando e come smettere? 
Un po’ come è successo a Del Piero… Ho sempre detto anche a Totti, non posso cambiare idea adesso la penso uguale anche per Del Piero. Non sono d’accordo su questo, c’è una società che deve decidere se puoi o non puoi giocare. Possiamo discutere 10 ore sul fatto che secondo me io sarei potuto essere importante per la squadra, anche facendo 5-10-20 presenze non lo so, nello spogliatoio perché penso di essere importante per loro, che non li guardo perché altrimenti scoppio. La decisione però la deve prendere la società perché potrei decidere io quando smettere ma poi ogni 12 maggio dico di voler fare un altro anno, ma qualcuno un punto deve metterlo. Il mio rammarico non è quello ma il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno, le modalità, un pochino mi è dispiaciuto. Le distanze a volte creano incomprensioni di questo genere e spero che la società migliori in questo perché sono un tifoso della Roma. La società decide chi gioca, l’allenatore decide chi vuole, non posso pretendere diversamente.

Dopo una stagione così amara ed un risveglio come oggi che succede? Te la senti di lanciare un’ancora? 
Io posso dare pochi consigli ai tifosi perché io ho imparato dai tifosi ad amare la Roma. Quando sei piccolo vedi il tifoso amare questa squadra e cresci così, è un circolo vizioso dove ogni componente si alimenta a vicenda. Quello che posso consigliare e chiedere è di essere vicini ai giocatori. Sono persone per bene e meritano grande sostegno.

Il ruolo dirigenziale che ti è stato proposto ti fa rivedere i tuoi piani di fare l’allenatore? 
Io ho sempre detto che potrebbe piacermi fare l’allenatore, ho questa sensazione, potrebbe piacermi studiare per farlo e imparare questo lavoro. Il dirigente non mi attira particolarmente a 360 gradi, ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione, anche guardando chi mi ha preceduto e giuro non lo faccio con polemica, è che ancora si possa incidere poco, si possa mettere poco in un ambiente che conosciamo bene. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco, spero che prenda più potere possibile, ed un giorno se cambierò totalmente idea lo raggiungerò. Quello che ha detto l’amministratore delegato è vero che mi accoglieranno a braccia aperte, ma la sensazione adesso è che mi piacerebbe fare un lavoro che vorrei fare. Prima devo studiare. E’ un percorso lungo e devo impararlo.

L’eredità del romanismo è al sicuro con Florenzi?
Il romanismo, come mi avete detto voi stamattina riportando le parole dei tifosi, è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro sono due persone che possono continuare questa eredità, non gli deve essere chiesto di scimmiottare me e Francesco perché sarebbe la cosa più sbagliata del mondo. Con la loro personalità devono portare avanti l’attaccamento alla maglia. Ci tengo a dire che c’è Cristante che viene da Bergamo, non è romanista, ma io ne voglio altri 100 così perché dà l’anima in allenamento, dà l’anima in campo. Non posso dire che la Roma ha bisogno di romanisti, ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo. Per vincere non è essenziale nessuna delle due cose ma bisogna creare una squadra che magari le altre squadre possono permettersi di creare ed è lo stato del nostro mercato. Penso che la società sia orientata a cambiare questa situazione, lo spero più che altro. Ho detto Cristante ma avrei potuto dirne molti altri.

Domanda a Fienga: Quali sono stati i motivi della decisione di non rinnovare il contratto?
Ieri parlando con Daniele a nome della società la prima cosa che ho detto che mi rendevo conto e mi scusavo che questo tipo di discorso non fosse avvenuto prima. Come sapete quest’anno ci sono stati parecchi scossoni dirigenziali per cui chi doveva occuparsi di queste faccende è stato avvicendato ed abbiamo avuto diversi problemi, tutto questo è figlio di ciò che è successo quest’anno. Ben prima che si presentasse la situazione, mi ero impegnato personalmente con Daniele a raccontare trasparentemente ogni tipo di valutazione della società che potesse avere un impatto su questa decisione anche se quest’ultima non era stata presa. Nel momento in cui mi sono reso conto che non poteva essere presa una decisione di conferma, perché ad oggi non ci sono le basi tecniche, si può impostare un programma e c’è consapevolezza degli errori commessi recentemente e che vanno sistemati, di un’autocritica che sta facendo la società verso sé stessa. Ho spiegato a Daniele che la società non poteva considerarlo più come calciatore, ma lo riteniamo e personalmente lo si evince anche dalle risposte che sta dando oggi, è pronto e maturo per poterci aiutare a sviluppare questa azienda. E’ dirigente da un bel pezzo, lui non vuole dirlo e vuole continuare a giocare a pallone e sicuramente lo rispettiamo, ma è pronto ad assumersi queste responsabilità. E’ il motivo per cui l’ho invitato e caldeggiato a seguire questo, ma anche ad aspettare un attimo scelte di allenatori. E’ in grado di aiutarmi e magari sostituirmi un domani. E’ stato un discorso particolarmente condizionato dagli avvicendamenti dell’anno, dai problemi che abbiamo avuto è inutile nasconderli. Le mosse sono prese da considerazioni che fa l’azienda. Oltre ad esserci un apprezzamento per quello che ha fatto, ma non devo dirlo io lo dicono i tifosi, c’è anche per la maturità, la conoscenza, ed il supporto che ha dato e che potrà dare. Lui vuole continuare a giocare e noi rispettiamo tanto questa scelta. Abbiamo particolarmente apprezzato come Daniele ha rispettato la nostra scelta, ma ha dimostrato che ha la maturità per fare qualsiasi cosa. Ho il dovere di dirlo a nome di tutta l’azienda. Quando deciderà di mettersi un’altra casacca, anzi la giacca, e di aiutare a sviluppare la squadra e l’azienda che conosce meglio di tutti, è il benvenuto perché siamo convinti che ci sarà d’aiuto.

Noto un distacco tra la società e il giocatore. Ti aspettavi un addio così? 
Ho cercato di prepararmi mentalmente senza immaginare come sarebbe stato. Non sarei stato felice neanche se avessi deciso io perché questo è un lavoro che ti entra dentro, questa è casa mia. Sono entrato per la prima volta in quel cancello a 11 anni, la mia macchina viene da sola qui la mattina, vado in automatico, sarà difficile non farlo più. Io voglio giocare loro non vogliono, il distacco ci sta, un minimo di differenze di vedute ci sta, è inevitabile. Non ho rancore nei confronti di Fienga o Massara, magari parlerò col presidente un giorno e con Franco Baldini, non ho problemi. Mi immaginavo zoppo con i cerotti che chiedevo di smettere e loro che mi chiedevano di continuare, non è andata così, ma devo accettarlo sennò mi faccio male da solo e vado avanti. Lui dice che io sono già un bravo dirigente ma io ad un giocatore come me l’avrei rinnovato il contratto, sono convinto che potevo dare a livello tecnico. Quest’anno, al netto degli infortuni, quando ho giocato mi sono difeso, ho fatto abbastanza bene, nello spogliatoio risolvo problemi e non penso di crearne. Se fossi un bravo dirigente mi sarei rinnovato. Sono sereno per il fatto che nel mio lavoro ci può stare, così come nel vostro. Ti cacciano via, lo metti in preventivo però non puoi farci nulla.

A Fienga: Con la Champions League sicura si sarebbe fatto lo stesso discorso con De Rossi?
Magari c’è una differenza di vedute ma non c’è assolutamente distacco non capisco da dove emerga. Abbiamo veduto diverse, ma non dimostra distacco e mancanza di stima. Abbiamo idee diverse per l’aiuto che Daniele può dare al club e su questo ci siamo confrontati, ma nessuno vuol mandar via Daniele De Rossi. Non è una scelta fatta per motivi economici.

Come ti spieghi che adesso c’è una sorta di fuggi fuggi generale? Da Manolas a Dzeko… 
Un piccolo dispiacere che ho negli anni è che tante volte ho avuto la sensazione che la squadra diventasse molto forte, molto vicina a quelli che vincevano e poi un passo indietro. Sono leggi del mercato: alcuni possono permettersi una macchina ed altri macchine diverse. Non posso farne una colpa, non entro nei numeri, spero che la Roma con lo stadio possa diventare forte. Tanti giocatori sono andati via e dopo due messi mi hanno chiamato chiedendomi di tornare. La gente si abitua ad altri posti, ma qui si sta bene, è una piazza calda per fare calcio e bisognerebbe fare un passo in più. Non stiamo togliendo i giocatori dalle macerie, sono forti e c’è futuro. Si dovrà sbagliare il meno possibile, ma ne parleremo più avanti, oggi parliamo di altro.

Quando ti sei accorto che non sarebbe arrivato il rinnovo? Che preclusioni ti fai sul futuro?
È una consapevolezza che piano piano è cresciuta durante l’anno. Lo sapevamo tutti che avevo il contratto in scadenza. Non c’è stato un colloquio, ne ho parlato un paio di volte con Monchi e mi ha rassicurato. Con il fatto che poi non c’è più stato lui non sono andato a chiedere nulla a nessuno. È vero quello che dice Fienga che gli scossoni societari non hanno aiutato ma io la sensazione ce l’ho sempre avuta. L’ultima volta ho firmato due anni di contratto il giorno dopo che ha smesso Francesco, non è che ho firmato a novembre, anche lì c’è stata un po’ di incertezza. Io il 27 maggio ho alle 15 un aereo e vado in vacanza e pure quella è una cosa che mi è sempre mancata visto che a dicembre sono rimasto qui a lavorare sul ginocchio. Ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a calcio, anche se poi dovrò pensare a qualcosa di nuovo, trovare una squadra. Per il futuro vediamo, è una cosa talmente nuova per me che devo parlare a casa, con me stesso, col mio procuratore, troppa gente dovrò interpellare, vedremo.

Che finale di partita cambieresti? 
Ogni anno se ne aggiunge una nuova da dover cambiare. Forse la più fresca, perché aveva vissuto un’atmosfera e una stagione, la partita che vorrei cambiare forse è Liverpool-Roma che è stata veramente vivere un sogno, quasi come vedere un film. I rimpianti forse li ha anche Messi che ha vinto tutto ed è il giocatore più felice del mondo, magari ha il rimpianto di non aver vinto il Mondiale. Ognuno vive di rimpianti perché questo è un mondo fatto di gente ambiziosa e perché la vittoria è il fine ultimo di quello che facciamo. Per quello che mi riguarda io devo ringraziare Dio per la carriera che ho fatto, nonostante fino ai 14-15 anni non sembrava che avessi queste grandi doti ed avrei sognato di fare una carriera simile a quella di mio padre, che ha fatto 15 anni di C è il mio idolo, sono orgogliosissimo di lui. Sono fortunato perché ho fatto il lavoro che mi piaceva in una squadra che continuo ad amare tantissimo. Ringrazio anche gli avversari, tante emozioni le ho sentite lì: l’astio che sentivo ai derby, a Napoli, a Bergamo e così via, sono cose che mi hanno fatto sentire vivo. Il calcio è contrapposizione, un po’ di tifo ed ignoranza. Sono contento di aver avuto nemici che si identificano in me perché significava che ero un simbolo per loro.

Una volta terminata la conferenza, De Rossi, tra gli applausi, ha salutato tutta la squadra abbracciando uno per uno ogni compagno.

Simone Burioni