Gianluca Notari – Volano stracci in casa Roma, costretta ad affrontare l’ennesimo momento di difficoltà che ciclicamente si ripresenta. Questa volta, per non farsi mancare nulla, oltre alla crisi tecnica che sta vivendo la squadra – uscita malconcia dopo l’ennesima figuraccia della stagione dopo la partita persa a Ferrara contro la Spal – si è aggiunta anche la diatriba tra Pallotta e Monchi. Lo spagnolo è tornato ufficialmente da ieri a ricoprire il ruolo di direttore sportivo del Siviglia: dopo la separazione avvenuta lo scorso 8 marzo con la Roma, Monchi non ha aspettato un attimo per tornare da dove era venuto, rintanandosi nella realtà che lo aveva lanciato nel calcio che conta ormai tanti anni fa. Durante la sua conferenza di presentazioni, il direttore non ha risparmiato parole al vetriolo indirizzate ai vertici del club giallorosso: “Sono andato via prima per una semplice ragione. Ho capito che l’idea della proprietà era diversa dalla mia. Il presidente voleva andare a destra e io a sinistra. Continuare così non aveva senso“.
Monchi era arrivato in Italia con la stigmate del talento, portando con sé un palmarès di tutto rispetto visti i 9 trofei conquistati con il club andaluso. Eppure, il Re Mida del calciomercato ha lasciato più problemi di quanti non ne avesse trovati al momento del suo arrivo: squadra fuori dalla zona Champions, infermeria piena, monte ingaggi alle stelle e molti dubbi sul futuro.
Pallotta, dal canto suo, non ha voluto far attendere la sua risposta, arrivata ieri tramite i canali ufficiali del club: “Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi in conferenza stampa. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l’allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato. Cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014“.
Difficilmente, leggendo le parole del patron giallorosso, si può non essere d’accordo. Pallotta e soci hanno investito molto su Monchi, lasciandogli carta bianca su tutte le decisioni sportive intraprese dal club nell’ultimo biennio. Le cose, come dichiarato dallo stesso presidente, non sembrano aver funzionato, nonostante i lauti compensi percepiti dallo spagnolo: per i suoi due anni scarsi con la divisa della Roma ha incassato quasi due milioni di euro nella prima stagione, ricevendo l’intero stipendio stagionale nonostante fosse stato ufficialmente assunto solo nell’aprile del 2017. L’anno seguente ha incassato un milione e cinquanta mila euro, mentre per questa stagione ha ricevuto circa mezzo milione, senza contare un bonus da 1.454.000 euro per il “raggiungimento di determinati obiettivi sportivi“. Un bel gruzzoletto, insomma, che però non ha portato i frutti sperati.
Ora la società sembra proiettata verso il futuro: serviranno un nuovo allenatore e probabilmente un nuovo direttore sportivo, qualora non venisse premiata la figura di Ricky Massara, fedelissimo di Baldissoni. I nomi per la panchina più caldi, al momento, sono quelli di Gasperini, Giampaolo e Sarri, mentre per il ruolo da ds si valutano i profili di Ausilio – che sembra essere il preferito al momento -, Petrachi del Torino oltre ad un clamoroso ritorno di Walter Sabatini. Le riserve saranno sciolte solamente in estate, quando la Roma dovrà affrontare l’ennesima rivoluzione. Sperando però che le cose, stavolta, possano finalmente andare in modo diverso.
Gianluca Notari