Margherita Bellecca – Un percorso straordinario e incredibile quello fatto dalla Roma in Champions League. I giallorossi hanno vinto il girone con Chelsea, Atletico Madrid e Qarabag, quando erano dati da tutti per spacciati. Hanno superato l’ostacolo Shakhtar dopo aver perso nel grande freddo dell’Ucraina. Poi eliminato i campionissimi del Barcellona con una partita da incorniciare all’Olimpico ed infine si sono arresi soltanto al 94’ del match contro il Liverpool dopo aver combattuto su ogni pallone.
Splendido l’apporto dei tifosi che hanno seguito i ragazzi anche a migliaia di chilometri da casa come per la trasferta di Baku. Sono stati presenti tra le mura amiche, quasi 62mila sugli spalti in semifinale e record d’incasso, con oltre 5 milioni e mezzo di euro, che fa sorridere Pallotta. Dzeko è stato il trascinatore. 8 gol nella competizione, nessuno come lui nella storia della Roma. Mattatore della partita di Londra con una doppietta da brividi. Decisivo negli ottavi di finale e leader nei quarti quando si è caricato la squadra sulle spalle al Camp Nou e all’Olimpico. Non si è arreso nemmeno in semifinale dopo che ha fatto a sportellate contro i giganti Van Dijk e Lovren. E pensare che a gennaio è stato ad un passo da lasciare la Roma proprio sul più bello.
Chi non era sul mercato e ha giocato una Champions maiuscola è El Shaarawy. Eroe della partita casalinga contro il Chelsea con un gol da paura ed un altro di astuzia. Il palo colpito contro il Liverpool è ancora lì che appare come un incubo nelle menti dei tifosi romanisti. Sono tanti, troppi, i legni colpiti dai giallorossi in questa stagione. Sfortuna che ha tolto punti in campionato e sogni in Champions. Da incubo anche gli arbitraggi avuti dai ragazzi di Eusebio Di Francesco. Prima Makkelie che non ha concesso due rigori enormi alla Roma a Barcellona, e poi Skomina che non ha visto un muro da pallavolo di Alexander-Arnold su tiro di El Shaarawy, e che ha fermato Dzeko, steso in area da Karius, per un fuorigioco inesistente. Episodi che condannano i capitolini ad uscire in semifinale.
Potevano dare di più Schick ed Under, che hanno peccato di esperienza, e Gonalons, uno abituato a questi palcoscenici. Restano lo stesso le prodezze nel girone, il colpo di testa di Perotti, il piedone di Dzeko che si allunga e batte Pyatov, gli autogol di De Rossi e Manolas e poi il rigore del Capitano e la capocciata del greco. Resta la leadership di Dzeko e Kolarov, la sicurezza e miracoli di Alisson. Resta da ringraziare una squadra che ci ha fatto sognare e scorrere dei brividi lungo la schiena. Ci vediamo presto Champions League!
Margherita Bellecca