Attenta Roma: Ferreyra is on fire

Gianluca Notari – «Una squadra brasiliana più che ucraina». Di Francesco dixit. Niente di nuovo, insomma. Dello Shakhtar Donetsk si è parlato tanto, prima e dopo la gara di Kharkiv. Tanta qualità nel palleggio, ali rapide e funamboliche che puntano l’uomo, difesa solida – anche se lenta – e soprattutto una punta che fa gol. Tanti.

Si chiama Facundo Ferreyra, ha 26 anni e viene da Lomas de Zamora, Argentina. A questa piccola cittadina, che si estende su una superficie di 20 km quadrati a sud-ovest di Buenos Aires, sono legati diversi nomi della letteratura e della poesia come Julio Cortàzar e Alexandrine Rappel. Ma Ferreyra, del gusto e dell’estetica dell’artista, ha davvero poco o nulla.

Guardando lo Shakhtar da una prospettiva lontana, El Chucky sembra sulla carta un corpo estraneo rispetto alla sinfonia di cui gode: Marlos, Bernard, Fred e Taison sono gli interpreti perfetti dell’idea di calcio di Fonseca, fatta di fraseggi, possesso palla e dribbling. Lui, invece, si «limita» a buttarla dentro. Un po’ sgraziato, alto e dinoccolato, ha nel gioco fisico e nel colpo di testa le sue armi migliori. E quest’anno sta segnando a raffica: 27 gol in 33 presenze, di cui 7 nelle cinque gare del 2018. Come intonava un coro di qualche anno fa, sarebbe il caso di dire “Ferreyra is on fire“. Anche ieri, nella vittoria dello Shakhtar sul Vorskla, l’argentino ha messo a segno una doppietta. A fine gara il monito per De Rossi e compagni: «Ora ci prepareremo per la Roma. Sappiamo quanto sono forti, ma io credo nella mia squadra. Affronteremo una gara importantissima anche dal punto di vista storico, abbiamo bisogno di vincere».

Ma oltre che ad avere fiducia nella squadra, Ferreyra farebbe bene a credere in sé stesso: cresciuto calcisticamente nel Banfield, a pochi chilometri da casa, fa il suo esordio in prima squadra a 17 anni, nel 2008. Con la maglia del Taladro, il primo gol arriva a dicembre dello stesso anno, nel derby contro l’Argentinos Juniors. Con il Banfield gioca fino al 2012, quando si trasferisce al Velez Sarsfield, altra società di Buenos Aires: con i biancoblu El Chucky gioca una stagione pazzesca, mettendo a segno 17 reti in 25 presenze distribuite tra campionato e Libertadores. E’ il 2013, Ferreyra ha 22 anni e già decine di gol alle spalle: una chiamata dall’Europa è scontata. E così fu, infatti. Lo Shakhtar Donetsk annuncia il suo acquisto il 10 luglio, per la modica cifra di 10 milioni di euro. Nella sua prima stagione con i minatori l’argentino gioca piuttosto bene, collezionando 6 reti in 13 presenze. Ma l’Ucraina in quegli anni lì non è il massimo, e dopo l’attentato di Donetsk (quando fu abbattuto un Boeing 777 e persero la vita 298 persone), lui e altri compagni decidono di cambiare aria. Così si trasferisce con la formula del prestito in Inghilterra, al Newcastle, ma con i Magpies non sboccia il feeling: le presenze sono appena 8, ma con la squadra Primavera, perché in quella stagione le apparizioni ufficiali di Ferreyra in maglia bianconera sono 0. Naturalmente il club inglese non riscatta il giocatore, che così torna in Ucraina. Il che, calcisticamente parlando, è stata la sua fortuna.

7 gol nella stagione 15/16, 16 nella stagione 16/17: El Chucky diventa il perno dell’attacco di Fonseca, che costruisce alle sue spalle una linea di trequartisti che ne esalta le caratteristiche. Quest’anno Ferreyra è già a quota 27, e non sembra volersi fermare proprio ora. La Roma è avvisata.

Gianluca Notari

Roma-Torino 3-0: le pagelle. Alisson salva, Manolas la sblocca. De Rossi, gol con dedica. Ora testa allo Shakhtar

Simone Indovino – Sarà un week-end col sorriso stampato in faccia per i tifosi. Il 3-0 maturato in questo venerdì sera all’Olimpio contro il Torino dà continuità al difficile successo ottenuto a Napoli. Primo tempo piuttosto lento e compassato in cui appaiono i soliti fantasmi, nella ripresa ci pensa Manolas a sbloccare il punteggio e dare fiducia ai suoi. Il risultato viene gestito con concentrazione, fino a quando un’estirada di De Rossi garantisce il raddoppio. I granata perdono di brillantezza nel finale fino a sciogliersi definitivamente come ghiaccioli al sole con la terza definitiva rete del neo entrato Pellegrini. Ancora in cattedra Alisson, che nel primo tempo tiene a galla i suoi con un miracolo sull’ex Iago Falque.

ROMA

Alisson 7 – Se la Roma può esultare in questa serata molto lo deve al suo portierone. In particolare su Iago Falque, compie un autentico miracolo distendendosi sulla sua destra smanacciando la conclusione che avrebbe portato al più classico del gol dell’ex. Per il resto, la solita lettura dell’azione che lo porta spesso ad anticipare gli avversari in uscita.

Florenzi 6.5 – Tutti i cross tentati in avvio sono facilissima preda dei difensori, e questo grava inizialmente sulla sua prestazione. Poi aggiusta la mira, e contribuisce direttamente al gol di Manolas che sblocca la partita.

Manolas 6.5 – Non è che sia proprio la partita della carriera capitolina in cui sia più concentrato, ma è anche vero che senza la sua marcatura staremmo probabilmente parlando di un’altra gara poiché il risultato non riusciva a sbloccarsi.

Juan Jesus 6.5 – Rispolverato da titolare il brasiliano si conferma attento e si batte con astuzia con gli attaccanti avversari. Il quotato Belotti prova a farsi vedere qualche volta scontrandosi con l’ex Inter.

Kolarov 6.5 – Partenza in sordina, con il piede sinistro che ancora non sembra tirato a lucido. Sono infatti troppi gli errori, specialmente dai calci da fermo. Aumenta il suo rendimento col passare dei minuti, rendendosi uno degli uomini più pericolosi in zona offensiva.

De Rossi 7 – In condizioni fisiche (caviglia malconcia) e psicologiche (la scomparsa del suo caro amico Astori) non ottimali, il capitano riesce a sfornare una delle sue migliori prestazioni stagionali, in cui coincide un gran lavoro in maniera e una perfetta fase di rottura. Condisce il tutto con la seconda rete giallorossa con un gesto atletico di qualità.

Strootman 6 – Gara ordinaria quella dell’olandese, che senza dannarsi l’anima adempie in maniera corretta ai compiti a lui assegnati. Sarà preziosissima la sua prestazione nella tosta partita di coppa che che attende la Roma.

Nainggolan 7 – Si sarà ormai abituato, il Ninja, ad agire non troppo vicino alla porta. Il suo apporto in zona gol ne risente inevitabilmente, ma il suo aiuto alla squadra, quando è in condizioni fisiche accettabili, è sempre di enorme portata. Autore di due assist: è un autentico cioccolatino quello che regala nel finale a Pellegrini.

El Shaarawy 6 – Non impeccabile, specialmente in fase offensiva. In particolare si ricorda un pallone aperto in maniera errata che avrebbe pescato Nainggolan in zona gol. Si fa tuttavia apprezzare per i tanti metri che percorre lungo la sua corsia conferendo anche un prezioso aiuto in ripiegamento.

Under 6 – Partenza a razzo, a testimonianza del periodo d’oro che il piccolo turco sta vivendo. Si abbassa, come il resto della squadra, nella seconda metà del primo tempo. Comunque sempre apprezzabili i suoi spunti in velocità e i suoi tentativi di finalizzazione.

Schick 5.5 – Questa prima marcatura in campionato che tarda ad arrivare inizia a diventare davvero un macigno. Anche quest’oggi il ceco alterna giocate di alta qualità tecnica a momenti in cui appare troppo fievole.

Gerson 6 – Ormai è un abitudinario degli ultimi 20/25 minuti di gioco, che svolge sempre con spiccata determinazione.

Pellegrini 6.5 – Pochi giri d’orologio, ma con più attenzione rispetto quelli disputati a Napoli, come testimoniano i decisivi tackle messi in atto e l’inserimento finale premiato con la rete.

Gonalons s.v. – Qualche minuto per fargli riassaggiare il sapore del terreno di gioco.

Di Francesco 7 – C’era bisogno di continuità e la missione è stata compiuta. Un primo tempo sottotono, eccezion fatta per i primi 10 minuti, in cui la squadra non appare troppo convinta e la manovra ne risente. Il gol di Manolas a inizio ripresa mette la partita sui binari giusti e a poco a poco vengono fuori le qualità dei suoi ragazzi.

Simone Indovino

Tornare in campo non è facile.

Margherita Bellecca -La morte di Davide Astori ha scosso il mondo del calcio ma, come recita una canzone dei Queen, lo show deve andare avanti. La Roma cerca continuità dopo la straripante vittoria contro il Napoli per 4-2 e per farlo sfiderà il Torino, questa sera alle 20.45, allo Stadio Olimpico. L’esonero di Mihajlovic e l’avvento di Mazzarri non hanno portato ad una svolta i granata che hanno conquistato 3 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte con l’ex tecnico dell’Inter.

Chi è ben saldo in panchina, dopo un periodo turbolento, è Di Francesco che dovrà fare i conti con la partita di martedì contro lo Shakhtar. Riposo forzato per Fazio e Dzeko, entrambi squalificati. In rampa di lancio, per sostituire l’argentino, Juan Jesus che andrà a comporre la coppia di centrali con Manolas, sugli esterni Florenzi a destra e Kolarov a sinistra. In porta inamovibile Alisson. Chi farà le veci del bomber bosniaco sarà Schick. Il suo unico gol con la maglia della Roma è stato siglato proprio contro il Torino, negli ottavi di finale di Coppa Italia, una rete inutile vista la sconfitta dei giallorossi. Il numero 14 deve ingranare la marcia giusta per raddrizzare la sua stagione, costellata di ombre e di poche luci. Chi, invece, splende di luce propria è Under. Il piccolo turco sarà ancora nella formazione dei titolari mentre un posto se lo giocano Perotti ed El Shaarawy. A centrocampo recupera De Rossi dal problema alla caviglia. Il Capitano giocherà con Strootman e Nainggolan ai suoi lati. Poche chance per Gonalons.

Mazzarri non cambierà il suo modulo. Il Torino si schiererà col 4-3-3 con un’assenza importante, quella dell’ex romanista Burdisso, fermo per squalifica. Fuori dai convocati anche Obi e Ljajic. Chi ci sarà è Andrea Belotti. Il Gallo vuole rialzare la cresta dopo una stagione complicata. Il bomber azzurro ha segnato la miseria di 5 gol ed è stato bloccato, inoltre, da un guaio al ginocchio che non gli ha consentito di ottenere la perfetta forma. Il tridente offensivo si completa con Iago Falque, sempre presente nella formazione granata, e Niang che giocherà con una mascherina dopo l’operazione al naso. Centrocampo fisico ma con qualità grazie alla presenza di Baselli, Rincon ed Acquah. Davanti a Sirigu ci saranno De Silvestri, N’Koulou, Moretti e Ansaldi.

166 le partite giocate tra Roma e Torino, la squadra più incontrata nella storia giallorossa al pari della Lazio. 67 a 52 il bilancio a favore dei capitolini, 47 sono i pareggi. All’Olimpico la forbice si allarga e la distanza diventa imbarazzante. 51 vittorie della Roma contro le sole 15 del Torino che non espugna il terreno nemico in campionato dal 13 maggio del 2007. Al contrario Di Francesco non ha mai vinto contro Mazzarri rimediando solo figuracce, due 7-0 ed un 4-2. Vincere aiuta a vincere e ad acquisire fiducia. Un convincente successo contro il Toro può solo servire per la testa dei ragazzi di Eusebio Di Francesco in vista della gara contro lo Shakhtar. E alla Roma non serve altro.

Margherita Bellecca

 

Firenze, migliaia di persone a Piazza Santa Croce per i funerali di Astori. Presenti Totti, Florenzi, El Shaarawy e Baldissoni

Simone Burioni – Dopo l’affetto e la grande commozione manifestate dalla gente alla camera ardente, riceve oggi gli elogi funebri nella Basilica di Santa Croce a Firenze Davide Astori, scomparso nella notte fra sabato 3 e domenica 4 marzo. Oltre a dirigenti, calciatori e staff della Fiorentina, presenti molti tifosi e rappresentanti di società di calcio. Tutti nella città viola per stringersi attorno alla famiglia del difensore. Da Roma sono partiti Totti, De Rossi, Florenzi, Pellegrini, Nainggolan, Bruno Conti e Balzaretti.

Ore 12.30 – Altra sciarpata accompagnata da fumogeni, applausi e i canti “C’è solo un capitano” e “Astori uno di noi” all’uscita del feretro dalla Basilica di Santa Croce.

Ore 12.25 – Piazza ora in silenzio composto in attesa dell’ultimo abbraccio con Davide Astori.

Ore 12.16 – L’ex calciatore del Milan Marco Van Basten esce ora dalla Basilica ricevendo l’applauso di tutta la piazza.

Ore 12.15 – La squadra porge l’ultimo saluto al proprio capitano.

Ore 12.00 – Altra sciarpata di tutti i tifosi viola presenti.

Ore 11.50 – Spazio anche per le parole del vice capitano della Fiorentina Milan Badelj:

“Tu sei semplice, diretto e pragmatico, con il tuo sguardo entri dentro le persone e ci rimani. Non sei come gli altri: anche senza sapere le lingue ti sei fatto capire con tutti, perché parli con il cuore, dono di pochi eletti. Tuo padre e tua madre non hanno sbagliato niente con te, sei il fratello o il figlio che tutti vorrebbero avere ed il compagno di squadra ideale. Tu sei il calcio, quello puro dei bambini, il nostro pensiero va a mamma, papà, Bruno, Marco e Francesco e alla principessa Vittoria. Il compito di chi le sarà vicino è raccontarle chi è Davide: un uomo con ma la U maiuscola. Finisco con un aneddoto: al mattino quando arrivavi alla fisioterapia tu accendevi la luce. Tu per noi eri questo: Luce. Grazie Davide“.

Ore 11.45 – Prende la parola il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori. Queste le sue parole nell’omelia d’apertura della cerimonia funebre:

«Siamo qui a pregare per Davide, in questa basilica che l’Italia ha voluto fosse il sacrario degli uomini più illustri che l’hanno onorata, e che custodisce le virtù più alte del nostro popoloQueste virtù noi riconosciamo in Davide e per questo lo salutiamo in questo luogo. Il modo improvviso e crudele con cui il capitano ci è stato tolto, ci rinvia alla nostra povertà di creature, che non dispongono di tutto ma che le cose essenziali le ricevono, a cominciare dalla più essenziale, la vita. Una morte, quella di Davide, che ci richiama a maggiore umiltà, a tanta gratitudine, a quel senso del limite che spesso manca in questo tempo di superbia. E non a caso, nel fare memoria del capitano, molti hanno ricordato la sua umiltà, il senso di responsabilità, la semplicità e la modestia che lo rendevano a tutti così caro. Al tempo stesso, mentre contempliamo la fragilità della vita, ne scorgiamo anche la grandezza e lo splendore, quella preziosità che la fa tanto rimpiangere quando viene meno. E anche sulla bellezza della vita c’è un messaggio importante che la morte di Davide Astori lascia a tutti noi. Non sempre e non dappertutto la vita è riconosciuta nel suo valore. C’è chi la mette in pericolo con modelli di comportamento nocivi, e chi minaccia la vita degli altri o non ne rispetta la dignità. Troppi nel mondo vedono la loro vita disprezzata, fatta merce, usata, emarginata, non circondata dalle dovute cure. Abbiamo scoperto in questi giorni, con ammirazione, l’impegno del capitano per i bambini malati nel nostro ospedale Meyer e in Paesi lontani.

Ma non meno significativa è stata la testimonianza di suoi compagni più giovani, che nella squadra si sono sentiti da lui accolti, indirizzati, sorretti – ha sottolineato l’arcivescovo di FirenzeLa sua vita spezzata da un male misterioso richiami tutti noi a prenderci cura della vita degli altri, soprattutto dei più deboli e dei più miseri. In ogni vita umana è nascosto il germe di vita divinaLa nostra città di Firenze lo riconosce oggi come uno dei suoi, un fiorentino, da sempre e per sempre. Siamo in tanti qui e in questi giorni attorno al ricordo di Davide. Sento il dovere, per questo, di dire alla moglie Francesca e ai genitori e fratelli che tanto affetto non vuole togliere nulla al loro dolore, che resta unico e che come tale, incommensurabile, riconosciamo. La nostra presenza, semmai, vorrebbe sostenerlo un po’ il loro dolore, per quel che può riuscire a fare una vicinanza che non può mai essere una sostituzione. Ma questa coralità grande – che racchiude famiglia, squadra, mondo dello sport e tutta una città – rivela anche che una persona è più ancora che le sue qualità, le sue doti: è anche la ricchezza delle relazioni che ha saputo costruire attorno a sé».

Ore 11.40 – Ad assistere alla cerimonia è arrivato anche Mario Balotelli, ex compagno di Davide Astori con la maglia della Nazionale.

Ore 10.30 – Sono iniziati i funerali.

Ore 10.25 – E’ arrivata anche la delegazione della Juventus. Buffon, Barzagli, Chiellini, Pjanic, Marchisio e Rugani sono entrati nella Basilica tra gli applausi.

Ore 10.00 – Commozione ed un applauso lunghissimo accompagnano l’arrivo del feretro di Davide Astori presso la Basilica.

Ore 9.50 – Piazza piena, applausi per i rappresentanti delle varie società. Presenti esponenti del calcio mondiale: Marco Van Basten, Emilio Butragueño, Franco Baresi e molti altri. La Curva della Fiorentina é presente su un lato della piazza con bandiere e striscioni.

Ore 9:30 – E’ arrivata anche la delegazione della Roma con Francesco Totti e Mauro Baldissoni a guidarla. C’è anche Balzaretti.

Ore 9:20 – Assieme alle giovanili della Fiorentina è arrivato anche Alessandro Florenzi.

Ore 9:10 – Nella Basilica è arrivata la Fiorentina. Striscioni in ricordo del Capitano esposti sulle finestre che danno sulla piazza.

Simone Burioni

2016, Roma-Torino 3-2. Una serata da lacrime di gioia, una favola con Totti protagonista

Luca Fantoni – Le sensazioni di quei tre minuti contro il Torino sono racchiuse tutte nelle lacrime di quel tifoso che, inconsapevole di essere ripreso dalle telecamere, ha mostrato al mondo cosa rappresenti la Roma per i suoi sostenitori. Ci sono dei momenti che non si possono misurare con l’orologio ma solo con i battiti del cuore, parafrasando David Grossman. In quei 180 secondi il tempo si è fermato. Tutto quello che stava accadendo sembrava galleggiare tra un alone di leggenda e uno di incredulità. Quando però i supporter giallorossi hanno guardato il tabellone a fine partita con su scritto 3-2 hanno capito che tutto era reale: Francesco Totti era entrato, aveva segnato due gol e aveva ribaltato la partita. Dopo un primo periodo fantastico, dall’arrivo di Spalletti in poi, erano cominciate ad emergere le prime tensioni. I capitolini erano ancora in lotta per il secondo posto con il Napoli, ma tra l’ex Capitano e il tecnico toscano si erano già formati i primi dissapori che però quel finale di campionato pazzesco riuscì in qualche modo ad oscurare. Nella formazione iniziale solo 5/11 giocano ancora all’Olimpico: Manolas, Florenzi, Nainggolan, El Shaarawy e Perotti. Szczesnydifendeva la porta, in difesa c’erano Maicon, Rudiger ed Emerson Palmieri. A centrocampo il secondo mediano era Keita, con Salah che completava il quartetto offensivo. Il Torino di Ventura rispondeva con un 3-5-2 che vedeva Padelli in porta. Moretti, Glik e Maksimovic erano i tre centrali con Silva, non Jonathan ma Gaston, e Bruno Peres sugli esterni. Gazzi, Obi e Baselli giocavano a centrocampo con Belotti e Martinez davanti.

FAVOLA REALE – Come ogni favola che si rispetti, all’inizio sembra che il “nemico” possa avere la meglio sull’eroe di turno. Ci prova subito Martinez, dopo una discesa splendida di Bruno Peres (sarebbe stato bello leggere più spesso questa frase durante l’esperienza romanista), ma la sua girata finisce alta. Subito dopo Belotti colpisce il palocon un tiro da fuori. Al 35’ lo stesso attaccante si procura un calcio di rigore e lo trasforma spiazzando Szczesny. La Roma prova a reagire sul finale di primo tempo con un tiro di Nainggolan ben disinnescato da Padelli. Il pareggio arriva solamente nella ripresa quando da un calcio d’angolo Manolas arriva in cielo e di testa la mette in rete. All’82’ arriva il secondo colpo di scena di questa storia: Bruno Peres si libera sulla destra, mette un cross sul quale la difesa capitolina si addormenta e sul secondo palo Martinez fa 2-1. Quando tutto sembra perduto, Spalletti gioca l’asso nella manica, se non la sua quella della Roma. È il minuto numero 86, Totti entra in campo, pochi secondi dopo realizza il 2-2 e tre minuti dopo realizza il rigore della vittoria. Due palloni toccati e due gol. Un lieto fine da sogno per la squadra e per Totti, ma d’altronde non poteva finire diversamente: nelle favole vincono sempre i buoni.

CONTINUARE LA CORSA – Da una favola ad un racconto thriller, o almeno così sembrava fino alla partita contro il Napoli. Al San Paolo la Roma si è trasformata in “Hannibal Lecter”, divorando il match e gli avversari come poche altre volte si è visto fare quest’anno. Ora bisogna dare continuità. Troppe volte è stato già detto, ma nelle prossime due partite deve essere un imperativo perché si deciderà la stagione dei giallorossi. Non ci sarà più Totti e non ci sarà neanche Dzeko per squalifica. Questa volta l’asso nella manica di Di Francesco si chiama Patrik Schick. Il talento ceco ha l’ennesima occasione per mostrare di valere tutti i soldi che sono stati spesi per lui. Partirà titolare e i tifosi della Lupa sperano che possa regalare anche solo un decimo delle emozioni che regalò quel giorno Totti, anche perché avrebbe veramente bisogno anche lui di un lieto fine. La squadra di Di Francesco deve continuare a recitare questo ruolo da “Red Sparrow”: concreta, intelligente ma sopratutto spietata.

Luca Fantoni

Edin, vedi Napoli e poi ridi

Simone Indovino – «La napolitudine – dice una nota enciclopedia online – è il termine con il quale si usa indicare una sensazione di malinconia descritta dai turisti e dagli stessi napoletani nel momento in cui si allontanano dal golfo di Napoli e dalla stessa città, tradizionalmente stigmatizzata dalla frase “Vedi Napoli e poi muori”». Deve sentirsi così, Edin Dzeko, ogni qualvolta che dopo una trasferta nel capoluogo partenopeo è di rientro a Roma. Lo score del bosniaco al San Paolo, con tre partite all’attivo a partire dalla stagione 2015/2016, è eccezionale: quattro reti, frutto delle doppiette siglate nel match della scorsa annata e nella recentissima sfida di quest’anno.

PERIODO – Non sono stati mesi tranquilli per Edin. Le insistenti voci di mercato che lo volevano al Chelsea l’hanno ovviamente destabilizzato (a chi non sarebbe successo?) incidendo in maniera negativa sulle sue recenti prestazioni. Un tira e molla con la squadra guidata da Antonio Conte conclusosi con una permanenza nella Capitale che ha diviso in pieno la tifoseria ma non la dirigenza e la guida tecnica. Monchi e soprattutto Di Francesco si sono dimostrati molto felici di avere ancora a disposizione Dzeko. Il tecnico, eccezion fatta con la gara contro il Milan, l’ha sempre schierato dall’inizio sia in campionato sia in Champions League, venendo ripagato all’attivo con 5 gol in 8 gare in questa prima parte di anno solare. Sommando le marcature della prima parte di stagione, il bottino arriva a 13 reti. Non i ritmi della scorsa annata, ma comunque un consistentissimo apporto del centravanti.

PERSONALITÀ – Non era semplice caricarsi la squadra sulle spalle nel momento più delicato della stagione. Dzeko, dall’alto della sua esperienza, ci è riuscito. Quell’esperienza che gli ha fatto superare dei momenti di sfiducia nella non proprio tranquillissima piazza romana. Lui ha sempre risposto così, a suon di gol. Vero, magari non possiede la cattiveria di Higuain (per dirne uno) o il colpo di testa di Kane (per dirne un altro), ma ha una tecnica e una visione del campo da far invidia a chiunque. E del piede sinistro, ne vogliamo parlare?

SPRINT FINALE – L’immediato futuro sottoporrà la Roma a dei banchi di prova decisivi, in primis la partita di ritorno con lo Shakhtar che ha un peso specifico enorme nell’ottica generale della stagione. In ballo ci sono i quarti di finale di Champions League, turno che i giallorossi non disputano da tanti, troppi anni. Con Schick ancora non calato nella realtà capitolina e utilizzato da Di Francesco in maniera sporadica, toccherà ancora a Dzeko prendere per mano la squadra e trascinarla. Con ancora un po’ di napolitudine in corpo. Magari per contrastarla gli si potrebbe nascondere un bel babà nell’armadietto.

Simone Indovino

La Roma sbanca il Franchi

Lavinia Colasanto – Neanche il diluvio ferma la Roma che a Firenze ottiene la 12esima vittoria consecutiva in trasferta, record assoluto in Serie A, guadagnando due punti su Napoli e Inter, fermate rispettivamente da Chievo e Torino. Il 4-2 con cui i giallorossi sbancano il Franchi è figlio di una crescita sotto il piano caratteriale e di convinzione nei propri mezzi, sicurezze che la Roma sta acquisendo col passare del tempo.

Questa volta il “Portatore di pioggia” non è Spartacus ma Gerson, rinato grazie alla cura Di Francesco che, a differenza del suo predecessore sulla panchina capitolina, ha perseverato nello schierare il giovane talento esterno alto a destra. Il brasiliano è protagonista assoluto: prima beffa Sportiello con un colpo da biliardo, dopo un magnifico recupero di Nainggolan, e successivamente lo trafigge con un sinistro secco sul primo palo. Due gol, i primi con la maglia giallorossa, estremamente diversi che dimostrano le qualità di un ragazzo che sta sbocciando e che in breve tempo può compiere un passo di maturità decisivo.

Il pomeriggio toscano regala altre sorprese quando la Roma viene bucata per la prima volta in trasferta da Veretout. Il centrocampista sfrutta un perfetto cross di Gil Dias, che dribbla troppo facilmente Kolarov, uno scivolone di Florenzi e il ritardo in copertura dei giallorossi. La difesa capitolina fa acqua perché in occasione del 2-2 Fazio si perde il Cholito Simeone che di testa batte ancora Alisson. Negli spogliatoi Di Francesco ha sicuramente strigliato i suoi che nel secondo tempo hanno aggredito la Fiorentina azzannandola, prima, con un fortunoso colpo di spalla di Manolas e, poi, con un potente sinistro di Perotti che non vuole smettere di segnare su azione. I Viola pian piano spariscono dal campo con la retroguardia della Roma che si ricorda di essere la migliore in Serie A, 7 i gol subiti in 11 partite.

Gli ospiti avrebbero altre possibilità di arricchire lo score ma questo, forse, sarà il passo successivo da compiere: impedire all’avversario qualsiasi pensiero su una possibile rimonta. Si va alla sosta per le Nazionali con una classifica corta, sono 5 i punti che dividono la Roma dal Napoli primo, con i giallorossi che devono recuperare ancora la partita contro la Sampdoria. Al rientro ci sarà il derby per capire se la squadra di Eusebio Di Francesco si potrà sedere nel treno che conta, quello che porta alla lotta per lo Scudetto. Ora tutti remano nella stessa direzione come dice il tecnico: “Ho fatto il lavoro più importante nella testa dei calciatori per fargli capire al meglio le mie idee, ora sposano in pieno la mia teoria”.

 

Lavinia Colasanto

Ciao Davide!

Margherita Bellecca – La notizia è di quelle struggenti, quella che ti fa pensare, quella che non avresti mai voluto sentire. Nella notte tra sabato e domenica è morto Davide Astori, capitano della Fiorentina, per un arresto cardio circolatorio per cause naturali.

La partita che i Viola avrebbero dovuto giocare contro l’Udinese è stata immediatamente rinviata. Stava per iniziare Genoa-Cagliari ma, appresa la terribile notizia, tutti sono rimasti sconvolti, in particolare Perin. Il portiere, molto amico di Davide, è scoppiato a piangere correndo negli spogliatoi. Un gesto forte da cui è derivata la sospensione del match e del restante turno di campionato. Commoventi, inoltre, i tributi delle squadre estere, su tutte il Barcellona che ha onorato il calciatore con un minuto di silenzio prima di giocare contro l’Atletico Madrid. Astori, che aveva compiuto 31 anni lo scorso 7 gennaio, è cresciuto nelle giovanili del Milan prima di spiccare il volo nel calcio che conta col Cagliari, dove ha militato per sei stagioni, passando per la Roma, nell’annata 2014/2015 e diventando leader indiscusso della difesa della Fiorentina.

Tanti i manifesti di vicinanza alla squadra, ai familiari e agli amici. Tra questi Radja Nainggolan che ha giocato con lui in Sardegna dal 2010 fino al gennaio 2014. I due erano molto amici e si sono ritrovati anche nella Capitale pochi mesi dopo. Il difensore centrale a Roma ha lasciato un bel ricordo. Elegante in impostazione ed in chiusura, buon piede ma soprattutto un ragazzo perbene e mai una parola fuori posto. In giallorosso anche un gol, quello segnato all’Udinese al Friuli. Una rete che fece sognare i tifosi visto che, l’allora squadra di Garcia, era ad un punto dalla vetta.

Alla Fiorentina, però, il vero salto di qualità. In Toscana si è affermato come uno dei difensori centrali più forti e di maggior affidamento in Italia. Un punto di riferimento per i giovani e vecchi compagni. Tre reti in totale con la casacca Viola, poche considerando anche l’ottimo stacco di testa di cui era dotato. 14 partite ed un gol con la Nazionale maggiore dell’Italia con l’ultima apparizione datata 5 settembre 2017 quando gli Azzurri sfidarono Israele vincendo per 1-0.

Astori è l’ultimo di una lista purtroppo lunga. Giuliano Taccola, morto per circostanze misteriose negli spogliatoi, Renato Curi, stroncato da un infarto mentre scattava per rincorrere quel pallone che tanto amava, Marc Vivien Foe, accasciatosi a terra durante una partita di Confederations Cup, Antonio Puerta, che Monchi conosceva bene, Piermario Morosini, morto per una rara malattia ereditaria, fino ad arrivare a Patrik Ekeng, Fran Carles e Miklos Feher. Mancherà il suo sorriso contagioso e genuino, mancherà la sua classe in campo, mancheranno gli scherzi in Nazionale, mancherà lui.

Margherita Bellecca

 

 

Napoli-Roma 2-4: le pagelle. Ci si rialza da grande squadra. Dzeko, il San Paolo odora di casa. Alisson ancora supereroe

Simone Indovino – E chi se lo sarebbe mai aspettato? Vittoria convincente per 4-2 della Roma sul difficilissimo campo del Napoli e fantasmi (forse) scacciati. Dopo la rete a freddo di Insigne, i giallorossi sono bravissimi a rimanere concentrati e trovare il fortunoso pari con Under dopo appena 60 secondi. Da quel momento i ragazzi di Di Francesco accrescono la loro qualità riuscendo a trovare il raddoppio con Dzeko, assistito da Florenzi. Il bosniaco, coccolato dallo stadio che già l’anno scorso l’aveva visto protagonista, si ripete con un sinistro a giro. Ci pensa poi Perotti a siglare la definitiva quarta rete sfruttando un cadeau dell’ex compagno Mario Rui; inutile il gol di Mertens nel finale. Si torna nella Capitale con tre punti che possono avere un peso specifico enorme in ottica terzo posto.

ROMA

Alisson 7.5 – Supereroe. Come altro si potrebbe definire? Riscalda i guanti facendosi scivolare un banale pallone in avvio, poi mette in mostra tutte le sue qualità feline negando al Napoli diverse marcature con interventi prodigiosi. Intraprende una sfida nella sfida con Insigne e la vince ampiamente.

Florenzi 6.5 – Avvio shock, in cui lascia troppo indisturbato Mario Rui che riesce a crossare per il gol di Insigne. Secondo dopo secondo riesce a prendere le misure sia al suo ex compagno sia a Insigne, che da metà primo tempo è quasi sempre stoppato dal tuttofare romano. Salva con un guizzo sulla linea una punizione a due in area di Mertens.

Manolas 7 – Leader della retroguardia giallorossa, è attento e concentrato per tutti i 93 minuti. Preziosissimo in determinate situazioni su cui si immola a corpo morto per ribattere le conclusioni avversarie.

Fazio 6 – Tralasciando la scarsissima precisione con il pallone tra i piedi, partita sufficiente quella disputata dal Comandante che forse sarebbe potuto uscire in pressione al centro dell’area di rigore su Insigne.

Kolarov 6.5 – Bel balzo in avanti rispetto le ultime uscite. Vero, il sinistro non è ancora tornato quello di inizio stagione ma la prestanza atletica e la concentrazione riprendono a viaggiare ad alta velocità.

De Rossi 6.5 – È preso spesso in velocità tra le linee dai piccoletti avversari, ma riesce a sopperire quanto può a queste situazioni con i suoi grandi posizionamenti. La condizione fisica è certamente cresciuta rispetto le scorse gare e questo giova immediatamente sulle geometrie capitoline.

Strootman 7 – Tantissima qualità quella impressa questa sera dall’olandese. Svolge entrambe le fasi con impressionante prestanza, proponendosi spesso e volentieri in avanti e stoppando in moltissime situazioni le avanzate partenopee. La Roma ha decisamente bisogno del miglior Strootman.

Nainggolan 6.5 – Ancora lontano dalla porta, svolge comunque un grandissimo lavoro oscuro che coniuga fase di rottura e fase di ripartenza. Perfetto il corridoio che disegna per Under: il suo preciso pallone fa involare il turco verso la porta avversaria.

Perotti 7 – Mario Rui gli confezione un regalo che l’argentino, pur non essendo un bomber d’area di rigore, non può far altro che sfruttare. Primi 20 minuti della partita a rilento, poi accresce la qualità delle sue giocate fino a siglare la definitiva quarta rete che tranquillizza gli animi dei tifosi.

Under 6.5 – Se si intromette anche la fortuna nel momento positivo del turco non si può che esultare. Il gol del momentaneo uno a uno è un bacio della Dea Bendata ma il movimento del giovane calciatore a sfruttare l’assist in profondità di Nainggolan è eccezionale. Difficile mettere in atto i suoi consueti strappi in questa gara, ma è bravo anche a far salire la squadra e dare il suo apporto in retroguardia.

Dzeko 8 – Se ogni trasferta della Roma si giocasse al San Paolo, forse Edin non sarebbe proprio scontento. Replica la doppietta dello scorso anno con due marcature degne del suo nome nonostante un avvio da brividi con una miriade di passaggi errati. Dopo il primo gol cresce la fiducia del bosniaco che si ripete nella ripresa con un sinistro che si infila nell’angolino basso alle spalle di Reina.

Gerson 6 – Uno buonissimo scampolo di partita per il brasiliano, che gestisce con ordine i palloni che gravitano a centrocampo.

Pellegrini s.v. – Per fortuna domani, riguardando il suo folle passaggio arretrato verso Alisson, i tifosi romanisti non potranno che farsi una risata.

El Shaarawy s.v. – Qualche minuto nel terreno di gioco per rilevare l’acciaccato De Rossi.

Di Francesco 8 – Un risultato che da un punto di vista (molto remoto) può anche far rabbia, perché non fa altro che sottolineare la grande qualità della Roma e i risultati migliori che questa rosa avrebbe potuto ottenere. Preparazione della gara ineccepibile da parte del mister, che ringrazia il suo bomber, in grado di caricarsi la squadra sulle spalle.

Simone Indovino

Bella Napoli, ma è il Torino la prova di maturità

Gianluca Notari – Parliamoci chiaro: alle 20.44 ci saremmo presi anche un pareggio. “Ma magari“, pensavano alcuni. Fortunatamente, tra questi non c’erano De Rossi e compagni, che hanno creduto fin dall’inizio in questa splendida vittoria. Napoli-Roma 2-4, non erano molti quelli pronti a scommetterci. Anzi.
Certo certo, senza il gol di Dybala probabilmente sarebbe stata un’altra partita. Però oh, il calcio è anche questo, prendere o lasciare. E noi, oggi, ce lo prendiamo volentieri.

LETTURA – La cosa che salta all’occhio dell’atteggiamento della Roma di ieri sera è certamente la lettura dei momenti: guidati dall’illuminata serata di mister Di Francesco, i giallorossi hanno saputo alternare fasi di pressing alto a momenti di baricentro basso, pronti ad aspettare il Napoli per poi ripartire. Ed è proprio con le ripartenze che i capitolini hanno colpito e affondato la prima della classe. Prima il rocambolesco gol di Under, viziato da una deviazione decisiva di Mario Rui. Poi la capocciata di Dzeko, con cross al bacio di Florenzi. Di nuovo Dzeko, dribbling secco e sinistro a giro. Infine Perotti, che ringrazia Rui per il goffo tentativo di rinvio del portoghese che spalanca la porta al monito.

TORINO – Proprio Perotti cerca di freddare i facili entusiasmi: «Prima di tutto non dobbiamo rilassarci troppo con questa vittoria, non abbiamo fatto nulla. E’ successo già altre volte che abbiamo fatto un buon risultato e poi perdiamo punti. Dobbiamo essere consapevoli che non abbiamo fatto nulla e finire la stagione al meglio». Eh si, perché tante volte la Roma ci ha dimostrato che la continuità è spesso manchevole, nelle prestazioni prima e nei risultati poi. Venerdì ci sarà il Torino, che dopo un ottimo periodo successivo all’esonero di Mihajlovic e all’ingaggio di Mazzarri sta vivendo un momento di flessione. Una gara ampiamente alla portata dei giallorossi, specialmente di quelli visti ieri sera, nonostante le assenze a cui dovranno far fronte. Due per la precisione: Fazio e Dzeko, entrambi diffidati ed entrambi ammoniti, salteranno il match contro i granata.

SCELTE – Contro il Toro ci si aspetta dunque qualche volto nuovo rispetto a quelli scesi in campo al San Paolo, visto soprattutto l’impegno di Champions League con lo Shakhtar Donetsk della settimana prossima, con la Roma chiamata a ribaltare il 2-1 subito in Ucraina. Spazio a Jesus in coppia con Manolas, e possibile esordio dal primo minuto per Jonathan Silva, tornato ormai da una settimana ad allenarsi con il resto del gruppo, con Kolarov a rifiatare in panchina. Possibile turno di riposo anche per Nainggolan, con Pellegrini al suo posto al fianco di De Rossi. Confermato Strootman, che sta trovando una certa continuità nelle ultime prestazioni, così come Under, punto di riferimento ormai nell’attacco di Di Francesco. I dubbi più grandi sono legati agli altri due ruoli del tridente giallorosso: Perotti, nonostante il gol del momentaneo 4-1, non è sembrato poi così in forma; pronto El Shaarawy al suo posto, che scalpita per un posto da titolare dopo diverse panchine e la tribuna di Kharkiv. A fare le veci di Dzeko, invece, dovrebbe esserci Schick: l’ennesima chance che il ceco dovrà essere bravo a sfruttare. L’ambiente Roma si aspetta moltissimo dall’acquisto più costoso della sua storia, e sarebbe ora che il talentuoso classe ’96 cominci a dare risposte concrete, anche in vista della prossima stagione. Così come la Roma, affinché quella di Napoli non rimanga una vittoria bella ma inutile.

Gianluca Notari