La Roma sbanca il Franchi

Lavinia Colasanto – Neanche il diluvio ferma la Roma che a Firenze ottiene la 12esima vittoria consecutiva in trasferta, record assoluto in Serie A, guadagnando due punti su Napoli e Inter, fermate rispettivamente da Chievo e Torino. Il 4-2 con cui i giallorossi sbancano il Franchi è figlio di una crescita sotto il piano caratteriale e di convinzione nei propri mezzi, sicurezze che la Roma sta acquisendo col passare del tempo.

Questa volta il “Portatore di pioggia” non è Spartacus ma Gerson, rinato grazie alla cura Di Francesco che, a differenza del suo predecessore sulla panchina capitolina, ha perseverato nello schierare il giovane talento esterno alto a destra. Il brasiliano è protagonista assoluto: prima beffa Sportiello con un colpo da biliardo, dopo un magnifico recupero di Nainggolan, e successivamente lo trafigge con un sinistro secco sul primo palo. Due gol, i primi con la maglia giallorossa, estremamente diversi che dimostrano le qualità di un ragazzo che sta sbocciando e che in breve tempo può compiere un passo di maturità decisivo.

Il pomeriggio toscano regala altre sorprese quando la Roma viene bucata per la prima volta in trasferta da Veretout. Il centrocampista sfrutta un perfetto cross di Gil Dias, che dribbla troppo facilmente Kolarov, uno scivolone di Florenzi e il ritardo in copertura dei giallorossi. La difesa capitolina fa acqua perché in occasione del 2-2 Fazio si perde il Cholito Simeone che di testa batte ancora Alisson. Negli spogliatoi Di Francesco ha sicuramente strigliato i suoi che nel secondo tempo hanno aggredito la Fiorentina azzannandola, prima, con un fortunoso colpo di spalla di Manolas e, poi, con un potente sinistro di Perotti che non vuole smettere di segnare su azione. I Viola pian piano spariscono dal campo con la retroguardia della Roma che si ricorda di essere la migliore in Serie A, 7 i gol subiti in 11 partite.

Gli ospiti avrebbero altre possibilità di arricchire lo score ma questo, forse, sarà il passo successivo da compiere: impedire all’avversario qualsiasi pensiero su una possibile rimonta. Si va alla sosta per le Nazionali con una classifica corta, sono 5 i punti che dividono la Roma dal Napoli primo, con i giallorossi che devono recuperare ancora la partita contro la Sampdoria. Al rientro ci sarà il derby per capire se la squadra di Eusebio Di Francesco si potrà sedere nel treno che conta, quello che porta alla lotta per lo Scudetto. Ora tutti remano nella stessa direzione come dice il tecnico: “Ho fatto il lavoro più importante nella testa dei calciatori per fargli capire al meglio le mie idee, ora sposano in pieno la mia teoria”.

 

Lavinia Colasanto

Ciao Davide!

Margherita Bellecca – La notizia è di quelle struggenti, quella che ti fa pensare, quella che non avresti mai voluto sentire. Nella notte tra sabato e domenica è morto Davide Astori, capitano della Fiorentina, per un arresto cardio circolatorio per cause naturali.

La partita che i Viola avrebbero dovuto giocare contro l’Udinese è stata immediatamente rinviata. Stava per iniziare Genoa-Cagliari ma, appresa la terribile notizia, tutti sono rimasti sconvolti, in particolare Perin. Il portiere, molto amico di Davide, è scoppiato a piangere correndo negli spogliatoi. Un gesto forte da cui è derivata la sospensione del match e del restante turno di campionato. Commoventi, inoltre, i tributi delle squadre estere, su tutte il Barcellona che ha onorato il calciatore con un minuto di silenzio prima di giocare contro l’Atletico Madrid. Astori, che aveva compiuto 31 anni lo scorso 7 gennaio, è cresciuto nelle giovanili del Milan prima di spiccare il volo nel calcio che conta col Cagliari, dove ha militato per sei stagioni, passando per la Roma, nell’annata 2014/2015 e diventando leader indiscusso della difesa della Fiorentina.

Tanti i manifesti di vicinanza alla squadra, ai familiari e agli amici. Tra questi Radja Nainggolan che ha giocato con lui in Sardegna dal 2010 fino al gennaio 2014. I due erano molto amici e si sono ritrovati anche nella Capitale pochi mesi dopo. Il difensore centrale a Roma ha lasciato un bel ricordo. Elegante in impostazione ed in chiusura, buon piede ma soprattutto un ragazzo perbene e mai una parola fuori posto. In giallorosso anche un gol, quello segnato all’Udinese al Friuli. Una rete che fece sognare i tifosi visto che, l’allora squadra di Garcia, era ad un punto dalla vetta.

Alla Fiorentina, però, il vero salto di qualità. In Toscana si è affermato come uno dei difensori centrali più forti e di maggior affidamento in Italia. Un punto di riferimento per i giovani e vecchi compagni. Tre reti in totale con la casacca Viola, poche considerando anche l’ottimo stacco di testa di cui era dotato. 14 partite ed un gol con la Nazionale maggiore dell’Italia con l’ultima apparizione datata 5 settembre 2017 quando gli Azzurri sfidarono Israele vincendo per 1-0.

Astori è l’ultimo di una lista purtroppo lunga. Giuliano Taccola, morto per circostanze misteriose negli spogliatoi, Renato Curi, stroncato da un infarto mentre scattava per rincorrere quel pallone che tanto amava, Marc Vivien Foe, accasciatosi a terra durante una partita di Confederations Cup, Antonio Puerta, che Monchi conosceva bene, Piermario Morosini, morto per una rara malattia ereditaria, fino ad arrivare a Patrik Ekeng, Fran Carles e Miklos Feher. Mancherà il suo sorriso contagioso e genuino, mancherà la sua classe in campo, mancheranno gli scherzi in Nazionale, mancherà lui.

Margherita Bellecca