Come la siccità rovina il raccolto

Margherita Bellecca – La sosta ferma bruscamente la Roma facendo dimenticare tutto quello che i ragazzi di Eusebio Di Francesco avevano fatto di buono. Contro il Bologna finisce 1-1 e la pressione di Inter e Lazio, entrambe vincenti, si fa opprimente. L’inizio Giallorosso è di quelli promettenti, la voglia è quella dei giorni migliori ma a frenare tutto è l’infortunio di Nainggolan, uscito anzitempo per un fastidio muscolare ed tutt’altro che al cento per cento per Barcellona. Poco dopo la Roma subisce l’arrembaggio dei padroni di casa andando sotto nel risultato grazie alla staffilata di Pulgar dalla distanza. Nemmeno un supereroe come Alisson ci poteva fare qualcosa. La botta è viziata da un fallo di mano di Poli qualche secondo prima. Quello dell’uruguaiano sarà l’unico tiro in porta della squadra di Donadoni in tutta la partita.

Una Roma smarrita come il suo centravanti, Patrik Schick. L’attaccante prova ad incidere con alcuni movimenti in profondità ma ancora poco decisivi, Come è poca l’intesa con il resto dei compagni. Per sbloccare la situazione serve colui che ha portato i giallorossi ai quarti di finale di Champions League, Edin Dzeko. Il bosniaco è subito nel vivo del gioco svariando su tutto il fronte d’attacco. Il gol, 14esimo in campionato e 18esimo in stagione, arriva grazie ad una percussione di Perotti sulla sinistra che si beve la difesa rossoblu. Il cross è delizioso con Dzeko che spizza addirittura di collo cogliendo di sorpresa Santurro.

Menzione particolare per l’esordiente numero uno del Bologna. Prodezza di riflessi su un colpo di testa ravvicinato di De Rossi, uno dei peggiori in campo insieme a Strootman che, nel primo tempo, si è divorato il gol del pareggio sparando la palla sul palo a due passi dalla porta sguarnita. Si blocca la Roma e non sblocca il fattore feste. In questa stagione i capitolini non hanno mai fatto bottino pieno nella partita che ha preceduto un festività. È successo a Natale, a capodanno, all’Epifania, ed ora anche a Pasqua. L’uovo bolognese ha riservato una brutta sorpresa, ma per fortuna le feste sono finite.

Margherita Bellecca

 

Federico Fazio, il capitale per la Capitale

Gianluca Notari – E’ uno che parla poco, e quando lo fa non si sbilancia mai facilmente. Ma Fazio non lo fai mai. Equilibrato davanti ai microfoni e in campo, il leader silenzioso in due stagioni si è preso la leadership della retroguardia della Roma. Prima con Spalletti, ora con Di Francesco, l’argentino ha sempre dato prova di assoluta affidabilità attraverso la sua compostezza e la sua tranquillità. Da vero Comandante.

PEDIGREE – Prima di arrivare a Roma, Federico Fazio nasce a Buenos Aires, Argentina. Ma l’Italia ce l’ha nel sangue, nel vero senso del termine: il nonno paterno è di Erice, mentre quello materno è originario di Lentiscosa, in Campania. Inoltre, Fazio nasce il 17 marzo, giorno dell’unità d’Italia. Casualità. Ma è bello pensare che non sia così. Fa il suo esordio nel Club Ferro Carril Oeste, club di Serie B argentina, ma dopo neanche due stagioni di rodaggio su di lui si posano le mire di Monchi, ai tempi ds del Siviglia, che nel gennaio del 2007 lo porta nella cantera del club andaluso. Nel Sevilla Atlético ci starà fino a fine anno, collezionando 20 presenze e 2 reti. Il passaggio in prima squadra è automatico. Nel Siviglia il Comandante ci rimarrà per 7 anni, convincendo e soprattutto vincendo, tanto: una Copa del Rey, una Supercoppa di Spagna e un’Europa League, nella stagione 2013-2014. L’ultima. Perché quell’estate Fazio passa al Tottenham per una cifra vicina ai 10 milioni di euro. Ma l’Inghilterra non è la Spagna, né tantomeno l’Argentina. In un campionato e mezzo colleziona 20 presenze senza mai segnare, ma la sensazione è che quell’ambiente non gli sia congeniale. In terra d’Albione il calcio è frenetico, dinamico e soprattutto veloce, cosa che Fazio non è davvero. Nel gennaio del 2016 quindi fa ritorno in Andalusia per appena 6 mesi, giusto il tempo di alzare al cielo un’altra Europa League. Ma per colpa dei tanti infortuni la seconda esperienza con il club rojiblanco non è fortunata come la prima. Le presenze sono appena 6 tra coppe e campionato, così l’argentino fa nuovamente le valigie e torna a Londra. Ma stavolta sarà diversa.

CAPITALE – Arrivato dal Tottenham per 4,4 milioni di euro tra prestito e riscatto, Fazio comincia la su avventura in giallorosso con non poca fatica, ma dopo un mese e mezzo di rodaggio diventa il titolare nella difesa a 4 di Spalletti, al fianco dell’inossidabile Manolas. Le sue prestazioni salgono vertiginosamente in qualità, fino ad essere considerato uno dei migliori, se non il migliore, difensore del campionato per l’incredibile continuità che l’argentino riesce a dare alle sua stagione. Con Di Francesco, l’anno dopo, i dubbi iniziali sono tanti: in molti si chiedono se possa essere in grado di ripetere l’annata passata, e soprattutto se la difesa alta e ultra aggressiva che il tecnico abruzzese richiede sia adatta alle sue caratteristiche. La riposta è no. Ma Fazio, oltre a saper giocare al calcio in modo egregio, sa pensare. Dopo la disastrosa amichevole di Vigo contro il Celta, il Comandante si rende conto di dover giocare prima con la testa e poi con il corpo. Fa quindi del posizionamento la sua arma migliore: dove non arriva in velocità, arriva con il pensiero. E sempre prima dell’attaccante. Così, a campionato ancora in corso, si può già tranquillamente affermare che la seconda stagione di Fazio nella Capitale è l’ennesima grande stagione.
Che però, sfortunatamente per lui, si concluderà probabilmente senza alzare alcun trofeo. Per la Roma è ormai questa una triste abitudine, così come è abitudine vendere, proprio perché sono ormai 10 anni che non si vince nulla. E questa volta, il capitale da poter introitare potrebbe derivare proprio dalla cessione di Fazio. 31 anni, già due anni di ammortamento al bilancio, dopo un paio di stagioni ad altissimi livelli e con un Mondiale da giocare, che ne farà certamente lievitare il prezzo del cartellino. Non sarebbe facile farlo accettare ad una piazza che ormai si è affezionata al suo Comandante, ma diverse altre operazioni in uscita non hanno riscosso il favore degli affezionati. Quella di cedere Fazio sarebbe però un’operazione intelligente, che garantirebbe un’entrata di almeno 15-20 milioni di euro e che significherebbe, soprattutto, poter tenere alcuni tra i pezzi più pregiati. Vedi Alisson.

Gianluca Notari

Bentornata Serie A

Margherita Bellecca – La Serie A torna e non si fermerà fino al 20 maggio, giorno della fine del campionato. Il programma della 30esima giornata si apre con Bologna-Roma, nel sabato pre pasquale alle 12.30 allo Stadio Dall’Ara. I giallorossi per continuare a difendere il terzo posto dagli assalti di Lazio ed Inter, i rossoblù per blindare una salvezza quasi conquistata. In Emilia si va a caccia dei tre punti.

La sosta non ha aiutato Di Francesco che ha perso ben 15 giocatori ritrovandoli soltanto a pochi giorni dalla partita. Il tecnico abruzzese ha qualche dubbio in ogni reparto anche per via dell’imminente sfida al Barcellona nei quarti di finale di Champions League. Sicuro del posto Alisson, incensato anche dal Presidente Pallotta. In difesa l’unico ballottaggio riguarda Fazio e Jesus con l’argentino al momento favorito. Gli altri tre, a protezione del numero uno brasiliano, saranno Florenzi, Manolas e Kolarov. Il possibile turnover non riguarderà il centrocampo. De Rossi sarà in mediana mentre Gonalons si siederà in panchina. Ai lati del Capitano Strootman, positiva la sua partita in Nazionale, e Nainggolan, acclamato da tutto il pubblico belga durante il match contro l’Arabia Saudita. Da verificare le condizioni di Pellegrini, tornato acciaccato dal doppio impegno dell’Italia. In attacco Schick è in rampa di lancio nonostante il lungo viaggio in Cina mentre un posto se lo giocano Perotti ed El Shaarawy, tornato in gol contro il Crotone. Tutti a supporto di bomber Dzeko.

Donadoni dovrà rinunciare a Mirante, squalificato dopo un cartellino giallo rimediato contro la Lazio. In porta recupera in extremis Da Costa. Il 3-5-2 del tecnico lombardo avrà come punti di riferimento Palacio e Verdi, pericolo numero uno, che ha conquistato la Nazionale a suon di prestazioni. A supporto degli attaccanti un centrocampo di qualità con Federico Di Francesco e Masina esterni, Poli, Pulgar e Dzemaili al centro. Il terzetto difensivo vedrà agire Helander, Gonzalez e De Maio.

Sono 146 le partite giocate tra Bologna e Roma con il bilancio in sostanziale equilibrio. I giallorossi sono avanti per 52 a 49, 45 i pareggi. Al Dall’Ara la situazione si ribalta perché ad essere in vantaggio sono i felsinei per 31 a 20. L’andata ha visto trionfare la squadra di Eusebio Di Francesco per 1-0 grazie alla magica volée di El Shaarawy, mentre l’ultima vittoria bolognese risale al 16 settembre 2012. In parità la sfida tra i due tecnici, tre vittorie a testa anche se per Donadoni la Roma è una bestia nera: soltanto una volta è uscito dal campo col sorriso in 17 occasioni. Ci sarà della ruggine da grattare via dopo due settimane di stop, ma l’obiettivo è e rimane uno soltanto: vincere. Per i capitolini comincia un tour de force che li vedrà in campo per sette volte in tre settimane. Il ritmo è serrato e non si può sbagliare proprio ora.

Margherita Bellecca

 

2011, Bologna-Roma 0-2. Sprazzi di Tiki Taka di una squadra che doveva diventare il Barcellona

Luca Fantoni – Un giorno la Roma doveva diventare il Barcellona. Inizio estate. Tra i tifosi romanisti comincia a serpeggiare una parola, che dalle parti del Colosseo non conoscono molto: Tiki Taka. Il credo calcistico per eccellenza, la filosofia vincente, l’apoteosi del bel gioco. Per diffondere il verbo del calcio catalano arriva colui che, quel modo di giocare, aveva aiutato a crearlo. Si tratta di Luis Enrique, tecnico del Barcellona B. Asturiano, ex giocatore di Real e Barça e poca esperienza in panchina mal’entusiasmo dopo il suo arrivo era comunque alle stelle. Con l’arrivo di Bojan già si pregustava un facile triplete per poi andare a vincere il Mondiale per club con il mantra del tiki taka. A distanza di 7 anni è evidente che “El Proyecto” è fallito. In realtà ci sono voluti solo due mesi a rompere l’idillio, quando, contro lo Slovan Bratislava, Tottilasciò il campo per Okaka e la Roma uscì subito dall’Europa League. Poteva andare diversamente? Forse. La certezza è che la rosa di quell’anno, con il senno di poi, fu eccessivamente sopravvalutata e fare meglio del 7° posto non era così scontato. Nessuno potrà mai sapere come sarebbe andata se Luis Enrique fosse rimasto. Qualche segnale positivo era comunque arrivato nel corso della stagione, la partita contro il Bologna ne è un esempio. Stekelenburg giocava in porta, la difesa a 4 era formata da Rosi, Juan, Heinze e Taddei. A centrocampo c’erano Simplicio, De Rossi e Pjanic, con Totti e Lamela a sostegno di Osvaldo.

ROMA BLAUGRANA – Quella partita neanche si sarebbe dovuta giocare quel giorno. Originariamente doveva essere il match di apertura della stagione ma uno sciopero dei calciatori la fece rinviare a dicembre. Vedendo la prima Roma di quell’anno, meglio così. Passano cinque minuti, tre scambi nello stretto, un tacco di Simplicio e Totti di sinistro si fa parare il tiro da Gillet. Si capisce subito che è una giornata a tinte blaugrana. Al 17’ i giallorossi passano in vantaggio. Taddei raccoglie una pallone vagante fuori dall’area e al volo di destro mette la palla all’angolino basso. Quasi come Dani Alves. Passano una ventina di minuti e Osvaldo, che ora fa la rockstar e magari in qualche bar di Barcellona ci ha anche suonato, fulmina il portiere avversario con un tiro da fuori. Sul 2-0 per i capitolini è facilissimo amministrare il gioco e anche divertirsi. Alcune occasioni che portano alla conclusione Totti e Lamela sono da accademia del calcio. Il terzo gol non arriva ma la squadra di Luis Enrique torna a casa da quella partita con la consapevolezza che tutto sommato, con un po’ di tempo in più, giocare in quel modo poteva non essere un’utopia.

TESTA AL BOLOGNA – Tre anni fa la Roma si è scontrata contro il Tiki Taka, ha preso sei gol ed è salita sul primo aereo di ritorno. Questa volta il credo calcistico è cambiato, il Barça di Valverde è più compatto ma non per questo meno spaventoso. Prima di pensare alle notti magiche però, i giallorossi dovranno concentrarsi sul Bologna di Donadoni, una squadra ostica e fastidiosa, con cui, tuttavia, è importante vincere. Spazio al turnover ma con moderazione, la Coppa Italia insegna. Sarà fondamentale scendere in campo con la testa giusta, senza farsi condizionare dall’ossessione del Camp Nou. I rossoblu da battere, sabato, sono altri. Bisogna uscire dal Dall’Ara con i tre punti, felici e soddisfatti, solo allora si potrà pensare al Barcellona anche perché le grandi imprese nascono da piccole vittorie e quella contro gli emiliani deve essere una di queste.

Luca Fantoni

Dzeko e Under e la dolce intesa

Lavinia Colasanto – La marcia della Roma verso la prossima Champions League continua. I giallorossi battono il Genoa per 2-1 raggiungendo quota 64 punti e confermandosi al terzo posto, sempre a pari merito con la Lazio che ha vinto una partita rocambolesca a Firenze.

Non sono mancati i classici patemi d’animo per i tifosi capitolini che hanno visto la propria squadra sprecare ancora l’impossibile. Questa volta partiamo dai minuti finali di un match dominato dai ragazzi di Eusebio Di Francesco che, però, hanno raccolto soltanto un successo di misura. Incredibile l’errore di Florenzi che, a tu per tu contro Perin, gli spara addosso la palla che avrebbe blindato la partita invece di passarla a Dzeko che si trovava a due passi dalla porta sguarnita. L’ira di Edin è quella di un giocatore che sa che prima bisogna pensare a chiudere i conti e poi alla gloria personale. Sempre il bosniaco protagonista pochi secondi dopo su un contropiede ma Schick, il suo compagno di viaggio, sbaglia movimento non riuscendo a stoppare il pallone.

Dzeko, però, può stare tranquillo perché durante i 90 minuti contro il Genoa ha ritrovato il suo folletto preferito: Cengiz Under. Il turco, alla pari del centravanti, è stato il migliore in campo con molti spunti sulla destra conditi alla perfezione dal gol che ha sbloccato la partita grazie all’ennesimo assist di Kolarov, il settimo in stagione.

Una serata di ritorni perché, se Under ha trovato la rete, all’Olimpico si sono rivisti Rosi e Zukanovic con quest’ultimo decisivo e clamorosamente a favore della Roma. E’ incredibile il suo autogol su un calcio d’angolo battuto dal solito Kolarov. L’ex giallorosso spizza di testa il pallone che, prima di battere Perin, bacia il palo. Finalmente, dopo anni di sofferenza sotto il fattore ex, c’è qualcuno che non ha dimenticato i colori giallorossi e li porta ancora nel cuore.

Tre punti dovevano essere e tre punti sono stati, alla fine è questo che conta a soltanto 5 giornate dalla fine del campionato. Ora la Roma dovrà fare visita alla Spal che recentemente in casa ha fermato la Juventus sullo 0-0. Non ci si può permettere questo risultato perché dietro corrono molto ed anche i giallorossi vogliono accelerare.

Lavinia Colasanto

File ai Roma Store per Roma-Barcellona, portali per la vendita dei biglietti a lungo fuori servizio. Terminata la Curva Sud

Luca Fantoni – Roma-Barcellona è una sfida che i giallorossi aspettavano da 10 anni. A testimoniare l’importanza di questo match sono le lunghe file che si sono create nei vari Roma Store. I terminali per la vendita dei tickets sono rimasti fuori servizio per oltre un’ora, mentre era già partita la vendita online (anche qui lunghe file sul sito di riferimento). Dopo circa mezz’ora di vendita dei biglietti ci sono stati altri problemi tecnici. Fase di prelazione andata a gonfie vele con oltre 21.000 tagliandivenduti, la Capitale sente l’aria di Champions e risponde presente. Nonostante il malfunzionamento dei terminal adibiti alla vendita, la Curva Sud è totalmente esaurita

Luca Fantoni

Tutto pronto per la Champions

Lavinia Colasanto – La selva oscura in cui si trovava la Roma sembra essere soltanto un ricordo. Con le vittorie contro Verona e Benevento, la diritta via che era smarrita è di nuovo sui navigatori di Trigoria. Sabato pomeriggio, alle 15, la squadra di Eusebio Di Francesco fa visita all’Udinese alla Dacia Arena. I friuliani, dopo un dicembre scintillante, hanno ricominciato il loro giro sulle montagne russe.

La Champions League è alle porte e il tecnico abruzzese potrebbe avere in mente dei cambi per centrocampo e attacco ma non per la difesa. Confermato in blocco il quintetto composto da Alisson in porta, Florenzi sulla fascia destra, Manolas e Fazio al centro e Kolarov sulla corsia di sinistra. In panchina Jesus e Peres. Graditi rientri in mezzo al campo perché Pellegrini tornerà dalla squalifica mentre De Rossi si andrà riprenderà il posto da mediano. Previsto un turno di riposo per Strootman. Sulla trequarti, nel 4-2-3-1, impossibile rinunciare a Nainggolan. Sarà lotta sugli esterni visto che in cinque si giocano due posti. In lizza Under, El Shaarawy, Perotti, Schick e Defrel. Avanti a tutti il turco e l’ala italiana. Il numero 14, invece, spera di dare un turno di riposo a Dzeko, anche se è più probabile un suo impiego dalla panchina per far trovare continuità al bosniaco dopo la rete segnata al Benevento.

L’Udinese, che con Oddo ha raccolto 7 vittorie su 14 partite in tutte le competizioni, dovrà fare a meno di Lasagna, out per una lesione al bicipite femorale della coscia sinistra. L’attacco, quindi, graverà tutto sulle spalle di Maxi Lopez che avrà l’aiuto di De Paul, diamante di un centrocampo che si completa con Barak, Behrami, Jankto e Ali Adnan. La difesa a quattro sarà composta da Nuytnick, Danilo, Samir e Widmer, vecchio pallino della Roma. In porta niente da fare per Scuffet, c’è ancora l’esperto Bizzarri.

I precedenti sono 93 e sorridono alla Roma avanti per 47 a 21, 25 i pareggi. In Friuli la musica cambia e lo scontro si fa equilibrato. I capitolini sono sempre in testa ma soltanto 19 a 15. In parità il duello tra Oddo e Di Francesco, una vittoria per parte.

Nel mezzo del cammin del campionato non sono più concessi passi falsi, soprattutto in un momento delicato come questo dove la Roma giocherà sei partite in 25 giorni. Tutto o niente, bianco e nero, giallo e rosso, per tre mesi che si spera siano a colori.

Lavinia Colasanto

Partita Mundial, Italia-Resto del Mondo 3-5. Protagonista Batistuta in una serata benefica contro la violenza sulle donne

Simone Burioni – Si è svolta allo Stadio Olimpico la Partita Mundial tra Italia e Resto del Mondo per combattere il fenomeno della violenza sulle donne. Tra i tanti che hanno aderito all’iniziativa il Ministro dello Sport Luca Lotti, il Presidente dell’assocalciatori Damiano Tommasi, capitano dell’Italia, ed alcuni ex giocatori come Batistuta, capitano del Resto del Mondo, Perrotta, Amelia, Frey, Cesar, Aldair, Lima, Konsel e molti altri. Grande risposta da parte di Roma con l’impianto riempito da circa 15mila spettatori.

La partita è terminata sul punteggio di 5-3 per il Resto del Mondo con Batistuta, autore di una doppietta, grande mattatore della serata. L’argentino ha messo alle spalle di Amelia, nel primo tempo, con un delizioso sinistro che ha preso in controtempo il portiere. Per il Resto del Mondo in rete anche CesarWinter e Lucileia. Per l’Italia hanno risposto il Ministro Lotti che ha trafitto Konsel con un pregevole tocco di esterno destro. Nella ripresa si scatena Pasotti con una doppietta. Da segnalare un bellissimo episodio: al 13′ tutti si sono fermati ad applaudire, e ricordare, Davide Astori. La sua immagine era comparsa sui maxi-schermi dell’Olimpico. Standing ovation da parte di tutti gli spettatori.

RESTO DEL MONDO: Frey, Cesar, Aldair, Wilms, Manfredini, Lucileia, Oliveira, Candela, Vasfi, Mihajlovic, Lima, Fremont, Batistuta, Castroman, Matuzalem, Fuentes, Konsel, Castan, Muller, Lovizon, Winter, Garrone, Tedeschi, Capparoni, Frolov. Allenatori: Seredova, Zeman, Tardelli, Barchiesi.

ITALIA: Lo Cicero, Perrotta, Amelia, Ballotta, Stendardo, Delvecchio, Giordano, Battista, Pasotti, Zeno, Capuano, Brugia, Oppini, Ghione, Base, Davoli, Giletti, Romondini, Fortunato, Tommasi, Lotti, Palamara, D’Onofrio, Sirignano, Cinque, Morace, Giannichedda, Fiore, Insegno, Proprio, Santagata, Atturro, Aiello, Pantano, Cafiero, Ferri. Allenatori: Granbassi, Orsi.

Simone Burioni

Batistuta: “La Roma può farcela con il Barcellona. Tornare all’Olimpico è un’emozione”

Simone Burioni – Gabriel Omar Batistuta, ex attaccante della Roma Campione d’Italia nel 2001, ha rilasciato un’intervista in vista della Partita Mundial che si giocherà questa sera all’Olimpico. Queste le parole raccolte dalla nostra redazione:

Che emozione è tornare all’Olimpico?
Tornare all’Olimpico è una grande emozione. Non sono mai più tornato e sono curioso di vedere come mi sento. Sarà una bella cosa, speriamo ci accompagni la gente. I giocatori li conosco tutti, sarà bello ritrovarli. Speriamo di divertirci.

È la stessa emozione che provavano i tifosi nel veder giocare lei e Totti insieme?
Non lo so (ride, ndr), speriamo di divertirci tutti. È una partita di beneficienza, per aiutare la gente e speriamo vada bene. Scusate per il mio italiano, ma è tanto che non parlo

La Roma di Di Francesco ti piace?
Negli ultimi anni la Roma è sempre stata protagonista, ma gli è sempre mancato qualcosa. E’ sempre lì. Di Francesco sta facendo giocare bene la squadra secondo me, speriamo continui così. La Juventus è lontana, ma la Roma è protagonista negli ultimi cinque-sei anni. Per la società ed i tifosi è una cosa buona. Non hanno raggiunto un altro scudetto solamente per colpa della Juventus, che ha tutto.

Ti piace Dzeko?
Si, ma deve piacere ai tifosi ed all’allenatore. Questo è l’importante. E’ un bel giocare

Roma-Barcellona?
La Roma ce la può fare. Sono arrivati tra le prime otto in Europa ed è un buon risultato per i tifosi. Qualunque squadra può vincere. La Roma può vincere tutte le partite contro queste otto, sono tutte alla pari.

Che fine ha fatto il calcio italiano?
Non è più quello di una volta. I soldi sono andati verso altri campionati, i giocatori vanno da un’altra parte, i campionati sono più difficili da altre parti. Tutto ciò rende più competitivi altri campionati.

Astori?
Un episodio molto triste. Non voglio dire troppo, è meglio non parlare. Serve solo il silenzio.

Schick può diventare un fuoriclasse?
Tutti possono diventarlo, dipende da loro, io non posso fare niente.

Montella e Di Francesco allenano, quando ti vedremo in panchina?
No, no, lascio soffrire loro.

Simone Burioni

Torna Florenzi contro il Napoli di Sarri

Lavinia Colasanto – La barriera da scalare è di quelle toste. Il gelo di Kharkhiv e il grande freddo che si è abbattuto su Roma hanno imballato le gambe dei giocatori giallorossi che, sabato sera alle 20.45, faranno visita al Napoli capolista allo Stadio San Paolo.

Le temperature ora sono più miti e quindi Di Francesco spera di ritrovare il fuoco dei suoi draghi, soprattutto dei cosiddetti “senatori”. Uno di questi è Florenzi che tornerà padrone della fascia destra. Al centro Manolas e Fazio dovranno stare attenti alle scorribande degli scugnizzi napoletani, mentre a sinistra ci sarà Kolarov. A difendere la porta della Roma Alisson. A centrocampo, nel 4-3-3 difranceschiano, capitan De Rossi è pronto a riscattare la sfortunata deviazione con cui, all’andata, ha consentito ad Insigne di depositare la palla in rete e di regalare i tre punti al Napoli. A dare una mano al numero 16 i generali Nainggolan e Strootman anche se spera di giocare Lorenzo Pellegrini, tornato in gruppo dopo il risentimento muscolare patito contro il Milan. In attacco la soluzione con Schick prima punta non ha funzionato e quindi a comandare il reparto tornerà Dzeko. Ai lati del bosniaco favoriti Under e Perotti, gli esterni più in forma della rosa. Spingono per un posto da titolare El Shaarawy e Defrel col Faraone che è reduce dalla tribuna contro lo Shakhtar e la panchina contro il Milan.

Sarri, che non perde in campionato dal primo dicembre quando venne battuto dalla Juventus, si affiderà al suo 11 classico con i tre piccoli davanti. Callejon, Mertens ed Insigne, sono chiamati a confermare il grande rendimento offensivo. Sono 60 le reti segnate dai partenopei in Serie A ed alcune di queste sono arrivate dai centrocampisti come Allan, Jorginho ed Hamsik che, rispetto ai suoi colleghi di reparto, giocherà più a ridosso delle punte. In difesa una vecchia conoscenza romanista: Mario Rui. Il portoghese sta sostituendo l’infortunato Ghoulam e le sue prestazioni stanno crescendo partita dopo partita. Davanti a Reina, promesso sposo  del Milan in estate, giocheranno anche Hysaj, Albiol e Koulibaly.

Sono 157 le partite giocate tra Napoli e Roma con i giallorossi in vantaggio per 61 a 45, 51 sono i pareggi. Al San Paolo la statistica si ribalta poiché i partenopei comandano per 33 a 23 anche se l’ultimo incontro ha visto trionfare i capitolini con una doppietta di Dzeko e il gol di Salah, in panchina c’era Spalletti. In equilibrio la sfida tra Di Francesco e Sarri. A prevalere è il tecnico campano, avanti per 4 a 3.

Un attacco in grande forma contro una difesa non sempre attenta. Probabilmente la Roma lascerà l’iniziativa al Napoli senza sbilanciarsi e mantenendo un assetto di squadra equilibrato, cosa che non è successa nelle ultime uscite. L’elmetto è indossato, le spade sono rinfoderate, l’armatura è vestita. I guerrieri giallorossi sono ai piedi della grande barriera ghiacciata, è ora di buttarla giù.

Lavinia Colasanto