Luca Fantoni – “Born in the Usa” direbbe “The Boss”, Bruce Springsteen. Quel 22 maggio 2011 nasce ufficiosamente la nuova Roma americana. Ad una cosa che sorge ne corrisponde però sempre una che tramonta, è un ciclo. La partita contro la Sampdoria segna la fine dell’era Sensi, prima quella di Franco e poi quella di Rosella. 18 anni che hanno segnato la storia giallorossa. Sconfitte, delusioni ma anche uno scudetto e sicuramente tanto cuore, perché prima di essere presidente, Sensi era un tifoso. Ma torniamo a quel giorno. Avete presente il famoso cartello “Welcome to Fabulous Las Vegas”? Idealmente divide l’aridità del deserto del Nevada e le mille luci della città che non dorme mai. Dopo quel match di fine stagione, i tifosi romanisti si sentivano come se avessero superato quel cartello. Le aspettative sulla nuova proprietà erano alte, forse troppo. I risultati sono stati deludenti, è un dato di fatto, ma non si può dare tutta la colpa a Pallotta e soci. Hanno preso una società sull’orlo del fallimento e stanno cercando di riportarla in alto, combattendo con l’atavica condizione di “Eterna seconda” che è propria della Roma. La vittoria sui blucerchiati permise ai capitolini di iniziare la nuova era giocando l’Europa League. In panchina sedeva Montella. In porta c’era Lobont e davanti a lui Loria e Burdisso, con Riise e Rosi sulle fasce. Il centrocampo a tre era formato da Perrotta, Taddei e Pizarro con Totti dietro a Vucinic e Borriello. I blucerchiati, già retrocessi, con Cavasin in panchina, avevano tra i loro migliori giocatori Ziegler, Palombo e Biabiany.
LA PARTITA – Quella stagione non è stata di certo esaltante, sopratutto se si pensa all’anno precedente, con Ranieri alla guida, quando proprio contro la Sampdoria, la Roma si vide sfuggire uno scudetto storico. Lo stadio è mezzo vuoto ma l’occasione resta comunque di quelle speciali. E proprio per questo i giallorossi non iniziano con il piede giusto. Al 26° infatti, Mannini raccoglie una corta respinta di Lobont e segna. Dopo 4 minuti però, è Totti a liberarsi in area e a lasciar partire un destro imparabile per Da Costa. Dopo il pareggio i capitolini si spingono in avanti, hanno molte occasioni, ma il gol del vantaggio arriva solo al 71°, con Vucinic che si libera con una finta e in spaccata mette in rete. Il sigillo del definitivo 3-1 porta la firma di Marco Borriello che con un tiro sporco ribadisce nella porta avversaria una punizione respinta di Totti. Nel finale accadono due eventi rilevanti. Fa il suo esordio in maglia giallorossa Alessandro Florenzi, un ragazzo di cui sentiremo parlare negli anni a venire e il capitano abbraccia Rosella Sensi, ponendo definitivamente la fine ad un’epoca.
Da Bruce Springsteen a James Brown, da “Born in the Usa” a “Living in America”. C’è un pezzo in quella canzone che fa “Da qualche parte durante la strada potresti trovare chi sei”. Ecco, la Roma ancora non ha trovato sé stessa. Non ha ancora capito se può diventare una grande squadra o se sarà per sempre relegata al ruolo di eterna incompiuta. Questa stagione ne è l’emblema. Si è passati dalla beatificazione dopo la partita con il Chelseaal disfattismo più totale dopo questo periodo di crisi. Vivere di pallone nella capitale significa anche questo, oscillare tra bianco e nero senza vedere mai i grigi. La società si può criticare per alcuni aspetti ma difficilmente si può ricordare una Roma con un parco giocatori così forti, sopratutto lo scorso anno. L’obiettivo da perseguire è togliere quello 0 dalla casella dei trofei vinti nell’era a stelle e strisce. Difficilmente il risultato contro la Sampdoria potrà cambiare il corso di questa stagione ma come cantavano i Morcheeba, “Rome wasn’t built in a Day”, Roma non è stata costruita in un giorno ma prima poi si deve iniziare a farlo.
Luca Fantoni